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UNA NUOVA FAMIGLIA – CAPITOLO III – CHE BELLA FAMIGLIOLA

By 27 Febbraio 2023No Comments

Scese in salotto abbiamo trovato la neo-coppia abbracciata sul divano e Francesco che armeggiava con il telecomando del plasma in cerca di qualche partita in qualche canale della pay.
– Alla buon’ora – esclamò mamma tra il seccato e lo scherno – ma cosa avete fatto tutto questo tempo? –
– Vany mi ha fatto vedere la nostra stanzetta, Claudia, e abbiamo fatto la conta per decidere quale lettino accaparrarci. Quello vicino alla finestra è mio. –
– Sì Mà,, se lo scorda, ci sono cresciuta in quel lettino e ora lo dò a lei…? –
E giù risate da parte di tutti.
La giornata andò avanti tranquilla e tutta la tensione dell’impatto si era definitivamente sciolta. Ma in cuor mio un dubbio ancora mi attanagliava. Si avvicinava la sera e quindi la notte, e si avvicinava il momento in cui Mario avrebbe condiviso il lettone nel quale in molte notti di temporale avevo dormito accanto al MIO angelo. Cosa le avrebbe fatto? L’avrebbe trattata bene? Ma perchè cazzo me ne preoccupavo? Lei è adulta, sa cosa fare o non fare. Non dovevo essere così protettiva, non potevo e non volevo. Arrivò l’ora di cena e io, mamma e Vale ci demmo da fare attorno ai fornelli mentre Mario e Francesco se la spassavano con quel gioco da dementi in TV, quello che si gioca facendo i movimenti reali. Sembravano due bimbi; lui poco più che quarantenne e il figlio ventiduenne, ma che insieme non dimostravano più di 6/7 anni ciascuno. Prima di cenare andai a prepararmi per la cena e volli apparire elegante alla mia nuova famiglia, Così misi la gonna con i voilà, un corpetto aperto sul davanti che lasciava semiscoperte le tette, poi sembrandomi troppo audace decisi di mettere sotto un lupetto leggero che faceva vedere solo la forma delle mie tettine sode. Vale mise un completino sportivo con quei jeans che sembravano una seconda pelle e una maglietta che le fasciava il seno. Ci siamo messi a tavola e abbiamo iniziato a cenare discutendo e ridendo. Cavolo sembravamo proprio una bella famigliola stile Mulino Bianco, attorno al piccolo tavolo tondo che mai era stato occupato da tante persone. Ad un tratto la mia tranquillità apparente sembrò vacillare, allorquando iniziai a sentire qualcosa sfregarmi tra le gambe lentamente, di fronte a me c’erano Mario e Francesco, accanto avevo mamma a destra e Vale a sinistra. Era escluso che Vale potesse sfregarmi dalla sua posizione, mamma era esclusa per ovvi motivi, e allora? Chi era? Mario? Francesco? La mia curiosità però non poteva essere appagata perchè non avevo il coraggio di guardare o perchè quel tocco con il piede tra le mie gambe cominciava a darmi piacere. Non sapevo che fare ma il mio istinto mi portò a divaricare le cosce. L’alluce del piede che coccolava la mia fichetta cominciò un su e giù lento e di tanto in tanto premeva sul mio clitoride. Abbassai lo sguardo ma la mia eccitazione avanzava e avrei voluto gridare dal piacere. Puntualmente arrivò l’orgasmo, lento, diverso dal solito, sia per non farlo trapelare agli altri, sia per quel gioco di mistero che si era creato. Strinsi le gambe trattenendo quel piede tra le mie cosce e venendo inziai a far finta di tossire mentre godevo come una matta. Aprii le gambe, scostai la sedia e mi alzai scusandomi con gli altri con la scusa di andare in bagno. La mia fica colava e feci fatica a trattenerne gli umori mentre mi recavo al piano superiore in bagno. Chi mi aveva regalato quel meraviglioso orgasmo? Francesco, il supermacho che aveva reso donna la mia donna? O Mario che da lì a poco avrebbe goduto delle grazie di mamma? In entrambi i casi cosa dovevo fare? Uno dei due sapeva di avermi fatta godere. Si sarebbe fatto avanti? Tutte queste domande frullavano nella mia testa mentre a cavalcioni sul bidet rinfrescavo la mia rosellina. Ma vuoi per l’eccitazione precedente, vuoi per il pensiero di aver goduto senza sapere con chi, iniziai a massaggiarmi ancora insaponata e ad inserire in me 2 dita. Stando attenta a non affondare troppo… sì perchè in tutto questo non ho mai detto una cosa; sono ancora vergine. Il rapporto con il mio ragazzo non aveva ancora oltrepassato quel limite e con Vale ci siamo sempre accontentate della lingua e qualche volta abbiamo sfregato le nostre fiche vicendevolmente mettendoci a forbice. Ma quell’alluce, seppure da sopra le mutandine, mi aveva fatto sentire quanto possa essere piacevole qualcosa di grosso entrare nel mio piccolo forellino e allo stesso tempo mi spaventava. In mezzo a tutti quei pensieri venni per la seconda volta soffocando il mio ansimare per non farmi sentire, paura ingiustificata visto che tutti erano al piano di sotto. Mi asciugai, infilai un nuovo paio di slip, mi ricomposi ravviandomi i capelli e scesi. Dopo cena e dopo aver dato una mano a rassettare prendemmo posto sul divano davanti alla Tv e guardammo la trasmissione di turno. Arrivò così l’ora da me più temuta, mamma si alzò mi diede un bacino sulla guancia e ci salutò:
– Ragazzi io vado a nanna che è già tardi, domani è lunedì e si torna al lavoro, Mario vieni? Buonanotte a tutti. –
Mario si alzò e li vidi sparire oltre il pianerottolo delle scale. Francesco nel frattempo si era appisolato e io e Vale restammo vicine con il plaid addosso. Vale guardò il fratello, si accertò che dormisse poi mi accarezzò cercando con le labbra la mia bocca. Risposi a quel bacio eccitata e le nostre lingue si contorsero nelle nostre bocche. Ci alzammo e mano nella mano ci avviammo in camera, lasciando Francesco assopito sul divano. Arrivate in camera chiusi a chiave la porta e spogliai Vale con dolcezza accompagnando baci e carezze ad ogni movimento, poi ci siamo messe a letto e abbiamo iniziato la nostra brava notte di sesso. Non riesco nemmeno a dire quante volte venni quella notte e quante volte sentii venire Vale ma i miei pensieri erano lontani da quella stanza, ogni tanto sentivo dei mugolii provenire dalla stanza attigua, quella di mamma e Mario e ogni volta un sobbalzo nel mio cuore mi distraeva da quello che Vale mi stava procurando. Vale si addormentò, io mi alzai e andai a riaprire la porta che prima avevo chiuso a chiave. Mi misi sul mio lettino. molti dubbi si rincorrevano nella mia mente; e se fosse stato Mario? dovevo mettere in guardia mamma? e se fosse stato Francesco? dovevo dirlo a Vale? in mezzo a tutti questi pensieri e sopraffatta dalla stanchezza mi addormentai.

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