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UNA NUOVA FAMIGLIA – CAPITOLO IV – UNA NOTTE MOVIMENTATA

By 28 Febbraio 2023No Comments

Quella notte il mio sonno era scosso, nervoso, il cervello seppur inconsciamente stava pagando dazio di tutte le emozioni vissute nel lungo giorno appena trascorso. Figure oniriche si rincorrevano ora chiare ora offuscate, limpidi momenti in cui mi riconoscevo nuda in mano a indefiniti uomini che improvvisamente divenivano donne per poi svanire e trovarmi a dare piacere da sola al mio sesso. Sentivo distintamente il piacere come se avvenisse davvero. D’un tratto l’immagine si fece nitida e potevo scorgere distintamente la figura che stava dandomi quell’enorme piacere. Sobbalzai spaventata, non potevo, non dovevo sognare quello che stavo sognando, forse gridai, e il mio sogno s’interruppe. Mi ritrovai seduta sul letto, sudata fradicia e bagnata tra le gambe. – Non è possibile – mi ripetevo sconvolta – No, no, NO! – Il sogno quasi reale mi aveva scossa a tal punto che piangevo nel silenzio della stanza, soffocando i singhiozzi per non svegliare Vale. Non potevo accettare la figura onirica che avevo visto nel sogno, che mi stava sì facendo godere, ma che la mia morale, seppure già molto provata e vacillante, non voleva accettare. – Con mamma no, non posso aver sognato questa schifezza… Cazzo sono malata – mi alzai e solo con gli slip addosso provai a cercare refrigerio in bagno dove mi bagnai la faccia, mi asciugai il seno ancora umido del sudore di prima e feci per tornare a letto. Attraversando il corridoio mi fecero sobbalzare dei rumori che venivano dalla stanza di Mario e Mamma. Erano le 3 di notte, – è mai possibile che quei due (Mario e mamma) stessero ancora facendo “le grandi manovre”?, pensai. Si sa la curiosità è donna, quindi con passo felpato, tanto ero scalza, mi avvicinai alla porta accostata e l’immagine che mi si presentò davanti fu a dir poco raccapricciante. Francesco era seduto di fianco a mamma e carezzava il culone di mamma che stava messa su un fianco, mentre si masturbava lentamente. Mamma dormiva di brutto e il tocco delicato di Francesco riusciva solo a farla mugolare nel sonno senza svegliarla. Dopo un po’ tolse la mano dal sedere di mamma e continuo la sua sega più velocemente; due/tre colpi e venne copiosamente dirigendo il getto sul culo di mamma. Ma era matto? E se si fosse svegliata cosa avrebbe fatto? Avrei dovuto fare un casino, svegliare tutti, far succedere il finimondo per fargliela pagare a quel maiale! Ma perchè invece me ne stavo lì ferma con la mano che come un automa aveva raggiunto la mia fessura ancora vogliosa? Perchè stavo diventando complice di quello scempio? Non saprò mai rispondere a queste domande, fatto sta che ho continuato il mio forsennato ditalino e sono venuta, trattenendo in gola un grido, nell’istante stesso in cui Francesco sborrava sul culo di mamma. Fu un attimo, io con le gambe molli e in pieno orgasmo non mi accorsi che Francesco subito dopo la sborrata si è voltato ed è uscito di scatto dalla stanza, per paura di un eventuale risveglio di mamma, investendomi in pieno. Ruzzolammo in terra, lui nudo su di me e io con gli slip alle ginocchia sotto di lui. Restammo in silenzio per un attimo che mi parve eterno. Prestammo attenzione a che nessuno si fosse svegliato con tutto il casino che avevamo fatto. Un secondo dopo scattammo in piedi, lui mi fece cenno col dito sulla bocca di fare silenzio, mi prese per mano, guardammo dentro la stanza di mamma, tutto a posto dormivano come ghiri. Scendemmo frettolosamente le scale cercando di non far rumore e raggiungemmo, sempre al buio, la cucina. Francesco mi fissò, cercò di capire cosa avevo visto, poi sussurrò: – Che ci fai in giro di notte mezza nuda? – poi conscio di aver detto la più grossa delle cazzate, visto che stava lì davanti a me con il cazzo penzolante, rise e io insieme a lui. – Io mezza nuda? e tu? Perchè uscivi nudo dalla stanza dei nostri? – chiesi fingendo di non aver assistito a tutta la scena. Non sapeva che dire, poi farfugliò qualcosa di incomprensibile, una scusa più idiota della figura che stavamo facendo insieme lì nudi e disse: – Vanessa, ti giuro non lo so, ho degli attacchi di sonnambulismo a volte e siccome dormo nudo, ecco spiegata la mia “mise”. Sonnambulo!?, figuriamoci… Improvvisamente realizzai di essere ancora seminuda davanti a Francesco e portai un braccio a coprire il seno. Lui mi guardò, prese il mio braccio lo scostò e avvicinò la bocca ad uno dei miei capezzoli che nel frattempo si erano drizzati. Dovevo allontanarlo ma non lo feci, anzi, con la mano cercai il suo cazzo che nel frattempo aveva riacquistato la sua forma migliore. Lo accarezzai sentendolo crescere nella mia mano e iniziai una lenta sega. Ma che stavo facendo? Non avevo mai fatto una sega vera e propria fino ad allora ma non dovevo cavarmela male dati i mugolii strozzati che uscivano dalla sua bocca intenta a baciarmi e leccarmi il capezzolo. Si scostò, si appoggiò al tavolo e come guidata da una forza atavica mi abbassai su quel bastone di carne, avvicinai la bocca e cominciai a saggiarne il glande ancora umido per la sborrata precedente. Lo baciavo, lo leccavo, poi alzai lo sguardo e vidi che stava con la testa buttata indietro, stavo comandando io il gioco e ne fui contenta. Riabbassai lo sguardo, presi un lungo respiro come se dovessi andare in apnea e feci scomparire, per una buona metà, il grosso membro nella mia bocca. Iniziai così il mio primo pompino, dopo qualche su e giù ben dosato e accompagnato da una sega lo sentii ingrossarsi, sembrava scoppiare, ebbi paura e mi ritrassi. Un fiotto di sperma mi colpì in un occhio, il secondo in piena bocca mentre continuavo a menarlo lentamente. Lui mugolava e respirava affannatamente. Mi alzai e con le labbra ancora bagnate dal suo seme mi avvicinai alla sua bocca e glielo feci assaggiare. Lui sembrò gradire e rispose al mio bacio. Poi mi prese di peso e mi sedette sul tavolo al posto suo, allargò le mie cosce e fece come per metterlo dentro scostando i bordi degli slip. Chiusi le gambe d’istinto, spaventata. – NO Fra’… sono vergine. Non voglio! – Deluso ma da gran gentleman si ritrasse e iniziò a baciarmi in tutto il corpo senza aggiungere una parola. Sembravo il suo dolce alla crema, scese con la lingua sulla mia pancia, roteò attorno all’ombelico, prese con i denti il bordo degli slip e li tirò giù, poi li tolse completamente aiutandosi con una mano. Tornò con la lingua indietro salendo per la mia coscia destra fino al centro del mio piacere. Cominciò un leccare lento e caldo facendomi sentire il suo alito sulle labbra della fica. Finora solo Vale l’aveva leccata così, anzi non così, il suo leccare era più dolce, diverso, mi stava dando un piacere intenso non minore nè maggiore di quello che provavo con Vale, semplicemente diverso. Roteò con la lingua sul mio clitoride che nel frattempo si era ingrossato, volevo gridare ma non potevo e mi misi una mano in bocca mordendola per resistere. La sua lingua schiuse la mia conchiglietta e s’insinuò tra le piccole labbra mentre il naso continuò a stuzzicare il clitoride. La testa sembrava prendermi fuoco e pure il mio ventre. Sentii l’orgasmo montarmi, presi la sua testa fra le mani e iniziai a muoverla freneticamente come fosse un grosso fallo. M’irrigidii fermandolo e venni eiaculando, schizzandogli fiotti di nettare in faccia e lasciandolo allibito. – Ma che fai sborri come me??? Graaandeee! Non avevo mai visto una donna sborrare. Sei fantastica Vanessa. -Si alzò, strappò un foglio di scottex dal rotolo sul muro della cucina, me lo passò tra le gambe amorevolmente asciugando i miei umori residui. Poi ne prese un altro e si pulì a sua volta. Si avvicinò al mio orecchio che ancora fischiava per l’orgasmo e mi sussurrò: – Preparati sorellina, la prossima volta andremo più “a fondo” con il discorso! – Il tono che mise alle parole “a fondo” mi spaventò e mi incuriosì. – A proposito Vanessa – aggiunse, – quello che è successo stanotte è stato solo un sogno vero? Non è accaduto nulla, tu non ti sei alzata e non mi hai visto uscire dalla camera dei nostri, il resto del sogno… beh decidi tu. Ok? – e mi strizzò un occhio a sugellare la nostra complicità. – Ok – risposi, – ma prima o poi mi spiegherai cosa facevi là, non me la sono mica bevuta la scusa del sonnambulismo. Ridemmo in silenzio e lui salì le scale silenziosamente lasciandomi intenta a rimetter su gli slip. Entrai nel doppio servizio della cucina mi diedi una sciacquata, risalii in camera controllando che tutti stessero nel mondo dei sogni, mi infilai nel letto e ridendo tra me e me pensai – Beh, continuiamo il sonno va… – Aprii di colpo gli occhi allorchè mi ritornò in testa il sogno incestuoso di poco prima e mi imposi – Vale non devi sognare certe cose! NON DEVI! – Mi girai di fianco e tornai a dormire. Ma qualcosa di sconvolgente si era definitivamente messa in moto nel mio cervello.

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