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UNA NUOVA FAMIGLIA – CAPITOLO VIII – BENTORNATO FRANCESCO

By 4 Marzo 2023No Comments

Mille sogni erotici si alternarono in quelle poche ore di sonno ristoratore. Il profumo inebriante del corpo di mamma vicino a me mi rassicurava facendomi sentire protetta e amata come non mai. L’ultimo di quei sogni, però, mi parve reale più degli altri e le sensazioni che stavo provando sembravano reali. Sentivo una lingua calda che percorreva per tutta la lunghezza la mia fica, era come quel sogno ricorrente che facevo qualche tempo prima, ma molto più reale. Pian piano tornai alla realtà e mi ritrovai nuda, con le gambe aperte e vidi la testa di mamma affondata tra le mie cosce. Le poggiai le mani sulla testa massaggiandola e assecondando il movimento che mi stava facendo toccare il paradiso.
– Ben svegliata amore mio – disse mamma lasciando per un attimo la sua dolce preda.
– Ahhhh, molto “ben svegliata” mamma, continua ti prego – dissi affannosamente.
Mamma continuò il suo lavoro con la lingua portandomi in breve ad un meraviglioso orgasmo. Schizzai il mio nettare copiosamente, ormai avevo imparato a comandarlo trattenendo fino all’ultimo i muscoli della mia vagina per poi liberarmi al culmine della goduria.
– Cazzo amore, che sborrata… sembri un uomo. Sei proprio mia figlia. – e rise quasi sguaiatamente, con il viso intriso di quella materia biancastra che le sgocciolava dalle palpebre alle labbra. Ad un tratto mamma balzò dal letto – Amore dobbiamo sbrigarci, hai visto che ore sono? Francy arriverà a momenti, dobbiamo andare. –
Detto questo siamo corse sotto la doccia e qui ci lavammo a vicenda, ma l’attrazione era troppo forte e dopo pochi minuti dimenticammo di dover fare in fretta allorchè presi a sditalinare mamma dolcemente prima e con più foga poi facendola godere ed arrivando ad infilarle dentro quasi tutta la mia mano. Glielo dovevo, poco prima avevo goduto solo io e adesso ero felice di darle piacere. Mamma gridava come una forsennata, incitandomi oscenamente e per un attimo ebbi la paura che qualcuno potesse sentirci. Ci rivestimmo velocemente e stavolta siamo uscite correndo per raggiungere il vicino aeroporto.
In macchina ci guardavamo e sorridevamo. Mamma ogni tanto si girava verso di me e scuotendo la testa mi diceva:
– Che bimba troietta che ho creato –
Finalmente arrivammo in aeroporto, appena in tempo per sentire l’altoparlante avvisare che il volo di Francy era appena atterrato. Ci avviammo alle uscite e dopo qualche attimo incrociammo il sorriso di Francy che gesticolava salutandoci. Ci raggiunse e ci abbracciò.
– Ciao Claudia, ciao Vany… come state? –
– Benissimo – rispondemmo all’unisono, e sapevamo solo noi a cosa ci riferissimo.
– Dai, andiamo? Non vedo l’ora di tornare a casa – disse Francy
– No, tesoro – disse mamma – c’è un piccolo cambio di programma, nè io nè Vany sappiamo guidare di sera, così abbiamo preso una pensioncina qui vicino, partiremo con calma domattina, ti dispiace? –
– No Claudia, va benissimo, sono stanco e mi fa piacere poter riposare prima di ripartire. –
Salimmo in macchina e Francy si mise dietro.
– Allora, cosa mi raccontate? E’ successo qualcosa mentre ero via? – chiese Francy
– Niente di particolare – mentii spudoratamente – tutto vecchio. –
Proseguimmo il nostro breve tragitto finchè arrivammo alla pensione. Il facchino ci accolse prendendo in consegna le 2 valige di Francy e noi ci avviammo al piano di sopra. Francy fu entusiasta della bella camera e soprattutto del bel lettone che lo aspettava. Mamma si attardò a parlare con il receptionist e io presi la palla al balzo. Iniziai a spogliarmi con estrema noncuranza della presenza di Francy. Questi non si fece certo pregare, venne da dietro e mi afferrò dolcemente le tette appena spogliate, mi baciò il collo sussurrandomi:
– mmmmm… se non ci fosse mamma… –
– che faresti se non ci fosse mamma? – mi girai in modo sensuale mettendo decisamente la mia mano sul rigonfiamento dei suoi boxer. Lui mi infilò la lingua in bocca e io velocemente gli tirai fuori l’uccello, scesi tra le sue gambe accovacciandomi e glielo presi in bocca. Cominciai un pompino lento e caldo e lui in piedi davanti a me, con la paura sul viso e spiazzato dalla mia intraprendenza.
– Vany… alzati, può entrare mamma da un momento all’altro… sei scema? – mugolando continuai a spompinarlo incurante delle sue parole. Il suo cazzo contrastava con le sue paure, viste le dimensioni che aveva preso e sentii che si ingrossava nella mia bocca. Alzai lo sguardo e lo vidi con la testa indietro ormai arreso e prossimo all’orgasmo. Cominciai a muovermi più veloce, accarezzandogli le palle e arrivando a sfiorargli l’ano finchè lo sentii irrigidirsi, piegare leggermente le gambe e sentii il primo fiotto di sperma arrivarmi direttamente in gola. Dosai i miei movimenti riuscendo così a bere tutta la sua sborra senza perderne una goccia. Era la prima volta che lo assaggiavo ma stranamente non ci feci quasi caso, anzi il suo sapore non mi dispiaceva, assomigliava un po’ a quello di mamma anche se un po’ più acre. Aspettai che si vuotasse completamente in me poi mi rialzai dicendo:
– Bentornato “fratellino”. –
Ebbe a stento il tempo di infilare il cazzo nei boxer e io di alzarmi che fece capolino, dalla porta d’ingresso, mamma. Francy trasalì e diventò paonazzo per la paura, pochi secondi prima ci avrebbe trovati in una posizione molto più che equivoca. Mammà si avvicinò, mi guardò e sicuramente sentì l’odore di cazzo che pervadeva la camera. Ci passò vicino e disse – Ragazzi che ne pensate di andare a mangiare una pizza, il receptionist mi ha indicato una pizzeria molto carina proprio qui all’angolo, non dobbiamo nemmeno prendere la macchina. –
– Per me va bene – dissi – tu Francy che dici? –
– Sarei un pò stanco ma mica posso lasciare andare da sole di sera due belle donne come voi… il tempo di una doccia e andiamo. –
Francy entrò in bagno e mamma e io ci cambiammo. Mamma mi venne vicino e mi disse sottovoce – Porcona, non hai perso tempo eh? Ho visto come lo spompinavi, ero lì da 10 minuti buoni e mi sono dovuta sditalinare in silenzio da quanto mi hai eccitata. Però c’è un problema, mi è venuta una gran voglia di cazzo! –
– Mamma! – esclamai fintamente scandalizzata – tocca prima a me… ricordi? – e scoppiammo a ridere. Mentre mi cambiavo mamma mi intimò di non mettere mutandine e nemmeno lei le mise. Ci vestimmo in modo simile, sembravamo sorelle mica madre e figlia. Un vestitino unico a minigonna che lasciava le gambe, ancora abbronzate, quasi totalmente scoperte e la parte superiore che ci fasciava le tette anch’esse nude. Francy fece in fretta e uscì dal bagno già vestito. Ci guardò con ammirazione esclamando – Wow! stasera susciterò delle invidie mi sa. Dovrei uscire armato – e ridemmo tutti di gusto.
Scendemmo giù e ci avviammo al locale indicatoci. C’era poca gente e mamma indicò un tavolo leggermente nascosto da un pilastro. Ci sedemmo e il cameriere ci raggiunse immediatamente porgendoci i menù delle pizze. Ad un tratto mamma con un movimento maldestro fece cadere la forchetta e Francy si abbassò per raccoglierla. Notai che appena Francy fu all’altezza delle gambe di mamma, lei le divaricò come per fargli spazio per prendere la forchetta, ma così facendo le mostrò inequivocabilmente la sua fica nuda. Francy si rialzò tutto rosso in viso e mamma senza dire nulla si allontanò un pò con la sedia e divaricando un po’ le gambe disse a Francy – Che fai stupidino, arrossisci? Ti piace? O preferisci quella di Vany? – Come ubbidendo ad un comando mai ricevuto mi spostai indietro a mia volta divaricando allo stesso modo le gambe. Nessun altro poteva godere dello spettacolo che stava vedendo Francy. Questi dopo un attimo di smarrimento posò una mano sulla coscia nuda di mamma e l’altra sulla mia dicendo – Non saprei, dovrei guardarle meglio. Mi sa che stasera la pizza non ci farà dormire molto – aggiunse ironicamente. L’arrivo del cameriere ci costrinse a risistemarci ma ormai il dado era tratto e divorammo la pizza più per sbrigarci a tornare in camera che per la fame. Dopo meno di mezzora lasciammo il locale e ci avviammo alla pensione.

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