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Racconti erotici sull'Incesto

Vacanze

By 20 Dicembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

VACANZE

Immagino non serva ricordare di me e mio fratello, giusto? Ad ogni modo un saluto a tutti dalla sorella di un piccolo pervertito che nell’ultimo racconto a quanto pare ha suscitato molti apprezzamenti, ne siamo stati così felici che non potevamo non raccontarvi qualche altro aneddoto come alla fine vi avevamo promesso.
Quest’oggi che ho deciso di scrivere purtroppo Andrea non è qui con me ma vi saluta anche lui, è un periodo che deve mettersi sotto a studiare e con dolenza non posso impedirglielo, ad ogni modo sarà felice di leggere poi, come spero anche voi, delle nostre vacanze di due anni fa; in effetti il periodo festivo più bello degli ultimi anni, ovviamente come protagonisti non potevamo non esserci noi.

Andiamo un passo per volta altrimenti non capirete un bel niente se inizio subito dalla Puglia, torniamo indietro di qualche mese e fermiamoci a quando io e quel pollo passammo la giornata da soli in casa, per chi non sa di cosa parlo si legga ‘Un fratello speciale’, ebbene dopo quell’evento dove tra l’altro osai davvero tanto con lui poverino, le cose presero una piega davvero surreale oserei dire.
A casa sembrava in apparenza non essere cambiato nulla almeno superficialmente, forse mamma o Massimo avranno visto un qualche avvicinamento da parte nostra, d’altronde come non poteva essere di meno, eravamo arrivati a fare quelle cose, non importava il perchè ma erano accadute, quindi qualcosa doveva cambiare per forza.
Ad ogni modo non pensiate subito male sul fatto che mi fossi rabbonita con lui solo perchè era stato tanto carino dal dire quelle cose e soprattutto sopportarle, mi aveva fatto piacere certo, ma rimaneva sempre il mio fratellino inutile e debole che era sempre stato, magari con la differenza che adesso sapevo parecchie cose su di lui per sottometterlo di più.
Dicevo comunque che i giorni passarono via via sempre più veloci, era quasi estate e mancavano pochi giorni alla fine della maledetta scuola, continuai a fare le stesse cose sapendo che fossero sempre bene accette, mi divertivo con lui sempre con parecchia fantasia, maggiormente la sera quando riposava, tuttavia il divertimento di gran lunga più bello era certamente a tavola.
Quando eravamo a cena o a pranzo non c’era momento in cui lui non temesse che con le mie provocazioni mamma o il suo compagno si accorgessero di qualcosa, dal canto mio certo stavo un attimo attenta a considerare bene i tempi e prendere qualche precauzione, ma ero arrivata al punto tale che sinceramente anche se qualcuno avesse visto o pensato qualcosa, nei guai ci sarebbe finito lui e non io… e nei guai ce lo avrei messo senza nemmeno pensarci due volte, del resto così si imparava ad essere arrapato da sua sorella.
Ricordo che una sera verso metà giugno eravamo tutti quanti a tavola, mamma aveva preparato il pollo, cosa che gli riesce abbastanza bene devo dire, nei giorni precedenti io e Andrea avevamo cambiato disposizione, dapprima era lui vicino a me da sinistra, ora invece lo avevo fatto mettere esattamente alla sedia davanti a dove sedevo, ovviamente in una cosa più che calcolata; sotto il tavolo molto spesso gli davo il tormento godendomi le varie espressioni che tentava di non manifestare e trovando mamma o Massimo che chiedevano come mai non mangiasse mai di gusto oppure non parlasse, io sapevo la risposta e sorridendo ci mettevo il carico da dodici insistendo sul parlarci della scuola e di come andava a nuoto, vedendo ogni volta i suoi occhi provare a supplicarmi di togliere il piede da li sotto.
Dopo aver mangiato veniva la parte migliore vedendo che tutti si alzavano per far sparecchiare a nostra madre, mentre lui poveretto rimaneva fermo al suo posto incapace di far passare quell’erezione che per più di venti minuti gli avevo indotto, facendo la vaga in modi davvero superbi; finché dopo le insistenze di mamma lui si alzava e se ne andava in camera il più velocemente possibile.
Ogni tanto rimanendo per un po’ in cucina a godermi le scenette di Andrea facevo caso a mamma che almeno un paio di volte forse qualcosa aveva notato, non certo riconducibile a me ma piuttosto quel rigonfiamento nei pantaloni di mio fratello destava di certo attenzione tanto da metterla a disagio non poco, ‘tuo fratello mi preoccupa Chiara’, mi disse una di quelle sere mentre prendevo un po’ d’acqua, gia pensando a raggiungerlo in camera per punirlo visto che si era fatto scoprire, ‘intendi qualcosa in particolare mà? L’ultima volta era una ragazzina, magari è ancora lei’, dissi io sorridendo e girandomi a guardarla, ‘forse è così, però hai visto a cena parla così poco e ha sempre delle strane reazioni… qualcosa che non va me lo sento’, aggiunse lei poggiando le ultime stoviglie nella credenza, ‘guarda io non mi ero accorta di tutte queste cose, ma se lo dici tu ci credo, forse è solo un po’ stressato ci vorrebbe una pausa dalla solita vita’, la buttai la per poi farle un cenno alzando le spalle defilandomi nel corridoio, passando ovviamente per la stanza di Andrea.
Appena entrata lo trovai sul letto a guardare la TV che si teneva li sotto con la solita faccia di chi non pensa ad altro; appena fui entrata lui si mise seduto quasi sull’attenti, cosa che io sinceramente adoravo, poi mi avvicinai e gli diedi uno schiaffetto sulla faccia, non fui esagerata però il segno rosso di li a poco comparve, ‘scemo, mamma se n’è accorta stasera… il tuo coso deve essere più ubbidiente capito?’, gli dissi io dandogli qualche colpetto anche li e facendolo sussultare più di una volta, ‘ma Chiara sono due giorni che fai così a pranzo e cena, come faccio a controllarmi se non posso nemmeno…’, chiese lui con la sua solita aria innocente tralasciando il finale della frase, al che si beccò subito un altro colpo stavolta più forte in mezzo alle gambe, ‘con questo ti sei appena guadagnato altri due giorni a sto modo, tu applicati di meno e vedrai che prima o poi ti esploderà stupido’, gli dissi severa guardandolo contorcersi dopo la botta infertogli.
Non aggiunse altro limitandosi a farmi un gesto di approvazione, poi prima che me ne andassi volle chiedere quanto spesso faceva dopo mangiato; mi voltai udita la richiesta e fui indecisa sull’accettare dato che non era stato molto bravo, però il cuore della sorella spesso ha la meglio, così tolsi il piede dall’infradito e lo alzai fino a portarglielo davanti aspettando qualche tempo le sue effusioni, per poi sottrarglielo velocemente lasciandolo un po’ male, ‘ciao scemo dormi bene…’, conclusi sorridendo e lasciando la stanza per dirigermi alla mia, ben contenta di come andava la faccenda.
La vera notizia che porta il titolo a questo racconto arrivò una settimana dopo ormai verso la fine di giugno, quando un pomeriggio che rientrai da un uscita con le amiche mamma mi venne vicino dicendomi che doveva dirmi qualcosa; andammo nel salotto e ci sedemmo finché non prese a parlare, ‘ho pensato a quello che hai detto Chiara ed ho parlato con tuo padre, che ne pensi se questa estate tu e Andrea non ve ne andate giù alla casa per qualche tempo?’, quel discorso mi lasciò in effetti davvero sorpresa tanto da farmi avere un leggero brivido lungo la schiena, ‘come mai? Comunque se ci lasci andare ovvio che ti dica di si, magari va a chiedere al fesso di là che ne pensa’, aggiunsi io sorridendo davvero felice per quell’idea della mamma che mai mi sarei aspettata, ‘non parlare di tuo fratello a quel modo, cerca di essere un po’ più gentile con lui altrimenti continuerà a crescere avendo sempre timore di te, lo sai che è un po’ fragile… e ad ogni modo diglielo tu, gli farebbe piacere certamente’, le parole più banali del mondo mi lasciarono con occhi socchiusi aspettando che finisse; quando alla fine chiuse la bocca mi alzai e andai in camera mia pensando alla cosa e senza avvertire per il momento Andrea.
Che fortuna pensai, era raro riuscire a programmare qualcosa l’estate la su dove abitavamo, io sono sempre stata amante più della montagna che del mare, ma quando ci vivi sulle montagne ad un certo punto ti rompono davvero, così la mia decisione gia l’avevo presa senza contare che avremmo passato del tempo con nostro padre e gia questo bastava per convincermi ad andarci, quello che Andrea voleva era in secondo piano, tanto avrebbe fatto quel che gli dicevo io come sempre.
La sera stessa prima di cenare andai in camera sua trovandolo al PC che trafficava con uno dei suoi giochetti idioti, si voltò quando misi piede nella stanza aspettandosi una mia parola, ‘questa estate andiamo da papà giù in Puglia ok?’, volli chiedere quasi normalmente sapendo gia la risposta che invece mi sorprese, ‘veramente Chiara forse riesco ad organizzare con dei genitori di un amico…’, rispose lui un po’ sottotono, al che accostai la porta e mi feci più insistente, anche perchè fare un viaggio così da sola non mi andava per niente, ‘Andrea, le cose stanno così: noi possiamo stare con papà un cazzo di mese intero, staremo sul mare più bello d’Italia e… beh, direi che bastano queste due cose, ora dimmi se devo prenderti a calci per farti accettare oppure darai ascolto alla tua sorellina che ti vuole bene’, rimasi più calma possibile dato che non volevo davvero costringerlo con la forza a fargli saltare una vacanza che si era organizzato, però stavolta le mie ragioni erano migliori sul serio.
Andrea restò un attimo zitto, poi mi guardò in modo strano che non definii subito, ‘vuoi che venga perchè ti fa piacere?’, chiese lui un po’ sorridendo e lasciandomi un’altra volta sorpresa; che poi dopo tutto nemmeno aveva detto una gran cavolata, forse mi faceva davvero piacere stare con lui e papà lontani dall’alta Italia per un po’, ‘mi fa piacere non farmi il viaggio da sola e avere qualcuno che mi porta i bagagli stupido…’, fu la mia risposta sorridendogli e forse lasciandomi sfuggire qualcosa della sua domanda, ‘va bene ci vengo’, rispose infine continuando a guardarmi aspettando se dovessi dirgli qualche altra cosa, ma mi limitai ad avvertirlo che la cena era quasi pronta e lo lasciai ai suoi svaghi da bimbo idiota.
Dissi alla mamma che ci stavamo entrambi a partire ed era solo da metterci d’accordo sul viaggio; per fortuna pensò a tutto nostro padre chiamandoci a casa o al cellulare e facendosi davvero in quattro per farci avere un treno decente ed un tragitto senza troppi problemi, finché il dieci di luglio verso le otto di mattina giungemmo alla stazione di Trento.
Il viaggio fu molto tranquillo, almeno per me che me ne stavo solo con un paio di zaini con dentro panini e bevande ed un comodo trolley alla mano, quel giorno ero vestita mi sembra con dei jeans leggeri, scarpe da ginnastica anch’esse leggere, toppino nero ed una giacchetta che mi legai alla vita non appena il sole fu alto; Andrea se la vide un po’ meno bene avendoci addosso una montagna di equipaggiamento che sembrava dover partire per qualche posto esotico.
Quando giungemmo nella nostra cabina fui ben felice di vedere che c’era solo un’altra coppia di persone; più aria, più spazio, uguale più comodità pensai mettendomi seduta e dando un’occhiata a mio fratello ancora affaticato, ‘vedrai che giù andrà meglio papà ci viene a prendere con la macchina in stazione’, dissi ridendo mentre lui mi rispose solo deglutendo e chiedendo dell’acqua che feci per porgergli fermandomi un attimo prima del cedergli la boccetta.
Lui fece un espressione dubitativa rimanendo con la mano ferma verso di me, che ebbi una delle mie insensate idee, ma in fin dei conti era quasi una settimana che non gli facevo qualcosa di cattivo, quindi riposi la boccetta nello zaino dopo averne preso un gran sorso,’dai Chiara non è divertente…’, provò a contestare la mia scelta con un filo di voce per non farsi sentire dalla coppietta che stava sui sedili distanti, i quali guardavano di sott’occhio la nostra scena, ‘e chi dice che deve essere divertente scemo? Il viaggio saranno parecchie ore, comportati bene e vedrò come mi gira’, infransi le sue speranze con quelle parole e sapevo che da quel momento una sete implacabile lo avrebbe consumato, perchè l’uomo è fatto così… tutti noi se veniamo privati di qualcosa che non ci serve all’istante la desideriamo ardentemente, lo avevo letto da qualche parte ed avevo provato anche io stessa quanto fosse vero.
Forse per lui il discorso era un po’ diverso in quanto aveva fatto quella sfacchinata sudando parecchio, però me ne fregai altamente guardandolo poggiare gli occhi a terra e prendere il suo lettore multimediale; spostai poi gli occhi sui due che ci stavano guardando, erano un ragazzo ed una ragazza di circa vent’anni i quali mi osservavano con un po’ di disappunto, facendomi anche sorridere non volendo, al che tornarono ai loro affari lasciandomi finalmente in pace.
Il tragitto proseguì senza il minimo ritardo, cosa un bel po’ strana per le nostre ferrovie, ad ogni modo quando giungemmo a Roma Termini per lo scalo, Andrea era in condizioni abbastanza patetiche, d’altronde erano più di cinque ore quasi che non prendeva un sorso d’acqua mentre io un po’ glielo facevo pure a posta a bere più del necessario vedendo il suoi sguardi sempre più abbattuti, finché non giungemmo sul nuovo treno, un po’ meno sfarzoso del precedente ma sempre ben tenuto e con cuccette a sei posti come il precedente.
Entrammo nella nostra cabina non vedendo nessun altro, il treno sarebbe partito tra una ventina di minuti quindi poteva starci che ancora non tutti i passeggeri erano a bordo; mi sedetti e guardai Andrea ancora una volta, ‘Chiara un sorso solo ti prego…’, mi chiese lui asciugandosi la fronte e aspettando un po’ di indulgenza da parte mia, ‘quando partiamo ti do l’acqua dai’, all’ennesima negazione però feci caso ad Andrea che allungandosi un attimo sul sedile mostrava sotto i pantaloni quel che sembrava un’erezione.
Rimasi un po’ sorpresa e forse lui lo notò, ma pensai anche che forse mi sbagliavo e che fossero solo le pieghe del jeans che indossava, ma dalla faccia che aveva fatto la prima ipotesi andava per la maggiore, ‘ma che ti tira?’, gli chiesi spiccia guardando se veniva qualcuno per poi chiudere le portiere della nostra cuccia e tornare seduta; non rispose prendendo le cuffiette e mettendosele alle orecchie facendo il vago, ma fui lesta nel togliergliele, ‘cioè ti tira perchè non ti do l’acqua?! E poi sei venuto ieri cazzo…’, incalzai sull’argomento che trovavo troppo assurdo sul serio e volevo vedere se dicessi la verità, ‘non è solo per l’acqua è tante cose…’, rispose infine con sguardo vacuo lasciandomi sorridere un po’ basita, ‘tu sei scemo col botto, adesso fammi spazio che voglio stendermi’, gli dissi chiudendo quella parentisi di cui presi nota certamente.
Lui era al posto avanti al mio come anche all’altro treno, i posti erano tutto sommato vicini tanto che tirando un poco avanti il sedile se avessi voluto allungare le gambe lo avrei raggiunto più o meno ad altezza del bacino, lui mi guardò un attimo cercando di farmi spazio; non riuscì a fare molto e a me andava bene così, tolsi le scarpe e poggiai i piedi praticamente sulle sue cosce facendogli fare uno sguardo molto eloquente, ‘Chiara ma se entra qualcuno?’, mi chiese preoccupato, ma io mi girai con la testa verso la vetrata che permetteva di vedere fuori e socchiusi gli occhi, ‘capiranno che forse siamo fratelli, che vuoi che me ne importi… ora voglio dormire un po”, aggiunsi mettendomi ancora più comoda e portandomi volutamente ancora più vicino al cavallo dei suoi pantaloni quasi sfiorandolo, ‘ non posso fare il viaggio così ti prego… e poi l’acqua?’, pensai un attimo a quando disse del bere, faceva caldo e magari rischiava un colpo di sole, quindi aprii lo zaino e gli diedi la boccetta d’acqua e con velocità iniziò a dissetarsi.
Lo guardai bere con avidità finché quando lo vidi rallentare ed essere sazio premetti sul suo uccello con il piede facendolo arrestare bruscamente e sbrodolandosi addosso parte del liquido che aveva ancora in bocca, ‘forza basta, da qua’, decisi per lui che aveva bevuto abbastanza nascondendogli un sorriso, perchè avevo capito che gli piacesse quella cazzata del non poter bere, infatti restando un attimo sul suo affare sentii un qualcosa di abbastanza notevole sotto la cerniera ‘che maiale che sei…’, gli dissi ridendo tornando a chiudere gli occhi ed allontanando di poco il piede, giusto per starci a qualche centimetro.
Alla fine nella cabina arrivò parecchia gente, tanto che tutti i sedili vennero occupati, di sicuro molti fecero caso a noi due ma non me importò più di tanto, ben contenta invece di far fare un viaggio in condizioni abbastanza disagiate al mio caro fratellino.
Arrivammo a Taranto verso le otto della sera, avevo riposato per quasi tutto il viaggio e probabilmente anche Andrea aveva cercato di fare lo stesso, ma quando aprii gli occhi voltandomi mi venne spontaneo sorridere nel vederlo con le cuffiette che guardava un po’ fuori dalla vetrata ed un po’ sulle sue gambe dove comodamente poggiavo l’oggetto del suo desiderio; poi scendemmo e trovammo nostro padre che ci venne incontro sorridente come l’ultima volta che lo avevo visto.
Papà si chiama Giulio, è un uomo alto e di bell’aspetto con i suoi anni certo però ancora si mantiene piuttosto in forma, inoltre ho sempre amato il modo in cui aveva saputo reagire a quell’infame di nostra madre; lavora in banca a Roma ed è sempre molto impegnato, tant’è che sapevo anche allora che se pure fosse riuscito a ritirarsi un mese in ferie ugualmente le sue attenzioni sarebbero purtroppo state limitate proprio per il lavoro, ad ogni modo Andrea quando lo vide sembrò per un attimo dimenticarsi di tutto, della sete, della voglia che aveva avuto per tutto il viaggio, arrivò da lui e lo abbracciò forte, tanto da mettermi felicità addosso pure a me che più o meno lo imitai, (stavolta aiutandolo anche io con i bagagli), infine salimmo in macchina diretti verso Martina franca.
Parlammo molto sia nell’auto che a casa, non appena entrammo Andrea si gettò al rubinetto e si bagnò la faccia bevendo sino ad annegare quasi, poverino pensai per un istante voltandomi poi verso papà che portava i bagagli nella nostra camera; era una casa non molto spaziosa ma poco importava, era una villetta costruita da nostro nonno tanti anni fa, un bagno, cucina, salotto, tre camere una di nostro padre, una per noi due ed una per gli ospiti nella quale c’era un divano letto, infatti nostro padre fu una delle prime cosa che volle chiederci, ‘siete grandicelli ormai… vi da fastidio dormire come l’ultima volta? Se volete usiamo la stanza in più’, volle sapere fermandosi un istante a guardarci, mentre buttavo un occhio dentro la nostra vecchia camera con i due letti separati.
Attesi un attimo nel dare una risposta ed anche Andrea stette muto dandomi un veloce sguardo come ad aspettare che fossi io a decidere, ‘no non c’è problema dormiamo assieme’, risposi infine sorridendo ed entrando all’interno portando una mia pesante valigia seguita dal fratellino che non mostrò alcuna espressione in merito; quando fu più o meno tutto in ordine nostro padre ci lasciò soli andando a preparare la cena.
Restai un attimo a guardare Andrea che tranquillamente stava sistemando la sua roba nell’armadio di fianco al suo letto, ‘se volevi dormire di là potevi dirlo comunque’, volli precisare per vedere che reazione avesse dimostrato, ‘no no anche a me piace questa stanza, ricordi quella volta in giardino quando ti eri fatta male giocando?’, disse lui sorridendo un poco ma senza voltarsi; ricordavo ovviamente quel giorno di circa sette anni fa, stavo giocando come una stupida sul muretto di casa e scivolai ferendomi la gamba, la caviglia ed anche il braccio sinistro, piansi a lungo e nel pensarci mi diede anche un po’ fastidio, ‘mi ero fatta male sul serio quella volta, ci stava che piangessi a quel modo e poi era tanto tempo fa’.
Conclusi la cosa con tono contrariato, mentre lui si girò un attimo con un’espressione che lo avrei preso a schiaffi, ‘piangevi spesso io mi ricordo a quei tempi…’, fu l’ultima goccia, presi il cuscino del mio letto e glielo tirai dritto in faccia, ‘ma che ho fatto?!’, chiese lui coprendosi il viso per l’urto, alla fine era vero non lo nego che ero una bambina frignona finché le cose non cambiarono ma lui non me lo doveva ricordare, ‘sei uno stupido e poi almeno io ero giustificata dal fatto di essere femmina, tu invece che scusa hai adesso? Ti picchio persino io che sono tua sorella… immagino a scuola’, fui cattiva, però se lo era meritato.
Lui fece per ribattere ma alzandomi lo raggiunsi ed afferrai per i capelli , stendendolo sul letto a pancia sotto mettendolo col viso sulle coperte per non farlo parlare, poi la voce di papà ci richiamò all’ordine dato che stavamo facendo un bel po’ di baccano, ‘piuttosto, piaciuto il viaggio?’, dissi ad un tratto lasciandolo steso li con me sopra ma togliendogli la mano dai capelli, un suo cenno positivo senza guardarmi negli occhi fu la risposta che mi fece ovviamente un gran piacere, ‘questo perchè tu sei un?’, lo stuzzicai ancora portandomi con la bocca al suo orecchio quasi sussurrandoglielo, ma lui non rispose.
Visto che non si decideva, gli portai anche una mano li sotto e strinsi un bel po’ facendolo urlare sulle coperte in modo soffuso, finché girandosi disse quanto aspettavo, ‘ bravo, questo sei… prendimi le infradito adesso muoviti, non ricordo in che borsa le ho messe’, dissi ridendo e lasciandolo finalmente libero, per poi alzarmi e tornare al mio letto, stendendomi un attimo guardando la notte fuori dalla finestra; poi dopo qualche minuto Andrea venne vicino poggiando a terra l’oggetto richiesto.
Fece per tornare alle sue cose ma lo richiamai nuovamente, ‘toglimi le scarpe che non mi va di alzarmi’, ordinai divertita per vedere se anche quest’ordine sarebbe stato eseguito senza alcun che e senza sorpresa ormai si avvicinò quasi con aria serena a dire il vero, iniziando a slacciare i nodi dei lacci; lo fece con calma fino a che una volta liberi non portai un piede all’altezza della bocca senza aggiungere altro, aspettando la sua ormai conosciuta reazione che con teneri baci giunse di li a breve.
Restai così non poco in effetti, nemmeno pensandoci tanto solo inizialmente pensavo che magari e dico magari, potesse dargli fastidio il fatto di averli tenuti nelle scarpe per tutto il giorno, ma quando osservai la sua faccia capii che non era un problema da porsi; così tornai a guardare fuori dalla finestra rendendomi conto dopo un bel po’ che mi stavo davvero abituando a quella stranezza che sentivo e che mi dava anche rilassamento, poi nostro padre ci diede una voce per andare a mangiare e la cosa finì li, guardandolo un attimo con il solito rigonfiamento sulla patta dei pantaloni ed un’aria sofferente che ormai adoravo vedergli.
Giunse la sera, a tavola lo lasciai stare molto più presa dal parlare con papà ed anche lui mangiò forse per la prima volta da tantissimo tempo tutta la razione del piatto; papà era un gran cuoco però ero sicura che fosse proprio l’aria di quel posto a fargli bene ad Andrea e anche a me certamente, così dopo aver sparecchiato ci spostammo in salotto tutti e tre parlando del giorno successivo se volevamo andare subito al mare o fare qualcos’altro, ci disse inoltre che il pomeriggio lui spesso non ci sarebbe stato per via del lavoro con uno studio affiliato o qualcosa del genere, quindi preso atto di questo optammo per una mattinata allo stabilimento distante nemmeno venti minuti di tragitto camminando.
Era un bel vantaggio avere un villino così, come anche le case attorno pensai, la gente del posto era semplicemente diversa da quelle parti, sempre cordiale, di vecchio stampo e con modi che sapevano farsi i fatti loro, certo immagino che se avessero saputo cosa succedeva tra me e mio fratello non so quanto i loro principi etici potessero accordare la faccenda, ma per il resto erano davvero delle brave persone; dopo aver visto un po’ di tele andammo a letto, salutando nostro padre che ci lasciò per primi.
Nella nostra stanza parlammo un attimo di domani e sull’orario che volevamo alzarci, misi la sveglia al cellulare e dopo esserci dati la buona notte calò un tranquillo silenzio; non riuscii tuttavia a prendere sonno all’istante, era ovvio che fossi eccitata e lo sentivo chiaramente, tanto da spingermi quasi a toccarmi però non potevo assolutamente farlo dato che quello stupido stava li con me, così mi voltai un attimo nella penombra della camera a guardarlo.
Se ne stava a me di spalle, era passata una buona mezz’ora e forse gia stava dormendo pensai, però poco dopo si sistemò il cuscino indicando di essere ancora sveglio; sorrisi praticamente senza motivo, o meglio il motivo c’era ed era il fatto di pensare che avesse problemi a prendere sonno perchè avesse voglia, avrei voluto chiederglielo ma non mi fidai a parlare dato che la stanza di nostro padre era appena davanti alla nostra e nel silenzio di quel luogo si sarebbe probabilmente sentito tutto, così dopo aver aspettato un altro po’ mi alzai e con passo felino dopo aver girato la chiave della porta, mi avvicinai al suo letto infilandomi con lui, che dopo un leggero sobbalzo per la sorpresa mi fece spazio.
Ci fu silenzio ancora, nessuno disse nulla ormai ero davvero bagnata per via di quella situazione e sentivo il respiro di Andrea farsi a volte più marcato come ansimante per la mia sola presenza, finché sorridendo mi portai vicino a lui quasi attaccata e gli parlai vicino l’orecchio con un filo di voce, ‘dormi?’, chiesi cercando di darmi un certo contegno, ma non so quanto riuscì nell’intento, ‘non proprio…’, aggiunse il maiale sussurrando ma restando di spalle, mentre lentamente gli portai una mano sul suo affare sentendolo durissimo, ‘per via di questo immagino…’, dissi io afferrandolo saldamente, mentre lui ebbe un sussulto e iniziò quasi a tremare non rispondendo, ‘per colpa tua non riesco a dormire mannaggia a te, se mi distraggo forse ci riesco’, aggiunsi massaggiandolo li sotto lentamente da sopra il pigiama, ‘colpa mia?’, chiese lui ad un tratto quasi balbettando per via di quanto gli stessi facendo, ma stavolta fui io a non rispondergli stringendo la presa abbastanza da farlo gemere un pochino a denti stretti, ‘dormiamo così e vediamo se riesco a riposare… e spera per te che ci riesca’, dissi in tono severo, passando sotto il pigiama e superando le mutande fino a che non glielo presi senza più ostacoli, a quelle parole però lui si mosse quasi girandosi con il volto verso di me, ‘no Chiara per favore, non riuscirei sul serio a riposare e sono stanchissimo…’, parlò con voce preoccupata, che a me diede solo un buon motivo per portare avanti quella mia scelta, ‘abbassa la voce stupido, non me ne importa niente se sei stanco, arrangiati.. e se provi a venire ti faccio rimpiangere l’intero mese e sai che non scherzo’, fu la mia ultima affermazione anche questa detta molto autorevolmente, per poi dare su e giù un paio di volte al suo coso più che mai duro e pulsante, stretto nella mia mano.
Non ci fu risposta, ma solo dei sospiri, non gli dissi di trattenersi anche quelli perchè sarebbe stato davvero troppo poveretto, fatto sta che sul serio ci crediate o meno, stringendo il suo affare mi addormentai di li a breve e senza quasi accorgermene, cullata dai suoi vari tremori cercando di rimanere il più immobile possibile per non fare attrito e quindi continuare ad eccitarsi con la
mano.
Quando suonò la sveglia aprii gli occhi sobbalzando senza ricordare quanto avevo fatto prima di dormire, feci per alzarmi trovandomi ancora in mano l’uccello di mio fratello in evidente erezione, ritrassi la mano andando poi a spegnere il trillo del cellulare e sbadigliando cercai di capire se si fosse addormentato col coso in quelle condizioni oppure l’idea peggiore, che vedeva lui rimasto sveglio l’intera nottata cercando un modo per non venire.
Andrea si voltò verso di me alzandosi, restai ferma sorridendo ed aspettando di vederlo in viso per capire e lo trovai messo malissimo; non penso di potervelo descrivere come vorrei, forse perchè non ci stanno parole giuste per farlo, non aveva occhiaie o cose simili alla fin fine non era il tipo da avercele anche se faceva tardi la notte molto spesso anche a causa mia devo essere sincera, però chiunque lo avesse visto avrebbe detto che qualcosa non andava, ‘Vatti a lavare la faccia scemo che sembri un zombie, comunque hai visto sei stato utile e non hai nemmeno sporcato’, dissi elogiandolo perchè in effetti ero preparata che la mattina mi sarei ritrovata la mano in condizioni disgustose.
Lui si alzò un po’ faticosamente, il gonfiore nei pantaloni persisteva, tutto sommato però riuscì anche a sorridermi un poco, per poi farlo andare a lavarsi per primo come premio diciamo per il buon lavoro svolto.
Nostro padre dormiva ancora, quindi preparai io la colazione vedendolo arrivare decisamente giù di corda, però meglio di come si era alzato, ‘mi fa male da morire Chiara… e ho sonno’, si lamentò con un filo di voce, guardando la ciotola di cereali che gli avevo preparato, ‘vediamo se in giornata ti comporti bene forse risolviamo, dipende da te’, dissi furbamente e con la solita cattiveria dolce che a lui sapevo piacesse, quando ebbe anche lui finito andai in stanza a prepararmi uscendo poi con indosso un costume che avevo comprato qualche giorno prima di partire, un po’ troppo sinceramente per i miei gusti, però i colori erano quelli giusti e la taglia c’era così lo acquistai.
Era un due pezzi come tutti gli altri che avevo del resto, la parte inferiore era praticamente un perizoma nero con i bordini rosati e lavorati in modo da sembrare pregiati ricami, con un teschietto simile a quello dei pirati praticamente sulla passera anche questo rosa, mentre il reggiseno era dello stesso colore con stessi bordini ma con tanti di quei teschietti un po’ ovunque, davvero carino.
Uscii dalla camera per farmi vedere volutamente senza pareo e trovai nei suoi occhi tutto quello che volevo vedere, rimase a fissarmi le tette quasi rapito, finché non gli feci un cenno con la mano ridendo, ‘com’è tua sorella?’, chiesi provocandolo e lui sorrise facendo il vago nel sistemarsi la sotto con un velo di pena indosso, ‘stai proprio bene…’, fu la sua risposta, mentre io mi voltai un poco in avanti porgendogli il sedere quasi in bella mostra, ‘dici che è troppo stretto qui?’, a quella reazione lui aprì la bocca ma non disse nulla, limitandosi ad un espressione quasi ebete, per poi tirarmi su e ridendo rientrai in camera a prendere le ultime cose.
Il tragitto fu una bella passeggiata, l’aria di quell’ora era spettacolare ne tanto fresca, ne troppo calda, il clima perfetto per quanto mi riguardava, ovviamente la borsa da mare la portava Andrea che si guardava intorno ammirando il paesaggio marittimo con faccia un poco abbattuta, poi giungemmo in spiaggia; nostro papà aveva prenotato per il mese un lettino ed un ombrellone tutto per noi, ci recammo li guardandoci attorno per vedere i nostri vicini chi fossero ma ancora non c’erano, in effetti mi aspettavo di vedere più gente, forse sarebbero venuti dopo e pensando questo presi il mio asciugamano e lo misi sul lettino sottolineando quanto ovviamente fosse di mio esclusivo utilizzo.
Quasi gia lo sapesse Andrea aprì il suo a terra poco distante da me senza nemmeno guardarmi assorto dai suoi pensieri, ‘come mai così silenzioso stamattina?’, chiesi dopo essermi piazzata bene al sole, ‘per colpa tua sto morendo dal sonno e dal fastidio… sto solo pensando a riposarmi’, aggiunse lui sforzandosi di sorridere, per poi mettersi a terra a quattro di spade sotto il mio sguardo abbastanza divertito, ‘riposati, ma quando voglio fare un bagno ti sveglio e tu vieni con me sia chiaro’, dissi seguendo il suo consiglio e mettendomi comoda, ‘nuoto tutti i giorni Chiara anche senza venire qua, non è che mi vada poi tanto’, sentii la sua voce ma attesi per rispondere quanto era fin troppo banale dire, ‘fai come vuoi…’, a quelle parole lo vidi rialzarsi un attimo mettendosi seduto, feci intendere con un semplice sorriso quanto sarebbe avvenuto se lui non fosse stato lesto nel seguirmi quando lo avessi richiesto e lui a quel vedere mi passò un attimo gli occhi addosso per poi abbassarli a terra e tornare a riposare senza dire nulla, lasciandomi con quella bella sensazione.
Non lo chiamai presto come immagino pensiate, la scorsa notte l’avevo fatta davvero cattiva quindi un po’ gli diedi tregua, dandogli poi la sveglia a mezzo giorno passato allungando un piede verso di lui e spingendolo un poco sulla pancia, ‘forza dai che sto squagliando’, furono le mie parole nel vederlo aprire gli occhi all’ombra dell’ombrellone e passandogli la lozione solare che sapevo si sarebbe dimenticato; aveva gli occhi un bel po’ più normali, ma si vedeva che aveva ancora bisogno, tuttavia prese la crema e dopo essersela passata sulle spalle e sul corpo in generale, si alzò aspettandomi.
Il mare era pieno di persone, c’era almeno il triplo della gente che avevamo visto appena giunti la mattina, quindi una volta abituata all’acqua decisi di andare a largo, giungendo vicino ad una boa bianca; si stava da favola, era da cinque anni che non facevo più un bagno al mare e la sensazione mi fece stare bene da morire, lo stesso fu per Andrea che placidamente se ne stava attorno a me divertendosi ad immergersi e fare lo stupido nel tentativo di trovare qualche conchiglia o cazzate del genere, poi giunti a destinazione afferrai l’oggetto sospeso in acqua e stetti ad aspettare che il fesso riemergesse, ‘spero di trovarne qualcuna abbastanza bella per ricordo…’, mi disse lui asciugandosi gli occhi ed avvicinandosi a dove stavo, mostrandomi qualche suo bottino decisamente scarso, ‘ogni tanto mi chiedo se tu sei veramente maschio… mi dici che caspita ti metti a cercare le conchiglie?’, gli domandai io prendendolo in giro, ‘che centra scusa, allora tu quando ti metti quelle borchie e esci da maschiaccio non saresti una ragazza?’.
Porca miseria m’aveva fregato pensai all’istante, un commento troppo intelligente per quel piccolo pervertito, così lo afferrai per la testa e lo misi sotto l’acqua con forza, tentò di dimenarsi ma fu ovviamente inutile, finché lo lasciai libero di riprendere fiato, ‘sei una stupida Chiara che scherzi del cavolo!’ affermò lui tossendo un poco, ‘così impari a rispondere e poi fai nuoto da quasi un anno e sei ancora così debole… fa palestra piuttosto e mangia di più’, gli dissi un po’ sorridendo chiudendo gli occhi e girandomi verso il sole così caldo, senza ricevere risposte, ‘ma perchè a casa non mangi e stai sempre zitto? Alla fine non è solo colpa mia lo facevi anche prima’, chiesi poi guardandolo aspettando un commento, ‘non lo so, quei piatti non sanno di niente e non voglio che mamma sappia i fatti miei, tra l’altro tu non ci fai caso ma mangio pure di più da quando…’, disse questo tornando poi sotto l’acqua e lasciandomi per qualche momento da sola.
Che carino che era, strano quanto volete, però su questo non gli si poteva dire niente e poi ero pure contenta del fatto che pensasse anche lui così della mamma; quando tornò su lo afferrai per un braccio e lo feci venire più vicino, ‘quanto trattieni il fiato? Dai fammi vedere’, gli dissi trovandolo un po’ sorpreso, poi gli feci capire che sarebbe andato lui giù per primo e gli tolsi le mani dalla boa, ‘se non mi tengo torno su a galla’, spiegò lui un po’ saccente ma io lo allontanai senza ascoltarlo, ‘ti tengo io sotto tranquillo’, lo vidi un po’ preoccupato e mi venne da ridere, ‘muoviti scemo che non ti affogo dai’, poi prese un bel respiro e lo spinsi sotto per le spalle iniziando a contare.
Beh, questa che ora vi dico io penso se c’è un dio nei cieli o qualche ente superiore lo ebbe voluto lui perchè fu veramente una coincidenza; Andrea risalì dopo nemmeno trenta secondi, accolto dal mio sguardo abbastanza contrariato, ‘ma sei una schiappa! torna sotto e vedi di impegnarti di più’, gli dissi sapendo che poteva fare molto meglio, lui provò a dire forse che toccava a me, ma io gli feci cenno di respirare e poi lo rimisi sotto aspettando divertita, quando ad un tratto accadde.
Tenendolo sotto a quel modo potevo immaginare (ma ci arrivai dopo), che lui arrivasse ad avere in effetti la faccia davanti la mia passera, non ci pensai nemmeno lontanamente, lui non so ma ad ogni modo ad un tratto un’onda un po’ più forte mi spinse in avanti mettendogliela proprio sul viso, sentii chiaramente forse il naso o comunque qualcosa, premere leggermente su di essa e facendomi un attimo rimanere basita, al che lo lasciai libero all’istante ed in un lampo tornò su.
Lo guardai forse in modo strano ma non di arrabbiatura, ‘oddio! scusa Chiara non l’ho fatto apposta te lo giuro, sei tu che sei venuta avanti, io sono rimasto immobile anche con gli occhi chiusi’, spiegò lui a gran voce e rimanendo lontano da me pensando di ricevere un qualche genere di schiaffo o peggio, poi mi venne da sorridere.
Ci rimase un attimo, ma per me era normale ridere di una cazzata del genere dopo tutto quello che avevamo fatto assieme, lui però era proprio uno stupido e se ne preoccupò moltissimo ed andava bene così; gli dissi di tornare li vicino e che facevo finta di niente per questa volta, tornando poi al fatto che era rimasto sotto anche meno di prima e se stavolta non restava giù per almeno un minuto gliela facevo pagare cara, così una volta passata la sua agitazione mi raggiunse e ripetemmo la cosa portandolo esattamente come prima.
Però a me quella cosa aveva acceso una scintilla che gia dalla sera prima mi tenevo, quindi con tutta la tranquillità del mondo, stavolta lo avvicinai io col viso al costume e ce lo piazzai proprio davanti arrivando a toccarlo; lo sentì muoversi un attimo, ma feci resistenza tenendolo sotto finché non fu più calmo, a quel punto spostai la mano con cui lo trattenevo sulla sua testa e premetti un poco di più allargando anche leggermente le gambe e vi posso giurare che fu davvero un qualcosa di magico.
Non è che lo potevo tenere li sotto finché non avessi raggiunto l’orgasmo sennò sarebbe morto poveretto, ma di certo non lo lasciai risalire prima di un abbondante minuto e mezzo, quando i suoi movimenti divennero così frenetici da scivolarmi via così tornò a galla, lasciandomi ovviamente in sospesa, ‘Avevi detto che non mi affogavi!’, rispose lui tossendo a pieni polmoni facendo forse apposta a non menzionare nulla, ‘dovevi rimanerci di più, sei inutile Andrea…’, lo ammonii io severa portandomi qualche volta una mano li sotto per sistemarmi il costume un po’ smosso, poi gli feci segno di tornare a riva, ma quando iniziai a nuotare verso la spiaggia lui restò fermo con una faccia che conoscevo, ‘beh, che aspetti?’, incalzai non capendo sinceramente, ‘aspettiamo un attimo Chiara…’, furono le sue parole, mentre io tornavo li vicino avendo intuito, così lo presi per un braccio portandomelo attaccato e gli misi una mano li sotto trovando la risposta al perchè voleva aspettare ad uscire, ‘pure trattenere semplicemente il fiato ti fa arrapare adesso?’, dissi io vagamente e negando quanto gli avevo fatto fare sott’acqua, mentre lui mi guardò con occhi increduli, ‘dai muoviti me ne frego che stai così, anzi magari impari a controllarti’, dissi ridendo stavolta e prendendolo per mano lo iniziai a trascinare in acqua finché non giungemmo nella folla, ‘no Chiara ti prego mi vedranno tutti, con il costume bagnato è impossibile nasconderlo!’, tentò di fare resistenza e dicendolo con un filo di voce per non destare attenzione, ma io sorridendo lo feci alzare lo stesso, ‘ti seguo tra poco sennò magari pensano male, tu fatti la sfilata’, gli dissi più che eccitata all’idea, ma prima che lo lasciassi andare lo fermai ancora, ‘prova a correre e te lo faccio mangiare il tuo coso, siamo intesi…’, lo intimidii l’ultima volta, tornando a godermi lo spettacolo del suo camminare cercando di essere il più normale possibile ma ugualmente molte persone si voltarono verso di lui.
Dopo che fu arrivato a destinazione si sdraiò a pancia in sotto e li decisi di raggiungerlo facendo una strada differente e sforzandomi di non ridere; mi misi sull’asciugamano del lettino e lo carezzai un poco, ‘dai ti hanno visto in pochi, poteva andare peggio… ora vedi di fartela passare altrimenti dovrai restare a pancia sotto finché non ce ne andiamo’, aggiunsi con un tono quasi amorevole per poi tornare ad asciugarmi in tutta tranquillità.
Arrivò presto l’ora di mangiare, così decidemmo di farlo al bar dello stabilimento giusto per non tornare subito a casa, Andrea si era abbastanza ripreso tutto sommato però ancora camminava a testa bassa per quella figura pessima che gli avevo fatto fare, poi una volta giunti al posto trovammo un tavolo per fortuna libero e ci sedemmo ordinando una paio di pizze ed alcune bevande; parlammo del più e del meno fino alla fine del pasto dove Andrea non si alzò per andare al bagno.
Non lo feci tuttavia allontanare intimandogli di sedersi all’istante, ‘fai a casa dai tanto abbiamo finito…’, lui però mi disse che se la stava davvero facendo sotto e che quella cosa in acqua gli aveva dato il colpo finale così si alzò nuovamente ma lo afferrai per un braccio, ‘resta seduto t’ho detto, sei bravo a tenertela sappiamo… a casa poi fai tutto dai’, conclusi io severa e guardandolo male, al che lui si risedette guardandosi attorno e muovendo la gamba in segno di insofferenza.
Dopo quel giochino la vena di cattiveria riprese a battere e forse maggiormente indotta dal fatto che dovessi anche io fare qualcosa per quell’eccitazione che avevo, guardando la boccetta d’acqua che era avanzata del pasto mi venne da sorridere, ‘ne è rimasta un pò, la buttiamo?’, gli dissi trovando il suo sguardo quasi impaurito, ‘no dai veramente non ce la faccio…’, rispose lui capendo immediatamente la mia frase e cercando di essere il più fermo possibile, ma trovando solo un mio calcetto sullo stinco, ‘vedi che se non te la finisci all’istante te la faccio fare addosso qui davanti a tutti scommetti?’, a quelle parole lo vidi accusare il colpo, attese ancora qualche istante poi allungando la mano prese il suo bicchiere e ne versò dentro un po’ lentamente per poi iniziare a mandar giù.
Quando poggiò il bicchiere rimase alcuni momenti con lo sguardo a terra che sembrava dovesse vomitare da un momento all’altro, forse avevo un po’ esagerato e stavo per dirgli di andare, ma stupidamente lui si tirò su e riprese a guardarsi attorno, ‘se non c’era tutta questa gente sapevo io cosa fare qui sotto’, gli dissi a bassa voce e sapendo di farlo eccitare all’istante, ‘no Chiara zitta ti prego…’, aggiunse lui socchiudendo gli occhi, tornando a terra con lo sguardo, ‘dai forza andiamo che sono stanca e di sole ne abbiamo preso anche troppo, tu ti sei pure scottato le spalle’, gli dissi dandogli anche la mano per alzarsi vedendolo in estrema difficoltà, forse ci doveva davvero andare di corsa ma tanto minuto più minuto meno non è che avrebbe fatto la differenza pensai.
Portai io stavolta la borsa da mare lasciandolo in modo che potesse concentrarsi sul camminare in modo normale o almeno provarci, finché non passammo davanti ad un gruppo di palazzine ancora in costruzione, che gia all’andata avevamo notato.
Il cantiere era deserto e tranne le poche anime che passeggiavano sulla strada dirette al mare non c’era nessun altro, feci per tirare avanti ma Andrea si fermò, ‘Chiara io vado un secondo ok? Tanto siamo arrivati’, mi chiese il permesso come con una mamma il che mi divertì, ‘smettila dai cammina che sono stanca’, infransi le sue speranze con crudeltà per poi fare qualche passo avanti, però il fesso restò lì incapace di muoversi.
Lo guardai un attimo e mi fece sul serio pena, però mi stava facendo perdere tempo così mi ci avvicinai e lo presi per mano con vigore facendolo camminare in modo spedito entrando in quel cantiere e raggiungendo il dentro della palazzina superando quelle che dovevano essere transenne di vietato ingresso, davvero poco utili; lui rincuorato dalla faccenda raccolse le forze e mi seguì alla meglio, poi una volta all’interno e lontano da sguardi indiscreti lo lasciai all’interno dell’edificio vicino ad una colonna di cemento, ‘contento?’, lui non rispose iniziando a tirarsi giù il costume, a quel punto però volli osare e andandoci vicino lo afferrai spingendolo su quella colonna voltato col muso verso di essa.
Lui non capì nulla ma io l’idea che avevo ormai la volevo attuare, così da dietro di lui finì di toglierli l’indumento che abbassai sfiorandogli qualche volta l’uccello che divenne duro all’istante facendolo mugolare; gli portai una mano alla bocca per farlo stare zitto, ‘è da ieri sul treno che vuoi venire no? Mi sento gentile quindi ti accontento’, a quelle parole vidi solo occhi terrorizzati in ricambio e facendosi largo tra le dita della mano che lo imbavagliavano cercò di parlare, ‘no ferma Chiara! Mi fai male sul serio se continui, prima fammi fare e poi…’, gli chiusi la bocca soffocando la frase ed iniziando a muovere velocemente la mano sulla sua asta durissima e rossa, finché passato nemmeno un minuto da vera infame gli lascia la bocca ora libera e premetti leggermente con la mano sulla vescica udendo solo un forte urlo strozzato.
Subito dopo con spasmi incredibili venne copiosamente schizzando sulla colonna tre o quattro getti biancastri, ma poi notai che la cosa non era affatto finita; lo osservai venire, ma quando mi accorsi che gli spasmi continuavano non tolsi la mano pensando ingenuamente che ne avesse ancora da buttare, lui però qualche istante dopo chiuse gli occhi soffrendo in maniera davvero esagerata e stringendo i denti addirittura lacrimando, ma ecco che invece di sperma iniziò ad urinare nonostante il pene fosse ancora più che dritto, mi fermai con la mano guardandogli il viso contrito da quelle sensazioni che nemmeno io riuscivo a capire cosa fossero, poi si portò d’istinto a braccia avanti contro la colonna per sorreggersi.
Non capivo cosa era successo ma ripresi il movimento lentamente finché con altri spruzzi non fu tutto finito in qualcosa come un minuto di gemiti e gridolini che di certo non capivo per cosa fossero, poi si accasciò a terra cedendo con le gambe pervaso da tremori.
Aveva il fiato corto, si teneva li in mezzo come se gli fosse stato tagliato, lo osservai dall’alto cercando di capire che cazzo fosse accaduto, ma non seppi spiegarmelo ed ancora oggi ho dubbi in merito, ‘tu sei proprio fatto strano Andrea, riesci a pisciare mentre vieni, penso sia una cosa da record’, provai a dirgli andandogli vicino e guardandolo sofferente, ‘te l’ho detto che dovevo andare Chiara…’, rispose lui sommessamente e controllandoselo un attimo che tutto fosse apposto, ‘ma hai goduto?’ chiesi davvero incuriosita dall’accaduto ma non ricevetti risposta, guardando solo quel suo affare ancora in tiro, ‘sembra di si…’, sorrisi aiutandolo ad alzarsi per poi toccarglielo delicatamente al che fece un espressione ben diversa da quella avuta sino adesso, ‘ti fa un bell’effetto trattenerti a sto modo, me lo ricorderò’, conclusi riprendendo a muovermi con la mano mentre lui si poggiò nuovamente alla colonna stavolta con la schiena.
Continuai a segarlo per alcuni minuti finché non venne nuovamente stavolta in modo quasi normale anche se più che rosso in volto; mi sporcai la mano purtroppo, ma non la tolsi di proposito ed alzandola la portai davanti la sua faccia, ‘aprì…’, gli ordinai poggiandogli sulle labbra le mie dita e senza aspettare gliele infilai in bocca a forza godendomi quanto fosse totalmente in mio potere.
Rimanemmo li ancora qualche minuto per farlo riprendere, si rivestì con molta calma non potendosi quasi toccare li sotto per via di quanto fosse sensibile mi disse, fui tentata di farci qualcos’altro ma avevo paura che qualcuno potesse vederci quindi rinunciai, poi uscimmo tutti e due parecchio soddisfatti in effetti, ovviamente in modi ben differenti; giunti a casa non riuscimmo a incontrare nostro padre ma trovammo un biglietto dove ci avvertiva che quella sera saremo andati a cena fuori quindi con un altra bella notizia, corsi a farmi una bella doccia e passare un pomeriggio su per giù quasi normale.
Nei giorni successivi più o meno andò spesso in questa maniera, beh, non proprio a quel modo in effetti perchè anche se per me poteva essere stato divertente avevo capito che non si poteva giocare a quel modo più di tanto, altrimenti sarebbe successo prima o poi qualcosa di serio, tuttavia a distanza di una decina di giorni ricordo una particolare situazione che penso vi possa interessare.
Quel giorno non eravamo andati al mare, la sera prima nostro papà ci aveva portati in giro fino a tardi quindi dormimmo più del solito; al mio risveglio Andrea non era nel suo letto, non me ne importò molto anche perchè sinceramente avevo ancora sonno nonostante fosse quasi ora di pranzo, ad ogni modo decisi dopo un po’ di alzarmi per vedere se anche quel pomeriggio papà era impegnato e per sapere chi avrebbe cucinato.
Andai a darmi una rinfrescata e poi camminando giunsi nel salotto ove trovai mio fratello intento a giocare con quei suoi stupidi giochi; persino in vacanza era riuscito a portarsi quella maledetta scatola nera, pensai guardandolo mentre lui non si era ancora accorto di me preso com’era dalla partita in corso.
Nostro padre a quanto sembrava non era in casa, mi avvicinai di soppiatto fino a giungere vicino ad Andrea; era seduto sul divano a gambe incrociate più che mai silenzioso ed assorto in quello che stava facendo, giocava a qualcosa tipo di lotta, a me non è che non piacessero voglio essere sincera, ero interessata a giochi semplici oppure qualcosa d’avventura con belle storie, però lui ci si chiudeva davvero troppo per questo mi dava fastidio quando ci stava le ore ed era anche lo stesso motivo per cui praticamente non lo facevo mai stare da quando eravamo arrivati in Puglia, ad un tratto lui si voltò urlando per lo spavento e facendo cadere pure il controller che teneva in mano.
Lo guardai ridendo perchè era stato bellissimo, ‘ciao pollo… papà?’, chiesi io sedendomi sul divano e sistemandomi i capelli che quel giorno erano davvero incasinati, ‘ci ha lasciato un biglietto dice che prova a tornare per dopo pranzo ma non è sicuro’, fu la sua risposta mentre recuperava in mano il controller e prendeva atto di aver perso la partita, ‘sempre a giocare con queste cazzate stai… forza passa il telecomando che voglio vedere la TV’, gli dissi stendendomi e sbadigliando sperando sul serio che ci fosse qualcosa di carino quella mattina, ma lui si voltò con due grandi occhioni da cerbiatto, ‘mi fai stare ancora un po’? Ti lascio sempre stare a te…’, chiese lui sommesso e provando a sorridere, ma trovò solo la mia faccia seria, ‘Andrea, non me ne può fregare di meno… dai su dopo pranzo ti rimetti per un po’, tanto oggi niente giri che sono stanca’, gli dissi con calma aspettando il telecomando che arrivò poco dopo.
Presi l’oggetto e feci per cambiare canale però poi lo guardai un attimo voltarsi senza dire nulla e un po’ mi dispiacque, ‘ce l’hai un altro controller?’, a quella domanda si girò con occhi stupiti, poi senza dire niente mi fece notare che vicino a lui c’era quanto avevo chiesto, ‘passa qua, facciamo una partita e poi stacchi’, gli ordinai vedendolo un bel po’ sollevato, quando infine ebbi per le mani quell’affare lui rimise il gioco attivo e premette per giocare in due aspettando che scegliessi.
Non avevo idea di come cavolo funzionasse, lo avevo visto un altro po’ di volte ma non ci avevo mai messo mano, ‘che devo fare?’, lo richiamai toccandolo con un piede sulla testa e lui si voltò sorridendo, ‘prima devi scegliere un personaggio, sono tutti abbastanza forti quindi è uguale se ne scegli uno o un altro, poi per i pulsanti…’, iniziò così a spiegarmi le regole basilari e narrando anche qualche storiella di quei pupazzi, non me ne fregava niente però lo vedevo tutto convinto e lo lasciai fare.
Alla fine lui scelse una ragazza dalle tette enormi e con un vestito che chiamarlo tale era un’esagerazione, ‘sempre il solito sei…’, gli dissi dandogli un leggero calcetto mentre lui faceva pure finta di niente, ‘non è per quello! Questa tizia è veramente forte poi la vedi’, rispose parandosi dai colpetti che gli stavo rifilando, finché non scelsi anche io un tipo davvero figo che avevo gia adocchiato mentre giocava prima del mio arrivo; purtroppo la partita fu abbastanza breve devo dire, quello stupido era ovviamente più allenato quindi mi sconfisse senza problemi, riuscendo solo a dargli qualche colpo insignificante e la partita si concluse dopo un paio di minuti.
Lui ridette con gli occhi guardandomi, ‘rivincita?’, ricambiai lo sguardo e mi tirai su un po’ più convinta confermandogli la seconda partita, che nuovamente indovinate? Vinse lui, stavolta pure senza subire danni; iniziavo già a sentirmi nervosa in effetti, lui avrebbe potuto infierire molto di più però gia il fatto di perdere contro quello stupido mi faceva arrabbiare, ‘scendi…’, gli dissi ad un certo punto mentre era intento a scegliere il suo personaggio per la nuova partita, al che lui si voltò verso di me come non avesse capito, ‘ho detto scendi a terra dal divano’, ripetei vedendolo poi un po’ titubante alzarsi e mettersi seduto a terra poggiato con la schiena, avanzai anche io sedendomi al suo posto e portando le gambe in basso facendogliele passare attorno al collo, finché non fu bello stretto da queste, ‘ora rigiochiamo e vediamo che dici?’, gli dissi sorridendo guardandolo imbarazzato e impossibilitato a girarsi completamente per rispondermi, altrimenti sarebbe finito con il muso in mezzo alle mie gambe, ‘certo che così non è proprio sportivo Chiara’, aggiunse lui calmo e riprendendo a dare inizio alla partita, mentre io gli portai i piedi sul pacco che come immaginavo trovai più che duro.
Lui ebbe un sussultò ma si sforzò di giocare al meglio che poteva, riuscendo anche a vincere un round in modo da avere un ultimo terzo round di spareggio, nel quale decisi assolutamente che non avrei perso; continuai per qualche secondo il movimento li sotto, finché non riuscii a mandarlo a metà della vita, allora alzai una gamba e poggiai il piede sulla sua spalla ed a quel punto ormai era fatta, tant’è che per guardarlo si distrasse prendendosi parecchie batoste, finendo col perdere.
Andrea non disse niente limitandosi a guardare il piede a pochi centimetri dalle labbra, ‘visto, così è gia meglio… tua sorella vince sempre contro di te in tutto ricordatelo’, esultai tornando a distendermi e prendendo il telecomando per mettere la TV finalmente, ‘non hai vinto lealmente…’, disse alzandosi e senza guardarmi per andare a poggiare i controller, ma a quell’affermazione lo fermai afferrandolo per la maglietta e facendolo cadere quasi sopra di me, ‘hai detto che ho imbrogliato scemo?’, diventai seria d’un tratto, ormai mi riusciva davvero bene quella parte pensai un’istante, per poi tornare a lui che se ne stava sdraiato con la testa sulla mia pancia, ‘no…’, fu lesto a rispondere udito il tono della voce ed a quella giusta risposta lo lasciai stare dandogli uno schiaffetto sulla guancia, lui però non si spostò e rimase li fermo senza togliersi.
Non mi pesava quindi lo lasciai fare tornando a girare i vari canali finché lui non prese parola, ‘Chiara ma tu a che età lo hai fatto la prima volta?’; quella domanda mi colpì di sorpresa lo ammetto, ‘e a te che ti frega pervertito?’, gli dissi poi sorridendo incuriosita da quella richiesta senza alcun motivo, ‘non lo hai ancora fatto?’, tornò lui a dire sempre con quel tono pacato e tranquillo guardando la TV, ‘più o meno all’età tua’, risposi andando per le spicce in effetti anche ricordando quel giorno di qualche anno prima, che fu davvero da dimenticare; lui sentito questo si alzò con faccia stupita guardandomi come a chiedere se dicessi sul serio, ‘era il periodo che mamma ci aveva detto di papà’, continuai per fargli togliere quell’espressione sciocca, ‘e ti è piaciuto?’, parlò ancora lui e stavolta decisi di dargli più attenzione, visto che era riuscito per una volta ad avere le palle per continuare, ‘potessi tornare indietro aspetterei, il tipo era un cretino, ma piuttosto eravamo inesperti’, aggiunsi poi silenziando la tele e sorridendo maliziosa perchè pensavo avesse tirato fuori l’argomento per uno scopo che ben conoscevo, ‘e tu con qualche ragazza ci hai fatto?’ incalzai io stavolta vedendolo poi spostare lo sguardo con un mezzo sorriso e facendo un segno con la testa negativo, ‘niente di niente?’, continuai ricevendo sempre la stessa risposta e li ci restai un po’ male, non so nemmeno io perchè sinceramente, ‘ma ce l’hai mai avuta almeno una ragazza André?’, tagliai il discorso senza chiedere altro cogliendo infatti nel segno, ‘questo perchè sei uno stupido, sei carino e non ti manca niente alla fine qualcuna ti si acchiapperebbe sicuramente’, dissi ridendo e dandoci un calcetto sul viso col piede mentre lui sorrise guardandomi, ‘tipo te?’, nuovamente ci rimasi per la risposta che di certo non aspettavo, l’aveva detto con un filo di voce ed con uno sguardo da cucciolo timido che mi aveva fatto davvero tenerezza, però avevo ovviamente una certa figura da rispettare, ‘non mi sembra che te l’abbia data scemo e figurarsi se ne ho l’intenzione, siamo fratelli non te lo scordare…’, risposi seria mentre lui tornò a guardare per terra voltandosi poi verso la TV finendo la conversazione.
Non so lui cosa pensasse, ma a me di vedere programmi ormai era passata la voglia e quei discorsi mi avevano fatto un bell’effetto, pensavo sopratutto al fatto che non avesse ancora mai visto una fica e mi ci venne da ridere perchè conoscendo i tempi, significava solo che era davvero un fessacchione; così ad un tratto mi alzai dal divano facendogli segno anche a lui che rimase a guardarmi, ‘forza seguimi’, dissi autoritaria, aspettando che eseguisse, per poi giungere nella nostra camera dove iniziai a rovistare nella borsa dove tenevo le mie cose da notte, gia pensando a una cosa che mi girava per la testa da un bel po’.
Andrea rimase fermo a guardarmi, mentre io presi la mascherina per gli occhi che qualche volta usavo per dormire; gli feci cenno di avvicinarsi dopo che mi sedetti sul letto, facendolo mettere in ginocchio, ‘fammi vedere un po’ come ci stai…’, dissi legandogliela e togliendogli la vista, poi rimasi a fissarlo per qualche attimo ben pensando se davvero volevo arrivare fino a quel punto.
Arrivai alla conclusione che alla fine non era niente di che e che poi comunque io a lui avevo gia fatto una cosa simile anche se dormiva, così velocemente tirai su le gambe sfilandomi i pantaloncini del pigiama e successivamente anche il perizoma che avevo, rimettendomi poi seduta a gambe divaricate a qualche centimetro dal suo viso; lui quasi all’istante ebbe una reazione devo dire simpatica, aprendo leggermente la bocca stupito ed iniziando a respirare più marcatamente un po’ tremolante, quanto avrei voluto essere nella sua testa per sapere cosa stesse pensando… ad ogni modo lo afferrai per i capelli facendogli anche un po’ male tant’è che cacciò un gridolino, ‘adesso vieni avanti lentamente’, gli dissi accompagnandolo io stessa finché la sua bocca non fu a contatto con la mia rosa.
Immediatamente ebbi un brivido, mi fece sorridere sentire il suo respiro caldo, mi aspettavo che iniziasse una volta capito a darsi da fare ma invece lo scemo restò immobile come in un bacio a stampo, ‘inizia a muovere la lingua con calma, dall’alto in basso… e fallo bene’, gli dissi con poca voce mentre iniziavo davvero ad essere eccitata per la cosa; lui obbedì senza dire nulla ed iniziò un lento movimento ma tutto sommato come gli avevo detto, certe ragazze preferiscono che sia veloce e costante, io invece avevo sempre voluto qualcosa di leggero e altalenante, però non ero mai riuscita a trovare qualcuno che lo facesse come dicevo, perchè figuriamoci a chiederlo ai maschi una cosa così complicata, quindi mi ero sempre rassegnata ad un lavoro da cani, ma ora era diverso.
Il fatto di poter dirigere la cosa ebbe subito risvolti davvero sorprendenti, tanto che dopo dieci minuti più o meno presi ad ansimare tuttavia fermandolo; ero un fiume lo posso dire senza problemi, la sua bocca con probabilità gli faceva ormai male, per questo lo feci riposare qualche istante guardandolo per capire le sue sensazioni e fui ben lieta di vederlo quasi al mio livello e forse anche un po’ oltre, tanto da rimanere piegato in avanti con la bocca bagnata in attesa di ordini come un cagnolino.
Decisi di prendermi il piacere che da quando era capitata quella cosa al mare il primo giorno avevo desiderato, quindi lo feci avvicinare nuovamente e presi a guidarlo ora sempre più in profondità staccandolo solo quando avevo spasmi troppo forti, finché non gli dissi di aprire la bocca il più che poteva allargando la mia con due dita, per far combaciare le nostre labbra e muovendolo premendo con le mani sulla testa con forza quasi a farlo entrare dentro di me; raggiunsi un orgasmo davvero stupendo, restando (lui) con la faccia tra le cosce anche dopo che lo ebbi lasciato libero.
Ci misi un po’ per tornare in me, lui si reggeva con le mani alle mie gambe ancora intento a dare qualche colpo di lingua alla meglio, cosa che mi provocava ovviamente sussulti di piacere, sorrisi nel pensare che il mio fratellino se allenato sarebbe diventato davvero bravo da grandicello, poi lo scostai e andai in bagno lasciandolo li senza dirgli nulla e senza toglierli quella benda dagli occhi; quando tornai presi il primo cambio che trovai e lo guardai nell’identica situazione con i pantaloncini che stavano per scoppiare, mi avvicinai una volta ricomposta e con un fazzoletto gli asciugai bocca e dintorni sentendo l’intenso profumo che gli avevo lasciato e che probabile lo stava facendo impazzire, infine gli tolsi la benda alzandomi per guardarlo meglio.
Non diceva niente, stava immobile a sistemarsi li sotto e guardando a terra come se si vergognasse, soddisfatta gli premetti l’uccello con il piede aumentando la pressione lentamente, ‘per pranzo ti faccio un piatto di pasta semplice che non ho fantasia di cucinare, intesi?’, dissi crudele mentre lui si voltò a guardarmi quasi supplicante, ma io ricambiai quello sguardo ridendo in modo sincero, poi presi l’intimo che avevo lasciato sul letto e glielo misi in bocca, abbassandomi e dandoci un bacio sulla fronte per poi filare di la e lasciarlo in quelle condizioni.
Sono cattiva lo so che ci posso fare? Ad ogni modo aveva sopportato ben di peggio e voi lo sapete ormai, la sera successiva però state tranquilli che qualcosa a quel poverino feci; stavo in verità già nel dormiveglia da un po’, quando sentii una vocina nelle orecchie.
Aprii gli occhi nel buio della stanza sentendo Andrea che quasi sussurrando mi stava chiamando dal suo letto, avrei voluto tirarci qualcosa, però rimasi calma e mi voltai chiedendo che cosa fosse successo, ‘scusami… ti va di dormire qui?’, chiese in modo dolce, ma sinceramente quella sera stavo morendo dal caldo e stare in due non mi andava proprio, così declinai l’offerta e la cosa sembrò finire li, però ora che ero sveglia lo stupido mi aveva fatto passare il sonno quindi dopo essere andata al bagno invece di tornare nel mio letto andai nel suo facendomi spazio senza nessun problema e mandando Andrea praticamente a bordo letto, ‘contento maiale?’, dissi sorridendo e sentendo la sua mano cercare la mia restando però di spalle; gliela concessi quasi senza pensare, alla fine forse mi stavo davvero rabbonendo con lui, ma era anche normale cavolo, ero sua sorella non una stronza qualunque che si divertiva solo a fargli quelle cattiverie perchè gli piaceva, così restammo a quel modo finché un’oretta dopo nuovamente mi svegliai.
Era destino non dormire pensai abbastanza nervosa e togliendomi da sotto quelle lenzuola che mi davano il tormento guardando invece Andrea bello e beato che se ne stava nel mondo dei sogni, era a pancia all’insù ma stranamente non era col coso dritto, cosa singolare pensai restando a fissarlo e portando un dito lì, glielo sfiorai qualche volta ricevendo le sue attenzioni quanto prima; ci giocherellai un poco da sopra i suoi pantaloncini osservando se dormisse profondamente e li decisi che se io non dormivo non vedo il perchè lui avrebbe dovuto.
Lo afferrai per un braccio e lo misi più al centro del letto svegliandolo, ‘Chiara?’, chiese lui non capendo cosa stessi facendo mentre io gli tappai la bocca, ‘se dici anche solo una parola ti faccio peggio del giorno al cantiere’, furono le mie sole parole mentre lui serrò le labbra continuando a provare a capire le mie intenzioni che poco dopo furono svelate; tolsi lentamente i suoi pantaloni e le mutande facendolo restare con l’affare in bella vista ed ovviamente sull’attenti, dovevo solo decidere bene cosa fare, ma senza star su a inventare mi lasciai andare parecchio quindi immersa nella penombra che regnava nella stanza, mi portai con il volto all’altezza giusta e una volta preso in mano il suo coso, portai fuori la lingua avvicinandomi ed iniziai a baciarlo e leccarlo con molta calma.
Solitamente mi piaceva il fatto sia che lui dormisse sia che sapientemente non potesse venire, se avessi programmato la cosa mi sarei messa li vicino come aiuto un elastico per capelli, però così non era stato e mi dovetti arrangiare; presi a leccarlo sempre più finché poggiai le labbra sulla punta per poi aprirle e accoglierlo nella mia bocca, Andrea, che quasi subito aveva preso ad ansimare, ebbe ora un sussulto e gli fuggì un piccolo gemito, che prontamente io punii con un leggero morso che gli fece stringere le coperte con forza, ma da bravo lo fece in silenzio stavolta.
Presi ad andare lentamente su e giù non usando quasi per nulla la lingua e lasciando che solo il calore ed il movimento facessero l’effetto desiderato, poi una volta iniziate le piccole contrazioni di piacere aumentai il ritmo.
A quel modo passai circa dieci minuti tra varie interruzioni ed ormai gli spasmi erano sempre più potenti e più rapidi, avrei voluto farlo durare molto di più ma non ne avevo i mezzi così decisi un altra strada un po’ più azzardata; mi feci strada con la lingua nelle piccole labbra del mio giocattolo sentendolo gemere nuovamente, cercai di arrivare il più profondo possibile stringendo alla base con la mano per tentare di farlo resistere dal venire, poi allontanai la bocca e ci portai le dita intorno fermandomi un istante per sentire le potenti pulsazioni che emanava, così molto delicatamente infilai l’indice dove prima avevo messo la lingua tenendolo ben fermo e stando attenta se si fosse lasciato scappare un qualche gemito troppo su di tono, ma devo dire che fu anche troppo bravo.
Una volta fatto questo e spintami il più possibile sotto, mi gustai gli incessanti movimenti di mio fratello che cercava di fermarmi, per poi iniziare a giocarci entrando ed uscendo con il dito quasi fosse una piccola fica e ricominciando a muovere anche l’altra mano per farlo venire; non ci volle molto che infatti con un violento sobbalzò tentò di finire, ma ovviamente il condotto lo avevo ostruito impedendo che uscisse in maniera naturale.
Smisi di segarlo e con la mano ora libera lo tenni fermo perchè stava facendo troppo macello ed anche se non urlava i gemiti si sentivano eccome, così non appena sentii un altro spasmo tolsi il dito da dentro e portai le labbra quasi all’unisono attorno al suo affare tremante accogliendo tutto quello che aveva da gettare fuori e vi giuro che fu talmente tanta che dovetti ingoiarne un po’ per forza nonostante non ne avessi intenzione.
Avevo pensato di farlo solo venire a quel modo e poi gettare in un fazzoletto quello schifo, ma ormai che lo avevo mandato giù feci lo stesso anche con tutto il resto, continuando a muovermi veloce con la lingua facendolo letteralmente dimenare come se avesse convulsioni, finché decisi che poteva bastare e lo lasciai libero pulendolo completamente; Andrea aveva il fiato corto ed ansimava stringendo più che mai le coperte, sorrisi compiaciuta, ‘bacia…’, aggiunsi alzandomi un poco e portandogli un piede vicino le labbra, ricevendo solo come risposta tanti piccoli baci accompagnati da profondi respiri; poco dopo andai in bagno a darmi una sistemata, non avevo mai mandato giù quella roba prima d’ora, non mi era piaciuto però nemmeno m’aveva dispiaciuta così tanto come pensavo, forse proprio perchè era di quello stupido e non di un estraneo, ma ad ogni modo non ci pensai più di tanto e tornando di là mi accorsi che Andrea si era assopito.
Ero indecisa se tornare al mio letto oppure rimettermi li… ma senza farmi molti problemi mi feci un po’ di spazio ed entrai con lui girandomi di spalle e chiudendo gli occhi abbastanza felice per come era andata anche quell’esperienza, pensando però anche inevitabilmente che di questo passo ci sarei davvero finita a letto e questo era davvero da evitare; sentii cingermi ad un tratto da dietro, mi voltai un po’ anche con il busto e Andrea si strinse più a me abbracciandomi e rimanendo ad altezza della pancia, non sapevo se stava riposando oppure era sveglio, ma comunque non lo spostai, limitandomi a mettergli una mano sulla guancia chiudendo infine gli occhi e prendendo dopo un po’ finalmente sonno.
Scrivendola così sembra molto vena poetica, però le cose andarono davvero come scritto e il ricordarle mi piace sempre; passata quella notte non lo toccai più… aspettate forse l’ho scritta male, intendevo che non lo feci più venire, un po’ perchè nei dieci giorni successivi stavamo poco a casa e un po’ anche perchè ero cattivella come sempre, ogni volta che potevo lo facevo lavorare con la lingua insegnandogli sempre meglio e ci era davvero portato credetemi, ma quando finivo a lui dedicavo solo qualche attimo a giocarci un poco ma fermandomi sempre sul più bello, giusto per vedere qualche sua espressione divertente e da quando avevo deciso di fare qualcosa anche con la bocca fu davvero uno spasso, poi giunse infine la triste partenza.
Dopo tutto quel tempo Andrea stava iniziando a non capire quasi più nulla, aveva passato anche più giorni senza che io gli facessi qualcosa, però non lo avevo mai stuzzicato così tanto, in più il fatto di vedere, sentire e toccare una fica era ben diverso dal solo baciare e giocare con i piedi o cazzate del genere, così gia dalla mattina della partenza lo vedevo supplicante che mi veniva vicino sperando con tutto se stesso che lo accontentassi, togliendogli quel dolore che mi diceva non sopportare più ma ovviamente non lo feci.
Non è che non avessi voglia anzi, avevo atteso apposta tutto quel tempo per farci qualcosa di carino, però era più forte di me ed il vederlo così sottomesso mi piaceva quasi più di una vera scopata, così gli diedi qualche bacio sul collo e poi lo feci vestire partendo infine con la macchina ed arrivando in stazione, dove nostro padre ci salutò promettendogli di fare i bravi e sentirci la sera quando saremo arrivati.
Non pensavo di poter trovare qualcosa da poter attuare sul treno, il massimo sarebbe stato farlo morire ancora un po’, ma guardandolo si vedeva che stava male sul serio quindi decisi di tenermi e poi a casa si sarebbe visto, ma anche qui il destino volle dargli o darci una mano ed al primo treno, quello della mattina, la nostra cabina contava solo una vecchia signora intenta a leggere una rivista.
Ci sedemmo come sempre dopo aver sistemato i bagagli, noi vicino la vetrata uno davanti all’altra; lo guardai porgendogli dell’acqua e facendo la stronza ma lui sorrise in modo per niente convinto provando a socchiudere gli occhi, in quel modo non era molto divertente pensai, così volli provare a fare qualcosa in merito, c’era in effetti possibilità di riuscire visto che stava praticamente quasi per venire da solo senza aiuti, quindi memore anche del fatto che quel giorno non avessi messo calzini, allungai come al primo viaggio le gambe dopo essermi tolta le scarpe, mentre lui quasi senza volontà guardò i piedi vicino al pacco osservando poi un attimo la signora che stava leggendo a due posti da noi.
Mi voltai un attimo guardandola anche io, era assorta e non faceva molto caso a cosa succedeva, così volli rischiare e togliendomi la giacchetta gliela misi a mò di copertina, coprendo sia lui che le mie estremità ed infine allungandomi toccai il suo affare facendolo sobbalzare e diventare rosso per la situazione che avevo creato.
Da brava e facendo la vaga presi il lettore multimediale (suo tra l’altro) e iniziai a sentire qualche canzone mettendomi comoda e guardando fuori dal treno, poi con i piedi cercai di muovermi il più lentamente possibile sia per non farmi scoprire sia per fargliela sudare quel tanto che bastava; Andrea era muto e intento a tenere gli occhi chiusi, il suo respiro era l’unica cosa che tradiva cosa stesse accadendo sotto quella coperta improvvisata, non passarono più che due o tre minuti, che lo sentii tremare ed aprendo gli occhi lo trovai contrito in un espressione che ben conoscevo.
Mossi uno dei piedi ancora un po’, il suo coso era così duro che anche con i pantaloni ero riuscita ad afferralo tra l’alluce ed il secondo dito, in questo modo avevo potuto fare molta meno fatica e rischiare molto di meno con movimenti più facili; dopo qualche minuto la sua faccia tornò quasi normale, mostrando un espressione dolcissima, così smisi la pratica e lo guardai prendendomi un quei ringraziamenti silenti per la mia indulgenza, a quel modo passammo il viaggio del ritorno standocene abbastanza tranquilli e chiacchierando del più e del meno, arrivando finalmente a casa con a memoria una vacanza davvero spettacolare.

Direi di fermarci qui cari lettori, diventerebbe troppo lunga se continuassi e sopratutto sarebbe abbastanza ripetitiva e si perderebbe il gusto, piuttosto se anche questo scritto vi sarà piaciuto come il precedente in un momento tra studio e tempo libero proveremo a raccontarvi qualche altro fatto come il compleanno di Andrea di quell’anno.
Un bacione a tutti da Chiara e Andrea.

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