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Racconti erotici sull'Incesto

Volere la fica 01

By 20 Agosto 2022No Comments

Alla soglia dei vent’anni Gabriele era ancora vergine. Alle superiori giravano certi culi capaci di sconfiggere la timidezza di qualunque maschio eppure lui era rimasto sempre al palo. I suoi compagni di classe scopavano, lui no. Tancredi scopava. Poco importava fosse lo stronzo che lo bullizzava. Ed anche Ravetti e Grotti scopavano. Per quanto ingiusto potesse sembrare facevano sesso anche loro che erano i complici delle prepotenze di Tancredi. Quest’ultimo era un ragazzo biondo col fisico che mostrava i primi risultati degli esercizi di palestra che sembrava avere i suoi stessi gusti in fatto di ragazze. A nessuno dei due piacevano quelle troppo magre preferendo a loro le ragazzotte più formose. La moretta col seno enorme… la biondina col culo perfetto… Tancredi se le era fatte entrambe. Aveva anche avuto una storiella di alcuni mesi con una ragazza dai capelli ricci e castani che aveva i lineamenti del viso che a Gabriele trasmettevano tante innocente porcaggine. E poi c’era il grande classico. La prof. Sia lui che Tancredi mettevano sempre gli occhi sul rotondo sedere calabrese della professoressa Taggianò, l’insegnante di storia ed italiano.

Finite le superiori dopo la morte del padre Gabriele sarebbe dovuto essere l’uomo di casa purtroppo però sì guardava allo specchio non vedeva altro che uno sfigato. Non vedeva un uomo né tanto meno un maschio autentico. Non era propriamente bello, non aveva i tonici pettorali dei suoi coetanei che frequentavano abitualmente la palestra. Viveva l’esser ancora vergine a vent’anni con tanta vergogna e la cosa peggiore era che si sentiva estremamente solo nel dover risolvere questo suo problema. Pensava di avere qualche amico tra i suoi compagni di classe ma si accorse poi di essersi sbagliato. Non ne aveva.

Pensò di parlare con uno psicologo, aveva anche il numero ma non lo compose mai. Quando iniziò il lavoro da cassiere di supermercato ed ebbe il primo stipendio pensò di caricare puttane per un breve periodo, solo per potersi sbloccare. Durante le sere libere girò con la sua piccola utilitaria i viali pieni di ragazze dell’est mezze nude ma non si fermò mai a parlare con una di loro per trattare il prezzo. Non ne aveva il coraggio. Quelle sere tornava a casa e si chiudeva in camera per farsi una sega sapendo di aver buttato l’ennesima occasione.

Poi c’era quell’altra soluzione. Alle superiori girava la storiella del povero sfigato che, non avendo fortuna con le ragazze e soldi per pagarsi qualche puttana, impietosiva la propria madre per convincerla a scopare con lui pur di non restare vergine a vita. Era la fantasia di cui si rideva di più a scuola. Dopo tante allusioni giuntegli da più parti fu Elisa, la biondina col culo perfetto che stava in classe con lui, a vendergli quella umiliante perversione come consiglio di vita. Era stufa di vederlo ronzare attorno a lei e perciò volle affrontarlo.

“La finisci di guardarmi il culo?”

Glielo disse ad alta voce perché tutti in classe sentissero. Poi durante l’intervallo lo prese da parte e gli fece un bel discorsetto.

“Senti stronzo tu mi devi lasciare stare! Non mi devi guardare! Hai capito? Tua mamma! Guarda tua mamma! Non la conosco ma sono sicura che ha il culo più grosso e più largo del mio. Magari te lo fa pure toccare ed è disposta a levarsi le mutande pur di farti contento. Potrebbe essere la tua grande occasione per vedere una figa da vicino. Pensaci coglione.”

Quel malsano consiglio perseguitò Gabriele durante tutto l’ultimo anno delle superiori. Elisa aveva raccontato a tutti cosa lei gli aveva detto ed i primi pesanti sfottò non tardarono ad arrivare. La mamma di Gabriele si chiamava Elena ma tutti in classe la chiamavano “la tipa di Gabriele”. Spesso quando arrivava a scuola Tancredi e gli altri non resistevano a fargli la solita imbarazzante domanda.

“Com’è andata con tua mamma stanotte? Hai scopato?”

E quel gesto volgare fatto col palmo della mano spinto a ripetizione con le dita semichiuse che lo feriva. Era arrivato a rimpiangere il periodo in cui veniva etichettato come un semplice segaiolo. Non vedeva l’ora di finire la scuola cercare un lavoro perché tanto l’università non era cosa per lui. Si liberò della presenza dei suoi compagni di classe ma il danno era fatto. Tutte quelle battutacce sul rapporto con sua madre avevano lasciato in qualche modo un segno.

Se ne era accorto ad Agosto quando lui e sua mamma si erano concessi una giornata al mare. Poco prima di trovare parcheggio ed andare in spiaggia Elena disse una frase che lo turbò.

“Qui ci venivo con tuo padre quando eravamo fidanzati.”

Poche parole che fecero nascere in lui strani pensieri. Sua mamma lo stava portando dove lei aveva scopato con suo papà e magari ancora prima con altri, pensò. E quel giorno ci stava andando con lui come se… Gabriele scacciò quel pensiero dalla testa fino a quando arrivarono in spiaggia e lei non gli chiese di spalmarle la crema. Solo sulla schiena pensava lui. Invece no.

“Spalmamela un po’ dappertutto.” disse lei sdraiata prona sul telo da spiaggia distratta dalla lettura di una rivista.

Gabriele le unse la schiena e poi le gambe. Restava da mettere un po’ di crema solo sul culo. Non sapeva se lei volesse essere idratata anche lì, non sapeva se fosse stato il caso oppure no. Non aveva mai sentito parlare di pericolose scottature sul sedere causate dal sole. Tra tanti pensieri e dubbi un ricordo gli si accese in testa.

“Guarda tua mamma! Ha un culo più grosso e più largo del mio.”

Era come se quella stronza di Elisa fosse arrivata lì in spiaggia a ripetergli quelle parole all’orecchio.

Le forme di Elena erano quelle di una donna vicina ai cinquant’anni. I suoi glutei avevano perso il fascino innocente e fresco della giovinezza ma la maternità, l’età ed un leggero velo di cellulite avevano saputo dare alle sue terga un aspetto più peccaminoso e volgare. Era un grosso sedere un po’ troppo paffuto ed impefetto che però sapeva far affluire sangue ed eccitazione al membro di un uomo anche se in modo diverso. Aveva già provato attrazione per un sedere simile. La professoressa Taggianò aveva forme paragonabili a quelle di sua mamma ma era diverso. Aveva sempre ammirato le sue rotondità coperte da una gonna, non era nudo come quello di Elena vicino solo pochi centimetri dalla sua faccia.

“Tua mamma te lo fa anche toccare!”

La voce di Elisa attraversava di nuovo le sue orecchie con quelle parole ormai vecchie di mesi. La mani unte di crema di Gabriele finirono sulle chiappe di sua mamma. Iniziò a massaggiarle le natiche piano. Aveva vent’anni e l’unico sedere che era riuscito a toccare era quello di sua madre. Non ci volle pensare. Cercò di godersi quella breve esperienza. Non era un sedere sodo e perfetto come quello di Elisa, si sentì autorizzato a pensarlo nonostante quello della sua coetanea lui non l’avesse mai neppure sfiorato. La pelle di Elena era comunque ancora sufficientemente vellutata e piacevole da toccare. Con le dita provò a spostare gli orli del pezzo sotto del costume di lei. Intravide il suo solco in mezzo alle natiche, fece per cercare l’ano ma rinunciò perché sennò avrebbe dovuto ficcare addirittura le dita in mezzo alle chiappe per poterlo vedere e pensò non fosse il caso Muovendo un po’ l’orlo del costume di lei vide però la fregna. Non tutta. Scoprì un labbro della vagina. Chissà per quanto avrebbe continuato a palpeggiare sua mamma con la scusa di sparmarle la crema solare. Non lo potè scoprire perché ad un certo punto provò l’urgenza di infilare una mano nei suoi pantaloncini da mare e quando sentì di avere il cazzo duro si spaventò. Gabriele corse via in fretta e furia per non mostrarsi a sua mamma in quello stato.

“Ma Gabri! Dove vai?” chiese lei stupita togliendo gli occhi dalla sua rivista.

Si segò in macchina. Dopo quella prima sborrata dedicata alla sua mamma qualcosa in lui cambiò.

Iniziò a desiderare Elena. Sapeva che era sbagliato provare certe pulsioni per sua madre ma aveva un disperato bisogno di un contatto fisico con una donna. Non aveva amiche, a lavoro erano quasi tutti maschi e quelle poche colleghe che aveva erano poco desiderabili oppure sposate. Le app di incontri non facevano per lui timido com’era ed era convinto che ritentare a bazzicare i viali che di notte pullulavano di troie moldave sarebbe stato tempo perso come le altre volte. Sua mamma era l’unica che poteva salvarlo dal pesante fardello dell’essere ancora vergine a vent’anni.

Molto presto si sarebbe fatto avanti con lei. Non sapeva bene quando ma un giorno il tempo delle seghe solitarie sarebbe finito. Era conscio del fatto che non sarebbe stato facile convincerla. Ci sarebbe voluto del tempo. Non era una buona idea rubarle un bacio spingendole la lingua in bocca o farle sentire uno dei suoi prepotenti durelli appoggiandoglielo sul culo mentre lei cucinava o faceva la lavatrice, non all’inizio almeno. Gabriele pensò fosse meglio andare per gradi. Si convinse che con dei regali avrebbe potuto a poco a poco ammorbidire quel suo no che all’inizio sarebbe stato di certo categorico. Avrebbe insistito come in fondo si fa con una donna da corteggiare e prima o poi lei avrebbe capito che il suo bisogno di averla come donna in fondo non era da osteggiare ma da soddisfare tanto era importante per lui. E poi era di sua mamma che stava parlando. Per una donna i figli sono le persone più importanti della sua vita. Anche se fare sesso con i figli era qualcosa di moralmente sbagliato quando una madre vede suo figlio in difficoltà poi fa qualunque cosa pur di aiutarlo.

Nel tempo libero se non si segava Gabriele buttava un occhio sui cataloghi online di completi intimi. Immaginare sua mamma con addosso vistose calze a rete rosse tenute su da una giarrettiera lo faceva eccitare di brutto. Gli sarebbe piaciuto tanto vederla dal vivo vestita così. Decise che le avrebbe regalato qualche completino sexy. Però quando sarebbe arrivato il momento giusto per farle uno di quei regali?

Ci pensò alcuni giorni. Alcune sere spiava sua mamma mentre faceva la doccia, dopo aver sborrato pensava di poter riuscire a riflettere senza più eccitazione ma non riusciva a decidersi. Altre volte invece frugava nei cassetti della biancheria intima di lei mentre Elena non era a casa. Non era solo per prendere la taglia utile a comprare i regali per sua mamma perché poi finiva sempre a mettere le mani anche nella cesta della biancheria sporca per annusare le sue mutande usate.

Decise di farle il primo regalo a Natale. Le comprò un completino bianco semitrasparente che sul davanti aveva una profondissima scollatura che arrivava fino all’ombelico e dietro oltre a lasciare la schiena scoperta, essendo da legare solo con pochi lacci sottili, era fatto a mo’ di perizoma che lasciava le chiappe completamente scoperte. Purtroppo però mentre incartò il regalo Gabriele si accorse di non avere abbastanza palle per allegare al pacco il bigliettino di auguri col suo nome sopra.

Gli serviva altro tempo, pensò tra sé e sé. Quel natale a sua mamma regalò un cd di Baglioni mentre la lingerie rimase nascosta. E chissà per quanto lo sarebbe stata. Nel frattempo le feste passarono e lui continuava a segarsi ed a spiarla quando faceva la doccia. Il momento buono sarebbe arrivato, pensò. Gabriele però doveva fare in fretta perché Elena su consiglio della sua amica Marcella aveva iniziato ad usare alcune app per incontri.

Alcuni figli sarebbero stati contenti di sapere una cosa del genere. Ma Gabriele no. Lui avrebbe preferito ricevere una ginocchiata nei coglioni piuttosto di vedere sua mamma impegnata con un altro uomo. Non aveva più tempo, sentiva la fretta dargli coraggio e prese una decisione.

Sabato era il compleanno di Elena mancavano tre giorni. Le avrebbe regalato quell’eccitante completino che avrebbe voluto vedere su di lei e da quel giorno avrebbe iniziato a convincerla.

Gabriele fece lunghi respiri per calmarsi e pensare al presente ma furono inutili perché con la mente era già a Sabato.

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