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Racconti Erotici

Ancora una notte-Seconda parte

By 9 Ottobre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Il pomeriggio del giorno dopo mi reco in aeroporto in perfetto orario, parcheggio la macchina e mi dirigo verso lo scalo dei Nazionali. Squilla il cellulare: ogni volta che sul display leggo “utente sconosciuto” sento il cuore schizzarmi in gola. Già, perchè in cuor mio spero sempre che sia Giulia, so che non sarà così, so che non lo sarà mai, ma chissà per quale assurda dinamica perversa, è come se quello fosse l’unico filo che mi tiene ancora appeso alla mia ossessione dalla quale sembra che io non voglia liberarmi e quando sento che non è lei ne sono quasi rincuorato, perchè ho la possibilità di aggrapparmi alla prossima chiamata anonima. Al telefono è il commenda, mi chiede se sono già all’aeroscalo. Lo rassicuro.
Mi sistemo nell’atrio del settore arrivi con in mano un cartello cun stampato Sig.ra Marta Castelli, mi sento un deficiente ma è l’unico modo per farmi riconoscere.
La vedo arrivare, non so da cosa ma intuisco che è lei. Bellissima donna, sulla cinquantina, capelli nerissimi raccolti sul capo, occhi felini circondati da pochissime rughe, trucco curato, occhi verdi con zigomi pronunciati e labbra carnose. Il suo corpo è sinuoso con seno abbondante e fianchi generosi, il tutto accentuato da un vitino da adolescente. Ha un portamento fiero ed elegante, indossa un tailleur avorio con una camicetta blu lucido dalla quale il seno sembra voler esplodere fuori, sandali dorati con tacchi alti e calze a rete color carne. Penso subito che da giovane doveva essere una di quelle femmine da farti mordere le orecchie.
Legge il cartello che ho tra le mani, viene verso di me trascinando il trolley e mi fa solo un cenno con la testa. Io le sorrido e le porgo la mano per presentarmi ma mi gela immediatamente:” Vada a prendere l’auto per cortesia e si sbrighi” capisco che non ha un carattere tra i più malleabili ma daltronde sto lavortando, non ci devo mica andare in vacanza. Indosso la mia consueta maschera gelida e vado a prendere l’auto.
Mi aspetta fuori dallo scalo sbuffante e spazientita, carico il bagaglio e la faccio accomodare sui sedili posteriori e mentre entra in auto non posso non notare il bordo di pizzo delle autoreggenti che le fasciano le belle gambe abbronzate. Partiamo pewr dirigerci iin centro, all’Aldovrandi Palace Hotel, zona Villa Borghese. Dallo specchietto vedo che si sta sistemando il trucco, poi rompe il silenzio.” Beh? Perchè non parla?” mi fa con tono acido, :” Cosa dovrei dire signora?” le rispondo io calmo, :” Detesto la gente che non parla!” replica lei stizzita. Faccio un lungo respiro poi le rispondo, :” Non ho nulla da dire signora”. Vedo dallo specchietto che mi guarda con disprezzo, :” Lasci perdere e mi porti in Hotel”. Capisco che devo rassegnarmi, è una grandissima stronza, devo restare calmo ma so che mi aspettano due giorni d’inferno.
Continua.

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