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Bisex 3 – Strap-on

By 8 Febbraio 2010Gennaio 30th, 2021No Comments

Stavo riaccompagnando a casa Alida. Era stata cena con noi e si era fatto tardi. A Lea era venuto mal di testa e la riaccompagnavo da solo. Alida era una nostra amica, una donna simpaticissima, un bel viso sorridente. Grossa di corporatura, grandi seni, culo grande, ma alta più di me.
Per manovrare il cambio strusciai con la mano sul suo coscione.
‘Lo hai fatto apposta?’ chiese.
‘Ma no.’
‘Che peccato!’, disse, e scoppiò a ridere.
Sotto casa sua, prima di scendere, mi prese il viso per darmi un bacio sulla guancia. Ebbi la tentazione di toccarle i seni.
‘Lo hai fatto apposta?’ chiese di nuovo.
‘Si’
‘Finalmente!’ disse e rise di nuovo.

‘Viene anche Alida con noi. Andiamo con la sua auto. So che ti fa piacere, ci farà compagnia.’
Andavamo a passare qualche giorno al mare, nonostante era ancora inverno. Una pensioncina che Lea aveva trovato sul web.
Partimmo venerdì sera. Stavamo seduti tutti e tre davanti, Alida fra noi due. Guidavo al buio, Lea si era addormentata. Vicino a me sentivo il profumo del corpo di Alida e talvolta, per manovrare il cambio, toccavo col gomito il suo seno. Sentivo la sua coscia contro la mia, mi piaceva sentire quel corpo vicino nel buio. Lei muovendosi mi urtava col seno contro il braccio e sentivo che premeva per farmelo sentire. Poi sentii la punta delle sue dita che sfioravano la mia coscia. Quel contatto silenzioso e clandestino mi eccitava, si stabiliva una strana complicità nel contatto dei nostri corpi.
E sentii la punta delle sue dita che mi sfioravano la patta.
‘Posso?’ mi sussurrò. Non risposi e lei continuò, stringendo un po’ il mio cazzo semiduro sulla stoffa dei pantaloni.
‘E’ bello ‘ sussurrò vicina al mio orecchio ‘ lo sento grosso e forte.’. Poi mi slacciò un bottone della camicia ed infilò la sua mano morbida carezzandomi sui capezzoli. Slacciò un altro bottone per toccarmi meglio: carezzava con dolcezza, sfiorando i capezzoli col palmo della mano.
‘Ferma ‘ le dissi ‘ Lea’.’
‘Dorme ‘ mi soffiò nell’orecchio ‘ e poi non è gelosa di me.’
‘Potrebbe sentirti’
‘No, dorme. E poi che c’è di male? Le ho sempre detto che mi piacevi e lei ridendo mi rispondeva: provaci. No, non direbbe niente, la conosco. E’ stata lei ad insistere perché venissi anch’io, ed è stata lei a volermi far sedere vicino a te. Mi prendo un po’ di confidenza, che male c’è?’
Il fatto era che mi aveva provocato un’erezione violenta, lei se ne era accorta ed era compiaciuta.
‘Se riesco ad eccitarti allora possiamo farlo. Lo faremo prima o poi, pensaci.’

Arrivammo alla pensione. Si respirava aria di mare. Venne ad aprirci la padrona, un donnone enorme, molto alta, scura di capelli e con un viso duro. Quando mi strinse la mano sentii la sua forza. Ci aveva preparato due camere affiancate e che comunicavano tramite una porta.

Lea dormiva, aveva di nuovo emicrania. Ero svegli e, nel silenzio, si sentiva sol il leggero andare della risacca. Poi avvertii un suono, qualcosa. Mi alzai silenziosamente per non svegliare Lea e presi le sigarette. Lo udii di nuovo. Veniva dall’altra stanza la stanza di Alida. Mi avvicinai alla porta e sentii il respiro corto, ansioso e qualche piccolo “oh”. Non cerano dubbi, si stava masturbando. La porta non era chiusa a chiave, eravamo nel buio, e provai a spingerla un pò col piede. Attraverso una stretta fessura potei guardare, ma anche lì era buio; ma a poco a poco i miei occhi si abituavano a vedere e lentamente potei distinguere il profilo di Alida, seduta sulla sponda del letto. Stava a cosce larghe e vedevo il movimento della mano che spingeva le dita tra le cosce. i cadde il pacchetto di sigarette dalla mano, fece un lieve rumore. Io rimasi immobile. Ed allora Alida accese l’abat-jour. Rimase dov’era, come stava, a cosce larghe ma senza la mano davanti. Voleva che la guardassi ed infatti si girò lentamente affinchè la luce della lampada illuminasse ciò che voleva che io vedessi, la sua fica circondata da peli scuri e lucidi. Allargò ancora le ginocchia per mostrarsi meglio. Io avevo una erezione forte, mi eccitava quel suo voler farsi guardare. Sentii Lea che si girava nel letto. Ero immobile, trattenevo il respiro, ma non riuscivo a staccare lo sguardo dalle grosse cosce di Alida e dalla sua fica. Lei sapeva che ero lì, c’era una complicità nel suo mostrarsi. E riprese a masturbarsi lentamente, con un solo dito affinchè la mano non nascondesse la fica. Lea si girò ancora nel letto facendo frusciare le lenzuola. Riaccostai la porta.
Il mattino dopo facemmo una passeggiata sulla spiaggia, al vento. Alida ogni tanti cercava un contatto col mio corpo. erano allegre. Quando fummo soli per un attimo, mi disse:
“Mi hai vista? Si, vero? Era per te.”

Dpo pranzo le ragazze andarono di sopra. Mi trattenni nella hall per il caffè. La padrona della pensione mi mostrava simpatia. Avevo colto il suo sguardo su di me. Mi servi il caffè e mi sorrise con la sua bocca larga con le labbra spesse. Era piuttosto dura di fisionomia, con lineamenti marcati e forti, e portava i capelli scuri legati dietro la nuca.
“Vuole altro? – mi chiese – mi dica sempre tutto ciò che desidera, tutto.” e disse l’ultima parola con una strana intensità, come per farmi capire la sua totale disponibilità. Sorrise ancora.

Lea soffriva ancora di emicrania. La trovai a letto con la fronte fasciata da un foulard.
“Vai di là – mi disse – fai compagnia ad Alida. Io non mi sento. Chiudimi la porta e fai silenzio.”
Andai nell’altra stanza e chiusi la porta. Alida era in bagno, ma aveva lasciata la porta del bagno socchiusa. Sbirciai. Stava seduta sul bidet lasciando scorrere l’acqua fredda sulla fica.
Aspettai che uscisse. Indossava una tura ginnica che non nascondeva il suo corpo grassottello e lasciava vedere i suoi seni che pendevano sul petto sotto la stoffa. Mise il dito indice sulle labbra, per dirmi di non fare rumore. Mi venne vicina e si alzò la tuta scoprendo i suoi seni.
“Adesso puoi vedermi meglio. Toccali.”
Aveva seni grossi, molto belli, e una pelle liscia e morbida. Baciai i suoi grossi capezzoli e lei tirò indietro le spalle per offrirmi il suo petto. Glieli succhiai un poco. Poi ebbi la tentazione di morderglieli.
Mi sussurrò: “Avanti, fallo.”
“Cosa”, risposi”
“Quello che ti è venuto di fare. Mordimi.”
Le presi un seno tra le mani e portai il capezzolo alla mia bocca. Strinsi i denti delicatamente; lei aveva un’espressione contratta, gli occhi stretti per concentrarsi e sopportare il dolore. Strinsi ancora. Lei reggeva le mie mani che tenevano il seno, strinsi ancora e la sentii tremare, ma mi accarezzò nei capelli.
“Ancora un poco” disse. Strinsi i denti, lei tremava come una foglia.
“L’altro adesso. Ma non più di così. Quando te lo farò io ti farò morire di libidine.”
Aveva i segni dei miei denti sui seni. “Il dolore mi resterà per qualche ora e continuerà ad eccitarmi.”
Poi mi abbassò il pigiama, si inginocchiò, prese il mio cazzo duro in bocca e lo succhiò forte. Si rialzò e volle baciarmi col sapore del mio cazzo nella bocca.
“Lo vorrei dentro – mi disse – ma ora non possiamo.” poi ci pensò su ed aggiunse. “non ancora.”
“Che stai pensando?” le chiesi
“Lea. Se lo accettasse….”
“E come pensi di convincerla?”
“Vestiti ed esci. Lasciami sol con lei”.

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Quando lui fu uscito Alida entrò nella stanza di Lea. Si avvicinò al letto, le prese il viso tra le mani e la baciò nella bocca.
“A che punto sei?” chiese Lea
“E’ quasi fatta. Lo accetterà. Lo avremo entrambe ma noi potremo stare insieme ogni volta che lo vogliamo. Lui non sa del nostro lesbo e bisogna che ce lo portiamo lentamente, un passo per volta.”
“Vieni qui adesso. Profittiamo che non c’è.”
Lea stava già nuda nel letto, Alida si spogliò.
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Scesi nella hall e chiesi un caffè. Stavo seduto ad un tavolino con lo sguardo sul mare, cercavo di pensare ed avevo ancora in me l’eccitazione repressa per i seni di Alida. S i avvicinò la padrona.
“Vuole altro? – disse – Che altro posso fare per lei?”
“Lei è già così gentile.”
“Si, e Lei è un bel ragazzo, forse intelligente, ma così ingenuo…”
“Non capisco.”
“Lei non vede ciò che accade davanti a Lei. I cinesi dicevano che il miglior nascondiglio è sotto l’occhio. Ma a volte occorre un occhio esercitato per vedere.”
“Mi faccia capire….non comprendo.”
“Bene, ragioniamo per ipotesi. Lei vuol bene alla sua ragazza?”
“Si, certo”
“E fino a che punto? Cosa sarebbe disposto a fare per vederla felice? Tutto?”
“Si”
“Proprio tutto? Vediamo se è così. Supponiamo che Lei si accorga che la sua ragazza, è solo una ipotesi, ami Lei ed ami anche un’altra persona.”
“Vuol dire che mi tradirebbe?”
“No. Le ho detto che ami Lei ed ami anche un’altra persona. Che ami due persone e le ami veramente. Non ho parlato di tradimento.”
“Ma come potrebbe amare due uomini allo stesso modo?”
“E se non fosse un uomo? Ci pensi, mi risponda dopo che ci ha pensato. Sarebbe disposto ad accettarlo? Lei ha detto tutto. Anche questo?”
“Non so cosa dirle. ‘ una cosa a cui non avevo mai pensato. Ma è solo una ipotesi. Un rapporto lesbo?”
“Per la donna è quasi naturale. Molte donne lo fanno perchè è piacevole e soddisfa. Si – disse lei – solo una ipotesi. Mi chiami se ha bisogno di me, quando vuole, quando lo vuole.”
Disse le ultime tre parole con uno strano accento di complicità.

Lea stava meglio. Scendendo le scale mi disse all’orecchio: “Stasera devi ridarmi tutto quello che mi sono persa ieri sera, ti voglio.”
Cenammo fuori e rientrammo presto, faceva freddo. Passando per la hallo, mentre le ragazze salivano incrociai la padrona. Mi sorrise, quasi con tenerezza. Era un donnone grosso ed alto, massiccia, un viso quasi maschile, ma avevo simpatia per lei, qualcosa che mi induceva a scambiare confidenze ed amicizia. La salutai e lei mi poggiò la sua grossa mano sulla spalla. “Dorma bene, se ha bisogno di me mi chiami, quando vuole, quando lo vuole.”

Mentre ci spogliavamo sentivamo Alida canticchiare.
“E’ simpatica, disse Lea, una vera amica. A te piace?”
“Si, dissi, anche a me è simpatica.”
“Non fare l’ingenuo, non dicevo in questo senso. Volevo dire come donna.”
“Perchè me lo chiedi?”
“Perchè tu a lei piaci molto. Stasera scherzando mio ha detto se ti prestavo. “
“E tu cosa hai risposto?”
“Ho detto si. Ma non scherzavo. Di lei non sarei gelosa.”
Avevo il cervello in ebollizione, cominciavo a non capirci più nulla. Ci mettemmo a letto, nudi. Cominciammo a baciarci, a toccarci, le stavo succhiando i seni e lei mi masturbava dolcemente.
“Sai che non scherzavo? dimmi, quante volte hai sognato di farlo con due donne?”
“Beh.. sono fantasie.”
“..già…e magari anche vedere le due donne che lo fanno tra loro. Avanti, dimmelo. Ti piacerebbe provarlo una volta tanto.”
“Lea….ma…”
“Vi ho sentiti oggi, ho sbirciato attraverso la porta, ti piaceva proprio. E sai che reazione ho avuto? Avanti indovina”
Non risposi.
“Beh, mi sono masturbata e sono venuta. Mi piaceva guardarvi. Ecco la verità.”
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò con tanta dolcezza. ‘Eri un amore mentre la mordevi, ed anche lei, così cicciottella e così passionale. Mi avete fatta venire e ne ho voglia ogni volta che ci ripenso. Peccato che vi siete fermati. Voglio fartelo fare, ma anche con me. Ci stai? Avanti, dì di si; giochiamo un po’ insieme ad Alida.”
Mentre lo diceva mi eccitava con la mano, mi pressava il suo corpo contro, sentivo i suoi seni sul petto. Ero eccitato e lei sapeva che quando lo ero poteva farmi fare quello che voleva.
“Lo vuoi, vero? Ci stai pensando e ti eccita da morire, E allora voglio farti felice, facciamolo. Aspetta qui, te la porto nel nostro letto.’
Era buio pesto. Sentii Lea che mi carezzava sul viso e mi baciava. Poi mi sussurrò all’orecchio ‘Lei è qui, lasciala giocare con noi.’ E sentii la mano grassoccia di Alidia sul mio cazzo.
‘E’ bello vero?’ disse Lea
‘Un amore’ le rispose Alida
Lea stava col viso vicino al mio, distesa accanto a me, mi baciava, mi carezzava. sentivo le mani di Alida sulle mie cosce, sul mio petto, prendeva in mano i miei tresticoli, mi baciava negli inguini. Poi prese il mio cazzo, lo scappellò e poggiò le sue labbra sul glande.
“Rilassati – disse Lea – abbandonati alle sue carezze. E vidi una mano di Alida poggiata sulla coscia di Lea.
Poi Alida si avvicinò ai nostri volti. Mi baciò in bocca mentre Lea mi carezzava il viso, un bacio lunghissimo. Lea carezzava anche il suo volto.
“Lo vorrei anch’io un bacio così” – disse Lea, e Alida le prese il viso nella mano e la baciò.
“Tu non sei geloso di me? – mi chiese – E’ solo un gioco di donne.”
Ero al limite della libidine; mi misi su Lea e le alzai le cosce. Mentre la chiavavo fortissimo lei mi disse: “Non venire adesso, chiava anche lei.”
Alida vicino a noi baciava me e poi baciava lei. Allungò una mano per sfiorare il mio cazzo che entrava ed usciva. Poi le prese il clitoride e cominciò a masturbarla mentre io la chiavavo. Lea venne con degli spasmi molto forti.
“Che bello – disse – come siete stati bravi, tutti e due. Tocca a te adesso, disse rivolta ad Alida.
Alla fioca luce dell’abat-jour A lida si tolse i pantaloni della tuta.
“Fatemi venire voi . Sono troppo eccitata.”
Si sedette sulla poltrona e poggiò le cosce sui braccioli. Aveva tutta la fica aperta, i peli bagnati di umori, le labbra rosse e sporgenti e si tirava i capezzoli con forza.
Lea mi prese per mano, mi tirava in basso per farmi inginocchiare davanti alla fica di Alida.
“Toccala – disse – avanti, non essere timido.” Ma fu lei a guidare la mia mano.
“Falle sentire tenerezza, avanti, baciala nelle labbra. Falla sentire sicura di piacerti.”
La penetrai con un dito, poi con due, era tutta aperta e bagnata. Lea mi spinse sulla nuca fino a farmela toccare con le labbra. Ed allora cominciai così com mi veniva dalle sensazioni che quella grossa fica mi dava. Le mordicchiai le grandi labbra, poi gliele strinsi tra pollice ed indice, Il clitoride usci fuori, grosso come un dito, lungo un paio di centimetri. Glielo succhiai, poi cominciai a morderlo delicatamente. Lei ansimava, godeva a sentire quelle stimolazioni. Lea continuava ad accarezzarmi sulle spalle, sulla testa. Le succhiai le piccole labbra, lunghe come piccole tendine.LA penetra cercando il suo punto G. Tastavo la sua vagina col polpastrello del dito medio e in punto lei ebbe un sobbalzo. Allora premetti e cominciai astrofinarla lì, mentre col pollice le carezzavo il clitoride.. Alida respirava forte, succhiava aria coi denti, si dibatteva e si tirava i capezzoli fino a far allungare i suoi seni. Lea le andò vicina e la baciò. “Chiava adesso – mi disse – è quasi pronta per venire.
Ma mentre la chiavavo Lea si dispose dietro di me. spingeva insieme a me col petto sulle mi spalle e mi carezzava le natiche. Stavo venendo anch’io e fu allora che lei mi mise il tagli della mano tra le natiche. Alida venne come una forsennata appena prima di me , venni sentendo le contrazioni della sua fica e la carezza dolce di Lea tra le natiche, una strana senzazione, ma bella, mi piacque.
Riposammo insieme sul letto. Lea aera nel mezzo. Mi sussurrò:
“Ti è piaciuto? E’ stato bello vero? A me è piaciuto da morire, mi è piaciuto come mi ha baciata mente tu mi chiavavi. Una doppia sensazione.”
“Vuoi avere un’esperienza con lei?” le chiesi.
“Tu me lo lasci fare? Oh si! Dimmi di si. Voglio provare e sarò eccitata se sarai tu a guardarci. Voglio farlo domani, quando non saremo così stanchi. Era tanto tempo che io e te non facevamo l’amore con tanta passione. Mi sento sazia.”
“Piace anche a te Alida?”
“E’ la mia amica, le voglio bene. Da ragazze ci masturbavamo insieme, ma è stato tanto tempo fa. Vorrei fare di più con lei e con te.”

Scesi per primo nella hall. C’era la padrona al bar. Mi diede un caffè, sempre guardandomi con i suoi occhi taglienti e dolci.
“Ci ho ripensato – le dissi -Lei deve avere delle virtù particolari a capire le persone.”
“Si, disse lei, sono intuitiva. Ebbene cos’ha concluso?”
“Lo accetterei. E’ un idea affascinate.”
“Ci sono molte cose affascinanti nel sesso, tutto nel sesso ha fascino se si è predisposti a viverlo con libertà.”
“Tutto, dice lei?”
“Si. Vede i veri amanti di regalano ogni sensazione, senza vergogna e senza inibizioni. E’ il solo modo per viverlo veramente, ma si deve essere disposti a tutto, tutto. Mi capisce?”
“Per esempio?”
“Ecco, Lei sarebbe disposto a fare l’amore mentre molte persone la guardano? Sa che per alcuni essere guardati mentre si fa sesso &egrave una sensazione bellissima?”
Ci interrompemmo, stavano scendendo le ragazze.

Facemmo una passeggiata sulla spiaggia, faceva freddo ma l’aria era tersa e pulita. Ci fermammo a sedere su una barca, eravamo soli.
“Vi sono piaciuti i miei baci?” Disse Alida scherzando. Poi davanti a me lei e Lea si baciarono.
“Da chi lo vuoi il tuo bacio?” mi chiese Alida.
“Da quella di voi due che è venuta meglio” risposi scherzando.
“Allora un doppio bacio- disse Lea – mi hai chiavata come un dio, ed anche Alida”
“Devo ancora restituirti quei morsi” mi sussurrò Alida “Vedrai che sensazione.”.

Dopo pranzo le ragazze andarono su ed io mi trattenni un minuto a finire il caffè. Mentre stavo per salire le scale vidi la padrona sulla porta dello sgabuzzino. Mi fece un cenno, mi avvicinai.
“Venga dentro, parliamo un momento.”
Entrai e lei mi spinse i suoi seni sul petto.
“Saprei io come farla godere fino a farla impazzire.”
Mi mise le mani sui fianchi e si avvicinò con la bocca.
“Vuole che la baci?” le chiesi.
“Si, lo voglio.”
La baciai nella bocca grande e lei poggiò le sue labbra sporgenti intorno alle mie, come una ventosa,
“Se mi tocchi vedi che sono tutta bagnata. Li vorrei nella fica i tuoi baci.” Mi toccò sul cazzo per sentire se era duro. “Ah, questo si che &egrave un complimento.”

Quando entrai in camera le trovai sul letto: stavano l’l’una acanto all’altra e si masturbavano a vicenda. Le guardai.
“Mentre ti aspettavamo…” disse Alida
“Avete rotto ogni pudore, vero? Ho un ragazza lesbo?”
“Si, rispose Lea, hai un’amante che ti adora perchè le fai vivere tutto ciò che desidera. Saremo felici noi tre. Nessuna di noi si sente lesbica al 100%, desideriamo anche il cazzo, il tuo.”
Alida divaricò le cosce: “Guardami la fica – mi disse. Mi è piaciuto tanto mentre me la guardavi.”
“Vieni tra noi due – disse Lea- sei nostro, mio e di Alida ed anche lei è nostra, tua e mia.”
Mi misi in mezzo a loro, erano allegre, Sentivo il calore del corpo di Alida nel contatto dei nostri corpi, le toccavo i seni su cui aveva ancora i segni dei miei morsi. Lea mi baciava sul viso tenendomi la testa nel suo braccio.
“Tienimelo fermo – disse Alida – gli devo restituire qualcosa….i morsi sulle tette.”
Prese i miei capezzoli tra le dita, prima delicatamente, ma poi cominciò a torcerli, a tirarli forte facendo sollevare la carne del petto. Mi dolevano lma era eccitante, sentivo libidine. Chiusi gli occhi e mi abbandonai a quel gioco.
“Vedi amore – mi disse Lea – se lo fai spesso impara a godere anche sui capezzoli, come le donne, Ma devio farlo forte per stimolare la sensibilità.”
Alida tirava con tutta la sua forza, mi torcevo dal dolore ma Lea mi teneva.
“Faglielo forte – le disse – vedi che gli piace? Fra poco il dolore diventerà libidine.” A lida prese la carne del petto intorno al capezzolo e la strinse con le sue mani forti. Poi poggiò i denti e lentamente li affondava nella carne, sempre più forte, finchè si accorse che il dolore stava superando la mia resistenza. Poi lo fece all’altro. Mi sentivo il petto gonfio ma se lo sfioravo avevo un brivido di piacere che sentivo nel cazzo.
“Vedi come gli piace? disse Alida – il suo cazzo è durissimo. Fammi chiavare adesso.”
Le alzai le gambe e dissi a Lea di tenergliele alzate; volevo chiavarla fino all’utero. E quando la penetrai lei cominciò di nuovo a torcermi i capezzoli. Avevo sensazioni forti, ondate di libidine ogni volta che strappava forte sui capezzoli. Lea si mise dietro di me, mi carezzava le spalle e mi baciava sul collo e mentre si avvicinava il mio orgasmo mi mise il taglio della mano tra le natiche. Lo faceva scorrere tra le natiche, passando sull’ano, S entii il suo dito bagnato sull’ano e la sua pressione, Spinse solo la puna e per le contrazioni dell’orgasmo, strinsi l’ano sul suo dito. Alida non si fermò, continuò ancora un poco sui capezzoli finchè non mi vide rilassato.
“Ti è piaciuto così? – mi chiese Lea – si che ti è piaciuto. Ho sentito il tuo orgasmo nel tuo culetto. Voglio farlo di nuovo appena capita.”

Stavo nel dormiveglia, l’orgasmo mi aveva un pò abbattuto nel fisico, anche se la libidine era più forte di prima. Lea stava accanto a mea cosce larghe e vidi la testa di Alida tra le sue cosce. LA stava leccando mentre lei si torceva i capezzoli.
Mi sollevai pere vedere meglio. Alida era ancora nuda, i seni le pendevano data la posizione e sembrava che leccasse Lea con grande passione.
Lea mi guardò. “E’ bravissima, mi fa morire. Ho voglia di farglielo anch’io. Vuoi guardarci mentre lo facciamo?”
Alida si alzò e Lea si allungò per passarle la lingua sulla fica. Poi si distese ed Alida le venne sul viso con la fica. Vedevo il suo grosso culo, un seno che usciva tra loro due. Mi allungai per guardare Lea. Era perduta con la bocca sulla grande fica di Alida, anche lei leccava con a stessa passione. Le baciai la fronte.
“Vuoi che resti?” – le chiesi
Si distaccò un attimo per rispondermi. “aspetta finchè non vengo, ti voglio vicino.” Ma Alida doveva essere davvero brava perchè dopo qualche minuto la sentii dibattersi nell’orgasmo. E Venne anche Alida, mente le toccavo il culo sentii le sue natiche stringersi ed il bacino sollevarsi ed abbassarsi.
Si baciarono, con le bocche bagnate di fica. Poi Lea mi disse. “Sono felice ad avervi tutti e due, amore mio.”

Le lasciai riposare e scesi nella hall. LA padrona non c’era ma dopo poco la vidi venire col suo grosso corpo massiccio ed i grandi seni. Mi portò il caffè al tavolo.
Posso sedermi?” chiese
“La prego”
“Tu mi hai fatto un grande regalo. Sono felice di piacerti. Sai mi sono masturbata dopo, l’ho fatto per te.”
Le sorrisi. “Come hai fatto ad indovinare…quello che poteva succedere?”
Lei sorrise. “E’ successo?- chiese- le hai viste?”
“Si “- risposi- senza aggiungere altro.
“Non ho indovinato. Sono passata davanti alle vostre stanze e sentivo rumori di baci. Tu non c’eri. Vuoi venire un attimo di là?”
Aspettai che si allontanasse e poi la raggiunsi nello sgabuzzino. Mi baciò o veramente ci baciammo. Quella donna mi attirava e non sapevo perch&egrave. Poi la baciai io di nuovo.
“toccami la fica – disse – sono nuda sotto.”
La toccai, era tutta bagnata, anche sulle cosce. Aveva peli ricci, duri ed ispidi ed un odore fortissimo di femmina. La baciai di nuovo mentre la toccavo. Lei abbassò la scollatura e tirò fuori un di suoi grossissimi seni. Glielo bacia e le succhiai il capezzolo, grosso e lungo, forse a causa del fatto che se li tirava spesso. Lei si sedette di nuovo sulla cassa, si alzò il vestito e divaricò le cosce. Non ce la facevo ancora a penetrarla, mi abbassai di fronte a lei, le leccai le labbra ed il grosso clito, glielo presi in bocca e glielo succhiai.
“Ah – disse lei – un amante come te potrebbe farmi fare tutto. Torna da solo per chiavarmi, ti aspetterò.”
Continuai a leccarla, desideravo farla venire. Lei colava liquido dalla fica, tantissimo.
” Ti stanno spremendo, per questo non mi chiavi, vero? Fammelo vedere anche così.” Mi alzai e lo tirai fuori. Lei lo prese in una mano e lo baciò più volte. ” Saprei come farti felice, completamente. Sono mille volte più donna di loro due e tu lo senti, perciò ti piaccio.”
Forse era vero, ma forse la strana attrazione che avevo per quella donna tozza, forte, un pò androgina aveva un’altra ragione. Mi sentivo come se le appartenessi.

Dopo cena Lea mi diede una pillola verde. “Sei stanco- mi disse – ma questa ti rimetterà in forma. Adesso rimani qui, lasciaci un pò sole, lesbichiamo e ci eccitiamo aspettandoti.”
Andarono. Da lontano vedevo la padrona dietro il banco della hall. La guardai, ci guardammo. Mi alzai ed andai nel corridoio, verso lo sgabuzzino ed entrai. Lei mi raggiunse quasi subito; ci baciammo con passione, quasi con disperazione. Sentivo il cazzo duro e volevo chiavarla. Le indicai la cassa, lei assentì, si sedette, alzò il vestito: era ancora nuda sotto. Divaricò le cosce ed io mi abbassai per penetrarla.
“Mi baciava sulla testa sui capelli mentre la chiavavo con passione. “Vienimi dentro – mi disse – voglio sentirlo dentro il tuo sperma, Mi fai innamorare se mi chiavi così, sento che ti piaccio moltissimo.”
“Si – dissi io – voglio venirti dentro. Hai la fica caldissima. E’ molto bagnata.”
“Quando ti guardo mi scorre. Lei ti ha voluto prima di me. Chiavala forte, forte e spingimelo tutto dentro.Bello, bello.”
Venni e fu bellissimo; le ero grato per come si era fatta chiavare. Avevo il cazzo bagnato, lei me lo sciugò con l’interno del vestito.
“Tornerai?” -mi chiese?
“Si, ti avvertirò per telefono. Troverò una scusa di lavoro. Voglio chiavarti bene, voglio farti venire mentre ti chiavo.” Ci baciammo ancora, con tenerezza. Feci una passeggiata. Volevo dare a Lea e ad Alida il tempo di sfogarsi.
Quando entrai nella stanza Lea era sulla poltrona ed Alida seduta sul tappeto.
“Beh? – dissi – non avete giocato?”
Scoppiarono a ridere. “Avevamo più voglia di cazzo che di fica e tu ci hai fatto aspettare.”
“Quindi no sono u intruso tra voi due?” chiesi.
Lea mi abbracciò. “Scemo, tu sei il nostro amore. S u bacio a me e bacio ad Alida. E poi dopo la doccia….vogliamo ancora giocare. Ti senti ricaricato?”

Alida stava succhiando i piccoli seni di Lea. “Te la sto preparando – mi disse – Prima lei.”
Io e Lea stavamo in piedi, di fronte, a baciarci, a toccarci, la leccarci, mentre Alida accanto a noi ci carezzava i culetti. Sentiti Lea umida di umori, avevo una strana voglia di chiavarla. LA misi sul letto e le feci piegare le cosce sulla pancia.
“Vorresti ancora quel giochino? Te lo faccio fare da Alida, lei ha il dito più grosso del mio. Allora, amore? ti va?”
Mentre chiavavo Lea sentii la mano di Alida sul culo. Io mi muovevo ma lei riuscì ad aprirmi le natiche. “Fermati un attimo” disse e lasciò cadere la sua saliva tra le mie natiche. Poi cl grosso dito la spalmò sull’ano. e spinse un pò il dito. Ripresi a muovermi e lei seguiva il mio movimento senza fare uscire la punta del dito. Ero eccitato, volevo venire, l’incontro con la padrona mi aveva caricato di nuova libidine.
“Fermati amore – disse Lea – lascia che A lida te lo faccia sentire bene.”
Sentii il fresco del gel tra le natiche e poi il dito di Alida, grosso e massiccio. che spingeva. Entrò, lo sentii e lei lo spinse lentamente in fondo. Poi cominciò a muoverlo avanti ed indietro, mi stava chiavando col suo dito, voleva farmi sentire chiavato. Ripresi a chiavar Lea ed Alida continuò seguendo il movimento del mio corpo. Lo teneva fermo quando andavo indietro, in modo che fossi io ad incularmi sul suo dito e poi lo muoveva velocemente avanti ed indietro. Venni e strinsi quel grosso dito con l’ano. Lei non lo tolse. continuò finche non finii di venire, ma neppure allora lo tolse.
“Tienilo un pò – mi disse – e stringiti su di lui. Ti piacerà, vedrai.” Lea si era sfilata da sotto ed io rimasi inginocchiato sul letto mentre Alida mi chiavava col suo dito. E sentii una sensazione dolcissima nei testicoli, che mi fece piegare di più per darle modo di arrivare più in fondo. E mentre Alidia me lo faceva, Lea mi prese i capezzoli tra le dita e me li torceva, fortissimo e lentamente. Fu come se venissi di nuovo, un piacere molto intenso, ma diverso dall’orgasmo.
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“Che dici Lea, glielo facciamo provare?”
“Tu credi che lo accetterà?”
“Godeva da morire a sentirsi inculato. Gode sui capezzoli come una donna, Certo che lo accetterà, ma dobbiamo spingerlo con accortezza.”
“Tu dici che gli piacerà?”
“Si, è quasi pronto per il cazzo. Se lo facciamo venire con lo strap dentro, allora è fatta. La prossima volta desidererà un cazzo vero. Godeva con le dita, è quasi diventato un bisex, solo un altro piccolo passo.”

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Passammo la mattinata in giro a fare compere. Pranzammo alla pensione. La padrona non c’era, sarebbe tornata la sera. Mi ero ripreso abbastanza dalle fatiche ma, dopo pranzo, Lea mi diede di nuovo la pillola verde.
Cos’è” chiesi
“Ricostituente, ti farà durare di più”
Mi trattenni nella hall sperando che lei tornasse. Forse era andata da qualche suo amante, forse questioni di lavoro. Avrei voluto chiavarla di nuovo, e mi piaceva toccare le sue grosse cosce leggermente pelose.

Quado salii su le ragazze stavano a letto, dormivano abbracciate. Mi spogliai e mi misi accanto ad Alida. Infilai una mano nella sua tuta e le toccai i peli, feci passare il dito sulle grandi labbra e negli inguini. Si svegliò lentamente. Mi fece cenno di non fare rumore, aprì le cose. “Voglio solo masturbarti. Mi sei piaciuta troppo prima.” le sussurrai.
“Lei mi rispose pianissimo. “Posso farti godere molto di più, se lo vuoi. Ma devi, offriti, lasciarmi fare. Mi sto innamorando di te, è bellissimo quello che stiamo facendo. Dai, fai entrare le dita.”, poi aggiunse pianissimo nel mio orecchio: “Posso farti molto di più, posso chiavarti come farebbe un uomo. Pensaci,; più ci pensi e più ti verrà voglia di fartelo fare.”
La masturbai lentamente, lei represse le sue espressioni di piacere, chiuse gli occhi per godersi le mie dita che la penetravano e che strusciavano in lungo sulle labbra della fica. Le carezze erano molto dolci e lei si assopì senza smettere di reagire quando le carezzavo il clitoride col dito bagnato di saliva.
Mi addormentai, dormii fino a sera, mi ritemprai.
Mi svegliai in un modo nuovo. Lea distesa di fonte a me che mi baciava con la punta delle labbra e mi tirava i capezzoli ed Alida dietro di me che col suo grosso dito cercava il mio ano.
“Fermo amore. Svegliati lentamente con queste sensazioni. Il tuo culetto lo desidera ancora, vero? Ho visto come hai goduto mentre Alida ti inculava, non ti avevo mai visto così felice. Su , piegati, fatti penetrare.”
Alida dietro di me spingeva il suo dito. Istintivamente spinsi il culo verso di lei per farmi penetrare meglio.
“Così, disse Alida, fai così, accettalo. Adesso te lo farò con due dita, quasi un piccolo cazzo. ” spinse forte, mi fece male ma poi mi sentii allargato. Lea continuava a torcermi i capezzoli, e mi piaceva.
“Ti sta piacendo molto godere nel culetto, amore. Pensa se tu fossi proprio chiavato, voglio dire con un cazzo. Avanti, pensaci. Non ti fa arrapare questo pensiero?” mi toccò il cazzo: era diventato duro.
“Lo vedi? – disse – è quello che stai desiderando nel tuo inconscio, un cazzo che ti penetri. Dimmi che vuoi essere chiavato e noi te lo faremo. Devi solo dirci che lo vuoi.”
Alida continuava la penetrazione, Lea si allontanò, andò nell’altra stanza. Quando tornò indossava l’accappatoio da bagno. Sostituì Alida e mi inculò con le sue dita. A lida mi prese i capezzoli; mi baciava mentre li tirava.
“Su, piccolino, ti daremo tanto piacere, abbassa le spalle e porgile il tuo culetto, facci vedere che lo desideri di più.”
“Mettilo con le gambe alzate; Voglio che mi guardi mentre glielo faccio; e voglio guardare le sue reazioni.”
La voce di Lea era dura, decisa. Alida mi fece mettere sulla sponda del letto, mi mise un cuscino dietro i reni e poi mi fece alzare le gambe fino a piegarle sulla pancia. Lea teneva il suo accappatoio chiuso, si versò del gel sulle dita e le passò tra le mie natiche, intorno all’ano. Poi ne mise un poco sulla punta delle dita e lo spinse dentro. Sentivo il fresco del gel mentre Alida mi teneva piedi e mi confondeva con i suoi baci. Lea continuava ad incularmi con le dita, ma forzava molto sul perimetro dell’ano, mi faceva male con quella pressione data con tutta la forza del braccio.
Poi aprì l’accappatoio, ci rimasi di stucco. Aveva indossato una mutandina di cuoio rosso dalla quale pendeva un cazzo che sembrava vero, molto grosso.
“Faglielo vedere – disse ad Alida – deve essere cosciente e consenziente. Deve sapere che lo sto per sverginare nel culo e deve volerlo.”
Alida mi teneva bloccato, non potevo muovermi. Lea passò ancora il glande tra le natiche, sull’ano. Poi sentii la pressione sull’ano; faceva male, sentivo la resistenza dello sfintere. Lea spinse leggermente: poi diede un forte colpo di reni. Gridai, un dolore terribile, un bruciore, come una ferita. Lei diede un secondo colpo, ancora più violento. Sentii il mio ano che si lacerava, tentai di svincolarmi ma Alida mi teneva con forza.
‘Non così, amore. Resisti, sopporta il dolore che fra poco diventerà piacere. Rilassati, stai morbido. Aiutala a fartelo.’
E Lea diede un terzo terribile colpo. ‘E’ entrato ‘ disse ‘ è entrato tutto il glande. E’ quasi fatto.’
Si fermò per dare al mio culo il tempo di cedere, di arrendersi, ma il dolore ed il bruciore erano ancora forti. Quel cazzo era grosso e sentivo tutta la sua pressione sullo sfintere. Lea lo spinse ancora un poco, lentamente. Poi allungò la mano e mise il dito sotto il mio ombelico, pressando.
‘Devo fartelo sentire nelle viscere, fin qui. Tutto, lo devi prendere tutto.’
Pressava lentamente facendolo entrare piano ed io lo sentivo entrare nel mio corpo, dilatarlo. Poi lo tirò indietro fino a farlo uscire. Lo poggiò di nuovo e spinse. Ebi ancora dolore, bruciava come una ferita, ma entro più facilmente.
Lei lo tirava fuori, allargava di nuovo il mio ano e poi lo spingeva un po’ più dentro. Lo sentivo anche nella pancia.
‘Te lo sto mettendo tutto. Quando sarò in fondo allora ti chiaverò’.
Ildolore lentamente si calmava e cominciavo a sentire sensazioni sconosciute, desideri nuovi. Il desiderio di essere chiavato da lei, da quel cazzo di gomma che mi stava aprendo il culo e d entrava nelle viscere . Continuò ad uscire ed a forzare l’ano per entrare, spingendosi fino a farmi sentire il contatto con la sua mutandine di cuoio. Il mio cazzo cominciava a reagire, il dolore mi eccitava, diventava libidine. Ed il desiderio di strizzarmi i capezzoli.
“Puoi lasciarlo, A lida, comincia anche lui a spingersi contro il cazzo. Mettigli le mollettine.”
Alida prese due oggettini, sembravano due piccoli fermacarte; le fece aprire con le dita e le fece richiudere sui miei capezzoli. Facevano male ma eccitavano. Lea ne prese una e diede uno strattone, Sobbalzai.
“Così – disse – devi sentirti posseduto, nelle nostre mani.”
Poi cominciò a chiavarmi con alcuni colpi lenti ma aumentava di intensità, fino a sbattermi e farmi tremare nella pancia.
“Masturbalo – disse ad A lida – fallo venire mentre lo sto chiavando. D
eve associare l’orgasmo al cazzo, sentirli come una cosa sola.”
Ero eccitatissimo e venni, ma in un modo nuovo. Ero pieno di brividi di piacere, sentivo l’orgasmo risalire nel mio corpo, sempre più intensamente, finchèlo sperma non sgorgò dal mio cazzo. Non vi furono schizzi, solo uno sgorgare lentamente mentre Lea mi sbatteva più forte.
Continuò anche dopo che ero venuto.
“Ancora – disse – è il cazzo l’ultima sensazione che devi sentire.”
Tolse il cazzo di gomma e mi venne vicina. Mi baciò appassionatamente. “Noi due siamo le tue troie ed anche tu adesso sei la nostra troia. Dimmi che ti ho fatto felice. Te lo farà anche Alida, dovrai abituarti ad essere inculato da noi.”
Non riuscii a dormire. Mi alzai prestissimo e scesi nella hall per fare colazione. C’era solo la padrona e venne lei al tavolo a portarmela. C’era due tazze sul vassoio.
“Posso farti compagnia?” mi chiese
“Ti prego.”
Lei si sedette, versò il caffè e mi guardò con quella strana aria di complicità.
“Avete fatto un pò di chiasso stanotte” disse.
“Ci ha sentiti?” chiesi imbarazzato.
“Su, non imbarazzarti. Ero nella stanza accanto”
“E ci ha sentiti?”
“Si, ho sentito….e capito tutto. Posso chiedertelo? Ti è piaciuto?”
“Cosa?”
“Quello che le ragazze ti hanno fatto. Via, sono una donna intelligente. Ti è piaciuto, vero? Lo so, agli uomini piace farselo fare. Anche mio marito me lo chiese, ma allora non ero così disinvolta.”
Non risposi: Era una donna intelligente. Nonostante l’aspetto massiccio non era volgare.
“Che devo dirti. E’ stata la prima volta”
“Se ti è piaciuto, ci saranno altre volte, di sicuro, magari più…naturali”
“Sarebbe a dire?”
Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò “Un vero cazzo è mille volte più eccitante. Vuoi provarlo?”
Non risposi, ma lei capì di avere eccitato la mia curiosità. Mi sorrise e strizzò l’occhio.
Quando mi alzai la incrociai nel corridoio.
“Ci hai pensato? Sei disposto almeno a vedere di che si tratta? Vieni con me.”
Mi prese per mano e mi portò in un magazzino.
Li c’era un uomo giovane che sistemava della casse. Era un marocchino forse, ma lei lo chiamò Mario.
Mi sussurrò ancora all’orecchio: “Ha un cazzo bellissimo, credimi. Vuoi vederlo? No, non ti imbarazzare, faccio tutto io. Solo per curiosità.”
Chiamò Mario. “Avanti, disse, faglielo vedere.” Mario si abbassò i pantaloni e le mutande. Aveva riccioli invece dei peli. Il cazzo era davvero grosso. Gli arrivava a metà gamba. Il glande era scoperto forse perchè era circonciso, ma sembrava una piccola mela.
“Avanti – disse lei . – toccalo” Prese la mia mano, la girò col palmo in alto e prese il cazzo di Mario e ce lo mise sopra. “Su, stringi. Vedi che nervature e che vene gonfie. Muovi un pò quella mano, faglielo duro così lo vedrai meglio.” Lo feci, sentivo il desiderio di farlo. Il cazzo divenne duro e molto più grande.
“Non ce la farei a……
“Si, invece. Non preoccuparti, ce la farai a prenderlo tutto, ti aiuterò io. A lui piace farlo anche agli uomini. Avanti, prendilo in bocca, solo per sentirlo.”
Mi spinse sulla spalla per farmi abbassare, mi prese i capelli della nuca e mi spinse verso quel cazzo. Mi accarezzava mentre cercavo di muovere la testa istintivamente. Poi mi tirò via.
Uscimmo. avevo nella mano il sapore del cazzo di Mario e leccai il palmo. Aveva ragione la padrona, attira di più un cazzo vero ed odiai di essere stato sverginato da un pene di gomma.
“Vuoi sapere cosa voglio in cambio? Ti inculerà solo quando mi starai chiavando, E poi devi fargli chiavare la ragazza magra. Se glielo prometti lo farà con entusiasmo. Se la cicciottella vuole essere chiavata da lui potrà chiederglielo. Ma tu devi chiavare solo me.”
“Non posso proporre questo a loro due”
“Non è necessario. Glielo proposto io.”
“Che ti hanno risposto”
“Erano eccitatissime di fronte al cazzo di Mario. Oggi pomeriggio alle due vieni da me. Avrei voluto essere io a fartelo fare per la prima volta. Ma almeno con me farai il tuo primo pompino ad un uomo.”
Cominciavo a provare per lei molto più di una simpatia; la desideravo, desideravo tutto quello che lei poteva darmi, compresa la sua complicità, la sua disponibilità a farmi dare piacere da un uomo. Mi accorsi di quanto mi eccitasse il contatto con la sua pelle, sentivo attrazione a guardarla, sentivo tenerezza. Lei lo sapeva, lo aveva capito e voleva portarmi nel suo mondo e tra le sue cosce. La presi, la baciai quasi con disperazione e lei si accorse di ciò che provavo.
“Si, amore mio – mi disse – così, come un amante impaziente. Sarò io a guidarti dove vuoi arrivare. Ti insegnerò a godere nel culo…..” e mentre me lo diceva infilò la mano nei pantaloni e cercava il mio ano col suo grosso dito……

Lei mi aveva inculato con le sue grosse dita unte, forte, con violenza. Le aveva rigirate per ammorbidire lo sfintere.
– Devi stare fermo e resistere, amore. Non è facile fartelo entrare nel culo, è un cazzo molto grosso. Forza Mario, lo tengo io, è tuo. Rompiglielo come si deve. Tutto, lo deve prendere tutto, fino nella pancia.
– Mi farà male.
– Si, amore, si. Devi soffrire un poco. Ma tu lo vuoi, vero? Dai, aiutalo, mettiti a pecora ed apriti il culetto con le mani. Mario, spingi forte, senza pietà.
Lei sorrise quando sentì l’urlo di dolore ed i lamenti che rispondevano ai colpi brutali del marocchino.
– Bene, è quasi fatta. Quando ti passerà il dolore vorrai prenderlo ancora e me lo chiederai mentre mi chiavi.

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