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Racconti Erotici

De rerum natura.

By 14 Aprile 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Vibro nella metanoia del suo silenzio scritturale. Sotto una calcarea luce la aspetto con lavica e furiosa disillusione. Sono certo di non essere in possedimento di parole nuove, di parole che sappiano appagare la ricerca di lussuria cerebrale che tronfia riecheggia nei gorghi lubrici.

Sono conscio che le mie sterili mani legate, morse da un frenulo moralistico , non riescano a far altro che esecrare un lucido amen.

Sono conscio che il mio orgoglio di cuore spartano possa, invece, irretirla fino allo strenuo delle forze
rideste dalla sua alterita’ essenza divina e divinatoria.

Forse nella mia immodesta condizione di precario, il mio egotico animo si sente rapito da una così eccentrica e sublime condizione di sudditanza.

Eppure sono serio nel dire che vorrei attirare la sua attenzione con frasi di erotica circostanza, evocatrici di solfuree situazioni, al limite del vietato…

Nonostante che le mie neglettose mani schiave di ogni peccato represso, non riescano a trasmutare se non un livido desiderio di accarezzare le sue setose chiome, le sue eretiche forme, le sue fugaci espressioni di piacere.

Così in un ultimo deliquio vorrei scrivere sulla sua schiena, con un pennello intinto nell’olio essenziale e nel siero del peccato uno scritto a me caro: kalos kai kakos: bella e cattiva.

Si, forse solo questo gesto potrebbe dare piena gloria alla sua bellezza invasiva alla ricerca di una dominazione…tra perdute schiere e schiene piegate da troppa idealistica ignavia…

Sussurra queste parole… hai mai sentito urlare dentro di te un flebile alito di fiato?
Hai mai marchiato nel tuo cuore un gemito d’affanno? Hai mai avvertito quel singulto che tratteneva un urlo che ti scoppiava dentro?
Questo &egrave: Uomo!
Siamo la meraviglia della natura la vetta più alta del ciclo animale proprio quando rasentiamo il fondo della ns inesplorata psiche.
L’anima diventa un sussurro impercettibile a chiunque, nero stendardo a sventolare nel freddo vuoto, fino a trovare inspiegabilmente un’onda di modulazione fonica a cui invece assorda l’udito, ne esplode il grido, quel rantolo animale tra l’esalazione dell’ultimo suo respiro ed il roco lamento orgasmico.

kalos kai agathos
kakos kai aiskros

ho fatto una crasi sublimando due termine che riassumono al meglio la tua natura felina o ferina: un’anima alta che vedo aggirarsi inquieta tra ombre in questa valle di homines scadenti. Ho letto ciò che i tuoi corteggiatori virtuali o reali hanno reso alla cronaca: non mi piace.

Non mi piace pensare che una donna come te, colta-intellettualmente lontanissima dalla pastura umana-eccelsa per idee e forme, possa mai accontentarsi di un putpurrì di bassa lega intriso di pornocrazia.

Non e’ giusto lordare un’opera d’arte con del fango e della melma…Non mi garba l’idea forza che tu possa esser appagata solo con la mestizia di certe frasi d’accatto effetto bordello.

Tu, sei dominatrice per la forza evocativa, per la maestosa padronanza culturale e cultuale, per la imperitura capacità di disquisire di qualsiasi tematica neo.classica con assoluta maestria.

La compenetrazione carne, sessi, intelletti, cuore avverebbe magicamente. Una sorta di sinergia tra strali idealistici e materiali che si comporrebbe senza il ricorsa ad alcuna lasciva deriva scritturale.

Che pensa pensare chi voglia attrarre la tua attenzione con il ricorso lubrico a termini vulgari, parolacciari, plebei: tu eccelsa patrizia meriti il cuore del cielo.

La mia ambizione di essere vinto da una tenzione eroica mi induce a desiderare una donna come te, non per uno scatto d’ora, una parentesi viruale, una proscinesi di sensualita’, ma bensì di viverla in toto.
Con afflato, voluttà, passione e distinzione.

Sobillatore di analisi, lei scardina il mio distratto silenzio con queste parole.
Parole appunto, il potere della parola, micidiale arma del pensiero: ne esplica una funzione o ne detiene un vincolo nella sua limitata estemporaneità?
Come &egrave possibile intrappolare il pensiero in un interpretazione sillabica mentre una consequenzialità sarà già tradita dall’emozione seguente?
Direi impossibile per chi ha mente accesa ed attiva nel fagocitare le sfumature cromatiche che a tratti illuminano a tratti offuscano angoli del nostro lobo frontale.
Discutere in codesta sede di dogmi accademici non mi pare il caso per due sofisti quali noi siamo e limitiamoci al nostro basso istinto con spregiudicata sfrontatezza fin laddove il pensiero si fa sanguineo e sussultorio come il suo sudore e sperma ed il mio pasticcio che resta filamentoso sulle dita.
Lasciamo libero il pensiero che ad ali dischiuse sorvola meandri incompiuti del nostro esistere e si poggia unicamente su stabili verità’.E così divaga splendido un testo che odora di un personale asettico nel suo coevo vagare.

…hai mai comparato una mente deposta in un corpo di Donna e quelle inevitabili conseguenze che ne porta tale congiunzione?
Ecco questo &egrave il limite dell’ Uomo ( ed il suo raffinato valore): onde stabili, opalescenti riflessi a lineare battitura.
Il meraviglioso moto perpetuo maschile quel sicuro sbattere in flussi costanti e stabili, lo sbattimento orgasmico proclama la virilità di un pensiero.

Ma qui ( come ti ho scritto) interagisce con un principio femminile, quindi un musicare polifonico, un continuo vacillare tra i toni striduli di una cinguettante vocina e solo un attimo dopo con l’incanto di un nenia ipnotica.
Arzigogolati lubrici viaggi pindarici, una perpetua altalena, un affanno sacrale con scatti, soste, accelerate e brusche frenate…raziocinio e impulso in balia di un umore uterino. Tutto questo &egrave Femmina!

Tratti’qualcuno ne fa mestiere, altri ne fanno improprio uso gettandole come spazzatura a perdere, ed altri ancora ne avverto quell’impercettibile tocco a stimolare richiami istintivi assopiti.

Che Io sia maledetta per questa immonda natura che si infiamma di vergature dall’inchiostro nero come la pece e una voce muta ma espressivamente rauca nell’imprime virtuosismi virulenti!
Questo sia! Imperiale peccatrice dilatata da parole penetranti!
Questo &egrave! Potere dottrinale esercitato ad arte.

Parole, parole come indumenti a cadere, nel suo lento spogliare, ad ogni contatto se ne avverte la conoscenza e una predisposizione all’altro sempre più ravvicinata. Neri indumenti scivolano piano oltre il mio privato, parole lasciate a terra, scomposte e ormai lontane dal mio corpo denudano la mia figura.
Esibizione.
Nell’intreccio linguistico si magnifica l’approccio e conseguente invasione ove l’altro ne trova piacere. Un onanismo filologico nella comunione di concetti spinge la sintonia a farsi azzardata con quella carezza intima. Dettare un ritmo e poi portarlo fino al massimo spasimo questo &egrave sapere fare sesso!

Piacere di terminologie spinte, volgari, impudiche, perché il sesso &egrave impudicizia che macchia l’adamantina bellezza dei sensi, ma la carne non si nutre di sola essenza la carne grida altra carne.

Parole che infiammano, irritano, stimolano, ne percepisci il tocco delicato di una sensuale carezza o la severità di un’ autorevole mano. Parole che ti appartengono, da sempre. Parole trattenute o sfacciatamente fomentatrici di ira e stizza. Maldestro lettore colui che dell’offesa non ne comprende motivazione. Parole che celano, che lasciano intravedere.
Parole per blandirti, per amarti, per sedurti, per goderti. Parole che nel loro lento planare ti hanno già fottuto. Parole che t’inculano.

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