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Racconti Erotici

Elena86, la verità dietro la fantasia

By 2 Aprile 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Fin da quando ero ragazzina non mi sono mai trovata molto a mio agio con il mio corpo. Il seno mi si era sviluppato abbastanza presto, così mi capitava spesso di trovarmi a disagio a scuola o con amici, quando d’estate indossavo delle tshirt che per forza di cose mettevano in risalto il mio seno. Ad un certo punto inoltre rinunciai a cercare magliette carine che fossero abbastanza lunghe da coprire il mio culo, era veramente difficile trovarne. Mi sentivo osservata, sentivo gli occhi degli altri ragazzi sul mio corpo. Questo mi faceva sentire a disagio. Quando nell’intervallo camminavo con le mie amiche nei corridoi della scuola, o nel piazzale, non potevo fare a meno di pensare che i vari ragazzi che incrociavamo si girassero a guardarmi il culo. Mi pareva quasi che ogni ragazzo che parlava con me lo facesse per provarci. Insomma, essere al centro dell’attenzione mi provocava sensazioni forti, disagio, imbarazzo. Quando ero al mare o in piscina, con la mia famiglia o con amici, la cosa era ancora più evidente. A pallavolo poi per gli allenamenti e le partite indossavamo dei calzoncini molto corti e aderenti, con magliette ugualmente aderenti. Quando c’erano le partite in casa il palazzetto era pieno di famiglie e ragazzi, fratelli, amici, compagni di scuola. Quello era l’apice dell’imbarazzo.

 

Piano piano però crebbe in me la consapevolezza che questa sensazione di disagio ed imbarazzo era una parte di me. Provavo nostalgia e la cercavo quando mi abbandonava, mi piaceva. Mi resi conto che mi piaceva indossare vistiti attillati, essere al centro dell’attenzione, farmi guardare, avere dei ragazzi che mi correvano dietro. La mia fantasia correva e le mie dita scendevano a inseguire queste fantasie. Le fantasie però vanno alimentate, con l’esperienza. Una frase che mi piace molto anche se non ricordo mai chi la disse recita più o meno così: “le decisioni giuste vengono dall’esperienza, l’esperienza viene dalle decisioni sbagliate”, l’importante insomma è prendere delle decisioni. Io di decisioni sbagliate ne ho prese in vita mia, ma non le rimpiango. Ad un certo punto della mia vita presi la decisione di iniziare ad assecondare queste fantasie.

I primi passi furono tutti ristretti nell’ambito casalingo. Iniziai a dormire senza pigiama, solo con un paio di mutandine e una canottiera. Iniziai a girare per casa vestita così, soprattutto nelle stagioni calde. Ormai avevo 18 anni, il mio fisico era abbastanza maturo, non passavo inosservata. A volte scoprivo i miei fratelli a guardarmi, loro reagivano rimproverandomi, infatti d’estate le finestre di casa nostra erano sempre aperte. Ricordo la prima volta che feci davvero qualcosa che ritenevo proibito. Avevo dormito nuda, ma in fondo in camera ero sola. La sensazione di essere nuda sotto le coperte mi sembrava nuova, forte. Le mie mani correvano dietro le mie fantasie. La mattina dopo era domenica, sveglia tardi e tutta la famiglia a casa. Mi alzai dal letto e mi avvicinai alla porta, ero sempre nuda. Stetti una mezzoretta con la mano sulla maniglia, indecisa sul da farsi, con il cuore in gola. Alla fine trassi un respirone, aprii la porta e mi diressi in sala.

C’era la mia famiglia che faceva colazione, quasi tutta almeno. Mio padre puntualmente mi rimproverò, io mi scusai dicendo che per me era normale. Non era vero, non era normale affatto. Ero imbarazzata e il mio corpo lo mostrava chiaramente. In quel momento entrarono in casa mio fratello minore e due suoi amici. L’imbarazzo fu talmente forte che per un po’ di tempo non mi azzardai più a fare una cosa del genere. Qualche mese dopo ero sola in casa, tutto il giorno. La sera prima dormii nuda, la mattina seguente non mi vestii, giravo nuda per casa. L’assenza dei vestiti si faceva sentire, sembrava che mancasse qualcosa. Anche le azioni più semplici, come scaldare il latte, non erano affatto semplici. Mi sentivo minacciata dal pericolo che qualcuno mi vedesse. Circa a metà mattinata suonarono alla porta.

Il mio cuore era già partito, la mia mente era già ferma. Non sapevo cosa fare. Alla fine con un enorme sforzo di volontà andai ad aprire la porta con nulla addosso. Mi affacciai appena con la testa, era un giovane rappresentante di una marca di aspirapolveri che voleva fare una dimostrazione. Io cercai di rimandare, ma era veramente insistente. Alla fine decisi di accettare la proposta, ero intenzionata però a farlo aspettare fuori, vestirmi e riaprire la porta. Le cose andarono diversamente. Non feci in tempo ad accennare un si che il venditore era già dentro casa, ed io ero nuda. Lui se ne accorse solo quando arrivai in sala, dove lui preparava l’attrezzatura, rossa come un peperone e con le mani che cercavano di coprire le mie parti intime. Mi scusai, lo sorpassai e corsi in camera a mettermi qualcosa addosso. Appena chiusi la porta di camera dietro di me non potevo non pensare al fatto che quello sconosciuto mi avesse vista nuda, sicuramente aveva visto il mio culo. Ero eccitata. Mi vestii, indossai un paio di calzoncini e una maglietta e tornai in sala per la prova dell’aspirapolvere. La maglietta era bianca ed i miei capezzoli spuntavano dal tessuto, ritti come non mi era mai capitato di averli.

Anche il ragazzo, sulla venticinquina, era a disagio. Alla fine della dimostrazione mi lasciò il suo biglietto e se ne andò. Era il primo ragazzo che mi vide nuda. Appena se ne fu andato fui indecisa se richiamarlo dentro, come il personaggio dei miei racconti ha fatto in un’occasione. Quel giorno però rimasi a fissare la porta. Forse fu la decisione giusta non lo so, quello che so è che la mia mente lavorò molto di fantasia su quell’incontro. Mi dissi che, prima o poi, nella vita bisogna provare di tutto.

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Era passato poco tempo da quando avevo iniziato a fare i conti con la mia indole esibizionista. Da quando cioè mi ero fatta vedere nuda dal rappresentante di aspirapolveri.  Da quel momento avevo iniziato a fare alcune cose, come per esempio indossare combinazioni particolari di vestiti. Mi poteva capitare di andare a scuola con pantcollant a calzone, aderentissimi, con le mutandine che trasparivano e una magliettina bianca all’ombelico quando avevo educazione fisica. Oppure indossavo vestiti a tubo aderenti, gonne senza nulla sotto. Tutte cose che mi sembravano eccitanti, proibite, che calamitavano gli occhi su di me, ma che potevano passare come cose piuttosto normali se viste dall’esterno. Mi eccitava fare queste cose. Sapere che una folata di vento, un movimento affrettato od un imprevisto qualunque potevano fregarmi, potevano svelare il trucco, sputtanarmi, mi dava forti sensazioni. Mi tenevo sempre sull’attenti, sempre a combattere con la parte di me che voleva aggiustarsi il vestito o assumere una posizione diversa, sempre a sentirmi minacciata dagli sguardi indiscreti o avere il sospetto che si parlasse di me.

Beh il contesto più o meno era questo, ancora ero una bambinella inviolata, una bambinella a cui piaceva cacciarsi nei guai. Quell’estate andai in vacanza con alcuni miei amici e amiche al mare, quattro giorni solo per noi, tra mare e discoteche. Eravamo in 6, quattro ragazzi e due ragazze ma le stanze erano da tre, quindi ci distribuimmo 2 ragazzi e una ragazza per stanza. I primi due giorni passarono abbastanza tranquilli, la convivenza notturna con  i due ragazzi era pacifica, la spiaggia tranquilla, le serate in discoteca normali. Al secondo giorno però mi venne un’idea. Mi venne la notte mentre mi giravo sudata nel letto e non riuscivo a dormire grazie ai due miei amici che russavano. L’idea era quella di stare in topless in spiaggia. Il giorno dopo ero combattutissima, non ci avevo dormito per tutta la notte.

Alla fine agii senza pensarci, misi un paio di calzoncini con il sotto del bikini, una maglietta, le infradito, la borsa e via. Niente sopra del costume. Il suono della porta che si chiudeva dietro di noi prima e della chiave restituita in portineria poi sancirono il punto di non ritorno. Per tutto il percorso fino alla spiaggia pensai ad una scusa da inventare o a fermarmi a comprare un altro costume. Alla fine fui però capace solo a pensarle queste cose. Arrivati in spiaggia avevo il cuore che mi batteva all’impazzata ed i capezzoli che si irrigidivano sotto la maglietta. I miei amici erano già in costume. Io tolsi i pantaloncini, poi rimasi un po’ bloccata. Alla fine però tolsi la maglietta e rimasi tette al vento davanti ai miei amici in una spiaggia piuttosto affollata. I miei capezzoli erano ormai oscenamente a punta. Mi vergognavo tantissimo.

I miei amici rimasero increduli, io dissi che avevo perso l’altro pezzo. Per tutto il giorno rimasi in spiaggia con le tette al vento. Sentivo gli sguardi su di me, molti sguardi, tanti sguardi. Anche cellulari, commenti di sconosciuti, gli occhi dei miei amici fissi su di me. Le mie tette che ballavano mentre giocavamo a beach volley con il campetto circondato di gente, le mie tette coperte dagli sguardi delle persone che incrociavamo durante la passeggiata lungo il bagnasciuga, il mio corpo coperto solo da un lembo di stoffa. Gli umori della mia vagina si mescolavano all’acqua nel bagnare il mio costume. Ero eccitata, come mai mi era successo prima. Ero anche agitata, tesa, nervosa. In qualche occasione i miei amici si lasciavano scappare qualche toccatina casuale, sia al culo che al seno.

Mi stesi sul telo, mi spalmai di crema abbronzante, anche il seno, davanti a tutte quelle persone. Ero in crisi, ma cercavo di mantenere la calma, di sembrare naturale, adulta. Poi arrivò il momento di andarsene, qualcuno propose un ultimo bagno prima di rientrare in albergo. Ci tuffammo tutti insieme, giocammo e ci buttammo in acqua. Nella confusione sentii una mano che mi toccò il culo, un’altra le tette, erano i miei amici ma non capivo chi, poi li rincorsi, ma forse fu peggio perché le mie tette ballavano vistosamente. Quindi caddi in acqua, sentii delle mani che frugavano su di me e che mi sfilavano il costume. Quando mi rialzai ero nuda, il costume andato. Il mio amico lo gettò lontano, non lo vedevo più. Ero arrabbiata e iniziai ad urlare. Quando finii la sfuriata mi resi conto che l’acqua mi arrivava alle cosce, tutti mi guardavano, ed ero nuda. Corsi al telo, mi misi in fretta e furia calzoncini e maglietta, bianchi, io tutta fradicia, i capezzoli si vedevano più che bene.

In albergo ero ancora arrabbiata, imbarazzatissima. Il mio amico mi chiese scusa ed io sbollii. Gli dissi di lasciar perdere, che non era successo nulla. Ma non era vero, era successo tutto. Quella sera nel letto ripensavo e ripensavo al momento in cui smetto di urlare al mio amico in acqua, mi calmo, metto le mani nei fianchi e abbasso la testa. Vedo le mie tette, non vedo nessun costume, davanti a me e dietro di me almeno una quindicina tra ragazzi e ragazze. Silenzio surreale. Poi la corsa, le tette che mi si sbattacchiano, la gente che mi guarda.

Le sensazioni di imbarazzo, vergogna ed esposizione che provai in quell’ occasione ancora mi ispirano, sono ancora vive nella mia mente. Quella sera dormii male… pensavo al giorno dopo, adesso veramente non avevo un costume.

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Questa volta vi parlerò  di quando andai a scuola indossando dei fuseaux bianchi, con un perizoma nero, una magliettina aderente anch’essa bianca sopra e senza reggiseno. Un look che ho recentemente rispolverato, ma questa è un’altra storia. Me lo ricordo bene anche perché successero delle cose durante quella mattina, degli imprevisti.

Inutile dire che il perizoma si vedeva chiaramente sotto i calzoni aderentissimi bianchi e che questi disegnavano alla perfezione le forme del mio fondoschiena e delle mie gambe. Anche la maglietta faceva il suo lavoro, avvolgendo il mio seno, risaltandolo. Mi sentivo osservata nell’autobus, mi sentivo osservata nella strada che mi conduceva a scuola in mezzo ad una fiumana di studenti. Mi sentivo osservata camminando lungo i corridoi della scuola durante la ricreazione. Sentivo gli occhi su di me, immaginavo che quella moltitudine di occhi si fissasse sul mio fondoschiena sculettante mentre davo loro la schiena, vedevo chiaramente invece che quella stessa moltitudine di sguardi si fissava sulle mie tette ballerine quando passavo davanti a loro. Il tutto mi eccitava, mi eccitava e si vedeva, i miei capezzoli come d’abitudine mi si animavano piuttosto velocemente. Dovete quindi immaginare questa magliettina bianca quasi bucata dai capezzoli e che diventava quasi rosa intorno ad essi. Io ero all’ultimo anno ormai, essere osservata da quelli che per me erano dei ragazzini anche di quatto anni più piccoli rendeva il tutto più eccitante. Mi sentivo esposta, e lo ero. Immaginavo i loro pensieri, i loro dialoghi su di me. Però dovevo stare attenta a non eccitarmi troppo, quei calzoni infatti trasparivano veramente molto!

Il professore di matematica mi chiamò alla lavagna, io mi alzai e davanti a tutta la classe andai alla lavagna. Il mio sedere era davanti a tutta la mia classe, con tutte le trasparenze di quei calzoni, con il tanga nero, con la maglietta a pelle, anche sul seno. Non riuscivo a ragionare su quel problema di matematica, ed ero piuttosto brava in quella materia. Sentivo anche gli occhi del professore su di me. A lezione conclusa dovetti approfittare di un ritardo nell’arrivo della professoressa di latino per correre al bagno. In quella scuola ad ogni piano c’era un bagno, quindi erano tutti molto piccoli. Le porte di quello vicino alla mia classe non si chiudevano a chiave, inoltre non c’erano più i cartelli che avvertivano quale era delle femmine e quale dei maschi, anche se si poteva intuire dal disordine che solitamente regnava in quello dei maschi. Comunque poteva capitare che qualche primino si sbagliasse, era già successo e la notizia di una ragazza sorpresa a fare pipì da un ragazzo al bagno, non poteva non correre velocemente tra i corridoi e le aule della scuola.

Io mi fiondai subito al bagno, sentivo la mia vagina bagnata, il tanga era minimo, non potevo permettere che i calzoni si sporcassero, sarebbe stato troppo anche per me. Mi sedetti sulla tavoletta, con la porta chiusa a mano, mi pulii. Ma non resistetti ed iniziai a toccarmi. Abbassai un po’ i pantaloni, schiena alla porta così se entrava qualcuno lo potevo respingere bene, e mi toccai. Avevo in una mano un pezzo di carta igienica, che miracolosamente ancora c’era a quell’ora, e me lo tenevo davanti alla vagina, per evitare di sporcarmi. Inoltre mi sforzavo di rimanere in silenzio. Ma capitò un imprevisto.

Sentii la porta del bagno aprirsi, di botto. Mi spinse verso il cesso e persi l’equilibrio. Dovetti appoggiarmi con le mani al muro sopra al cesso. Praticamente ero a gambe larghe davanti alla tavoletta, con pantaloni e mutandine abbassate e piegata in avanti. Voltai la testa e vidi un ragazzo. Era immobile e mi fissava, a bocca aperta e con occhi stralunati. Da quella posizione credo potesse vedere molto di me, il mio culo, la mia vagina, forse il mio buchetto. Mi abbassai per tirarmi su i calzoni, esponendomi così forse anche di più al suo sguardo. Mi girai, aveva il cellulare in mano, venni. Iniziai a gemere, avevo dei micro movimenti spasmodici che non riuscivo a controllare, sentivo le mie mutandine che si allagavano. Tutto davanti a quel ragazzo e al suo cellulare. Quindi si avvicinò a me, mi chiese che ci facevo nel bagno dei maschi, ma era stato lui a sbagliare, ne ero sicura, magari aveva fatto pure apposta. Quindi mi toccò il culo, io mi ritirai ed uscii dal bagno senza riuscire a dire nulla. Solo allora mi accorsi che mi ero bagnata, i calzoni erano bagnati, i miei umori avevano sporcato i miei calzoni, e certamente non potevo entrare in classe in quel modo.

Rientrai nel bagno, in uno dei cessi liberi e cercai di pulirmi con la carta igienica. Ma ancora qualcosa si vedeva. Rientrai in classe con entrambe le mani davanti alla mia zona pubica, confidando che in un ora tutto si fosse asciugato. Beh… un altro imprevisto scosse quella giornata, anche la professoressa di latino mi chiamò alla lavagna!

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Oggi vi racconterò un episodio che fu molto importante per me, per la mia vita sessuale e sentimentale. E’ il continuo dell’episodio narrato nel capitolo precedente. Quello in cui mi feci sorprendere al bagno a masturbarmi da un ragazzo. Quando rientrai in classe ero in pieno fermento ormonale e psicologico. Ero veramente imbarazzata, ma anche molto eccitata. Ripensavo a quello che era successo, tutta la mattina con i fuseaux bianchi, aderenti e piuttosto trasparenti, con il perizoma nero. Tutto il tempo con molti occhi fissi su di me, il mio nome sulla labbra di molti. Poi il proff. che mi chiama alla lavagna, il mio culo esposto alla classe, il mio cervello che va in panne, i capezzoli che si inturgidiscono e che quasi bucano la magliettina bianca, tutto sotto gli occhi della classe intera. Poi al bagno, l’eccitazione che sale, il bisogno di masturbarmi. Lo feci, mi toccai, le mie fantasie interrotte bruscamente, le mie grazie esposte ad un ragazzo sconosciuto, l’orgasmo travolgente, la corsa in classe.

 

La mia mente era sconvolta, i miei calzoni nonostante i miei tentativi erano visibilmente umidi. Il mio cuore batteva all’impazzata.

 

D’improvviso sento il mio nome. E’ la professoressa di latino che lo ripete forse per la terza volta, dalla voce sembra innervosita. Mi dice di venire alla lavagna. Io vado nel panico, nel mettermi a sedere ero riuscita in qualche modo ad evitare il peggio, i ragazzi erano distratti, in piedi o fuori, ad aspettare la proff. Ma quella era una situazione completamente diversa. Io balbettai qualcosa, provai ad inventare una scusa, ma la professoressa non ne volle sapere, mi voleva interrogare. Quindi mi dovetti alzare. Andai alla lavagna, con le mani davanti alla mia zona pubica. Ero nel panico, la professoressa iniziò a dettarmi una frase da tradurre. Quindi presi il gesso e mi voltai. Il mio culo era di nuovo esposto alla classe, ma stavolta si vedeva chiaramente la chiazza intorno alla mia zona pubica. Si levò un brusio, anche la professoressa vide la chiazza. Mi chiese stupita con cosa mi fossi macchiata. Io ero rossa paonazza, nell’imbarazzo più totale, riuscivo solo a balbettare. Credo che la professoressa capì cosa avesse causato quella macchia perché rimase un poco a bocca aperta. Del resto della classe invece non sono sicura che tutti capirono all’istante, ma alcuni si. Poi lo spiegarono agli altri, anche di altre classi, e si sa… le voci corrono velocemente e di solito si ingigantiscono durante la corsa. Quello che so’ con certezza invece è che fu una delle esperienze più imbarazzanti della mia vita. La professoressa fu gentile, mi disse di andare a darmi una pulita, e sottovoce, fuori dalla classe, mi consigliò di evitare in futuro quel genere di abbigliamento! Come immaginate, fu un consiglio che per lo più ignorai!

 

Nei giorni successivi mi fu appioppato un bel nomignolo: Elenina Sbrodolina, spesso abbreviato in Sbrodolina. Potete immaginare il mio imbarazzo. Ma la storia non finisce qui, dopo un paio di giorni rividi quel ragazzo del bagno, a cui dentro di me davo la colpa per tutto questo.  Infatti se non avesse fatto quella furbata, tutto sarebbe andato liscio come l’olio, e probabilmente la mia storia avrebbe seguito un’altra trama. Invece era tutto successo, e quel ragazzo si era tenuto un ricordo dell’evento. Mi fermò a ricreazione, mi salutò e mi fece un occhiolino apostrofandomi con il nuovo nomignolo. Poi prese il cellulare e mi fece vedere una foto. Ero io col culo all’aria. Ero imbarazzatissima, mi disse che quella foto l’aveva aiutato molto in quei giorni. La sua allusione mi avevo sconvolto, quel ragazzo si era masturbato pensando a me, guardando quella foto.

 

Ma non era finita, mi disse che quella foto era al sicuro, ma mi chiedeva un favore. Mi prese per mano e mi portò in un  bagno, un bagno dei ragazzi. Ci chiudemmo dietro una porta, poi prese una mia mano e la mise sui calzoni, sopra il suo pacco. Non c’era bisogno di parole, avevo capito. Ero incredibilmente imbarazzata, probabilmente rossa come un peperone. Nella mia mente si accavallavano tanti pensieri e tante sensazioni. La cosa era umiliante, poi quel ragazzino aveva tre anni meno di me e si permetteva di fare il prepotente. Le mani e le gambe mi tremavano. Il ragazzo mi disse che se non ce la facevo era lo stesso, avrebbe mostrato quella foto, forse, solo a qualche amico, forse neanche a loro. Credo che il mio stato di agitazione lo stava preoccupando. Cercò di tranquillizzarmi.

 

Poi feci una delle mie pazzie, mi abbassai, tirai giù la zip dei suoi jeans, li sbottonai e glieli abbassai. Adesso anche lui era visibilmente imbarazzato, le sue mutande bianche si gonfiarono, davanti ai miei occhi. Dopo qualche secondo, con le mani che mi tremavano e con l’eccitazione che saturava l’aria, abbassai le sue mutande. Vidi il suo sesso in erezione, era il primo che vedevo. Rimasi un attimo a guardarlo. Con la voce tremante mi disse che anche per lui la mia vagina era la prima che avesse visto. Per la prima volta una mano che non era la sua toccò il suo pene, la mia mano. Avevo già visto qualche video porno su internet, teoricamente ero abbastanza preparata. Mentre la mia mano scorreva su quel cazzo, che raggiunse il massimo dell’erezione, il mio corpo e la mia mente erano in fiamme. Con una mano accarezzavo i testicoli, mentre con l’altra scorrevo la sua asta piano piano, arrivando in cima, coprendo la sua cappella con il mio palmo, questo lo fece trasalire e sospirare. Poi la corsa riprese da capo, sempre più velocemente. Dopo un po’ che andavo avanti, i suoi respiri divennero profondi, pensai che qualcuno poteva sentirci, e se mi avessero vista uscire di lì con lui… la cosa sarebbe stata ancora più imbarazzante. Subito dopo presi il coraggio a quattro mani, e baciai la sua cappella umida, con le labbra. Continuai però a scorrere il suo cazzo sempre più umido con la mia mano, sempre più velocemente.

 

Ad un certo punto dal suo prepuzio cominciarono ad uscire gocce di sperma. Per fortuna non schizzò, il suo sperma colava liquido sulle mie mani, sul suo cazzo. Lo vidi che si tratteneva dal non urlare, il suo bacino sembrava impazzito.

 

Quando tutto fu finito mi pulii le mani con la carta igienica, e pulii anche il suo cazzo che stava tornando in letargo. Lo vidi che mi guardava in modo intenso mentre lo pulivo dal suo sperma. Quando mi alzai i nostri sguardi si incrociarono. Ci fissammo per istanti interminabili. Mi disse che era stato l’orgasmo migliore della sua vita. Dopo poco mi strinse a se, mi accarezzò il culo con una mano, la guancia con l’altra, e mi baciò. Non era il suo primo, ma io non l’avevo mai fatto. La sua lingua si affacciò timidamente dentro la mia bocca. Si ritirò e mi disse di massaggiarla con la mia. Adesso entrambe le sue mani erano sul mio culo, afferravano le mie chiappe mentre le nostre lingue facevano il loro rituale d’amore. Mi disse che il mio culo era magnifico, che io era magnifica.

 

Fu così che conobbi il mio primo fidanzato!

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Erano passati due anni dai tempi in cui si svolsero gli episodi che ho fin qui narrato, dopo molte esperienze e bei momenti passati insieme la mia prima relazione era finita, ed in quel periodo ero single! Quello che sto per narrarvi fu un episodio molto importante per la mia vita sessuale. Da un po’ infatti avevo abbandonato la mia vena esibizionista. Dopo questi eventi quella parte di me tornò alla carica più forte e viva che mai!

In quel periodo ero all’estero, in particolare ero in America, negli USA, con il progetto Erasmus Socrates. Avevo trovato casa insieme a due ragazze inglesi che studiavano nella stessa città. Si prospettava un sabato sera noioso, solo l’ultimo di una lunga serie di sabati sera passati da sola in casa. Era già da un po’ che ero “a digiuno”, e mi annoiavo. Non stavo per niente bene. Ero reduce dalla mia prima delusione d’amore e stavo ancora raccogliendo i pezzi. Non conoscevo nessuno e spesso e volentieri la sera ero sola. Le mie coinquiline infatti avevano un giro loro, ma non mi ci trovavo bene. Quella sera però  decisi che sarei andata in discoteca, da sola!

Pensavo tra me e me che era una buona occasione per fare conoscenza. Avevo in mente già quale discoteca raggiungere, distava un po’ in macchina, dovevo infatti guidare un’oretta, ma era un bel posto, lontano da casa, ero libera di comportarmi come volevo! Uno dei momenti decisivi fu la scelta del vestito. Ero molto combattuta, non sapevo scegliere tra jeans attillati a vita bassa con una camicetta, un vestito nero ed un altro bianco. Il vestito nero era piuttosto normale, se non anonimo. Jeans e camicetta sembravano troppo casual. Il vestito bianco però era decisamente aderente e leggermente trasparente. Quasi per gioco lo provai. Avevo appena fatto la doccia ed ero ancora in accappatoio, sotto ero nuda. Tolsi l’accappatoio e mi misi il vestito.

Disegnava perfettamente le mie curve e aderiva perfettamente al mio corpo. Le mie tette senza reggiseno erano molto appariscenti, anche grazie ad una buona scollatura. Provavo dei movimenti, e le vedevo muoversi, ballare e sobbalzare vistosamente. Il tessuto inoltre lasciava trasparire qualcosa. Si intravedeva il rosa delle pelle e la forma dei capezzoli sotto il vestito. Vestito che era anche piuttosto corto. Era proprio al limite della zona pubica. Da dietro il vestito seguiva il contorno delle curve del mio fondoschiena e lasciava vedere l’attaccature delle chiappe alle cosce. Provai a tirarlo per allungarlo, ma era inutile, dopo pochi secondi, la base del mio fondoschiena tornava in bella vista. Da davanti potevo immaginare cosa si vedesse da sotto il vestito, tutto. Inoltre appena mi abbassavo, mi piegavo o facevo dei movimenti di questo tipo il vestito saliva lungo i miei fianchi, a scoprire generose parti del mio corpo.

Pensai a quanto sarebbe stato sconveniente andare in discoteca con quel vestito, senza intimo, esattamente come ero in quel momento. Immaginai gli sguardi, i commenti, il mio imbarazzo, la mia vergogna. Mi scoprii eccitata. Questo mi fece ricordare molte cose, episodi che vi ho narrato ed altri che per adesso risiedono nei ricordi miei e in quelli di poche altre persone.

Una mezz’oretta dopo mi ritrovavo a scendere per le scale di casa mia, con indosso solo quel vestito ed un paio di scarpe bianche con un discreto tacco, senza intimo. Neanche mi ricordavo quale era stata la catena di pensieri e ragionamenti che mi aveva portata a scendere quelle scale vestita in quel modo. Cercavo solo di fare in fretta, per evitare di cambiare idea. Mentre camminavo sentivo chiaramente il vestito salire lungo i miei fianchi. Tentavo di aggiustarmelo, ma la cosa era praticamente inutile perché dopo pochi secondi le mie parti intime tornavano ad essere esposte, anche se solo in parte. Era già sera, faceva fresco e sentivo la brezza intrufolarsi tra le mie gambe, accarezzare la mia vagina nuda sotto quel sottilissimo strato di tessuto bianco che la copriva. Raggiunsi il garage, entrai nella macchina di una delle mie coinquiline. A quel punto ebbi lo scrupolo di chimarla e le chiesi se me la prestava, accettò. Stando seduta il vestito era ancora più osceno. Le mie gambe erano totalmente nude, nel piegarmi il vestito era salito molto e la mia vagina era in bella vista, depilata e stretta tra le mie cosce. Quindi uscii dal garage ed imboccai la strada che mi portava verso la discoteca.

Se mi avessero fermata le forze dell’ordine per un controllo, o se qualcuno mi avesse affiancata ad un semaforo, pensavo a quello che avrebbero potuto vedere di me. Più mi avvicinavo alla mia meta, più i pensieri mi travolgevano, più l’eccitazione mi prendeva. Ero in strada, guidavo, ma non riuscivo a concentrarmi. Le mie gambe erano leggermente divaricate per guidare, sentivo che la mia vagina era scoperta. Pensavo a quello che sarebbe potuto succedere in discoteca, questi pensieri mi eccitavano e avevo la tentazione di toccarmi, ma non potevo, stavo guidando, con i tacchi, poteva essere pericoloso. Era quasi una tortura, la tentazione di imboccare la via di casa era forte, ma contro ogni logica, ogni buonsenso, andavo dritta verso la mia meta.


Trovai parcheggio non lontano dalla discoteca. Il cuore mi batteva a mille, le gambe mi tremavano. I miei capezzoli erano già belli duri e dritti, il che mi rendeva ancora più appariscente. Scesi dalla macchina, il vestito mi era salito talmente tanto che avevo mezzo culo all’aria. Lo riaggiustai e con la mia borsetta, sempre bianca ovviamente, mi avviai verso la discoteca. Mentre mi avvicinavo sentivo le mie tette ballare, il vestito salire, l’eccitazione montare. Vicino all’ingresso c’era un mucchietto di ragazzi e ragazze, qualcuno mi notò. Alla fine entrai. Lascia la borsetta all’ingresso, c’era una sorta di reception dove lasciare borse  e giacchetti.  

La musica era assordante e martellante, la pista era piena. Mi ci volle un po’ prima di sciogliermi, un paio di drink, ma alla fine mi buttai in pista. Saltavo, mi piegavo, muovevo il bacino. Il mio vestito non faceva il suo lavoro, cioè quello di coprire. In breve c’erano un nugolo di ragazzi che mi si strusciavano addosso. Sentivo i loro corpi, vedevo i loro volti fissarmi spudoratamente il seno. Immaginavo altri volti altrettanto spudorati fissarmi il culo da dietro.

Sentivo mani prendermi, palparmi il seno, infilarsi sotto il vestito, palparmi il culo. E per quelli che esploravano più a fondo il premio, la mia fica. Ad un certo punto sentivo mani ovunque, ormai era chiaro che non indossavo intimo, ero circondata. Mi sentivo in imbarazzo, gli sguardi, i commenti, le avances, le mani addosso. Ero eccitata, la mia vagina si stava bagnando, il mio cuore batteva all’impazzata.

Ad un certo punto sfidata e con gli istinti inibitori assopiti, salii su un cubo, quasi al centro della pista. Più che altro era una passerella con una ringhiera dove si poteva salire. Intorno a me e sotto di me c’era una folla di persone, e io sapevo cosa guardavano, la mia fica, il mio culo. E io li accontentavo. Vedevo molti flash. Al culmine dello show che misi in piedi, mi piegai allargando le gambe, e le chiappe con le mie mani, e mi infilai un dito dentro. Ma non era finita, sul cubo c’era spazio per un’altra persona almeno. Inizialmente c’era una ragazza accanto a me, ad un certo punto mi tirò pure su il vestito, sculacciandomi, ma poi scese. Presto fu sostituita da un ragazzo che poco prima era sotto di me e che si divertiva a filmarmi e toccarmi il culo in punta di piedi. Gridava che non avevo le mutandine. Una volta salito mi prese le tette, davanti a tutti mi palpò il culo, da dietro mi mise una mano nella fica.

Quindi mi infilò un dito nel culo, ed iniziò a masturbarmi davanti a tutti, sculacciandomi anche. Io ero già molto eccitata, e non ci misi molto a venire, spruzzai ed urlai il mio piacere davanti a tutta quella folla.

Quindi quel ragazzo mi prese in braccio, una mano sotto le spalle, una sotto le ginocchia, e scendemmo dal cubo. Così avevo culo e figa esposti e mentre passavamo in mezzo alla folla, sentivo molte mani toccarmi. Un po’ di lucidità mi era tornata, ed il mio imbarazzo e la mia vergogna erano enormi. La mia fica però si stava bagnando nuovamente.

Alla fine mi portò in un privè. Anzi, era più un tavolo, circondato da poltrone e separato dal resto del locale da un separé, tutto rigorosamente nero.

 

Nuovi amici molto generosi

Li c’erano altre persone, in tutto erano tre uomini, sulla trentina. Il ragazzo mi mise a sedere su una poltrona, lui era appoggiato al tavolo davanti a me, gli altri due mi si misero accanto. Mentre parlavamo di quanto ero troia, dello spettacolo che avevo messo in piedi e del perché lo avevo fatto, le loro mani mi accarezzavano ovunque. Mi sentivo eccitatissima, sapevo dove volevano arrivare. Mentre parlavamo le loro mani si intrufolavano ad accarezzare i miei seni, le mie cosce, la mia fica. Ad un certo punto il ragazzo che era in piedi di fronte a me si slacciò i calzoni, e tirò fuori il suo cazzo. Mi prese una mano e la poso sul suo membro. A quel punto c’era solo una cosa che potevo fare, si avvicinò a me, la poltrona era bassa, il suo cazzo era proprio davanti ai miei occhi, bello grosso ed in erezione.

 Lo presi in mano, iniziai a segarlo, baciai la sua cappella, la succhiavo e la leccavo, mentre una mia mano segava quel cazzo, ed un’altra massaggiava i suoi testicoli. Quindi lo misi in bocca, sempre più dentro, lo accarezzavo con le mie labbra che circondavano quel cazzo, aderendo perfettamente ad esso. Quel cazzo faceva su e giù dentro la mia bocca, lo massaggiavo con la lingua, e risucchiavo  mentre venivo su, baciavo la cappella con le labbra quando era fuori, riprendevo fiato e mi rituffavo. Nel frattempo gli altri due avevano scoperto le mie tette, le palpavano, le strizzavano, giocavano e tiravano i miei capezzoli. Mani vogliose poi si intrufolavano nella mia fica, tra le mie cosce, spingendomi ad allargare le gambe per fare loro spazio. Li sentivo giocare con il mio clitoride, accarezzare le labbra della mia fica, ed avventurarsi dentro di essa.

Ero molto eccitata, fare queste cose con dei perfetti sconosciuti. Quello che stava per succedere rappresentava per me un sacco di prime volte. La prima volta con sconosciuti, la prima volta con più di un ragazzo, la prima volta in pubblico. Ero infatti molto nervosa, la mia testa era piena di pensieri. Mi chiedevo cosa pensassero di me questi uomini, quelli che fuori mi avevano vista e toccata, alle foto e video che erano stati girati, se qualcuno ci stava osservando, cosa sarebbe successo di li a poco, cosa avrei dovuto fare. Il mio cervello era in subbuglio, il mio corpo era posseduto da quegli sconosciuti a cui mi ero concessa, si divertivano e godevano del mio corpo, ed io godevo di questo. Il mio seno, il mio culo, la mia fica e la mia bocca. In quel momento non mi appartenevano, appartenevano a loro. Sentivo le mani che si alternavano sul mio seno, le tette che venivano litigate, i capezzoli in un erezione fuori controllo che quasi mi facevano male; il clitoride gonfio e grande come quasi non mi era mai successo e fuori dal mio controllo, preda di quelle mani e bocche fameliche; il mio culo preso d’assalto, le chiappe usate come palline antistress, schiaffeggiate, allargate; e l’ano, violato, ripetutamente! Gli eventi avevano preso il sopravvento su di me, l’eccitazione aveva preso il sopravvento.

Adesso sono nuda, mi trovo quasi senza sapere come ci sono arrivata, sul tavolo, sdraiata supina. Gambe larghe, la mia fica quasi tutta dentro la bocca di uno di quei tre uomini che mi stavano scopando. Come se volesse mangiarla. La mia testa piegata di lato, un cazzo tutto infilato dentro la mia bocca, che viene scopata con vigore. Immaginavo la scena da fuori, mentre la mia bocca era piena di saliva e di gocce di sperma che fuori uscivano da quel cazzo, rivoli di saliva scendevano dai lati della mia bocca. Dovevo deglutire spesso, respirare col naso. Sentivo i miei umori colare dalla mia fica, schiaffeggiata da quello che sembrava proprio un altro cazzo. La scena che mi ero costruita in mente era molto eccitante.

Ad un certo punto il cazzo entra dentro la mia fica, le mani dell’uomo prendono le mie gambe e le sollevano, per portare il bacino all’altezza giusta. Sento il cazzo di quell’uomo entrarmi dentro, piano piano, fino in fondo. Lo sento riempirmi la fica, le pareti della stessa si aprono al suo passaggio. Poi fuori, poi di nuovo dentro, sempre più veloce. Sento il rumore dei suoi testicoli che sbattono contro le mie chiappe.

Poi finalmente il cazzo che ho in bocca si svuota, lo sperma esce, riempiendomi la bocca. Tentai di liberami di quel cazzo, ma l’uomo non me lo permise. Svuotò i suoi testicoli dentro la mia bocca. Il suo sperma quasi mi andò di traverso, tossii, quando ebbe finito avevo la bocca piena di saliva, lo sperma mi colava ovunque, anche verso il naso visto che avevo la testa rivolta verso l’indietro. Riprendevo fiato mentre notai un cellulare che immortalava quei momenti. Era il terzo uomo in attesa di servirsi anche lui di me. Ma presto lo posò, e mi riempì di nuovo la bocca, il cellulare passò di mano ma continuò a registrare e scattare.

Io pensavo a quelle foto e quei video, all’uso che ne sarebbe stato fatto, a quanti li avrebbero visti. Ero sempre più eccitata. Ormai non contavo più i miei orgasmi, non mi era mai successa prima una cosa del genere!

Ad un certo punto della serata mi trovo seduta, sul divano. Sotto di me un uomo, lo sto scopando. Dietro di me un altro che lo ha infilato nel mio culo, di fianco a me il terzo uomo, il suo cazzo è dentro la mia bocca. Ormai gli uomini sono venuti tutti almeno una volta, dentro di me e su di me. Ma continuano, sembra abbiano ancora molta voglia di me, come io ho ancora molta voglia di loro. Adesso non c’è più imbarazzo o vergogna, solo la voglia e il piacere.

Il mio corpo ondeggia sopra quello dell’uomo che ha il cazzo dentro la mia fica, le mie tette ballano davanti a lui, e lui le tocca e le palpa, il mio ed il suo bacino si rincorrono con movimenti sensuali. Un altro uomo è dietro di me, mi prende per i fianchi, il suo cazzo è dentro il mio culo, che si apre al suo passaggio. Il culo mi brucia, soprattutto all’inizio, ma le sensazioni che mi regala il sesso anale sono sempre state sublimi, ed in quella situazione lo erano ancora di più. Tutti e tre i miei buchi sono tappati ed impegnati, sono al massimo del piacere.

Un altro flash, un’altra posizione. Questa volta sono a pecorina, uno dietro, uno sotto e uno davanti a me. Di nuovo i tre buchi tutti tappati. Il mio culo è di nuovo scopato, trapanato, violato. Il mio corpo ormai è il santuario del piacere, pregno di sudore, di sperma, dei miei umori e del mio piacere. Dopo un po’ vedo che nelle poltrone vicine sono seduti altri due uomini, li riconosco. Non riconosco quelli che invece mi stanno scopando. C’è stato qualche nuovo arrivo, non me ne ero nemmeno accorta. Quelli seduti ci guardano, si toccano, si riprendono dallo sforzo.

Adesso invece il rodeo è finito, si cercano i vestiti, il mio lo ritrovo dopo un po’. Lo rimetto, cammino male, le gambe ancora mi tremano, per lo sforzo e per l’eccitazione. Il mio corpo è umido, pregno di odori.

Adesso infine sono in macchina, in strada, il mio cervello turbina di pensieri. La vergogna, l’imbarazzo e l’umiliazione, insieme al piacere si alternano in me mentre penso e ripenso a quello che è successo. Sono entrata in una discoteca mezza nuda e senza intimo, ho bevuto quel tanto che serviva e sciogliermi ma mantenere la lucidità e la memoria, ho dato spettacolo, mi sono esibita e ho esposto le mie grazie a tutti. Poi mi sono concessa, mi sono fatta portare in un privè, mi sono fatta scopare da tre sconosciuti, anche di più verso la fine. Il mio corpo era diventato il tempio del piacere mio e altrui.

Adesso sono a casa, è domenica mattina, l’alba, la chiave gira nella serratura, le mie coinquiline e compagne di studi sono già in casa, dormono. Meglio così. Entro in camera mia. Tolgo il vestito prima di farmi una doccia ristoratrice e rilassante. Lo guardo disteso sul letto. Mi complimento con lui, ha svolto egregiamente il suo dovere!

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Salve a tutti, in questo periodo avevo voglia di scrivere qualcosa e vista la mia crisi creativa alla fine ho deciso di aggiungere un capitolo a questo racconto! Questa volta vi racconterò di un episodio abbastanza recente, che mi è capitato dopo che avevo già iniziato a pubblicare racconti su questo sito. Un mio fan mi aveva contattata, era già da un po’ che chiacchieravamo per mail a dir la verità, quella volta però successe qualcosa di diverso. Ad un certo punto mi propose di fare un gioco, avrei fatto qualunque cosa lui mi dicesse di fare, fino alla sua venuta, fino ad un suo orgasmo. Ovviamente lui non poteva sapere se io effettivamente eseguivo  i compiti che mi assegnava, come io non potevo sapere quando realmente lui avesse avuto il suo orgasmo. Era un gioco basato sulla fiducia, accettai giusto per vedere dove sarebbe arrivato. Per prima cosa mi chiese cosa avessi indosso. Non era estate, quindi non era caldissimo ed in quel momento indossavo il pigiama con il sopra di una tuta a fare da rinforzo. Mi chiese il colore del pigiama, e cosa indossavo di intimo! Io più spinta dalla curiosità che da altro risposi sinceramente, avevo un pigiama con pantaloni rosa e sopra bianco, di intimo indossavo delle mutandine bianche. Come spesso mi succede non indossavo il reggiseno.

A quel punto mi chiese di spogliarmi, di togliermi tutto tranne le mutandine ed il sopra del pigiama. Il cuore iniziò a battermi forte. In casa non ero sola, c’erano i miei che guardavano la tv, era un pomeriggio di vacanza. Non c’era nessun motivo per cui dovessi effettivamente rimanere in mutande e maglietta, ma non c’era nemmeno nessun motivo per non farlo, in casa mia spesso giravo in intimo senza problemi con genitori e fratelli presenti. Alla fine lo feci. Il sopra del pigiama arrivava a mala pena all’ombelico, avevo le gambe nude, e sotto la maglietta del pigiama indossavo solo le mutandine. Ma la cosa andò avanti, ed il mio interlocutore a quel punto mi disse di iniziare a toccarmi, ad infilare una mano sotto le mutandine, mi disse di toccarmi le labbra della mia vagina, il mio clitoride. Con l’altra mano voleva invece che mi toccassi il seno ed i capezzoli. Io ebbi un momento di esitazione, qualcuno poteva entrare in camera e beccarmi a toccarmi, sarebbe stato imbarazzante. Non che non fossi mai stata beccata a toccarmi, però ero molto agitata.

Non ero del tutto convinta, ma mentre il mio cervello era così dubbioso, vidi la mia mano che si avvicinava alle mutandine, le alzava e si infilava sotto. Sembrava agire in modo del tutto autonomo. Così iniziai a masturbarmi, lui guidava i miei movimenti, ed io eseguivo. La cosa non mi dispiaceva, non mi dispiaceva affatto. Quindi un’altra richiesta, a questo punto dovevo togliermi il sopra del pigiama, e rimanere solo con le mutandine! La cosa iniziava ad essere molto eccitante. Fui un po’ combattuta. Sarei rimasta con il seno scoperto, la mia testa era in panne, ma nuovamente, vidi le mie braccia che si liberavano del sopra del pigiama, come fossi posseduta da un demone, un demone molto birichino! A questo punto ero davanti al pc, con solo un paio di mutandine addosso, ed una mano sopra la mia vagina, ad attendere altre direttive.

Come previsto non tardarono ad arrivare, voleva che infilassi qualcosa nella mia fica, la prima cosa che avevo a portata di mano. Beh… a portata di mano avevo il mouse, disse che era più che perfetto… era entusiasta e voleva che lo mettessi subito nella fica. Il mouse in questione era un mouse usb, con il cavo allungabile. Lo presi dubbiosa, alla fine era piccolo. Potevo certo dirgli che lo avevo dentro anche se non lo avevo fatto. Ci pensai seriamente. Alla fine non so bene per quale motivo, decisi di non mentire… in fondo era un’ esperienza nuova, poteva essere divertente. Dunque presi il mouse, abbassai le mutandine, allargai la fica con due dita, ed iniziai a metterlo dentro. Lo infilai per verticale, fu abbastanza facile. C’era il cavo che spuntava fuori. La cosa fu abbastanza piacevole, mi provocò un brivido di piacere che mi percorse tutta la schiena, fino al cervello, fino alla bocca da cui uscirono dei mugolii di piacere.

Nuova richiesta: togliti le mutandine e fai un giro di casa con il mouse dentro. Incredibile, era proprio sfacciato, poi come facevo a sapere che non era già venuto, o che non ci aveva mai provato e volesse solo usarmi per il suo divertimento. Magari era uno scherzo di qualcuno che aveva capito chi fossi e adesso me lo sarei trovato di là a prendermi in giro vita natural durante. Potevo benissimo mentirgli. Ma non è da me, proprio non ce la faccio. Sono pessima in queste cose e spesso questa mia incapacità di mentire mi ha messo nei guai, soprattutto con i miei genitori e amici. Nuovamente non trovai altro da fare che eseguire. Mi tolsi le mutandine e rimasi completamente nuda, con un mouse dentro la fica, ed il cavo che penzolava fuori. Arrivarono altre direttive. Dovevo camminare in modo naturale, senza nascondere il mouse, e piegarmi molto. Quando lessi quelle parole rimasi senza fiato, davvero voleva che lo facessi o semplicemente voleva verificare fino a che punto mi fossi spinta? Magari non pensava che stavo facendo niente di tutto ciò, magari pensava semplicemente che stessi fingendo e in realtà non voleva che lo facessi. Quasi a smentirmi arrivò un altro messaggio, era perentorio, aveva ripetuto la richiesta, intuendo il mio stato d’animo.

Risposi che lo avrei fatto. Intanto potevo sempre fare finta. Ero agitatissima, avevo il cuore in gola, ero anche molto eccitata, rossa in volto, con i capezzoli come sempre a punta quando mi eccito. Avevo il fiatone e stavo davanti alla porta di camera mia con la mano nella maniglia, era anche un po’ freddo. Alla fine pensai che tanto i miei mi conoscevano, già altre volte mi avevano vista nuda passeggiare per casa. Non con un mouse nella fica però! Come giustificarlo?  Cosa dire? Sarebbe stato molto imbarazzante. Era questo che voleva, ora capivo. Come prima, vidi la mia mano come dall’esterno girare quella maniglia ed aprire e le mie gambe mettersi in moto.

Mi ritrovai ad attraversare il corridoio di casa, diretta in cucina dove c’erano mia madre e mio padre. Entrai in cucina nuda e con il cavo che mi usciva dalla fica, cercando di comportarmi nel modo più naturale possibile. Mia madre mi rimproverò, mi disse che non ero più una bambina. Poi notarono il cavo, e perplessi mi chiesero cosa fosse. Io sbiancai per un attimo e  poi, non so nemmeno come mi venne fuori, dissi che era un esercizio per i muscoli della vagina, una pallina medica da mettere dentro. Dovevo spingere per tenerla dentro. La cordina serviva per tirarla fuori. Le dissi che doveva provare.

Seguì l’espressione di perplessità mista a quella:” ‘sti giovani sono sempre più matti!!”. Bevvi un bicchiere d’acqua e feci finta di farla cadere. Così mi piegai per asciugare con un panno. Proprio mentre mio fratello minore rientrava e mi vide piegata, nuda e con quel coso dentro. Rimase di stucco e dopo qualche istante mi chiese cosa ci faceva il mouse dentro la mia… io a quel punto mi affrettai e rientrai in camera il più velocemente possibile. Ero imbarazzatissima, mi vergognavo terribilmente. Ero affannatissima, ed eccitatissima, la mia fica era bagnata, molto bagnata. La porta si aprì era ancora mio fratello. La cosa del mouse proprio non gli tornava. Lo cacciai malamente. La porta rimase aperta. Ripensarci adesso era anche una scena divertente, ma in quel momento mi sarei sotterrata come uno struzzo.

Raccontai tutto al mio interlocutore, era contentissimo. Mi chiese come aveva reagito la mia fica, ed io imbarazzatissima gli dissi che era bagnata. Lui rispose dicendo che lo sapeva, che aveva capito la mia indole, che mi piace l’umiliazione. Ed Io mi sentivo molto umiliata in quel momento. Quasi leggendomi nel pensiero mi rassicurò dicendo di non preoccuparmi, che non c’era nulla di male. Poi però fece l’affondo. Mi disse di andare fuori nel balcone, e di rimanerci un minuto, nuda. Potevo togliere il mouse.

Nel leggere quelle parole ebbi una vampata di calore al basso ventre, sotto casa mia c’è un bar e fuori c’è sempre un gruppo di 4 o 5 uomini di mezza età, a volte anche ragazzi e ragazzini. Tutti mi conoscono. Pensai di dirglielo per fargli cambiare idea, ma c’era il rischio che questo peggiorasse la situazione. Comunque provai e glielo dissi. Lui rispose dopo un po’, non poteva credere alla sua fortuna. Mi disse che allora dovevo starci un minuto e mezzo e dovevo toccarmi per tutto il tempo. Mi maledissi. Mi dicevo che questa volta non lo facevo, questa volta avrei finto.

Maledicendomi ancora invece mi affacciai timidamente, coprendomi come potevo. Di sotto, dal mio balcone si vedevano quattro anziani seduti a chiacchierare amabilmente, e dei ragazzini a giocare al biliardino. Se facevo tutto in modo silenzioso non mi avrebbero vista, e poi come contavo un minuto e mezzo? Tornai dentro, misi il conto alla rovescia nel mio cellulare, poi tornai fuori. Il cuore era impazzito, ero iper eccitata, ero nuda nel balcone, faceva anche freddo, mi stavo toccando e a pochi metri da me c’erano delle persone che potevano vedere tutto. Mi dissi che ero matta. Furono i 90 secondi più lunghi della mia vita. Ad un certo punto qualcuno mi vide, per fortuna ero appoggiata alla ringhiera e se si intuiva che ero nuda, da laggiù era difficile vedere bene. Quando suonò il cellulare annunciando la fine di quei 90 secondi mi gettai in camera più veloce di un fulmine. Chissà cosa avevano visto e chi, e chissà se avevano notato che mi toccavo.

Da quanto ero eccitata mi tremavano le gambe. Mi sedetti di nuovo davanti al pc scrivendo l’ennesimo resoconto. Speravo che questa volta mi dicesse che il gioco poteva finire, ma non fu così. Mi disse di prendere il dildo grosso con la ventosa e attaccarlo per terra, davanti al materasso, appoggiare il portatile li sopra, così potevo fare su e giù dal dildo continuando a scrivere. Poi aggiunse beffardo che tanto lo sapeva che avevo un dildo grosso a disposizione. Non poteva essere altrimenti per una come me.In effetti era proprio così. Questo mi imbarazzava moltissimo, e il suo modo di porsi un po’ saccente e arrogante mi imbarazzava ancora di più, perché non solo pretendeva di conoscermi, ma effettivamente sembrava mi capisse. Davvero ero così prevedibile? Mi disse poi di lasciare la porta aperta e di non cercare di smorzare la mia voce. A questo punto era chiaro, voleva umiliarmi.

Io ormai tremavo di piacere ed imbarazzo, era stato un crescendo incredibile, aveva saputo portarmi sapientemente o fortuitamente in quello stato di eccitazione. Adesso, mi scoprivo ad aspettare trepidante la prossima richiesta. Quando mi scrisse del dildo… rimasi stupita per l’ennesima volta, stavo proprio pensando a quello.

Col cuore in gola preparai tutto, misi il pc sopra il letto, presi il dildo, un dildo rosa, lungo una ventina di centimetri, e con un diametro di circa quattro. Lo attaccai con una ventosa al pavimento davanti al materasso dove avevo piazzato il pc. Era tutto pronto, poi arrivò un altro messaggio, mi diceva che dovevo infilarlo nel culo.

Solo leggendo quella parola mi prese un eccitazione tremenda. Stavo facendo davvero tutto questo solo perché uno sconosciuto per mail mi diceva di farlo? Avevo tantissimi dubbi e mi dicevo che questa volta non dovevo farlo. Però il mio corpo agiva diversamente, non potevo sottrarmi, quel dildo mi attirava in maniera irresistibile. Lo appoggiai sopra il mio ano, poi iniziai a scendere. Sentii il dildo che piano piano apriva il mio culo. Si faceva strada dentro di me. Sentivo le pareti dell’ano che cercavano di respingere l’intruso, ma inevitabilmente cedevano e dovevano aprirsi al passaggio del mostro di plastica. Sentivo dolore, il culo mi bruciava, mi pareva di averlo rivoltato al contrario. Ma non mi fermavo. Questo non mi aveva mai fermato tutte le altre volte che qualcosa era entrato nel mio culo.

 

 

Il sesso anale mi ha sempre regalato grandi soddisfazioni, ed un po’ mi imbarazzo a confidarvelo. Intanto il tizio chiedeva come procedeva, e alle mie dettagliate descrizioni rispondeva incoraggiandomi. Arrivata più in fondo che potei, iniziai a fare su e giù impegnando molto le mia ginocchia. Le mie tette ballavano, e continuavo a scrivere al pc. Scrivevo ogni dettaglio, ogni sensazione. Per quel che potevo si capisce. Dopo un po’ iniziai ad accelerare, mi toccavo anche la fica quando potevo. Facevo su e giù impalata su quell’ottimo surrogato di cazzo, ed iniziavo a sentire qualcosa.Ad ogni affondo mi partiva una scarica di brividi e di piacere che mi prendeva tutto il corpo, le mie tette sembravano impazzite, i miei capezzoli erano diventati enormi, così come il mio clitoride, e la mia fica era decisamente bagnata. Dopo un po’ andavo veramente forte, cercavo ancora di trattenermi, di fare poco rumore. Lui continuava ad incoraggiarmi, senza sosta, con il risultato che mi eccitavo ancora di più. Iniziai a cedere, non ce la facevo più a trattenermi, iniziai a gemere. Respiravo profondamente e gemevo, la porta era aperta, la mia famiglia era in casa a pochi metri da me ed io mi stavo impalando su un dildo davanti ad un pc. La scena vista dall’esterno era molto eccitante.

 

Dopo un po’ il tizio mi disse che era finalmente venuto, che ero stata iper eccitante, mi riempiva di complimenti. Adesso potevo smettere, ma non ce la facevo, non a quel punto, in quel momento volevo godere. Il mio interlocutore era riuscito a tenermi sull’orlo dell’orgasmo per quasi un ora, in uno stato di eccitazione continuo, adesso avevo bisogno di sfogarmi. Nel giro di poco tempo mi trovai a scoparmi il culo ad una velocità pazzesca, ad urlare, a scrivere al mio interlocutore come fossi impazzita che godevo troppo a prenderlo nel culo, che mi piaceva oltremodo il sesso anale e quando qualcuno o qualcosa mi sfondava il culo. Ero completamente in trance continuavo a dire e scrivere frasi come questa o ancora più umilianti. Ovviamente attirai l’attenzione in casa. I miei genitori, mia madre, mio padre e i miei fratelli assistettero alla scena finale. Mi videro impalata nel culo con l’enorme cazzo finto, gridare e scrivere quelle oscenità, mi videro fermarmi, tremare come una foglia in preda ad un orgasmo devastante, mi videro eiaculare prepotentemente Quando realizzai che mi avevano vista rimasi paralizzata, ancora con il dildo dentro il mio culo. Ero diventata bianca. Uscii dal dildo, con la conseguenza che videro anche quanto era aperto il mio ano. Erano esterrefatti. Come punizione mi presi un sonoro schiaffone di dritto ed uno di rovescio. Mio padre cercò di dirmi qualcosa, qualche frase storica, ma alla fine rinunciò ed uscì di camera per sbollire prima di ripresentare il discorso. Io guardavo il dildo pieno dei miei umori. Ancora tremavo di piacere. Ripensavo all’enorme umiliazione che avevo appena vissuto. Raccontai tutto al mio interlocutore, sempre nuda. A quel punto non sentivo ancora la necessità di rivestirmi. Ne fu entusiasta, mi disse che ero stata un ottima bambolina, e che se volevo lo avremmo rifatto. Io non risposi e spensi il pc. Mi rimisi il pigiama, il culo mi faceva male. Ripensavo a quello che era successo, alle frasi che avevo pronunciato. La vergogna e l’imbarazzo mi divoravano.

Alla fine me la cavai con la requisizione del pc per due mesi. Furono molto comprensivi, aspettarono che mi fossi calmata per fare la sfuriata. Visto che non ero più una bambina, prevalse il paradigma: “contenta te… solo, stai attenta”.

Quel gioco, il gioco della bambolina, lo feci altre volte, e ogni volta mi ha regalato grandi soddisfazioni! Vi dico fin adesso che ora che sono fidanzata non lo faccio più questo gioco, solo con il mio ragazzo!!! A quel mio fan che si riconoscerà in questo racconto dico soltanto: nonostante la grande umiliazione, mi hai fatta eccitare veramente e mi hai fatto provare uno degli orgasmi più intensi della mia vita, ti ringrazio di questo! Inoltre ti chiedo di rimanere nell’ombra, commentiamo in privato questo racconto!

 

PS: le immagini sono fotogrammi di un video, si riferiscono ad un altro episodio simile. Mi è costato un grande sforzo scrivere di questo episodio che considero uno dei più imbarazzanti della mia vita, e pubblicare queste foto!! Siate buoni e se volete commentare su facebook fatelo con messaggi privati, grazie!! 

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Oggi voglio raccontarvi un episodio da cui è tratto uno dei capitoli del mio primo racconto. All’epoca come adesso abito in una palazzina al quarto piano. Avevo appena finito il liceo ed era l’estate dopo l’esame di maturità… l’ultima vera estate. Mesi di pura libertà! Ed era un caldo asfissiante. Nel condominio dopo anni di tentennamenti avevano deciso di restaurare le facciate della palazzina. In quei giorni successivi agli’esami dunque la nostra palazzina venne avvolta nel giro di poco tempo da un bozzolo di metallo e di ponteggi in cui si arrampicavano esperti muratori e giovani apprendisti…  spesso senza caschi… ma questa è un’altra storia.

Inutile dirvi che non era molto piacevole, tutto il giorno c’era un rumore pazzesco, si sentiva i loro smartellii, le loro chiacchiere sguaiate e spesso incomprensibili (almeno per me), fin dalle prime luci dell’alba. Non c’era più molta libertà in casa, spesso succedeva che mentre leggevo un libro o dormivo o guardavo la tv c’erano uno o più muratori praticamente affacciati alla finestra. Non riuscivo più a dormire. Meno male che non dovevo più studiare. Per questo motivo cercavo di stare quasi sempre fuori, e spesso cenavo e dormivo a casa di amiche.

Ma la mia vena esibizionista era sempre in agguato e fu risvegliata per un caso fortuito. Una mattina come un’altra mi trovavo nel  mio letto a cercare di dormire. Tra il caldo ed il rumore la cosa era veramente difficile. Ad un certo punto ero disperata, stanca,  con il mal di testa e nervosa. Mi giravo e mi rigiravo nel letto, con le lenzuola per terra, la bottiglia d’acqua, che come abitudine tengo nel comodino, finita notte tempo. Ero sudata e non riuscivo a dormire.

In quel periodo dell’anno, quello appena passato, spesso mi succede di dormire nuda o seminuda. Quella mattina indossavo solo delle mutandine! Nel mio disperato tentativo di prendere sonno mi ero completamente dimenticata di questa cosa, e del fatto che non c’erano coperte a coprirmi, e che i muratori lavoravano al nostro piano e che la finestra era aperta. Ad un certo punto aprii gli occhi. Ero pancia sotto, a gambe larghe e la faccia rivolta verso la stanza. Mi guardai allo specchio sulla parete. Ma non vidi soltanto me stessa seminuda e stesa sul letto sfatto. Vidi anche un giovane muratore che mi spiava dalla finestra aperta sul balcone.

In breve divampai di imbarazzo. Ero immobile, non sapevo cosa fare. Non sapevo da quanto mi osservasse, o se era la prima volta che lo faceva. Lo guardai nello specchio. Gesticolava. Dopo poco capii il perché. Alla finestra si affacciò un secondo ragazzo. Vidi i loro sguardi, le loro voci strozzate. Mi scoprii eccitata. Improvvisamente feci una delle mie pazzie. Mi girai a pancia all’aria. Avevo una mano sullo stomaco, una lungo un fianco, la faccia rivolta verso il muro , e solo un paio di mutandine a coprirmi. Avevo il seno nudo esposto alla vista dei due ragazzi muratori.

Notai subito le loro reazioni, anche se non potevo vedere le loro facce o i loro gesti, però sentivo che dicevano qualcosa a voce bassissima, urli strozzati. In breve ero veramente eccitata, sentivo i capezzoli del mio seno che diventavano turgidi e svettavano, sentivo il mio clitoride ingigantirsi e diventare bisognoso delle mie cure. Sentivo il cuore che batteva forte, il cervello che andava in panne, la mia vagina che iniziava ad inumidirsi. Ero tesissima e rimanere completamente immobile era diventata un’impresa. A questo punto non sapevo più se erano ancora li, se erano sempre in due o se erano aumentati. Non sapevano cosa stavano facendo, o dicendo o guardando. Tutta questa situazione mi eccitava da morire.

Allora una voglia irrefrenabile si impadronì di me. Avevo voglia di toccarmi, di masturbarmi. Non sarebbe stata per me la prima volta al risveglio, anzi lo facevo spesso e tutt’oggi a volte mi capita. Ma quella era una situazione completamente diversa, avevo due ragazzi che mi guardavano a pochissimi metri da me.

Non resistetti. La mia mano si mosse quasi da sola, andando in contro consapevolmente ad una situazione incredibilmente imbarazzante. Situazioni che mi hanno sempre eccitata da morire. La mia mano scese sotto le mutandine. La mia vagina era umida, il clitoride bello grosso. Iniziai a massaggiarmi le parti intime. Mi toccavo il clitoride, lo stiracchiavo, lo prendevo tra pollice ed indice per quel che potevo, lo massaggiavo con i polpastrelli. Poi scendevo sotto, a massaggiare tutta la mia vagina, le piccole labbra. Passavo la mano piena sopra tutta la mia vagina dapprima dolcemente, poi sempre più forte.

Ero ben consapevole di essere osservata, sentivo le loro reazioni incredule, meravigliate, estasiate, i loro commenti sussurrati nella speranza che continuassi senza accorgersi di loro, o almeno questo era quello che pensavano.

Intanto io continuavo e adesso l’altra mano giocava con il mio seno, con le mie tette. Le stringevo a mano piena, tiravo i capezzoli giocandoci avidamente. Ormai ero molto eccitata, il mio bacino era in preda alle convulsioni e agli spasmi, io ansimavo forte, gemevo e emettevo degli urletti durante i picchi di piacere, quando dei brividi potentissimi mi pervadevano. Ero sudata. Scrivendo mi rendo conto di quanto doveva essere eccitante lo spettacolo a cui quei due stavano assistendo in diretta.

Poi venni, mi irrgidii, un grido mi si strozzò in gola. Ero a bocca aperta con la schiena inarcuata, sentivo il liquido uscire abbondante dalla mia vagina e irrorare le mie mutandine. Poi il mio corpo tornò  lentamente alla normalità. Finalmente aprii gli occhi, loro erano sempre lì.  Furono molto veloci a reagire, in un attimo sparirono dalla mia visuale e non riuscii nemmeno a guardarli negli occhi. Forse non avevano nemmeno capito che li avevo visti.

Mi alzai a sedere nel letto, le mie mutandine erano decisamente bagnate. Ero ancora eccitata… molto eccitata, e non potevo credere a quello che avevo fatto. Immaginavo quei due ragazzi raccontare tutto agli altri, immaginavo i volti increduli dei colleghi, la loro voglia di verificare… e di tempo ne avevano, i lavori erano appena iniziati e sarebbero durati, compresa una settimana di pausa a cavallo di ferragosto, per  tutta l’estate, e per tutta l’estate quei muratori avrebbero cercato di spiarmi per beccarmi nuovamente nuda.

Per un momento mi pentii… ma quei pensieri stavano svegliando nuovamente la mia eccitazione. A quel punto mi alzai e andai in bagno per fare una doccia.. sempre in mutandine. Il bagno che usiamo per fare la doccia non è quello principale, quello bello grosso. In quel bagno c’è una vasca, che non funziona bene da anni, ma niente doccia. Abbiamo però un altro bagno, molto piccolo, con un lavandino, il water, un armadietto con specchio sopra il lavandino, un mini termosifone ed il rubinetto della doccia tra il lavandino ed il water. Tutto il pavimento pende verso lo scarico della doccia. Niente tendine, quando uno fa la doccia e non vuole essere disturbato deve chiudersi dentro, ma nostra madre ci ha sempre invitato a desistere: ”Se poi cadi come facciamo?”… il che ha senso in effetti! E’ sul lato del palazzo dove non ci sono balconi e c’è una finestra in alto davanti al rubinetto della doccia. Sempre aperta, non costituisce infatti un pericolo per i guardoni.

In quei giorni però la situazione era diversa, il palazzo era circondato da ponteggi. Io Ero entrata dentro senza nemmeno farci caso, avevo buttato le mutandine da qualche parte in camera mia, poi avevo aperto l’acqua e appena si era stiepidita ero entrata.

L’acqua scorreva sul mio corpo, le gocce scivolavano sui miei seni fino ai capezzoli e da li precipitavano per terra. Altri rivoli massaggiavano il mio corpo insinuandosi nel mio fondoschiena tra i glutei, altri rivoli ancora si avventuravano tra le pieghe della mia vagina, e poi giù tra le cosce in un flusso continuo e rilassante. Iniziai a insaponarmi con la schiuma, passavo ogni centimetro del mio corpo con la spugna. Solo a quel punto mi accorsi che la mia privacy veniva violata. Mi accorsi che alla finestrella erano affacciati un certo numero di muratori, che si alternavano. Da quella visuale potevano vedermi benissimo, bagnata, insaponata mentre mi accarezzavo, completamente nuda. Potevamo vedere tutto di me. Appena mi accorsi di quello che stava succedendo divampaii, questa volta non riuscii a far finta di nulla. Tentai per quel che potevo di coprirmi, ma  non potevo uscire in quel modo dalla doccia, tutta insaponata e bagnata, e quegli sguardi non si toglievano dalle finestre.

Allora feci buon viso a cattivo gioco, e finii la mia doccia sotto gli sguardi dei muratori increduli. Ero eccitatissima e agitatissima. Mi tolsi il sapone, mi sciacquai via lo shampoo… e non evitavo di toccarmi il seno, di accarezzarmi il culo o la vagina. Poi spensi l’acqua. Mi asciugai ed uscii. E tutto sotto gli occhi avidi dei muratori, che avevano potuto godere della visione del mio copro completamente nudo sotto la doccia. Ero terribilmente eccitata. Mi misi delle mutandine nuove, degli shorts ed una maglietta ed uscii in fretta di casa.

Per tutto il giorno non feci altro che pensare a quello che era successo e l’eccitazione tornava in me prepotentemente ogni volta. Quella sera rientraii dopo cena. I muratori non c’erano più. Quando era ora di dormire andai in camera mia, mi tolsi la maglietta e gli shorts, quindi rimasi immobile per alcuni istanti a pensare. Avevo voglia di fare una delle mie pazzie, e come spesso succede alla fine cedetti. Mi tolsi anche le mutandine e mi stesi sul letto, nuda, sopra le lenzuola ancora sfatte dalla mattina, e non chiusi la finestra. Il mattino mi svegliaii pancia sotto, nuda, a gambe larghe, con un braccio lungo un fianco ed uno sotto il cuscino come spesso mi capita. Allo specchio vidi che affacciati alla finestra a pochi metri da me si accalcavano tutti quelli che lavoravano come muratori nel nostro palazzo. Guardavano il mio corpo, il mio culo, la mia vagina che in quella posizione era completamente esposta ai loro avidi sguardi. Divampai di imbarazzo e di piacere. Il resto ve lo faccio immaginare.

Non fu quella l’ultima notte in cui dormii nuda quell’estate, non fu l’ultima volta che mi masturbai prima di alzarmi dal letto e non fu l’ultima volta che venni spiata mentre facevo la doccia. Successero anche altre cose, ma nessuno superò mai il limite, ne da parte mia ne da parte loro! Fu un estate molto eccitante! 

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Questa volta voglio raccontarvi di un episodio piuttosto hard. Si tratta della mia prima doppia penetrazione, ma andiamo con calma. Ero quasi una ventenne, qualche mese prima di partire per gli usa e la serata iniziava con un copione già scritto. Era infatti uno di quei sabati… uno di quelli in cui mi mettevo un vestito super sexy e andavo in una discoteca lontana da casa mia solo per farmi rimorchiare e scopare!

Mentre mi preparavo in casa la mia eccitazione già era ad un punto critico. Mentre provavo i vestiti e immaginavo cosa sarebbe successo di li a poche ore. Quella sera scelsi un look classico per me, un vestito a tubino rosso, aderente e cortissimo, davvero molto corto. Inoltre era piuttosto scollato. Era primavera e quindi non c’era bisogno di altro. Misi delle scarpe con tacco piuttosto alto, 12 cm, e niente intimo. Mi truccai ma non troppo. Quando mi guardai allo specchio vidi le mie tette strizzate e prominenti, quasi tutte in vista sopra i capezzoli, vidi il vestito aderire perfettamente al mio corpo, le curve disegnate dal mio fondoschiena. Feci delle prove, tirai su le braccia, mi abbassavo e piegavo davanti allo specchio grande, e notavo non senza una punta di piacere e di eccitazione che il vestito saliva pericolosamente, fino a far capire che non indossavo le mutandine, e anche più su.

Già carica di eccitazione salii in macchina e partii. Dopo circa un ora e mezzo arrivai a destinazione. Scesi dalla macchina, mi riassestai il vestito che era salito molto durante la guida, ed entrai. La musica assordante e gli effetti di luce, tanti ragazzi e ragazze, uomini e donne, molto alcol, pochi centimetri di tessuto sopra a molti corpi femminili. Beh… non ero stata molto originale pensai! Sfruttai la consumazione gratuita, e con le inibizioni un po’ abbassate, anche per i miei canoni, mi tuffai nella calca. Ballavo, i miei movimenti sinuosi mi portavano a strusciarmi contro molti corpi, e portavano il mio vestito ad alzarsi.

Dopo un po’ mi ritrovai circondata da ragazzi, sentivo mani nei miei fianchi, nel mio culo, mani che alzavano il vestito, anche delle pacche nel culo, mani che allargavano le mie natiche. Le mie tette ballavano vistosamente e pericolosamente, io mi abbassavo, mi mettevo in posa praticamente a pecorina e in questa posizione sfoderai non una volta sola uno dei miei passi preferiti… un movimento ondulatorio non troppo veloce del mio bacino a massaggiare il pacco di un ragazzo, simulando per qualche secondo un rapporto sessuale. L’idea che degli sconosciuti potessero ammirare le mie parti intime mi eccitava da morire. Mi pervadeva una sensazione mista di imbarazzo ed eccitazione che mi ha sempre mandata fuori di testa.

Avevo scelto la mia preda, un bel ragazzo, circa 25 anni, bel fisico, bel pacco. Inizia a ballare solo con lui. I nostri corpi si accarezzavano, mentre le sua mani tastavano quasi continuamente il mio culo, e i suoi occhi si perdevano dentro le mie tette. Inizia a parlargli urlando direttamente nei suoi orecchi per via della musica assordante. Le solite cose… come ti chiami, quanti anni hai, che lavoro fai, complimenti sul mio aspetto! Poi la domanda clou… abiti qui da solo? La sua risposta fu affermativa, e disse anche che la sua casa era qui vicino! Eccoci pensai… anche questa sera ho rimediato!! Fu proprio in quel momento che un altro corpo mi si parò alle spalle, due mani prepotentemente strette sul mio culo, parole in libertà alle mie orecchie.

Un altro ragazzo si era aggiunto, i due sembravano conoscersi piuttosto bene, entrambe le loro mani adesso si alternavano sul mio culo, ed entrambi mi mangiavano con li occhi. In tutto questo la mia eccitazione salì alle stelle, un pensiero si insinuò dentro di me, e quando un idea si conficca nella mia testolina è difficile mandarla via, soprattutto quando sono iper eccitata. In quel momento poi non avevo assolutamente voglia di ricominciare tutto da capo. Le parole uscirono praticamente da sole dalla mia bocca: “potremmo andare a casa tua… e divertirci insieme tutti e 3” dissi al primo ragazzo. Lo feci sorridendo, toccandomi una tetta… e poi il pacco del ragazzo.

Mi vidi da fuori… una troietta in calore che si fa rimorchiare e scopare da i primi due che incontra in discoteca. Per un attimo quel pensiero mi mise qualche dubbio… ma diamine li non mi consoceva nessuno, e poi… alcune esperienze vanno provate nella vita, altrimenti non si può dire di aver vissuto a pieno!

Nel giro di pochi minuti ero in una macchina non mia con due sconosciuti diretta non sapevo dove. Anche questo  mi preoccupò. Ma i due si dimostrarono dei ragazzi simpatici, la cosa mi tranquillizzò parecchio. Io era seduta davanti, al posto del passeggero. Il mio vestito era talmente corto che si vedevano tutte le cosce, ma proprio tutte, a partire dall’attaccatura, e anche le tette non scherzavano!

Ad un certo punto, in mezzo ad una conversazione piacevole la mano dell’autista al mio fianco iniziò a scorrere tra le mie cosce, le mia gambe si allargarono, la mano si intrufolava sotto il mio vestito, ad esplorare parti del corpo che non dovrebbero essere esposte alla vista. Sentii le sue dita accarezzarmi la vagina leggermente umida, il clitoride già gonfio. Altre mani da dietro, mani che toccavano il mio seno, lo prendevano a mano piena, abbassavano il mio vestito liberandole completamente. Quelle mani del ragazzo che era seduto dietro prendevano il mio seno a mano piena, strizzavano e giocavano con le mie tette come fossero palline antistress, e tiravano i miei capezzoli.

Era una scena da film porno, ed io ero eccitatissima. Una mia mano corse fino a trovare il pacco del ragazzo che stava guidando. In breve mi ritrovai ad abbassare la zip e tirare fuori il suo cazzo. Lo presi in mano, un cazzo più che discreto, iniziai a segarlo, mentre le mani dell’altro ragazzo non lasciavano stare le mie tette e le parole dei due mi eccitavano ancora di più.

Quel cazzo si ingigantì sotto le mie mani, ed iniziai ad accarezzarlo piano, da cima a fondo, mentre il ragazzo sospirava. Ma arrivammo a casa sua. Scendemmo, io ancora a tette e mezzo culo di fuori. Mi aggiustai il vestito strada facendo. Entrammo nel suo appartamento. L’eccitazione era enorme, appena entrati il mio vestito si ritrovò per terra in men che non si dica.

Ero  completamente nuda di fronte a due arrapatissimi ragazzi sconosciuti e ancora vestiti. Iniziarono a toccarmi e palparmi da tutte le parti, il culo, le tette, la fica. Uno davanti a me, con le sue mani nel mio culo, la sua lingua dentro la mia bocca, l’altro ragazzo dietro di me, il suo cazzo dentro i pantaloni che strusciava tra le natiche del mio culo, le sue mani una a stringermi una tetta, l’altra a stuzzicare il mio clitoride e le mie piccole labbra. Ero stretta tra quei due corpi, con loro che facevano del mio corpo quello che volevano, ed ero eccitatissima.

Poi passai all’azione, mi misi in ginocchio, tirai fuori i loro cazzi. Erano già belli duri. Li presi in mano e inizia a segarli. Mentre uno era dentro la mia bocca, con una mano che lo segava seguendo il movimento delle mie labbra che succhiavano e leccavano quel cazzo da cima a fondo, l’altra mano segava l’altro cazzo. Poi cambio. Mentre le mie mani continuavano a segarli la mia bocca andava da un cazzo all’altro. In breve raggiunsero l’erezione massima.

A quel punto fui presa, portata sopra un letto matrimoniale, e iniziò una notte di sesso sfrenato. Inizialmente io ero sopra al padrone di casa, infilai il suo cazzo dentro la mia fica e inizia a cavalcarlo. Le mie tette ballavano davanti ai suoi occhi, e lui ci si aggrappava quasi. Ero a cavalcioni sopra il suo bacino che mi veniva in contro, e il suo cazzo stava egregiamente violando la mia fica. L’eccitazione era altissima, il mio clitoride stava già scoppiando ed i miei capezzoli erano iper turgidi.

Ad un certo punto da dietro l’altro ragazzo mi spinge ad appiattirmi sul padrone di casa, le sue mani mi prendono per i fianchi, ed il suo cazzo inizia a premere contro il mio ano. Ecco penso… ci siamo. Fino a quel momento avevo vissuto altre sere simili a quella, e avevo fatto molto sesso anale, ma una doppia penetrazione di questo tipo… beh… non l’avevo ancora mai provata. Le mie aspettative erano grandi, e non sarei stata delusa. Il secondo cazzo iniziò a premere contro il  mio ano, mentre non smettevo di cavalcare il primo cazzo, il cui proprietario era sotto di me. Il cazzo del secondo ragazzo iniziò a penetrarmi. Sentivo la parete del mio culo che si apriva, l’intruso che si faceva strada, il mio culo che iniziava a bruciare, non come le prime volte però. Sentivo entrambi i membri dentro di me, così vicini. Quando si furono coordinati, da dietro il secondo ragazzo iniziò a pomparmi. I suoi colpi erano forti e ad ogni affondo il mio culo si apriva  un po’ di più. Sorpreso dalla facilità dell’operazione i commenti si sprecavano, io ero stesa, presa a panino tra i due, mentre mi scopavano contemporaneamente.

I due cazzi facevano macelli dentro di me, l’eccitazione superò il punto di non ritorno. Il ritmo era devastante, iniziai a gemere e poi a urlare in modo incontrollato il mio piacere, e venni, venni molto, provai uno degli orgasmi più intensi della mia vita. Ma i due ne ebbero ancora per molto, continuarono a scoparmi, cambiando posizione, girandomi, anche in piedi. Credo presero qualche aiutino per avere quelle prestazioni, ma non mi dispiacque affatto. Usammo molti preservativi. Io venni moltissime volte e i loro cazzi continuarono a scoparmi culo, fica, bocca, tette. Al mattino successivo mi svegliai nuda, con il culo aperto, tra le loro braccia, con le loro mani tra le mie tette ed il mio culo. Il cestino pieno di preservativi pieni di sperma, la mia fica umida e fradicia di umori.

Telefonai a casa dicendo che avevo dormito da una amica perché mi ero ubriacata e non volevo guidare… sempre meglio che dire la verità!! Durante la mattina continuammo a scopare un altro pochino… poi mi feci la doccia, ci scambiammo i numeri, li ringraziai, mi feci accompagnare alla macchina e tornai a casa. Ci incontrammo altre volte, e fu in una di queste occasioni in cui furono scattate queste foto. In quel caso un altro ragazzo si era aggiunto, era pomeriggio e trovò il tempo per scattare queste immagini!!

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Oggi voglio raccontarvi del rapporto che ho e che ho avuto con il mio culo!! Non è sempre stato dei migliori infatti. Quando ero una giovinetta timida, come si evince dai primi capitoli di questo racconto, quando iniziò la mia storia da esibizionista, io e il mio culo non andavamo molto d’accordo. Era per me fonte di imbarazzo. Lo consideravo troppo appariscente ed essere appariscente non mi andava a genio. Sentivo sempre gli occhi addosso! Quelli sulle tette potevo controllarli diciamo, vestirmi in modo da limitarli, ma con il culo era un incognita. Non potevo mai sapere infatti se qualcuno me lo stesse guardando. Cercavo di indossare vestiti, magliette, felpe, golf che fossero abbastanza lunghi da coprire il culo. Ma trovare vestiti con queste caratteristiche era sempre un impresa epica, e quasi sempre ne uscivo sconfitta.

Come forse qualcuno di voi si ricorda facevo pallavolo. Ecco, la divisa da pallavolo era veramente imbarazzante. Li non avevo scampo, e la pallavolo mi piaceva. Forse adesso con il senno di poi posso dire che mi piaceva anche la sensazione di imbarazzo che indossare quella divisa comportava. I pantaloncini erano veramente corti e aderenti, sia quelli da gara che quelli da allenamento. La maglietta pure era aderente, ed inesorabilmente corta. Allenarmi vestita in quel modo era per me sempre fonte di grande imbarazzo. Dovermi piegare, saltare, e tutto il resto. Le compagne non mi aiutavano, cera l’abitudine di darsi pacche nel sedere nel prepartita, e nelle pause di gioco per motivarci! Durante le partite sentivo su di me gli occhi degli amici, compagni di scuola, amici e parenti delle compagne, e pure il pubblico degli avversari.

Per non parlare dei costumi per piscina e mare. In quelle situazione l’imbarazzo era veramente invadente. Cercavo sempre di stare sdraiata pancia sopra o seduta, se facevamo il bagno cercavo di stare in acqua piuttosto alta e durante la passeggiata tenevo le braccia dietro. Questo però esponeva il seno, che non era da meno. Inoltre non mi sfuggivano i commenti a scuola, a pallavolo, in piscina con amici. Come già detto nei primi capitoli di questo racconto, ad un certo punto espormi, cominciò invece a piacermi. Il mio culo rimaneva sempre fonte di imbarazzo, ma era proprio quello che cercavo. Così invece che nasconderlo, cercavo di metterlo in risalto il più possibile!

E così indossavo calzoni sempre più aderenti, costumi sempre più striminziti fino al tanga, a pallavolo prendevo calzoncini di una taglia più piccola e li indossavo senza mutandine, iniziai a usare minigonne, calzoni in latex, fuseaux, e iniziai a giocare con le trasparenze che alcuni capi d’abbigliamento offrivano. Mi piaceva ricevere complimenti, ascoltare i commenti, ricevere pacche nel culo. Io e il mio culo eravamo diventati amici, ma il nostro rapporto era destinato a migliorare ancora.

Sto ovviamente parlando del sesso. Per i primi anni della mia attività sessuale, il mio culo era off limits. Però la voglia di provare sesso anale era sempre più grande. Guardavo sempre più spesso dei video porno dove si vedevano delle porno star stra fighe e molto porche prenderlo nel culo  e godere enormemente. Sapevo che la cosa non corrispondeva a verità, che c’era finzione. Ma ad attrarmi era l’idea che durante il sesso anale la ragazza non godesse, che fosse una prerogativa maschile. Che facendo sesso in questo modo, la ragazza fosse trattata come un oggetto sessuale. Una sorta di sottomissione pscicologica. Non capivo perché questo potesse risultare piacevole, o forse lo capivo ma non volevo ammetterlo.

Perché più guardavo quei video e più mi veniva voglia di provare. Si affacciava in me timidamente un’altra passione oltre quella per l’esibizionismo con cui avevo già fatto i conti, e quella per le ragazze di cui vi parlerò in uno dei prossimi capitoli. Sto parlando della passione per la sottomissione e l’umiliazione. Che a differenza delle altre mie passioni è rimasta per molto tempo in letargo nel mio subconscio, nelle mie fantasie. Ma anche quella è inesorabilmente e inevitabilmente venuta fuori… ve ne parlerò in uno dai prossimi capitoli!

Come sempre preda e in qualche modo schiava delle mie passioni, ad un certo punto ruppi gli indugi e provai a masturbarmi il culo. Chiusa in bagno, sulla tavoletta del cesso, infilai timidamente un dito dentro il mio ano. Inizialmente, le sensazioni erano contraddittorie. La sensazione dell’ano che si allargava era piacevole, ma c’era anche bruciore. Infilai due dita, cercavo la posizione giusta. Ottenni il risultato di indolenzirmi il polso, e di avere un bruciore al culo. Me lo sentivo come se fosse rivoltato al contrario. In qualche modo però, mi aveva lasciato un impressione positiva.

Nei giorni successivi continuai a pensare a quell’esperienza. Una mattina mi trovai sola in casa, ne approfittai. Mi ritrovai semi nuda, nel letto, a pecorina, con un dito che aspettava fuori dal mio ano, indeciso. Poi entrò, piano, delicatamente. Avevo letto qualcosa a proposito su internet, avevo inumidito il dito, gli facevo fare dei cerchi sempre più grandi, per allargarlo. La sensazione mi piaceva, mi regalava dei brividi molto intensi che mi risalivano la schiena facendomi tremare.

Vista l’esperienza positiva avuta con un dito, passai a due. Non so quanto tempo rimasi in quel modo. Ad un certo punto sentii l’eccitazione salire. La sensazione dell’ano che si allargava, di un corpo estraneo che lo penetrava, mi piaceva molto. Immaginavo di essere posseduta da un bel maschione, che mi prendeva senza tanti complimenti, con un cazzo enorme, tenendomi per i capelli e dicendomi porcate come nei video che guardavo!

Immaginavo di essere una porno star, che nella stanza ci fossero 4 telecamere, tanti tecnici. Immaginavo il pubblico che guardava il video, l’imbarazzo! E poi, come spesso succede la fantasia prendeva pieghe inaspettate, surreali, irrazionali! A quel punto, la ragazza che impersonavo, in qualche modo non voleva quelle telecamere li. Essere quindi totalmente esposta, impossibilitata a sottrarsi, mentre faceva sesso anale, davanti ad un numero imprecisato ma comunque molto grande di occhi indiscreti. Nella fantasia  poi un altro uomo si aggiunse davanti per scopare la mia bocca.

L’orgasmo mi travolse imponente, sublime, potentissimo. Tremavo, gemevo, faticavo per non urlare, la fica gocciolava. Mi resi conto solo in quel momento che per tutto il tempo mi ero scopata freneticamente il culo con due dita. Da lì iniziò la mia irrazionale ed enorme passione per il sesso anale. Piano piano imparai delle tecniche per limitare il dolore, ad usare creme particolari, o semplicemente imparai ad apprezzarlo. Le dita divennero 3, poi 4. Poi fu l’era dei sex toys. Finti cazzi di gomma di diverse dimensioni e fatture. Poi il vero sesso anale. Ottimo metodo contraccettivo. Basta stare attenti alle fuori uscite di sperma dal sedere. I miei ragazzi erano contentissimi di fare sesso anale, evidentemente una ragazza a cui piace prenderlo nel culo era, merce rara. Mi capitava di passare mesi facendo esclusivamente sesso anale.

E poi come spesso accade la mia passione mi portò all’estremo. Iniziai ad infilare oggetti sempre più grandi nel mio culo, dildi sempre più grandi, anche fino a due cazzi nelle orge. Fino a rientrare nella categoria fisting. Con un mio ragazzo ero arrivata a sopportare e a godere di una mano intera dentro il mio culo, fino al polso, e a pugno chiuso. Il sesso anale mi ha sempre regalato forti emozioni, sentire il corpo estraneo farsi largo dentro la mia carne. Sentire l’ano che prova istintivamente ad espellere quel corpo, senza speranza di successo. Le difese che inesorabilmente ed inevitabilmente cedono. Il cazzo del mio compagno che scorre sempre più velocemente dentro di me, strumento di piacere!

Improvvisamente mi viene voglia di prendere uno dei miei dildo e sfogarmi un po’ ;)

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