Skip to main content

Fantasia irriverente (feat. inception e ninfadora)

By 1 Marzo 2018Aprile 2nd, 2021No Comments

Capitolo 1: L’incontro (di iprimipassi e ninfadora)
Nonostante il bar del centro commerciale, a quell’ora, fosse pieno di clienti, Mirko e Letizia si notarono quasi istantaneamente l’un l’altro, alle prese, ciascuno, con la propria, fumante, tazza di caffè.
In piedi al bancone, a poche decine di centimetri di distanza, continuavano a lanciarsi più di qualche occhiata, senza che nessuno dei due lasciasse intendere di voler prendere una qualche iniziativa per approfondire la loro conoscenza.
Terminato di bere il suo caffè, Mirko le scivolò alle spalle per recarsi alla cassa, posta a qualche metro alla destra della ragazza. Nel passarle accanto, non riuscì a trattenersi dallo sfiorare la sua schiena e i suoi capelli, all’altezza dell’attaccatura del collo. La punta delle sue dita sfiorò la pelle di Letizia, che avvertì un brivido correrle lungo la schiena, e si voltò in direzione di Mirko, sorpresa e, allo stesso tempo, colpita da quel gesto così intraprendente. Il ragazzo, però, senza ricambiare il suo sguardo per più di una frazione di secondo, continuò il suo tragitto verso il registratore di cassa e saldò il conto di entrambi. Poi tornò verso Letizia, proprio nell’istante in cui la stessa aveva concluso di gustare la sua bevanda. Le si fermò a pochi centimetri, sfacciatamente rivolto verso di lei.
La donna arrivava a stento alla clavicola del ragazzo, ma, ciò che le mancava in altezza, era compensato da un corpo esplosivo, con forme morbide e abbondanti, che riuscivano, regolarmente, a calamitare gli sguardi indiscreti degli uomini di ogni età. Neppure l’abbigliamento casual, fatto di un jeans e di una maglia tutt’altro che aderente, riusciva a nascondere le grazie di cui era dotata. I lunghi capelli scuri celavano delle guanciotte da mordere, mentre lasciavano in bella evidenza due occhi profondi e vispi e labbra di un rosso acceso, ripiegate in un sorriso allo stesso tempo imbarazzato e malizioso.
Mirko, anch’egli, come di consueto, in tenuta informale fatta di un jeans e una felpa, dall’alto dei suoi centonovanta centimetri, ammirava quel concentrato di sensualità che aveva davanti. La natura l’aveva dotato di spalle larghe, di un torace ampio e di belle gambe, sottili e definite. Tutte qualità che lui, però, teneva ben nascoste sotto abiti di qualche taglia più grande del dovuto. Non era tanto per pudore, ma gli piaceva vestire comodo, non sopportava l’idea di sentirsi costretto in tessuti attillati. In comune con Letizia, oltre al modo poco ricercato di acconciarsi, aveva le tinte mediterranee degli occhi e dei capelli.
Dopo essere rimasti per qualche interminabile secondo in silenzio ad osservarsi, il ragazzo tese una mano verso la donna. ‘Piacere, Mirko’.
Lei lo fissò senza muovere un muscolo. ‘Ti aspetti che ti dica il mio nome, adesso?’.
‘Ti ho appena offerto un caffè, mi sembra il minimo’, rispose lui con un largo sorriso.
‘Veramente avevo un po’ di spiccioli di cui liberarmi, ero venuta al bar apposta’, replicò lei, fingendo indignazione.
‘Va bene dai, me ne offrirai uno tu dopo, allora’.
‘Dopo, cosa?’.
‘Dopo aver passato un po’ di tempo insieme’.
‘E perché dovrei passare del tempo con te?’.
‘Ma è ovvio, perché ti piaccio’.
‘Ma sentitelo! E chi ti dà questa certezza?’
‘Facile’, concluse Mirko in tono risoluto, ‘Mi guardavi come io guardavo te, è evidente che io ti piaccia allo stesso modo’.
Letizia non riuscì a trattenersi dall’esplodere in una fragorosa risata.
‘Hai una risposta per tutto, vero?’, disse dopo qualche istante. ‘Va bene, te lo sei meritato’, continuò, stringendo la mano del ragazzo, ‘Piacere, Letizia’.
I due si scambiarono un sorriso mentre si stringevano decisi la mano destra.
Fu la ragazza a rompere quel breve silenzio. ‘Allora, che si fa adesso?’, chiese, ammiccante.
‘Non saprei’, rispose lui, con un sorriso complice, ‘Da me o da te?’.
‘Che scemo!’, replicò Letizia, prima di unirsi alla contagiosa risata partita dalla bocca del ragazzo.
‘Passeggiamo, ti va?’, riprese Mirko.
‘Ma si’, disse lei, ‘Comunque, anche la prima proposta non era male!’, concluse, lasciando Mirko interdetto e divertito, mentre iniziò a muovere qualche passo lungo la galleria di negozi.
‘Accidenti, se l’avessi saputo mi sarei fermato a quella!’, ribatté lui, raggiungendo la ragazza con uno scatto.
‘Pazienza, troppo tardi!’, lo sfotté lei, dandogli una lieve spallata.
Mirko la guardò fissa negli occhi, sorpreso dall’intesa creatasi fra loro, capace di rompere il ghiaccio a pochi minuti dall’inizio del loro primo incontro.
Camminarono per un po’ fianco a fianco, fermandosi davanti a qualche vetrina e saltandone altre. Di tanto in tanto, le loro braccia si sfioravano, donando, ad entrambi, dei piacevoli brividi. Parlavano e scherzavano su ogni cosa. Sembrava, quasi, si conoscessero da sempre.
Gli ‘Ehi, anch’io!’ non si contavano neanche più, come anche le frasi iniziate da uno e continuate dall’altro, o i silenzi che li assalivano quando, sostando di tanto in tanto lungo il cammino, i loro occhi tornavano ad incrociarsi e catturarsi.
Quando Letizia si fermò davanti ad una vetrina di articoli sportivi, e Mirko fece lo stesso, avvenne l’inevitabile. Letizia, fingendo di osservare le scarpe in esposizione, guardava il riflesso di Mirko che, dietro di lei, non le staccava gli occhi di dosso. Il cuore iniziò a batterle all’impazzata quando scorse il ragazzo chinarsi nella sua direzione. Il suo riflesso venne, dopo un istante, coperto dal volto reale di Mirko, che le schioccò un fugace bacio sulle labbra.
Letizia si voltò, arrossendo appena. ‘Ma’ Che”, balbettò.
‘Volevo accertarmi che non fosse tutto un sogno’, rispose lui, con finta tranquillità, ma non riuscendo a mascherare il tremolio nella sua voce.
Letizia sorrise. ‘E’?’, chiese, voltandosi completamente verso il ragazzo.
‘Non ne sono ancora del tutto certo’, replicò Mirko, muovendosi impercettibilmente verso Letizia, il cui corpo, ormai, aderiva alla vetrina illuminata, ‘Credo di aver bisogno di qualche elemento in più’.
Il bacio che ne seguì fu ben diverso dal precedente. Le loro labbra si incontrarono in maniera più decisa. Si assaporarono e morsero per un po’, ma non tardarono a schiudersi, lasciando campo libero alle loro lingue audaci e curiose. Due lingue che non mancarono di avvinghiarsi, quasi stritolarsi tanta era la foga con la quale si cercavano e desideravano. Letizia cinse il collo di Mirko con la braccia, come a voler prolungare il più possibile quel momento. Lui le teneva una mano sulla schiena, mentre con l’altra le era risalito lungo la nuca, affondando nei suoi capelli e, quasi, premendola contro di lui, tanta era la voglia che aveva di quella ragazza.
L’intensità e la voracità di quel lungo bacio, quando vi posero fine, lasciò entrambi col fiato corto e, al contempo, con l’incapacità di smettere di sorridere.
‘Wow”, disse lei, rompendo il silenzio.
‘Già’ Wow”, replicò Mirko, scostandole i capelli dal viso per poter osservare meglio la sua espressione sognante e le sue gote accese, sulle quali non mancò di far scorrere, con dolcezza, le dita.
Dopo alcuni secondi, ricominciarono a passeggiare. Letizia si strinse a Mirko, abbracciandolo dalla vita. Lui le cinse le spalle, avvertendo la testa della ragazza poggiata a lato del suo torace.
Il silenzio seguente venne rotto, ancora una volta, da Letizia. ‘Non so perché ti dico questo, ma è tutto talmente insolito oggi, che tanto vale”. Mirko la guardò con aria interrogativa, mentre la ragazza continuava a dar voce ai suoi pensieri. ‘Questo posto è da sempre teatro di una mia’ Fantasia irrealizzata. E, forse, irrealizzabile’.
Mirko, intanto, fece scivolare la sua mano lungo il corpo della ragazza, sino ad intrufolarla nella tasca posteriore dei suoi jeans. Avvertire il morbido fondoschiena di Letizia quasi a contatto con la sua mano iniziava ad eccitarlo, ma resistette alla tentazione di stringere per meglio valutare la consistenza di quell’invitante parte del corpo.
A quel gesto così irriverente, Letizia guardò il ragazzo in volto e gli sorrise. ‘Ma forse la mia fantasia è anche la tua’ Non sarebbe la prima coincidenza della giornata’, disse, mentre faceva scorrere la sua mano libera lungo la felpa di Mirko, sino ad incontrarne il bordo inferiore. Senza tentennamenti, la ragazza portò le sue dita a contatto con la nuda pelle di lui, risalendo dall’addome lungo il torace, palpandolo ora delicatamente ora in maniera più decisa, e giocando con i suoi peli e con i suoi capezzoli, turgidi per l’eccitazione montante.
‘Non pensavo che si sarebbe creata da subito quest’intesa’, affermò Letizia, non smettendo di esplorare la parte superiore del corpo di Mirko.
‘Be’, il fuoco nei tuoi occhi mi aveva fatto pensare da subito che non fossi una che si limita a parlare del tempo’, rispose lui. ‘E, in effetti, era ciò che speravo’, concluse.
‘Ehi… Che fai, mi leggi lo sguardo? Sei pericoloso allora!’, ribadì Letizia, con una lieve risata, mentre la sua mano, non più impegnata all’altezza del torace di Mirko, cominciava a scendere verso la cintura.
Lui, intanto, aveva estratto la sua mano dalla tasca dei jeans della ragazza e, superata la frontiera della maglia, le accarezzava la pelle della schiena e del bacino, insinuando, di tanto in tanto, la punta delle dita sotto il bordo dei pantaloni, dove riusciva, distintamente, a percepire il leggero tessuto dell’elastico delle mutandine.
Le strane manovre nelle quali i due erano impegnati, non tardarono a rendersi manifeste agli avventori del centro commerciale che li incrociavano sul loro cammino. Gli occhi che si posavano su di loro si facevano via via più numerosi.
‘Ci guardano in parecchi’, disse Letizia, in tono malizioso, mentre la sua mano giocava con la fibbia della cinta di Mirko.
‘Allora sarebbe il caso di offrirgli uno spettacolo più interessante’, replicò il ragazzo, ‘Non vorrei che si annoiassero’. A quelle parole, la sua mano sparì, quasi per intero, al di sotto del tessuto dei jeans, in corrispondenza del fianco di Letizia. Sentire la pelle liscia e morbida della sua coscia, che, stavolta, non mancò di stringere nella mano, sferzò d’eccitazione il membro già semi-eretto del ragazzo, che prese a gonfiarsi visibilmente.
La ragazza, mordendosi appena il labbro inferiore, non si trattenne dall’accarezzare, dal di sopra del tessuto dei jeans, quel palo di carne quasi al massimo della sua consistenza. Lo soppesò, stringendolo appena e, quando avvertì la mano di Mirko spostarsi dalla sua coscia verso il suo sedere, non riuscì a trattenersi dal passare al livello successivo. Risalì fino al bordo dei jeans, infilando la sua manina al di sotto di essi. Il battito accelerato dei loro cuori e il rosso vivo che infuocava i loro volti testimoniavano, allo stesso tempo, l’eccitazione e l’imbarazzo per quanto stava avvenendo.
Il glande del ragazzo spuntava, quasi per intero, dall’elastico degli slip. Letizia non mancò di giocarci con le dita. Poi, la voglia di andare oltre l’assalì, e la indusse ad affondare la sua piccola manina al di sotto dell’indumento intimo, afferrando avidamente quell’asta dura e calda. Iniziò subito un lento su e giù, scorrendo per tutta la lunghezza il membro di Mirko, ed apprezzandone l’abbondante circonferenza, che non riusciva completamente ad avvolgere con le dita.
Con i loro occhi persi gli uni in quelli dell’altro, e le loro menti prese a vagare in un mondo abitato solo da loro due, Mirko e Letizia non si accorgevano degli sguardi scandalizzati loro rivolti dalle persone che li incontravano, e avvertivano solo come un lontano brusio le critiche che venivano mosse alla loro sfrontatezza.
Ma, ormai, il loro mondo aveva preso il sopravvento su quello che li circondava.

Capitolo 2: Il punto di non ritorno (di inception)
Mirko, quasi incapace di tenere gli occhi aperti, si vide costretto a cedere a quel tocco audace e sfibrante.
Nonostante il piacere lo stesse investendo, il ragazzo azzard’ una contromossa, dopo aver tastato i glutei prominenti e sodi di Letizia, con estrema e calcolata lentezza allontan’ la mano da quel paradiso, lei ignara dell’animo sadico di quell’uomo, non nascose il suo dissenso, anzi quasi brutale aumentando il ritmo, con la sua manina insolente tenne in bilico per secondi interi Mirko, il quale dovette inarcarsi su di lei per impedirle di proseguire in quella che pareva, solo e soltanto, un infima vendetta.
Con il respiro ancora spezzato ma senza staccare gli occhi dai suoi, lamb’ con entrambe le mani i fianchi di quel corpo morbido e bollente, scivolando con ferocia lungo la sua schiena, lasciando segni inequivocabili del suo passaggio sulla pelle.
Raggiunto il pizzo del reggiseno, si riemp’ le mani di lei, così morbida e calda, non disdegn’ di baciare ancora quelle labbra con foga carnale, lei ricambiando con altrettanta veemenza non si fece alcun scrupolo di gemere rumorosamente nella bocca di quell’uomo, colpevole quanto lei di lussuria.
Ancora incuranti delle occhiate di sdegno che stavano ricevendo continuarono, le risatine, gli improperi gli scivolavano addosso, aumentandone loro l’eccitazione, portando Mirko a indugiare solo qualche secondo prima di slacciarle il gancetto del reggiseno.
‘Ti spiace?’ chiese alla ragazza, abbassandole entrambe le spalline dell’indumento sulle spalle, lei languida, rispose con un sorrisino complice e divertito, ben conscia delle intenzioni di quell’uomo, di quello sconosciuto.
Acconsentendo, sfil’ la mano dagli slip del ragazzo, solo dopo avergli spremuto l’asta fino a raccogliere le prime gocce della sua voglia portandosele alla bocca, sotto agli occhi esterrefatti di una coppia che si ritrovò spettatrice di una scena da film hard, lui rispose a quella provocazione, così audace, dapprima sorridendo per poi apostrofare quella degna dea perversa con il più squallido dei nomi.
‘Prego’ sussurr’, distendendo le braccia davanti a lui, Mirko sorridendo, sempre più compiaciuto, si apprest’ a far scivolare, prima una poi l’altra, il tessuto elasticizzato delle spalline lungo gli arti, per poi risalire a palmo aperto fino al centro del suo seno, dove con un movimento veloce, quasi brutale liber’ quelle voluttuose colline di carne da inutili orpelli.
Lanciò a terra il pezzo di stoffa, e feroce, affamato di lei, si scaravent’ sul corpo di Letizia abbracciandola dalla vita, quasi la sollevò cercando ancora una volta le sue labbra, trascinando per qualche metro quella splendida donna, senza staccarsi da lei, percorse il perimetro del negozio, giusto per togliersi dal corridoio centrale, non che il muro sul quale la sbattè fosse nascosto alla vista, ma perlomeno non sarebbero stati sotto alla telecamera di sicurezza, se sorpresi, nessuno avrebbe avuto riscontri materiali pensò Mirko, d’altronde, lui se ne intendeva.
La tecnologia sua gran passione sin da adolescente, mai, pensò che queste nozioni da nerd gli venissero utili proprio in una simile situazione, però.
Divertito dal pensiero appena balenategli in testa si rivolse a lei
‘Che dici, sta prendendo vita la tua fantasia?’ le chiese con il respiro affannato e lo sguardo stralunato.
‘Beh, direi di sì’ squittii Letizia eccitata come non mai.
Fu lei a cingere, ora, il collo del ragazzo aggrappandosi quasi di peso lo tirò a sé, Mirko prima di sprofondare nell’ennesimo torbido bacio si fece largo sotto al tessuto che celava il seno florido di quella musa di perversione, si impossess’ senza troppa grazia di quelle mammelle, stringendole fino a sentire il corpo di Letizia contorcersi dal piacere, lei in preda a quel turbinio di emozioni lo preg’, lo preg’ di abusare del suo corpo.
‘La tua fantasia piccola ci farà arrestare entrambi, lo sai?’ sussurr’ Mirko mordendole le labbra e tutto ciò che riusciva a sfiorare con la bocca,
‘Non mi interessa, al diavolo tutti, scopami’
Gemette, invasa dal piacere, che le dita di quell’ uomo strette sul suo seno, le regalava.
Senza aspettare oltre, Mirko prese una decisione sdrastica si levò le braccia di Letizia dal collo,
‘Perdonami’ le disse infilando le dita nella cucitura che le contornava il collo, con un solo strattone stracci’ il tessuto della maglietta fino a fargliela scivolare sulle spalle
‘Ecco, limitiamo i danni’ disse tra l’eccitazione e il divertimento, Letizia rise per l’intraprendenza dimostrata.
Fu una risata isterica e contagiosa, li colse quasi impreparati, Mirko, poco dopo, si ammutol’ rapito da quegli splendidi occhi scuri e vivaci, prese con entrambe le mani quel piccolo viso, si avvicinò piano, lentamente, suggellando quell’attimo di quiete con un bacio dolce, appena accennato
‘Sei un demone, da quale paradiso arrivi?’
Letizia, come imbambolata, rimase per secondi interi rapita dagli occhi di quell’uomo alto, possente, ne osservò con attenzione ogni dettaglio, come le lunghe ciglia, la fossetta irresistibile sul mento, le labbra perfettamente disegnate, si sent’ invadere da un emozione nuova, inattesa.
Conosceva quella persona da poche ore, eppure, gli sembrò, solo in quell’istante, di conoscerlo da anni,
‘Dovremmo fermarci qui – ammise abbassando sensibilmente il tono della voce – io, forse sono pazza, ma tu mi piaci’
Confessò con voce spezzata, consapevole, con la sua ammissione, di rompere l’incantesimo che li aveva portati lì, in un angolo di quel centro commerciale a sconvolgere gli animi di più di una persona, lei con la maglia sgualcita lui con il viso sfatto da minuti di irrefrenabile passione.
‘è vero, dovremmo, ma sei così bella –
ansim’ lambendole le labbra – sei così affascinante, seducente, perfetta per me’
‘Voglio fare l’amore con te, adesso Letizia’
E, sospirando forte si impossess’, ancora una volta, di quella bocca stupenda, assaporandone il sapore, la morbidezza di quella lingua, il suo respiro caldo, profondo, intenso.
Letizia, taque, ricambiando quella tenera effusione, posando le sue mani sul torace di lui, dove un cuore batteva in modo irregolare.
Si scambiarono ancora uno sguardo prima che lei tirandolo per la felpa lo portò dietro a quella che doveva essere una colonna portante, la piccola intercapedine era abbastanza nascosta alla vista, certo correvano ancora il rischio di essere scoperti, visti, sentiti ma non se ne curarono, troppa la voglia di appartenersi per aspettare.
Lei, si appoggiò al muro chiuse gli occhi mentre Mirko non indugi’ oltre, iniziò col toglierle quelle buffe scarpette a pois bianchi, sorridendo nel pensare a quanto gli sembravano da bambina, in ginocchio davanti a quella dea perfetta si sentì invadere da mille emozioni, iniziò vorace e nel contempo dolce a baciarle le cosce, accarezzandole la schiena con entrambe le mani fino a scendere su quei glutei stupendi e poi più giù fino alle caviglie, l’eccitazione di sentirla gemere, gli diede nuova linfa.
Letizia estasiata, con un tocco leggero accompagnava i gesti del suo amante, stringendo dapprima le mani, ora il viso affondando tra i suoi capelli.
Un desiderio dolce, caldo, liquido invase entrambi.
Nulla li avrebbe più fermati, continu’ sfilandole i jeans, lentamente, per godersi quell’attimo di pura e candida indecenza lasciandola con solo la maglietta, ridotta a uno straccio, addosso a coprirla fino al sedere, ammir’ ancora una volta quella splendida creatura prima di sprofondare con il viso tra le cosce di quella Venere.
Letizia, ormai rapita da quell’ unico uomo si muoveva lenta accompagnando il proprio piacere sulla lingua esperta e sapiente di quel ragazzo, ansimando appena, si abbandon’ a quel turbine di sensazioni intense spalancando le braccia e le dita sul muro al quale si sorreggeva, come un quadro da ammirare, un’opera viva, fremente di passione, ingorda d’amore.
Quell’uomo la stava portando oltre ogni sua fantasia, la stava portando nella sua mente, nella sua vita e lei si sentì sciocca a pensare che ciò che era nato, pochi minuti prima, come un gioco si era trasformato in un desiderio estenuante di bisogno.
Con quell’unico pensiero a invaderle il corpo chiese a quell’uomo di possederla, lo fece sottovoce, con il respiro rotto dal piacere, una dea tra le sue mani.
Mirko, alzandosi in piedi la abbracci’ quasi per sincerarsi che non fosse solo un sogno, strinse forte a sé quella donna, assaporando il suo profumo, la morbidezza di quel corpo abbandonato a lui.
Senza staccarsi, si liberò degli abiti lasciandoseli scivolare lungo le gambe, uno sguardo li incaten’, prima
di sprofondare l’uno nell’altra, nella carne e sulle labbra.
Quel corpo incantevole, finalmente suo.
Le gambe di lei a cingergli la vita, ancorata al suo respiro, le braccia strette attorno al collo, il seno schiacciato contro il suo petto, le mani aperte sulla schiena a lasciare lividi.
Un tutt’uno, avvinghiati, incuranti di tutto attorno a loro, per trovarsi, scoprirsi, fino a consumarsi.
Ed, è così che iniziò tra loro, in un giorno qualunque, vittime della stessa complicità.

Leave a Reply