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Racconti Erotici

IERI

By 6 Giugno 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ parecchio che ci penso. Ma dovevo prima uscire dal tunnel. Avevo bisogno di sentirmi di nuovo me stessa, quella che tutti voi avevate conosciuto attraverso i miei racconti. Non sono più quella di prima, storie e dolori ci cambiano, in un lento progredire ci conducono altrove. A volte lontano persino da noi stessi. Andiamo sempre avanti, indietro non si può, anche se la mente d’istinto si volge a guardare altrove, a desiderare ciò che non si ha più.
Questo ho fatto anch’io.
Avevo promesso che non avrei mai più scritto un racconto che parlasse di lui. Da quando stilai questo tacito accordo con me stessa ne ho scritti almeno altri tre. Credo siano stati i racconti dell’addio. Il mio modo di uscire da un dolore così grande, che mai avrei immaginato di dover provare. Ma &egrave successo. L’ho vissuto, forse l’ho cercato.
Già. Mi sono innamorata di qualcuno che non avrebbe mai potuto essere mio. Non credo che ‘capiti’ di innamorarsi, non alla mia età. Ci sono tanti segnali, inequivocabili. Basterebbe interpretarli. Invece mi sono lasciata andato andare, in balia degli eventi. Ho lasciato che il desiderio, la passione prendessero il sopravvento. Non ho tentato mai di preservarmi da un dolore che non immaginavo nemmeno potesse intaccarmi. Pensavo che noi fossimo al di sopra del mondo reale. Ho visto in lui ciò che non esisteva. Ho creduto che lui fosse ciò che io avevo bisogno di trovare. Ho dipinto nella mia mente un uomo immaginario, poi la lontananza, l’impossibilità di frequentarsi, di vedersi, di viversi ogni giorno hanno fatto il resto.
Più il desiderio cresceva in me e più lui diveniva l’uomo che io volevo.
Poi un giorno l’ho visto. Siamo diventati vivi, veri, reali. E lui era splendido. Sapeva bene cosa desiderassi. Ma essere meravigliosi non &egrave poi tanto difficile davanti a chi ama senza riserve. Ci conoscevamo bene o, almeno, lui conosceva me. Sapeva come prendermi, cosa speravo, cosa volevo. Avevamo solo poche ore. Dovevano racchiudere mesi di attesa.
Ma non mi &egrave bastato. Ho voluto di più. Per me non era stato come raggiungere un obiettivo, bensì iniziare qualcosa. Era la conferma di essermi innamorata della persona giusta. Era solo dare forza e vigore ad un amore così difficile. Vivere un rapporto fatto solo di telefonate, messaggi, mail ed una fievole speranza che un giorno, chissà quando, ci saremmo rivisti. Per qualche ora. Mai c’&egrave stato in noi il desiderio di avere di più. Mai abbiamo sperato di recitare un ruolo diverso da quello che il nostro destino ci aveva riservato.
Volevo solo che lui continuasse ad esistere nella mia vita. Ed ho insistito. L’ho convinto a rimanere tutte le volte in cui comprendeva che non avremmo mai avuto un futuro. Ogni volta in cui mi ripeteva che sarebbe stato meglio abbandonare la partita, perché nessuno l’avrebbe mai vinta. Ogniqualvolta la sua eccessiva razionalità lo spingeva a tornare alla vita reale.
Io ero lì. Con un entusiasmo che ora non ho più. Con un sentimento talmente forte da scaldare entrambi.
Ma non credo di aver sbagliato ad innamorarmi. In fondo non c’&egrave nulla di più bello. Dà colore alla vita, stimolo, calore, sapore alle giornate. Quando siamo innamorati ci alziamo la mattina ed il volto del nostro amore &egrave la prima immagine che materializziamo. L’ultima la sera. E’ l’obiettivo di ogni cosa. E’ la speranza che ci alimenta ogni secondo. Brilliamo di luce nuova. Ci accompagna un entusiasmo, una voglia di vivere senza pari. Non &egrave stato questo il mio errore. E’ stato, piuttosto, non comprendere che anche questa cosa, forse una delle più belle cose della mia vita, avrebbe avuto una fine. E’ questo che non riuscivo ad accettare. E questo &egrave, purtroppo, ciò che mi ha insegnato questa mia storia d’amore.
Questo &egrave ciò che mi ha lasciato.
Non ho provato rancore, né odio. Lui ha fatto le sue scelte ed io ho dovuto accettarle. E’ così che funziona. Ho fatto da spettatrice alla fine della mia storia, così vinta e sconfitta da non avere più la forza di lottare. Lottare per cosa, poi? Per essere amata? Ho lasciato che giocasse con me quando ancora sentivo che il sentimento per lui era forte e vivo. Ho aspettato. Ho sperato di trovare anch’io qualcuno da amare. Ho aspettato che il tempo facesse da dottore, curando il mio cuore ferito che batteva solo per lui. Ho cercato di guardare altrove, ma dappertutto c’era lui, sempre e solo lui. Ho deciso, forse ho sbagliato, di non escluderlo dalla mia vita. Di conservare un rapporto con lui, fosse anche di sola amicizia. Parola troppo grossa tra due persone che preferiscono non vedersi, perché consce del fatto che se fossero l’una davanti all’altra non si limiterebbero a conversare. Però ho preferito che lui rimanesse parte della mia vita. E’ stato un compito difficile. Oggi penso di avercela fatta.
Ma perché vi scrivo tutto questo?
Per ringraziarvi.
Perché ho ricevuto da voi incredibili manifestazioni di affetto. Nel mio periodo buio, quando non riuscivo a scrivere ricevevo da voi segnali di speranza. E mi avete aiutato tanto, tantissimo.
Sapere che c’era qualcuno che leggeva del mio amore e, poi, della sua fine mi ha fatto sentire viva. Volevo smettere di scrivere. Avevo iniziato per lui ed ho creduto che questa mia passione avrebbe dovuto finire con lui. Ho cominciato a scrivere per decantare un amore che non potevo vivere. Per comunicare con lui. Perché così riuscivo a parlargli di me, dei miei desideri. Di quanto lo desiderassi. Di ciò che sentivo. L’ho inondato di racconti che voi avete letto e di tante mail che non so nemmeno se ha mai conservato. Io l’ho fatto.
Fino ad oggi.
Ho conservato tutto ciò che mi ha scritto in due anni. E qualcosa di ciò che scrivevo in un attimo, quando magari non rispondeva al cellulare perché troppo impegnato o perché gli ‘toglievo il respiro’.
Oggi ho riletto tutto, senza tristezza’ed ho gettato tutto, senza dolore. Sentivo che era giusto farlo. I ricordi dentro di me non si affievoliscono. Lui &egrave stato il mio uomo. L’ho amato, l’ho voluto ed ho pagato per questo.
Ma quello era il mio ieri. Quando gli scrivevo del mio amore e lui nemmeno si degnava di rispondermi. Era ieri quando gli scrivevo tutto questo’…

Giravo per casa lasciando che la mia mente ti cercasse.
Immancabilmente ti trovava.
Lasciavo che libera ti immaginasse per averti ancora una volta.
Il mio pensiero correva da te raggiungendoti in una piccola stanza
d’albergo, con un fantastico letto bianco occupato dai nostri corpi nudi.
Osservavo noi due cercarci, toccarci, baciarci come se avessimo bisogno di
respirarci dentro. Come se ogni bacio fosse ossigeno per noi. Osservavo il
letto sfatto, ancora caldo del nostro amore, consumato, finalmente.
Sentivo lo scrosciare della doccia che ci vedeva uniti, anche lì,
tra bac e sapone, carezze e passione.
I miei occhi umidi fissi nei tuoi, quasi a volerti entrare nell’anima,
accoccolarmi in un cantuccio e non uscirne più…mai più.
Sentivo il desiderio crescere senza controllo, mentre il pensiero cercava
solo te, spingeva nella tua direzione, fino a trovare la pace solo quando
la mia mente materializzava il tuo viso; il tuo sorriso appena accennato,
gli occhi socchiusi in attesa del piacere. Sentivo le labbra inumidirsi,
mentre le mani impugnavano i seni gonfi, desiderosi del tuo tocco, delle
tua mani calde. Come avrei voluto sentirti dentro di me, scivolarmi tra le
gambe e, con la lingua, prendermi ancora.
Mi tocco e sono già pronta.
E allora scivolo dentro me stessa, guardando te con occhi chiusi,
cercando te nei miei ricordi così nitidi, così puliti
da sembrare ancora veri. Cerco te che guidi la mia mano.
La mia voglia. La mia passione infinita.
Cerco te. Voglio te. Sempre. Tu accendi il mio
intimo. Tu riscaldi il mio cuore, la mia anima, la mia passione.
Un dito non basta. Due, tre….fino a farmi male…fino a sentire
impetuoso un vortice di passione crescere ed esplodermi in mano.
Ti voglio mentre assaggio il gusto del mio pensiero folle.
Mentre ancora la mano bagnata gioca con i capezzoli duri.
Mentre spalma tutto la mia voglia sul corpo nudo.
Ti voglio. Ti amo.

Grazie a tutti voi’

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