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Racconti Erotici

Il diario di Giovanna – Vecchi racconti di ErosItalia

By 15 Maggio 2022No Comments

Decido di fermarmi a comperare qualcosa per cena. Entro nel negozio di alimentari che, vista l’ora oramai tarda, è deserto. Il signor Roberto appena mi vede mi saluta “Salve, cosa le serve?” “Non ha niente di pronto per cena?” “Certo, vuole che glielo porti a casa io? Fra poco chiudo e devo passare proprio davanti a casa sua” “Va bene mi fido di lei” Vedo il sorriso sul volto del signor Roberto, forse ha già in mente qualcosa ed io sono ben predisposta ad accettare tutto. In casa decido di non cambiarmi e di aspettare l’arrivo dell’uomo con indosso questo mini abito molto provocante. Sono seduta sul divano a guardare la televisione per ingannare l’attesa quando finalmente suona il campanello. Apro e torno a vedere la tv aspettando che Roberto entri “Ecco la sua cena” “Si accomodi” Entra ma non è solo, con lui ci sono anche il fioraio e il portiere “Ah siete venuti in tre per portarmi la cena” “No siamo venuti in tre per divertirci un po’ con te” “Avete sempre voglia di scherzare, sedetevi che vi prendo un aperitivo” mi alzo passando davanti a loro “Che minigonna che abbiamo stasera, è un vero spettacolo” “E come le piace farsi guardare, guardate come muove quel culo” “È veramente una gran porca” “Che le piace farsi guardare oramai non è più un segreto, vero Giovanna?” Con i bicchieri in mano tornando verso di loro “Sì, oramai lo sapete che amo il sesso e che questo ha il sopravvento su tutte le mie altre emozioni” porgo loro l’aperitivo e mi siedo sulla poltrona davanti al divano occupato dai tre uomini “Scommetto che hai voglia di scopare, vero?” “Se dicessi di no vi direi una bugia ma sapete anche che amo farlo con calma. Amo troppo i preliminari, è quella la cosa che mi eccita maggiormente” “Lo sappiamo che ti piace essere trattata come una troia” Accavallo le gambe permettendo ai loro occhi di intravedere sino alla fine delle calze autoreggenti. “Stai a gambe aperte, facci vedere bene quelle cosce” “Come volete” Allargo le gambe “Che ne dici di andare a casa di un mio amico” “E la cena?” “Mangeremo dopo qualcosa, allora telefono subito” Lo vedo formare un numero di telefono e dopo poco iniziare a dialogare con il suo amico “Arriviamo fra dieci minuti, prepara tutto, puoi stare sicuro che ci divertiremo, ama tutto del sesso……come? Si eccola te la passo. Vuol parlare con te” “Buonasera” “Buonasera” “Mi hanno detto che sei una gran fica e, cosa più importante, che sei molto troia, sei sicura di saper accettare tutto?” “Sinora ciò che mi è stato proposto mi è sempre piaciuto” “Bene vedremo se anche stasera ti divertirai” In macchina mi siedo fra il salumiere ed il portiere mentre il fioraio è davanti da solo, impegnato a portarci dal suo amico “Allarga le cosce, voglio sentire se sei già bagnata” “Certo di esserlo” e prendendogli la mano la guido sino alle mutandine oramai zuppe dei miei umori. Il portiere prende l’altra mia mano e se la porta sui pantaloni all’altezza del cazzo che sento duro da scoppiare. Inizio a carezzarlo da sopra la stoffa dei pantaloni mentre il salumiere riserva lo stesso trattamento alla mia fica che sembra sciogliersi. Arriviamo di fronte ad un cancello che come d’incanto si apre per far passare la macchina. Ci ritroviamo in un parco ed in fondo ad un lungo viale illuminato troviamo una villa molto bella. Scendiamo, un uomo ci aspetta sulla porta e mi guarda “È questa la troia di cui mi avete parlato?” “Si è lei” poi rivolgendosi a me “Come ti chiami?” “Giovanna” “Bene ora prima di entrare dammi le tue mutandine, è il prezzo che devi pagare per accedere alla villa” “Ma……” “Niente ma, toglile!” Lentamente le mutandine scendono sino a scivolare via dai piedi e gliele porgo “Eccole” “Adesso puoi entrare” Appena entrata mi viene fatto cenno di seguire un uomo che deve essere il cameriere, questo mi fa accomodare in una stanza con un grande armadio e le pareti tutte di specchio “Deve cambiarsi, troverà l’occorrente nell’armadio, i signori l’attendono nel salone dietro quella porta” Inizio a spogliarmi in sua presenza. Apro l’armadio. Vi è un abbigliamento tutto in pelle di ogni foggia e taglia. Scelgo un corpetto di pelle nera, una gonna corta aperta completamente sui lati e degli stivali neri alla moschettiere dai tacchi vertiginosi. L’uomo mi aiuta ad indossare il corpetto stringendo in maniera molto forte i lacci, quasi togliendomi ogni possibilità di respirare. Mi guardo allo specchio, sono terribilmente eccitante, la mia figura ha assunto nuove forme, la vita come d’incanto snellita mette in risalto i seni sostenuti e lasciati liberi dal corpetto. Le gambe valorizzate dall’altezza dei tacchi sono completamente visibili grazie agli spacchi della gonna che arrivano sino alla vita. Sono pronta. Apro la porta e ad attendermi, seduti su di un comodo divano, ci sono i quattro uomini. Faccio il mio ingresso nella sala “Vieni avanti, cammina davanti a noi, facci ammirare il tuo corpo” È il padrone della villa che parla. Inizio ad ancheggiare per la stanza “Muovi di più quel culo troia, devi farci venire il cazzo duro solo camminando” Accentuo il mio ancheggiare, mi piace sentire gli sguardi di quegli uomini sul mio corpo. Passo vicina a loro, nessuno mi tocca ed io rimango un po’ delusa. L’uomo che mi ha aiutata a vestirmi entra nella sala con uno strano sgabello alla cui sommità è fissato un grosso vibratore. Mette lo sgabello al centro della sala di fronte al divano dove sono seduti i quattro. “Se sei stanca puoi riposarti” Guardo nuovamente lo sgabello, il grosso vibratore è lubrificato, lo vedo luccicare alla luce della sala. Mi avvicino lentamente, inizio a carezzare il grosso fallo, mi fletto verso di esso per baciarlo e donare al tempo stesso la visione del mio culo nudo a quegli sguardi che non hanno smesso di seguirmi sino dal mio ingresso in questa stanza “Siediti” Mi volto e lentamente mi calo su quel palo di caucciù che penetra progressivamente nella mia intimità. Una volta seduta il servitore mi si avvicina e tramite una leva che non avevo visto inizia ad alzare lo sgabello sino a quando i miei piedi non hanno più appoggio in terra. Il vibratore è totalmente dentro di me “Sandro togli la gonna alla signorina, e tu allarga bene le cosce” Ci apprestiamo entrambi ad obbedire agli ordini perentori che ci sono stati impartiti. Sono offerta completamente alla loro vista. Le mie gambe oscenamente divaricate ed il mio pube rasato facilitano notevolmente la visione della mia vagina dilatata al massimo per ricevere in se quel magnifico obelisco. “Giovanna, stai comoda?” “Mm si, grazie” “Vorrei conoscerti meglio, ti va di parlarmi un po’ di te?” “Come vuole lei” “Vuoi che ti faccia delle domande o preferisci essere tu a raccontarmi tutto” “Preferirei delle domande” “Come mai delle domande?” “Non sono molto lucida in questo momento” “O.K., vada per le domande. È molto che pratichi il sesso estremo?” “No, da quando ho conosciuto il signor Patrizio” “Dimmi come è successo” “Ho iniziato a fare la cameriera al suo servizio e lui gradualmente mi ha fatto conoscere il sesso in tutte le sue sfumature, sino ad arrivare all’esibizionismo e ai rapporti con più uomini” “E a te piace veramente esibirti, farti vedere da un gruppo di uomini” “Moltissimo” Nel frattempo l’uomo dietro a me aveva iniziato a solleticarmi la schiena, facendomi muovere su quel palo che era dentro di me e scatenando un progressivo piacere che mi stava prendendo completamente. “Vedo che ti piace questo tipo di penetrazione” “Da impazzire” “Sandro, abbassa lo sgabello della signorina” I miei piedi toccano nuovamente terra “Adesso muoviti da sola su quel cazzo troia” Non mi faccio ripetere l’invito e inizio un movimento sfrenato impalandomi selvaggiamente “Ci stai dando un ottimo spettacolo, ma questo non è che l’inizio, d’accordo con il tuo padrone rimarrai ospite presso di me per una intera settimana e ti assicuro che dopo non vorrai più andartene. Il tuo padrone ha detto che se vorrai potrai rimanere qui anche per sempre, lui verrà a trovarti regolarmente, constatando i tuoi progressi” Le mani correvano sul mio corpo e sentivo solo in parte ciò che l’uomo mi stava dicendo, ero in preda a violenti orgasmi che si succedevano uno dietro l’altro con rapidità impressionante. Mi stavo torcendo i capezzoli, duri come il marmo dal piacere, quando la voce dell’uomo perentoria mi blocca “Fermati e scendi dallo sgabello” È un vero supplizio abbandonare la fonte di tanto piacere ma come trasportata dal tono della sua voce mi ritrovo in piedi di fronte al loro divano. “Allarga le gambe troia” Ancora una volta obbedisco. L’uomo che mi sta dietro mi fa flettere in avanti verso i quattro uomini sino a che le mie mani non vanno a toccare terra “Adesso girati col culo verso di noi” “Guardate come è bagnata” Infatti sento il piacere che sta scendendo fra le gambe. “Sandro vuoi portarmi i vibratori? Falli vedere alla signorina” L’uomo mi mette davanti agli occhi ben sei vibratori dalle dimensioni inverosimili “Decidi quale usare maiala” Con la mano indico un vibratore nero molto grosso “Quello” “Dammelo Sandro” L’uomo porge il vibratore al suo padrone “Avvicinati” Indietreggio verso il divano “Allargati con le mani” Prendo le mie natiche e le separo pregustando il piacere che proverò fra pochi istanti. Sono vicinissima al divano con la testa fra le gambe riesco a vedere i quattro uomini che si sorridono “Chi vuole essere a infilzare questa maiala?” Come temevo si fa avanti il salumiere: il più porco dei tre uomini come ho già avuto occasione di conoscere “Ci penso io, voglio vederla saltare” Prende il vibratore in mano e con un movimento deciso lo infila dentro di me “Ahgh” Mi sento lacerare tutto l’interno della vagina, sono completamente piena di quel mostruoso oggetto fallico “Lo senti troia? Lo senti come ti riempie?” “Siii” “Chiedimi di muoverlo” “Lo muova, mi faccia godere” Inizia a fottermi violentemente, alternando in me piacere e dolore, gioia e sofferenza Un violento schiaffo si abbatte sul mio sedere “Ahh” mentre il fioraio alzandosi viene a prendere fra le dita i capezzoli e inizia a stringerli ed a tirali roteandoli “Mh” Altro schiaffo mentre il vibratore continua a penetrarmi e i capezzoli vengono torturati con sadica sapienza. “Nooo” Due dita sono entrate violentemente nel mio ano e stanno rovistandovi dentro con un movimento circolatorio “Non ti piace?” “Piano, vi prego” Incuranti delle mie parole continuano a farmi oggetto delle loro attenzioni, un altro dito sta penetrando il mio ano, adesso sono ben tre “Adesso scegli il vibratore per il tuo culo troia” Cerco con lo sguardo il più piccolo dei cinque rimasti ma tutti mi sembrano troppo grossi, decido per il più piccolo “Questo, ma vi prego fate piano” “Dammelo Sandro” Vedo il vibratore passare di mano, avvicinarsi piano piano al mio sedere e poi iniziare a carezzare il solco. La mia attenzione è concentrata su quel punto del mio corpo, sono quasi insensibile al godimento che sino a poco tempo fa mi donava l’altro vibratore dentro di me. Ecco che inizia a forzare, l’uomo dà un leggero movimento ondulatorio alla sua mano cercando di fare entrare la punta dentro di me, ecco sento che sta facendosi spazio, è grosso e il mio ano oppone resistenza ma l’uomo insiste “Basta” Un colpo secco spezza il mio grido alimentandone un altro di estremo dolore “Agh” “Adesso sei proprio piena bellezza” Mi sembra di svenire. Come d’incanto i tre uomini abbandonano il mio corpo rimettendosi seduti comodamente sul divano “Drizzati” Con uno sforzo sovrumano ritrovo la posizione eretta: sento i vibratori dentro di me che mi dilatano in maniera mostruosa. “Cammina maiala, avanti, cammina per la stanza” Con le gambe aperte al massimo inizio a camminare con un incedere incerto e senz’altro molto buffo. “Sembri una papera” “Guardate com’è buffa ah ah ah” “Perché non provi ad andare a quattro zampe, la coda ce l’hai già” Li vedo ridere divertiti, mi eccita terribilmente essere sottomessa in questa mia esibizione: sto provando un piacere immenso. Continuo a camminare per la stanza sinché non mi dicono di togliere il vibratore che ho nel sedere e di mettermi sul tavolo a gambe aperte, devo masturbarmi con l’altro vibratore, completamente aperta in modo che loro possano vedermi nel modo migliore. Ancora una volta mi sento travolta dall’ennesimo orgasmo. “Ora facci vedere come sei bagnata troia, togli quel vibratore, vogliamo vederti la fica completamente dilatata” “Si guardatemi maiali” e mi apro le grandi labbra con le mani. Si avvicinano e ho sei mani che vagano sul mio corpo dispensandomi piacere. Mi prendono in braccio e mi sollevano da terra portandomi verso l’uscita. Siamo in giardino, oramai fuori è completamente scuro e solo una luna al suo ultimo quarto rischiara tenuemente la nascente notte. Mi legano ad un albero con i seni che sfregano con la dura corteccia. Sono completamente immobilizzata in una posizione che mi rende estremamente vulnerabile: le mie gambe sono aperte come pure le mie braccia. Da un salice lì vicino staccano dei rami, li vedo pulirli con dovizia. “Ora dovrai contare sino a cinquanta” Iniziano a fustigarmi con i rami del salice ed io fra mille singhiozzi per il dolore crescente continuo a contare i colpi che arrivano a far arrossare la schiena ed il sedere. “Sandro vai in casa a prendere l’alcool ché dobbiamo disinfettare la signorina” Vedo l’uomo allontanarsi per far ritorno poco tempo dopo con una bottiglia di alcool e del cotone. Iniziano a massaggiarmi il corpo con il cotone imbevuto di alcool: sento un terribile bruciore invadere il mio corpo, non riesco a trattenere dei gemiti. “Ora ti scioglieremo e tu ci servirai la cena, naturalmente starai nuda” “Come volete” Mi slegano, l’uomo che ha sempre seguito tutti i miei movimenti si prende cura di me e mentre i miei quattro padroni si dirigono verso la casa egli mi porta nella direzione della cucina. “Sei una grande troia e in cucina mi divertirò anche io con te, finalmente ti avrò anche alla mia portata, è tutta la sera che mi fai venire il cazzo duro e non posso fare niente ma d’ora in poi avrò anch’io il mio spazio con te” I miei aguzzini erano diventati cinque. Non appena in cucina l’uomo si abbassa la cerniera dei pantaloni: è il primo cazzo che vedo stasera e devo dire che sinceramente è di tutto rispetto. “Finché non saranno pronti per la cena non suoneranno il campanello, hai tutto il tempo per farmi divertire un po’ . Inizia a baciarlo maiala” Mi inginocchio di fronte a lui e sento il suo odore forte invadermi le narici. Le sue mani pressano la testa verso il suo sesso eretto: apro la bocca che viene immediatamente riempita da quel palo di carne pulsante e rigido. “Sei una vera pompinara: continua così troia, leccalo tutto, fammi sentire bene quella lingua sulla cappella” Non riesco a trattenere le mani: inizio a masturbarmi mentre continuo a donare le mie attenzioni a quel meraviglioso cazzo. “Godo” Mi sono staccata per comunicare a quell’uomo, che sinora era rimasto passivo, tutto il godimento che aveva generato in me. Lo vedo sorridere compiaciuto. “Hanno suonato, terminerai dopo il tuo pompino maiala, và a sentire cosa vogliono” Entro in sala, la trovo inaspettatamente già apparecchiata per la cena con i commensali già ai loro posti “Vieni qui, mettiti questo” Mi porgono un vibratore “Mettitelo nel tuo sederino ah ah ah” Mi fletto in avanti e dinanzi ai loro sguardi sempre più eccitati inizio a penetrarmi da sola. La dilatazione è grande e non fatico assolutamente ad introdurlo dentro. “Ci servirai così, vai pure in cucina a prendere la prima portata” Torno in cucina i miei passi sono molto lenti a causa del vibratore. “Sono pronti per la cena” “Vedo che hanno preparato anche te” Sorrido. L’uomo mi stringe il seno sino a farmi male, ma la cosa come al solito ha il potere di piacermi “Prendi quella zuppiera è già pronta per servire in tavola” Dà un ultimo pizzicotto ai capezzoli prima di lasciarmi andare in sala. “Finalmente! poggia la zuppiera” Obbedisco, nel centro della tavola vedo un’enorme siringa e non riesco a capire cosa ci faccia in mezzo a tutta l’argenteria “Questo è il tuo primo piatto, il nostro lo porterai dopo. Togli il vibratore e mettiti a novanta gradi” Il fioraio prende la siringa e la riempie del liquido tiepido della zuppiera. Fatto questo si dirige verso di me e infilato il beccuccio della siringa nel mio ano inizia a svuotarla nel mio intestino. La stessa operazione viene compiuta anche dagli altri tre uomini, alla fine della quarta siringa mi sento la pancia piena da scoppiare “Adesso rimettiti il vibratore e guai a te se sporchi in terra, vai a prenderci da mangiare” La mia camminata è sempre più difficoltosa, mi resta difficilissimo muovermi e una volta entrata in cucina ecco che il servitore mi dà finalmente la portata per i commensali; ancora una volta devo riattraversare la sala. Sento il liquido muoversi ad ogni mio passo e iniziare a cercare una via d’uscita generando dei rumorosi gorgoglii che suscitano l’ilarità dei commensali che abbondano nei commenti più sconci “Servici!” Ogni volta che mi avvicino ad uno di loro il mio corpo viene gratificato da attenzioni più o meno porche. Il salumiere si diverte a muovere il vibratore facendomi temere di sporcare in terra ma al tempo stesso facendomi sentire un certo languore che ben conosco. Il fioraio invece sottopone i miei seni ad una autentica trazione, obbligandomi ad avvicinare il mio volto al suo e dopo avermi forzata ad aprire la bocca, mi infila dentro la sua lingua in un bacio appassionato. Il portiere dedica la sua attenzione al mio clitoride, divertendosi a prenderlo fra le dita e stringendolo: sa bene quanto mi piaccia e ne approfitta per farmi gemere ancora una volta di fronte a tutti. Il padrone di casa invece rivolge il suo interesse al mio sedere, ancora arrossato dalle precedenti frustate ricevute in giardino e lo colpisce con foga. “Adesso sotto al tavolo” Mi fletto con non poche difficoltà e una volta sotto la tovaglia vedo che i quattro uomini sono completamente nudi dalla cintola in giù. Inizio a carezzare le loro erezioni, cosa che vedo è notevolmente gradita da tutti. Sto per iniziare a succhiare il primo cazzo quando mi ordinano di tornare in cucina per la seconda portata. “Credevo non tornassi più, avanti assaggialo di nuovo” Riprendo quel cazzo in bocca: è una continua eccitazione quella che mi stanno propinando senza mai farmi raggiungere il piacere di sentire l’uomo godere. Anche stavolta vengo allontanata “Ti staranno aspettando, vai con la tua seconda portata” Non so cosa nasconda il vassoio, in questo momento so che mi è quasi impossibile continuare a ospitare il liquido nel mio intestino anche se sono consapevole che dovrò fare di tutto per resistere sino alla fine della cena. “Vediamo cosa mangerai per secondo” Aprono il vassoio ed ecco apparire una anguilla viva. Il padrone di casa sicuramente lo sapeva perché, presi dei guanti, l’afferra in modo che non gli scivoli di mano “Mettiti di nuovo a novanta gradi troia” Riassumo nuovamente la posizione ordinatami mentre sento la testa dell’anguilla iniziare a entrare nella mia vagina. Il fioraio intanto si è alzato e con in mano delle mutandine in lattice si dirige verso di me. L’anguilla continua a entrare dentro, la sento muoversi sempre più affannosamente nella disperata ricerca di un’uscita, sta per entrare completamente “Mettiti le mutande puttana” Mi fanno indossare quello strano indumento che oltre ad impedire all’anguilla di uscire fa si che il vibratore affondi maggiormente nel mio ano, comprimendo ancor più il liquido. “Servici il secondo” Non riesco a muovermi “Cosa aspetti?” “Non ce la faccio” Il salumiere si alza e tirandomi per i capezzoli mi obbliga ad arrivare sino alla cucina. Non so neppure come descrivere le sensazioni provate nel percorrere la sala. Il mio intestino che voleva liberarsi così come l’anguilla e inoltre il dolore dei capezzoli erano tre sensazioni talmente forti che una volta abbandonata dalle mani del salumiere sono caduta in terra esausta. I quattro uomini sono intorno a me “E così non riesci neppure a finire di servirci la cena, questo ti costerà molto caro. Portiamola giù. ” Il portiere mi prende in braccio e mi conducono per delle scale, alla fine delle quali vi è un enorme salone “Questa sarà la tua dimora durante tutto il periodo che starai qua. Quello è il tuo bagno” Mi indica una parte della stanza con un lavandino una doccia e un buco nel pavimento, quello deve essere il cesso, non capisco come posso fare per assolvere ai miei bisogni in quanto è solo ed esclusivamente un buco e dalle parti il pavimento è fatto a scivolo privandomi quindi di ogni possibilità di mettermi seduta “Puoi toglierti le mutande e cacare, troia” Mi libero immediatamente delle mutande poi, flettendomi sulle ginocchia, avvicino il mio sedere al buco del pavimento, finalmente libera di rilasciare i muscoli che mi imponevo di trattenere. Il vibratore cade sul pavimento, subito seguito da una materia semi-liquida che centra il buco Arrossisco, so di essere indecente ma so anche che questo riempie di gioia gli sguardi maniacali dei quattro uomini che mi stanno fissando con un sorriso decisamente soddisfatto. Ho la conferma che tutto ciò è di loro gradimento ascoltando i commenti che mi obbligano a sentire “Era davvero piena” Il padrone di casa mi guarda fissa negli occhi “Va meglio adesso?” Ancora sotto l’effetto liberatore cerco di rispondere “Si, grazie” “Quando hai finito vai verso il muro che ti laveremo” “Come desidera” Finisco di dare sfogo liberatorio al mio organismo e quindi mi dirigo verso il muro. Il fioraio raccoglie da terra un tubo di gomma mentre il portiere apre un rubinetto nella parete di fronte alla mia. Dal tubo inizia ad uscire l’acqua, vedo che regolano il flusso dell’acqua all’estremità del tubo per poi dirigerlo verso di me “Ahg” mi arriva addosso come una frustata, una frustata gelida che mi viene a colpire sul seno “Girati dobbiamo lavarti il culo” “Piano” “Girati!” pochi attimi dopo è il mio sedere ad assaggiare la fredda carezza dell’acqua “Apri bene le chiappe” Mi apro le natiche con le mani Gli uomini dirigono il getto sul mio sfintere centrandolo “Ahg” sento che quasi mi trafigge “Rimani ferma così” “Va bene” Il fioraio si avvicina, puntando sempre l’estremità del tubo sul mio ano. Mi sto abituando a questa azione che anzi inizia a rinnovare in me il turbamento: rimango ferma gustandomi quel getto che cerca di penetrare nel mio intestino “Inizia a piacerle, continua” Il postino continua ad avvicinarsi ora anche gli altri tre uomini si fanno vicini Mi abbasso col capo verso il pavimento in modo da offrire ancora di più il mio ano al getto d’acqua che sento forzare sempre di più. “Bene adesso è pulita chiudi il getto” “Mhhhhh” “E tu vai verso quel tavolaccio e poggiaci sopra le tette” Obbedisco in silenzio seguita nel mio cammino dagli uomini. Mi metto a novanta gradi con il seno sul tavolo “Allarga le gambe” Divarico le cosce mentre una mano inizia a separare le mie natiche “Sembra pulita” “Vediamo meglio” Le mani che frugano nel mio sedere sono divenute due: ognuna sospinge da un lato una natica facendomi sentire completamente aperta ai loro sguardi “Ha proprio un bel buco questa porca, vediamo se sa usarlo” “Cosa devo fare?” “Vediamo quante dita riesci ad infilarti dentro maiala” Si mettono di fronte al mio sedere pronti a godersi lo spettacolo Inizio a penetrarmi con due dita, masturbandomi il culo sempre più lubricamente “Solo due dita? Ti facevo più brava!” Esortata da quell’uomo così sicuro e dominante faccio uscire le due dita dal sedere per rientrare nel mio retto con ben quattro dita, che faticano un po’ prima di avere libero accesso dentro il mio corpo “Brava, vediamo cosa sei capace di fare” “Guardatemi, guardate come mi tocco per voi, porci, mi avete eccitata, mi piace essere la vostra troia, farvi venire il cazzo duro guardando il mio corpo. Datemi quel tubo, voglio incularmi con quello” Il fioraio mi porge il tubo dopo averlo raccolto da terra “Ecco guardate come entra” “Aspetta tiralo fuori. Sandro chiudi il rubinetto” L’uomo esegue “Giovanna riprendi a infilartelo dentro” Sento il freddo del metallo della fine del tubo penetrare in me con molta facilità, lo faccio affondare sempre di più “Sandro apri piano” Di nuovo mi sento riempire gli intestini dal liquido “Oh si” “Ti piace sentirti piena?” “Siii” “Sandro chiudi e tu sfila il tubo” “Nooo ancora” “Sfilalo” Obbedisco, mio malgrado “Ed ora spingi fuori l’acqua” Non devono attendere molto per veder sgorgare l’acqua dal mio ano “Abbiamo davvero una bella fontana” Mi sento spossata da questo continuo riempirmi e svuotarmi “Ancora dentro porca” “Oh si, grazie!” “Sandro apri con tutta la forza” L’acqua invade il mio corpo con una veemenza torrenziale, facendomi contorcere dal piacere “Godooo” “Sfila di nuovo il tubo, sali sul tavolo e mettiti distesa” Gli uomini si avvicinano al tavolo alzandomi le gambe e mettendomi quasi in posizione verticale, con i piedi puntati verso il soffitto “Liberati” Devo spingere ma alla fine ci riesco e sento l’acqua, oramai divenuta tiepida per la permanenza in me, iniziare a ruscellarmi sul corpo. Una volta svuotata gli uomini mi rimettono distesa, presentando vicini al mio corpo i loro cazzi eccitatissimi. Allungo le mani catturandone i due più vicini e iniziando a masturbarli, mentre il salumiere si insinua fra le mie gambe cercando lo spazio necessario per potermi penetrare: ecco, sento il suo glande farsi spazio fra le grandi labbra “Siii” la grande eccitazione facilita il suo ingresso in me, lo sento muoversi violentemente. Il fioraio è sopra la mia testa, vedo la borsa dei coglioni sospesa proprio sopra il mio viso, mi allungo cercando di leccarla, ci riesco, l’uomo si abbassa indirizzando la punta violacea del suo cazzo verso la mia bocca che lo carpisce famelica. Il salumiere si muove sempre più violentemente, svuotandosi con un grido bestiale. Il suo posto viene subito preso dal padrone di casa mentre il portiere, godendo, cosparge il suo seme sul mio seno. Sento il cazzo del fioraio ingrossarsi: i due uomini godono insieme nella bocca e nella fica. “Và a lavarti” “Mi potete reggere il tubo?” “Sandro aiuta Giovanna” L’uomo tiene il tubo e gli indico di metterlo basso fra le mie gambe poi allargandole mi avvicino con la vagina come se dovessi farmi penetrare “Apra per favore” Di nuovo il getto d’acqua mi viene a colpire. Pulisco l’interno della vagina poi cerco di far colpire il clitoride dal getto godendomi la fredda carezza “Siii aprilo di più” Godo di nuovo, mentre vengo circondata dai quattro che tenendo in mano i loro membri rilassati li puntano su di me facendomi bersaglio della loro orina, che spalmo sul mio corpo. “Riposati, che dopo torniamo” Mi lasciano con il piacere che ancora ha padronanza del mio corpo, sola in questo immenso salone. Vado sotto la doccia per rinfrescarmi dopo il grande piacere che ho provato in queste ultime ore. Ristorata mi distendo su un grande letto, che si rivela sofficissimo, per riposarmi. Sandro viene a svegliarmi “Buongiorno, mi hai fatto dormire col cazzo duro, che ne dici di darmi il buongiorno troia” Capisco che cosa vuole da me, mi alzo, mettendomi in ginocchio davanti a lui e inizio ad armeggiare con la cerniera dei suoi pantaloni, trovando il suo pene già pronto ad essere ricevuto nella mia bocca. Non si è neppure lavato, il porco, sento un odore molto forte raggiungere le mie narici ed anche il sapore che invade il mio palato sa di sperma. Lo succhio, sento il piacere che si impossessa di lui sino a far aumentare notevolmente le dimensioni del suo cazzo. “Succhia troia che sto per goderti in bocca” Sono le ultime parole che sento prima che la mia gola venga investita da violenti getti di piacere. Ingoio il suo seme mentre lui col cazzo spalma sul mio viso il bianco liquido che mi è uscito di bocca. “Ti stanno aspettando per fare colazione” Mi accompagna al piano superiore. Gli uomini mi aspettano seduti al tavolo dove la sera prima ho servito la cena. Mi avvicino, accorgendomi che uno di loro ha delle molle per tenere in tensione i capezzoli. Infatti appena sono al suo fianco mi fa inginocchiare di fronte a lui e inizia ad applicare le molle ai capezzoli, che vengono serrati in modo deciso ed anche un po’ doloroso. Altre due molle dello stesso tipo le ha un altro dei quattro, questo mi fa mettere a gambe larghe e stavolta le molle stringono le grandi labbra facendomi sentire una fitta molto forte. Il terzo uomo unisce le catenelle che pendono dalle molle dei seni con una sottile corda alla quale applica un peso. Sento i seni che vengono sollecitati verso il basso da una leggera trazione. Il quarto uomo compie lo stesso gesto del terzo, applicando i pesi in modo che la trazione vada ad interessare la vagina. Sono nuovamente eccitata e pronta a trascorrere questa nuova emozionante giornata. “Fuori c’è il mio vecchio giardiniere, che ne dici di farlo divertire un po’, affacciati al terrazzo e fatti vedere” Obbedisco al padrone di casa, una volta in terrazza vedo il vecchio che mi guarda facendomi cenno di scendere in giardino, faccio finta di non aver capito ed inizio a carezzarmi per eccitarlo “Allora che cosa fa il buon vecchio Carlo?” “Si sta eccitando guardandomi” “Vai da lui, sei sua per due ore” “Come desidera” Scendo le scale che mi portano al giardino. Il vecchio sorride soddisfatto e una volta che sono vicina a lui inizia a divertirsi tirando le cordicelle che tengono i pesi, strappandomi così dei gemiti di dolore-piacere. “Seguimi, ti farò divertire e quando tornerai vedrai che sarai una autentica attrazione anche per i tuoi amici” Mi conduce nella stanza degli attrezzi e preso un badile si diverte a stuzzicare la mia vagina con il manico, a volte tocca il filo che tiene il peso facendomi sobbalzare dal dolore ma molto più spesso riesce a far sgorgare nuovo piacere mirando perfettamente al clitoride “Ti piace vero? Vediamo se riesce ad entrarti dentro” Mi distendo per terra aprendo al massimo le gambe “Prendimi vecchi porco, infilamelo dentro” Sento il legno forzarmi la vagina poi lentamente farsi strada in lei “Piano, mi fai male” Incurante dei miei lamenti inizia a stantuffare quel manico dentro di me, non contento mi lascia col manico infilzato e preso un vaso dalla forma allungata di una rispettabile circonferenza lo poggia in terra “Impalati da sola su quello troia e intanto inizia a succhiarmi il cazzo, ché se riesci a farlo diventare duro te lo prendi dentro come premio” Detto questo mi sfila il manico dalla fica. Mi alzo e inizio a piegarmi sul vaso mentre il vecchio estrae dai pantaloni un cazzo molle e ripugnante, “Succhia troia” Mio malgrado inizio a baciarlo mentre il vaso viene a contatto con la mia fica, ormai bagnata. “Sai usare bene la lingua, continua” Eccitata dal vaso, che sta lentamente entrando in me, continuo a succhiare il vecchio cazzo che non risponde alle mie sollecitazioni. L’uomo si arrabbia e presomi il viso fra le mani inizia a comandare lui il mio movimento di suzione, facendomi sbattere il viso contro la sua pancia. Ho tutto il suo cazzo in bocca ed ora sembra che inizi a reagire. L’uomo inizia a tendere il filo che mi pende dal seno e questo insieme alla penetrazione del vaso mi porta a non capire più niente, mi sto eccitando veramente tanto ed anche il suo vecchio sesso inizia a piacermi anche se ambedue sappiamo che non potrà mai essere uno strumento di piacere e riverso tutta la mia voluttà verso il vaso fallico che mi sta penetrando. Il vecchio mi libera la bocca “Voglio sentirti urlare dal piacere, godi troia, lo vedo sai che ti stai impalando da sola, fammi sentire come godi” “Si, mi piace, porco, mi piace da impazzire, guarda come si scopa da sola la tua maiala” Mentre continuo a procurarmi piacere da sola sento il vecchio armeggiare nella stanza. Solo pochi attimi dopo aver raggiunto l’orgasmo, gridando come una matta, vedo che ha preparato un carretto con dei piccoli vasi di fiori sopra. “Ora porterai il carretto vicino alla terrazza dove lavoravo. Fà vedere ai signori come sei brava” Detto questo collega una fune proveniente dal carretto al filo che pende dai seni e un’altra fune al filo della vagina, legandomi infine le mani dietro la schiena “Avanti, andiamo” Inizio a spingermi in avanti mentre sento la trazione aumentare “Ahg” “Su forza” Ecco, il carretto si sta muovendo anche se mi sembra che i seni si stiano strappando. Dopo poco scorgo i quattro uomini che mi guardano divertiti e iniziano a incitarmi oscenamente. Faccio ricorso a tutta la mia forza di volontà e finalmente arrivo stremata sotto al terrazzo, accolta da un caloroso applauso. Mi prendono in braccio, sciogliendo le funi e mi portano in casa adagiandomi su di un divano “Allarga le gambe” Obbedisco frastornata. Sento le loro mani giocare con le mie grandi labbra che devono aver subito una notevole trazione, rimanendone deturpate “Hai delle labbra lunghissime” Si divertono a tirarle e a carezzarle. Questo contatto mi piace oltre a darmi sollievo. Due dita mi penetrano “È sempre bagnata questa puttana” “Fammi sentire” Altre due dita si uniscono alle prime e seguite da altre due altrettanto curiose. Quattro mani mantengono aperte le mie cosce mentre in me si intrecciano quattro dita carezzandomi, penetrandomi, dilatandomi, toccandosi fra di loro. “Sei un enorme buco, troia” “Siii riempitelo ancora di più” Tolgono le dita, due mani mantengono dilatata la mia vagina mentre tutti e quattro gli uomini rimangono di fronte a guardarmi sempre più eccitati “Voglio infilarci tutta la mano” Alle parole seguono i fatti e sento già la mano cercare di entrare dentro di me. Forza leggermente ma entra con facilità, iniziando a simulare il movimento di un grosso cazzo mentre qualcuno, deve essere Sandro, è arrivato con una bottiglia che subito prende il posto della mano, infilata dalla base “Guardate come si vede bene tutta la fica di questa troia” Mi lasciano la bottiglia dentro e si mettono a guardarmi, qualcuno mi mette uno specchio davanti “Guardati puttana” “È bellissimo” Alla vista della mia fica così aperta non riesco a trattenere l’impulso di masturbarmi “Non ne ha mai abbastanza” Mentre continuo a toccare il mio clitoride quattro cazzi si ergono di fronte a me con i loro proprietari intenti a masturbarsi “Addosso godetemi addosso vi prego” Le mie preghiere non cadono inascoltate, gli uomini si avvicinano ognuno mirando ad una parte del mio corpo che sarà il bersaglio del proprio getto. Il viso, la bocca, i seni, il ventre vengono colpiti mentre anche io provo l’ennesimo orgasmo. Dopo essermi riposata sul divano vedo gli uomini intorno al tavolo che parlano fra di loro. “Giovanna vieni qua di fronte a noi sulla poltrona” cambio di posto, accavallo le gambe mentre sento lo sperma che i quattro uomini mi hanno regalato poco prima che si sta solidificando sulla pelle “Sei bellissima, nonostante abbiamo appena goduto ci fai eccitare nuovamente sai?” “Grazie siete molto gentili” “Sei libera, ti richiamerò presto” “Lo spero vivamente, la sua ospitalità è stata meravigliosa” Senza lavarmi rientro in possesso dei miei vestiti e accompagnata dai miei tre vecchi amici torno a casa.

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