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Il primo incontro col clistere: la strana scoperta

By 16 Gennaio 2023No Comments

Durante l’infanzia alcuni episodi hanno influenzato l’immaginazione dei miei desideri sessuali.
Non è necessaria una laurea in psicologia per capire quanto siano determinanti le prime emozioni seminate nella psiche di un bambino per dare vita alle fantasie delle età successive.

Negli anni ho saputo maturare (e rielaborare con un po’ di fantasia) questi molteplici ricordi e ancora oggi mi eccito a riportare alla mente o a raccontare alla donna che amo le scene e le sensazioni rimaste più vive dopo tanti anni.

Il primo incontro col clistere: UNA CURIOSA SCOPERTA

Quella mattina mi svegliai presto come mio solito, la voglia di giocare vinceva sul sonno.
Dalla zona giorno arrivavano piccoli rumori, mamma già sfaccendava in cucina. Mi alzai.

Non doveva essere giorno di scuola, le mie sorelle stavano dormendo nella stanza accanto.
Non era neanche domenica, nella camera matrimoniale ci sarebbe stato papà a godersi il riposo dei giorni festivi. Probabilmente da poco erano iniziate le vacanze e dopo qualche giorno ci saremmo trasferiti nella casa estiva come avveniva tutti gli anni sino a Settembre, oppure erano i giorni che anticipavano l’inizio della scuola a Ottobre.

Mi avviai nel corridoio per andare a fare colazione. La casa era molto grande e agli occhi di un bambino risultava immensa. Potevo avere sei anni o poco più, era il periodo dell’asilo o al massimo della prima o seconda elementare.

Ovviamente non ricordo tutti i particolari, sicuramente in cucina fui accolto calorosamente come sempre. Presi il mio latte distratto dai movimenti di mamma tra fornelli e lavabo. Adoravo i giochi con l’acqua ed ero attirato da un tubo colorato che ogni tanto appariva dal lavandino.

Finito di mangiare mi precipitai per scoprire di cosa si trattasse. Mamma cercò di distogliermi:
👩🏻‍🦳 “Tu vai a giocare che ho altro da fare”. Insistetti chiedendo di quello strano arnese di plastica ma lei rispose che non era un giocattolo, serviva per le mie sorelle.
La curiosità triplicò: 👦🏻 “Voglio vedere, posso toccare?”.
Probabilmente mamma capì che non mi sarei arreso facilmente e forse per questo pensò che rendermi partecipe fosse una buona idea: 👩🏻‍🦳 “E va bene adesso mi aiuti a riempirlo”.

Dopo qualche altra manovra tirò fuori dal lavandino una sacca morbida color rosa, la tenne in alto stringendo il piccolo manico nella parte superiore. Da sotto la sacca un tubo scendeva sino quasi ai miei piedi, quel coso era più alto di me: 👦🏻 “A cosa serve?”
👩🏻‍🦳 “Per curare il pancino, quando bisogna pulirlo …lo ha detto il dottore”.

L’entusiasmo comincio a trasformarsi in preoccupazione. Per tranquillizzarmi mamma disse che era una sciocchezza, era un po’ come fare una iniezione ma senza ago.
👦🏻 “Però io non lo voglio fare, mi spavento” 👩🏻‍🦳 “Non è per te, ma vedrai che non è nulla”.

L’operazione proseguì con prudenza, mamma travasò il contenuto fumante della pentola riempiendo più di metà del contenitore. Il mio compito era quello di tenere nel lavandino il beccuccio da cui cominciava a defluire l’acqua. Chiusi con fatica il piccolo rubinetto.
La parte finale rigida e nera di quello strumento era la più inquietante: le dimensioni erano quasi doppie rispetto alle mie manine e mamma aveva detto che si usava come le punture.

Di cosa si trattava esattamente? A cosa sarebbero state sottoposte le mie sorelle ancora ignare nel sonno? Quando dopo qualche attimo ci trasferimmo nella loro camera e io andai ad alzare leggermente la serranda capii dalla reazione negativa della maggiore che quello che a me era sembrato inizialmente un nuovo gioco per lei sarebbe stata una insopportabile pratica medicamentosa chiamata: CLISTERE !!!

L’annuncio dell’operazione di pulizia non fu minimamente gradito, soprattutto dalla prescelta che infastidita si oppose con preoccupazione gridando che non l’avrebbe assolutamente fatto.

Non doveva essere la prima volta, sapeva cosa l’aspettava e mia madre dovette impiegare diversi minuti prima di farle accettare l’idea di ricevere l’odiata cura quel mattino al risveglio.

Ricordo una cosa strana, nonostante il rifiuto deciso e convinto non provò mai ad alzarsi o a scappare, la protesta di mia sorella per tutto quel tempo avvenne restando a letto come fosse consapevole che comunque la somministrazione sarebbe arrivata inesorabile.

Trascorsero lunghi momenti di trattative, poi in silenzio a pancia in giù lasciò sfilare il lenzuolo, il pigiama leggero e infine le mutandine sino sopra le ginocchia. Non vi era più alcun dubbio, proprio come per le odiate iniezioni, le azioni del clistere si sarebbero totalmente svolte nelle parti meno conosciute del corpo femminile solitamente tenute nascoste con estremo pudore.

Davanti a quelle nuove e inaspettate visioni, con un misto di curiosità ed eccitazione (sino a quel momento sconosciuta) mi ritrovai nel duplice ruolo di aiutante di mamma nel reggere la sacca calda e di fratello più piccolo difronte a cui non fare storie per dare l’esempio.

In realtà la povera adolescente (più che altro imbarazzata dalla mia presenza) non appena avvertì le mani di mia madre posarsi sul sedere agitò forte le gambe e urlò per la paura, da lì a poco il clistere avrebbe avuto inizio. I gridolini e il movimento dell’acqua ne furono la conferma.
Quel liquido fumante e odoroso dall’alto delle mie mani lentamente stava gorgogliando verso il centro di un rotondo fondo schiena scosso da irrequieti tremori e piccoli singhiozzi trattenuti.

Ci vollero diversi lunghi minuti prima che il pianto si attenuasse in lamenti sempre più tenui:
👱‍♀️ “non voglio… ti prego… bastaaa… ho caldo nella pancia …ahi …più piano… sta finendo?”

Quando la sacca fu quasi vuota calò il silenzio, corpo e mente sembrarono domarsi, avevano accettato la severa cura imposta da mamma: 👩🏻‍🦳 “manca poco, vedrai che ti farà bene”

Io ero rimasto immobile tutto il tempo come se nella stanza fossi trasparente, anche se turbato avevo inconsciamente registrato e goduto la sequenza di tutti quei momenti.

Non avrei più dimenticato la penombra della camera pervasa dal calore e dal profumo di quella soluzione calda che attraverso il tubo era scesa dentro le viscere in subbuglio di mia sorella.
Rimasi attirato da quella pratica per sempre, convinto in quel momento (non so bene perché) che in quanto maschietto non avrei mai dovuto provare la paura di subire un clistere.

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