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Racconti Erotici

Il ritardo – Vecchi racconti di ErosItalia

By 1 Giugno 2022No Comments

Remo scese dal treno insieme alla folla tumultuosa ed irritata. Prese a camminare lentamente lungo la banchina guardando sconsolatamente l’orologio, le due ed un quarto, oltre quattro ore di ritardo, nessuna speranza che la coincidenza avesse aspettato.
Si recò al banco informazioni e la sua frustrazione si accrebbe nell’apprendere che il prossimo treno partiva solo la mattina successiva a mezzogiorno. Uscì dalla stazione e si guardò intorno, tutto era silenzioso e solo poche macchine passavano di tanto in tanto, vide un bar ancora aperto e ci si diresse, aveva fame e voleva almeno prendere un panino, entrò e subito una donna gli si fece incontro “È tardi, sto chiudendo” la sua voce era bassa ma dolce, la prima cosa gradevole della serata, ed anche lei era gradevole.
Piccolina, a confronto del suo quasi metro e novanta, ma con dei bei capelli neri raccolti sulla testa, un bel corpicino ricco di forme appena arrotondata dagli anni. Remo le sorrise “La prego, faccio molto in fretta, vorrei solo un panino ed una birra, li porto via così potrà chiudere” disse sollevando le mani in cenno di resa. Lei lo guardò con sospetto, era stanco, con la barba ormai lunga, non si presentava al meglio, ma era pur sempre un bel ragazzo e dopo un’esitazione lei scosse la testa e gli sorrise “Va bene, ma facciamo in fretta, del resto a quest’ora non avrà molta scelta, venga, le mostro cosa è rimasto”.
Remo la seguì, lei gli mostrò i pochi panini rimasti, scelse quello con l’aria meno rinsecchita, poi prese la birra che gli porgeva e pagò il conto salutò ed uscì dal locale mentre lei abbassava velocemente la serranda sin quasi a chiuderla.
Sgranocchiando il panino e sorseggiando la birra, lui si avviò verso la stazione dei Taxi che distava poche decine di metri, per porsi in paziente attesa di qualcuno che lo portasse ad una pensione. Si sedette su di una panchina continuando a mangiare il magro pasto. Vide la donna del bar uscire dal locale e richiudere la serranda chinandosi per bloccare il lucchetto. Sorrise mentre i suoi occhi si posavano sulle morbide curve dei fianchi maturi e la gonna si tendeva sotto la spinta di due chiappe piene e ben tornite. Malgrado la stanchezza si sentì leggermente eccitato. Era perso in quei pensieri quando vide due sagome avvicinarsi alla donna, impiegò un attimo ad accorgersi di quanto stava succedendo, vide che i due afferravano la donna strattonandola nel tentativo di rubarle la borsetta. Senza pensare si alzò di scatto e corse urlando verso i tre. I due sorpresi si bloccarono voltandosi verso di lui proprio mentre lui gli piombava addosso. Un urto poderoso ne buttò uno gambe all’aria, mentre l’altro di scatto s’allontanava dalla donna, mettendosi in posizione difensiva.
Remo temette di trovarsi a fronteggiare due uomini probabilmente armati, ma l’uomo che era rotolato a terra appena riavutosi se la diede a gambe e l’altro, dopo avergli lanciato un’occhiata per poi guardare nuovamente Remo, si rilassò un attimo e poi lo seguì. Remo tirò un sospiro di sollievo e si voltò verso la donna per aiutarla e consolarla. Si aspettava di vederla piangente e fu sorpreso nel notare che si era ripresa benissimo anche se aveva la camicia leggermente strappata. Dalla stoffa lacerata faceva capolino la morbida carne dei seni prosperosi trattenuti dal reggiseno nero, Remo si sforzò di spostare lo sguardo “Io la liquido in tutta fretta e lei poco dopo viene a salvarmi, non so come ringraziarla” disse lei riassettandosi alla meglio la camicetta. Evidentemente si era accorta dello sguardo non del tutto innocente pensò Remo “Non è nulla, da bimbo sognavo di essere un antico cavaliere e dedicare la mia vita a soccorrere madamigelle in pericolo” ridacchiò un poco imbarazzato “Come mai era ancora nei paraggi?” domandò lei “Il mio treno è arrivato in ritardo, ho perso la coincidenza, il prossimo treno parte domani alle 12, aspettavo un Taxi che mi portasse ad una pensione” fece una pausa “Non saprebbe indicarmene una, qualsiasi posto mi va bene, devo solo passarci la notte” domandò alla donna. Lei ci pensò un attimo poi disse “Posso fare di meglio l’accompagno, venga ho la macchina qui vicino” e si incamminò con decisione, lui la seguì. Arrivarono alla sua macchina, lei la aprì e salì poi gli aprì la porta e lui si accomodò a sua volta, lei accese il motore e partì con uno scatto guidando decisa ma sicura. “Non conosco nemmeno il tuo nome” disse passando a dargli del tu “Remo, mi chiamo Remo, sono milanese e faccio il giornalista” disse lui, lei gli porse la mano e lui gliela strinse “Io sono Monica, sono romana e come sai faccio la barista” “Mi sono dimenticato di dirti che l’albergo non deve costare molto, sai sono alle prime armi e non guadagno molto” disse passando a sua volta ad un tono più confidenziale. Lei ridacchiò “Non ti preoccupare, ne conosco uno molto economico, siamo quasi arrivati”. Poco dopo lei posteggiava la macchina. “Eccoci” disse, ed aprì la portiera scendendo dalla macchina. Anche Remo scese guardandosi intorno alla ricerca dell’insegna dell’albergo “Dove sarebbe? Non vedo nessun Hotel!” disse lui “Infatti non ce ne sono, qui ci abito io, vieni, mio figlio non abita più con me ed ho una camera libera, è il minimo che possa fare dal momento che mi hai salvata” disse e gli voltò le spalle dirigendosi verso un portone mentre armeggiava con la borsetta alla ricerca delle chiavi. Lui la seguì sorpreso “Non vorrei disturbarti, guarda che non ho fatto niente di speciale” le disse mentre armeggiava con la serratura, poi sollevò lo sguardo “Diciamo che mi sentirò più tranquilla sapendo di avere un prode cavaliere in casa questa notte?” disse, poi ridacchiò “Muoviti dai, che è tardi” aggiunse spingendolo nel portone.
Poco dopo erano nel suo appartamento “Seguimi, ti mostro la camera” disse conducendolo lungo il corridoio aprì una porta ed accese la luce “Lascia qui la borsa e seguimi” disse decisa, lui obbedì “Hai ancora fame?” domandò, lui annuì “Ci credo, un piccolo panino per un omone così!” lo condusse in cucina “Non c’è molto, domani è il giorno di chiusura e contavo di fare la spesa, Ti piacciono le frittate?” domandò “Molto grazie, ma non è il caso che ti disturbi” “Fai conto che io sia la tua mamma e non ci fare caso” disse lei mettendosi a lavorare per preparare la frittata, Remo non poté trattenere un sorriso, e lei se ne accorse.
“Perché ridi?” domandò, lui scosse la testa “Dimmi subito perché ridi, non mi piacciono i segreti” continuò lei decisa senza smettere di lavorare “Non credo sia il caso” disse lui tentando di sottrarsi alla domanda “Questo lo deciderò io, adesso tu rispondimi, perché ridevi” “È stata la tua battuta sulla mamma, scusami se te lo dico, ma tu non evochi in me immagini materne, anzi…” disse lui quasi sotto voce vergognandosene un poco. Monica per un attimo s’irrigidì, la frittata era pronta, tolse la padella dal fuoco e gli si avvicinò posandogliela nel piatto “Prode ed immacolato cavaliere, domattina mi sa che dovrai andarti a confessare per purificarti dei tuoi immondi pensieri… Per adesso mangia mentre io vado a prepararti il letto”.
Lo lasciò solo uscendo dalla cucina mentre lui non poté trattenersi dal gettare un’occhiata al morbido ancheggiare. Quando tornò lui aveva già finito “Vieni, ti mostro dov’è il bagno” lui la seguì “Se vuoi farti una doccia, li c’è un accappatoio pulito” disse e lo lasciò solo tornando alla cucina per rassettare. Remo si spogliò, si fece la doccia, si asciugò ed avvolto dal morbido accappatoio uscì dal bagno, la luce in cucina era spenta, la porta della sua camera aperta e la luce accesa, un poco di luce filtrava da sotto un’altra porta, Remo resto un poco immobile, indeciso sul da farsi, poi con un po’ di senso di colpa si mosse, tornò in bagno, si tolse l’accappatoio e si mise un asciugamano avvolto intorno ai fianchi, si sistemò i capelli e si rimirò allo specchio “Forse avrei dovuto farmi la barba” pensò, ma poi si mosse ed uscì dal bagno spegnendo la luce, si diresse verso la porta dalla quale filtrava la luce e bussò “Si, hai bisogno di qualche cosa” rispose lei da dietro la porta “No, nulla, solo io ho l’abitudine di dare un bacio alla mia mamma prima di andare a dormire” disse. Attese una risposta che non venne “Posso entrare” insistette “Entra pure” gli rispose finalmente lei. Remo aprì la porta, lei era sul letto, sotto il lenzuolo, appoggiata al cuscino con in mano un libro, indossava una camicia da notte leggera ed i seni grandi e sodi risaltavano sotto la stoffa leggera, lui rimase per un attimo immobile sulla porta, poi si pentì della proprie intenzioni “Scusami se ti ho disturbata, non sarei dovuto venire” disse voltandosi per uscire “Aspetta, credi che normalmente io legga un libro alle tre di notte?” disse lei e lui si immobilizzò per poi voltarsi lentamente. Si avvicinò al letto, lei gli fece posto sul bordo e lui si sedette, si chinò e la baciò. Le sue labbra erano morbide e profumate, la sua lingua calda e vorace, il baciò si prolungò divenendo sempre più passionale, lui risalì con la mano lungo i suoi fianchi e la posò sul seno accarezzandolo attraverso la stoffa, era caldo, prosperoso, ma sodo a dispetto dell’età, lui raggiunse il capezzolo già indurito e lei gemette e si staccò da lui. Remo temette di aver esagerato, la fissò ma nei suoi occhi non lesse risentimento, ma solo calda eccitazione.
“Signorino, sei grande e grosso, non dirmi che sei così dappertutto?” disse maliziosamente leccandosi le labbra, lui riprese coraggio e si alzò “Scoprilo da sola” disse restando in piedi davanti al letto, lei agile tolse il lenzuolo mostrandogli generosamente le belle gambe e si accovacciò sulle ginocchia. Le sue mani raggiunsero i fianchi di lui e fecero cadere a terra l’asciugamano che a fatica celava il sesso ormai eccitato. Il fallo di Remo si erse potente davanti a lei, sobbalzando leggermente nell’aria e lei gemette portandosi le mani alla bocca “Mio Dio ma è incredibile” ridacchiò, poi allungò la mano e lo impugnò, lenta ed esperta spinse in basso la pelle che ricopriva il glande che comparve paonazzo ed eccitato mentre la mano incominciava a scorrere lentamente avanti ed in dietro. Poi gli fece posto sul letto e lui la raggiunse spogliandola rapidamente, ammirando estasiato quel piccolo ma perfetto esempio di morbidezza femminile, i seni prosperosi dai grandi capezzoli, le cosce ben tornite, le chiappe sode e muscolose, senza evidenti tracce di cellulite. Lei lo respinse e lo fece sdraiare “Non so ce ci riuscirò, ma ho una gran voglia di mangiartelo tutto” gli disse dolcemente mentre riprendeva a masturbarlo lentamente. Si rimise in ginocchio mettendo in risalto lo splendido culo, con i seni elastici che pendevano sotto di lei. Gli baciò il petto scendendo sempre più sino a che non si ritrovò al cospetto del glande, la tumida lingua spuntò tra le labbra e lei prese a vellicarlo mentre la mano continuava a scorrere sull’asta. La lingua lasciò il glande e scese lungo l’asta vellicandola, sino a che non raggiunse il sacco peloso, senza esitazione prese a baciarglielo, risucchiando poi i testicoli in bocca succhiandoli amorevolmente. Invertì il movimento vellicando nuovamente l’asta ed il glande, poi le morbide labbra vi si appoggiarono e si dischiusero ed il cazzo di Remo affondò nella calda bocca. La mano di Monica accarezzava le palle di Remo che la guardava estasiato mentre il suo cazzo scompariva millimetro dopo millimetro nella gola della bruna. Lui prese ad accarezzarle la morbida curva delle natiche, poi si spinse in giù tra le cosce raggiungendo la vagina, era madida di dolci umori e si spinse ad accarezzarle il clitoride, lei mugolò d’eccitazione affondandosi completamente il cazzo in gola, ed anche Remo gemette eccitato. Lei invertì il movimento e quando ebbe la bocca libera lo fissò “Ti piacerebbe leccarmela?” disse mentre lo masturbava freneticamente, Remo la attirò a se e affondò il volto tra le sode cosce, e protese la lingua alla ricerca del tenero bottoncino. Quando lo raggiunse lei trasse un gemito profondo e tornò a calare i neri capelli su di lui affondandosi il cazzo in bocca e succhiandolo avidamente. Lei faceva scorrere su e giù la bocca mentre la lingua frenetica lambiva il pene di Remo che a sua volta la leccava e la accarezzava succhiandone i dolci umori. La lingua frullava frenetica sul tenero clitoride, le dita giocavano con le rosee labbra, penetrandola e strappandole gemiti di piacere, lui la sentì godere e si eccitò “Attenta, rallenta o mi farai venire” gemette, ma lei sembrò non udirlo, comunque lo ignorò anzi accelerò il ritmo delle labbra sino a che non lo sentì contrarsi. Dopo essersi contratto il cazzo parve esplodere come un vulcano impazzito, scaricandole un primo copiosissimo getto di caldo e denso sperma che si stampò sulla lingua e sul palato di Monica che gemette ingollandolo golosamente. Si affondò ancor più profondamente il cazzo in gola e Remo le scaricò il copioso seme in gola. I movimenti di lei si fecero più lenti mentre succhiava ancora avidamente ingoiando golosamente il suo piacere. Giacquero per un poco esausti, poi lei si staccò stendendosi al suo fianco “Mi vuoi baciare?” domandò mentre si leccava le labbra e lui senza esitazione la baciò gustando il piacere perverso del mescolarsi dei sapori dei loro rispettivi umori nel frenetico frullare delle loro lingue.
“Allora, è andata come ti aspettavi?” domandò lei “No, molto ma molto meglio” ridacchiò lui “E questo è niente” disse lei scendendo lungo il suo corpo, e prendendo a strusciare impercettibilmente i grossi seni sul sesso flaccido di Remo “Sai, sono anni che non dormo con un uomo, avevo un poco di fame arretrata” disse lei “Saresti già sazia? Dopo l’inizio mi sarei aspettato di più” rispose lui mentre il pene, rispondendo al tenero massaggio dei suoi seni si ergeva nuovamente.
“Il signorino si è già risvegliato, chissà quale sporco pensiero ha compiuto il miracolo, ma sarà meglio che tu ti dia una calmata, anche se ho bevuto la tua sborra, questo non significa che io sia disposta a concederti tutto” disse fissandolo mentre faceva scivolare il cazzo nel solco dei seni e li stringeva intorno all’asta massaggiandola con le sode carni “Io credo invece che tu questa sera mi concederai tutto, anzi, tra poco ti stenderai qui al mio fianco e struscerai quel tuo splendido culetto contro di me, ed io prima ti scoperò lentamente ed a lungo, poi credo che prenderò anche il tenero forellino che si trova dietro, tra quello tue sode chiappe”.
Lei gemette mentre accelerava il ritmo della spagnola, lui la attirò a se e la baciò mentre con la mano tornava ad accarezzarla tra le cosce, si chinò a succhiarle avidamente i grossi e scuri capezzoli, a baciarle le grosse tette sino a che lei non fu nuovamente bagnata, la girò su di un fianco e facendosi largo tra le cosce, appoggiò il glande alle grandi labbra, lo spinse in avanti strusciandolo leggermente sul clitoride di Monica che gemette: “Scopami” disse la donna e lui arretrò un poco affondando il fallo nella calda vagina. Spinse lentamente, con dolcezza, affondando completamente in lei, strusciando il pube contro le sode natiche, mentre una mano accarezzava il pube di lei e l’altra le sode tette stropicciandone i capezzoli. Remo iniziò a scoparla, sbattendo sonoramente il pube contro il culo di lei, Monica gemeva ad ogni affondo e lui la sentì bagnarsi sempre di più, si chinò a baciarla sul collo e lei si voltò baciandolo freneticamente. Lui ricambiò selvaggio aumentando il ritmo e scuotendola con colpi decisi, poi le fece girare il busto e su chinò a leccare e succhiare i deliziosi capezzoli. Ben presto la sentì nuovamente avvicinarsi all’orgasmo e la aiutò accarezzandole dolcemente il clitoride e Monica venne urlando di piacere, lui continuò a scoparla, ma si staccò un poco da lei, si leccò le dita e le spinse tra le sode natiche della bruna andando ad accarezzarle lo sfintere. Lei gemette “Sei troppo grosso” disse, senza però sottrarsi. Lui le affondò un dito nel culetto e lei gemette nuovamente mentre lui la scopava con maggior foga. Continuò a lungo a lavorare di dita, lubrificandola a dovere, penetrandola ed allargandola con pazienza e dolcezza poi si chinò su di lei baciandole i lobi e leccandole le orecchie “Ora rilassati, non t’irrigidire, spingi invece” disse mentre il fallo ben umettato dal piacere di lei usciva dalla vagina e scivolava lungo il sodo culetto sino a raggiungere lo stretto orifizio anale. Remo iniziò a spingere e lei gemette, ma le sue mani si portarono a divaricare le chiappe per facilitargli l’entrata ed eccitarlo “Sì Remo sì, guardami mentre mi faccio inculare da te” gemette Monica e lui spinse con maggior decisione. Lo sfintere si allargò ed il glande iniziò a penetrarvi “Sì dai, non ti fermare, sfondami Ahhhh…” gemette nuovamente lei “Sì tutto, dammelo tutto” lo incitò e lui scomparve in lei. I sodi muscoli di Monica lo fasciavano in una dolce morsa e lui li sentiva contrarsi e rilassarsi in un piacevole massaggio. Il pube strusciava sulla pelle vellutata delle chiappe che risuonavano oscenamente ad ogni colpo, Remo accelerò impercettibilmente il ritmo. Ben presto le sue mani presero a giocare con il corpo di lei, solleticandone i punti più sensibili ed eccitandola nuovamente, lui accelerava il ritmo al crescere dell’eccitazione della donna, quando al fine, lei urlò il suo piacere, lui a sua volta la seguì pochi istanti dopo scaricandole il suo piacere nelle profondità del tenero buchetto anale e Monica reagì imprevedibilmente con un nuovo travolgente orgasmo che seguiva di pochi istanti il precedente. Esausti si stesero nel letto addormentandosi senza nemmeno spegnere la luce.

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