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Impensabile, assurdo, folle (feat. inception)

By 22 Luglio 2014Aprile 2nd, 2021No Comments

Capitolo 1 (di iprimipassi):
Più rapido viaggia un mezzo in movimento, più, chi sta a terra, ha la sensazione che il tempo a bordo scorra lentamente. Naturalmente, tutto questo ha senso a velocità molto elevate. Velocità prossime a quelle della luce, per intenderci. La variazione nel quotidiano, invece, è talmente minima da risultare impercettibile. Eppure, questo momento mi sembra durare un’eternità. Questo attimo, nel quale scorgo il tuo viso attraverso il finestrino del treno, pare non finire mai. Per la prima volta, siamo occhi negli occhi. I tuoi sembrano riempirsi di lacrime mentre mi guardi. I miei, probabilmente, stanno facendo lo stesso, considerando che li avverto quasi bruciare mentre un magone mi stringe la gola.
I vagoni rallentano. Si fermano. Le porte meccaniche si aprono con un sibilo e un tonfo sordo. E un mare di gente si riversa fuori dal veicolo. Aspetto di vedere anche te su quegli scalini.
E, intanto, ripenso a un mese fa. Quando tutto questo era impensabile, assurdo, folle. Un mese fa, quando già sapevo che si sarebbe verificato come, in effetti, sta accadendo. Perché tra noi tutto ciò che avviene è impensabile, assurdo, folle. Lo è sin dal primo giorno. Lo è sempre stato, e sempre sarà così. Era inevitabile che proprio questa, la cosa più impensabile, assurda, folle in assoluto, dovesse divenire realtà.
‘Posso chiamarti un momento?’, ti scrissi quel pomeriggio di mezza estate, facendo scorrere dita tremanti e incerte sullo schermo dello smartphone e rompendo, così, un lungo silenzio.
‘No. Non sono sola. Scrivimi’, mi rispondesti, nel tuo ormai consueto quanto frustrante tono distaccato.
‘Ho bisogno di parlarti a voce. E’ questione di pochissimo. Quando puoi, avvertimi. Non necessariamente oggi’.
Passarono solo una manciata di minuti prima di ricevere la tua risposta.
“Puoi chiamare. Una cosa veloce però”.
Un respiro profondo. E lo feci.
Parlarti mi causò le emozioni di sempre: il sentirsi come un cubetto di ghiaccio lasciato a sciogliersi al sole. Brividi lungo la schiena, sudori freddi e, insieme, un senso di calore intenso irradiarsi dal mio corpo. Pochi rapidi convenevoli, sottile alibi per farti dire qualche parola, per catturare ancora il suono della tua voce e conservarne gelosamente il ricordo in un angolino dentro di me. Potrebbe essere l’ultimo contatto fra noi, lo so bene. Così come pensavo potesse esserlo quello di un mese fa. E quello del mese ancora precedente.
E’ un filo sottile quello che ci lega. Tanto resistente da essere sopravvissuto alle peggiori intemperie. Eppure, così fragile e logoro da dare l’impressione di potersi spezzare da un momento all’altro. Motivo in più per assaporare lentamente ogni istante con te.
‘Non ho molto tempo’, mi incalzi, in tono ben meno austero di quello che vorresti lasciar trapelare dai messaggi, ‘Cosa volevi dirmi?’.
‘Ricordi quel ristorantino sul lago di cui ti parlai?’, chiedo, secco.
‘Si’ certo”.
‘L’ultimo fine settimana di agosto dovrò seguire un convegno in quella città’.
‘E andrai in quel ristorante?’, mi domandi, con un filo di voce.
‘No”.
Sto zitto un momento, ascoltando il tuo respiro.
‘Ci andremo insieme’, concludo.
Resti in silenzio. Immagino la tua espressione sorpresa, e un ‘ma ti sei forse impazzito?’ che aspetta solo di essere pronunciato. Non lo fai, e io ne approfitto per continuare.
‘Ho già controllato gli orari: il primo Frecciarossa che puoi prendere quel sabato arriva alle otto e trentacinque del mattino. Sarò lì in stazione ad aspettarti’.
‘Non verrò’, mi rispondi, con voce che appare spezzata.
‘Non mi importa. Io ci sarò ugualmente’.
‘Siamo entrambi sposati’, replichi.
‘Non mi importa’, rispondo ancora.
‘Ma”.
‘Senti, la mia risposta sarà sempre la stessa ad ogni obiezione che tu possa fare. E’ inutile che continui’, ti interrompo in tono dolce ma deciso.
‘Non ti importa di nulla, quindi?’, mi chiedi.
‘In questo momento, solo di te’.
Sospiri. Continuo a parlare.
‘Voglio passeggiare con te per le vie del centro. Tenerti la mano. Guardarti negli occhi. Cenare con te. Parlare di ogni cosa. Consumare le tue labbra a furia di baciarle. Provocarti, eccitarti, farti sentire le mie mani addosso, il mio corpo contro il tuo’.
Ascolti in silenzio, ma sento il tuo respiro farsi pesante.
‘Voglio farti bagnare mentre camminiamo tra la gente ignara. Imbarazzarti. Farti arrossire. Far crescere in te la voglia di sentirti mia. E poi trascinarci fino in albergo. E lì, fare l’amore per tutta la notte’.
Dall’altra parte del telefono, un silenzio surreale.
‘Iniziare dolcemente. Baciare, toccare, scoprire, esplorare ogni centimetro della tua pelle, ogni curva del tuo corpo. Portarti al limite, al culmine dell’eccitazione. Stravolgerti con le mie mani e la mia bocca. E poi possederti completamente, senza freni e senza limiti. Far riempire la stanza dei nostri odori, del suono dei tuoi gemiti e delle tue urla di piacere. E andare avanti sino allo stremo delle forze. Fino ad addormentarci sfiniti e abbracciati. E ricominciare appena svegli’.
‘Vuoi molte cose”, mi sussurri in tono decisamente suadente.
‘No. In realtà ne voglio una soltanto. Voglio te. Non mi importa di nient’altro. Né di come andrà a finire, né di cosa succederà. Voglio te e basta’.
‘Perché me ne parli con più di un mese d’anticipo?’.
‘Ti servirà tempo per organizzarti’ e anche per far crescere un po’ di peli dove sai che mi piacciono tanto’.
Ridi. Lo faccio anch’io.
‘Cos’è, mica pensavi fossi diventato troppo sdolcinato, vero?’.
‘Speravo di no’, replichi, in tono sempre più flebile.
‘Bene’ perché voglio anche riempirti e dissetarti del mio sperma caldo e denso. Ricoprirti il seno. Impiastricciare i peli del tuo pube col mio seme e con i tuoi succhi. Farti godere come non mai e lasciarti addosso il mio odore e il mio sapore. Voglio che tu venga da me essendo pronta a tutto, così come lo sarò io’.
‘Devo’ devo andare”, ti sento dire con voce affannata.
‘Ci vediamo il mese prossimo’, replico, aspettando che sia tu a chiudere la comunicazione senza aggiungere altro.
Da quel giorno, l’unico contatto fu quel mio messaggio di ieri sera: ‘Domattina sarò ad aspettarti in stazione’.

Capitolo 2 (di inception):
E ora, il tuo sorriso emozionato fa battere il mio cuore in maniera forsennata mentre mi avvicino a te, intenta a scendere gli scalini del treno e lasciarti, finalmente, stringere forte tra le mie braccia. Tre scalini mi separano da te, vorrei poter fermare il tempo, immortalare il tuo viso nella mia mente, svuotare la stazione, in un istante, più nessuno intorno a noi, solo io e te…
“Mi scusi” uno spazientito viaggiatore incalza alle mie spalle, devo per forza scendere quegli scalini, per forza devo avvicinarmi a te, che mi guardi con gli occhi bagnati quanto i miei, il brusio intorno a noi ovattato, senza rivolgere parola all’uomo alle mie spalle, oltrepasso quello spazio, che ci separa.
Il respiro mi si ferma in gola, mentre mi cingi in un abbraccio, inaspettato, ma impellente…urgente…
“Ben arrivata piccola” sussurri con voce che tradisce l’emozione, un sciocco insignificante “ciao” di risposta, muore sul tuo petto,
Restiamo immobili in quell’ abbraccio, ad ascoltare i nostri respiri, fino a quando la tua voce interrompe il flusso costante dei miei pensieri.
“Hai fame?” rispondo con una risata che subito contagia anche te, sbuffi alla mia reazione, facendo una buffa espressione
“Hai voglia di” di nuovo una risata, fa cadere tutte le buone intenzioni
“E certo…andiamo a fare colazione?” questa volta riuscendo nell’intento di finire il concetto, non mi dai il tempo di rispondere, sono pronta alle tue battute stucchevoli, quel sarcasmo a volte così deliziosamente volgare, che sin da subito, &egrave entrato nei nostri dialoghi, continui, impostando la voce,
“non vorrai mica che ti faccia colare qui e adesso? – continui con tono sempre più incalzante -qui davanti a tutti…farti rendere conto di quanto tu sia realmente in calore…e di quanto tu sia in mio potere?”
Espresso questo, con mesta fierezza ti stacchi da me, e sfoderando il tuo sorriso migliore, mi guardi dritto negli occhi, il mio respiro cambia, sorrido pensando a quanto mi piaccia il tuo modo di portarmi ovunque tu voglia, tu mi vuoi così, disarmata…e quel fatale sorriso, sul tuo bel viso, ne dà conferma.
Un mese &egrave passato dall’ultima volta che ci siamo sentiti, un mese passato a rimuginare su di te, su di noi…
“Non so che ci faccio qui…”
Dico queste parole interrompendo quel momento che ci ritrova complici, stringendo la borsa a tracolla, contenente giusto lo stretto necessario, per passare qualche ora con te, vestiti che mi auguro tu faccia a pezzi…come la mia sfacciata voglia di essere qui con te, solo con te, adesso…
Fai un passo indietro, nel mentre le tue dita scivolano lentamente sul mio viso, il tuo sguardo mi scruta per la prima volta, cogli particolari sfuggiti, sempre più consapevole di avermi davanti agli occhi,
“Lo sai, lo sai perché sei qui…ma ora ho fame, quindi vieni con me” mi prendi per mano e quasi mi fai perdere l’equilibrio, mentre il mio passo all’unisono con il tuo percorre questo pavimento di pietra levigata, calpestato da chissà quanti passi.
E ora un tumulto di emozioni affollano le nostre menti, percorrendo insieme, i primi passi verso l’uscita.
Da una vetrata il sole appena nato investe il tuo viso, sei così bello nella tua maestosità, non posso fare a meno di cercare un contatto, mi stringo a te, che senza perdere tempo mi schiacci sul tuo corpo.
Consumato il mio irrinunciabile caff&egrave, sgranocchiato un mille calorie di zuccheri raffinati, siamo di nuovo insieme, per le vie di questa piccola ma caratteristica cittadina, parliamo perdendoci, ridendo come al solito, come due vecchi amici, profondamente complici, non tralasci nulla, e io rido a ogni tua battuta, sto bene con te, sto veramente bene e te lo dico, arrestando il tuo discorso…
Ci fermiamo di colpo, lì in mezzo alla strada, &egrave questione di un attimo, lo sguardo percorre più volte la distanza che va dai tuoi occhi alle tue labbra, lo senti tu e la sento io la voglia di essere baciata, in un istante le tue mani circondano il mio viso, mentre le mie dita si fermano sui muscoli contratti delle tue braccia, un ultimo fugace sguardo, testimone di quel malefico desiderio che alberga nelle nostre menti da settimane, le tue labbra si schiudono per incontrare le mie, una guerra di lingue, di sapori, di profumi…in quell’intimo gesto testimone di una passione che scava e brucia, fin nelle viscere.
Ci perdiamo in un bacio travolgente, avvinghiati ai vestiti dell’altro, due amanti osceni, noncuranti dei passanti, a bocca aperta, chiunque ci guardi può vedere le nostre lingue, morbide bagnate che si contorgono l’una sull’altra, mi stacco da quella bocca incandescente, per riprendere aria…
“Portami nel tuo albergo”
la mia voce, straziata dalla voglia di te, mentre stringo le gambe per trattenere i miei umori, ti investe.
Uno spettacolo indecente si palesa davanti ai tuoi occhi.
Sui nostri visi stravolti e bagnati di saliva, si legge tutta la smania di appartenerci, il tuo corpo non ha pudore, la tua erezione &egrave lì visibile a ogni persona che ci passa accanto.
Come posseduto da un demone, sospingi il mio corpo abbandonato alla follia, sotto al colonnato di un vecchio caseggiato, sfili la tracolla che cade per terra, i nostri occhi persi nel tetro abisso del nostro desiderio, le nostre labbra brandiscono il respiro dell’altro, affamati, famelici.
Mi aggrapo a te, una sorta di tacita supplica, le tue braccia mi sovrastano appoggiate al muro, gesti concitati tra di noi, sento il mio sesso dischiudersi, a ogni movimento, mentre il tessuto impregnato dai miei copiosi umori entra e sfrega tra le mie labbra gonfie…
“Dimmi? Dove cazzo vuoi essere portata?”
Il tono della tua voce &egrave caldo, sicuro irresistibile, continui, guardandomi con gli occhi di un animale pronto ad attaccare
“Cosa vorresti ora? Forse -ti interrompi solo per vedere il mio viso trasfigurarsi- vorresti essere sfiorata, li tra quelle maledette coscie, che a stento trattengono l’odore di cagna, che emani, senza ritegno?”
La mia risposta un sommesso lamento,
mentre mi inarco come un serpente ferito…
“Guardati, sei indecente, potrei prenderti e schiacciare quel bellissimo viso da sgualdrina che hai soffocarti sui miei jeans, sul mio cazzo e non avresti nulla da obbiettare”
Non riesco a contenermi, ansimo senza alcun pudore, mentre stringo ancora una volta le gambe, il tessuto lì al centro del mio corpo &egrave ormai zuppo …
“Potrei sbatterti il cazzo fino in gola ora e lasciarti senza più fiato, scoparmi la bocca, mi divertirei molto a vedere quanto riusciresti a resistere prima di supplicarmi di impalarti”
Chiudo gli occhi, cercando un contatto con il tuo corpo, e lo trovo, mi avvinghio senza più morale, nella mia mente l’immagine di me tra le tue gambe, in ginocchio, mentre lavoro il tuo cazzo, con la bocca, mi fa godere.
“Sei uno spettacolo, eccitante e osceno…degno di una troia”
Mi baci, ancora con foga, emettiamo rumori inequivocabili, a testimonianza di quanto siano bagnati e carnali.
E senza quasi accorgermene mi ritrovo strattonata, mi obblighi a seguirti, mi gira la testa e non capisco dove tu mi stia portando, un automa vittima delle tue perversioni, vedo la tua mano nella mia, mentre con passo incerto ti seguo, mi trascini in un atrio, sento solo l’odore di stantio e umido, poi la tua voce, ancora mi pugnala
“Voglio sentire quanto mi vuoi! Adesso e qui!”
Senza darmi modo di pensare, sento la tua mano scivolare al di sotto dei miei pantaloni, le tue dita premono sul tessuto bagnato delle mie mutandine, ansimo cercando le tue labbra quando premi appena tra le mie labbra, ti muovi piano, con piccoli movimenti,
“Sei deliziosamente indecente”
Il mio gemere &egrave l’unica risposta che riesco a darti, sulle tue labbra che avide si muovono sulle mie.
“Ti voglio”
Sbiascico, nello stesso momento in cui, scostando appena l’elastico, mi penetri con le dita, fermando un grido con la tua spudorata bocca, affondi con violenza più volte, mi allarghi, fino in fondo nella mia carne che senza opporre resistenza si apre al tuo passaggio, mi senti sulle dita, morbida, bollente, viscida, più volte dentro e fuori, sempre con più foga, mi lascio scopare dalle tue dita, dalla tua voglia di vedermi coinvolta dal tuo irresistibile essere, mi abbandono senza più inibizioni accompagnando le tue dita, per accogliere quello che imita alla perfezione un amplesso animalesco.
Continui, con un estenuante movimento, cambiando cadenza al ritmo del mio respiro che lascio schiantare senza pudore sul tuo corpo, intento a darmi quel piacere che solo con te cerco.
Sussuro il tuo nome, mentre il piacere solca la mia mente espandendosi fino a irradiare il mio corpo.
Sei bellissimo, bellissimo &egrave guardarti negli occhi mentre mi fai tua, il tuo corpo diventa la mia alcova, lo desidero, lo bramo, lo amo mentre mi abbandono alla frenesia che devastante sfocia sulle tue dita.
Resto senza respiro, mentre affondi nel mio piacere prolungandolo, sussurrandomi tutta la tua venerazione con un filo di voce…
Sfili le dita impregnate dal mio piacere, odorandole, facendomi vergognare, le assaggi appena
“Finalmente posso inspirare a fondo il profumo della mia …- fermi lo sguardo nel mio, continui abbassando il tono – troia, la mia unica, sola …troia”
Suggellando tutto con un bacio, che sa di profondo.
Cado stremata a terra, il respiro &egrave un ansimo attraversato da lunghi brividi.
Ti accovacci davanti a me, un espressione dolcissima sul tuo viso, lo illumina…
“Ti accompagno all’albergo, ricordi devo presenziare a un convegno, ne avrò per qualche ora”
“Si ricordo, non ti preoccupare, non scapper'”
“Beh, vorrei ben vedere…questa sera, madame sei mia ospite”
Sorridi, mentre mi tendi la mano, un fugace bacio e siamo di nuovo persone tra persone.
Cerco il tuo sguardo, mentre camminiamo mano nella mano, sai esattamente quali parole vorrei dirti, il bacio che veloce lasci sul dorso della mia mano &egrave l’unica risposta che cerco…
“Solo qualche ora fa tutto era impensabile, assurdo, folle…” dico , scoppiando a ridere
“E certo” ribatti tu…ridendo a tua volta.
&egrave inutile che tenti di resistere, ti si legge in faccia” sentenzi senza troppi convenevoli.
“Mah, non &egrave assolutamente come dici tu, so contenermi, io” rispondo stizzita e divertita, da questo scambio di battute.
“E certo, quindi ora, dimmi, vorresti farmi credere che tra le tue gambe, c’&egrave il deserto del Sahara?” Incalzi, mentre ti porti alla bocca l’ultimo boccone di dolce.
Scoppio a ridere, poi seria rispondo “Bhe, diciamo, che la tanto agoniata oasi potrebbe, non essere solo un illusione ottica di un povero nomade disperso”
continuo
“E poi &egrave tutta colpa tua e dei tuoi dannati messaggi – proseguo, affondando il colpo – sai, dovrei farti vedere l’effetto che mi fai, quando inizi a fare il bastardo, ti immagino così compiaciuto da te stesso da risultare irritante”
“Che stai dicendo?! Ma se sono stato preso tutto il giorno praticamente, quel cazzo di convegno e rotture improrogabili al seguito – continui abbassando il tono della voce e allungandoti verso il mio viso – poi, &egrave inutile che fai la sostenuta, &egrave quello che più ti piace, quindi smettila di farmi credere che le mie parole non ti fottano quel dannato cervellino che hai” prosegui, sapendo che ora &egrave il momento giusto per colpire
“Sbaglio o sei tu, quella che rispondeva ai miei messaggi con frasi degne di una cagna in calore?” e risistemandoti sulla sedia mi fissi, aspettando, che risponda.
“Una?” rispondo, facendo una smorfia. Sorridi.
“Oh, cosa vuoi? Non vorrai sentirti dire che sei la mia -Fai una pausa, che blocca il mio cuore, rimarcando con il tono della voce quel “mia” che entrambi sappiamo essere l’unica certezza in questo, impensabile, assurdo folle rapporto – cagna fradicia?!”
“Così non vale!!!” Piagnucolo per togliermi dall’impiccio.
Scoppi a ridere ancora una volta,
“Come non vale!? Vale eccome, ed &egrave talmente facile, che penso che ti lascerò lì a sguazzare, nei tuoi succhi, ancora per un bel po’, poi magari, se te lo meriti, una volta in albergo ti scoper’, fino a farti gridare di chi sei!”
Resto senza fiato mentre, ti alzi e allungando la mano mi inviti a seguirti verso la cassa.
Consapevole di quanto, il tuo perfido atteggiamento mi faccia, perdere il senno.
Mi sento, le guance prender fuoco, ammirata, ti osservo mentre elargisci complimenti, facendo arrossire l’intero staff femminile, di questo grazioso ristorantino.
Ti guardo, stretto in quei vestiti, che vorrei sfilarti con le labbra, così sicuro di te, da togliermi il respiro, la mia mente ha talmente bisogno di te, da desiderare con foga, in quel medesimo istante il tuo corpo, spalmato sul mio, così da poter sentire il suono del sangue scorrerti nelle vene.
Con questo pensiero, stringo le tue dita intrecciate alle mie, un riflesso involontario, il tuo sguardo incontra il mio, un secondo dopo, assassino, spietato, le mie labbra si socchiudono, il desiderio &egrave viscerale, un sospiro esce senza alcun controllo dalle mie labbra, un sorriso appena accennato si forma sul tuo splendido viso, mi chiedo cosa provi nel vedermi soccombere, lentamente, al tuo essere.
Non lasci trapelare le emozioni che vorrei, il tuo essere insensibile forzatamente, mi eccita, e tu ne sei perfettamente consapevole.
Ci congediamo cortesemente e stringendomi a te cingendo il mio corpo, ci incamminiamo, verso l’uscita.
Un cielo stellato, ci accoglie, non servono parole tra noi, i pensieri in questo istante sono i medesimi, percorriamo qualche passo, finché le tue parole, inaspettate mi investono
“Sei bellissima, mi vorrei perdere per sempre, nel tuo sguardo” , arrestiamo il passo, nello stesso istante, sai quanto mi imbarazzino i complimenti, non mi dai il tempo, per dirti la prima sciocchezza che mi venga in mente, per togliermi dall’imbarazzo, che le tue dita si schiantano con foga, sulle mie guance.
Ancora una volta le tue labbra irruenti, dopo ore di attesa, così bollenti, morbide bagnate, cercano senza freno le mie, che affamate ricambiano, con la stessa bramosia.
Un bacio, che sa di sesso consumato nel putridume, di un pensiero osceno.
Ci stacchiamo da quella morsa incandescente, con il respiro affannato.
Con voce prepotente e irriverente mi dici “Oh… no… non ci pensare proprio”
fai una pausa mentre un “Sei un fottuto figlio di puttana” sormonta le tue parole ” Mi conosci, non mi avrai finché non ti riterr’ totalmente assoggettata al mio volere e pronta a soddisfare le mie voglie, fino ad allora mi divertirò a ….torturarti”
Resto imbambolata davanti a te, a bocca aperta, il mio respiro tramuta in un ansimo sconnesso, sorridi mentre stampando un casto bacio sulla mia fronte, sussurri “Ti riempirei la bocca di sborra in questo istante, adorabile cagna, svuotarmi dentro di te, per prendermi tutto … tutto”
Ti guardo, scossa da un brivido che squarcia la mia mente e in seguito la mia pelle, tremo di fronte a te, muta, immobile.
Sembra, un attimo dopo, che dotati di poteri paranormali leggendo nei nostri pensieri, i nostri corpi si allontanano, a passo spedito, all’assurda, folle ricerca di un luogo nascosto a occhi indiscreti, per dare sfogo, a ciò che le nostre menti hanno pensato.
Poco dopo, sulle scale che portano alle rive del torrente, le mie dita si muovono nervose, intente a liberare la tua erezione, mentre mordo le tue labbra,
“Ho voglia della tua carne, piantata ovunque, da mesi” ringhio sulle tue labbra.
Non rispondi, mi bastano i tuoi occhi che si socchiudono al contatto con le mie dita, sulla tua carne, turgida, tesa, bagnata, mi accovaccio scivolando sul tuo corpo, alla disperata ricerca di quella possente erezione, che freme, tra le mie dita, voglio che tu impazzisca, lentamente.
Inizio a far scivolare la lingua sull’asta, bagnando la tua morbida pelle rosea della mia saliva, densa vischiosa, il tuo respiro, mi eccita.
Farti provare piacere mi annebbia i pensieri, le dita si muovono lente su quello magico scrigno che custodisce la tua essenza, la voglio mia, dentro di me, voglio sentirla scivolare, lungo la mia gola, voglio dissetarmi di te.
Imbocco il tuo cazzo, dapprima solo quella stupenda cappella lucida, perfetta. La stringo appena, tra le labbra, mentre l’accarezzo con la lingua, girando intorno lenta, per poi affondare fino a togliermi il respiro, più volte sfiorandola solo con la lingua, per poi serrare le labbra, e iniziare un lento su &egrave giù, succhiando come se, volessi risucchiare la tua anima attraverso quell’atto.
Il mio respiro, si mischia con il tuo, di sottofondo a quell’amplesso lo scrociare dell’acqua, le tue dita scivolano sulla mia nuca.
Premono, senza grazia, fino a che il gorgogliare della mia gola ti fa capire che mi manca l’ossigeno, indecente, con la saliva, che cola riprendo fiato, per poi affondare di nuovo sul tuo cazzo, ormai in pieno mio potere.
In quella posizione posso sentire il mio sesso fregare gonfio sul pizzo che lo cela, le labbra dischiuse, reclamano un contatto, lascio scivolare i polpastrelli tra le mie labbra fradicie, mentre l’elastico preme su un clitoride sensibile e bramoso di attenzione, decido di placare il mio desiderio, denudando la mia voglia di te, mettendomi a cavalcioni sul tuo cazzo, come a voler cavalcare quell’ asta che bramo, alla follia.
La mia schiena adagiata sul tuo petto, mi muovo appena, stringendo le cosce attorno a quel cazzo, così perfetto da potergli dedicare una statua, colo i miei succhi fino a bagnare le mie cosce, mentre le tue mani premono il mio ventre guidandomi in quella danza erotica.
Il tuo respiro, mi ubriaca, voglio sentirti gemere, mentre perdo ogni contatto con la realtà, mentre torturo la nostra voglia di appartenerci.
Torno in ginocchio, nella penombra riesco a distinguere le tue labbra aperte, il viso contratto, mentre lavoro il tuo cazzo pregno dei miei umori, aumento l’intensità, stringendo e gustando la tua pelle, gli spasmi sulla mia lingua mi fanno impazzire, stai per godere, le tue dita premono ancora sulla mia nuca, il tuo respiro tramuta in un sensuale ringhio, mentre fiotti di sborra calda e densa, scivolano giù per la mia gola.
Inondandomi.
Lecco ogni residuo di quella preziosa essenza, per poi schiantarmi sulle tue labbra, per farti assaggiare i nostri piaceri mischiati. Per amare e suggellare quell’incanto di istante.
“Dimmelo, ti prego!?” Supplico sulle tue labbra.
“Sei mia…e di nessun altro”.
Ancora una volta sei tu a destarmi da quella sorta di catalessi subdolamente inflitta alla mia mente, trascinandomi in mezzo al via vai, scanzonato, intorno a noi, nel centro storico di questa cittadina, che custodir’ il nostro segreto, per sempre.
“Ho bisogno di sentirti…mia….in questo istante” replico con la voce rotta dall’emozione, mentre affrettiamo il passo.
“Maledizione….Ho bisogno di te…ora, adesso, subito”.
Entriamo trafelati nella hall dell’unico albergo in zona, visibilmente scossi, cercando di risultare come due amici o come colleghi, d’altronde siamo qui solo per quel benedetto convegno, agli occhi dell’addetto al ricevimento degli ospiti, che augurandoci, con fare circospetto, la buonanotte, posa sul bancone le chiavi delle nostre camere, ringraziamo, nel mentre le tue mani impertinenti viaggiano in punti non strategici sul mio corpo, facendomi sussultare e ridacchiare, come due bambini intenti a farsi i dispetti.
Saliamo le scale, uno dietro all’altra, cercando di darci un contegno, il passo lento, e per quanto mi sia possibile elegante. So benissimo di avere i tuoi occhi fissi su un punto preciso del mio corpo, e non appena giriamo l’angolo le tue mani non tardano a farsi sentire, una presa salda e vigorosa stringe i miei glutei, facendomi ridere e nello stesso tempo emettere un verso simile a uno squittio.
La tua presa mi spinge contro il muro dinanzi a noi, premi il mio corpo con il tuo, la tua bocca arriva al mio orecchio, investendomi con un filo di voce sussurri
“Il tuo culo fottuta stronza mi fa impazzire, lo sai?!”
Con la bocca spalmata sul muro emetto un gemito, sovrastandomi, lasci scivolare al di sotto del filo di tessuto, che decora i miei glutei, le tue dita, scostandolo e tirandolo verso di te, il movimento porta il tessuto a sprofondare lentamente tra le mie labbra zuppe, ansimo, un piacere misto a un dolore leggero mi fa inarcare, cercando di sfiorare con la mia pelle le nocche delle tue dita.
Un secondo più tardi, non ti fai sfuggire l’occasione di deliziare il tuo piacere, con la mano libera scivoli sul mio seno, al di sotto del pizzo che ha reso sensibili e vogliosi i miei capezzoli, porti le dita al di sotto di esso, per iniziare a premerne uno tra le dita, stringendo quanto basta per farmi sfuggire un profondo gutturale ansimo. Cerco invano di reprimere i miei gemiti, ma la tua dolcissima tortura non sembra voler dar pace al mio corpo, lasci il tessuto, e due dita prendono il posto del mio slip ormai completamente conficcato nella mia carne, imperlata di umori.
Sono eccitata, lo siamo entrambi, eccitati dalla reale possibilità di venir sorpresi, in atteggiamenti poco, per nulla consoni, mentre ti prendi il mio piacere.
&egrave qualcosa che smuove la parte perversa di noi, così uguali noi.
Scivoli di nuovo come qualche ora prima dentro a fondo in me, lo fai brutalmente fermando il mio respiro in gola, trattengo il fiato quando ringhi
“Che mi risponderesti se ora violassi quel buchetto, qui, e ti facessi sentire la mia troia, adesso?!”
La tua domanda resta senza risposta, il tuo corpo, preme sul mio, sfili la mano, da sotto al mio abito e la porti sulla mia bocca, nello stesso istante sfili le dita dal mio sesso che resta aperto, osceno, per affondare fino a violare l’oggetto dei tuoi desideri.
Il mio corpo cede tramortito da un piacere che si irradia all’istante, lentamente fino a riempirmi con le tue dita, spingi, affondando torni indietro e riaffondi. La tua mano preme sulla mia bocca quel tanto da attutire il mio gemere, sbavo sul palmo, a occhi chiusi mentre il tuo respiro mi stupra insieme alle tue dita.
Persa in quel piacere, completamente abbandonata al tuo potere inizio a muovermi con te, ma le tue parole arrivano a fermare l’attimo
“Voglio sentirti godere, andiamo in camera”.
Ci trasciniamo, come due animali intenti in una lotta alla sopravvivenza, fino a ritrovarci davanti alla mia camera.
Con le dita bagnate, rese scivolose dai miei umori e con me che non resisto dall’ iniziare a spogliarti davanti alla porta, infilare la chiave nella serratura, sta diventando un impresa epica per te.
Non resisto alla tentazione di baciarti ancora, scivolo tra la porta e il tuo corpo per schiantarmici addosso, cerco le tue labbra, la tua lingua, la tua saliva, vorace in un bacio velenoso, un bacio che sa di sesso, di amore, di passione. Lo scatto della serratura da inizio a una lotta forsennata per toglierci gli abiti di dosso, voglio il tuo corpo nudo, perfetto, finalmente mio.
Mi scaraventi sul letto, facendomi perdere il respiro nell’impatto, inginocchiandoti sul pavimento, mi tiri con uno strattone per le caviglie, portando il centro del mio corpo davanti al tuo viso, sei rude, passionale, sei mio. Un gemito vola libero quando il tuo viso sparisce tra le mie cosce, la stanza si riempie del mio respiro, dei rumori osceni che produce la tua lingua sul mio clitoride, ormai gonfio di eccitazione, la tua lingua scivola tra le mie labbra, lasciando spazio, qualche istante dopo alle tue dita, che ancora una volta si insinuano in me, un movimento esasperante che riempie e mi svuota, disegni cerchi con la lingua sul mio clitoride, lo stringi tra le labbra, leccandolo e avendo premura di far colare saliva sulle tue dita, che senza alcun ostacolo mi invadono in un crescendo che porta il mio piacere a un altra dimensione. Mi inarco, tremo, riempio la stanza di rumori bagnati, fradici, indecenti, mentre il mio respiro ti arriva come un lamento continuo, con la mano libera cerchi il mio seno, rude ti muovi su di esso, vicinissima allo spasimo arresti la tua lingua, e maestoso ti palesi davanti a me, con il cazzo duro tra la dita, mi osservi, senza dire una parola, solo il tuo boccheggiare, saccheggia la mia anima…
Stupendo guardarti con il viso imbrattato dai miei umori ai lati della bocca, sul mento, sulle guance, mi dai l’impressione di essere un pazzo psicopatico pronto a sfogare ogni indecenza sul mio corpo. Ti pulisci con il dorso della mano, il tuo gesto mi seduce e guidata dal tuo sguardo stravolto, mi affretto a affondare senza un minimo di dignità su quel cazzo che con un movimento lentissimo stai coccolando. Il tuo respiro si erge sopra di me, facendomi colare, lungo le cosce, tra le mie dita la pelle del tuo cazzo scorre morbida, bagnata della mia saliva, mentre affondo succhiando avida, alzo lo sguardo e incontro il tuo, gli occhi socchiusi, lucidi, segnati da una giornata di lente torture, mirata ad arrivare al più perfido dei risultati, ovvero portare la nostra voglia al massacro. Hanno scandito i minuti, le ore messaggi osceni, audio da far impallidire pure Satana, e quella telefonata nella quale in preda al delirio straziante, ti ho supplicato di lasciarmi anche solo sfiorare, piangendo, imprecando maledicendo ogni tuo dannato “no” e tu dannato tu, sai quanto questo mi ecciti, quanto io abbia bisogno di lasciarmi travolgere, in balia del tuo volere.
Implacabile il tuo
“Non se ne parla proprio” sussurrato con quel dannato tono che odio, amo, bramo.
“Ti voglio, ti prego scopami”
Supplico, guardandoti negli occhi.
Il tuo corpo parla per te, mentre ti sporgi su quello che &egrave diventato il nostro putrido rifugio, mi abbandono su quel letto sfatto, il tuo corpo mi sovrasta, ancora una volta, cerchi le mie labbra, il tuo torace sul mio seno, un contatto desiderato da ore, giorni, settimane, costantemente, un bisogno, ossigeno, amorale, lercio, nocivo il nostro desiderio, intossicati l’uno dell’altra.
Scivoli tra le mie gambe, in quell’inferno bagnato, fradicio, colante, un piacere che fa male ovunque mi investe, mentre schiudi le labbra gemendo sulle mie, mi apro a te, accogliendo e avvolgendo il tuo cazzo, che lentissimo si fa spazio in me, riempiendo ogni anfratto del mio piacere.
Ansimo profondamente quando arresti il movimento e inizi una lenta danza, che mi culla, tutt’intorno a noi sparisce, in un vortice fatto di ansimi, gemiti, la tua pelle imperlata di sudore accarezza la mia, profumi di sesso, di immorale, di me.
Continui a affondare e svuotarmi, in un moto che ricorda le onde che impattano violente sulla costa, l’aria attorno a noi si fa bollente incandescente, come la nostra pelle, ti stringo a me, per impedirti di svanire come un sogno al risveglio.
Ti tengo stretto affondando le unghie sulla tua schiena, lasciando segni, solchi rosso vivo, vivo ardente come la passione che ci brucia dentro, addosso, nelle vene….un’ossessione irrinunciabile.
Mi apro a te, a ogni affondo, mentre li accompagno con un corpo che smania il tuo piacere alla follia, sulle lenzuola macchiate dai miei succhi, mi abbandono a un orgasmo che stravolge la mia anima, il respiro trema, incalza per poi librarsi nell’aria e andarsi a schiantare violento sulle pareti di questa stanza, tacita custode del peccato che stiamo consumando.
Resto sfatta, senza quasi più fiato, tra gli spasmi che pervadono il mio corpo mentre tu ti accoccoli al mio fianco scivolando tra le mie gambe, aggrappandoti al mio seno come fosse l’unico appiglio che hai a disposizione, con il cazzo accarezzi quanto di più indecente tu abbia mai sentito, portandomi a un piagnucolante, implorante supplizio, e senza preavviso sei di nuovo dentro di me, sguazzi senza più un ritmo regolare tra le pareti bollenti ricoperte dal mio piacere.
Scosto il viso e trovo il tuo, trasfigurato dal piacere, sei uno spettacolo impagabile, mentre continui a muoverti con foga dentro di me, facendomi colare, fino e tra le natiche.
Un istante dopo, scivoli sul mio buchetto e con la voce rotta dal respiro affannato, mi inviti a diventare squallida
“Impalati sul mio cazzo, voglio farti sentire che si prova a essere la mia troia”
E senza darti risposta, inizio una danza lentissima, seducente, premendo il mio culo attorno al tuo cazzo, ormai al massimo dello spasimo, affondo mentre la mia carne cede, sotto a quell’erezione possente, sempre più a fondo, guardando il tuo viso buttato all’indietro, preda, arreso, mentre sventro da sola il mio corpo, contro quel piacere in grado di disarmare il più straziante degli impeti.
Mi riempio di te, fino a restare incollata al tuo ventre e spingo ancora, deliziando ogni mio buco, faccio scivolare le mie dita dentro di me, nella mia figa così liquida, calda morbida, ed &egrave allora che mi fai tua.
Un inarrestabile corsa al piacere inizia, i nostri ansimi si rincorrono, tra i suoni indecenti che i nostri corpi sbattuti con brutale foga, l’uno sull’altro, emettono.
Nulla può più arrestare questa disperata corsa al piacere che ci sta facendo arrivare all’estasi.
Esplodiamo insieme, una congiunzione di anima, corpo e mente…sublime
“Sono tua” un grido che ferma il tuo cuore.
Poi, solo..
L’ odore, il sapore addosso di due fottuti amanti.

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