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Incesto 4 – La verginità di Adele

By 25 Novembre 2011Febbraio 6th, 2021No Comments

– Gianni, sono preoccupata per Adele, la vedo triste , trascurata, depressa. Ieri sera é andata ad un festa con Marisa; é tornata nervosissima, stanotte piangeva. Credo che si sia sentita esclusa.

Adele é mia sorella, due anni meno di me. Frequenta il penultimo anno di liceo. E’ alta quasi quanto me, 1,77 , magrissima, capelli lunghissimi ed ondulati, seno zero. Ha begli occhi ma è bruttina ed ha un naso grosso. Viviamo insieme io, la mamma e lei.

– E come possiamo aiutarla, mamma.
– Beh, deve sentire di più che le vogliamo bene, soprattutto da parte tua. Stalle più vicino.Vedi, sentire l’affetto di suo fratello, che è un ragazzo bellissimo, sentire le sue attenzioni, le darebbero più forza. Tu non la porti mai con te, non parli con lei, non le dai mai un bacio, un abbraccio, non le fai mai un regalo. E poi lei è gelosa di te; si dispiace quando sente le ragazze che ti chiamano. Ti vuole bene ma si sente trascurata da te, respinta.
– Ma non è così, mamma.
– Lo so. Ma tu devi farglielo capire. Deve sentire che stai dalla sua parte.

Ci pensai su. Volevo bene ad Adele e forse mamma aveva ragione.
Il giorno dopo, prima di andare a scuola lei diede il solito bacio alla mamma.
– A me niente? – le chiesi
Sorrise, mi venne vicina e mi abbracciò.
– Non me l’hai mai chiesto.
– Beh, adesso lo voglio.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò due o tre volte sulla guancia.Poi scappò via.
Le comprai un profumino al gelsomino. Fu felice di quel regalino.
Tornando la sera la trovai seduta alla scrivania a studiare. Le andai dietro, l ‘abbracciai sulle spalle e la baciai sulla guancia.
– Che studi a quest’ora.
– Uffa, Gianni, non mi riesce. E’ un esercizio sulla parabola.
– Ho capito….fammi sedere, ti faccio vedere.
Prese una sedia e si mise accanto a me. Mentre glielo spiegavo lei mi abbracciò su un fianco e poggiò la testa sulla mia spalla. Sentivo il suo alito fresco di ragazza e sul braccio la punta dei seni che non si decidevano a crescerle. Lei si muoveva facendo strofinare la punta di un seno sul mio braccio, pensai che non lo facesse apposta, ma mi eccitava.
Quel contatto mi turbava, ma pensavo anche che la vedevo di buon umore, più viva e fuori dal pericolo di una depressione che già un anno prima la stava portando all’anoressia. Cercava il mio affetto, voleva farmi capire il suo e più le stavo vicino più lei si sentiva amata ed acquistava sicurezza.
Il giorno dopo, quando tornai dall’Università, lei mi stava aspettando. Non feci in tempo a chiudere la porta di casa che mi prese e mi baciò sulla guancia più volte. Poi chiuse gli occhi e spinse in avanti le labbra. La baciai con la punta delle labbra e le chiesi:
– Allora? cos’é tutto questo entusiasmo?
– Niente, così. Ti ho aspettato.

C’era un film molto publicizato e lei voleva vederlo. Le sue amiche lo avevano visto ma nessuno l’aveva invitata. Lei si sentiva esclusa dal loro gruppo, ci soffriva. Ma era un film molto audace. Comprai due biglietti.
– Allora stasera vieni a cinema con me; però vestiti bene.
Era felice perché usciva con me. Svolazzava per la casa. Era elettrica, piena di entusiasmo.
– Bravo Gianni – mi disse la mamma – l’hai fatta felice.Mi raccomando…..
Quando stavamo per uscire, mamma disse:
– Ah, che bei ragazzi ho!
– Il bello è lui – disse Adele.
– Aspetta che ti saranno cresciute le tette – dissi – e sarai tu la bella della famiglia.
Risero parecchio per quella battuta.
Al cinema le tenevo il braccio sulle sue spalle e lei stava con la testa sulla mia spalla. Mi teneva una mano sul petto. Il film era una storia di amanti e c’erano alcune scene molto spinte, durante le quali lei si stringeva al mio braccio e mi stringeva forte la mano. Tremava di emozione a vedere i due amanti che facevano l’amore. Poi vi fu una scena dove si vedeva il viso della protagonista che reagiva di piacere, l’inquadratura si spostò in basso, si vide la camicia da notte sollevata, poi il ventre e poi i peli del pube ed i capelli del protagonista che le stava con la testa in mezzo alle cosce.
Sentii Adele respirare più forte e stringere le dita sul mio petto.
Quando uscimmo, faceva freddo. Le aggiustai la sciarpa alla gola.
– Mi è piaciuto tantissimo, soprattutto quella scena…sai quella di lei che ……deve essere bello farselo fare……
– Adele!
E mentre camminavamo lei si mise il mio braccio intorno alla vita.
– Dai,tienimi.
– Adele…ma così camminano i fidanzati.
– Dai, facciamo finta di essere fidanzati.
Camminammo un pò, poi le disse:
-….solo che….che i fidanzati….. ogni tanto si fermano e si baciano – disse dopo un pò.
– Vuoi anche il bacio?
– Si, si, tanto è una finta, un gioco, no?
La presi e la baciai sulla fronte.
– Nooo. Non è così che si baciano i fidanzati.
– E come si baciano?
– Nella bocca. Dai, Gianni, me l’hai promesso.
La baciai lievemente sulle labbra, ma lei mi mise una mano dietro la nuca ed aprì la bocca….. e mi baciò con avidità.
– Adele ! ma noi non possiamo baciarci così !
– E perchè no? Che c’à di male? Non ti è piaciuto?
– Ma no. I fratelli non si baciano così.
– E allora? Perché non posso baciare mio fratello? Dai, ti prego, solo un’altra volta. E’ così bello……
Mentre lo chiedeva mi attirava a sé, mi veniva con la bocca vicina alla mia, sentivo il suo alito; cedetti, piaceva anche a me, ma mi turbava baciarla nella bocca. E mentre ci baciavamo lei si spingeva col corpo contro di me.
– Adele, non possiamo.
– Ma è per finta, no?
– Ma sei mia sorella.
– E tu per una volta fai finta che io non sia tua sorella.

Sotto l’androne del palazzo mi disse:
– Aspetta, ancora uno, ti prego, come se fossi la tua ragazza, fai finta.
Forse era l’eccitazione del film, forse per lei era solo un gioco, ma per i nostri sensi non era una finzione. Volevo farla contenta, ma non era solo un gioco.
Mi abbracciò forte e mi baciava con grande passione e cercava di farmi sentire il suo corpo contro il mio.
Mi turbava quel suo desiderio di baciarmi in quel modo e di sentire fremere il suo corpo contro il mio durante il bacio.

La sera dopo, in corridoio, lei stava con la sua tuta a pigiama e ci incrociammo. Mamma dormiva.
– Voglio il bacio della buonanotte – disse ridendo.
La baciai sulla guancia.
– Noo, lo sai come lo voglio, nella bocca.
– Adele, non possiamo. C’è mamma.
– Lei dorme già…lo voglio- disse lei mentre mi stringeva abbracciandomi – dormirò meglio se me lo dai.
E mentre glielo davo prese le mie mani e se le mise sulle tettine.
-Toccale un pò – mi disse.

Mamma le comprò un vestito. Lei lo indossò per farmelo vedere.
– Accidenti, sei bellissima, ti sta una meraviglia.
– Allora mi accompagni tu alla festa di Marisa.
– Adele…mi crei un problema…quella….
– Lo so. Ha detto che sei bellissimo e a detto che vorrebbe farti.
Mamma scoppiò a ridere ed anch’io.
– Ma come ti esprimi?
– Lo ha detto lei, non io. Comunque quella non ti tocca. Tu sei mio.

La accompagnai fino al portone della casa di Marisa.
– Mi raccomando – le dissi – vacci piano coi corteggiatori.
Mi guardò intensamente, quasi con rancore, e sussurrò:
– Scemo. – e mi baciò sulla guancia lasciandomi la sua saliva.
Tornai a riprenderla sul tardi. Mi aspettava sotto il portone. A quell’ora la strada era deserta e mentre tornavamo a casa la tenevo per il fianco.
– Lo facciamo di nuovo? -disse – tanto non c’è
– Cosa?
– I fidanzati. Dai, Gianni, facciamolo, solo un minuto, per gioco. Mi piace troppo.
– Adele no. Non possiamo, lo capisci?
– Neppure a te piaccio, vero?- mi disse guardandomi intensamente.
Mi sentii triste per quello che aveva detto. La abbracciai e lei mi prese il viso tra le mani e mi baciò sulla bocca.
– Ti prego, solo un minuto.
Ci fermammo sotto un albero del parco. Era buio. Lei si mise contro il tronco e mi aprì le braccia. Ci baciavamo e lei si spingeva col corpo contro il mio ed io, istintivamente, la pressavo.
Quel contatto mi provocò una erezione e lei sentì sulla pancia la durezza del mio cazzo. Le toccai il petto sul maglione. Non aveva seni, solo due grosse punte che sporgevano dal petto; provavo tenerezza a toccargliele passandovi sopra la punta delle dita. Lei sembrava stordita da quella carezza e teneva la sua mano sulla mia muovendola insieme, per incoraggiarmi a farglielo. Spingeva il bacino contro il mio cazzo duro e spingeva avanti il petto per farsi toccare le tettine. Mi fermai.
Mentre tornavamo mi disse:
– Lo sai che finora pensavo che tu non mi volessi bene? Pensavo che era perchè non sono bella e che forse avresti voluto una sorella più bella di me, come Marisa, per esempio.
– Scema, sei tu la sorellina che voglio e sono contento di averti. Se dovessi scegliere una ragazza fra te e lei sceglierei te. Ma tu sei mia sorella…..
-……non potresti scordartelo per una volta, almeno per una volta?…..dai, fermiamoci un altro poco, tanto mamma a quest’ora dorme.
Mi prese per mano e mi trascinò in una zona d’ombra.
– Ancora, ti prego.
Mentre ci baciavamo le mi sussurrò:
– Non vuoi toccare di nuovo le mie tettine?
Le infilai le mani sotto il maglione, lei non portava reggiseno. Gliele carezzavo col palmo delle mani, strofinando, poi gliele pizzicavo e tiravo. Lei era in estasi e spingeva il suo ventre contro il mio per sentire il mio cazzo duro.
– Ti sento, – diceva mentre spingeva il bacino contro il mio cazzo – sei bellissimo. Adesso sei così per me?
Era felice di sapere di avermi provocato erezione, che io sentissi desiderio per lei.
Il freddo della notte ci aiutò a vincere l’eccitazione.

Nella notte mi alzai per bere in cucina. Era tutto buio, ma, quando attraversai di nuovo il corridoio, vidi la sua porta aperta e la luce accesa del suo comodino. Passai davanti: lei stava nel letto, ma teneva il petto scoperto e si carezzava le tettine. La guardai, mi faceva tenerezza, era così dolce mentre si stimolava quelle punte sul petto.
Mi vide, mi guardò con desiderio e mi avvicinai.
– Adele….copriti, prendi freddo.
– No – disse – voglio che tu mi guardi. Fammelo tu, solo un poco.
Gliele baciai e succhiai un poco, poi le strizzai e le tirai. Tremavo di emozione e vedevo che sollevava il bacino come per offrirsi. Aveva una mano infilata nel pigiama, si stava toccando. Poi disse:
– Aspetta, mi faccio vedere tutta.
Cominciò ad abbassarsi il pigiama e vidi i peli delicati del suo pube. Andai via, in bagno, per mettere il mio cazzo sotto l’acqua gelida. Ma non riuscii più a riprendere sonno; la visione del suo petto nudo di ragazza mi rendeva inquieto. E la visione della sua mano nel pigiama che si carezzava tra le cosce mi faceva venire pensieri….resistevo alla tentazione di ………ma ero sconvolto e non sapevo fino a quando avrei potuto trattenermi…..e mi accorgevo che il mio amore di fratello tracimava in una forma di amore che stava oramai dominando i miei sensi, che era libido e domandava il possesso del suo corpo…..

-Com’è andata la festa? – le chiese la mamma.
– Insomma…..le ragazze mi chiedevano di Gianni e per i ragazzi, come al solito, non esisto. Però sono morte d’invidia quando lui è venuto a prendermi. Volevano trattenerlo, a loro viene l’acquolina in bocca quando lo vedono. Ma lui è mio.
– Non sei troppo possessiva con tuo fratello?
– Perchè? le altre possono desiderarlo e magari farci anche cattivi pensieri, ed io no?
– Adele, non è che per caso sei innamorata di tuo fratello?
-Mamma….- divenne rossa in viso ed abbassò gli occhi. – ….e poi perchè i fratelli non possono amarsi tra loro?
Era imbarazzata ed era diventata rossa. La mamma capì.
– Adele, non dire mai a nessuno questi pensieri.

– E’ maturata. Alla sua età avrebbe bisogno di un uomo, lei è ancora verginella.
– Mamma!
– Dai, parliamone senza ipocrisia, non siamo bigotti. Alla sua età io lo avevo già fatto…….e volevo farlo sempre, ne sentivo un bisogno fortissimo. E poi lei ti ama.
– E’ mia sorella, è naturale che mi ami.
– No. Non fingere di non aver capito. Sai cosa vorrebbe da te. Nessuno potrebbe amarla più di te, e sarebbe meglio che glielo facessi tu, con amore e gentilezza, piuttosto che essere violentata dal primo che capita.
– Ma è mia sorella? Non si può.
– Non si può neppure farlo con la propria madre, ed io e te lo facciamo ogni volta che possiamo, ci piace troppo. Sono tua madre, é proibito, ma tu per questo ci rinunceresti? Io no.
La abbracciai e ci baciammo nella bocca e le toccavo la fica sul vestito mentre ci baciavamo.
– Vedi? che c’è di male? Adele ti ama e vorrebbe che tu glielo facessi. Non cambierà nulla tra noi due.

– Che c’è Adele? Sei triste?
– Penso che Gianni sia arrabbiato con me. Ieri sera mi ha guardato torvo quando sono tornata.
– Ma no. Si preoccupa per te. Sai che ti ha aspettata? mi ha chiesto due volte dov’eri andata. Era inquieto perchè tu non c’eri, gli mancavi.
Adele si sentì emozionata, si fece rossa.
– Dopo va da lui e dagli un bacio. State un pò insieme, fatevi compagnia.

Adele aspettò con impazienza che la mamma andasse a letto. Poi aspettò ancora finch&egrave non sentì il silenzio della casa. Si tolse le mutandine e si rimise i pantaloni della tuta-pigiama. Poi si fece coraggio, si passò due dita sulle labbra della fica e silenziosamente andò nella stanza del fratello.

Stavo in una specie di dormiveglia, l’inquietudine mi ostacolava il sonno. Poi sentii la porta che si apriva pianissimo.
– Adele?
– Posso stare un pò vicina a te?
Alzò la coperta e si mise accanto a me; ma il letto era stretto e dovevamo stare di fianco, l’uno di fronte all’altra. Rimanemmo un attimo a sentire il calore dei nostri corpi, poi lei mi abbracciò sulla testa e mi baciò come se volesse divorarmi. Continuammo a baciarci piano, sfiorando le labbra con la lingua; ma quel gioco mi provocò erezione ed Adele sentì il mio cazzo duro premerle sulla pancia attraverso i pigiami. Allora si spinse contro col bacino e poi si sollevò la felpa.
– Dai, giocaci – disse – Lo so che ti piace giocare con le mie tettine e piace anche a me.
Le passai il palmo della mano sui su quelle punte che erano i suoi seni facendole ruotare. Le sentivo dure, eccitate e lei rispondeva alle carezze con dei sospiri di libidine. Poi gliele strizzai un pò, gliele pizzicai e gliele tirai forte.
– Ti faccio male?
– Si, un pò, ma tu puoi farmi tutto quello che vuoi.
Allora gliele baciai, gliele succhiai e gliele mordicchiai. Lei mi carezzava i capelli e si spingeva contro di me col bacino.
Misi una mano nel suo pigiama; non aveva mutandine, toccai i peletti del suo pube, teneri e radi.
– Si, Gianni, toccami lì.
Lei si mosse per cercare la mia mano con la fica. Le toccai il clito; era una punta dura, glielo accarezzai e lo premetti; ebbe un sobbalzo, respirava intensamente quasi con affanno. Scesi un pò con la mano e misi il mio dito lungo le labbra della sua fica: era bagnata e caldissima; mossi il dito in lungo, per non penetrarla, e lei reagiva come avesse un orgasmo.
– Girati verso di me – le dissi.
Le abbassai un pò il pigiama, abbastanza per metterle il cazzo fra le cosce a contatto con le labbra della fica e la chiavai un pò.
– Fammi tutto quello che vuoi – mi disse – dammene di più – e spingeva il bacino in modo da sentire il glande tra le labbra della fica.
– Aspetta – disse – si tolse il pigiama e lo gettò a terra. Poi si distese, aprì le cosce tenendo piegatele ginocchia .
– Fammelo, sono pronta.
– Adele, così perderai la tua verginità.
– No, non la perdo, la dò a te. Fammelo.
Mi misi tra le sue cosce, mi ero tolto anch’io il pigiama. Le passavo il glande tra le labbra della fica e scivolava sui suoi umori. Lei era quasi impazzita di desiderio: lo prese in mano e lo mise all’imbocco della vagina.
– Qui, spingimi qui. Aprimi.
Aveva la fica strettissima; spinsi e feci entrare il glande, poi trovai un ostacolo: era il suo imene.
Diedi un colpo di reni; lei sobbalzò e si lamentò. Pressai ma non riuscivo ad entrare: allora diedi un colpo molto forte, e poi un altro e sentii una lacerazione. Il glande mi bruciava, era stretta e mi stringeva il cazzo. Lei era contratta, si lamentava ma aspettava che la colpissi ancora.
– Si, rompimi, entra dentro il mio corpo.
Diedi ancora dei colpi violenti finch&egrave il cazzo non fu tutto entrato dentro di lei. La baciai prima di chiavala e sentii sul viso le sue lacrime.
– Adele, ti fa male?
– Non importa, non fermarti, finiscimi.
Allora capii cosa aspettava e la chiavai di forza, spingendo forte e tirandolo quasi tutto fuori per poi penetrarla ancora finche non sentii che il suo piacere stava superando il dolore.
– Più forte – mi disse – ancora, ancora.Fammelo più forte.
Sentii le prime contrazioni del suo orgasmo, rallentai, volevo che se lo godesse. Lei era impaziente di venire, si spingeva contro il cazzo, ma la feci venire dolcemente, chiavandola piano, tre colpi e una piccola pausa ogni volta.
– Ah….si,ci sono, continua ancora…ah, ah…si, si, sto venendo, baciami mentre vengo.
Mi strinse fino a farmi male mentre veniva ed io sentivo la sua fica più bagnata. Era sudata sulle cosce, sotto le ascelle, sulla fronte; scottava come avesse febbre. Ebbe un orgasmo fortissimo: dovetti metterle una mano sula bocca mentre aveva contrazioni di piacere. Lentamente si calmò e ci vollero alcuni minuti perchè riacquistasse lucidità.
– Che bello. Mi fa male ma &egrave bellissimo. Sai, sono venuta. Mi hai sentita? E tu?
Lo sforzo mi faceva bruciare il glande, mi ero bloccato per questo. Lei mi toccò il cazzo, bagnato dai suoi umori e dal suo sangue.
– Amore mio, anche tu. Vieni di nuovo dentro di me.
Avevo timore di non saper trattenermi e di venirle dentro, ma era troppo bello chiavare la sua fichetta stretta. La penetrai, la chiavai ancora, ed ancora, finchè non sentii che stavo venendo. Le venni sulla pancia.
– Ah, si si, vieni, vieni anche tu. Sono io che ti sto facendo venire, vero?
Mi carezzava il viso mentre le bagnavo la pancia.
Andò in bagno a lavarsi, poi ci andai anch’io. Ma lei era tornata in camera mia, nel mio letto.
– Rimango qui con te. Voglio farlo di nuovo. Mi brucia un poco ma voglio venire ancora sotto di te.
Rimanemmo abbracciati e sentivo che il mio cazzo stava riprendendo durezza. Ero ancora pieno di sensazioni, il desiderio era attenuato ma non passato e neppure per lei.
Lo facemmo ancora, ma quando stavo per venire lei disse:
– No,no, ma perchè esci?

Quando ci calmammo le chiesi:
– Adele, perchè hai voluto……
– Ti amo. Ti amo da tanto tempo. A volte le mie amiche mi raccontavano come facevano coi loro ragazzi, io sognavo ma c’eri tu nel mio sogno. Ma tu non mi vedevi neppure. Una volta ho visto che te lo facevi con la mano: ero arrabbiata, avrei voluto fartelo io. A volte lasciavo la porta aperta, di notte, con la luce del comodino accesa; stavo sul letto e mi masturbavo e desideravo che tu mi vedessi. Poi una volta ti ho visto che lo facevi con la mamma: lei stava poggiata al tavolo e tu eri dietro di lei, la sentivo godere e desideravo farlo anch’io. Tu lo fai sempre con lei?
– Si, Adele, io amo anche lei.
– Ti ha insegnato lei?
– Si, è stata dolcissima e mi ha dato tanto piacere.
– Della mamma non sono gelosa, ma nessuna ragazza. Tu ora sei mio, se tu il mio ragazzo. Adesso vieni sopra di me, lo voglio ancora.

– Vi ho sentiti stanotte. Allora?
– Tu volevi….. lo voleva anche lei.
– Bravo. Vieni, dai un bacio alla mamma, sei un tesoro. Siete stati felici? E’ più bello farlo con una del tuo sangue, anche per me &egrave così.
– Le èuscito sangue.
– L’hai sverginata. Era felice?
– Si. Era felice, ma io non vorrei…mamma, noi due lo faremo ancora, sempre, vero?
– Si, amore, si, quando vuoi.
– Allora perchè hai voluto…….
– Te l’ho spiegato, non volevo lo facesse con un estraneo e magari avesse un trauma. Stamattina l’ho vista felice, ha cambiato espressione. Vedi, non potrai fare l’amore con me per sempre, alla fine avresti desiderato una donna giovane. Io ero gelosa di te da quando mi accorsi la prima volta che avevi l’erezione. Mi faceva rabbia avere fatto un figlio così bello perchè se lo godesse un’estranea. Io non ti avrei mai dato ad una estranea, perciò Adele. E non avrei dato neppure Adele ad un estraneo, ma a te si perchè tu la ami e l’amerai come hai amato me.
Nel grande letto di mamma, nudi, stanchi dopo due ore di sesso appassionato. Adele mi aveva fatto il suo primo pompino. Lo aveva fatto con passione, con tenerezza,con l’avidità di godersi il mio cazzo. Aveva un’espressione felice quando finì ed aveva ancora un filo di sperma che le colava dalle labbra.
– Adele, sei stata bravissima, mi hai fatto morire. Come l’hai imparato?
– La mamma. Mi ha spiegato lei come dovevo fartelo.
– Ti è piaciuto? è una cosa nuova per te.
– Ma io ti amo. Prendertelo in bocca per me è amore, è bellissimo e mi è piaciuto tantissimo, tranne alla fine. Mi hai tenuta ferma per venirmi in bocca, io non volevo che lo facessi.
– Perché?
– Vedi, sto prendendo la pillola, volevo che mi venissi dentro; quando mi vieni dentro mi sento più amata, più donna, più tua. Poi ne ho ingoiato un po’, per averti dentro di me. Ma con la mamma come lo fai? Anche a lei vieni nella bocca?
– Beh, lei mi ama ed è felice quando le vengo in bocca, le dà piacere sentirmi venire. E poi lei vuole ingoiarlo, le dà un senso di possesso.
– E allora te lo farò anch’io. Se me lo avessi detto prima…..Gianni, volevo chiederti ………come avete cominciato tu e la mamma? Dai, raccontamelo.
– E’ passato molto tempo, io allora ero ragazzo. E’ ancora molto bella … Sei gelosa per caso?
– No, della mamma no. Allora? Dai, racconta.
– Beh, sai che lei mi faceva il bagno e giocava col mio pisellino, ma era per gioco. Lei me lo stringeva, lo scappellava per lavarmi. A me veniva l’erezione. Poi una notte venne vicino al mio letto, mi mise una mano sotto la coperta e lo prese in mano.
Io mi svegliai e lei mi disse:
– Dormi. La tua mamma ti farà una cosa molto bella.
Mi masturbò lievemente e mii fece venire così dolcemente che quando ci penso provo ancora piacere.
Dopo gli esami, tu stavi da zia Marta, io stavo facendo una doccia. Lei entrò in bagno, poi spostò la tendina e mi guardò.
Uscii e quando rientrai lei stava sul letto solo con le mutandine ed il reggiseno. Dormiva: Io mi avvicinai e vidi lo scuro dei suoi peli sotto la stoffa sottile dei suoi slip. Volevo toccarla, mi incantavano le sue cosce aperte. Sentii la sua mano sulla patta dei miei pantaloni: accarezzava dolcemente.
– Vieni vicino a me – disse – ti faccio venire.
Mi spogliai, rimasi solo con gli slip: lei mi abbracciò, mi baciò sul viso e poi disse:
– Baciami nella bocca.
Stando stretti lei sentì il mio cazzo duro sulla pancia. Si abbassò le mutandine lo prese in mano e lo passava tra le labbra. Poi disse:
– Vieni, te lo faccio fare.
Chiavammo tre o quattro volte, fino a sera tardi. Il profumo della sua fica mi eccitava da morire.
– Chiava la tua mamma – diceva – forte. Spingilo tutto nel mio corpo, godi dentro di me. Godi, la mia fica è tua, goditela.

Che bello! – disse Adele- e poi? Il pompino?
– Il mattino dopo, la trovai seduta in cucina. Mi aprì le braccia e ci baciammo. Poi lei mi toccò sul cazzo, lo strofinò con la mano, delicatamente. Mi venne duro e lei mi abbassò il pigiama.
– Sta fermo. Voglio farti venire io.
Fu bravissima, mi fece tremare in piedi di piacere. Teneva il mio sperma nella bocca: alzò il mento e deglutì.
– E’ mio – disse – lo voglio per me.
– Ah, dovevi dirmelo – disse Adele – lo avrei ingoiato tutto. Sai che a volte mi dispiace che lei sta li da sola mentre noi……
– Stasera la chiamiamo. Ti vergogni di farlo davanti a lei?
– No, certo che no.

Quella sera stavo andando da Adele; mi fermai ed entrai nella stanza di mamma. La baciai in bocca e le toccai i seni.
– Mamma, vieni con me. Vogliamo anche te con noi.
Lei sorrise e si alzò. Indossava solo le sottane, sotto era nuda, me ne accorsi sentendo i peli sotto la stoffa.
Fece entrare prima me nel letto, accanto ad Adele, poi si mise accanto a me. C’era solo la luce del comodino, ma vedevamo. Adele era nuda ed io mi tolsi il pigiama.
Carezzavo Adele sul volto e con l’altra mano toccavo la fica di mamma.
– Avanti – disse la mamma – se volete farlo, fatelo.
Tolse la coperta, lei ci guardava compiaciuta. Stavo per mettermi sopra Adele quando lei disse:
– Aspetta.
Prese un cuscino e lo mise sotto il culo di Adele.
– Così – disse – le premi sul suo punto G e la fica si stringe. Avanti, Gianni, chiavala bene la mia bambina, falla godere.
Cominciai a chiavarla, ma la mamma mi fermò.
– Non così. Come ti ho insegnato io: tre colpi e una pausa, e così via. Mi mise una mano sul culo per guidarmi. Adele venne una prima volta, io continuai e la mamma mi sussurrò:
– Non venire ancora, aspetta, devo insegnarle una cosa. – e mi baciò in bocca.
Adele le disse:
– Fallo anche tu, mamma.
– Si, amore – disse lei. Ma tu osserva.
Si mise a quattro mani sul letto ed io la penetrai da dietro.
– E’ bellissimo così, Adele. Lo senti di più., più forte. Io le venni dentro. Mentre lei si lavava ci stavamo baciando io ed Adele.
– Com’era la sua fica? – mi chiese.
– Stretta, bellissima, come la tua.
– Appena sei pronto voglio farlo come lei. A te piace?
– Si, tantissimo. Ma aspettiamola.

– No, Gianni, li no. E’ il culetto.
– Ascolta, Adele – disse la mamma – devi dargli tutto, capisci?
– Mi farà male?
– Solo un po’. – La mamma si bagnò la mano con la saliva e la passò tra le natiche di Adele.- E’ solo un attimo, vedrai. Tu resisti, poi ti darà piacere.
– Marisa mi ha detto che ha sofferto molto. Si rompe?
– Ma no, Adele. Solo un piccolo dolorino, il prezzo di un nuovo piacere. Rilassati.
Puntai il glande sul suo ano, poi spinsi:
– Noooo – disse Adele – fa male, no, noooo.
– Ma si, amore – disse la mamma – stringi i denti, è un attimo. Dobbiamo fartelo. Lo ha fatto anche a me e mi piace tantissimo. Su, piccola, prendilo.
– Si, si, ma non fatemi male. Fa maleeeee
Diedi un violento colpo di reni.
– Ahaaaa, ahaaaaaaaaaaaaaa. Mi brucia, fermati, bastaaaaaaaaa..
Diedi ancora dei colpi, il cazzo era entrato nella sua carne tenera e fresca.
– E’ fatta – disse la mamma – chiavala forte, così la sensazione allontanerà il dolore.

– Beh – disse la mamma – sei pentita di averlo fatto?
– Mi fa male, ma non sono pentita. Il dolore c’è ancora ma era bello sentirlo nel culetto, fa venire voglia di averlo insieme anche davanti.

– Forse un giorno lui te lo farà fare….aspetta…..

– A te piace mamma?
– Si, tantissimo. Sai cos’é? Quando hai le tue cose puoi farglielo fare lì. Agli uomini piace tantissimo aprire un culetto.
– Mamma, mi racconti come avete cominciato tu e Gianni? Dai, ti prego, voglio saperlo.
– Beh, quando cominciò a crescere vedevo il suo pisellino diventare più grande. Gli facevo il bagno e giocavamo col suo pisellino. Glielo scappellavo, glielo baciavo e lui diventava duro duro. Poi maturò, cominciò a venire ed a masturbarsi. Mi sembrava un peccato che lo facesse da solo.
Una volta parlavo con Jole, la mia amica.
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Hai un bel ragazzo, accidenti come è diventato bello. Mi fa venire cattivi pensieri.
– Joleee, dai non fare la scema.
– Magari avessi un figlio così bello, sarei la prima a ….
– Ma sei pazza? E’ peccato solo pensarlo!
– Peccato? Roba da ipocriti, da preti, da bigotti. Che c’è di male a dare piacere ad un ragazzo? Che c’è di male ad amarlo anche col corpo? Io credo invece che una madre dovrebbe insegnare al proprio figlio appena lui é maturo, insegnargli il corpo della donna, dargli la prima felicità di venire dentro la donna che lo ama di più. Credi sia meglio che si masturbi in segreto?
– Ma no, che dici? E’ mio figlio.
– L’amore tra madre e figlio è il più naturale, il più spontaneo e forse è anche il più bello.
– Jole, ma dici davvero?
– Si. Vedi, nell’antichità erano le madri a svezzare i figli. Il primo orgasmo glielo dava la madre e gli faceva conoscere il corpo della donna, glielo spiegava e glielo insegnava. Ma pensaci, chi é la prima donna a cui pensano tutti ragazzi quando cominciano a masturbarsi ? La madre. La madre è la donna che hanno più vicina, con cui hanno più contatti col corpo e con la quale provano i primi desideri.
– E’ la storia di Edipo. Ma lui però non sapeva che era la madre mentre la chiav…
– Si, la chiavava. E dillo! E tu pensi che se l’avesse saputo non l’avrebbe fatto? Io penso che l’avrebbe fatto con più passione. …….perchè se lo devono godere le altre e tu no?
– Tu lo faresti, Jole?
– Si, lo farei. E se ci pensi lo faresti anche tu. Pensaci, non ti è mai venuto qualche pensiero.. che poi tu hai represso?
Non le risposi, ma lei capì, e sorrise.
– Immagina come sarebbe bello per te e per lui. Pensaci. Se ci pensi capirai.
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Ci pensai. Cercavo mille giustificazioni per il desiderio che avevo di farlo. Poi una volta tu stavi dalla zia al mare, eravamo solo io e lui, lo vidi sotto la doccia e mi venne voglia di toccarmi. Era bello ed aveva un cazzo da uomo. Quando lo vidi dalla finestra che rientrava, decisi che lo avremmo fatto, non più con la mano, nella fica.
Mi tolsi il vestito e rimasi solo con mutandine e reggiseno; poi mi cambiai le mutandine; misi uno slip di stoffa quasi trasparente: volevo che vedesse il nero dei peli della mia fica sotto la stoffa. Mi misi sul letto ad occhi chiusi e con le cosce aperte; avevo lasciata aperta la porta perchè passando mi vedesse.
Mi venne vicino, era emozionato, guardava le mie cosce e le mie mutandine. Mi bastò toccarlo e venne a me. Sai, quella volta lo facemmo fino a sera e poi ancora nella notte. Nei giorni seguenti dormiva con la mano sui miei peli e lo facevamo anche di mattina. In quei giorni non misi mutandine perchè ,se stavo seduta e lui era li, alzavo il vestito ed allargavo le cosce per fargliela vedere, e poi gli chiedevo di farmelo vedere, toccare, baciare. Come adesso voi due. Non sei felice?
– Si. Lui è nostro.

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