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La finestra sul giardino

By 16 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Era arrivato il momento di strappare la nona pagina del calendario e dare così il via al decimo mese dell’anno. L’autunno iniziava a farsi sentire con qualche sporadica e breve pioggia, eppure la calura estiva continuava a tenere banco. Quella mattina, appariva evidente come le poche gocce di pioggia della sera precedente non avessero fatto altro che rendere il clima più afoso, a livelli quasi insopportabili.
Max aveva appena terminato il suo allenamento casalingo, non resistendo ad indossare, durante lo stesso, nulla più che un paio di striminziti slip bianchi. Con ancora gocce di sudore ad imperlargli il corpo, anelava unicamente rigenerarsi sotto il potente getto d’acqua della doccia.
Tuttavia, imprecò tra sé e sé quando si rese conto di aver dimenticato di ritirare il bucato steso al sole, bucato che includeva anche il suo accappatoio. Con una voglia di rivestirsi rasente lo zero, Max pensò bene di uscire in balcone a prendere l’indumento restando in intimo, dopo essersi accertato che non vi fossero occhi indiscreti a scrutarlo dai condomini adiacenti.
Lungo il tragitto, passando davanti ad uno degli specchi disseminati per l’abitazione, non poté fare a meno di compiacersi per ciò che si trovava davanti. Dopo un’adolescenza all’insegna del movimento fisico, negli ultimi anni si era un po’ lasciato andare godendosi, senza troppe remore, i piaceri del cibo e soccombendo, causa università prima e tirocinio poi, ad una vita frenetica ma, allo stesso tempo, piuttosto sedentaria. Durante la primavera di quell’anno, più per recuperare un soddisfacente stato di benessere che per vanità, si era ripromesso di seguire una dieta attenta e di riprendere un costante allenamento atletico. Questi propositi, messi in atto con non pochi sacrifici, avevano decisamente portato i miglioramenti sperati. I chili di troppo erano quasi del tutto svaniti, e un accenno di muscolatura faceva capolino su di un fisico già naturalmente imponente, per via dei suoi centonovanta centimetri di altezza e di spalle e torace ampi per costituzione.
Il ragazzo rimase ad osservarsi qualche secondo, prima di accostarsi alla portafinestra della cucina per accertarsi che da nessuno dei palazzi perimetranti i giardini condominiali vi fossero persone affacciate. Stabilito ciò, sgattaiolò rapidamente in balcone, verso lo stenditoio.
Fu allora che i suoi occhi si posarono sul sesto piano del palazzo bianco e giallo che, a neanche venti metri di distanza, spiccava alla sua sinistra. Proprio davanti la portafinestra di uno degli appartamenti, sommersa da scatoloni di ogni genere, Max scorse una delle ragazze più belle che avesse mai visto in vita sua. I setosi capelli corvini le ricadevano sciolti lungo la schiena, fin quasi al sedere, due occhi vispi e neri come la notte scrutavano l’ambiente circostante, presumibilmente per collocare mentalmente la roba ancora contenuta nelle scatole, un fisico asciutto ma dalle forme prorompenti si muoveva con grazia in mezzo al disordine che regnava assoluto. Max rimase incantato da quel corpo, a stento celato da un paio di shorts verdi, talmente ridotti da rendere visibili gran parte delle natiche, e da un reggiseno dello stesso colore, che il ragazzo stentava a capire se trattarsi di un costume da bagno estremamente provocante o di parte di un completo intimo decisamente fuori dall’ordinario.
I suoi propositi di fare in fretta per non attirare l’attenzione di alcuno si dileguarono, riempiendo la sua mente solo di immagini di quella sconosciuta mai vista prima e, probabilmente, ancora alle prese con un recente trasloco.
Ben visibile nel bel mezzo del balcone, non ci volle molto affinché anche la ragazza, nel vagare con lo sguardo, incontrasse il suo. Dopo un istante di sorpresa nel quale Max non riuscì a muovere un solo muscolo, e la ragazza fece scorrere rapidamente i suoi occhi dal volto del suo vicino giù lungo tutto il suo corpo seminudo, la stessa alzò appena la mano in segno di saluto, con un accenno di sorriso ad impreziosirle il volto. Max fece lo stesso, arrossendo vistosamente e con il cuore in tumulto.
Tanto era il suo sconcerto, da non rendersi neppure reso conto che il suo pene, complice l’eccitante visione, stesse cominciando ad ingrossarsi sotto gli slip, fin quasi a sfiorare il bordo degli stessi e a rischiare di svelarsi, almeno in parte, allo sguardo sempre più insistente di quella meravigliosa bruna del palazzo vicino.
La ragazza prese a muoversi con studiata lentezza. Prima si girò, dando le spalle a Max. Fingendo di soffrire il caldo, si scostò i capelli dalla schiena lasciando, in tal modo, completamente esposta la morbida ed abbronzata lingua di pelle che dalle spalle conduceva sino ad un sedere tondo e prominente. Max era incantato dai glutei che vedeva alti ed intuiva sodi attraverso il sottile tessuto dei calzoncini, e non riuscì a distogliere lo sguardo da quel panorama neppure quando la ragazza si voltò, sbirciandolo con la coda dell’occhio.
Involontariamente, la mano di Max si portò all’altezza del suo pene, sfiorandolo col dorso ed avvertendolo turgido. D’istinto, sollevò appena il lembo superiore dello slip, per evitare che una porzione del suo membro fuoriuscisse dallo stesso.
La sua eccitazione, però, non accennava a diminuire e, anzi, crebbe a dismisura quando la conturbante vicina si chinò per frugare in uno degli scatoloni sul pavimento e, in cima alle sue gambe tese, i contorni del suo sedere divennero ancor più visibili, quasi come fosse stato nudo.
Max avvertì una scarica risalire dal suo pene fin su al cervello. Non riuscì a trattenere l’impulso di massaggiarsi il membro, immaginando di piombare alle spalle della ragazza e, dopo averle sfilato gli shorts, riempirla della sua virilità mentre era chinata a novanta gradi. Immaginava le sue labbra schiudersi ed aprirsi completamente al passaggio del suo membro, mentre lei lo incitava a montarla con ancor più furore e lui aumentava all’inverosimile la potenza e la velocità dei suoi affondi, fino a riempirla del suo seme dopo averla portata all’estasi e fatto raggiungere l’orgasmo più devastante della sua vita.
Quando la vicina si rialzò e si voltò nuovamente verso Max, lui era perso nelle sue fantasie, e non riuscì a smettere di massaggiarsi il membro ormai ingrossato ed evidente attraverso il tessuto semitrasparente degli slip. Continuando a muovere la mano, osservava la ragazza rivolgergli un sorriso d’approvazione estremamente malizioso.
Dopo aver finto sorpresa, passando la mano davanti alla bocca, la sconosciuta fece scorrere un dito lungo il collo sino all’incavo degli abbondanti seni. Le coppe del piccolo reggiseno che, a stento, riuscivano a contenere l’abbondanza di quelle grosse mammelle, sotto la trazione esercitata dall’impertinente ragazza, si strinsero ulteriormente, fin quasi a scoprirle le areole.
Max, già estremamente eccitato, alla vista di quell’ulteriore spettacolo perse completamente ogni barlume di lucidità. La sua mano stimolava il suo membro sempre più rapidamente, mentre il glande, ad intervalli regolari, sgusciava fuori dal contorno delle mutande, rivelandosi alla ragazza, che vi teneva sempre più spesso lo sguardo incollato sopra.
Max avvertiva il suo pene duro e caldo sotto la sua mano, mentre immaginava come sarebbe stato palpare quelle montagne di carne che campeggiavano, quasi completamente nude, a pochi metri da lui. Ne immaginava la consistenza sotto i polpastrelli, sognava di scostare le inutili coppe di quel reggiseno verde e prendere possesso dei capezzoli ancora coperti alla sua vista, ma la cui consistenza iniziava ad intuirsi sotto il tessuto. Anche lei si stava eccitando, pensò Max. Lo fissava sempre più intensamente e, ormai, la sua mano stava per intrufolarsi sotto i minuscoli shorts. Quella del ragazzo, intanto, aumentava sempre più la sua velocità, portando il suo pene al massimo dell’erezione.
Fu una voce, maschile e baritonale, ad interrompere quel momento quasi surreale. ‘Penny! Vieni qui, dammi una mano!’. La ragazza ebbe un sussulto, persa com’era nei suoi pensieri inconsulti. Max si immobilizzò di colpo, come un bambino colto con le mani nella marmellata. La ragazza si voltò verso l’interno dell’appartamento e, con voce acuta e tremante, replicò: ‘Un attimo, arrivo!’.
Si voltò per un istante verso Max, facendogli l’occhiolino e mandandogli un bacio con lo stesso dito che poco prima scorreva lungo il suo corpo. Lui, con ancora la mano immobile a coppa sul suo pene, sorrise impacciato mentre la vedeva sparire nell’ombra.
‘Forse sarebbe il caso di andare a conoscere i nuovi vicini’, pensò Max tra sé e sé, raccogliendo l’accappatoio e rifugiandosi nuovamente nella sua abitazione.

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