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La mia avvocatessa

By 16 Maggio 2007Dicembre 27th, 2021No Comments

La mia avvocatessa è sui trentacinque anni. La definirei statuaria.
Alta un pò più del metro e ottanta, ha una corporatura robusta. Non è grassa, ma ha forme abbondanti, come il suo seno, che sempre appare dalle generose scollature a V dei suoi vestiti.

Mi aveva convocato un sabato mattina per sottoscrivere un atto e portarle dei documenti necessari a una causa. La trovai sola in studio. Era vestita con una giacca, sotto la quale doveva esserci solo il reggiseno, e una gonna, come sempre lunga sotto il ginocchio e con uno spacco laterale.

Mi fece accomodare nella sua stanza. Non alla scrivania, ingombra di carte e fascicoli, ma in un angolo dove ci sono un divano, una poltrona e un tavolinetto. Quasi un piccolo salottino.
Sbrigammo in poco tempo la questione di lavoro e le chiesi, scherzando, se non aveva niente di meglio da fare il sabato e se il suo fidanzato non si lamentasse.
Ridendo, rispose ‘Ma non mi vedi? Chi vuoi che mi pigli?’
A quel punto, inaspettatamente, iniziò il nostro gioco.

‘Io passerei delle ore ad accarezzarti tutta’
‘Vorrei proprio vedere’
‘Se ti siedi qui accanto, lo vedi’
‘Voglio proprio vedere cosa faresti. Solo con le mani’

Si alzò e venne a sedermi accanto, in punta sul divano.
Le mie mani si infilarono sotto la sua giacca, sui fianchi.
Lei sorrideva, quasi con un’aria di sfida.
L’accarezzai sui fianchi e poi salii con le mani.

‘Per continuare devo slacciarti la giacca’
‘Faccio io’
La giacca si aprì e vidi un reggiseno nero, di pizzo traforato.
Continuai a far salire le mie mani sui suoi fianchi e poi le passai sul seno, giocando con le dita attorno ai capezzoli, che divennero durissimi.
Le sfilai la giacca e la feci mettere quasi di schiena a me, soprattutto per poter meglio giocare con il suo seno.
‘Per continuare bene, dovrei toglierti la gonna’
‘Me la tolgo io, così puoi vedere che le mutandine sono coordinate con il reggiseno’
Si alzò, si sfilò la gonna e mi guardò dall’alto in basso sorridendo.
Le accarezzai le cosce e protesi le mie mani fino a posarle sul suo culo.
Mi soffermai a lungo, strusciai le mia labbra sulle sua mutandine, fino a sentire il pelo.
‘Adesso ti tolgo le mutandine e ti stendi sul divano’
‘Va bene’
Iniziai a sfilargliele.
‘Le tue mani sanno dove andare!’

Mi alzai e lei si stese sul divano.
Mi inginocchiai e continuai ad accarezzarla ovunque, passando spesso le mie mani sulle sue cosce e sul suo pelo. Salii sul divano, fra le sue gambe aperte. ‘Adesso devo continuare con la lingua’ Senza aspettare la sua risposta iniziai a baciarla sull’interno delle cosce e giunsi su fino a infilare la mia lingua tra il suo pelo. Continuai a leccarla, sentendo via via che si faceva sempre più rigida e spingeva la sua figa verso la mia bocca. Iniziò a fare qualche gemito strozzato, sentii la sua mano sui miei capelli, mi sentii stringere dalla sue cosce e capii che era venuta. Rallentai le mie leccate. ‘Fermati un attimo’. La guardai e sorrideva. Disse ‘E’ vero, sai accarezzare bene.’ Ero eccitatissimo e non risposi.

‘Adesso tocca a me farti vedere, se so accarezzare’
Si mise a sedere sul divano e incominciò a spogliarmi. Prima mi tolse la maglietta, mi accarezzò a lungo, poi mi fece alzare e mi sfilò il resto. Continuò per un pò ad accarezzarmi senza mai toccarmi il cazzo. Mi fece stendere sul divano e la sua mano destra entrò tra le mie cosce e salì lentamente sino ad impugnare delicatamente l’asta. Iniziò un lento su e giù. Mi guardava e mi sorrideva e con la mano sinistra mi accarezzava il ventre.

‘Adesso anch’io devo continuare con la lingua’
In realtà iniziò subito con le labbra, che si posarono sul mio cazzo e iniziarono un altro tipo di carezza. Mi stupì la delicatezza con cui le sue labbra mi avvolgevano. Il ritmo era quello giusto e non ci volle molto prima che esplodessi nella sua bocca con un fiotto potente.

Quando alzò la testa, aggiustandosi i capelli biondi e mi chiese ‘Sono stata brava?’, non potei che rassicurarla ‘Molto, molto brava’.

Ci rivestimmo lentamente e le chiesi cosa avrebbe fatto dopo. Mi guardò con aria sorniona e mi disse ‘Se non sbaglio c’è Cristina, la tua fidanzata, che ti aspetta. Io oggi devo continuare a lavorare e ne avrò certamente almeno fino alle sei.’ ‘Potrei passare verso quell’ora, magari ci prendiamo un aperitivo.’ ‘Con Cristina?’ ‘Penso che lei avrà da fare.’ ‘Lo immaginavo. Allora vada per questo aperitivo, se lo vogliamo chiamare così’

Mi salutò sulla porta con un sorriso.
‘A presto’.
Controllai sul cellulare che fossero le sei e suonai.
La mia avvocatessa venne ad aprirmi con un sorriso che sembrava una presa in giro e mi diede un casto bacetto sulla guancia.

‘Puntualissimo! Ci avrei giurato. Io non ho ancora finito. Seguimi’ Arrivammo in una stanzetta dove c’era una fotocopiatrice. ‘Vedi, oggi faccio anche da segretaria’ ‘Avessi io una segretaria così in azienda!’ E, mentre lei metteva un foglio nella macchina, le misi le mani sui fianchi e spinsi il mio bacino contro quel culo, che adesso mi sembrava ancor più tondo e che mi ispirava decisamente. ‘Guarda che me lo ricordo cosa hai tra le gambe. Inutile che me lo fai sentire. O vuoi dirmi che sta così duro da stamattina?’ Intanto le mie mani erano corse sul suo seno e continuavo a strusciarmi. ‘Tranquillo, che so dove vuoi arrivare. Se metti una manina sotto la gonna, vedrai che lo so’. La mano destra abbondò il suo seno, si introdusse nello spacco e salì fino a incontrare il pelo. Le mutandine non c’erano. Indugiai nella carezza e poi feci scorrere il mio indice. ‘Certo, non potevi sbagliare, ma forse …’ il mio indice si mosse e si infilò tra le natiche. ‘… forse preferisci qui’ Con voce ilare, ma assecondando il leggero movimento circolare del dito sul buchino, rispose ‘Quello è per le occasioni particolari! E’ come lo champagne. Bisogna essere al momento giusto e nel posto giusto.’ Un attimo di silenzio e ‘Qui ho finito.’ Feci uscire la mia mano da quella gonna e lei si girò e allungò la sua di mano verso il mio cazzo. ‘Adesso ti faccio vedere che so perfettamente come vorresti la tua segretaria in azienda’ Lentamente manovrò, dopo avermi aperto la cerniera dei pantaloni, fino a ché la sua mano inclinò il cazzo verso le sue labbra. Andò su e giù con le sue labbra una decina di volte, poi si staccò, mi guardò, allargando a dismisura gli occhi, e ‘E’ questo che ti piace delle segretarie?’ ‘Sì, decisamente sì!’ Si rialzò. ‘Andiamo di là’

Vicini al divano mi spogliò completamente e io feci altrettanto con lei. Anche il reggiseno, questa volta, non c’era. Provavo particolarmente piacere a passare le mie mani su tutto il suo corpo e a baciarla ovunque. Mi piaceva come mi stringeva a sè. Scivolammo sul divano, la mia bocca attaccata al suo seno, le sue gambe già aperte. Fu un attimo e, aiutato dalla sua mano, le entrai dentro e iniziai un movimento profondo e lento.

Chiuse un attimo gli occhi e si trasformò.
Fino a quel momento era stato un gioco di sguardi e sorrisi. Poche parole, quasi tutte allusive.
Di colpo dalla sua bocca esplosero a ripetizione ‘Mettimelo dentro, sì così, fino in fondo, lo voglio tutto, dammelo, sono la tua troia, fottimi, cazzo, che grande che è, spingilo, …’
La assecondai e dopo un pò le dissi ‘Adesso troiona, lo prendi da dietro, così te lo posso spingere fino in fondo e di più’. Si girò e, implorandomi di darglielo tutto, si fece prendere alla pecorina. Nella vetrina di una libreria vedevo la sua immagine riflessa e soprattutto il suo seno che sballonzolava sotto i colpi. Continuava a ripetermi ‘Fammi sentire troia!’ mentre la tenevo ben stretta sui fianchi. Piano piano la feci inclinare all’indietro verso e su di me, fino a quando, praticamente seduta su di me, non fu lei a muoversi su e giù, mentre io stringevo forte il suo seno.
Il suo ‘Sì’ finale fu quasi un urlo.

Stesi, un pò stretti, sul divano, fumando una sigaretta, assaporammo il dopo.
Lei riprese il suo tono sornione e mi disse ‘Non vorrai fare tardi. C’è Cristina che ti aspetta.’
‘Vero, ma …’ ‘Niente ma, anch’io ho chi mi aspetta’ La guardai con occhio interrogativo. ‘Ho una cena con due mie amiche. E non metterti strane idee in testa. Non è che lunedì ti metti a cercarmi?’
‘Io pensavo addirittura a questa notte’ Ridendo e allungando la sua mano sul mio cazzo, di nuovo mi prese in giro ‘Adesso lo dai un pò a Cristina, ché se no ti lascia’ ‘E tu quando lo rivuoi?’ ‘Vedremo, ci devo pensare. Magari non mi è piaciuto così tanto’ E scoppiò in una risata.
Era passata una settimana da quel sabato. Era domenica e passeggiavo con Cristina lungo la spiaggia. Sotto un ombrellone, proprio nella prima fila, vidi la mia avvocatessa seduta su uno sdraio. Parlava con due sue amiche e si spalmava una crema sulle gambe. Ci avvicinammo e la salutammo. Dopo i soliti convenevoli, ci invitò ‘Stasera venite a prendere un aperitivo a casa mia.’ Ci spiegò dov’era e alla fine aggiunse ‘Vedrai Cristina come preparo bene gli aperitivi. Una volta Piero ne ha assaggiato uno in studio da me e voleva a tutti i costi il bis’ Fortunatamente Cristina non mi chiese spiegazioni.

Verso le sette, direttamente dalla spiaggia, andammo da lei. Era seduta in giardino con le sue amiche. Ci accolse come se ci frequentassimo assiduamente e come non ci fosse mai stato tra noi due quel sabato. Ad un certo punto annunciò ‘Vado a preparare una caraffa di gin tonic. Mi sembra giusto che sia l’unico maschietto presente ad affettare i limoni. Forza Piero seguimi in cucina e fammi vedere che non sei il solito maschio che non sa usare le mani.’ Tutti risero, ma io quasi sobbalzai. La seguii e appena entrati in cucina, mentre lei tirava fuori una caraffa, le mie mani si poggiarono sui suoi fianchi. ‘Io ne avrei proprio voglia’ ‘Anch’io, ma fuori c’è il tuo amore e ci sono anche le mie amiche. Non so proprio come potremmo fare’ Si girò, la sua mano si infilò sotto il mio costume boxer, liberò il mio cazzo e cominciò a masturbarmi. La tenevo per i fianchi e la lasciavo fare. Si interruppe presto, ma a me era sembrata un’eternità. ‘Non vorrai venirmi fra le mani! Forza a preparare l’aperitivo!’ E me lo reinfilò nei boxer, dandoci un bacetto. Stetti al gioco, ma finito di affettare i limoni, feci in modo di strusciarmi sul suo culo. ‘Oggi sarebbe proprio il giorno giusto per lo champagne’ ‘Sento che il mio buchino più stretto ti attira proprio. Cos’&egrave? Cristina non ti fa usare il suo?’ ‘No, ma il suo è diverso. Sento che mi perderei qui dentro’ ‘Insomma ti piace quel che abbonda’ ‘In questo caso sì’ E intanto si godeva il contatto prolungato. Ma non potevamo non uscire con la caraffa del gin tonic.

Temetti che Cristina potesse intravedere qualcosa di strano sotto i miei boxer. Giunsero due coppie e dopo un pò la mia avvocatessa decise che era il momento di preparare e riempire una nuova caraffa. Di nuovo mi invitò a seguirla ‘Visto che ormai sei di casa e sai dove mettere le mani’ Giunti in cucina, mi indicò una specie di alto e stretto bancone, posto di fronte alla finestra che dava sul giardino. Era un’asse di legno poggiata su due stretti e alti piedi di metallo. ‘Vai là a tagliare i limoni, così vedi cosa succede in giardino’ Non appena iniziai ad affettare, lei venne di fronte, si chinò, tirò fuori il mio cazzo dal costume e iniziò un lento pompino. Guardavo i limoni e il giardino e sentivo le sue labbra e il piacere che mi davano. Non durò molto. Lei si staccò, molto prima che venissi, e mi disse ‘Per stasera solo un assaggino. Non voglio rovinare la domenica a Cristina’ Mi sembrava di impazzire. Poi, poco prima di uscire in giardino, con la caraffa in mano, mi disse ‘Mercoledì pomeriggio alle quattro sono già a casa. Tu che fai?’ ‘Non vedo alternative’ ‘Già, prima non si può’.

Nella mezz’ora successiva continuò a osservarmi, specie quando Cristina appoggiò la sua mano sulla mia coscia e incominciò ad accarezzarmi affettuosamente.
La mia avvocatessa mi accolse vestita con una lunga tunica celeste.
Il suo seno risaltava in modo magnifico.
Mi prese per mano e mi condusse subito nella camera da letto.
‘Oggi staremo decisamente più comodi’ e iniziò a spogliarmi. Stava a una breve distanza e mi chiese di non toccarla. Quando ebbe finito di sfilarmi ogni indumento, si mise alla mie spalle, mi cinse con la mano sinistra sul petto, mi strinse a sè e iniziò a masturbarmi molto, ma molto lentamente. Senza smettere, si spostò e si sedette sul letto. Poi se lo mise tra le sue labbra. Guardavo il movimento della sua testa e godevo del piacere che mi stava procurando.

Decisi di fermarla. La feci alzare, le sfilai la tunica e non aveva nulla sotto. La feci scivolare sul letto e in pochi secondi ci trovammo lei sopra e io sotto, lei a spompinarmi, io a leccarla. Iniziai a lavorarle il buchino più stretto. Si staccò, rimanendo a carponi, mi indicò un vasetto di vetro sul comodino e mi disse ‘Prepara bene la tua troiona’. Mi sedetti accanto e lei e con una mano le accarezzavo le splendide natiche e con l’altra, intinte le dita nell’unguento del vasetto di vetro, iniziai a penetrarla nel buco del culo. Quando mi parve pronta, mi misi dietro di lei, in ginocchio, e con due o tre colpi affondai il mio cazzo fra le sue natiche. La sua voglia di essere inculata esplose. ‘Sfondamelo, sono la tua troia, riempimi tutta, …’ Mentre le stringevo le natiche e rendevo sempre più veloci e profondi i miei colpi, iniziai a risponderle ‘Puttanona, ti piace prenderlo nel culo! Fammi godere! Fatti sbattere, baldracca! …’ Quando sentì che stavo per venire, mi incitò a riempirla di sborra. Fu un’esplosione. Poi cademmo di lato e attesi che mi si facesse piccolo prima di toglierlelo da dentro.

‘Cazzo, mi hai fatto vedere il Paradiso’ e mi confessò ‘Era da un bel pò di tempo che non mi facevo inculare’ E a questo punto le confessai che negli ultimi giorni mi ero fatto più di una sega pensando al suo culo e alle sue labbra.

Eravamo sudatissimi e assetati. La mia avvocatessa propose di andarci a fare una doccia. Ci insaponammo a vicenda e piano piano il mio cazzo ridiventò duro. Lei incominciò a scherzarci su, fino a quando non la costrinsi alla parete e glielo infilai dentro. Affondavo sempre di più i miei colpi, le mordevo il seno, la stringevo a me con le mani ben salde sul suo culo. Lei mi incoraggiava ‘Scopa questa troia, falla godere, sbatti questa puttanona, …’ Mi fermai e la feci inginocchiare ‘Fammi vedere quanto sei troia’ Glielo feci succhiare un pò, poi la alzai, la girai, la presi da dietro. Rientrare nella sua figa bagnatissima e sentirla che mi implorava di sbatterla come una cagnetta in calore fu un tutt’uno. Venne e continuai a morderla delicatamente sulla schiena, a strizzarle i seni, a spingere il mio cazzo più in fondo possibile. Si staccò. Si girò. Si chinò e lo prese tra i suoi seni. Mi fece una spagnola. Venni tra le sue tette.

Nudi sul letto, chiacchierammo per una mezz’oretta. Ad un certo punto si girò, pancia al materasso e mi disse ‘Allora, questo bel culo, ti è proprio piaciuto!’ ‘Decisamente’ e presi ad accarezzarglielo. ‘Dì la verità, Cristina non te lo da volentieri’ ‘In effetti è così’ ‘Beh, potresti farla venire qui a vedere come può essere piacevole’ ‘Lo sai che sei proprio una gran troia?’ ‘E tu sei il mio miglior cliente!’

‘La prossima volta facciamo un giochetto che mi piace tanto. Promesso?’
Le chiesi ‘E quale sarebbe questo giochetto?’
‘Un giochetto che mi fa sentire proprio puttana’
‘Più puttana di oggi?’
‘Molto di più!’

FINE

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