La giornata seguente sarebbe trascorsa in navigazione verso un’isola honduregna. Al mio risveglio una lama di luce tagliava in due il nostro letto, su cui Patrizia dormiva ancora profondamente, con i capelli sparsi sul cuscino. Era bellissima, con le spalle nude e la schiena scoperta fino al solco del sedere. Lentamente mi alzai ed andai a fare subito una doccia, prima che lei si svegliasse ed occupasse a lungo il bagno come al suo solito.
Aprendo il getto mi ricordai di quanto accaduto la sera precedente, e la stessa sensazione di eccitazione e gelosia mi ritornò alla mente, ma cercai di superarla. Tuttavia il mio membro si stava risvegliando, aumentando di volume pur senza essere eretto. Terminata la doccia mi asciugai e, appeso il telo doccia, rientrai nudo in stanza per vestirmi per la colazione. “Buongiorno caro! Ti sei svegliato in forma, a quanto pare!” Mi disse Patrizia con lo sguardo che puntava dritto al mio membro. Non sono certamente molto dotato, ma con l’arnese appeso e ben pieno facevo evidentemente una bella figura. Mi stupì più che altro il suo alludere al mio pene, visto che ormai sembrava ignorarlo, di più, evitare di guardarlo quando qualche volta mi facevo volutamente trovare nudo in bagno od in camera da letto sperando che potesse uscirne fuori qualcosa di buono. “Mah, nel mio piccolo mi difendo” le risposi provocatoriamente, aspettando una sua replica. “Vero…” replicò lei. Mi chiesi a cosa si riferisse, se alla preposizione nel mio piccolo od all’affermazione mi difendo. Quando glielo chiesi mi rispose con un sorrisino “Tutte e due?”. Patrizia aveva avuto altri ragazzi prima di conoscermi, due o tre credo, ma non aveva mai detto nulla di loro e dei rapporti sessuali avuti con loro, anche se io qualche volta l’avevo velatamente invitata a raccontarmi qualcosa di loro. Non so dunque che tipo di sesso avesse praticato, cosa avesse concesso loro nè quanto fossero dotati; dunque non avevo idea di come stimasse la mia dotazione. Ci rimasi però un pò male per la sua risposta, ma non replicai. Indossai il costume da bagno ed un completo di lino bianco di bermuda e camicia e la invitai a sbrigarsi a prepararsi per la colazione. “Faccio prima che posso, tanto oggi saremo in piscina e non devo indossare che un prendisole”. In effetti dopo 15 minuti era già pronta, bellissima nella sua semplicità. Il prendisole bianco lasciava trasparire il bikini che le avevo regalato io stesso, bianco anch’esso, con il pezzo di sotto modello brasiliana che la vestiva in maniera sublime. Il suo sedere infatti era ancora sodo, e le natiche erano incorniciate dalle linee dello slip a far bella mostra di sè. “Prontissima, andiamo!” esclamò con un sorriso radioso ed una voce cristallina che lasciava trasparire tutta la sua gioia di poter godere finalmente di una vacanza con i fiocchi tutta per noi. I figli all’Università, le nostre lunghe ferie, il tempo splendido ed un mare che si preannunciava da favola, tutto sembrava essere perfetto, stava a noi goderne a piene mani. Lasciamo la cabina e dopo pochi passi ci imbattiamo, manco a dirlo, nel tipo della sera prima che usciva dalla sua cabina: Essendoci quasi scontrati ci siamo tutti sentiti in dovere di salutarci, augurandoci vicendevolmente il buongiorno di rito, ed abbiamo tirato dritto. Avevo la netta sensazione che lo sguardo di lui fosse finito dritto dritto verso il sedere di Patrizia, viste le trasparenze del suo prendisole ed il suo incedere che si faceva un pò più lento ed anche, mi è parso, leggermente ancheggiante, ma non le dissi nulla. Arrivati nell’ampia sala colazione vicino al nostro corridoio, scegliemmo cosa prendere dal buffet e ci sedemmo al tavolino, discutendo su come fosse arredata la nave, sul cibo e ripromettendoci di non esagerare nel suo consumo. Terminata la colazione dovevamo dunque dirigerci verso la bella piscina ove erano schierati tanti lettini prendisole su cui potersi rilassare ed iniziare ad abbronzare la nostra pelle che da mesi aveva perso la bella tinta dell’estate. Patrizia, specialmente, aveva una carnagione chiara, e doveva stare attenta a quel sole caraibico che splendeva caldo e luminoso nel cielo del centro America. Scelti i due lettini prendiamo posto, stendendo su di essi gli asciugamani; mentre mi sfilavo la camicia vedevo Patrizia china sulla sua borsa a cercare qualcosa che, evidentemente, non riusciva a trovare. La sua posizione lasciava intravedere il suo bel seno puntare verso il basso, contenuto da due piccoli triangoli di stoffa, ma soprattutto il prendisole aderiva al suo sedere, spinto indietro e lasciato alla vista dei ragazzi che seduti in gruppo poco distanti da noi si guardavano e sembravano commentare positivamente lo spettacolo che si offriva alla loro vista. “Stefano, ho dimenticato la crema solare in cabina, la vado a prendere e torno subito. Se quando tornerò mi facessi trovare un analcolico fresco da sorseggiare mi farebbe piacere, bisogna bere molto quando ci si espone al sole.” – “Certamente cara, ma se vuoi vado io in cabina a prendertela”.- “Ma no, preferisco andare io e spalmarmela in cabina, tu pensa ai drink”. E si avviò con passo lesto. La seguivo con lo sguardo. Era bella. Bellissima. Mi piaceva ancora così tanto, e questo mi procurava ancora più frustrazione, nel vedere di non essere ricambiato. Speravo però ancora, in cuor mio, in un guizzo di desiderio, soprattutto di complicità, anche alla luce di quel dubbio che mi aveva assalito sulla volontarietà di quel lento scavallamento di gambe. Speravo che la vacanza risvegliasse in lei la voglia di giocare e di mettersi in gioco, che facesse riaffiorare in lei la vena erotica da tempo svanita. Anche a rischio di vederla civettare con un altro, od anche oltre, ad assecondare la fantasia di cui qualche volta le avevo parlato, lei con un altro a fare del sesso per poi raccontarmi com’era andata e fare l’amore elettrizzati da questa pazzia. No, non sarebbe stato un tradimento, ma un gioco di cui avrei fatto parte, complice e suggeritore, per poi godere dei suoi racconti e di un sesso nuovamente coinvolgente ed eccitante. Oppure avrei potuto partecipare anch’io all’amplesso, se lei lo avesse preferito, e vedere di persona la mia donna essere posseduta da un altro uomo, vedere le sue reazioni, scoprire se avrebbe goduto e fino a che punto si sarebbe spinta. Si, sarebbe stato tremendamente eccitante, al contrario di quanto ha sempre pensato mia moglie che mi ha sempre ribattuto che no, non mi conoscevo bene come mi conosceva lei, che la cosa non mi sarebbe affatto piaciuta perchè sono più geloso di quel che penso. Chissà se non ha davvero ragione lei….
Stavo sognando ad occhi aperti, perso nei miei pensieri, quando fui richiamato alla realtà da una voce stentorea che mi salutava: “Buongiorno! Ci rincontriamo! Evidentemente la nostra nave non è poi così grande!”. Mi ritrovai di fronte l’uomo del bar: occhiali da sole, camicia aperta su un petto depilato che faceva intuire pettorali possenti, pantaloni finto casual di lino color kaki e sandali in cuoio. Visto dal basso del mio lettino sembrava ancora più imponente, perciò mi misi prima seduto e poi mi alzai quando lui, porgendomi la mano, si presentò: “Mi chiamo Vincenzo, ci siamo già incontrati in corridoio poco fa ed anche ieri sera al bar”. Aveva un bel sorriso, aperto, denti bianchi e perfettamente allineati, una postura ben dritta ed una stretta di mano vigorosa. “Salve, sono Stefano” risposi io con voce meno impostata e stretta meno vigorosa. Pensai: – Ho già perso il primo confronto -. Mi dice che è in viaggio con amici, che non è la prima crociera ai Caraibi a cui partecipa e che la prima sosta sarà molto bella, trattandosi di un ‘isola con spiagge, manco a dirlo, caraibiche ed una natura prepotente. Gli rispondo che per me è la prima volta che parto in crociera, e che sono in viaggio con mia moglie, che è rientrata un attimo in cabina ma che mi raggiungerà presto, anzi avrebbe dovuto già averlo fatto. In effetti mi rendo conto che, perso nelle mie fantasie e con questa inaspettata chiacchierata con lui, è passato parecchio tempo da quando Patrizia è rientrata in cabina. Come mai questa prolungata assenza? La risposta me la fornisce lo stesso Vincenzo, lasciandomi di stucco. “Si, lo so, ed è colpa mia se sta tardando. Ci siamo incrociati mentre entrambi ritornavamo in cabina, sono poco distanti una dall’altra ed essendo la seconda volta, anzi la terza (sottolineò con un lieve sorriso quest’ultima precisazione) che ci si incontrava mi sono presentato a Patrizia ed abbiamo chiacchierato un pò. L’aveva chiamata Patrizia, dunque presentazione in piena regola, e poi una chiacchierata non breve, visto il ritardo. Che Patrizia volesse per davvero assecondare le mie fantasie? Che avesse trovato attraente il bellimbusto che ora mi si piazzava soddisfatto davanti agli occhi con le gambe larghe ben piantate a terra, le braccia conserte ed un sorriso soddisfatto stampato sulla faccia? Avevo anche sottostimato la sua altezza, anche con le gambe divaricate era più alto di me un bel pò, e chissà, pensai, quali doti nascoste si celano dietro il suo abbigliamento. Mentre continuavo a pensare con un’espressione che doveva apparire imbambolata, Vincenzo mi salutò, dicendomi che raggiungeva gli amici, e che sperava di rivederci. Si, rivederci, e non rivedermi, che probabilmente di me non gliene fregava nulla, ma mia moglie si, avrebbe avuto piacere a rivederla. E chissà cosa si erano detti in corridoio, da perfetti sconosciuti. Lo vidi avvicinarsi al suo gruppo di amici, due uomini e due donne, tutti sui 35-40 anni, con drink in mano e che ridevano sonoramente. Ero rimasto in piedi come un cretino, quando mi ricordai di dover prendere i drink per noi. Così velocemente raggiunsi il bar e mi feci preparare due cocktail analcolici alla frutta, e ritornai ai nostri lettini, dove Patrizia si era nel frattempo già distesa. “Eccoti! Che drink hai preso?” mi chiese come se nulla fosse. “Un analcolico alla frutta, ho lasciato fare al barman. Ce ne hai messo del tempo, ti sei persa nella nave?” – “Te l’avevo detto che avrei applicato la crema in cabina, no? E poi, che fretta abbiamo? Oggi staremo a rilassarci in piscina, con la mente libera, zero stress, zero pensieri, solo godimento del momento, respiri profondi, profumo di filtro solare, ed i raggi caldi sulla pelle. E drink freschi! Me lo passi caro?”. Restai un attimo a guardarla, senza dire nulla, poi le porsi il bicchiere e mi sedetti sul lettino, con lo schienale rialzato, a sorseggiare il mio drink. Non aveva voluto dirmi di essersi fermata a parlare con lui, di averlo conosciuto, nè di cosa avessero parlato. Nulla. Perchè? Temeva forse che mi ingelosissi? O voleva tenere nascosta un’opportunità di divagazione di qualche genere? Non sapeva che ne ero venuto a conoscenza direttamente da lui, ed appariva sicura di sè, soddisfatta e compiaciuta. E molto, molto ciarliera. Mi iniziò a raccontare quello che avremmo trovato nella prossima tappa, anticipandomi alcuni particolari anche delle tappe successive, di come fossero socievoli gli abitanti del luogo ed anche della SPA di bordo, e del casinò, e di questo e di quello. Non la sentivo parlare così tanto ed ininterrottamente da tanto tempo, forse non lo aveva mai fatto, sempre così presa dal suo lavoro, dai figli e dagli impegni casalinghi. Sembrava andare a mille. La vacanza sembrava averla ricaricata. O forse non era la vacanza. “Ma come hai acquisito tutte queste informazioni?” le chiesi, sospettando che fosse stato quel Vincenzo ad indottrinarla. “Su Internet puoi trovare di tutto, sai?” mi rispose mentre si girava a pancia in giù. “Ti dispiace spalmarmi la crema sulla spalla, per favore?” mi chiese cambiando subito argomento e slacciandosi con abile movimento il laccio del reggiseno per offrire al sole anche quella sottile striscia di pelle . Tirò su i capelli, il collo ancora più chiaro del resto del corpo, esile ed elegante. Mi avvicinai a lei, le feci gocciolare la crema dalla spalla fino alla schiena, e comincia a stenderla con entrambe le mani, con movimenti che ricordavano i massaggi a cui ci eravamo qualche volta sottoposti in coppia nelle vacanze invernali in montagna. La pelle era liscia, morbida, e mi sembrò che un brivido le percorresse la schiena, che inarcò impercettibilmente. Bella, bellissima ai miei occhi. L’amavo, profondamente, ancora e nonostante tutto. E la desideravo. Il massaggio del suo corpo cominciava ad avere un effetto anche su di me, rischiavo di fare una figuraccia davanti a tutti se non provavo a pensare ad altro. Ma a rincarare la dose Patrizia mi chiese: “Me la spalmi anche sulle gambe, giacchè sei così bravo? Mi sembra di notare che tu ci stia prendendo gusto, o sbaglio?” mi disse guardandomi con occhi ammiccanti. I boxer in effetti apparivano un pò gonfi, mi salvava il fatto di averli presi di una misura in più rispetto alla mia taglia, mi piaceva la fantasia ma quella era l’unica taglia disponibile. Continuai il mio massaggio cremoso sulle gambe, ma più velocemente, risalendo fin sul sedere parzialmente scoperto dall’arco degli slip, per poi ridiscendere e dedicandomi anche alla parte interna delle gambe e poi delle cosce, che Patrizia provvide ad allargare leggermente per facilitarmi il compito. Poi feci una riflessione tra me e me: la pelle non era unta prima che iniziassi ad ungerla io, ma non l’aveva già applicata in cabina? Forse allora non l’aveva fatto, e dunque tutto quel tempo erano stati a chiacchierare amabilmente? E perché non me ne aveva messo a conoscenza? “Grazie caro, ora lasciamola asciugare che tra poco farei volentieri un tuffo in acqua” mi disse, ed io, le mani ancora unte, mi ridistesi sul lettino passandomele sul viso per proteggermi anch’io da quel sole che cominciava a farsi sentire. Iniziai a smanettare col cellulare, cercando notizie sulla prossima tappa. In effetti, come mi aveva anticipato Patrizia, era proprio un’isola fantastica, appartenente ad un arcipelago in cui ci si poteva anche spostare con piccole imbarcazioni private per visitare anche isole minori, più tranquille, con spiagge bianche e possibilità di fare snorkeling sulla vicina barriera corallina. Mentre lo proponevo a Patrizia vedo con la coda dell’occhio avvicinarsi Vincenzo, solito sorriso stampato, torso nudo e boxer corti. Istintivamente mi rivolgo a mia moglie dicendole: “Patrizia, c’è Vincenzo, quello che ti guardava al bar, prima..” ma non ho finito di parlare che lui era già vicino a noi che ci sorrideva e ci salutava: “Ciao Patrizia, vi state godendo il sole?” – “Ciao Vincenzo, in effetti si, sia io che Stefano siamo un pò bianchicci e ci piacerebbe accelerare la tintarella” – “Avete deciso cosa fare domani con l’escursione prevista tra le isole? Noi ci stiamo andando, e se vi va potremmo stare tutti insieme, i miei amici sono tipi allegri e socievoli e sicuramente gradirebbero allargare il gruppo”. Due problemi: 1) L’aveva chiamato Vincenzo senza che lui si fosse presentato e lui l’aveva a sua volta salutata per nome; dunque si erano già presentati in precedenza. 2) Aveva un fisico palestrato, e la completa depilazione esaltava le linee dei suoi muscoli, dai pettorali agli addominali perfettamente definiti; braccia muscolose ma non troppo, fianchi stretti che facevano apparire le spalle ancor più larghe, e gambe toniche ma snelle. Insomma, segnava senza pietà il 2 a 0 verso di me che negli ultimi tempi non mi ero molto curato della mia forma fisica. Non ero certamente sovrappeso, ma le linee dei muscoli, di cui un tempo andavo fiero, erano ormai un lontano ricordo.
“Guarda Vincenzo, ne stavo giusto parlando con Patrizia e…” – “E crediamo che sia un’opportunità da non farsi sfuggire!” proseguì Patrizia, guardandomi negli occhi e rivolgendosi poi sorridente a Vincenzo. “Ottimo!” replicò lui “Allora domani si va per isole! Magari stasera dopo cena ci si vede al bar così vi presento i miei amici e rompete il ghiaccio anche con loro”. Era andata, in quattro e quattr’otto ci si era già organizzata la serata ed anche l’indomani mattina, senza che io potessi metter becco. Dopo averci salutati, Vincenzo si diresse verso il bar, ed io notai che lo sguardo di Patrizia indugiava per un attimo sui suoi glutei, fasciati da quei boxer aderenti. “Hai qualcosa da dirmi che io non sappia?” le chiesi. “Del tipo?” – “Non so, mi sembrava che vi conosceste già, l’hai chiamato subito per nome” – “Ma se me l’hai detto tu che si stava avvicinando e l’hai chiamato così” replicò prontamente lei. – “Ma anche lui ti ha chiamata subito Patrizia” – “E lo avrà sentito da te mentre mi avvisavi del suo arrivo, era così vicino quando hai pronunciato il mio nome”. Poteva essere, ma io sapevo che non era andata affatto così; il ritardo, le gambe non unte, tutto mi faceva pensare che si fossero trattenuti un bel pò a chiacchierare. L’idea che Patrizia mi stesse nascondendo il loro incontro mi creava però un misto di gelosia e di eccitazione. Era quasi come nelle mie fantasie sessuali di marito consenziente alle avventure della moglie, ma con la differenza che lei non me ne aveva fatto parte; non ero più parte in gioco, ma lo subivo, e questo faceva scivolare il tutto verso un’altra situazione: il tradimento.
“Vado a fare un tuffo, vieni anche tu!” mi interruppe nelle mie riflessioni Patrizia, ed io la seguii senza dire nulla, spalle curve e testa un pò reclinata in avanti. Appena in acqua Patrizia mi abbracciò al collo e mi stampò un bacio sulle labbra. “Cosa c’è Stefano? Ti conosco troppo bene per non capire che qualcosa ti turba. Non ti va di stare in compagnia di altri? O avevi altri programmi? Mi sembrava che ti piacesse l’idea di andarci mentre me ne parlavi” mi chiese con aria dolce. “Veramente ne stavamo ancora parlando, ma tu hai preso la decisione anche per me. E comunque non sono contrario a stare insieme ad altri, solo che questo Vincenzo mi sembra un pò troppo presente, mi pare che sia più interessato a te che alla nostra compagnia” le risposi. “Ah, ma allora qui c’è un marito geloso! Lo vedi che ho sempre ragione? Mi hai sempre parlato delle tue fantasie di me con altri, in due, in tre, in quattro, ed alla prima stretta di mano parti per la tangente…” mi sussurrò mentre mi carezzava il viso, schernendomi. “Ti ho sempre detto che tu non ti conosci abbastanza bene, che sottovaluti le tue possibili reazioni a siffatte situazioni, ma tu ti ostini a fantasticarci sopra. Sarà bene che tu ci metta una pietra sopra”. E continuò ad abbracciarmi, con l’aggiunta che adesso chiudeva le sue gambe dietro la mia schiena, appendendosi al mio collo. A causa del contatto col suo seno e con il suo sesso che spingeva verso il mio, sentii salire l’eccitazione, e sebbene nessuno sembrava prestare attenzione a quanto stessimo facendo, mi staccai da lei, pregandola di non eccedere. La situazione sembrava essersi ribaltata: lei esuberante ed intraprendente, ed io rinunciatario e restio. Una cosa era certa: la situazione venutasi a creare stava rimescolando le carte, oltre che mettere in subbuglio gli spiriti di mia moglie. “Che fai, addirittura mi allontantani? Ma allora siamo proprio in mezzo ad una scenata di gelosia!” mi disse con un sorrisino malizioso. “No, ma non vorrei dare spettacolo qui in piscina, quanto ti desidero te lo dimostrerò più tardi, quando rientreremo in cabina” le replicai. “Ti prendo in parola, Stefano! Questa deve essere una vacanza da ricordare, ed io non voglio trascurare nessuna opportunità di divertimento che ci si presenterà. E’ quello che volevi anche tu, vero?”. Non potevo smentirla, le avevo riempito la testa nei mesi precedenti la partenza col dire che questa poteva essere una vacanza importante, che avrebbe anche potuto ravvivare la fiamma del nostro, anzi del suo desiderio. Non chiedevo di meglio, ma magari senza sentirmi un cornuto!
Mi avviai verso i lettini e mi asciugai con il telo mare per potermi mettere anch’io la crema solare, anche la mia pelle aveva bisogno di protezione. Mi distesi cercando di rilassarmi quanto più possibile, le emozioni vissute erano state abbastanza forti, e Patrizia aveva, come sempre, ragione: bisognava godere a pieno della nostra vacanza. Cominciai a respirare a fondo e lentamente. Il calore del sole stemperava le tensioni e rilassava i miei muscoli. Vidi Patrizia uscire dalla piscina e venire sorridente verso di me; le gocce d’acqua scivolavano sulla sua pelle, i capelli bagnati alle punte le si appoggiavano sulle spalle: era bellissima. Si distese sul lettino ed esclamò:”Ah, che meraviglia, non voglio perdermi un solo minuto di relax, voglio fare mio ogni momento di questa vacanza per portarmelo dentro per tutto l’anno, ricaricarmi con il suo ricordo quando il lavoro si farà pressante, quando non avremo niente da fare ed in tutti i momenti di tristezza che dovessero presentarsi. Questo pensiero doveva averla presa a fondo, perchè mi accorsi che le era venuta la pelle d’oca, o forse era stata la folata di vento che aveva soffiato; notai che aveva i capezzoli turgidi, che spingevano sotto la sottile stoffa del reggiseno. Me la immaginai a spalmarsi la crema sul seno, in topless, e poi sulla pancia, lentamente e sensualmente, ed una improvvisa erezione esplose nei miei boxer, e poichè ero steso questa volta non la potetti nascondere in alcun modo, tanto che lei, sorridendomi, mi chiese: “A cosa pensi? Mi pare che ci siano dei movimenti lì sotto”. Quando le dissi a cosa pensavo, lei mi guardò con aria di sfida e, sportasi verso la borsa che aveva ai piedi del lettino, ne trasse fuori il tubetto della crema. Poi la vidi armeggiare dietro la schiena e, con mia grande sorpresa, slacciò il reggiseno e lo sfilò via con grande naturalezza, distendendosi nuovamente ed iniziando a spalmarsi lentamente la crema sul seno e sul ventre. “E’ così che mi immaginavi amore?” mi chiese con uno sguardo liquido. “Esattamente così” le risposi continuando a guardarla compiere il rito dell’unzione. Non era certamente la prima volta che Patrizia offriva in pubblico la vista delle sua nudità, era una donna riservata ma non certo bigotta. Era stata più volte in topless nelle vacanze estive, e qualche volta eravamo stati anche in spiagge più isolate, dove non aveva esitato a prendere il sole completamente nuda. In quelle occasioni l’idea che i rari passanti la osservassero nella sua nudutà mi eccitava tantissimo, ed anzi qualche volta, vedendo passare qualche bel giovane sul bagnasciuga, l’avevo anche invitata ad allargare un pò le gambe per offrire uno spettacolo più visibile delle sue intimità, con lei accondiscendente. Ricordo che una volta, in una caletta non lontano da Gallipoli, Patrizia mi disse: “Guarda quel tipo che sta per passare qui davanti, molto interessante…” Mi voltai e vidi un uomo di mezza età, perfettamente ed integralmente abbronzato, che camminando in riva al mare mostrava possedere un arnese di proporzioni decisamente non comuni che gli penzolava tra le gambe, non eccessivamente lungo, ma di spessore eccezionale. Quando mi voltai verso mia moglie lei frugava nella borsa, carponi, esponendo il suo sedere e sicuramente le grandi labbra della sua vagina alla vista dell’uomo che, provocato da tale oscena posizione, ci si avvicinò chiedendoci se potesse stendersi non lontano da noi. “La spiaggia è libera, può stendersi dove crede” gli rispose Patrizia senza esitazione e con un sorriso amichevole. Io ero nello sballo più totale: l’idea di mia moglie che aveva notato ed apprezzato le dimensioni del suo cazzo, la sua sicuramente voluta esposizione in quella posizione, e la presenza a non più di 5 metri da noi di quell’uomo nudo mi stava facendo morire. I battiti accelerati, il respiro affannoso, tradivano la mia emozione, anche se senza alcuna erezione. “Amore, andiamo a fare un bagno” mi disse lei prendendomi per mano. Così andammo in acqua, e lì mia moglie mi abbracciò teneramente, e baciandomi mi disse: “Qui possiamo parlare senza che quello ci senta. Gli ho permesso di stendersi non lontano da noi perchè so che questa cosa ti attizza, ma non pensare minimamente di poter farmi fare altro con lui come nelle tue fantasie. Così dicendo stese la mano verso il mio membro, che desolatamente si era ritirato ai minimi termini sia per il freddo dell’acqua chè per la vergogna del paragone fra le mie dimensioni e quelle del tipo che, adesso, ci guardava dalla spiaggia mentre si toccava lentamente e senza ritegno un cazzo insopportabilmente grosso. “Che succede, il piccolino si è offeso?” mi disse Patrizia, rendendo la mia umiliazione completa. “Ma no, è il freddo dell’acqua, ma certamente non ho le dimensioni del suo membro che vedo che hai ben notato ed apprezzato. E poi lo sai che non mi dispiacciono queste situazioni, ed a quanto pare neanche a lui” le risposi facendole segno con un’alzata di mento di guardare verso il tipo. “Oddio, a quanto pare sta gradendo veramente molto! Forse è il caso che andiamo via amore” Così facemmo, e quella fu l’unica volta che io e Patrizia siamo stati tanto vicini alle mie fantasie, e qualche volta è stata anche oggetto dei nostri discorsi durante i momenti di intimità, ma senza che Patrizia mi desse troppo corda.
Ritornai alla realtà, con mia moglie che a seno nudo era seduta sul lettino e mi guardava. “Sei qui o altrove? La vuoi smettere di perderti nei tuoi pensieri e stare un pò con me e parlarmi un pò?” – “Si, hai ragione, in effetti vederti a seno nudo tra la gente mi ha fatto riaffiorare il ricordo di quella caletta a Gallipoli.” – “Beh, quella fu una situazione estrema, qui sono solo in topless e non c’è nessun uomo nudo che se lo meni davanti a me” mi rispose ridendo. Mentre parlava ci passò non lontano Vincenzo con un suo amico, che alzò la mano in segno di saluto e lanciò uno sguardo interessato al seno di Patrizia che, voltatasi verso di lui, rispondeva al saluto. “Beh – dissi – adesso non hai proprio più segreti per lui” – “Per un topless visto da lontano? Esagerato” – “Veramente ieri sera hai dischiuso altri segreti, mi pare…” – “Ancora con questa storia? Dai, piantala ed andiamo a prepararci per il pranzo” tagliò corto lei mentre si infilava il prendisole senza più indossare il reggiseno.
Mi rivestii anch’io e ci dirigemmo in cabina, dove subito Patrizia si mostrò essere su di giri, ed abbracciandomi mi disse: “Allora, vuoi essere di parola e mostrarmi quanto mi desideri?” – “Non chiedo di meglio, ma adesso il gioco lo conduco io, se non ti dispiace, mi sembra di essere stato fin troppo passivo in questa prima parte della vacanza. Adesso fai esattamente quello che ti chiedo. Intanto spogliati. Brava, lentamente. Adesso accarezzati il seno, stringilo mentre mi guardi negli occhi. Brava, così. Ora girati, piegati ed appoggia le mani sul tavolo, con il culo in bella vista”. Patrizia sembrava gradire questo gioco di ruoli, io dominante e lei sottomessa al mio volere. Mi avvicinai a lei, il mio membro a sfiorarle il sedere, le mie mani che scorrevano lungo le spalle accarezzandole, per poi scendere sulla schiena ed indugiare sulle natiche. Ero io a condurre il gioco, ma la mia indole portava da sempre a cercare di darle piacere, e così ancora una volta mi inginocchiai ai suoi piedi ed iniziai un cunnilingus lento, con le mani che le aprivano glutei e cosce per poterla meglio leccare alternando un movimento delle dita ad accarezzarle grandi e piccole labbra, divaricandole per poter meglio infilarci la lingua, per poi penetrarla con un dito, poi con due, finchè Patrizia, ormai bagnatissima, si rialzò, mi prese per mano e mi spinse sul letto, sedendosi prontamente su di me ed indirizzando con la mano il mio cazzo nella sua passera, iniziando un lento movimento di su e giù, prima facendo entrare solo la punta e poi sempre più profondamente, fino ad accogliere tutto il mio membro, con una cavalcata sempre più veloce; alternava il su e giù con un movimento in avanti ed indietro, strofinando il suo clitoride sul mio pube in cerca del massimo piacere, mentre io le stringevo delicatamente le tette. Venne improvvisamente, la bocca aperta, muta, le mani sollevate, rigide, ed a dita divaricate, e dopo alcuni secondi in quella posa immobile, emise un rauco e prolungato lamento liberatorio. Ne rimasi talmente sorpreso che non riuscii a venire anch’io, ma abbracciai il suo corpo che ora era disteso su di me, esausto, immobile. Ascoltavo il suo respiro, sentivo il suo petto spingere ritmicamente sul mio, e mi resi conto che aveva vissuto un’esperienza diversa dal solito, più profonda e totalizzante. Dormì un sonno profondo, dal quale dovetti svegliarla perchè era giunta l’ora di pranzo. Si alzò senza dire una parola, si fece una doccia veloce e mi disse: “Sono pronta”.
A pranzo eravamo di poche parole, soprattutto lei. Aveva lo sguardo basso, rivolto con attenzione verso il cibo che sembrava studiare; avevo l’impressione che non volesse incrociare il mio sguardo, come se si sentisse in colpa per qualcosa. “Cosa c’è Patrizia, c’è qualcosa che ti rattrista?” le chiesi. Il suo “Niente”, tipicamente femminile, non mi sorprese. Osservai: ”Oggi mi sei sembrata particolarmente ispirata, e non dirmi che non è così. Ne sono molto felice, mi sembra che la vacanza stia cominciando a dare i suoi frutti come speravamo, amore. Dunque non essere triste, tutto procede per il meglio”. Cercavo di tirarla su, anche se potevo immaginare cosa le avesse messo il turbo a letto. “Ecco, è proprio questo che mi turba un pò” intervenne lei. “E’ che oggi, mentre facevamo l’amore, non eravamo da soli. Devo confessarti amore che mi sono persa nelle fantasie, ed ho immaginato che a prendermi non fossi tu, ma un altro. Non so come, ma questo pensiero mi ha scatenato una scossa che mi è partita dal cervello ed è andata dritta dritta giù, provocandomi un orgasmo molto intenso, come non avevo mai provato. Mi perdonerai per questo?” Ero estasiato, anche lei adesso capiva come la fantasia poteva accendere il desiderio e provocare sensazioni che nulla avevano a che vedere con il sesso routinario a cui lei si era ormai assuefatta. “Ma cara, cosa dici? Perdonarti? Ma ne sono così felice” le risposi dandole un bacio sulle labbra. “E’ quello che ho sempre sperato che accadesse tra di noi. Dare spazio alla fantasia, alle novità, alla sana trasgressione senza sconfinare in campi pericolosi da cui correre il rischio di uscire con le ossa rotte. Nessuno è di proprietà esclusiva dell’altro, ognuno di noi deve avere la libertà di pensare quello che gli pare, essere se stessi sempre e comunque, perchè ci si deve amare per quello che si è, e non per quello che vorremmo che l’altro fosse” – “Allora non ce l’hai con me?” mi chiese con un sorriso appena accennato. “Ma certo che no, amore. Posso però dirti che mi farebbe piacere che quando hai queste fantasie mentre facciamo l’amore tu me ne mettessi a parte, piacerebbe molto anche a me fantasticare insieme a te”. Patrizia mi sembrò subito molto sollevata, e le rispuntò il suo bel sorriso che prontamente ricambiai. “Allora, visto che tutto è chiarito, adesso puoi dirmi, se ti va, chi era l’oggetto della tua fantasia” – “Dai, che lo hai capito benissimo…”. Mi era perfettamente chiaro come non fosse la vacanza in sè ad averle dato una scossa, ma era proprio lui, era un fatto personale, di pelle, di sesso. Sicuramente Vincenzo le piaceva, ed anche parecchio, e non sbagliavo quando avevo percepito tra di loro una tensione erotica che si palpava nell’aria, che traspariva dagli sguardi e dai gesti. La cosa non doveva dispiacermi o turbarmi, era ciò che avevo sempre sognato, solo che tra l’immaginare e la realtà passa quella sottile vena di gelosia e di umiliazione che fa la differenza, che ti provoca un leggero turbamento che si riesce a superare, o almeno così spero, con l’eccitazione e, soprattutto, con la condivisione, perchè senza condivisione si tratta di null’altro chè di tradimento.
Terminato il leggero pasto, fedeli all’intento di non esagerare col cibo, andammo al bar a prendere un caffè, quindi decidemmo che più tardi avremmo fatto un pò di spinning nella sala fitness e poi prenotato un rilassante massaggio. Andai dunque a prenotare il tutto, lasciando Patrizia a prendere il sole ad un tavolino sul ponte. La nave offriva veramente molto, ed ero deciso a sfruttare tutte le possibilità di svago proposte. Anche tentare la fortuna al casinò, stai a vedere che riesco a vincere qualcosa al gioco? Ne approfittai per fare un giretto per la nave, passando per la sala da ballo, la sala fitness da cui proveniva una musica sparata a palla ed una hall molto ampia, con tanti monitor che trasmettevano immagini di spiagge paradisiache e di gente indigena con vestiti variopinti. Ritornai da Patrizia, che sorseggiava una bibita. “Hai fatto bene a prendere qualcosa da bere, io mi sono dilungato un pò a prenotare per il pomeriggio ed a prendere dimestichezza con i diversi ambienti del nostro ponte” le dissi sorridendole e dandole un bacio. “Ti ho chiamato, ma non mi hai sentita. Ti eri appena allontanato che mi ha raggiunto Vincenzo con due bibite, una era anche per te. Evidentemente ci aveva visti qui al tavolo ed ha avuto questo pensiero gentile” – “Ah, ma non vedo la mia…” – “Visto che eri andato via si è seduto un pò qui con me, ma vedendo che tardavi alla fine l’ha bevuta lui, il ghiaccio che si scioglieva la stava rovinando”. “Ma che gentile a tenerti compagnia!” ribattei con una non celata vena sarcastica. Non mi sfuggiva il fatto che ogni qualvolta Patrizia rimaneva da sola lui si materializzava dal nulla. “E…?” dissi in tono interrogativo, facendo intendere che mi aspettavo che mi raccontasse qualcosa di quanto accaduto, di cosa avessero parlato e di come si fosse comportato. “Ma, nulla, mi ha riparlato dell’arcipelago che visiteremo domani, che loro sono un gruppo di amici non in coppia, e che stasera ce li presenterà”. – “Ha fatto il piacione? Da lui me lo aspetto” – “Beh, un poco, il giusto, senza esagerare”. – “E tu? Posso sapere se mentre parlavate hai ripensato al fatto che lui sia stato oggetto delle tue fantasie?” – “In effetti si, e per un momento credo anche di essere arrossita. Poi però mi sono sciolta, è stata una conversazione piacevole”. – “Nulla di particolare, allora? Nessun risvolto sensuale?” – “Beh, il suo sguardo indugiava a volte sul mio seno, e, sai, qualche volta sporgendomi verso il bicchiere sul tavolino il vestito si è un pò aperto sul seno, e credo che lui sia riuscito a sbirciarmi dentro. Non ho neanche il reggiseno…” – “Dici davvero? Lo hai fatto di proposito per provocarlo?” le chiesi mentre sentivo gia affluire il sangue alla testa e non solo. “Tu che dici, sarà vero o mi sto inventando tutto solo per provocarti?’” mi rispose lei stampandomi un bacio sulle labbra. “Non lo so e non lo voglio sapere” le risposi, stando al gioco. “Ma perchè se ne è andato?” – “Doveva raggiungere gli amici per una partita a burraco, e poi… ha detto che preferiva andarsene prima del tuo arrivo per non farti ingelosire”. Patrizia si era completamente ripresa, e sembrava voler giocare con me. Non riuscivo a capire se ciò che mi aveva raccontato era realtà o stava calandosi in un gioco di ruolo con me. Non aveva importanza, a me stava bene comunque, mi premeva soltanto la sua serenità, mi era dispiaciuto molto vederla turbata. “Tra quanto abbiamo la seduta di spinning?” mi chiese. “Tra un’ora. Andiamo a prepararci in cabina. Dura un’ora. poi subito dopo sala massaggi. Poi cena e…dopocena al bar”. Programma fitto, non volevo perdere un solo momento, e lei ne era contenta. In sala fitness poca gente, perlopiù donne, musica pompata ad alto volume e grossi goccioloni di sudore. Le donne apparivano toniche e con abbigliamento sportivo di chi è un habituè delle palestre. Gli uomini un pò meno, ma si impegnavano a fondo anche loro. Noi due ce la prendevamo più comoda, non eravamo frequentatori di palestre, e nostra intenzione era solo bruciare un pò di calorie, non certo fare massa muscolare. Ci piacque soprattutto fare attività fisica insieme, con una musica in sottofondo stimolante. Al termine della seduta, stanchi, sudati ma soddisfatti, ci recammo nella attigua sala massaggi, dove ci fornirono dell’occorrente per la seduta. Ci salutammo ed ognuno si diresse verso la propria cabina. Feci una doccia ed indossai una minuscola mutanda da massaggio, quindi fui invitato da una giovane donna, a dire il vero più che piacente, a stendermi sul lettino a pancia in giù, la faccia infilata in un buco, braccia distese lungo i fianchi. Sentii gocciolare del liquido caldo sulle spalle e sulla schiena, quindi le mani iniziarono a muoversi lentamente e morbidamente su di me, provocandomi un totale rilassamento. Fu poi la volta delle gambe, con un movimento dalle caviglie verso le cosce. Le mani stringevano le cosce, le spremevano, salendo fino all’attaccatura; le divaricai leggermente per permettere di poter risalire completamente, e così lei fece, sfiorandomi leggermente ed inevitabilmente il rigonfiamento che avevo tra le gambe. Questo mi provocò un brivido ed una parziale erezione, che mi mise un pò in difficoltà quando dovetti girarmi ed il costumino non riusciva a contenermi del tutto. “Mi scusi” dissi timidamente ed a bassa voce. “Non si preoccupi, ci sono abituata” mi rispose, continuando tranquillamente il suo lavoro. Il rilassamento prese il sopravvento, e l’emergenza “rientrò” nei ranghi. Al termine mi sentivo bene, rilassato e sciolto. Feci un’altra doccia, mi rivestii con quanto di pulito portato nello zaino ed uscii. Aspettai qualche minuto prima che Patrizia uscisse anche lei. “Magnifico” mi disse baciandomi soddisfatta. “Andiamo in cabina, prima di cena devo lavarmi i capelli, ci metterò un pò. Tu se vuoi nel frattempo puoi farti un giro, per non annoiarti” mi suggerì. “Fatti bella con calma, stasera ti voglio irresistibile” le risposi, mentre a passo veloce raggiungevamo la nostra cabina. “Ah si? Ma dimmi, di grazia, chi dovrò sedurre? Te od hai in mente qualcos’altro?”. – “Questa sera il gioco lo condurrai tu, io ti approvo in anticipo, qualunque cosa tu abbia voglia di fare”. – “Ok -replicò- ti prendo in parola!” e mi lanciò uno sguardo ammiccante e di sfida. Mi distesi sul letto, accesi la tv e mi assopii, complice il rilassante suono dello scrosciare dell’acqua nel bagno. Quando mi risvegliai Patrizia stava già vestendosi, ultima tappa dopo il “trucco e parrucco” ormai terminato. Aveva optato per un tailleur con gonna color panna stretta, lunga al ginocchio e piccolo spacco posteriore, camicia color oro con ampio colletto e giacca del colore dei pantaloni, ma con particolari color oro sui revers ed ai polsini. Trucco leggero agli occhi, mascara che accentuava le sue lunghe e ricurve ciglia, e pendente al collo che terminava all’incavo del seno, divenendo un richiamo ipnotico, almeno per me. “Mi hai preso in parola, sei bellissima amore” le dissi cercando di baciarla. “Fermo lì, non vorrai rovinarmi il rossetto!” disse ritraendosi vezzosa e sorridendomi. “Uhm… stasera prometti scintille! Andiamo a cena amore, che hai stuzzicato tutti i miei appetiti!” e ci avviammo, abbracciandoci per i fianchi, felici come due innamorati.
La cena trascorse allegramente ed in amabile conversazione, discorrendo di quanto avessimo meritato questa parentesi tutta per noi in luoghi che si preannunciavano splendidi. Un vino rosato ghiacciato accompagnò le nostre pietanze, tutte in tema di mare, e contribuì a sciogliere qualunque tensione. Al termine ci alzammo e ci dirigemmo al bar, dove sorseggiammo un caffè in ghiaccio per restare più svegli per la serata che doveva ancora continuare per qualche ora. Ci raggiunsero dopo poco Vincenzo con i suoi amici, come d’accordo. Erano tutti sulla quarantina, allegri e rilassati, sia i due amici che le due donne. Vincenzo volle offrire a tutti un long drink, ed anche noi accettammo pur avendo da poco bevuto il nostro caffè. Il Rum contribuì a sciogliere i freni inibitori, soprattutto delle due donne che ridevano e non disdegnavano di usare le loro mani per gesticolare e toccare i loro amici mentre parlavano. L’atmosfera era alquanto ridanciana, ed anche io e Patrizia cominciavamo ad essere allegri, anche perchè i loro racconti sulla loro ultima vacanza trascorsa insieme erano abbastanza divertenti, vertendo su situazioni imbarazzanti ed anche equivoche. Dopo un’oretta a ridere e scherzare Vincenzo propose di fare una puntatina al casinò. Patrizia mi guardò e disse: ”E perchè no, che ne dici di sfidare la sorte?”. Non mi tirai indietro, contrariamente a quanto fecero gli amici di Vincenzo che preferirono trattenersi ancora un pò al bar prima di andare poi a dormire. Ci avviammo dunque al casinò, cambiammo poche decine di Euro ed andammo dritti alla roulette. Dopo alterne fortune in cui le nostre fiches si erano comunque più che dimezzate, Vincenzo si avvicinò a Patrizia e le sussurrò all’orecchio: “Vuoi lanciarti o vuoi restare ferma nel tuo saggio equilibrio?”. Seguì uno sguardo profondo e di sfida verso Patrizia, che lei raccolse subito, replicando: “Non voglio essere nè saggia nè equilibrata, non in questi giorni di vacanza, almeno” – “In che giorno sei nata?” – “Il 28” – “Allora ti propongo di fare così: tu punti tutto sul mio giorno di nascita, il 21, ed io tutto sul 28; se uno dei due vince, dividiamo. Ti va?” – “Si. Mi va” rispose lei, guardandolo negli occhi. Mi sentii escluso dal loro gioco, ma la lasciavo fare, vedendola coinvolta nell’azzardo a due. Per quanto mi riguarda, puntai la metà di quel che mi restava sul mio di giorno di nascita, il 16, ed aspettai che la pallina smettesse di saltellare tra i numeri rotanti, per depositarsi, inesorabilmente e senza pietà alcuna, sul 28. I due – si, ormai posso anche chiamarli così – lanciarono un urletto di gioia, e si abbracciarono_saltellando per un pò. Io non potei fare altro che sorridere verso di loro ed applaudire, mentre il croupier allungava verso il 28 una cospicua quantità di fiches. “Stefano, abbiamo vinto!” mi disse esultante Patrizia, abbracciando anche me. “Si, avete vinto!” risposi sorridente ponendo l’accento su quel “avete”. “Raccogli queste fiches ed andiamo a cambiarle, la serata finisce in gloria!” disse Vincenzo a Patrizia. Lestamente lei raccolse tutto ed andammo al banco del cambio. “Allora Vincenzo, questa è la tua metà, come d’accordo!” – “Non pensarci nemmeno, l’ho detto solo per invogliarti ad azzardare, la data è quella della tua nascita ed è giusto che la vincita sia tutta tua” – “Ma no Vincenzo, ti prego, non erano questi gli accordi! Così mi fai sentire a disagio ed in debito nei tuoi confronti”. Vincenzo seppe cogliere la palla al balzo: la fortuna stasera stava andando a gonfie vele verso di lui. “Patrizia, lo faccio con estremo piacere, ci sarà occasione perchè tu possa ricambiare, se lo vorrai per davvero” replicò lui con lo sguardo fisso negli occhi di lei, ed a mezza voce, quasi preferisse che io non sentissi. Ma avevo sentito perfettamente, come perfettamente capivo cosa lui intendesse. Patrizia non rispose, ma il suo sorriso fu per me disarmante. Avevo rotto il vaso di Pandora? Avevo creato in questi anni tutti i presupposti perchè mia moglie decidesse di esaudire i miei desideri ed assecondare le mie fantasie, ed ora non potevo, e per la verità non lo volevo neanche, tirarmi indietro. Ma come già detto in precedenza, tra il dire ed il fare c’è di mezzo… il mare dei Caraibi!
Dopo esserci salutati (bacio a lei, stretta di mano a me…) ci demmo appuntamento all’indomani mattina per la programmata escursione in barca nell’arcipelago honduregno. Ci dirigemmo verso la cabina, in silenzio. Quando fummo dentro Patrizia, con grande dolcezza, mi abbracciò e mi guardò con l’aria di chi aspetta una frase, un chiarimento, uno sfogo. Io la strinsi forte a me, la baciai sulle labbra e le dissi: “Va tutto bene Patrizia, sono felice per te”. Era il mio esplicito assenso al suo gioco. Finchè ero parte di esso, partecipe e consenziente, andava tutto bene.
Andammo a letto, stanchi, addormentandoci quasi subito. L’indomani sarebbe stata una giornata sicuramente impegnativa.
Continua
Grazie! Aspetto di avere un pò di tempo per concentrarmi. Lo sforzo maggiore è cercare di entrare in modalità "psicologia…
Un peccato che poche persone commentino i racconti / capitoli, sarebbe utile avere feedback dai lettori riguardo al gradimento della…
Grazie mille! Sono davvero felice che tu abbia apprezzato! La mia speranza è che piaccia anche ad altri. Intanto aspetto…
Grazie, Rebis. Volevo che Gabriele si ritrovasse a dover gestire sia la sua attrazione verso l'insegnante gnocca che il rischio…
Molto eccitante come racconto , hai descritto le sensazioni provate dalla protagonista in maniera divina Racconto di fantasia? leap74n@gmail.com