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La nostra crociera 3

By 13 Maggio 20253 Comments

LA NOSTRA CROCIERA 3

La mattina seguente ci svegliammo riposati ed allegri. Una doccia rapida, scelta dell’abbigliamento più consono ad una escursione in barca e subito a fare colazione. L’aroma del caffè si spandeva nell’aria, mentre la nave entrava nel porto dell’isola di Roatan. Il verde della vegetazione era intenso, e l’acqua cristallina: uno spettacolo da togliere il fiato. Stefania era raggiante ed eccitata per l’avventura che stavamo per vivere. Dopo la visita al borgo marinaro avremmo noleggiato l’imbarcazione di cui ci aveva parlato Vincenzo. Già, Vincenzo. Ma dov’era? Era lui che ci avrebbe dovuto guidare, vista la sua conoscenza del luogo. “Aspetta, gli mando un messaggio” mi disse con grande naturalezza Patrizia. “Hai il suo numero?” osservai stupito. “Ma si, mi voleva inviare del materiale informativo sulla crociera e così me lo ha dettato e gli ho fatto uno squillo, dopodichè l’ho memorizzato”. Inviato il messaggio, subito Vincenzo la richiamò. “Ciao Vincenzo, noi adesso siamo davanti alla sala colazione, ma ci spostiamo verso il bar. Ci raggiungete? Stiamo già entrando in porto. Ok, a tra poco allora”. La sua spigliatezza mi aveva fatto ritornare alla mente quanto accaduto al casinò, e mi aveva fatto riflettere sul grado di confidenza che ormai si era instaurato tra loro. Non passarono cinque minuti che l’allegra combriccola ci raggiunse. “Ciao ragazzi! Allora, siete pronti per l’escursione? Saremo fuori a lungo, avete portato con voi acqua, crema e cappellino? Qui il sole non scherza!” esordì Vincenzo. Lo avevamo fatto. Stefania indossava un prendisole verde acqua, che richiamava il colore dei suoi occhi, e sotto un bikini assai ridotto color oro; in testa un berretto bianco a falda larga, da cui fuoriusciva la coda dei capelli legati. Io boxer e t-shirt, in testa berretto bianco con visiera. “Per prima cosa proporrei di fare un giro nel borgo, i colori delle abitazioni e delle barchette ricordano quelli di Portofino. Poi potremmo fare un’escursione alla più bella caletta dell’isola e fare un primo bagno, poi si va in barca in escursione. Che ne dite?” – “Perfetto, mi piace!” rispose Patrizia, e tutti gli altri approvarono con tutti i pollici in su. Io mi rimettevo alle loro decisioni, soprattutto a quelle di Patrizia, che continuava a condurre le danze. Rispettando il programma di Vincenzo, percorremmo le stradine dell’incantevole borgo, mentre un profumo misto di spezie, frutta tropicale e pesce fresco ci ricordava quanto lontani fossimo dal nostro mondo. L’estraneità del luogo alla nostra vita di tutti i giorni non faceva altro che eccitare i nostri sensi e stimolare la nostra curiosità. Eravamo ebbri di sensazioni, ma non sazi. Raggiungemmo con un mezzo a tre ruote, nel cui cassone posteriore erano stati ricavati dei rudimentali posti a sedere, una baia la cui vegetazione arrivava quasi a lambire l’acqua. Era di un verde smeraldo, calda e quieta. “Tutti in acqua!” gridò Giovanna, una delle amiche. Ci spogliammo subito, restando in costume. Le donne apparivano formose, lievemente in sovrappeso, e correndo verso il mare i loro seni ballonzolavano vistosamente. Vincenzo ed Alberto, il suo amico, completamente depilati ed in forma, muscoli ben delineati, boxer aderenti. Mentre loro si tuffarono tutti insieme, io e Patrizia ci spogliavamo e, presi per mano, raggiungemmo senza correre il gruppo che già era in acqua a schizzarsi gioiosamente. Vista dal mare la baia appariva ancora più bella, pareva un angolo di paradiso incontaminato. Stemmo lì per un’oretta, alternando tuffi a riposi in spiaggia, distesi a prendere il sole che ancora non picchiava troppo; tra una risata e l’altra il silenzio era interrotto soltanto da saltuari versi di pappagalli variopinti che si muovevano tra gli alberi. Ad un certo punto Patrizia esordì: “Che ne dite di ritornare al borgo e prendere qualcosa da bere?” – “Ottima idea” risposero all’unisono tutti quanti, per cui facemmo ritorno e ci accomodammo in un modesto bar dove ordinammo un cocktail al mango che risultò essere profumatissimo. “Ragazzi, dobbiamo muoverci, andiamo a noleggiare la barca” ci richiamò Vincenzo, che era l’unico che sembrava tenere a mente i tempi del programma. Un ometto ci vide arrivare e subito si propose per portarci in giro per l’arcipelago, e sembrando l’imbarcazione ben messa decidemmo di accettare. Vincenzo, esibendosi in uno spagnolo che mi sembrò fluente, gli raccomandò di portarci nell’isolotto piccolino meno frequentato, scelta che riscosse tutta l’approvazione del nostro skipper. La raggiungemmo in dieci minuti di navigazione, una lunga lingua di sabbia bianchissima si parò ai nostri occhi, deserta come sperato. L’imbarcazione gettò l’ancora in una caletta dove l’acqua era più profonda, e noi, lasciati gli indumenti in barca, ci calammo in acqua, io con lo zaino sollevato sulla testa, e raggiungemmo la spiaggia che distava un centinaio di metri dal punto di sbarco, giusto dietro il gomito che la linea di costa descriveva. “Non ti senti come Robinson Crusoe?” mi chiese Patrizia con un’aria ebbra di libertà. “Si, in effetti, e tu dovresti essere la versione femminile di Venerdì!” le risposi. “Vincenzo, ci hai portato in un luogo incredibile! Ma lo conoscevi già?” gli chiese Patrizia. “No, me ne ha parlato un’amica, che ne era rimasta entusiasta. E’ come se fossimo in un altro mondo, vero?” le rispose, allargando le braccia e facendo un respiro profondo. Poi, improvvisamente, accadde l’inaspettato. Presa da questo senso di libertà e di natura incontaminata, Francesca, l’altra amica, gridò: “Tutti nudi!!” e così dicendo slacciò lestamente il reggiseno e sfilò lo slip, seguita a ruota dalle altre. Vincenzo ed Alberto si guardarono sorridendo, ed in un attimo erano nudi anche loro. Io e Patrizia restammo impietriti, del tutto presi alla sprovvista da questa mossa così inaspettata. Vincenzo si girò verso di noi, e con un sorriso smagliante, ci gridò: ”Dai, cosa fate lì imbambolati! Forza!” e corse anche lui verso il mare, dove tutti gli altri ridevano e saltavano come ragazzetti. Patrizia mi guardò e mi disse: “A questo punto non possiamo tirarci indietro amore…” Purtroppo aveva ragione, quando si è in gruppo si sottostà alla maggioranza, e, devo dire la verità, l’idea che mia moglie si offrisse alla vista dei nostri amici mi solleticava non poco. Così sia io che Patrizia ci spogliammo e raggiungemmo gli altri in acqua. Mentre ci avvicinavamo vedevo lo sguardo di Vincenzo radiografare Patrizia, che avanzava dritta ed a seno ben sporto verso di lui; sembrava fiera di sè, in effetti era certamente la più bella delle donne, con il suo bel seno di una terza piena che ancora sfidava la gravità, la pancetta appena accennata e le gambe snelle che terminavano in fianchi morbidi. Vincenzo sembrò apprezzare molto lo spettacolo che Patrizia gli stava offrendo con il suo incedere lento e sensuale, che cozzava un pò con il fare giocoso delle altre, che sicuramente erano avvezze al naturismo, come testimoniava la loro spigliatezza. Noi eravamo gli unici a non essere depilati, Patrizia aveva lasciato solo una striscia ridotta, io invece ero “al naturale”, ma questo mi fece sentire un pò a disagio. Mi avvicinai seguendo Patrizia, facendomi scudo col suo corpo per non lasciare che Vincenzo vedesse la mia nudità. Avevo lo sguardo verso l’acqua, non volli indugiare con lo sguardo sugli altri, men che meno su Vincenzo, per non avere la conferma all’impressione che avevo avuto in piscina sulla sua dotazione. Il bagno fu però piacevole, soprattutto Patrizia appariva adesso completamente a suo agio, braccia e gambe distese a fare “il morto”, il pube a pelo d’acqua ed i capezzoli che, nonostante l’acqua fosse calda, si ergevano fieri. Scherzava con tutti, discuteva stando in piedi davanti a Vincenzo, noncurante del fatto che l’acqua non arrivasse a coprire le sue pudenda né soprattutto quelle di lui. Poi si rivolse a me dicendomi: “Amore, usciamo, devo mettere la crema, e faresti bene a metterla anche tu, se non vuoi bruciarti”. Uscimmo dall’acqua, mentre lo sguardo di Vincenzo sicuramente stava fissando il lento ondeggiare del sedere di Patrizia, che, raggiunto l’asciugamano, vi si appoggiò restando per un attimo carponi, qualora gli uomini non avessero scrutato fino in fondo le sue più nascoste intimità. Mi stesi al suo fianco, pancia in giù, chiedendole, quando avesse finito di applicare la crema su di lei, di fare altrettanto con me. Dopo poco anche gli altri ci raggiunsero. Mentre uscivano dall’acqua il mio sguardo era rivolto verso Patrizia che, gomiti appoggiati e busto sollevato, scrutava i corpi di Vincenzo ed Alberto avvicinarsi a noi. Si stesero anche loro, Vincenzo a fianco di Patrizia, ed a fianco a me le amiche ed in ultimo Alberto. Il mio sguardo cadde inevitabilmente sul seno di Giovanna, che ricadeva sul fianco del busto verso di me, e sul pube che, privo di peluria, non nascondeva due labbra gonfie e scure. Poi il mio sguardo andò oltre, e potei scorgere il sesso di Alberto: era morbidamente adagiato verso il fianco, ma nonostante fosse a riposo mi sembrò parecchio spesso. Io non avevo il coraggio di girarmi, sia l’acqua che l’imbarazzo mi stavano giocando un brutto scherzo. Patrizia e Vincenzo continuavano a parlare, ma non riuscivo a capire di cosa. Nè avevo il coraggio di intromettermi, avrei dovuto girarmi ed alzare il busto, il chè avrebbe permesso a Vincenzo, se non l’aveva già fatto in acqua, di scorgere le mie intimità, ed a me le sue. Dopo un tempo che non riuscirei a quantificare Vincenzo continuò a dettare la tabella di marcia e, con fare imperioso, ci disse: “Bene, se non vogliamo che la nave ci lasci qui per il resto della nostra vita ci conviene darci una mossa!”. Ci rivestimmo e raggiungemmo l’imbarcazione, sui loro volti un’espressione estasiata, pienamente soddisfatti dell’esperienza vissuta. Erano allegri, ridanciani, un corpo unico, nel quale io ero un pezzo a sé stante, poco incluso nelle conversazioni. Ogni tanto Patrizia mi lanciava uno sguardo indagatore, a volte mi stringeva la mano, ed a volte mentre parlava con Vincenzo, perennemente al suo fianco, gli toccava le braccia, quasi a voler ponderare la sua prestanza fisica. Arrivati al borgo ci rendemmo conto che il tempo a nostra disposizione non ci avrebbe permesso di fare un granché d’altro, e decidemmo quindi di rientrare in nave. Ringraziandoci a vicenda per la bella esperienza vissuta insieme, ci salutammo dandoci appuntamento per il dopocena. Raggiungemmo la cabina, e non appena vi entrammo Patrizia mi gettò le braccia al collo, facendo aderire tutto il suo corpo al mio. Il suo pube spingeva, lo sentivo caldo; la baciai, sulle labbra, poi sul collo, quindi scesi verso il seno, che lei aveva scoperto facendo scivolare il prendisole ai suoi piedi, ed iniziai a titillarlo con la lingua, alternando lievi succhiatine. “Ora voglio che mi prendi, mentre parliamo di questa esperienza, dando libero sfogo ai nostri pensieri, senza filtri e senza menzogne” mi disse mentre mi portava per mano verso il letto. Ci buttammo sopra, Patrizia si sfilò gli slip, allargò oscenamente le gambe e, prendendomi la testa, la spinse verso il suo sesso, già gocciolante di eccitazione. Il suo sapore, misto alla salsedine, mi inebriava, mentre Patrizia mi sbatteva ritmicamente sul viso la sua vulva, strofinandosi e contorcendosi. Mi venne in bocca dopo poco, in preda ad un’eccitazione frenetica. “Ora prendimi, voglio sentirti dentro e godere insieme”. Mi tirai su, ma lei, prima che potessi penetrarla, mi intimò di stare fermo così, in ginocchio sul letto tra le sue cosce, il busto dritto ed il membro che scoppiava di eccitazione. Mi guardò languida, poi lentamente si chinò e lo prese in bocca, andando lentamente su e giù per poi leccarne la punta con la lingua larga e morbida, lo sguardo sempre fisso nei miei occhi. Sentivo l’eccitazione andare fuori controllo, la spinsi all’indietro e mi infilai dentro di lei, con spinte sempre più profonde. Quasi non la riconoscevo per quanto godeva: “Si, ancora, più forte, sbattimi, ancora, ancora, di più” gridava, mentre muoveva anche lei il bacino per meglio ricevere le mie spinte. Ma cosa l’aveva trasformata in così breve tempo in un animale da letto?- mi chiedevo; la crociera con me, liberi da pensieri e preoccupazioni? Il senso di libertà provato sulla spiaggia e l’esposizione del suo corpo nudo agli sguardi di altri uomini? La certezza di essere desiderata? O forse la eccitava il sapere che se solo lo avesse voluto avrebbe potuto avere un’avventura con Vincenzo, sapendomi consenziente e complice? Forse quell’uomo le piaceva molto, ed oggi ne aveva potuto anche apprezzare la nudità, e chissà cosa le passava per la mente mentre lo sguardo le cadeva, ne ero certo, sul suo sesso. E poi c’era anche Alberto, con il suo corpo atletico e la sua bella dotazione. Già, si ergeva nuda davanti a due uomini nudi, spavalda, mentre io quasi mi nascondevo e solo sfioravo con lo sguardo quelle donne che non reggevano minimamente il confronto con lei, l’unica donna che desideravo e con cui volevo condividere nella più totale complicità ogni suo desiderio. Mentre mi perdevo in questo turbinio di pensieri Patrizia mi aveva fatto stendere ed aveva preso a cavalcarmi con veemenza. “Voglio sentirti fino in fondo, dammelo tutto amore, sono tua e solo tua. Stringimi le tette, tieni, succhiamele” mi diceva tirando a sé la mia testa. Mentre lo facevo le stringevo le natiche, spingendole ritmicamente verso di me. Come la prima sera, Patrizia ebbe un intenso orgasmo, stavolta muto, quasi a soffocare il grido di liberazione che sembrava esploderle in petto, gli occhi fissi e la bocca spalancata, mentre sentivo le sue contrazioni stringermi il membro che prese all’unisono a pulsare per poi scaricarle in grembo una interminabile ondata di godimento. Si accasciò su di me, il viso accanto al mio, ansimanti e sfiniti. “Amore, sei stato fantastico” mi disse. Le risposi che non avevo fatto nulla di straordinario, però il risultato lo era stato, eccome! “Amore, sei tu che sei straordinaria da quando ci siamo imbarcati. Magari mi dirai a cosa è dovuta questa tua passione, che ne dici?” – “Ora andiamo a fare una doccia, abbiamo addosso un misto di salsedine e sudore” sembrò tagliar corto lei. Si alzò, le gambe ancora un pò tremanti, splendidamente nuda, avanzò barcollante verso il bagno e chiuse la porta. Quando sentii lo scrosciare dell’acqua mi alzai anch’io e la raggiunsi in doccia. Ci abbracciammo sotto il getto di acqua fresca, giocammo ad insaponarci con mani sapientemente mosse sui nostri corpi, le misi lo shampoo nei capelli ed iniziai a massaggiarli dolcemente. Lei mi sembrava che si stesse completamente abbandonando alle mie cure, occhi chiusi e testa reclinata all’indietro; poi all’improvviso si girò verso di me, mi guardò negli occhi e lentamente prese a scendere verso il basso, baciandomi il petto, l’addome ed infine ritrovandosi col viso davanti al mio membro. L’acqua scorreva dal mio busto sulla mia asta, finendo sul suo viso. Lasciava che quel flusso le arrivasse alternatamente sui due lati del viso, ed infine aprì la bocca lasciandosela riempire.Quando fu piena, lasciò che l’acqua le scorresse fuori, scivolando sulle labbra arrossate. Queste immagini mi provocarono delle scosse di eccitazione, ed il mio membro iniziò nuovamente ad inturgidirsi; lei ne sembrò compiaciuta, orgogliosa di avermi fatto riprendere l’erezione, e dopo avermi preso in bocca ed essersi mossa un pò con la testa, si alzò, mi diede le spalle appoggiando i palmi delle mani al muro, e chinandosi in avanti appoggiò il suo sedere sul mio membro, lo impugnò e lo diresse dentro di lei. Presi a stantuffarla velocemente, con forza, senza curarmi del suo piacere. Sentivo il rumore del mio pube che sbatteva sul suo sedere, provocando schizzi d’acqua dappertutto. Mi ci volle ben poco per sentire l’orgasmo montare, ed al mio primo lamento lei d’improvviso si girò ed accadde qualcosa di assolutamente inaspettato: in ginocchio avvolse con la bocca il mio membro e muovendosi con il capo aspettò che iniziassi a venirle in bocca. Accolse tutto il mio seme, muovendosi impercettibilmente, aspettando che le contrazioni terminassero. Quindi staccò la bocca, alzò lo sguardo verso di me e, guardandomi negli occhi, lasciò che il mio seme uscisse lentamente scorrendo sulle labbra. Non avrei mai immaginato che avrebbe mai potuto farlo, non più, dopo tanti anni in cui si era sempre rifiutata di farlo. Ero letteralmente estasiato, a bocca aperta, appoggiato con le spalle al muro. Lentamente Patrizia si alzò, mi stampò un bacio sulla bocca ed uscì dalla doccia. La ritrovai in camera da letto che, un piede appoggiato sulla sedia, iniziava a spalmarsi la crema idratante sulla gamba e poi sui glutei. Quanto l’amavo, ancora di più adesso che aveva deciso di donarmi qualcosa che avevo sempre desiderato; e con quanta sapienza lo aveva fatto, con quanta lussuria aveva deciso di recitare il ruolo di donna d’esperienza ed amante del sesso. Lo aveva fatto per me, certamente, accondiscendendo ai miei desideri mai sopiti. “Amore, non so dirti quanto tu mi abbia fatto impazzire, te ne sei resa conto?” – “Mi pare che tu abbia apprezzato molto, si!” mi rispose con un sorriso malizioso. Quando ebbe finito di idratarsi si stese sul letto anche lei, con indosso solo uno slip, profumata e rinfrescata. Mi girai verso di lei, scrutandola come per studiarla. Volevo capire cosa avesse sbloccato in lei le sue ritrosie, cosa avesse riacceso la sua passione erotica. Lei se ne accorse, ed alzando le sopracciglia scosse leggermente la testa a voler dire: cosa c’è? “Mi chiedevo cosa sia successo, se questa tua nuova meravigliosa passionalità sia dovuta soltanto alla voglia di lasciarti andare in questa vacanza o ci sia qualcos’altro, o qualcun altro, che ti ha acceso voglie e fantasie”. Lei continuò a guardarmi in silenzio, sembrava indecisa su cosa rispondermi. La anticipai: “Lo sai che a me piace giocare, non ho preclusioni, ma voglio che tu sia sincera, soprattutto complice. Non vorrei sentirmi da solo in questa avventura, ma parte del gioco, promotore e spettatore delle tue decisioni e delle conseguenti azioni, qualunque esse siano. Il tuo cambiamento è troppo evidente perché tu non mi dia delle spiegazioni”. Patrizia continuava a guardarmi negli occhi, cercando di capire quale risposta fosse più corretto darmi, essendo sincera senza ferirmi e rovinare tutto. Continuava a pensare, evidentemente, che nonostante la mia consueta ostentazione di sicurezza, avrei potuto accusare il colpo nel vederla interessata od addirittura condivisa in qualche modo con un altro uomo.
Si sedette lentamente, appoggiandosi alla spalliera del letto; stava per parlarmi, ed avrebbe ponderato ogni parola di ciò che avrebbe detto. Trasse un profondo respiro, ed iniziò a parlarmi. “Amore, ascoltami. Mi hai sempre espresso il tuo desiderio di giocare insieme a me giochi di ruolo, fantasticavi su situazioni scabrose, piccanti, ambigue, in cui ero protagonista di relazioni con altri uomini, con e senza di te, spettatore od osservatore. Hai sempre sottolineato come tu mi sentissi distaccata e disinteressata, mi hai a volte fatta sentire come malata, priva di femminilità. Io ho riflettuto tanto su di noi, su quanto, nonostante ci vogliamo un bene dell’anima, gli anni abbiano spento progressivamente la passione tra noi. Certamente mi rendo conto che la responsabilità sia anche mia, ed è per questo che, già prima di partire, ho cercato di lavorare su me stessa, trovare le giuste motivazioni per arrivare a questa nostra vacanza con la mente libera ed aperta, per cercare di assecondare i tuoi desideri, nel limite della mia natura. Adesso sono qui, con te, che ho già intrapreso questo percorso e, come tu stesso hai notato, qualche effetto sui nostri rapporti comincia a notarsi, o sbaglio amore?” mi chiese con un misto di malizia e di vergogna. “Ma certo amore, eccome se si nota! Quasi non riuscivo a credere che potesse essere così pronta e radicale la tua risposta! Non potevo chiedere di meglio, tesoro” le risposi avvicinandomi a lei e baciandola sulle labbra. “Ed allora – continuò – ti interessa davvero quali siano i motivi del mio cambiamento? Non ti bastano gli effetti su di noi?”. Mi sarebbero anche bastati, essendo andati anche oltre le mie reali aspettative, ma proprio per questo ero curioso di entrare nella sua mente, capire i meccanismi della sua eccitazione, e soprattutto la fonte. Perciò le risposi: “Certo cara, ma vorrei che noi fossimo più complici, che confessassimo anche i pensieri più reconditi, perché la nostra sia un’avventura totalmente condivisa”. Patrizia prese allora la palla al balzo, incalzandomi: “Allora comincia tu e dimmi: ti è piaciuto guardare le ragazze con tette e culo al vento? Ti ha eccitato l’idea che il loro sguardo curioso cercasse il tuo membro? E dimmi: mi preferiresti intimamente completamente depilata come loro? Avrai immaginato di toccare quelle tette grosse, magari anche di infilarci in mezzo il tuo cazzo, e chissà cos’altro avrai immaginato. E vedi, tesoro, a me non dà fastidio, ho sempre saputo che ti piacciono molto le donne e che hai una fervida fantasia. E’ accaduto, e basta, ed io ne ho tratto anche vantaggio, perchè a letto sei stato fantastico. Il gioco è questo. Punto”. Mi lasciò un attimo senza parole, ma il discorso filava, e convenivo con lei che il gioco era proprio quello di darsi la libertà di pensare ed agire, senza gelosie di sorta. Le risposi: “Per la verità non ero molto attratto dalle ragazze, che tra l’altro non reggono il confronto con te, né ho avuto fantasie riguardanti loro. Più volte ti ho detto che le mie fantasie sono sempre incentrate su di te, ti vedono sempre attrice unica, coinvolta in situazioni eccitanti. Il loro sguardo non credo che si sia rivolto su di me, che oltretutto ho cercato in tutti i modi di nascondermi. E tu, invece? Hai rivolto lo sguardo verso i loro membri? Mi è sembrato inevitabile, visto che parlavate tranquillamente tra di voi. E poi quell’Alberto mi è parso anche ben dotato, non credi? Mi piacerebbe sentirti dire quanto lo hai apprezzato.” Patrizia mi guardò con aria stranita: “Alberto? Mah, non direi di aver apprezzato tanto Alberto, quanto piuttosto…” abbassò leggermente lo sguardo mentre mi faceva capire che avesse apprezzato decisamente di più Vincenzo. Non lo avevo notato, non avevo avuto il coraggio di sbirciare tra le sue gambe, per il timore di avere un’amara conferma. “Vuoi dirmi che Vincenzo fosse “più apprezzabile?” – “Ma davvero non l’hai notato? Non è possibile, non ti credo” – “Semplicemente non mi è capitato di guardarlo nelle parti intime” – “Beh, meglio così” commentò Patrizia accarezzandomi il viso e baciandomi con fare maternamente consolatorio. “E tu? – la incalzai – hai avuto fantasie a riguardo?” – “Beh, devo confessarti che lo stare a parlare completamente nuda tra due uomini nudi, mi ha fatto fantasticare un pò” – “Del tipo?” le chiesi, curioso ed eccitato. “Per un attimo mi sono chiesto se avrei retto ad un rapporto a tre con loro, ma dubito alquanto che sarei capace di reggere anche solo gli assalti di Vincenzo!” mi rispose ridendo. “Devo però dire che mostrarmi nuda e parlare con loro mi ha molto eccitata. Temo di aver tradito questa mia eccitazione perché i capezzoli mi si sono inturgiditi, e notavo che loro se ne erano accorti”. Era fantastico ascoltare mia moglie parlare di tutto questo, quasi con tranquillità, certa del mio appoggio. La immaginavo indugiare con lo sguardo sul batacchio di Vincenzo che le stava davanti a gambe larghe e braccia conserte, la immaginavo arrossire davanti al sorriso compiaciuto di lui che la squadrava in ogni particolare del suo corpo, mentre Alberto le osservava il culo. L’eccitazione mi faceva accelerare i battiti, il sangue mi scorreva veloce, e decisi di rilanciare: “E dimmi amore, come ti immagineresti a fare sesso con loro? Quale ruolo ti piacerebbe recitare? Quella della donna tigre, della moglie traditrice, o cos’altro?”. La discussione era diventata incandescente, e cominciai ad accarezzare il seno di Patrizia che non fermò la mia mano e mi rispose con voce languida: “No, direi da sottomessa, oggetto delle loro voglie”. – “Cosa pensi che vorrebbero farti se fossi da sola con loro?” – “Mi immagino in una spiaggia come quella in cui siamo stati, deserta, che mi fanno mettere carponi e si posizionano uno davanti e l’altro dietro”. Mentre mi parlava, ho visto la sua mano scivolare sotto il lenzuolo e muoversi all’altezza del suo sesso. Si stava toccando, ancora non sazia nonostante lo avessimo già fatto. Era straordinario come le fantasie avessero preso possesso della sua mente e della sua vagina, ed io non volevo sprecare l’occasione, visto che anche il mio membro si stava gonfiando. “E dimmi ancora, chi preferiresti avere in bocca?” – “Direi Alberto” rispose laconica. “Perchè?” – “Vorrei sperimentare un cazzo così grosso come quello di Vincenzo dentro la mia fica, e vedere cosa si prova”. – “I tuoi ex non erano così dotati?” le chiesi, approfittando del fatto che si era completamente lasciata andare. “Non così tanto” mi rispose sussurrando, mentre la vedevo spingere il bacino in alto e muovere con veemenza la mano. Si stava masturbando, lì, davanti a me. Non lo aveva mai fatto, e vederla mi stava facendo impazzire. Decisi di giocare anch’io: mi stesi accanto a lei a pancia in sù, tirai via da entrambi il lenzuolo e cominciai a masturbarmi anch’io, lentamente. La mano mi scorreva sull’asta, avvolgeva la cappella e ritornava giù, mi accarezzavo lo scroto, poi lo facevo con entrambe le mani, lo sguardo sempre rivolto a lei che ora aumentava il ritmo e l’intensità delle sue carezze. Alternava il massaggio del clitoride e delle labbra alla penetrazione con un dito, poi con due, mentre l’altra mano stringeva il seno ed accarezzava premendo l’addome. La vidi staccare il sedere dal letto, inarcando la schiena; capii che stava per venire, ed accelerai il mio movimento per venire insieme a lei. Iniziò a gemere prima flebilmente, poi via via sempre più forte, in un grido rauco e prolungato che si mescolava al rumore liquido delle sue dita nella vagina. Io mi mossi freneticamente con la mano, ed esplosi in un orgasmo da capogiro, con getti che mi arrivarono sul petto, mentre osservavo Patrizia ridistendersi immobile, occhi chiusi e respiro affannoso. “E’ stato fantastico amore” le dissi. Lei non rispose, e si addormentò in breve tempo. Incredibile, eravamo passati dal fare l’amore una volta al mese a farlo due volte al giorno, e la giornata non era ancora finita! Non riuscii ad addormentarmi anch’io, mi vorticavano in testa le immagini di Patrizia presa dai due in tutti i modi, dappertutto, e fiumi di sperma inondarle corpo e viso, in un groviglio di carni e sudore. Feci una doccia, la nave era già salpata alla volta della prossima tappa messicana. Uscii sul balconcino, la scia bianca ai lati dello scavo mi ipnotizzava, il vento mi aprì l’accappatoio che lasciai così per gustare il fresco sul corpo. Appoggiandomi alla balaustra mi voltai a guardare il balcone sulla mia sinistra e, con grande stupore, mi accorsi che vi erano sedute le nostre amiche, serenamente a chiacchierare e fumare. Francesca si accorse di me e mi sorrise, io alzai la mano in segno di saluto e rientrai in cabina. Patrizia si era nel frattempo svegliata. Mi sorrise, allungando le braccia verso di me nel gesto di volermi abbracciare. Mi sedetti sul bordo del letto e ci abbracciammo, sentivo che mi stringeva con forza, per poi staccarsi, prendere il mio viso tra le mani e baciarmi con dolcezza. Era felice, direi appagata, questi primi giorni di crociera l’avevano ritemprata, probabilmente era anche cresciuta in lei la stima in se stessa, nella sua femminilità, la consapevolezza di riuscire ancora ad attirare l’attenzione di altri uomini oltre me, e sicuramente suscitare in loro desideri peccaminosi. Inutile dire che la sua felicità era anche la mia, non solo perché la nostra vita sessuale sembrava rinata, di più, trasformata, ma anche perché le mie fantasie sembravano potersi realizzare, anche al di là della mia immaginazione. “Sai chi abbiamo come vicini nella cabina accanto? Le amiche di Vincenzo!” – “Ma dai! E non le abbiamo mai incrociate!” – “Erano sedute a fumare sul balconcino, ci siamo salutati”. – “Dai, voglio salutarle anch’io” disse Patrizia alzandosi ed infilando rapidamente il prendisole che era sulla poltroncina. Uscì sul balconcino, si sporse verso quello a fianco, ma subito si ritirò e rientrò in cabina. “Non c’erano?” le chiesi. Patrizia mi guardò con un’aria perplessa e disse: “Si, c’erano Giovanna e Francesca”. – “E come mai sei rientrata subito senza salutarle?” – “Non volevo disturbarle” – mi rispose laconica, e si diresse in bagno per una doccia.
La sera era giunta, e ci preparammo per la cena. Solito trucco e parrucco per Patrizia, che aveva deciso di indossare una gonna dorata a mezza coscia ed una camicia bianca con sotto un reggiseno elegante lasciato intravedere nella scollatura sapientemente sbottonata, ballerine e trucco leggero. Dopo cena avevamo in programma una ballata in discoteca. Non ci andavamo da qualche anno, le ultime volte sempre in una discoteca estiva di gran grido sulla costa salentina. Ci accomodammo al tavolo per la cena, bollicine per brindare alla nostra splendida vacanza, poi frutti di mare e polpo arrosto. Una macedonia tropicale per terminare con una nota fresca e via verso il nostro solito bar. Ci accomodammo agli sgabelli del bancone ed ordinammo due Margarita, quasi a dare il benvenuto alla tappa messicana dell’indomani. Tirai fuori dalla tasca della giacca un pacchetto di sigarette, lo aprii e ne estrassi una. Non ero solito fumare, se non in qualche dopocena con amici, ma avevo voluto comprarne un pacchetto per questa crociera, per le fresche serate caraibiche sul ponte della nave. Trascurai di offrirne una a Patrizia che aveva fumato due o tre sigarette in tutta la sua vita, e fu perciò per me sorprendente sentirmi chiedere da lei di offrirgliene una. “Ma certo amore, perdonami ma proprio non pensavo che ti andasse di fumare, non lo fai mai!” mi scusai. “Potrei sorprenderti, sai?” replicò lei, con sguardo di sfida e sorriso malizioso. “Mai dire mai, e questa mi sembra una giusta circostanza per uno strappo alla regola!” aggiunse. Era proprio entrata nel giusto mood, lasciava percepire che fosse pronta a trasgredire alle sue abitudini ed ai suoi costumi abituali. Mi sfuggiva però ancora capire quanto lo facesse per me e quanto invece fosse frutto di un suo desiderio di dare una scossa alla sua vita, ad imprimerle un cambio di marcia. Ma poco importava, purchè fosse felice e ne godessi anch’io. Verso le 23 ci dirigemmo verso la discoteca. La pista da ballo era ancora semivuota, ed i posti a sedere ai tavolini ancora in buona parte liberi; questo procrastinare gli orari di tutto verso la notte non era cosa per noi, che invece gradivamo anticipare cena e dopocena. Ci accomodammo, poi mi diressi al bar dove presi un whisky per me (ma si, facciamoci del male). La pista si stava rapidamente riempiendo, la musica era piacevole, avevano messo su un repertorio anni ‘70/’80 evidentemente consono all’età dei presenti, non certo giovanissimi. Era una crociera non proprio alla portata di ragazzi, che probabilmente non l’avrebbero neanche apprezzata, ma per noi era ottimale, un divertimento organizzato e comodo che si addiceva alla nostra mezza età, con un piede nella piena maturità e l’altro nella voglia di sparare le nostre ultime cartucce di giovinezza. Mentre riflettevo sulla giustezza della nostra scelta mi avviai verso il tavolo, ma vi trovai solo Claudia, la terza delle amiche, che mi salutò allegramente: “Stefano! Sei pronto per scatenarti?” – ”Si,certo, ma dove sono gli altri?” – “Eccoli! Sono già in pista che si dimenano! Dai, andiamo anche noi!”. Mi porse la mano e mi tirò a passo svelto verso la pista. I nostri avevano conquistato il centro, e si erano disposti in cerchio, che noi prontamente allargammo infilandoci tra di loro. Io avevo davanti Patrizia, che, braccia alzate, muoveva sinuosamente i fianchi come a scivolare sul palo in una pole dance, sorridente tra Vincenzo ed Alberto, mentre Giovanna e Francesca ballavano incrociando le loro cosce una di fronte all’altra, i visi a sfiorarsi. Claudia mi guardò e si piazzò davanti, imitando con me il ballo delle sue amiche. Era più bassa di me, ma la sua gamba fra le mie arrivava a sfiorarmi le parti basse. Cercai di dissimulare il lieve imbarazzo, e mi lanciai in un ballo, non so quanto goffo, alzando anch’io le braccia e sfiorandole il viso col mio. La musica pompava, le luci abbaglianti mi accecavano ritmicamente per poi lasciare spazio a momenti più bui, rosso, bianco, rosso, blu, era una sensazione di sballo quella che mi stava prendendo, complice anche il whisky bevuto poco prima, ma mi sentivo bene, e volevo godermi la serata fino in fondo. Giovanna e Francesca, visibilmente sorprese e divertite da questo mio cambio di contegno, ci si avvicinarono ed iniziarono a ballare con noi alternandosi tra loro a strusciarsi con me in una danza sexy. I loro seni saltavano da far paura, riuscivo a scorgerli attraverso le generose scollature rischiare di venir fuori, grosse com’erano. Ne percepivo gli odori, ora che iniziavamo tutti ad accaldarci. Ad un certo punto fui preso in mezzo tra Francesca e Giovanna; la prima con il suo pube a ridosso del mio sedere, l’altra davanti a sfregare il seno sul mio petto; ero quasi impossibilitato a muovermi, mi limitavo ad ondeggiare lateralmente, finché di punto in bianco le due mi mollarono, e volteggiando abbracciate in un passo di danza a due iniziarono a baciarsi, lasciandomi di stucco ed immobile. Claudia mi si avvicinò, e facendomi l’occhiolino mi avvolse la vita con un braccio, afferrò la mia mano ed iniziò anche lei a volteggiare con me, così come facevano le due amiche, e mi baciò. Ero imbarazzato, e preoccupato che Patrizia potesse averci visti, ma quando la cercai con lo sguardo riuscii a vederla che ballava stretta a sandwich tra Vincenzo ed Alberto, incollati al suo corpo come due ventose. Le braccia al cielo, il suo sen sfiorava il viso di Alberto, che intenzionalmente teneva le gambe piegate per essere alla giusta altezza per avercelo proprio davanti, mentre Vincenzo si muoveva appena dietro di lei, che invece roteava il sedere quasi a voler accarezzare il sesso di lui. Fu una botta di adrenalina, che mi diede la spinta per giocare anch’io con Claudia, visto che mia moglie appariva decisamente indaffarata e le altre due amiche erano, evidentemente, qualcosa di più che amiche. Mi piazzai dietro di lei e cominciai a strusciare il mio sesso sul suo sedere, e lei sembrò esserne divertita; ogni tanto girava la testa all’indietro verso di me e mi sorrideva, finchè la stanchezza ed il caldo ebbero il sopravvento e decisi di ritornare al tavolo, dove solo Claudia mi seguì. “Vuoi bere qualcosa, Claudia” – “Molto volentieri Stefano, grazie, gradirei un Gin tonic”. Mi diressi verso il bar, presi due Gin tonic e ritornai al tavolo. “Sei molto brava nel ballo, Claudia” le dissi con un sorriso allusivo. “Grazie Stefano, ma devo dire che anche tu te la cavi molto bene!” mi rispose con sguardo ammiccante. Mi piaceva sentirmi fare i complimenti, l’atmosfera mi aveva fatto sciogliere, e l’eccitazione mi aveva fatto quasi dimenticare che, nel frattempo, mia moglie era nelle grinfie di due marpioni che se la spupazzavano. Ma ero tranquillo, avevo fiducia in Patrizia e non volevo in nessun modo tarparle le ali. Una rondine non fa primavera, ed una botta di vita non può incrinare un rapporto che invece è da una vita che dura, solido nelle basi di una famiglia felice. Così, dopo aver scorto Patrizia che ancora ballava, ma stavolta a distanza, con gli altri e le altre, continuai a chiacchierare con Claudia. “Ascolta, ma…. Francesca e Giovanna sono compagne?” – “Più o meno, ma sai, non si fossilizzano, sono quel che si dice “liquide”…. Ti è piaciuto guardarle?” – “Mi hanno preso decisamente alla sprovvista, però….si, devo dire che mi è piaciuto”. “Ed io ti piaccio?” mi chiese a bruciapelo, lasciandomi per un attimo con un’aria imbambolata. E cosa potevo risponderle? Oltretutto non era male, anche se poco slanciata ed un pò troppo rotondetta. “Certamente, sei una bella donna, ed anche con belle curve” – “Sei come tutti gli uomini? Ti piacciono le tette grosse?”. Aveva un modo di fare non proprio fine, sembrava andar poco per il sottile. Non sapevo chi avessi di fronte, poteva anche essere una poco di buono, anche se non mi pareva, ma probabilmente aveva solo voglia di divertirsi. Né Vincenzo né Alberto potevano essere il suo uomo, altrimenti sarebbero stati insieme in cabina; le due amiche facevano coppia a sé, restavo solo io nel gruppo con cui avere un’avventura. “Ma sai, meglio abbondare che scarseggiare, non credi?” risposi alla sua provocazione. “Certo, e questo vale anche per voi uomini!” replicò ridendo. Chissà se il suo sguardo aveva indugiato sul mio sesso in spiaggia; in questo caso dovevo esserle apparso più nella categoria “scarseggiare”, visto gli amici con cui si accompagnava. Però ci stava provando, ed a conferma di ciò mi chiese: “Tua moglie è gelosa? Non credo, visto come anche lei se la sta spassando con Vincenzo ed Alberto!”. Arrossii certamente, protetto solo dalla penombra della discoteca. Ma come spiegarle che Patrizia non era gelosa perché non gliene avevo mai dato motivo, e che io non ero geloso di lei, anzi, speravo di vederla coinvolta in situazioni come quella che si andava delineando in questi giorni sotto i miei occhi. Mi limitai a risponderle che no, non lo era, e lei ne apparve soddisfatta, certa che la strada fra lei e me si stesse spianando. Nel frattempo anche gli altri ritornarono al tavolo. Patrizia era rossa paonazza, mi stampò un bacio sulle labbra e mi disse: “Non mi scatenavo così da…mai!”, ridendo di gusto. “Mi prenderesti qualcosa da bere?” – “Ci penso io Stefano!” intervenne Vincenzo che, nonostante il volume della musica, aveva ascoltato quanto detto da Patrizia. Ritornò a mani vuote, ma seguito da un barman con un vassoio con su una bottiglia di Champagne, calici per tutti ed una stella filante che lasciava una scia di scintille natalizie. “Evviva!! Buona vacanza a tutte e tutti!!” esclamò Vincenzo mentre stappava la bottiglia. Brindammo tutti e gustammo quello Champagne ghiacciato che scendeva che era una meraviglia. Ridemmo e scherzammo finchè non terminammo il nostro drink, poi dissi a Patrizia: “Patrizia, esco a fumare una sigaretta, vuoi venire a fumartene una anche tu?” – “No Stefano, quella che ho fumato prima mi basta e mi avanza, vai tu”. – “Io me la fumo volentieri, ti accompagno io Stefano!” intervenne Claudia. Patrizia mi guardò di sottecchi, poi mi fece l’occhiolino e mi mandò un bacio volante con la mano. Uscimmo dalla discoteca, ma appena fuori Claudia mi strinse a sé e guardandomi negli occhi sentenziò: “Presto, vieni in cabina, voglio scoparti”. Mi tirò per mano, si mise quasi a correre verso il corridoio, io la seguivo inebetito, in balìa della sua decisione, senza la forza di dire nè no, nè ma, nè si. Aprì la porta della cabina, la richiuse alle mie spalle e, dicendo “Abbiamo poco tempo” si inginocchiò, mi slacciò i pantaloni e cominciò a farmi un sontuoso pompino. Accidenti, se ci sapeva fare. Il mio cazzo iniziò subito a gonfiarsi nella sua bocca, me lo leccava, lo succhiava e lo faceva scomparire completamente, fin nella gola. Poi si alzò e mi buttò sul suo letto, si tolse la gonna e gli slip, prese dalla borsetta un profilattico e me lo srotolò abile lungo l’asta. Si mise a cavalcioni, era talmente bagnata che in due soli colpi sprofondai dentro di lei, che cavalcava velocemente. Fece uscire le tette di fuori e me le diede da succhiare. Erano grosse e morbide, me ne riempivo la bocca alternandole. “Toccami dietro” mi chiese, mentre metteva in bocca insalivandolo il mio dito medio: la accontentai subito, massaggiando con movimenti circolari il suo buco per poi entrare lentamente. “Si così, sei bravo, ti piace mettermi il dito nel culo, vero?” sospirava mentre si strofinava su di me quasi a farmi male. Le risposi a tono: “Certo che mi piace, ed a te piace sentirti troia, vero?” Alle mie parole Claudia ebbe un orgasmo istantaneo, accompagnato da una abbondantissima secrezione vaginale. Doveva essere lo squirt di cui avevo sentito parlare, ma che non mi era mai capitato, nè con Patrizia nè con le mie precedenti ragazze. Dopo un istante si tolse da sopra, mi afferrò il cazzo, sfilò il profilattico e mi disse: “Sbrigati a venire, dobbiamo rientrare”. Cominciò a menarmi il cazzo velocemente, e quando vide che la cappella diventava gonfia e lucida la strinse tra le labbra, muovendo solo la mano: le esplosi in bocca una grande quantità di sborra, con infinite contrazioni. Claudia riuscì a tenerla tutto in bocca, e quando capì che l’eiaculazione era terminata si alzò di scatto, corse in bagno e sputò tutto nel lavandino, si lavò rapidamente i denti, e corse a rimettersi la gonna gridando e ridendo: “Presto, corriamo!!!” Io ero ancora senza parole, ero stato rimorchiato e scopato da una pazza che però mi aveva fatto morire. Non era previsto che a fare questa esperienza dovessi essere io, ma certamente non mi era dispiaciuto affatto! La seguii correndo, quindi rientrammo in discoteca, ma Claudia, furbescamente, mi disse: “Prendiamo qualcosa al bar, così possiamo dire di essere rientrati da un pò ed esserci trattenuti a bere”. Così facemmo, bevemmo del Gin tonic velocemente, ritornando al tavolo col bicchiere ancora mezzo pieno. Nel frattempo la musica era cambiata, avevano messo sù dei lenti, come si usava ai tempi della mia giovinezza, quando in discoteca si cercava anche di acchiappare qualche ragazza. Al tavolo mancavano Patrizia e Vincenzo, che cercai subito con lo sguardo trovandoli a ballare in pista. Le amiche guardavano con un sorrisino Claudia, che ricambiava . Tra di loro non credo ci fossero segreti, e sicuramente erano al corrente delle intenzioni di Claudia, che avrebbe senza alcun dubbio raccontato loro quanto accaduto. Poco male, pensai, l’importante è che non lo venga a sapere Patrizia; ma poi ebbi un attimo di esitazione: ma se io chiedevo a lei di essere complice e di essere sincera con me, perché io dovevo comportarmi diversamente? Forse che anche lei non avrebbe avuto piacere a sentirsi indirettamente partecipe della mia avventura, magari ascoltandola mentre facevamo l’amore? C’era però una differenza: io le avevo sempre espresso il desiderio di saperla con un altro uomo, lei invece non aveva mai espresso questo desiderio verso di me, dunque non sapevo se lo avrebbe accettato come un gioco o come un tradimento. Decisi di prendere tempo ed aspettare a confessarle quanto accaduto quando e se si fosse presentata l’occasione giusta. Non volevo certamente rischiare di incrinare il nostro rapporto per una botta con una semisconosciuta che non avrei mai più rivisto. Continuai a sorseggiare il mio Gin tonic mentre Alberto e le ragazze ridevano e parlavano di non so cosa, né mi interessava. Ora il mio sguardo era rivolto verso mia moglie, che riuscivo a scorgere abbracciata a Vincenzo in un ballo romantico, stretti mentre si parlavano vis à vis, quasi a sfiorarsi le labbra, ora a sussurrarsi qualcosa all’orecchio, ora lei a ridere reclinando il capo all’indietro. Stava evidentemente flirtando, e lo faceva in un modo straordinariamente femminile e di classe, chè a confronto il comportamento della povera Claudia lasciava alquanto a desiderare, per usare una perifrasi. Un leggero senso di colpa mi prendeva, e mi impediva di provare alcun sentimento di gelosia per quanto avveniva in pista. Era bella, bellissima, ed io ne ero follemente innamorato, ora forse ancor di più. Mentre la guardavo sorridevo, tanto che Francesca, accortasene, mi si rivolse dicendo: “Sono belli, vero? Stanno bene insieme, non ti pare?”. Non sapevo cosa risponderle, per cui continuai a sorridere, senza proferire parola. Infine il DJ ricominciò con la disco music, ma a quel punto per noi la serata si era già prolungata parecchio; Patrizia e Vincenzo ritornarono verso di noi, lei con lo sguardo un pò basso, lui al solito spavaldamente dritto come un fuso. Giunti al tavolo Patrizia alzò lo sguardo verso di me: “Cosa ne dici se ci ritiriamo? Si è fatto tardi” – “Certamente cara, rientriamo, domani ci attende un’altra escursione”. Ci salutammo, io con un arrivederci ed un gesto della mano verso tutti, mentre Vincenzo riservò un elegante baciamano a Patrizia ed un sorriso a me, dicendo: “Grazie della bella serata, a domani!”. Rientrammo mano nella mano in cabina. Ci facemmo una veloce doccia e ci mettemmo a letto, stanchi della giornata trascorsa. “Sei stata bene amore?” – “Si, e credo che sia stato lo stesso per te, o sbaglio?” mi rispose in un modo che lasciava trasparire una impercettibile vena sarcastica. Che avesse mangiato la foglia? Che avesse addirittura capito quanto accaduto? In una reazione di difesa rintuzzai: “Certamente! D’altronde mi sono lasciato andare anch’io, quando ho visto come andavi splendidamente al galoppo a briglie sciolte con i tuoi amici” – “Non dovevo forse? Forse non è quello che mi hai sempre chiesto di fare?”. Forse avevo esagerato a risponderle così, ed allora la buttai subito sul dolce, ed abbracciandola le dissi: “Ma certo amore, sono contento che tu sia stata bene, e devo dirti che stasera eri non solo bellissima, ma sprizzavi una seducente femminilità che mi ha conquistato, e devo dire non soltanto me…” – “Vedo che non abbandoni la tua vena polemica, Stefano” mi rispose irrigidendosi. “Giochiamo a carte scoperte allora: vuoi che continui o che mi fermi? Vuoi rimangiarti tutto adesso che ti sfiora il dubbio che io lo stia facendo non solo per esaudire un tuo desiderio ma perchè mi va di farlo, perchè magari mi sono accorta alla mia età di piacere ancora, di riuscire ancora a sedurre un uomo e sentirmi pienamente donna, o vuoi fermarti perchè ti sei accorto che mi piace un altro uomo, che mi sfiora l’idea di poterci fare l’amore? E tu, che ti sei strusciato ben bene con quella Claudia, che poi ti ha seguito fuori con la scusa della sigaretta e con la quale non so cosa abbiate detto e fatto, né lo voglio sapere? Predichi bene e razzoli male? No davvero Stefano, dimmi chiaramente, è questa la tua coerenza? Non avevo ragione quando ti dicevo che tu saresti morto di gelosia se solo mi avessi vista flirtare con qualcuno? Allora guarda, facciamo così, non li frequentiamo più e stiamo da domani soli, io e te, senza interferenze esterne, godiamoci il mare, il cibo ed il sole, e probabilmente solo questo, fino alla fine della vacanza, e poi ce ne torniamo serenamente e mestamente a casa a riprendere a lavorare! Ti sta bene così?”
Mi aveva detto tutto questo senza un attimo di respiro, senza soluzione di continuità, impedendomi di replicare alcunché, con una veemenza, una rabbia direi, che mi aveva lasciato senza parole. La sentii respirare velocemente, a riprendere fiato, adirata ma al contempo triste, non so se per avermi parlato con troppa veemenza, o perchè dispiaciuta per come mi ero comportato con Claudia, o per l’eventualità che io le rispondessi che sì, forse aveva ragione, che dovevamo darci una calmata e veder sfumare così l’opportunità di vivere un’avventura fuori dall’ordinario. Cercai le parole giuste per calmarla e per rimettere in sesto una vacanza che era iniziata e proseguiva nel migliore dei modi, ma che adesso stava per sfuggirci di mano. “Amore, amore mio, ascolta. Per me questa si sta rivelando la più bella delle nostre vacanze, la più bella delle nostre avventure, e non potrei chiedere di meglio. Sono felice che tu abbia trovato, prima in te stessa e poi in Vincenzo (pronunciai il suo nome scandendolo lentamente) le giuste motivazioni per vivere questa avventura che, prima di essere di coppia, è tua e tua soltanto. Io non posso che essere felice che tu stia vivendo tutto ciò e che tu ne sia molto presa. Sono felice che tu abbia ritrovato fiducia in te stessa e nella tua femminilità forse troppo a lungo repressa dalla nostra routine, e mi dispiace non averti forse fatto capire quanto invece tu sia affascinante ai miei occhi, quanto mi piaci e quanto ti desidero. Cercare di tenerti tutta per me sarebbe un atto di egoismo, e l’egoismo non va d’accordo con l’amore. Io ti amo per quel che sei, ed anche per quello che potresti mostrarmi di essere in questa nostra meravigliosa vacanza, se ti andasse di diventare altro, perché se lo desideri io non voglio precluderti nulla e nessuno, voglio solo la tua felicità. Sai, mentre ti guardavo ballare con lui sorridevo, tanto che Francesca se ne è accorta e mi ha detto che eravate belli insieme, tu e Vincenzo”. “Si, anche tu e Claudia sembravate ben affiatati” mi rispose imbronciata Patrizia, ma con un tono decisamente diverso da prima, quasi da bambina offesa. Tirai tra me e me un sospiro di sollievo: ce l’avevo fatta, ero riuscito a raddrizzare la situazione. Bisognava rendersi conto che sono giochi in cui è un attimo trovarsi a cader giù dalla corda tesa, che si tratta di equilibri assai instabili nei quali ognuno deve fare da contrappeso all’altro, e muoversi con molta cautela. Mi avvicinai a Patrizia e suggellammo la pace con un dolcissimo bacio. Ma mentre ci baciavamo sentimmo delle voci provenire dalla cabina a fianco, cioè da quella delle ragazze. Per l’esattezza non si trattava di voci, ma di lamenti e sospiri, di “Dai”, di “Si” e di “Ancora” pronunciati senza paura di farsi sentire. Evidentemente le ragazze erano state raggiunte dai nostri amici, o forse solo da uno dei due. Ci guardammo, e Patrizia disse: “Deve essere Claudia, magari si sta intrattenendo con Alberto” – “E perché proprio Alberto e Claudia? Potrebbe essere chiunque di loro” replicai. “Guarda, Francesca e Giovanna non credo proprio, quando sono uscita sul balcone le ho viste che si stavano baciando, dunque lo escluderei. Per quanto riguarda il possibile lui, credo che Vincenzo sia… preso da altre, o almeno credo”. Tralasciai di riferirle quanto dettomi da Claudia sul conto delle amiche per non farle capire la confidenza dei nostri discorsi, e non farle sospettare quant’altro accaduto, non era assolutamente il momento. I lamenti e le grida si facevano sempre più forti, finchè udimmo chiaramente un lamento maschile prolungato che segnava la fine dell’amplesso. Ma con lo stupore di entrambi seguirono altri lamenti, ancora femminili, ancora più espliciti, che ci giunsero più chiari: “Ah, si, ah, ancora, mi stai spaccando, ma non fermarti, dai, dai, daaaiiiii!”. Era venuta, indiscutibilmente, ed ora un’altra voce, ancora maschile, ma più profonda della precedente, che diceva: “Si, avvicinati, sto per venire, si, si, si, ahhhhh!!!”. Era chiaro che dentro ci fossero entrambi, sia Vincenzo che Alberto. Con chi e con quante di loro se la fossero spassata, non lo potemmo però capire. Guardai Patrizia, il suo sguardo si era velato di tristezza. Il suo giocattolo non era quindi solo suo, o non lo era affatto. Il mio timore era che, essendo la sua prima scappatella, chiamiamola così, si stesse facendo coinvolgere emotivamente, che stesse prendendo un’infatuazione, come può capitare quando dopo tanto tempo ci si sente desiderati da qualcun altro o altra. D’istinto la accarezzai e la baciai, ma quella situazione che in altre occasioni avrebbe potuto accendere il nostro desiderio si rivelò mortificante per Patrizia, che mi girò le spalle e non parlò più finchè non si addormentò. Sperai che l’indomani potesse riportare la serenità tra di noi, e presto caddi anch’io in un sonno profondo.
Continua

3 Comments

  • Piombo63 Piombo63 ha detto:

    Sempre molto bello ed eccitante aspetto il prossimo capitolo spero presto

  • STE STE ha detto:

    Sinceri complimenti il tuo racconto mi piace tantissimo una bella storia di coppia come non accade di frequente di leggerne, rimanere nell’ ambito dell’avventura che puo’ accadere e’ un valore aggiunto al racconto, troppe volte leggo di racconti molto troppo surreali a mio personale parere. Ti auguro di scriverne ancora molti di capitoli per la tua e mia soddisfazione. A presto

    • stefanopermilu stefanopermilu ha detto:

      Grazie! Aspetto di avere un pò di tempo per concentrarmi. Lo sforzo maggiore è cercare di entrare in modalità “psicologia donna”, cercando di pensare ed agire come fossi Patrizia. Ci proverò per elaborare un finale, che però già si delinea nella mia mente.

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