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Racconti Erotici

Le avventure di Marco – Vecchi racconti di ErosItalia

By 15 Maggio 2022No Comments

Salve, mi presento. Sono Marco e sono un biologo di 32 anni che ha avuto un passato decisamente pieno di avventure. Sono convinto di non essere bello e sono altrettanto convinto che tutto quello che mi è successo è accaduto perché mi trovavo al momento giusto, nel posto giusto, o sbagliato, non si sa. Sono la classica persona normale, che si è trovata per pura coincidenza in situazioni quasi incredibili.
Queste avventure iniziarono verso i dodici anni. Abitavo in Liguria dalle parti di Genova dove io e il mio unico amico, Mario, giocavamo nelle alture di quella bellissima riviera. È con imbarazzo che vi racconto che fu proprio lì e soprattutto a quell’età che le donne iniziarono a turbarmi. Ricordo mia madre quando mi portava al mare e come ogni bambino ero contento di andarci, soprattutto quando incontravo sulla spiaggia delle ragazze in topless. La nudità del seno mi ha sempre colpito, ho sempre trovato il seno di una donna come una cosa bella. Il fatto che alcune ragazze si mettessero in topless ed altre no, mi rendeva curioso. L’istinto di spiare, per cercare di intravedere il seno delle ragazze che non erano in topless era grande in me. Trovavo allora e trovo tutt’oggi molto più eccitante intravedere il seno di una ragazza che non lo mostra piuttosto che guardare una ragazza in topless. Infatti ricordo che la mia prima erezione l’ho avuta proprio a casa di Mario spiando sua madre che si spogliava per prendere il sole nuda nel terrazzo. La famiglia di Mario è molto più giovane della mia ed aveva abitudini completamente diverse. Mario raccontava che sua madre girava spesso nuda per casa e che lui e sua sorella, d’estate, dormissero spesso nudi. Sinceramente non ho mai desiderato vedere la mia famiglia in quelle condizioni, però quella di Mario mi eccitava. Sembra incredibile, ma la mia prima esperienza sessuale l’ho avuta inconsapevolmente a quell’età, rendendomi conto di quello che avevo fatto solo molti anni più tardi. Tutto capitò in un caldo giorno di sole, quando io Mario e sua sorella, nel nostro posto segreto, ci mettemmo a prendere il sole. Io mi misi in mutande, ma Mario e sua sorella si spogliarono completamente. Eccitato dalla situazione e per non essere da meno mi spogliai, con una bella erezione. La sorella di Mario incuriosita dal fatto che il mio stava su e quello di Mario giù, incominciò a toccarmelo e sinceramente provai molto piacere sia per la situazione che per il contatto. Fu così che per capire bene le cose oltre al mio cominciò a toccare quello di Mario che durante quei controlli si alzò. Io d’altronde ero molto incuriosito dalla nudità della sorella di Mario, che non avendo ancora il seno lasciava un’unica parte da esplorare. Mi feci coraggio e gliela toccai con la mano ma senza troppe sorprese.
A Pisa la vita era molto diversa, sia come amicizie che come modo di vivere. Nei primi anni conducevo la vita di un normalissimo ragazzo, che non pensa altro che giocare a calcio. Finché nell’appartamento vicino al mio non venne ad abitare Silvia. Avevo compiuto 16 anni e Silvia era l’unica ragazza della nostra età nel quartiere. Mi piaceva molto ed era fatta molto bene. Il caso volle che i nostri genitori divennero amici, al punto che il 4 di agosto andammo in montagna tutti assieme. Arrivammo nel luogo di destinazione e dopo aver mangiato, io e Silvia ci allontanammo inoltrandoci nel bosco per poi uscirne vicino ad un torrente che lei conosceva. Camminammo lungo il torrente fino ad arrivare in uno spiazzo di ghiaia dove ci sdraiammo. Era un posto bellissimo, il torrente correva nel bosco fitto. Nei paraggi non c’era nessuno e Silvia era bellissima, indossava un paio di pantaloncini corti neri e una maglietta di cotone giallo chiaro. I nostri genitori ci avevano vietato di entrare nel torrente, ma noi non resistemmo e giusto per giocare decidemmo di costruire una piccola diga tra due grossi massi. Ci togliemmo le scarpe per non inzupparle e Silvia, mentre stava posando un sasso, perse l’equilibrio, si aggrappò a me e cademmo nell’acqua gelata. Per fortuna non ci facemmo niente. Quando lei si rialzò, non potei non notare che con l’acqua la maglietta gialla era diventata trasparente, facendo intravedere così il suo seno e il suo capezzolo. Non mancava molto all’ora in cui dovevamo ritornare e quindi per asciugarmi in fretta mi tolsi la maglietta ed i pantaloncini e li misi su di un grosso sasso al sole. Invitai Silvia a fare altrettanto, ma non volle. Le promisi che non l’avrei guardata e mi sedetti guardando il bosco. Lei mi chiese di non voltarmi. Io rimasi fermo e poco dopo sentii la sua schiena fredda appoggiarsi sulla mia. Si era tolta la maglietta e l’aveva messa al sole per poi sedersi dietro di me, schiena contro schiena. La sola idea che lei fosse seminuda mi eccitava moltissimo e la curiosità mi spingeva a fare qualcosa per poter vedere il suo corpo. Dopo qualche minuto di silenzio e dopo molti viaggi mentali mi alzai con la scusa di controllare se le magliette erano asciutte e notai che si era tolta anche i pantaloncini neri. Lei era seduta con le sue mani sul seno e con le gambe raccolte. Toccai le magliette, ma erano ancora bagnate, mi rigirai verso di lei e notai che si era sdraiata al sole, sempre con le mani sul seno. Mi avvicinai e mi sdraiai di fianco a lei. Rimanemmo a lungo in silenzio a prendere il sole. Iniziammo a parlare delle vacanze estive e mi disse che sarebbe andata al mare con i suoi genitori in Corsica e discutendo del più e del meno mi disse che lei al mare ha sempre preso il sole in topless insieme a sua madre. Io ero già eccitato al solo pensiero di lei in topless e quando le chiesi perché allora si copriva con me, mi rispose dicendo che si vergognava. Continuammo a discutere, fino a quando la convinsi. Tolse lentamente le mani e le appoggio’ vicino ai suoi fianchi. Dio che spettacolo, aveva un seno stupendo e sodo, che non sembrava affatto risentire della forza di gravità. Mi accorsi subito che la sua abbronzatura non aveva il segno del costume. Dopo qualche istante si ricoprì il seno di scatto e mi disse di non guardarla come un allupato. Per calmarmi mi alzai e andai a fare pipì. Mi misi vicino ad un albero e feci pipì. Quando finii, mi girai e mi accorsi che si era messa a pancia in giù e che mi stava guardando. Mi risedetti vicino a lei in silenzio e incantato rimasi a guardarle il fondoschiena. Aveva delle mutandine a perizoma che mi facevano impazzire. Ad un tratto la sua voce mi disincantò, le chiesi di ripetermi cosa mi aveva appena detto: “Me lo fai vedere?”
Io turbato e sconvolto con la voce tremante non sapevo cosa rispondere, ma poi capii che quella era una di quelle occasioni nelle quali bisogna prendere la palla al balzo e le risposi di sì. Lei si girò di scatto facendo sobbalzare il suo seno mettendosi seduta ad aspettare il mio show. Mi abbassai le mutande e mi distesi vicino a lei chiudendo gli occhi, vergognandomi quasi. Il mio coso era piccolo a causa delle troppe emozioni, ma quando lei me lo spostò per esaminarlo, iniziò piano piano a indurirsi. Aprii gli occhi e la vidi divertita. Mi chiese se lo facevo apposta a farlo alzare e se potevo farlo ridiventare piccolo. Risposi che mi si induriva quando mi eccitavo e che non lo si comanda a piacere. Lei me lo toccava e lo guardava divertita. Io presi coraggio e con una mano strinsi il suo seno. Era la prima volta che ne toccavo uno, ed era bello, sodo, morbido, stupendo! Premetti la mano sul suo petto sentendo il capezzolo duro nel palmo. Dio che sensazione straordinaria. Qualche istante dopo mi tolse la mano dal seno ricordandomi che era tardi e che dovevamo tornare. Ero soddisfatto, ci rivestimmo e tornammo indietro. Strada facendo mi fece promettere, se mi interessava la nostra amicizia, di non raccontare a nessuno quanto accaduto, nemmeno agli amici più intimi. Silvia pochi giorni dopo partì per la Corsica ed al suo rientro l’andai a trovare. Mi fece accomodare in camera sua e mi raccontò dei posti stupendi dove era andata, mi mostrò delle foto e dei souvenir che aveva comprato. Mi raccontò di essere stata anche in alcune spiagge libere, dove c’erano anche dei nudisti. Stavo per chiederle se anche lei si era messa nuda ma in quell’istante suonò il telefono. Si alzò ed andò a rispondere in salotto, dove iniziò a chiacchierare con una sua cugina. Nell’attesa intravidi nel cassetto del suo comodino un altro blocchetto di foto che non mi aveva mostrato. Le presi, stando attento che Silvia non tornasse, ed iniziai a sfogliarle. Nella prima foto Silvia era sdraiata di schiena mentre prendeva il sole. Alla seconda mi fermai, erano lei e la madre sedute in riva al mare in topless. Iniziai ad eccitarmi, le sfogliai in fretta, lei era sempre in topless. Era bellissima, il suo seno mi faceva impazzire, ma alla fine sorpresa delle sorprese, lei nuda di schiena che prendeva il sole, con il segno dell’abbronzatura al posto del perizoma, e dulcis-in-fundus, un paio di foto di lei nuda che risaliva dall’acqua con un’altra ragazza. Iniziai a tremare dall’emozione, rimisi via le foto e cercai di calmarmi. Dopo un paio di minuti ritornò ed iniziò a raccontarmi della sua esperienza nella spiaggia libera, dove erano quasi tutti nudisti. Mi disse che era l’unica spiaggia accessibile a piedi dal posto dove i suoi genitori avevano prenotato e che nonostante il primo impatto un po’ imbarazzante, si abituarono. I suoi genitori non si misero nudi e neanche lei inizialmente. Mi raccontò della prima volta che si mise nuda. Era andata in spiaggia da sola e si era messa a prendere il sole vicino ad una famiglia di nudisti che aveva due figlie della sua età. Stese il telo da mare e facendosi coraggio si tolse il perizoma rimanendo completamente nuda. La cosa la eccitava molto e le piacque. Rimase tutta la mattina a prendere il sole e a fare il bagno. Ma verso mezzogiorno senza che se ne accorgesse arrivarono i suoi. Lei stava giocando in acqua con le sue nuove amiche e quando i suoi la chiamarono, non sapeva più cosa fare. Molto imbarazzata uscì ed andò da loro. Rimase stupita perché i suoi non le dissero niente, cosa che la rese felice. Il giorno seguente andò in spiaggia con i suoi e si misero nuovamente vicino alla coppia del giorno prima. I suoi non si misero nudi e lei imbarazzata non sapeva cosa fare. La madre, che nel frattempo si era accorta dell’imbarazzo, le disse in un orecchio che se voleva poteva mettersi nuda e così fece, si spogliò ed andò in acqua a giocare con le amiche. Non mi raccontò nient’altro di quel posto e non mi ricordo più come, ma iniziammo a parlare di noi. Disse che io ero un amico, anzi forse più di un amico, ma che non era innamorata di me. Verso la metà di Settembre Silvia mi chiese di accompagnarla in giornata vicino a Forte dei Marmi a trovare un’amica. Inventammo una scusa per stare via tutta la giornata senza dire ai nostri genitori dove veramente stavamo andando. Prendemmo il treno ed arrivammo alla stazione dove la sua amica ci stava aspettando. Cristiana era carina ma non bella, con dei capelli neri lunghi e occhi azzurri che stonavano un po’ . Ci accompagnò in giro per il paese e poi dopo aver comprato dei panini andammo verso il mare. Nonostante il caldo in quei giorni le spiagge erano quasi deserte. Camminammo a lungo, attraversammo un pezzo di scogliera ed arrivammo in una spiaggetta isolata dove non c’era quasi nessuno. Ci sedemmo vicino agli scogli, stendemmo i teli da mare e ci sedemmo. Io e Silvia avevamo portato il costume, ma lo dovevamo ancora indossare, visto che alla partenza non sapevamo qual era il programma della giornata. Chiesi sottovoce a Silvia se mi poteva coprire con l’asciugamano mentre mi cambiavo. Lei accettò e mi cambiai sotto il suo sguardo. Lei non fece una piega, vista poi l’esperienza del campo nudisti, il mio coso non la poteva di certo colpire. Con tutta calma mi sistemai il costume per poi andare a stendermi. Cristiana si era già stesa al sole con il suo costume a due pezzi. Quando fui steso Silvia, sorprendendomi, mi chiese di reggerle l’asciugamano ed io eccitato accettai. Girata di schiena si tolse i bermuda, si tolse le mutandine ed indossò il perizoma, dicendomi che oggi aveva deciso di farmi felice. Capii solo più tardi che intendeva mettersi in topless. Indossato il perizoma senza togliersi la maglietta levò il reggiseno, lo mise nello zainetto ed andammo a stenderci al sole. Quando ci sedemmo iniziò a parlare con Cristiana delle vacanze e nel frattempo si tolse la maglietta sotto gli occhi stupiti dell’amica. Io rimasi incantato a guardarle il bel seno perfettamente abbronzato e mi sdraiai. Andammo a fare un primo bagno, dove giocando nell’acqua ne approfittai per toccarle il seno. Una volta tornati a riva e dopo esserci stesi al sole Silvia prese lo zainetto e tirò fuori le foto del mare per mostrarle a Cristiana. Io pensai che fossero solo quelle che mi aveva mostrato, ma invece c’erano anche quelle nascoste. Me ne accorsi solo quando Silvia parlava del campo nudisti. Mi alzai e vidi le foto di lei nuda che usciva dall’acqua. Dissi a Silvia di non aver mai visto quelle foto, e lei me le passò quasi con uno sguardo divertito, soprattutto per l’imbarazzo di Cristiana. Dopo aver visto le foto, per calmare i miei bollenti spiriti mi misi in acqua, lasciandomi coccolare dalle onde. Mi girai verso la spiaggia proprio quando Silvia stava slacciando il pezzo sopra del costume a Cristiana, che stava stesa a pancia in giù, per farsi spalmare la crema solare. Mi avvicinai un po’ ed il vento a mio sfavore mi aiutava a sentire i loro discorsi. Silvia chiedeva a Cristiana perché non si metteva in topless, facendole notare quanto sta meglio un seno tutto abbronzato. Non sentii la risposta, ma so solo che dopo un paio di minuti Silvia iniziò a solleticarla prendendole il reggiseno e lanciandolo distante. Alla fine Cristiana si arrese e si girò. Arrossì quando vide il mio sguardo sul suo bianco seno, ma poi si abituò. Il suo seno prosperoso era un po’ cadente, ma ugualmente bello. In quelle condizioni e con quello spettacolo, l’erezione non mi passava, soprattutto quando iniziarono a spalmarsi sul seno la crema solare. Mangiammo e passammo lì le prime ore del pomeriggio. Verso le due ci rivestimmo e rientrammo. Salutammo Cristiana ed andammo a prendere il treno. Nel viaggio di ritorno Silvia mi chiese se ero stato contento della giornata ed io le risposi dicendo che meglio di così non poteva andare. Mi sorrise, si avvicinò e mi diede un bacio sulle labbra. Quello fu l’unico bacio che riuscii ad avere da Silvia. In quell’inverno la buona considerazione che avevo di me si abbassò, soprattutto da quando Silvia si innamorò di un suo compagno di classe, trascurando così la nostra amicizia. Ebbi un triste periodo che durò fino alla maturità. Uscivo solo con i miei amici, ma non riuscivo ad avere storie con le ragazze. Però le vacanze estive dopo la maturità meritavano qualcosa di speciale, visto che ero uscito con il massimo dei voti ed avevo raggiunto la maggiore età. All’arrivo dell’estate organizzammo di andare in campeggio in Toscana con i miei amici e con delle ragazze che avevo conosciuto all’università, ma poi, come accade spesso, molti avevano dato forfait. All’ultimo appuntamento in un locale pochi giorni prima della partenza ci trovammo in due, io e un’amica delle ragazze di biologia. Eravamo gli unici convinti di voler fare quella vacanza a tutti i costi. Annamaria lavorava e quello era l’unico periodo di ferie che aveva avuto in due anni di lavoro e per nulla al mondo avrebbe voluto passarle a casa. Io d’altro canto arrabbiato per il forfait degli amici e per il bidone delle compagne di università decisi testardamente di partire lo stesso con Annamaria, anche se l’avevo vista solamente un paio di volte. Quella sera al locale fu lei a propormi di partire ugualmente, aggiungendo oltretutto la proposta di cambiare meta. Mi propose l’isola di Capraia. Mi raccontò che una sua amica qualche anno fa c’era stata e che è un posto rilassante e tranquillo, dove c’è poca gente e si sta veramente bene. Essendo l’isola non troppo grande decidemmo di portare via le bici. Annamaria nel tempo libero andava via spesso in mountain-bike e molto gentilmente, visto che io ne ero sprovvisto, si offrì di prestarmi quella di suo fratello. Quella sera ci scambiammo i numeri di telefono e fissammo la data della partenza. Il giorno della partenza alle sette del mattino passò lei a prendermi col fratello che ci avrebbe accompagnato fino a Piombino dove avremmo preso il traghetto. Arrivammo puntuali, imbarcammo le bici e salutammo il nostro gentile accompagnatore. Ci aspettavano tre ore di traghetto, quindi una volta sul ponte appoggiammo gli zaini e scambiammo due chiacchiere. Parlammo dei preparativi e dell’attrezzatura che ci eravamo portati via. Ci eravamo organizzati proprio bene. Le bici con le loro sacche tenevano la tenda a igloo, il fornellino, il materassino e l’attrezzatura in genere, mentre negli zaini il vestiario ed i sacchi a pelo. La maggior parte dell’attrezzatura l’aveva portata lei, visto che suo fratello faceva spesso questo tipo di vacanze. Sulla nave tirai fuori la mia nuova macchina fotografica e ci scattammo un paio di foto. Annamaria è una più simpatica che carina e la sua compagnia era piacevole. Arrivati sull’isola montammo sulle biciclette e ci dirigemmo verso il campeggio. Erano quasi le due del pomeriggio e dopo aver passato il paese ci fermammo all’ombra di una pianta per mangiare un panino. Da lì si godeva un panorama stupendo e si intravedeva il campeggio. Dopo una mezz’oretta ripartimmo e grazie alla discesa in pochi minuti arrivammo al campeggio. Il campeggio di Capraia è l’unico campeggio dell’isola, più avanti c’è un villaggio turistico, e nient’altro. Il campeggio non era male, solo che la vegetazione non era molta. Nonostante questo riuscimmo a trovare un posto all’ombra dove ci sistemammo e montammo la tenda. Annamaria si chiuse nella tenda e si mise il costume, dopodiché quando anch’io fui pronto andammo alla spiaggia per farci il bagno. L’acqua era trasparente, solo che la spiaggetta del campeggio, era un po’ sporca. Risalimmo dall’acqua e ci mettemmo a prendere il sole. Annamaria era fatta davvero bene, non una smagliatura e nemmeno un po’ di cellulite. La spiaggia era molto popolata, visto che nell’isola ce n’erano solo due accessibili facilmente. Giocammo un po’ con la settimana enigmistica e passammo il pomeriggio lì. Verso le sette andammo al market del campeggio e comprammo il necessario per la cena. Più tardi andammo alla reception per informarci sui posti raggiungibili con la bicicletta ed andammo a dormire. Entrai in tenda, mi cambiai ed una volta uscito aspettai che lei facesse altrettanto e ci mettemmo a dormire. La mattina seguente prendemmo le bici e dopo aver comprato qualche panino partimmo per la nostra prima escursione. In pratica percorremmo con la bici un sentiero molto ripido che portava ad una scogliera sul mare. Ci sistemammo sugli scogli, facemmo il bagno. In quei due giorni passati assieme, eravamo ormai in confidenza e così sempre con un certo riguardo dissi ad Annamaria che se voleva poteva mettersi in topless, perché per me non era un problema e che non lo avrei detto a nessuno. Lei mi rispose che non lo aveva mai fatto, anche se il segno bianco del reggiseno non le piaceva, ma che però si vergognava troppo. Capii e parlammo d’altro. Più tardi, dopo aver mangiato, andai a fare una passeggiata lungo gli scogli per fare qualche foto. Io amo molto camminare lungo gli scogli, anche se può essere un po’ pericoloso. Avvertii Annamaria che sarei tornato tra un’oretta e partii. Dopo un quarto d’ora e qualche foto ai paesaggi stupendi di quell’isola mi accorsi di un gommone vicino alla riva. Mi avvicinai e vidi un ragazzo con due ragazze che stavano scendendo per sistemarsi sugli scogli. Guardai con il teleobiettivo della macchina fotografica e mi accorsi che una volta sistemati, si misero nudi. Decisi di non disturbarli e tornai indietro. Cambiai strada quando vidi un sentiero che passava sopra gli scogli. Arrivai dietro il posto dove ci eravamo sistemati con Annamaria e da dietro un cespuglio la spiai. Stava uscendo dall’acqua, si guardò intorno e visto che non c’era nessuno si tolse il reggiseno. Rimasi immobilizzato dietro il cespuglio e notai che continuava a guardare verso la direzione da dove io dovevo rientrare. Era davvero bella con i capelli bagnati e con quel fisico, con un seno che oserei dire perfetto. Era sodo e prorompente. Dopo qualche minuto tornai indietro lungo il sentiero ed arrivai da Annamaria lungo la scogliera. Lei appena mi vide si mise il reggiseno prima che potessi vedere qualcosa. Arrivato mi chiese cosa c’era lungo la scogliera e le raccontai delle foto fatte e niente di più. Mi sdraiai vicino a lei e passammo il resto della giornata a chiacchierare ed a parlare dei nostri amici. Il giorno seguente arrivammo in una scogliera dalla parte opposta dell’isola. Ci sistemammo e dopo esserci ripresi da quella estenuante pedalata andammo a farci una pinnata. Il fondale era davvero bello e quando tornammo ci stendemmo al sole. Io mi alzai per mettere una bottiglia in fresca nell’acqua di mare e cercando un po’ d’acqua protetta dagli scogli intravidi due coppie di nudisti. Tornai indietro e lo dissi ad Annamaria, che si alzò incuriosita per andarli a guardare. Tornò indietro ridendo e si distese al sole. Alla sera in tenda, dopo aver cenato, chiacchierando tornammo a parlare dei nudisti. Io le chiesi se aveva mai preso il sole nuda e lei mi rispose di no. Le chiesi se non si era mai messa neanche in topless e mi confessò che il giorno prima mentre io facevo la passeggiata, lei ci aveva provato e che la eccitava, solo che si vergognava della presenza di altre persone. Io le risposi che una ragazza con un fisico come il suo non doveva vergognarsi di un bel niente e ci mettemmo a dormire. Il giorno seguente visto che il tempo non era bello andammo fino al paese a fare delle spese e la sera, quando si mise a piovere, ci chiudemmo in tenda con due panini e una bottiglia di vino. Chiacchieravamo e bevevamo e finimmo presto quella bottiglia. Uscii e ne comprai un’altra con delle patatine da mangiare. Mangiammo e bevemmo e i nostri discorsi finirono sul sesso. Lei, quasi ubriaca, mi raccontò di averlo fatto solo una volta e che però non le era piaciuto, forse perché lui correva un po’ troppo. Io le raccontai una bugia e le dissi di non essere vergine e che l’avevo fatto con una ragazza che aveva già una certa esperienza. Ma mentre io le stavo raccontando lei ubriaca si addormentò. Io mi spogliai e mi cambiai davanti a lei che dormiva, poi la coprii col sacco a pelo e mi addormentai. Al mattino ci svegliammo con un forte rincoglionimento ed andammo a fare colazione. Mi informai sulle possibilità di affittare una barchetta a motore, ma era troppo costoso per noi, quindi optammo per una canoa a due posti. Dopo qualche pagaiata impacciata prendemmo il giusto ritmo e ci avviammo lungo la costa. Dopo una mezz’ora ci fermammo su di una spiaggia di ghiaia per riposarci e farci il bagno. Finché prendevamo il sole tornai sul discorso del nudismo e le spiegai che lo trovavo eccitante e cercai di convincerla che superare certe vergogne e timidezze con un po’ di sfrontatezza era eccitante e divertente. Andammo a fare il bagno e per dimostrarmi che non era timida si tolse il reggiseno, senza far uscire però il suo seno dall’acqua. Pochi istanti dopo si tolse anche gli slip. Io mi immersi e la raggiunsi sott’acqua. Quando sbucai vicino a lei, cercò di rivestirsi in fretta, ma riuscii a prenderle il costume e a tornare a riva. Uscii dall’acqua, lasciandola lì nuda. Mi distesi al sole e la invitai a raggiungermi. Lei non voleva e mi chiese almeno il pezzo di sotto del costume. Glielo lanciai e la aspettai sulla riva. Si mise il pezzo di sotto e uscì coprendosi il seno con le mani. Allora io per prenderla in giro mi coprii il petto, lei capì e tolse le mani. Era davvero bella, mentre risaliva il suo seno si muoveva ipnotizzandomi. Aveva un fisico perfetto. Ci sdraiammo e le chiesi se era poi così tremendo stare in topless. A metà pomeriggio arrivò un gommone, ci rivestimmo e riprendemmo la canoa per tornare al campeggio. Dopo cena mi confessò di essersi divertita e che sinceramente l’emozione del topless le era piaciuta. La mattina seguente mi svegliai con un erezione che usciva dai boxer. Aprii gli occhi e la vidi in canottiera che guardava il mio pene. Quando si ridistese lo rimisi dentro e poco dopo mi alzai. Come le altre mattine ci organizzammo ed andammo in escursione sulla costa orientale. Scendemmo in una spiaggetta dove era già arrivato qualcuno, così ci spostammo lungo gli scogli fino ad arrivare in un posto deserto. Ci sistemammo e lei si mise in topless. Più tardi passarono lungo gli scogli delle persone, Annamaria stava per coprirsi, quando le chiesi perché? Si fermò e si ridistese dicendomi che avevo ragione. Le dissi che volevo farle delle foto. Lei acconsentì, si rimise il reggiseno e si mise in posa. Più tardi la convinsi a togliersi il reggiseno e a fare qualche foto di schiena o con le mani sul seno. A fare quelle foto mi stavo eccitando, ma non mi preoccupai di coprire l’erezione. Quel pomeriggio rientrammo presto e passammo per il paese a fare spese. Per fare prima ci dividemmo. Finite le mie spese decisi di passare in farmacia per comprare una scatola di preservativi e tornando al luogo dell’appuntamento vidi su di una bancarella un perizoma davvero carino che le sarebbe stato davvero bene. Decisi di fare una pazzia e lo comprai. La sera in tenda le dissi che le avevo fatto un regalino e lei sorpresa volle subito vedere cos’era. Quando scoprì che era un perizoma fece una faccia buffissima e si mise a ridere. Mi disse che non lo avrebbe indossato mai, che era troppo spudorato. La mattina dopo quando mi svegliai lei non c’era e trovai un biglietto dove mi diceva che era andata alla spiaggia del campeggio. La raggiunsi e con grande sorpresa la trovai che prendeva il sole in perizoma. Quando la raggiunsi mi chiese se le stava bene e dopo un mio complimento si avvicinò e mi diede un bacino sulle labbra. Mi turbò, sì quel semplice bacio mi turbò, non avevo mai pensato a una storia con lei, ma ora quell’idea iniziava a turbarmi. Quella sera in campeggio c’era una festa e noi ballammo quasi tutta la sera, soprattutto i lenti. I nostri sguardi si incrociavano ma nessuno aveva il coraggio di prendere l’iniziativa. Non successe niente e tornammo in tenda. Quella notte ci fu un temporale. Lei aveva paura e così entrai con lei nel suo sacco a pelo. La abbracciai, ed iniziai a coccolarla, le diedi un bacino sulla guancia e poi scesi lentamente fino alla sua bocca. Le baciai il labbro superiore, i bordi della bocca e poi tutta la bocca. Iniziai a muovere le mie mani lungo la sua schiena e scesi fino a toccarle il suo fantastico sedere. Il contatto con la sua pelle mi faceva impazzire. Ormai faceva troppo caldo dentro il sacco a pelo. Aprii la cerniera e tolsi la maglietta ad Annamaria che fece lo stesso con me. Con la mano salii e le afferrai un seno, poi scesi con la bocca e con la lingua per giocare con il suo capezzolo. Cercai di essere il più dolce possibile, visto che non volevo ripeterle l’esperienza che aveva avuto la prima volta. Lei stava godendo. Mi fermai, presi un preservativo e me lo infilai. Lei rimase ferma, mi distesi sopra di lei e facemmo l’amore. Dormimmo tutta la notte abbracciati. La mattina mi svegliai, andai al bar e comprai delle brioche, ritornai in tenda e mi rispogliai. La svegliai con dei baci lungo il corpo, la salutai e le diedi un grosso bacio presentandole la colazione. Ne fu felice, mangiammo e passammo un’altra mezz’oretta distesi a baciarci e a chiacchierare. Mi ringraziò per essere stato così dolce e replicai ringraziandola per la bella nottata. Non volli rovinare tutto chiedendole che intenzioni aveva e cosa provava per me, quindi decisi di rinviare il discorso per quando saremmo rientrati dalle vacanze. Quella mattina noleggiammo la canoa e ci dirigemmo lungo la costa. Ci fermammo dopo quasi un’ora di pagaiate perché finalmente avevamo trovato una spiaggetta deserta. Quel giorno rischiai e portai con me lo zainetto con la macchina fotografica dentro ad un sacchetto in modo che non si bagnasse. Arrivati alla spiaggia scendemmo e dopo aver steso i teli entrammo in acqua. Iniziammo a baciarci e in pochi istanti fummo nudi. Avrei voluto fare l’amore, ma non avevo portato i preservativi. Mentre stavo facendo quei pensieri Annamaria mi sorprese, risalì e prese dal suo zaino i preservativi e me li mostrò. Uscii dall’acqua in erezione, con lei che rideva, mi avvicinai a lei, che con l’asciugamano mi asciugò il pene, e mi aiutò ad indossare il preservativo. Ci stendemmo e facemmo l’amore. Era fantastico, mi sembrava tutto paradisiaco, io e lei nudi che tranquillamente ed indisturbati giocavamo e facevamo l’amore in riva al mare. In un momento di pausa le raccontai di quando l’avevo spiata in topless e lei si mise a ridere, dicendomi che se pensava a com’era appena venuta le veniva da ridere. Quella sera, dopo aver cenato, esausti andammo subito a dormire. Ci mettemmo nudi, ed in piena notte, verso le quattro del mattino, la sentii accarezzarmi. Mi svegliai e la lasciai fare, dopo poco iniziammo a fare l’amore. Fu lunghissimo e solo dopo molto riuscii a raggiungere l’orgasmo. Esausti ci addormentammo. La mattina ci svegliammo tardi e con calma andammo a pranzare. Purtroppo le vacanze erano quasi finite e nel pomeriggio iniziammo i preparativi per il rientro che sarebbe avvenuto la mattina seguente. Con un po’ di dispiacere ma senza rimpianti sistemammo le cose, facemmo l’ultimo bagno alla spiaggia del campeggio e pagammo il conto alla reception. La mattina seguente arrivammo al porto e ci imbarcammo. All’arrivo a Piombino trovammo suo padre che ci riportò a casa. Una volta a casa non la sentii per qualche giorno, forse perché mi aspettavo una sua chiamata. Quando mi chiamò la settimana dopo uscii con lei e parlammo di noi. Io mi spiegai dicendole che lei mi piaceva e che mi sarebbe piaciuto stare con lei. Ma purtroppo contrariamente a quello che pensavo io lei mi chiese di rimanere soltanto amici. Quando l’accompagnai in macchina sotto casa, le diedi una copia delle foto e riguardando quei posti e pensando a noi nudi al sole ci eccitammo. Iniziai a baciarla e facemmo l’amore in macchina, proprio davanti il parcheggio di casa sua. Da quella sera non la sentii più. Ogni tanto la tentazione di chiamarla era forte, ma sapevo che se l’avessi chiamata avrei rischiato solo di avere una delusione e quindi soffrire ancora di più.
Da allora cerco ancora un’altra avventura così, ma non sono ancora riuscito a trovarla.

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