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Racconti Erotici

Una mattina di duro lavoro – Vecchi racconti di ErosItalia

By 28 Maggio 2022No Comments

L’aveva adocchiato da qualche settimana e aveva fatto di tutto per farsi notare. Non era stato difficile perché lei era molto vistosa e le era bastato fargli vedere un po’ di merce per cuocerlo a puntino. La prima volta era entrata nel suo ufficio con una scusa e si era chinata per raccogliergli una penna che era caduta sotto la scrivania: siccome quella mattina non aveva indossato il reggiseno il giovane ragioniere poté ammirare persino i suoi capezzoli duri ed eretti. La seconda volta, invece, entrò da lui per prendere un urgente ed indispensabile fascicolo che si trovava all’ultimo scaffale della sua libreria. Prima che lui si offrisse di prenderglielo lei era già salita sulla scala, chiedendogli se poteva reggergliela. Naturalmente quel giorno era senza mutandine e i suoi movimenti sulla scala furono mirati a mostrargli il culo e la fica. Così quel giorno fu lui a venire da lei con una scusa.
“Buongiorno, posso entrare?” chiese lui educato.
“Ma certo ragioniere, si accomodi!” rispose lei con entusiasmo, sicura di aver finalmente raggiunto il suo scopo.
“Ehmm, volevo sapere se ha ancora bisogno di quel fascicolo che ha preso nel mio ufficio. Sa, mi serve.” disse lui poco convinto.
“No, no, aspetti che glielo prendo.” rispose lei salendo sullo sgabello della libreria. Con un abile movimento fece finta di cadere e cadde nella pronte braccia del baldo ragioniere.
“Si è fatta male?” chiese lui preoccupato.
“No, no, ma forse mi sono slogata una caviglia. Per favore può farmi un massaggio?” chiese lei con aria falsamente sofferente, sedendosi sulla scrivania e tirando su la gonna. Il nostro ragioniere cominciò a massaggiare prima la caviglia e poi le gambe, fino ad arrivare alla figa.
“Ahh, ce ne hai messo di tempo per arrivare a bersaglio! Mmm, sì, bravo, continua a menarmela!” disse lei allargando le gambe per consentire un più agevole accesso della mano.
“Sei proprio una grande gnocca! Dai slacciati la camicetta che voglio ciucciarti i capezzoli!” biascicò eccitato lui.
“Ohh, si, si, eccoli, tutti per te! Dai ciuccia ragioniere!” mormorò lei eccitata. Lei presi i seni con entrambe le mani e cominciò a succhiare e a leccare avidamente i capezzoli.
“Ahh, mi piace! Bravo, così, non ti fermare!” mormorò lei.
“Dai, adesso però succhi un po’ tu!” disse lui dopo averla leccata per un minuto.
“Fammi vedere il tuo uccellone!” disse lei inginocchiandosi davanti a lui. Con consumata abilità aprì i pantaloni e spostò le mutande. Il cazzo era già in erezione.
“Dai prendilo in bocca e ciuccia, brutta troia!” grugni lui eccitato. Lei lo prese tutto in bocca e cominciò a lapparlo con abilità.
“Mmm, brava, così! Uhh, fantastico, sei proprio una gran vacca! Fai i pompini meglio di una mignotta!” mormorò ancora lui.
“Adesso basta, però! Lo voglio dentro! Vieni qua dentro che me lo infili nella figa!” disse dopo un minuto lei, trascinandolo dentro lo sgabuzzino della cancelleria. Lei si sedette sul tavolino che era all’interno a gambe larghe e con i talloni sul tavolo, allargandosi la figa con le mani.
“Ti piace la mia fighetta, vero? Dai sbattimi dentro il tuo bastone! Che aspetti!” disse lei eccitata.
“Adesso ti faccio godere, puttana!” grugnì lui appoggiando il cazzo duro alla figa. Lei afferrò il cazzo con una mano e lo trascinò in avanti, facendosi penetrare fino in fondo.
“Ahh, è grosso e duro come un maglio! Dai, fottimi, veloce come un treno!” biascicò lei incrociando le gambe dietro la schiena. Lui allora le afferrò le saldamente natiche con le mani e cominciò a muoversi dentro di lei con forza e velocemente. Ad ogni affondo lei rispondeva con il movimento in avanti del bacino, facendo in modo che il cazzo penetrasse il più possibile dentro di lei e lanciando un gemito di godimento. Erano talmente eccitati che dopo un minuto finì tutto.
“Ahh, si, scopami ancora, ancora! Non ti fermare che sono vicina! Dai, ahh, più forte, più veloce! Dai, dai, ohh, ohh! Sii, sii! Ahh, godo, godo!” urlò lei.
“Ahh, ahh, piglialo, piglialo! Ohh, sborro, sborro, puttana, troia!” biascicò lui, inondandola. Lui si riversò su di lei di schianto; rimasero così per qualche secondo poi entrambi si ricomposero ed uscirono dallo sgabuzzino.
“Grazie caro ragioniere è stato molto gentile.” disse lei con un sorriso.
“Ma si immagini signorina! Probabilmente avrò ancora bisogno di lei per la pratica di oggi.” rispose lui, ricambiando il sorriso.
“Sempre a sua disposizione, ragioniere!” replicò lei.

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