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Racconti Erotici

un’occupazione

By 15 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Lei, poco pù di vent’anni, si muove tra le persone ansiosa e con occhio scrutatore, attenta alle persone con cui potrebbe incrociare lo sguardo per avere il tempo di studiare la risposta adatta, valuta la sinergia di tempo dedicato a loro e sottratto a lei e ai suoi piani per le ore successive. Il suo cervello sembra non spegnersi, anche quando chiacchiera del più o del meno si intravede, dietro la montatura rossa anni ’70, l’attività dell’elaborazione continua, delle preoccupazioni, della programmazione della sua vita, dalle pubbliche relazioni ai momenti di sfogo.

Procedo lentamente nella sua direzione, assaporando la sua incerta e svagata grazia; procedo con calma aggirando i gruppi di persone e le colonne che mi nascondono alla sua vista per guardarla attentamente, il più a lungo possibile. La fisso fino a quando sono a pochi passi da lei, forse avverte uno spostamento d’aria o magari il mio profumo e si gira, guardandomi con aria seria e un po’ sorpresa. Le prendo la mano e mi guarda, con gli occhi lucidati dall’alcol e dal calore di questa sera di inizio estate. Mi dice all’improvviso ‘andiamo!’, cercando un po’ di intimità in angoli bui ma non troppo. La penombra mescola i colori del viso, e il biondo cinereo dei capelli è stemperato nel grigio dei suoi occhi, facendo apparire sul suo viso un temporale al tramonto, tenebroso e con qualche raggio di luce che fa capolino. Va di fretta, come sempre, ma ora è trepidazione, la stessa che mi fa accelerare il passo per starle dietro, quasi la rincorro, mi sento una gazzella che corre assetata verso l’acqua, il corpo accaldato e liscio, scattante e nervoso. Le sue gambe, alte e snelle, sono più lunghe e veloci delle mie, e quando sto per aumentare ulteriormente il passo lungo le scale all’improvviso si ferma e si gira, e mi guarda per la prima volta con un sorriso disteso.

Io sorrido a mia volta, sono fremente, sento la pelle muoversi velocemente sul mio corpo, mosso dai brividi che allungano i miei muscoli e si concentrano in mezzo alla mia schiena. La danza delle mie mani tra i suoi capelli e sul collo si serra intorno alla sua vita, le trasmetto un po’ di quell’elettricità che la fa abbassare a baciarmi, assetata, quasi non ci fa staccare le mani di dosso e le fa andare su e giù, alla ricerca di un lembo di pelle nuda da toccare. Le mie dita non vogliono lasciare tregua ai suoi nervi, che cercano di provocare ora con tocchi veloci, sfioramenti leggeri, ora con piccoli graffi. Le mie unghie vorrebbero entrare nella sua pelle e tenerne un po’ per sé, avide e fameliche, piccole bocche all’estemità del mio corpo che baciano e vedono quello che il buio dei miei occhi, chiusi dal piacere, nasconde. Su e giù, lungo la sua schiena, lungo il suo collo, le dita corrono veloci sospinte dal desiderio sulla pelle liscia, arrivo alla base del collo e sento i muscoli rilassarsi al loro passaggio, il respiro per un attimo si fa sospiro. Mi stacco, a fatica, dalle sue labbra.
Voglio guardarla, vedere il volto del piacere, vedere i suoi tratti deformati, per scrivere nella mia testa un ritratto della voglia di vita che sento affiorare come energia tra le nostre pelli al contatto, al graffio, alle prese che si ripetono.
Ricominciamo a baciarci, tengo gli occhi aperti per guardarla, per intuire a che punto è coinvolta e avulsa da altri pensieri: la mia testa corre, corre tanto, va oltre vi nostri corpi, ora è sopra di noi che ci guarda, come una terza identità che trae piacere dalla sola osservazione e bisbigliando ci incita e ci apprezza.

Ricominciamo a baciarci, più furiose di prima, siamo ancora in piedi ma per poco, fino a quando sembra tornare in lei e mi guarda con serietà staccando le sue mani da me. Mi spinge a terra; atterro sul marmo duro delle scalinate, non staccandole lo sguardo di dosso, innervosita e sorpresa, agitata e sfidata, con foga rinnovata quando si avvicina e mi bacia. La confusione mi sbatte da una sensazione all’altra, i miei istinti si sovrappongono, da una parte la volontà di riprendere il controllo della situazione dall’altra essere cera sotto le sue mani, ma si sciolgono entrambi in un lungo sussulto, quando la sua mano scivola, ferma e lenta, dal mio collo verso l’inguine: mentre scorre i brividi aumentano, si concentrano sotto il suo palmo e quando giungono sul mio monte di venere il filo di elettricità che ha attivato scintilla, facendo crescere il calore tra le mie gambe. Il contatto si fa più stretto, i nostri corpi si premono l’uno contro l’altro, le contrazioni dei muscoli fanno aumentare l’urgenza di togliere ogni ostacolo tra le nostre pelli.
Queste scale di marmo sono trafficate, ogni tanto ci separiamo a forza al passaggio di qualche passeggiatore, riapriamo gli occhi , e ogni tanto non ci accorgiamo in tempo dell’arrivo di estranei. Un ragazzo si ferma, ci guarda estasiato e adorante, sale le scale incespicando e quasi si inginocchia vicino a noi, Veneri di fuoco, chiedendo un po’ di quel calore anche per sé. Lei gli parla, lo dissuade gentilmente, con ironia, lui quasi non si accorge che si sta prendendo gioco di lui, che insiste, convinto che siano deboli e volute resistenze da forzare; sono infastidita ed invogliata dalla passione che questo ragazzo mostra così forte, lo temo e lo desidero, lo invidio e lo apprezzo fisicamente, ma l’irritazione prevale, e dopo un lungo sguardo infastidito si allontana.

Siamo di nuovo l’una sull’altra, mi disseto sul suo collo così pregno di profumo, di sudore, di balsamo, di fumo, di freschezza e obnubilamento. Ne vorrei di più, vorrei riuscire a conservare nelle narici il suo odore, di buono e di mistero. I nostri umori lasciano scie nell’aria che avverto appena si alza un filo di vento e che accelerano le mie pulsazioni. Sempre più eccitata mi alzo e mi metto cavalcioni per cercare il maggior contatto possibile, i nostri seni premono tesi gli uni contro gli altri, la maglia mi sembra una rete spessa e fitta, il calore sotto mi fa quasi soffocare.

Vorrei spogliarla e guardarla per intero, nella sua nudità arrogantemente imbarazzata, vorrei essere spogliata, ed essere guardata, per intero, sotto i vestiti e le maschere che indosso.

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