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Racconti di Dominazione

04- Cristina e la prova

By 9 Dicembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Cristina reagì al suono del campanello come se fosse stato un colpo di pistola.
“Tranquilla, tesoro, è solo la porta”, la rassicurò il marito.
Lui non sapeva, ovviamente.
Non sapeva dell’incontro che lei aveva avuto con Augusto, ovviamente, e tanto meno della maniera in cui lei aveva pianificato di guadagnare i soldi che le sarebbero serviti.
Soprattutto, non sapeva che quella che avrebbe avuto luogo di lì a qualche minuto non sarebbe stata una semplice cena, ma il test che avrebbe permesso a Cristina di far parte del nuovo progetto di Augusto.
Il giorno prima aveva ricevuto le istruzioni: avrebbe dovuto organizzare una cena a cui sarebbero stati presenti suo marito, suo fratello con Viviana, lla moglie, oltre ovviamente ad Augusto, che sarebbe venuto a supervisionare assieme a un suo collaboratore, Salvatore, e Sabina.
La collega, assieme a suo fratello e a sua cognata, erano già in salotto a chiacchierare.
Anche Sabina era tesa, lo si percepiva chiaramente.
Le istruzioni contenevano anche una via di uscita
Se Cristina, in qualunque momento della serata, si fosse rivolta ad Augusto chiamandolo “Ambrogio”, come per errore, questo avrebbe significato che tutto era terminato. Avrebbe gettato la spugna e si sarebbe tirata indietro, senza che suo marito sapesse nulla.
Però avrebbe dato un calcio alle sue prospettive di guadagnare qualcosa.
Giorgio andò ad aprire la porta e Augusto ed un altro uomo entrarono.
Si presentarono a Giorgio, che li accolse cordialmente.
“Quell’uomo mi ha violentata e ora sta parlando allegramente con mio marito”, pensò subito Cristina.
“Non sarebbe qui se non fossi andata io a cercarlo”, si rettificò immediatamente.
Sorrise ai nuovi entrati e – visto che ormai erano tutti presenti – li guidò verso tavola.
La conversazione si rivelò però essere subito piuttosto brillante.
Augusto sapeva essere spiritoso e il fratello di Cristina legò subito con lui, facendosi trascinare da barzellette e scherzi.
Anche Sabina chiacchierò amabilmente con Viviana, anche se Cristina non colse l’argomento.
Terminato il dolce, si alzarono tutti da tavola e si spostarono in salotto, dove avrebbero preso il caffè.
“Aspetta a preparare, Cristina – le disse Augusto – Abbiamo appena finito il dolce, lasciacelo godere un attimo”.
Cristina si sedette diligentemente sulla poltrona, cercando di nascondere la tensione. Sapeva che il momento stava arrivando.
“Conoscete qualche gioco di società, per animare un po’ la serata?”, chiese Augusto.
“Il gioco dei mimi?”, propose il fratello di Cristina.
“Ahh…preistoria!”, commentò Augusto.
“Trivial Pursuit?”, ipotizzò Cristina.
“Le sapete a memoria, non ci provare!”, disse Viviana, provocando le risate di tutti.
“Il gioco della coperta?”, disse Salvatore.
Cristina deglutì. Ora doveva recitare la sua parte.
“Non lo conosco. Che gioco è?”, chiese.
“E’ molto semplice – spiegò Salvatore – Tu ti metti una coperta addosso che ti ricopre; noi, senza che tu senta, decidiamo qualcosa che hai addosso. A quel punto tu devi indovinare cosa noi abbiamo deciso”.
“E quindi?”.
“La regola è che se l’indumento che tu nomini non è quello che noi abbiamo scelto, te lo devi levare”.
“Capito. Quindi chi gioca nella peggiore delle ipotesi rimane con un indumento”.
“Non è detto”.
“Come sarebbe a dire? Ovvio che rimane con uno. Anche se li sbaglia tutti, alla fine l’unico che rimarrà sarà quello giusto”.
“Ti ripeto che non è detto”.
“Spiegami perchè”.
“Gioca, e lo scoprirai da sola”.
“Non ci penso neppure”.
“Non hai il coraggio”.
“Non è per quello”.
“Allora gioca”.
“Mi stai sfidando?”.
“Sì. Ma tanto non accetti”.
“E se accettassi?”.
“Facciamo una scommessa”.
“Dimmi, aspetto la tua proposta”.
“Scommettiamo questo: se hai ragione tu, ti regalo l’orologio che ho al polso. E’ un Paul Picot, vale un sacco di soldi”.
“Bene. E se perdo?”.
“Se perdi rimani nuda per tutta la serata e fai quello che ti dico io”.
Un silenzio impressionante calò sul salotto.
Cristina aveva il cuore a mille. In quel momento avrebbe ancora potuto dire di no; avrebbe sbagliato il nome di Augusto e si sarebbe tirata fuori.
Capiva il senso del test di Augusto: come avrebbe potuto lei fare parte della sua schiera di ragazze se non era disponibile neppure ad un semplice strip tease?
Certo, di fronte a suo marito, suo fratello e sua cognata, quella era la parte difficile.
Si alzò in piedi prima di cambiare idea e porse la mano a Salvatore.
“Scommessa accettata!”, disse.
Giorgio la guardò stralunato.
“Ma sei scema?”, le chiese sottovoce.
“Sono sicura di vincere – gli rispose lei – Vendiamo quell’orologio e ci togliamo un po’ di debiti”.

Mentre Cristina andava in camera da letto a prendere una grossa coperta, i suoi ospiti fecero un rapido consulto per decidere quale indumento scegliere.
Tornò in salotto, si sedette sulla poltrona e si avvolse nella coperta.
“Sei pronta?”, le chiese Augusto.
“Certo!”, rispose lei, simulando una baldanza che in realtà non aveva.
“Bene. Da cosa partiamo?”.
“Direi dalle mie scarpe, anche se temo che non siano loro”.
“No, infatti. Levatele”.
Cristina si tolse le scarpe e ritrasse anche i piedi sotto alla coperta.
“Ehm…sarà la camicetta?”, propose.
“No, mi spiace!”, rispose Augusto sorridendo.
Si rintanò sotto alla coperta, si sbottonò la camicetta e la gettò a suo marito.
Sbirciò appena la sua faccia ma, contrariamente a quanto si sarebbe aspettata, non sembrava contrariato, anzi, pareva divertirsi.
Augusto la richiamò all’ordine.
“Cristina, allora?”.
“Chiedo scusa. Secondo me è la mia gonna”.
Augusto sorrise di nuovo.
“No, signora, non è la tua gonna. Devi levartela”.
Cristina slacciò la chiusura, la fece scorrere lungo i fianchi e la lasciò cadere a terra.
Sotto la coperta era rimasta solo in biancheria intima, il prossimo passo sarebbe stato inevitabilmente impegnativo.
“Ragazzi, è mica il mio reggiseno?”, domandò timida.
“Diglielo tu, Giorgio”, lo invitò Augusto.
Il marito si voltò verso di lei.
“No, amore, non è il reggiseno”.
Cristina slacciò la chiusura in mezzo alle scapole e lo gettò fuori dalla coperta.
Aveva solo più le mutandine ma, nonostante fosse completamente coperta, si sentiva estremamente in imbarazzo.
Suo fratello l’aveva già vista nuda, ovviamente, però quando erano ragazzini, ora era tutta un’altra storia. E poi il contesto era decisamente insolito.
“Ok, adesso avrete la dimostrazione che ho vinto io”, disse con soddisfazione.
“In quale maniera?”, chiese Augusto con un ghigno stampato in volto.
“Ora ho solo più le mutandine addosso, e di conseguenza voi non potete che aver scelto quelle, a meno che non abbiate sbagliato. E quindi ora non dovrò togliermele”.
“Forza, Cristina, dicci il nome dell’indumento che abbiamo scelto”.
“Le mutandine, ovviamente!”, disse baldanzosa.
“Mi dispiace, hai sbagliato. Toglitele!”.
“Ma non è possibile! Non ho altro addosso!”.
“Non c’è nessun errore. Devi toglierti le mutandine!”.
Cristina esitò.
“Forza! Via le mutandine, poi ti spiegherò perchè hai sbagliato”.
Istintivamente guardò verso suo marito, che invece le disse sottovoce:”Dai, è un gioco! Stiamo tutti aspettando te!”.
Allora afferrò l’elastico delle mutandine, se le sfilò e le passò al marito.
Era ancora avvolta dalla coperta, ma sapeva che era solo questione di tempo.
“C’è stato un equivoco di fondo, Cristina – disse Augusto sorridendo – Equivoco volutamente provocato, ovviamente. Quando ti ho spiegato il gioco, ti ho detto che avremmo scelto qualcosa che ti coprisse. Tu hai immaginato ci riferissimo ad un indumento, ma non eri coperta solo da vestiti”.
Indicò la coperta, e Cristina capì.
“La coperta! Che stupida!”, disse.
“No, non sei stupida. Ci cascano tutte”.
Si alzò in piedi e si avvicinò a Cristina, come per darle un buffetto su una guancia; ma quando arrivò ad un passo da lei allungò la mano, afferrò un lembo della coperta e tirò violentmente verso di lui.
La coperta si staccò dal corpo di Cristina e planò dall’altra parte della stanza.
Cristina istintivamente si coprì il seno e il sesso con le mani.
Prese la parola Salvatore.
“Hai perso la scommessa. Ti ricordi che devi fare tutto quello che ti dico io?”.
Cristina annuì senza dire una parola.
“Bene. Allora comincia ad alzarti in piedi e a metterti le mani dietro alla nuca”.
Cristina fece un sospiro e eseguì l’ordine.
Le mani si staccarono da lei come se fossero state incollate alla sua pelle.
Ora il suo seno puntava dritto verso il centro della stanza, perfettamente esposto a tutti.
Suo fratello, sua cognata….suo marito!
Chuse gli occhi per non intercettare gli sguardi degli altri.
“Perfetto, brava Cristina. Ora allarga leggermente le gambe”.
Separò i piedi di circa un metro e mezzo.
“Sei molto carina, non hai motivo di essere in imbarazzo”, le disse Augusto.
“A me pare che stiate esagerando”, commentò Viviana.
“No, è una scommessa – rispose Giorgio con tono convinto – L’ha fatta e l’ha persa. Se avesse vinto, Salvatore le avrebbe dato l’orologio, no?”.
“Confermo”, disse Salvatore molto seriamente.
Cristina si sentì rinfrancata da quelle parole, anche se dovette ammettere con se stessa che non avrebbe mai immaginato una simile reazione da parte di suo marito.
“Bene, Giorgio, mi fa piacere che tu sia d’accordo con noi. Anzi, approfitterei di te. Mettiti dietro di lei, per piacere”.
Il marito si alzò in piedi e si pose alle sue spalle.
“Accarezzale i capezzoli”, gli disse.
Cristina sentì le mani del marito posarsi sulle sue tette, poi i polpastrelli di lui che le afferravano i capezzoli.
Divennero duri quasi istantaneamente.
Giorgio continuò a stimolarli, provocando un sospiro da parte di Cristina.
“Bene, ora spostatevi verso la finestra, per piacere”.
Augusto li precedette e prima che arrivassero aprì le tende.
“Ora, Cristina, appoggia le mani agli stipiti della finestra”.
“Ma così mi vedranno tutti!”, obiettò.
“Certo, è per quello che è più divertente!”.
La donna eseguì l’ordine.
Davanti a lei c’era un intero condominio; apparentemente nessuno stava guardando nella sua direzione, ma non poteva esserne sicura. Molte finestre erano spente, chi poteva dire che non ci fosse qualcuno nell’oscurità a guardare verso di lei?
Poteva magari essere anche la sua immaginazione, ma le parve di vedere una lucina rossa dietro un vetro al terzo piano. Magari qualcuno stava fumando una sigaretta e nel frattempo dava un’occhiata fuori.
Proprio in quel momento, la porta del balcone di fronte alla sua finestra si aprì e uscirono due uomini. Si accesero una sigaretta, poi guardarono verso di lei dapprima stupiti.
Li vide darsi di gomito e ridere, senza mai toglierle lo sguardo di dosso.
Si sentiva rabbrividire dall’imbarazzo.
“Tirati un po’ su – le disse Augusto – Premi i capezzoli sul vetro!”.
Alzò la schiena e appoggiò i capezzoli al vetro.
Era freddo, si irrigidirono subito.
Gli uomini davanti a lei ridevano, poteva leggere chiaramente il loro labiale.
“Puttana”, dicevano.
Non seppe quanto tempo rimase alla finestra, sicuramente quello che permise ai suoi vicini di casa di fumarsi le loro sigarette e fare ancora qualche commento.
“Bene, Cristina, direi che il gioco è finito”, disse Augusto.
La donna tirò un sospiro di sollievo.
“Puoi rivestirti”.
Recuperò i suoi indumenti e se li rimise addosso.
La serata era ormai definitivamente finita.
Gli ospiti si alzarono, salutarono i padroni di casa e si accommiatarono.
Quando chiuse la porta di casa, Cristina era pronta a qualunque reazione da parte del marito, compreso che la lasciasse.
Fu quindi molto sorpresa quando gli vide un sorriso stampato in faccia.
“Amore mio, sei stata meravigliosa!”, le disse.
“Sei sicuro di quello che stai dicendo?”.
“Certo! Sei stata eccitante, erotica….una donna bellissima!”.
“Sono contenta che lo pensi, ma…non ti ha imbarazzato che ci fossero anche gli altri?”.
“Un pochino. Però sono tutti adulti, è stata una piccola trasgressione”.
Cristina si sentì molto rinfrancata, tanto che pensò per un attimo di raccontarle tutta la verità.
“Però niente di più di questo, mi raccomando”, aggiunse subito serio il marito, e così lei desistette dal suo intento.
Lui la guardò sorridendo.
“Sai che tutto questo show….mi ha fatto venire una certa voglia….”.
La prese in mano e la condusse verso la stanza da letto.

Più tardi, dopo aver fatto l’amore con suo marito come mai aveva fatto in anni di matrimonio, Cristina trovò tre messaggi sul suo telefonino.
Il primo era di Sabina.
“Sei stata bravissima, spero di esserlo anche io quando sarà il mio turno”.
il secondo era di Augusto.
“Esame passato a pieni voti. P.S.: guarda nel cassetto della credenza”.
Cristina lo aprì subito. C’era dentro il Paul Picot.
L’ultimo era di sua cognata Viviana.
“Ti devo parlare”.

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