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Racconti di Dominazione

25 – Odore di Mosto

By 29 Agosto 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Rimani sorpresa quando arriva quel messaggio sul tuo cellulare, “stasera fatti bella. Preparati che si esce, vengo a prenderti alle 19.00. IlPadroneDiLaura.”.
Sapevo che Oliver non ci sarebbe stato questo fine settimana ed ho approfittato per farti una sorpresa, non sai cosa ti aspetta, non immagini cosa possa accadere.
La giornata in ufficio scorre nervosamente, i colleghi con le loro, solite battutine, coi loro doppi sensi, e le colleghe acide che sanno solo spettegolare.
Ti chiudi in te stessa e non parli quasi con nessuno tutta la giornata, la tua mente è rivolta ad altro.
“Cosa ha organizzato quel bastardo, cosa mi combinerà questa volta?”, cerchi di non pensarci ma non ci riesci, appena ti fermi per un istante ecco che quei pensieri ritornano.
“Fatti bella ha scritto” rivedi nella tua memoria tutto l’intimo che hai, cerchi di immaginare quale sia il più adatto per questa serata a sorpresa.
“E se indosso il perizoma fetish in pelle? Nooo, troppo eccessivo, certo che è proprio stronzo, manco un riferimento al tipo di serata mi aspetta! Uffa!”,
Sbatti il faldone coi documenti sulla scrivania, un tonfo che fa giare tutti i tuoi colleghi. Nemmeno ci fai caso ma nella stanza cala un silenzio tombale.
La giornata bigia e fredda completa il quadro, tutto sembra rabbuiarsi intorno a te, il tuo unico pensiero adesso e andare via da quel posto.
Nessuno ti rivolge la parola per il resto della giornata, tutti oggi parlano sotto voce. Da quando hai avuto quelle mansioni di responsabilità, tutti ti temono e,
conoscendo i tuoi sbalzi di umore sanno che oggi non è giornata.
Solo una collega, con modi gentili, mentre ancora sei dietro tutte le scartoffie che che ingombrano la tua scrivania, ha il coraggio di avvicinarsi e ti porge un caffè fumante, “tieni Laura, oggi un caffè ci vuole proprio!”, ti giri verso di lei, ti sorride e tu ricambi con gentilezza, “si grazie, mi ci vuole proprio”, ma subito dopo ritorni nel tuo silenzio.
“Metto il brasiliano in pizzo nero, senza reggiseno, il corpetto che mi regalò per quella festa in villa andrà più che bene, la gonna corta, sopra il ginocchio e le Dior nere.”
Per un attimo sorrivi, “voglio proprio vedere la faccia che fa quando mi vedrà vestita cosi sotto il soprabito lungo, e stasera voglio proprio farlo ingelosire, così vedrà di cosa è capace “.
Vorresti che il tempo fuggisse via per uscire da questo ufficio che ti sta diventando stretto.
Per sfortuna, o forse per fortuna, in ufficio ci son tante cosa da fare, tante cose da vedere. Non hai più tempo per pensare alla serata e quasi dimentica ti butti a capofitto nel lavoro.
Solo quando ti rendi conto che la giornata lavorativa è giunta al termine ti ricordi dell’appuntamento. Corri via dall’uffico, non vuoi far tardi all’appuntamento, “ciao, scappo ci si vede lunedì”.
Afferri la borsa e ci butti alla rinfusa tutte le tue cose. Ti alzi e scappi via senza badare ai colleghi che ti guardano sbigottiti fuggire via.
Percorri in fretta il tragitto che ti separa dalla fermata del bus, già altre persone sono in attesa della corriera.
Impaziente aspetti insieme agli altri, passano alcuni autobus ma non fanno per te. Con impazienza guardi l’orologio, il tempo scorre via e tu non vedi l’ora di arrivare a casa.
Da lonatno vedi arrivare il bus della linea 16, “andrà bene lo stesso, in 5 minuti sarò a casa”.
Appena si ferma ti fiondi nell’autobus e ti accomodi in un posto libero accanto al finestrino. Intorno a te altre donne che sembrano or ora uscite dal proprio ufficio.
Così come gli altri passeggeri, presa da i tuoi pensieri guardi gli edifici scorrere via in attesa della fermata dove scenderai.
“Ecco ci siamo”, ti prepari per tempo e, giunta alla fermata, rapida, scendi e percorri quasi di corsa via S.Francesco, il suono dei tacchi rimbomba sul selciato mentre ti avvicini a piazza delle Erbe.
Fatichi a passare veloce nella moltitudine di gente che già affolla la piazza, appena svolti l’angolo, quel frastuono scompare alle tue spalle e rapida ti avvii verso casa.
Tuo marito già è andato via, stasera usciva a far scorribande con gli amici. Sono già le sei passate, inizia a spogliarti direttamente nel corridoio, i tuoi abiti volano qua e la per la stanza.
Arrivi mezza nuda in bagno,due rapidi movimenti ed il tuo intimo vola via. Ti fiondi sotto la doccia, dopo penserai a cosa indossare.
Il caldo getto d’acqua fa sciogliere tutte le tue tensioni, ti lasci dolcemente coccolare da quel tepore, quel contatto ti fa immaginare mani scorrere sul tuo corpo. Le tue mani carezzano il tuo seno e, quasi subito, i tuoi capezzoli diventano turgidi, il contatto con la spugna, labbra che ti baciano.
Lentamente la tua mano scende tra le tue cosce, le dita che si insinuano tra i neri riccioli, scorrono tra le pieghe del tuo fiore alla ricerca del piacere.
Per lunghi istanti rimani con gli occhi chiusi, l’acqua che copiosa scorre mentre ti masturbi poggiata alla parete.
Fremiti percorrono la tua schiena, quasi a scuoterti. Apri gli occhi e, con un incredibile sforzo, ti fermi, sei a gambe aperte, le dita nella figa, “basta Laura, basta. Che cavolo stai combinando!” vissi le manopole dell’acqua davanti a te e ti imponi di aprire l’acqua fredda.
Un getto gelato ti colpisce in pieno “ahhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!”, ti fa ritornare in te.
Esci di corsa dalla doccia e con addosso il caldo accappatoio vai in camera a vestirti.
Mentre finisci di asciugarti inizia prendere l’intimo. Adesso lo slip di pizzo nero fa bella mostra di se sul letto insieme al reggiseno coordinato.
Nuda apri l’armadio e cerchi in alcune scatole, per fortuna Oliver non si prende mai la briga di andare a vedere cosa c’è negli scatoloni riposti nell’armadio.
Tiri fuori una busta e da questa un’altra scatola. Ne tiri fuori una corta gonna in pelle nera, ed un corpetto, ricordo di una notte folle che lui ti ha fatto vivere, consacrandoti come la sua puttanella.
Prendi il corpetto tra le mani e, girandoti verso lo specchio, ti guardi mentre fai finta di averlo addosso.
“Noooo, scoppierei stretta in questo coso, e poi se lo indosso non posso mettere il reggiseno, via. Scartato” e lo riponi con cura.
Scegli invece un piccolo top che fascia i tuoi fianchi e, con il reggiseno accentua ancor di più il tuo florido decolletè.
Prendi una maglia con un’ampia scollatura e con le maniche ad ali di pipistrello, di quelle che lasciano poco spazio all’immaginazione, “sssi! Questa va bene”.
Alcune gocce di profumo ad impreziosire il tuo corpo nudo ed inizia lentamente a vestirti, guardandoti continuamente nello specchio.
Tutti i tuoi movimenti sembrano essere parte di un copione perfettamente scritto.
Lisci le tue lunghe gambe mentre ti pepari ad indossare le calze, ti giri per verificare che la riga sia perfettamente dritta lungo tutta la gamba.
Con cura sistemi il reggicalze e lo fissi alle calze, un ultimo sguardo e lentamente infili lo slip nero. Il pizzo carezza come un guanto una mano il tuo ventre.
Di nuovo ti guardi allo specchio prestando attenzione a che la stoffa risulti simmetrica sul tuo culo. “Ecco, perfetto!”. Sorridi mentre ti riguardi.
Finisci di vestirti con cura terminando con le scarpe con l’enorme tacco che piace pure ad Oliver, “ti fanno proprio troia” ti dice sempre quando le indossi.
Oramai è giunta l’ora, metti le ultime cose in borsa e, prima di scendere fai una chiamata ad Oliver, per rassicurarlo e non avere problemi.
“cazzo, dovevo scendere già dieci minuti fa, meglio che scenda, si incazza sempre se lo faccio aspettare troppo” e trafelata esci di casa indossando il soprabito lungo.
In giro tra le scale non c’è nessuno, “meglio così, meno occhi ci sono in giro meglio è” pensi tra te e te mentre inizi rapida a scendere le scale.
Arrivo all’appuntamento con 10 minuti di anticipo, sempre problematico parcheggiare dalla tue parti, mi tocca aspettare che un furgone mi lasci il posto,
per fortuna l’autista stava già chiudendo il vano merci quando l’ho visto. Rimango per un minuto dietro di lui con le frecce che lampeggiano aspettando che esca.
Solito via vai di gente che si reca a piazza delle Erbe, per il rito dell’aperitivo. Il tempo passa, per fortuna un fretta e, quando ti riconosco, barcollante con quegli alti trampoli sul selciato sconnesso, sorrido.
Un ragazzo cammina mano nella mano con la sua ragazza, quando li incroci, ancheggiando sui quei tacchi vertiginosi, lui si gira a guardarti il culo seppure sia coperto dal lungo spolverino, esclama “che culo”. La ragazza lo guarda torva in viso, “che quella troia che non ho io e gli molli un sonoro ceffone facendo girare tutte la gente che, adesso, si ritrova a guardare dalla tua parte. Rossa in viso inizia quasi a correre verso la mia auto.
Appena arrivi alla macchina abbasso il vetro del finestrino e “alla buon ora. Potevi ritardare pure altri 10 minuto, no?”, mi guardi imbronciata, sapevi che non avrei ammesso che facessi ritardo.
“Scusa (che stronzo che sei), non si ripeterà più. Lo prometto (bastardo)!” e sorridente, prima di entrare in macchina apri il lungo soprabito per farmi vedere come sei vestita.
Per un istante ti guardo, poi scoppio in una fragorosa risata. Mi guardi sgomenta, mentre ti apro la portiera dell’auto, non capendo il motivo di questa mia irrefrenabile ilarità.
Ti siedi e ti ricopri le gambe sbuffando “(ufff, che avrò fatto adesso. Mi ha detto preparati, che cosa avrò mai sbagliato!”. indossi la cintura e in silenzio incroci le braccia senza degnarmi di uno sguardo.
Per me la scena è ancor più comica e continuo a ridere, “Sei bellissima vestita così, non ti preoccupare, farai davvero un figurone” e parto quasi sgommando.
Ci vorrà circa mezz’ora per arrivare alla nostra meta e tu rimani quasi tutto il tempo in silenzio.
Lentamente, percorriamo via S.Martino e Solferino, la gente ancora per strada intenta allo shopping, distratta la guardi sotto i porticati che fiancheggiano la strada assorta nei tuoi pensieri. Donne anziane che lentamente rientrano a casa con le buste della spesa e ragazzine che parlano rumorosamente tra loro sempre con le cuffiette alle orecchie. Continui a rimuginare su cosa hai fatto di sbagliato, ti sento sussurrare sotto voce, “sei uno stronzo”, mi giro verso di te e con il dorso della mano carezzo il tuo viso, “dai, sei bellissima così, e lo sai”, scendo giù con la mano e la infilo sotto il soprabito carezzando il tuo morbido seno e scoprendoti le cosce, mentre son fermo per far passare tre vecchietti che animatamente discutono tra di loro non accorgendosi quasi di noi.
Passiamo per piazza del Duomo che è già tutta illuminata e svoltiamo imbocchiamo le varie viuzze che ci fanno uscire dal centro.
Fino ad ora sei rimasta nascosta nel tuo soprabito, timorosa di incrociare chi potesse riconoscerti.
Solo adesso che siamo lontani dalle tue zone sembri rinascere mettendoti maggiormente a tuo agio, sei più distesa e, rilassata, ti vedo schiudere le cosce per la prima volta.
Un sospiro si sollievo gonfia il tuo petto mettendo ancor di più in risalto le tue forme statuarie mentre passiamo per il lungo viale alberato di via dei Colli.
Imbocco la via Euganea e d usciamo da Padova dirigendoci in collina, “Allora, do ve mi porti stasera…. Padrone?” mi chiedi sorridendo per la prima volta e baciandomi sul collo mentre guido.
Per un istante mi giro verso di te e serio ti dico “A Teolo, da un mio amico che ha un’azienda agricola.”, per alcuni a vendemmiare”, e scoppio di nuovo a ridere.
Arrivati in Piazza Tito Livio fermo l’auto e scendiamo.
Non ci sono tanti turisti che si presentano da queste parti e quando ti vedono camminare ancheggiando tutti ti notano e, i ragazzi del posto, iniziano a fare commetti ed apprezzamenti tra di loro.
Sahib già ci aspettava vicino al fuoristrada, Marco mi aveva avvisato che avrebbe mandato il suo fattore.
Sapeva che dovevano arrivare due amici del suo padrone. Quando mi vede mi saluta con un grande sorrio, “buonasera signor Enrico” e corre a stringermi la mano.
Solo in quel momento ti scorge e per poco non ci rimane secco. Mentre avanzi il tuo soprabito si apre e scopre le tue lunghe gambe. La gonna cortissima fa, poi, il resto. Rimane ammutolito mentre ti guarda imbambolato.
“Sahib… ti presento Laura”, il giovane cingalese timidamente allunga la mano per salutarti, “buona sera signor Laura” e delicatamente stringe la tua.
Abbassi la testa, timorosa e rispondi al saluto, “s-sera”.
Ci incamminiamo verso il grosso fuoristrada, Sahib non riesce a staccare gli occhi da te. Quando ci accomodiamo in macchina, Sahib inizia a parlare in inglese, gli rispondo e chiedo ridendo “Sahib, do you like my little bitch?”, vedo i suoi occhi fissarmi e subito dopo mette a posto lo specchietto retrovisore mentre la mia mano scivola tra le tue cosce. Imbarazzatissima ti nascondi, e mi sussurri all’orecchio “no, ti prego, ci può vedere”. Rimango a fissarti mentre lo dici, sfilo ma mano dalle tue cosce ma ti faccio rimanere ha cosce aperte, Sahib adesso dallo specchietto vede chiaramente l’intimo che indossi.
“Hey, did you see that beautiful legs have Laura, she’s a really slut, my wonderful slut!”. Sorride Sahib, sorride e non dice nulla.
Il fuoristrada si infila a fatica per le stradine del paese, solo quando ne usciamo e ci addentriamo nelle stradine di campagna mostra la sua capacità a inerpicarsi per le vie scoscese e sterrate, ti mantieni alla meglio mentre il mezzo ti sballonzola qua e la.
Per fortuna il percorso è breve e dopo qualche curva si infila in un viale alberato. il viale è illuminato da lampade a petrolio che rischiarano le zone circostanti con luce tremolante, rendendo l’atmosfera vagamente retrò ma molto affascinante. Sembra proprio di tornare indietro nel tempo. In fondo al viale si vede la sagoma di un grosso casale di campagna davvero ben tenuto, parte della facciata risulta coperta da una enorme pianta di edera mentre dall’interno luci illuminano le finestre. Qua e la si notano sulle pareti attrezzi da lavoro antichi.
Sahib ferma il grosso fuoristrada al lato della enorme casa colonica e, scendendo ci invita a seguirlo, “padron Marco è nella stalla, stasera c’è la monta delle giumente”. Scendiamo e seguiamo il giovane pakistano, sul selciato i nostri passi rimbombano mentre dal fondo della stalla si sente un forte nitrire di cavalli. Tu hai difficoltà a camminare sul pietriccio che tappezza l’aia mentre, barcollando, cammini sugli alti tacchi. Cerchi ti tenere l’equilibrio meglio che puoi, più di una volta hai rischiato di slogarti una caviglia mentre con passo incerto mi segui tenendomi per mano. L’aria fresca e pungente della serata e quel vestitino cortissimo non ti aiuta certamente in questa situazione. I tuoi capezzoli già sono ritti sotto il corpetto in pizzo che fascia i tuoi morbidi fianchi, non c’è nessuna possibilità che non si notino.
Quando Sahib entra nella stalla, seguito da noi, richiama l’attenzione del fattore che girandosi ci vede sulla porta. Sorride, un sorriso a 32 denti quando scorge te al mio fianco. Ci saluta con un “ciao, finalmente sei venuto a trovarmi con la tua mitica Laura” mentre ci viene incontro, mi stringe con vigore la mano mentre ti presento a lui, “ecco la mia puttanella, ti avevo detto che sarebbe venuta”, e rivolgendomi a te, “vuoi ancora tenere questo soprabito? Non vuoi far vedere come sei fatta? Forza gira su te stessa, puttanella”, mentre dico queste cose ti aiuto a sfilare il soprabito. La stalla è illuminata da potenti lampade e tutte le persone presenti hanno gli occhi puntati su di te. Vestita con quella corta gonna e quel corpetto che ti stringe quasi a far scoppiare fuori i tuoi seni vorresti scomparire, tutti quegli occhi addosso sembrano spogliarti, ti senti nuda di vonte a loro. Ti fai rossa e abbassi la testa, una mano cerca di tirare giù più che puoi la gonna e l’altra a coprire i decollete, un brivido ti percorre la schiena ed i capezzoli si rizzano ancor di più.
Ti prendo per la mano e ti faccio fare un giro su te stessa, senza opporre resistenza esegui. Adesso tutti ti hanno vista da tutti i lati, hanno visto le tue cosce tornite, il tuo splendido seno e quel magnifico culo che hai.
“Avevi ragione, è proprio una gran figa la tua Laura” e dicendolo ti prende per mano accennando un baciamano.
Finite le presentazioni, Marco ci invita a seguirlo vicino ai cavalli. Due cavalle sono legate ad una staccionata mentre un fattore tiene per le redini uno splendido cavallo, un imponente frisone dal mantello nero lucente. sei è un pò spaventata dall’imponente animale e ti tiene stretta a me, mentre la bestia freme, le forge che si aprono ad annusare l’aria, gli zoccoli, rivestiti dal caratteristico fiocco, scalpitano con veemenza. Lo stallone sente che le giumente son pronte.
Quando passiamo al suo fianco non puoi far a meno di guardare l’enorme membro dell’animale che, muovendosi e pulsando, arriva quasi a toccar terra.
quando raggiungiamo la nostra posizione Marco indica ai suoi uomini che la monta può iniziare.
Il grosso cavallo viene, di fatto avvicinato alla prima cavalla e, ne annusa il sesso, le labbra si scoprono e, in un fragoroso nitrito mostra i denti mentre già cerca di montare addosso alla femmina. Non riesci a staccare gli occhi dal membro dell’animale, lo guardi stringendoti a me, sento il tuo corpo premere contro il mio, sento il tuo calore.
Quando vedi scomparire il membro del cavallo nel corpo della giumenta un fremito percorre il tuo corpo, sento distintamente i tuoi capezzoli ritti premere sulla mia schiena.
Sei dietro di me, quasi ti nascondi, sento affannoso il tuo respiro mentre nell’aria si elevano forti i nitriti degli animali. La mia mano scivola dietro di me e cerca il tuo sesso. Si insinua tra le tue cosce, per alcuni istanti resisti alla mia mano, ma un pizzicotto ti fa desistere e lentamente allarghi leggermente le cosce. Sai che ci sono altre persone intorno, Marco e davanti a me e non può vedere cosa accade ma Sahib è dietro di noi e può vedere tutto ciò che succede.
Le mie dita scivolano sotto la stoffa dello slip, cercano la tua figa. E’ già umida, le dita che giocano per qualche istante con i riccioli per poi infilarsi nelle pieghe della tua carne, e, aiutante dai tuoi abbondanti umori, scivolano facilmente dentro di te. Cerco il tuo clitoride e inizio a stuzzicarlo facendoti eccitare ancor di più. Inizi a muovere il bacino in cerca di piacere mentre guardi ancora quegli animali in un atto sessuale.
Hai allargato ancor di più le cosce e inizia d inarcare la schiena, la tua corta gonna sale e scopre il tuo culo, un bacio mi raggiunge sul collo, “cof-cof” Sahib alle tue spalle accenna un colpo di tosse, a quel suono sobbalzi, con delicatezza scosti la mia mano dal mezzo delle tue cosce. “C’è, il pachistano qua dietro, smettila. Che figura mi fai fare”, sussurri al mio orecchio. Io mi giro lentamente e fisso Sahib che sorride guardando il tuo culo scoperto.
Rido verso di lui e, leccandoti sul collo, sempre guardando il ragazzo ti dico “copri il culo, puttanella”. Ti fai rossa in viso e tiri già repentinamente il lembo di gonna che teneva scoperto il tuo culo.
Ti sposti e ti metti davanti a me per nasconderti da Sahib, per un po sembri tranquilla e calma, non può più vederti con quegli occhi neri e profondi.
Guardi, quasi ipnotizzata il frenetico muoversi dello stallone che monta la cavalla, il lungo membro che, vibrando, sprofonda nel sesso della puledra. Rimani ferma, immobile, ma non io, la mia mano ti cinge un fianco. Ti tiro a me, senti la mia patta strusciare sul tuo culo, mi spingi con il braccio e girando leggermente la testa verso di me mi implori di fermarmi, “no ti prego, ci vedono tutti” e ti rigiri scostandoti da me. Ti permetto di allontanarti un po da ma ma la mia mano ti cinge ancora, ora e sul tuo ventre, le dita che si insinuano nell’orlo della gonna. Sento il tuo ventre ritrarsi, “ti prego, mi sento osservata da tutti”, la tua mano si posa sula mia per fermarmi. Marco che è poco più avanti a te, alla tua sinistra sente perfettamente le tue parole e si gira a guardarti. Quando senti che ritraggo le dita e le sfilo dalla gonna molli un po’ la presa. Ti giri verso di lui quando senti uno dei fattori che ne richiama l’attenzione. Per alcuni istanti rimanete a fissarvi negli occhi, riecco che un brivido, un fremito percorre la tua schiena, ti sei sentita nuda di fronte a quegli occhi che ti stanno squadrando. Non fai caso al mio movimento, la mia mano che sale. Sale sul corpetto e con una mossa delicata scopre un tuo seno mentre afferra l’altro stringendolo. I tuoi capezzoli si sono rizzati immediatamente, Marco fissa il tuo petto nudo e quella mano che stringe l’altro seno, e tu ora ti rendi conto di cosa stia a fissare ma non hai il tempo di reagire perchè Marco si è già girato, la monta della giumenta è terminata, un fiume di seme caldo ha inondato la cavalla ed ora lo stallone, nitrisce fragorosamente mentre fiotti di sperma continuano a fuoruscire dal membro ancora semi rigido.
“Ok ragazzi, continuate con la monta dell’altra cavalla. Sahib, andiamo nella cantina a vedere come procede la fermentazione del mosto”, io lascio la presa mentre tu ricopri il seno scoperto cercando di ricomporti alla bell’e meglio. Marco si gira verso di noi e, rivolgendosi a te “Laura, posso chiamarti Laura, vero?”, annuisci col capo dopo aver fissato me ed ave ricevuto un cenno di consenso da parte mia, Marco continua la sua frase, “Allora Laura, adesso si va a sentire l’odore del mosto, lo hai mai sentito? Vedrai che ti piacerà”, “no, non l’ho mai sentito” rispondi con voce tramante, Mauro sorride e si incammina verso l’uscita della stalla. “Venite” aggiunge mentre ci fa cenno di seguirlo con la mano.
Appena mi muovo mi corri subito vicino e mi afferri per un braccio mentre seguo il mio amico. Dietro di noi, a debita distanza ci segue Sahib che non smette un istante di fissare il tuo culo.
Sento tutto il calore dei tuo corpo mentre ti aggrappi a me, mi giro verso di te e ti bacio sulle labbra, quel bacio alla sprovvista ti fa sorridere mentre, a pochi centimetri ci fissiamo negli occhi. Vedo in te l’eccitazione per la serata che sta nascendo.
Quando arriviamo all’ingresso della cantina Marco, facendoci strada nella semioscurità avvisa, “attenta ai gradini Laura, non sono regolari”, e girandosi verso di te ti porge la mano per aiutarti a scendere, mi fissi per un istante e, “non ti preoccupare io ti staro vicino da dietro, così non ci sarà possibilità che tu cada” ti dico poggiando le mani sui tuoi fianchi.
Afferri la mano di Marco e inizi a scendere prestando attenzione ai passi che fai. Le scarpe con quegli alti tacchi non ti agevolano nella discesa e più di una volta ho dovuto tenerti. Giunti in fondo alla scala, un forte odore di vino riempie l’aria, entriamo nell’ampio spazio che fa da cantina, le volte a padiglione sormontano le colonne che dividono le varie aree. Alle pareti in muratura grezza vari attrezzi. Tutto intorno grossi tini pieni di mosto nei quali si sente il ribollire dell’uva.
L’odore è dolciastro ed inebriante, i moscerini, in gran numero riempiono l’aria illuminata la fioche lampadine.
Marco si adopera a girare il mosto in un tino mentre con fare da maestro ti spiega “Il mosto o mosto d’uva è il prodotto liquido che si ricava dall’uva fresca o ammostata, cioè uva fresca pigiata, con o senza raspi, mediante pigiatura e sgrondatura o torchiatura. Devi sapere che il mosto è costituito dalla polpa, dalla buccia e da semi o vinaccioli. Il mosto viene utilizzato per la trasformazione in vino a mezzo della fermentazione operata dai lieviti o blastomiceti presenti in natura . Con la vinaccia, i graspi in pratica, si producono invece, per distillazione, le acquaviti di vinaccia quali la grappa”. Ascolti con attenzione tutto quello che dice mostrando curiosità, “finita la lezione?” aggiungo ridendo mentre mi affaccio su un tino colmo quasi fino all’orlo.
“L’ho imparata bene vero?” risponde Marco e poi aggiunge, quasi a scusarsi “Sai , vengono in visita pure delle scolaresche”, mentre si avvicina ad un tino inclinato, poggiato su un supporto di fortuna e per metà vuoto, al suo interno ancora del mosto oramai asciutto quasi completamente.
Mentre curioso per la cantina, ti porge un catino in legno, “Laura ti va di darmi una mano? Prendi questo e riempilo con i graspi che sono qua dentro”, rimani imbambolata e sottovoce pronunci qualcosa, “dai, che fa se ti sporchi le mani, dopo sai su in camera e fai una doccia, non ti preoccupare”.
Da lontano osservo la scena, tu che non sai cosa fare, cosa dire, Marco che ti allunga quel secchio in legno. “Dai, Laura dagli una mano” ti esorto con voce decisa. Al suono della mia voce, quasi fossi in trance subito afferri quel contenitore e titubante infili le mani nei graspi. Non te lo aspettavi ma senti il calore che esce da quella massa, un piacevole calore che ti dona una piacevole sensazione, visto il fresco che si sente in quella cantina.
Le mani sottili subito si colorano coi pigmenti dell’uva, e, chinandoti in avanti nel tino vieni investita dai fumi dell’alcool. Da lontano è uno spettacolo ammirarti, ogni volta che ti abbassi nel grosso tino il tuo culo si scopre e sia io sia marco e pure Sahib che è leggermente defilato, alla tua sinistra, godiamo della splendida visione, il piccolo slip che si infila tra le tue natiche che si aprono ogni volta che ti allunghi ad afferrare le vinacce.
All’inizio non fai caso alle nostre occhiate sul tuo fondo schiena ma quando te ne rendi conto cerchi, in maniera impacciata di ovviare, rendendo la tua situazione ancor più imbarazzante. Senza pensarci porti una mano dietro per verificare se sei a culo nudo e nel farlo, ovviamente, marchi il tuo didietro con un magnifico segno lilla, dimenticando di avere le mani intrise di succo. Scoppiamo in una fragorosa risata mentre, guardiamo il tuo seno che, nella veloce mossa è strabordato fuori dallo stretto corpetto. Sarà per i fumi dell’alcool, a cui non sei tanto abituata che l’ilarità prende pure te e, già mezza ubriaca, ma ridendoci su sbotti nei nostri confronti “porci! Uffa ecco cosa siete dei porci.” e ti rigiri a raccogliere le restanti vinacce.
Marco più di una volta ti ha dovuto reggere per i fianchi mentre ti calavi interamente nel grosso recipiente, la sua faccia a pochi centimetri dal tuo culo nudo. “Ti ho detto che è una puttanella nata” è stato il mio commento rivolto a Marco che ti tirava su dal tino con presa sicura mentre tu, con sospiri ed eloquenti “uhhmmmmmmm”, con relativo ancheggiare, mostravi di gradire.
Hai quasi completamente svuotato il tino e sei oramai ubriaca del tutto, per raccogliere gli ultimi graspi sei quasi completamente dentro il tino e non fai più caso ne ai seni che oramai ballonzolano fuori nella loro intierezza, ne’ alle chiappe che sono rimaste completamente scoperte.
Parli senza pensarci, “ma per chi mi avete presa, io non sono una puttanella, io sono una donna sposata”, e scoppi in una risata mentre aggiungi “si, mi piace fare la puttanella, che c’è di male?” e di nuovo ridi continuando “io sono una signora perbene a cui piace tanto il cazzo del mio padrone”, ridi mentre barcollando vieni verso di me, le tue bracci mi cingono il collo mentre in silenzio mi sorridi fissandomi dritto negli occhi. Son pochi istanti e poi il tuo corpo si appoggia a me.
“E’ giunto il momento di uscire da qui, Laura è proprio partita, ha bisogno di un pò d’aria fresca e di una doccia ristoratrice” dico rivolgendomi a Marco.
Ti sorreggo mentre ti accompagno verso l’uscita, tu che ti appoggi a me affondando il tuo viso nella mia spalla ed aggrappandoti a me come ancora di salvezza.
Marco ci raggiunge quando siamo vicini alle scale e, nonostante lo spazio angusto mi da una mano a sorreggerti mentre saliamo. Il freddo autunnale della sera ornai divenuta notte ti fa scuotere, brividi percorrono tutto il tuo corpo, l’abbigliamento succinto non ti da molto aiuto, ti copro con il mio giubbotto mentre ci incamminiamo verso l’ingresso dell’agriturismo che sia apre sotto uno splendido patio. Marco mi fa strada e ci conduce in una delle camere su al primo piano.
Arrivati in camera ti lascio cadere sul letto, Marco prende da un armadio degli asciugamani e me li porgi mentre mi avvio in bagno, “inizia a spogliarla, che le faccio fare un bagno” gli dico mentre apro il getto dell’acqua per riempire la grande vasca da bagno. In stanza ci raggiunge anche Sahib che porta il soprabito e la tua borsa che avevi rimasto in cantina.
Marco ammira il tuo corpo abbandonato languidamente sul letto, “posso spogliarla? Nuda?” mi chiede, mentre titubante non sa da dove incominciare. “Certo, nuda, mica possiamo farle fare un bagno vestita?” urlo dal bagno mentre lo scroscio dell’acqua fragorosamente rimbomba sulle nude pareti.
Solo a quel punto inizia a spogliarti, cominciando dalle scarpe, slacciando con delicatezza le chiusure. sorregge il tuo piede tenendoti la stretta caviglia e ammirando le tue lunghe cosce, la gonna oramai è tutta arrotolata sui tuoi fianchi e mostra tutte le tue grazie. Sei in uno stato confusionale ma sentire addosso quelle mani che toccano il tuo corpo ti piace, convinta che siano le mie mani a carezzarti, inizi a sospirare e ad agitarti mentre Marco, dopo averti tolto le scarpe ti sta sfilando la gonna. Oscenamente allarghi le cosce al suo cospetto quando, sfilata la gonna si appresta a toglierti le calze, i peli della figa, folti ma curati che fanno capolino ai lati del piccolo slip, “scopami, ho voglia” dici mentre senti quelle amni calde che sfilano i tuoi vestiti. Per un istante recuperi le forze e alzandoti sulla schiena tiri Marco a te baciandolo sulla bocca, mentre ancora ad occhi chiusi dici “Scopami, ti prego”: Ti sento pronunciare quelle parole proprio mentre esco dal bagno e mentre sento squillare il tuo cellulare. Cerco il cellulare nella tua borsa, “che ti dicevo Marco, visto? E’ proprio una magnifica puttanella” mentre vedo chi è che ti chiama, sul display un nome, “Oliver”. Rispondo con calma, “Pronto, ciao Oliver”, dall’altro capo la sua voce che che chiede, non sentendo la tua voce “Laura, dovè? Tutto tranquillo?”. Mi giro verso di te, le mani di Marco sul tuo corpo, “tranquillo, tutto bene, in questo momento non può venire al telefono, ma ti confermo che è in buone mani. Ti faccio richiamare da lei. Ciao”. Sorrido e riaggancio proprio mentre tu, sentendomi parlare apri gli occhi e ti vedi a pochi centimetri dal mio amico, mentre lui ti tiene tra le braccia per non farti ricadere all’indietro.
Rimani imbambolata, mentre continui a guardare Marco, che, delicatamente ti adagia di nuovo sul letto, copri il ventre seminudo con le mani e stringi le gambe, ti giri e vedi nella stanza c’è pure Sahib che in un angolo ti fissa in silenzio. Ti giri poi verso di me, mi vedi con la mano protesa che ti chiamo, “Vieni stronza, hai finito di fare la puttanella con tutti? Forza che ti aspetta un bagno caldo”. Ti alzi e, comprendo con un lenzuolo le tue grazie entri trafelata in bagno passando a testa china accanto a me. “scusami, credevo fossi tu” dici passandomi accanto. Ti sei coperta solo sul davanti mentre il tuo culo fa bella mostra di se, una sberla centra il tuo culo con ancora i segni delle tue mani sporche vi vinacce, “sciaff”, un suono secco, le tue chiappe che sobbalzano, “Ahiiii”, schizzi in bagno veloce mentre ti seguo.
Marco e Sahib rimangono in stanza e parlano rta di loro della monta delle cavalle e della vendemmia mentre io finisco di spogliarti. Sei rimasta immobile, di fronte allo specchio, la testa bassa. Davanti a te il lenzuolo abbandonato ai tuoi piedi, scosto i tuoi capelli e ti bacio sul collo, mentre lascio cadere il toppino facendo scivolare le bretelline dalle tue spalle. Slaccio il reggiseno che cade, pure lui a terra, ai tuoi piedi, gemi per il contatto delle mie labbra sulla tua nuda pelle, nello specchio i tuoi capezzoli ritti, il tuo respiro profondo. Ti cingo il ventre mentre ti tiro a me, in silenzio ti lasci guidare, la mia mano che scende tra le tue cosce, si infila nello slip mentre l’altra carezza i tuoi seni. Apri gli occhi e ti guardi allo specchio. Allarghi le cosce per facilitarmi, un mugolio di piacere esce dalle tue labbra socchiuse mentre le mie dita affondano nel tuo sesso. Inarchi la schiena quando le dita ti penetrano, sei bagnata, hai voglia, ma senti la testa scoppiare. Mi accorgo di questo dalla tua smorfia, questo non è il momento per farti godere, ora hai solo bisogno di un bagno caldo e risoratore. Mi stacco da te e, inginocchiandomi, il viso a pochi centimetri dal tuo corpo, dal tuo calore, dal tuo odore, dal tuo sapore di femmina, sflilo il tuo slip tirandolo giù.
Mi aiuti alzando alternativamente le gambe ma, poi, non fai nulla, rimani li ferma in attesa. Ti giro e, dopo un delicato bacio sulle labbra ti faccio entrare nella vasca.
Il calore dell’acqua calda ti fa rilassare immediatamente, chiudi gli occhi e ti lasci andare, le mie mani iniziano a massaggiare la tua schiena, le dita che si soffermano sulle vertebre del collo, massaggiando la muscolatura contratta, “uuuhhhmmmm”, il suo sospiro è eloquente mentre ti prendi le gambe tra le braccia quasi ad abbracciare tutta te stessa.
Ti lascio nel tepore dell’acqua che dolcemente ti coccola. torno nella stanza mentre tu cominci a lavarti, mi senti chiacchierare con Marco che si complineta per la “magnifica giumenta con cui mi sono accompagnato”, i tuoi sensi si risvegliano e inizi ad ascoltare con attenzione i commenti su di te, “si, Marco, è una magnifica puledra, ma ancora non è doma, è sempre ribelle e si fatica a tenerla a freno, ma ti posso garantire che è una soddisfazione usare su di lei corde e frustino”. Rimani ferma nel caldo abbraccio dell’acqua, “debbo dire”, aggiunge Marco, “che ha un culo da sballo e delle tette niente male, con quei capezzoli tutti da strapazzare”, ti guardi nello specchio di fronte e vedi i capezzoli che ritti fanno capolino tra la schiuma che ricopre il tuo corpo come un prezioso merletto.
“Per non parlare della sua bocca, e non immagini come è calda ed accogliente la sua figa, quando si lascia andare la sua figa pulsa stringendosi intorno al cazzo che la fotte, dovresti provare, per non parlare poi del suo culo stretto-stretto! Una vera puttanella, mi fa godere pure nel solo guardarla mentre si fa sbattere.” “Dovresti provare, dovresti provare”, quelle parole iniziano a insinuarti nella mente come un tarlo. “Figa calda ed accogliente, culo stretto, capezzoli, bocca. Una vera puttanella”, un fuoco inizia a salire dal tuo ventre mentre senti la figa che inizia a pulsare vogliosa, “guardarla mentre si fa sbattere”, ti alzi dalla vasca e ne esci, “guardarla mentre si fa sbattere”, esci dal bagno vestita di sola schiuma, il tuo sguardo è lascivo e ti avvicini a me senza curarti degli altri due che sono nella stanza, per poco Sahib non sviene alla vista del tuo corpo nudo. La tua bocca e pochi centimetri dalla mia, mi baci lievemente sulle labbra, ti lascio fare incuriosito, mi baci sul collo ed avvicini le labbra al mio orecchio sussurrando, “guardarla mentre si fa sbattere. Una vera puttanella, ora vedrai” e con una spinta mi getti sull poltrona. Non dico nulla e sto al gioco, “si, sei una puttanella, la MIA PUTTANELLA” (dico a denti stretti e girandoti verso Marco e Sahib, “è vostra stasera, divertitevi, è a vostra disposizione, vero Laura?”. Un brivido ti percorre la schiena, volevi punirmi per quelle parole ma non immaginavi che ti avrei preso in contropiede. “VERO LAURA? Sciaff” una sberla centra il tuo culo umido facendo schizzare la schiuma che copre il tuo culo per la stanza. Il colpo ti sposta al centro della stanza, “fammi vedere quanto sei troia”, la voce dura di fa capire che faccio sul serio, “s-si, subito, come vuoi”, sussurri con voce tremante, mentre Sahib e e Marco rimangono in silenzio a guardarti, li, al centro della stanza mentre la schiuma lentamente scompare dal tuo corpo lasciandoti completamente nuda)
Mi ribaci di nuovo sulle labbra, un bacio, questa volta, appassionato e lungo, mentre inarchi la schiena ed inizi a sculettare. i scatto ti giri e sculettando vai verso Marco che, vedendoti andare verso di lui si alza imbarazzato. Gli inizi a girare intorno mentre lentamente gli sbottoni la camicia. Marco no sa che fare e continua a fissarmi, guardo il suo sentirsi impacciato di fronte alla tua intraprendenza, scoppio in una sonora risata mentre le tue mani scorrono sul suo petto nudo sotto la camicia, evidente nella patta la sua erezione. Continui a sculettare ed a strusciarti su di lui, ul mio leggero cenno del capo e Marco capisce tutto, a quel punto le sue mani scendono lungo i tuoi fianchi e si posano sul tuo culo stringendo con forza le tue natiche, “Ahhh”, è l’unica cosa che riesci a pronunciare prima che ti alzi come un fuscello e ti porti sul letto. Marco ti lascia cadere sul letto e si spoglia davanti a te. Senza pensarci su due volte divarica le tue cosce e con due dita allarga le labbra della tua figa. Mi guardi senza fiatare e lo lasci fare, “forza Sahib, stasera si fa festa”, dice Marco girandosi dalla mia parte, il mio assenso da’ il via libera a Sahib che inizia a spogliarsi. E’ muscoloso Sahib, il suo fisico asciutto e possente ne evidenziano i muscoli scolpiti dal duro lavoro e da tanta palestra. Quando si spoglia completamente ti rendi conto dell’enorme membro che ha tra le cosce. “No, noo, non vorrai mica…” mi dici quasi implorandomi. “Hai detto che sei una puttanella, è il momento di dimostrarlo”, Sahib si è avvicinato a te, il cazzo non ancora completamente eretto è già di dimensioni riguardevoli e la grossa cappella è vicina alla tua bocca. Un bacio di Marco, appassionato e profondo riempie la tua bocca facendoti quasi mancare il fiato.
Ti ha infilato due dita nella figa e comincia a scoparti con quelle. So cosa vuole fare, so a cosa punta. Le lunghe dita di Marco ti stimolano lungo le pareti della figa, veloci, frenetiche, ti eccitano e tu te ne rendi conto.
Lo vedo che si infila tra le tue cosce, “adesso, così lubrificata non farà fatica a prendersi il mio arnese”, Sahib intanto ha sfilato il cazzo dalla tua bocca, e prende a baciarti. Il suo sapore mischiato al tuo, la lingua che si intrecci alla tua.
Il cazzo di Marco inizia lentamente a riempirti la figa, senti le pareti allargarsi per ricevere il grosso membro, senti perfettamente la cappella farsi largo nelle tue viscere, ne senti il calore, ne senti la consistenza. Lentamente ti riempie, sempre di più, fino ad entrare completamente dentro di te. Rimani ferma mentre lui è immobile, le palle che strusciano sul tuo sesso. Inizi a muovere il bacino per sentire il tuo piacere, per sentire il suo piacere. Ti lasci andare al bacio di Sahib mentre Marco inizia a pomparti. Ne assecondi i movimenti e sincronizzi i movimenti della tua lingua con i colpi che gonfiano il tuo ventre. Gocce di sudore iniziano a impiastricciare i tuoi capelli, il calore dei tuo corpo si fa sentire sempre di più. Con le mani cerchi il cazzo di Sahib, vuoi sentirlo pulsare tra le tue mani, lo trovi e cominci a carezzargli le palle mentre ritmicamente vieni riempita da colpi sempre più profondi e forti. Raggiungi l’asta di quel grosso oggetto di piacere e inizi ul lento saliscendi, le tue dita che sfiorano la grossa cappella umida. Marco ti sta pompando con forza, sento sbattere il suo corpo contro il tuo mentre inizi a mugolare di piacere, Sahib, con le sue grosse mani carezza i tuoi seni mentre tu rimani attaccata al suo cazzo.
Stringi con forza l’asta mentre forti colpi ti fanno vibrare di piacere. Senti la figa che pulsa, mentre rivoli del tuo succo ricoprono il grosso cazzo che ti sta penetrando.
Ad un tratto Marco esce da te, la tua figa è aperta, le labbra gonfie di piacere, ti tira su e ti fa alzare, fa cenno a Sahib di stendersi. Si stende sul letto al tuo posto e il suo grosso uccello si innalza ritto davanti a te. “Forza puttanella, montaci sopra”, ti ordina Marco, “ma è enorme, non mi entra tutto, non voglio!”, non fai in tempo a terminare la frase che Marco ti suona una sonora pacca sul culo che ti fa sobbalzare, “ahhiiiii”, gridi portando le mani al culo. “Sali su quel cazzo, muoviti!” ti ordina perentorio, e una nuova sberla ti centra il culo. “S-si signore, va bene” dici con voce sottomessa mentre ti giri a guardarmi. Mentre cerchi con lo sguardo implorante il mio. Ti guardo severo e non dico nulla. Chini il capo e sali sul letto, il grosso cazzo davanti alla tua faccia. Marco ti prende di peso e ti posiziona col bacino sul membro di Sahib. La grossa cappella fatica un pò a farsi strada tra le pieghe del tuo sesso nonostante sia fradicio di umori. Lentamente senti la cappella entrare nella tua figa. Pian piano si fa largo dentro di te, senti la figa pulsare, mentre quel grosso cazzo ti riempie. Sahib rimane fermo sotto di te mentre Marco ti regge ancora, “vedrai che ti piacerà, Sahib ti farà venire più e più volte prima che ti riempia il ventre del suo seme”. Quelle parole ti terrorizzano, non ti sei fatta mai venire dentro se non da tuo marito e da me. “Vi prego, no!”, piagnucoli implorante. “Zitta e chiava, troietta”, con quelle parole Marco ti lascia di colpo e tu con il tuo peso cali di colpo sul sesso del giovane cingalese. Il grosso cazzo riempie ogni cavità del tuo sesso, senti la grossa cappella premere contro l’utero, ed un enorme sensazione di calore riempire il tuo ventre, quasi ti manca l’aria, con quel grosso arnese tra le cosce, ma sei eccitata, sei stordita da tutto quello che ti sta succedendo. Il tuo sesso pulsa ritmicamente intorno a quel corpo che ti riempie, pian piano si abitua e lentamente un forte senso di piacere ti inonda la mente. Inizi a assaporare il piacere e pian piano inizi a muoverti su e giù, sempre più velocemente. Il grosso cazzo esce quasi completamente dal tuo sesso per poi scomperire completamente dentro di te. Copiosi rivoli del tuo denso piacere iniziano a fare la loro comparsa lungo il cazzo gonfio di Sahib, ti muovi sempre più velocemente mentre Marco ti guida con le mani e, quasi a guidare la tua monta si concede sonore sberle sul tuo morbido culo, che pian piano diventa sempre più rosso. Raggiungi uno sconvolgente orgasmo che ti fa urlare, quasi impazzita dal piacere. “Fottimi, fottimi, ti prego, non fermarti, continua a fottermi” mentre le tue unghie affondano nel petto di Sahib che non ha affatto intenzione di fermarsi. Adesso stringe con forza i tuoi seni spingendoti con forza sul suo sesso, senti quasi entrare le sue palle nella tua figa dilatata.
Quando vieni, il tuo succo cola lungo il suo cazzo, mentre il tuo culo. ritmicamente si dilata per poi richiudersi proprio a farci vedere con gli occhi da osservatori quello che sta succedendo nel tuo corpo, nella tua mente. Marco a quella vista non ci pensa su due volte e si china tra le tue chiappe iniziando a leccare il tuo fiorellino. Ti penetra con la lingua, quasi a saggiarne l’elasticità. Il profumo del tuo orgasmo inizia a riempire l’aria, e l’eccitazione è massima, Sahib non accenna a fermarsi e continua imperterrito a montarti, incurante del tuo implorare di fermarsi. Rapidamente ti porta ad un nuovo devastante orgasmo che ti fa perdere tutte le forze, che fa cadere ogni tua recondita resistenza al piacere. Vuoi godere, godere come mai ti è capitato, vuoi sentire il caldo seme bruciarti il ventre, vuoi sentirti “una vera puttanella”. Quando Marco si rende conto che hai perso ogni freno inibitorio monta sul letto alle tue spalle e, dopo averti dato due sberle sul culo, che rimbombano nel silenzio della notte, punta deciso la cappella al tuo buco del culo e, di colpo la fa scomparire nel tuo fiorellino che immediatamente si apre per accoglierlo.
“Ohhhhhh, non farmi male ti prego, non sono abituata”, muguli spingendo il culo all’indietro e accogliendo il suo cazzo senza fatica.
Non immaginavi che saresti stata capace di tanto, il grosso cazzo di Marco ti riempie il culo, lo senti che spinge per riempirti tutta, senti le palle che sbattono sulla tua figa già piena. Presa in quella morsa rimani ferma per sentire ogni piccolo movimento nel tuo corpo. Senti le due cappelle quasi toccarsi, divise dalla sottile parete che separa la tua figa dal tuo culo, senti i due cazzi strusciare l’uno contro l’altro, quasi in lotta tra di loro a chi ti sta facendo godere di più. Senti la testa scoppiare, il tuo corpo non risponde più al tuo volere, il tuo corpo vuole godere.
Improvviso arriva il tuo nuovo devastante orgasmo, impalata sul cazzo di Sahib che continua a tenerti per i seni mentre Marco accompagna ogni colpo che affonda nel tuo culo con sonori schiaffi sulle tue chiappe, “si, si, vengo, vengooooo, odddiiiiooooooooo!!!!” urli come una pazza, e i due uomini, quasi stessero aspettando un tuo segnale, eruttano il loro seme venendo contemporaneamente a te. Senti il calore della sborra di Marco invadere le tue viscere mentre il seme di Sahib ti riempie completamente la figa. La sborrata è talmente copiosa che quasi immediatamente, inizia a colare lungo il suo cazzo e ad uscire dalla tua figa ancora piena scendendo lungo le tue cosce.
Sahib e Marco rimangono fermi dentro di te mentre si svuotano completamente. Tu sfinita ti accasci sul petto di Sahib, priva di qualsiasi forza mentre Marco si rialza. Guardando il tuo culo ancora aperto, commenta, “magnifica puledra da monta, vero Sahib?”.
Delicatamente Sahib ti fa “smontare” dal suo cazzo ancora in erezione e ti adagia sul letto. Senti la figa dilatata e colma di seme che, lentamente inizia a colare fuori mentre le contrazioni del tuo sesso, lentamente vanno scomparendo. Anche Sahib adesso ti guarda, mentre sfatta rimani sul letto a cosce aperte. “Si padron Marco, una vera puttanella da far godere tante e tante volte”, poi girandosi verso di me sorridendo, ” e grazie al signor Enrico per avercela fatta provare”.
Sono le tre passate oramai, e, guardando l’orologio mi rendo conto che debbo riportarti a casa, mentre ti sei fatta scopare il tuo cellulare ha squillato più volte ma ho sempre riattaccato. Era Oliver, Ad un certo punto, proprio mentre ti riempivano del loro seme “bip-bip-bip”, un sms di Oliver che chiede se tutto è ok. gli ho risposto “ora sta godendo, non può rispondere. Torniamo presto ;-)”.
Sei ancora sfinita, li stesa sul letto, ma non c’è tempo, devi andare a lavoro ed abbiamo già fatto molto tardi.
Mi alzo dalla poltrona dove ho assistito a quanto tu sia puttana, “La mia puttanella” – e complimentandomi con voi due, “l’avete fatta godere davvero alla grande, la mia puttanella. Ma ora è tempo che la riaccompagni dal marito”, “non vorrei farlo preoccupare troppo” aggiungo ridendo e mi avvicino a te. ti bacio sulla bocca e ti sussurro, “la prossima volta la puttanella la farai con me!” e delicatamente inizio a rivestirti.
Vedo la tua figa ancora pulsare, le labbra gonfie, il folto pelo tutto impiastricciato, fatico a tirarti su lo slip, quando riesco a tirarlo completamente su un rivolo di tuoi umori misto al nettare di Sahib immediatamente lo inzuppa. Ti tiro su a forza e facendoti rimanere seduta sul letto ti aiuto ad indossare il reggiseno. Una smorfia quando lo stretto indumento copre i tuoi seni, i capezzoli strapazzati sono ancora ben ritti e sensibili. Ti bacio sulla bocca, odore e sapore di sesso sul tuo viso, mi fissi negli occhi, a cercare i miei pensieri, “portami a casa” sussurri sotto voce mentre lentamente ti alzi tenendoti a me. Marco ha chiamato Sahib ed è uscito dalla stanza lasciandoci soli. “fai con comodo, ci vediamo di sotto” ha aggiunto a bassa voce mentre si allontana. Il silenzio adesso regna nella stanza semibuia, solo il suono del nostro respiro mentre ti aiuto a rivestiti. Di tanto in tanto brividi di freddo scuotono il tuo copro provato dalla intensa serata. Mi lasci per alcuni minuti, vai in bagno per rimettere a posto il trucco, con mano tremante, guardandoti allo specchio, immagini della serata ti ritornano alla mente come flashback che stimolano di nuovo tutti i tuoi sensi. Senti di nuovo quel forte odore di sesso, mentre gli slip umidi ti danno un leggero senso di fastidio. In bocca ancora il sapore di quel giovane dalla pelle bruna. Ti risistemi i capelli e uscendo dal bagno mi chiedi abbassando lo sguardo, “possiamo tornare a casa?”, ti guardo sorridendo, “si mia dolce puttanella” e ti tendo la mano mentre nell’altra ho già il tuo soprabito. Mi segui senza dire una parola e scendiamo al piano di sotto. Sahib e Marco di attendono, il giovane fattore deve riaccompagnarci in paese dove abbiamo lasciato l’auto.
Marco si avvicina e ti saluta con un galante baciamano, “è stato un piacere conoscerti, Laura” per poi salutare me, “alla prossima…” e ci accompagna alla macchina. Sahib è già seduto alla guida ed accende il motore mentre saliamo in macchina. Lungo tutto il tragitto che ci porta al paese rimani in silenzio abbracciata a me. Di tanto in tanto guardi nello specchietto ed ogni volta che incroci lo sguardo di Sahib lo abbassi repentinamente stringendoti a me.
In paese il silenzio è assoluto, le stradine sono inanimate, solo qualche gatto, illuminato dai lampioni rende il paese ancora vivo, nella notte umida.
Il grosso fuoristrada si ferma accanto alla macchina e tu ti fiondi dentro sedendoti accanto al posto di guida rannicchiandoti sul sediolino.
Saluto Sahib che mi consegna alcune bottiglie di ammiccato. Lo saluto e salendo in macchina abbasso il finestrino dal tuo lato. Sahib gira intorno all’auto e viene a salutarti. “Arrivederci signora Laura”, non alzi quasi la testa, ricordando il suo grosso membro dentro il tuo corpo, vedendoti nuda tra le sue mani, sussurri un impercettibile “arrivederci” mentre gli porgi la mano. Metto in moto mentre tu ti rannicchi di nuovo sul sedile. Quando parto e mi allontano Sahib è ancora lì, fermo al centro della piazzetta deserta, illuminato dai fari della Land Rover.
Ti addormenti mentre ti riporto a casa, il solo rumore del motore e del vento la colonna sonora del viaggio di ritorno a casa.
Parcheggio sotto casa tua, cerco nella tua borsa le chiavi di casa, “eccole, trovate”, prendo borsa e le bottiglie di vino e giro intono all’auto, sei ancora addormentata, avvolta nel tuo soprabito, solo le lunghe cosce scoperte. Senza dire nulla ed a fatica, ti prendo in braccio, istintivamente mi abbracci e di accoccoli. Con un piede chiudo la portiera “santa invenzione la chiusura col telecomando”, un breve lampeggio mi accompagna mentre mi avvicino al portone di casa tua. un’impresa riuscire ad aprire con te in braccio e le altre cose in mano.
L’androne è silenzioso, vista l’ora tarda, mi fiondo in ascensore e saliamo al tuo piano. Facendo il minor rumore possibile e senza accendere le luci apro la porta d casa tua, una luce proviene dal salone, non presto attenzione ad essa e ti porto dritto in camera da letto. Poso le cose che ho in mano e ti adagio sul letto scoprendolo dal tuo lato. Oliver non è a letto. ti spoglio rimanendoti solo con l’intimo addosso, lo slip mostra una enorme macchia umida. Ti copro e tu ti accorgi del tepore che ti copre e ti giri su di un lato.
Ti lascio e uscendo spengo la luce, dal salone giunge il rumore di qualcuno che si sveglia, trovo Oliver ancora intontito, illuminato dalla luce del televisore. “Ti ho riportato la puttanella, si è comportata molto bene”. Non dice nulla Oliver, lo saluto con un cenno ed esco, mentre poso la bottiglia di vino sul mobile basso. “Non bevetene troppo, è ammiccato, un vino dolce di mosto ancora in fermentazione, da alla testa”. Percorro il corridoio buio e esco chiudendo la porta alle mie spalle.

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