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Racconti di Dominazione

Annamaria Lakme P.

By 25 Settembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Il mio odio per il sesso maschile si accese molto presto.

Mia madre mi diceva sempre che i padri erano degli estranei per i loro figli, forse per il modo in cui suo padre aveva trattato sua madre.
Mio nonno era molto ricco.
Rimase vedovo all’età di cinquant’anni e dopo non si fece problemi a mantenere tutte le donne che voleva.

Fin da bambina ero la sua interlocutrice preferita e mi raccontava tutto quello che faceva con le donne’ ogni volta che mi si avvicinava avevo paura che lo facesse a me e se mi sfiorava sentivo i brividi dappertutto.
Per molti anni sognai di subire violenze sessuali da lui, era un desiderio tanto forte, che cominciai a credere che fosse vero.
Quando morì, avevo quindici anni e mi veniva da ridere a vedere i pianti delle donne che aveva lasciato’ senza eredità!

Al night, per fare più soldi, si dovevano fare delle private-dances di quindici minuti, durante le quali ti spogliavi e toccavi il cliente mentre lui faceva lo stesso con te.
Così imparai l’arte della seduzione e del raggiro.
Riuscivo a capire i gusti dell’uomo che avevo di fronte e sceglievo con cura chi invitare a venire con me nelle salette al piano superiore, per fare una private-dance.

Imparai tecniche di sadomasochismo e da quando facevo sedere il cliente non smettevo mai di fissarlo negli occhi, con sguardo aggressivo e sensuale, per affermare il mio ruolo di dominatrice.
Mettevo velocemente il tacco a spillo in mezzo alle sue gambe dandogli un sussulto di paura, poi avvicinavo il mio seno alla sua bocca bavosa, avida di me, e gli stringevo il collo tra le mani.
Ero tentata di ucciderne uno ogni notte!
Quindi mi tiravo indietro, sedevo sulle sue gambe allargando le mie, mentre lo ammanettavo con cura.
Sentivo la sua voglia incendiare il mio corpo, ma non mi avrebbe mai avuta! Volevano infilare il loro cazzo dentro di me’ troppo pochi i soldi’ io lavoravo per’
Vedevo le altre ragazze fare seghe, bocchini e tante altre cose che venivano loro chieste’
Io, invece, mi voltavo e toglievo il resto della lingerie, danzavo sinuosa, sfiorandoli fino alla fine dei minuti che avevano pagato. A quel punto il loro membro era così duro che ne pagavano un’altra. Io gli facevo una sega col ginocchio.

Odiavo di più ascoltare le loro storie di matrimoni falliti, sopportare quando mi allungavano diecimila lire per sentirsi migliori, che ballare in topless !
Altri criticavano il mio lavoro e giustificavano la loro visita al night club, perché gli pesava riconoscersi dei puttanieri.
Pesava meno a me sapermi eroinomane!
Alcune volte dei ragazzetti mi offrivano un po’ di coca per portarmi a letto.
Gli ridevo in faccia!
Facevo vedere loro il mio sacchetto con tre grammi di coca e quattro di roba, e ci restavano come imbecilli.
La loro righetta del cazzo!

Le vere lacrime che l’eroina mi fece versare, furono per questo lavoro: certe notti pensavo di non farcela, ma sapevo che finita la serata, all’alba, sarei andata al solito parchetto dove avrei tirato due grammi.
Mi sarei sentita di nuovo bene, avrei dimenticato quello che aveva suscitato in me tanto sgomento e tanta rabbia.

Non avevo alternative: o lavoravo nei locali o andavo a battere!
Speravo di trovare una donna ricca, di mezz’età, con il desiderio di sistemare un’adolescente pronta a portarsela a letto tutte le notti’
Facevo cose ignobili per avere l’eroina e usavo l’eroina per dimenticarle.
Verso la fine delle superiori, avevo un bel po’ di soldi da parte, ma il mio uso attraversava il suo picco, con tre o quattro grammi di eroina al giorno e tre grammi di coca per svegliarmi, studiare per la maturità e lavorare.
Avevo anche dormito in strada quando ero troppo fatta per andare a casa ed ero stata iniziata all’uso della siringa perché, ormai, tirandola non la sentivo più.
Ero stata con qualche donna dal nome casuale, mi ero persa in voluttuose cosce femminili e avevo ritrovato un po’ di umanità, ma, poi, tornavo sempre da Lei dopo i miei tradimenti.
Entrava nella mia purezza di adolescente e mi faceva diventare una donna.
Quando si fa l’amore per la prima volta si sanguina un poco e, nel momento in cui l’ago penetrò la mia pelle per la prima volta, lacrime rosse rigarono il braccio: proprio come se avessi perso la verginità. Ma era una verginità diversa’ era come se la mia scelta di vita fosse stata suggellata da quel patto di sangue ed entrassi in un mondo diverso da quello a cui appartenevo, nel quale non c’era più posto per i grandi poeti simbolisti, i musicisti morfinomani, il decadentismo e l’oppio.

Il mondo in cui entravo era la realtà della tossicodipendenza, com’era veramente, non come avrei voluto che fosse!

to be continued

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