Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti EroticiSensazioni

Cap.2 Giada da amica a schiava

By 14 Giugno 2023One Comment

Tornai dentro e quando la viddi ancora li in ginocchio come le avevo ordinato il momento di lucidità fini. Mi torno all’istante il cazzo in tiro e decisi che ormai il dado era tratto. Mi rivolsi a Giada:
– puoi alzarti.. hai 2 minuti di orologio per andare in camera cambiarti sto coso che hai addosso con qualcosa di meglio e tornare qui.
– Si Padrone
Ci mise davvero 2 minuti, tornò con indosso un completino di pizzo rosso e nero, questo lo ricordo perché effettivamente mi piacque ma non gli diedi la soddisfrazione:
– pensi che questo sia meglio di quello di prima?
– si, a me piace molto più di quello di prima, l’ho messo solo per poche occasioni speciali..
– non me ne frega un cazzo, pensavo saresti stata di in grado di fare di meglio, tra l’altro non hai dimenticato niente?
Non se lo fece ripetere due volte, comunque è sempre stata una persona intelligente ma penso che il mix di emozioni del momento abbia fatto si che dimenticasse qualcosa.
– si Padrone, ho dimenticato.
– che cosa?
– di chiamarla Padrone
– bene, torna su hai 2 per metterne un altro e torna qui, ma questa volta a quattro zampe
– ma come faccio a 4 zam..
La interruppi:
– niente ma, stai perdendo tempo.
Si gettò all’istante a 4 zampe, si diresse verso le scale che portavano al piano di sopra dove è situata la sua stanza e inizio a salire. Lo faceva in modo goffo e scoordinato, ovviamente era la prima volta ed era scontato che in due minuti non sarebbe riuscita nemmeno a finire neppure di salire le scale. Questa volta però gli andai dietro, volevo gustarmi la vista del suo culo mentre saliva a 4 zampe. Presa com’era non si rese conto che le stavo dietro. Arrivo in camera e si fiondò sul cassetto dove tiene l’intimo. La bloccai, non stavo di certo tenendo conto dell’ora, sobbalzò sentendo la mia voce che le diceva:
– guarda che i due minuti sono passati, mi sembra un pò troppo per una rampa di scale.
– mi scusi Padrone.. non ho potuto fare di meglio.. Padrone..
– ora che dovrei fare secondo te?
– credo punirmi Padrone?..
– ah ma allora sei schiavetta intelligente. .
Notai un espressione diversa sul suo volto ma non riuscii a carpire a cosa fosse dovuta. Glielo domandai e rispose:
– è la prima volta che qualcuno mi chiama.. schiava.. effettivamente mi ha fatto uno strano effetto..
Se ci andiamo in fondo, anchr per me era la prima volta che qualcuno mi chiamava Padrone, mi resi conto dell’eccitazione che mi provocava sentire uscire dalla sua bocca quella parola e pensai che lei stesse provando le mie stesse emozioni. Colsi ovviamente l’occasione per domandarle:
– che vuol dire “strano”? che fa? Ti eccita se ti chiamo schiava?
– si Padrone mi eccita da morire.
– togli immediatamente le mutandine fammi controllare.. Alzati in piedi..
Per tutto il tempo era ovviamente rimasta in ginocchio vicino il cassetto dell’intimo, si alzò e al contrario di come me l’aspettassi senza incertezza le tirò giù, abbassando lo sguardo per la vergogna me le porse. Senza che io le dissi niente allargo le gambe in modo da rendere accessibile la fregna, completamente depilata.. Rimasi colpito, pensai che tutto questo non stesse accadendo per una specie di capriccio o qualcosa di simile, stava tirando fuori il suo vero essere sottomessa. In 20 anni che la conoscevo non aveva mai fatto trasparire nulla. Controllai così le mutandine, erano fradice dei suoi umori ma non le dissi niente, portai subito l’indice a carezzare il solco in mezzo alle gambe. Come m’aspettavo trovai un lago, le era arrivato alle cosce. Portai così il dito davanti al suo viso, dove poteva vederlo:
– hai capito la schiavetta.. non ti facevo così porca.. non ti ho nemmeno sfiorato con un dito e guarda che lago ahahah
Ormai era come se stessi parlando da solo, non recepi quello che le avevo detto. L’eccitazione e la vergogna che provava l’avevano fatta entrare in uno stato di trans che venne rotto da un suo gemito nel momento in cui, senza complimenti le inserii un dito dentro la fregna.. Cominciai a masturbarla con movimenti lenti ma decisi, uscii solo per andare in cerca del clitoride a cui mi dedicai per qualche minuto, ormai gemeva ininterrottamente. Era sul punto di esplodere, cosa che successe nel momento in cui tornai dentro di lei, sta volta però con due dita. Ebbe un orgasmo che le fece piegare le gambe, non cadde atterra solo perché istintivamente riuscì a trovare con le mani il letto che era proprio li di affianco, si ritrovò quindi inginocchiata a terra poggiando con il petto sul letto che ansimava. Appena riprese un minimo di fiato mi disse:
– grazie Padrone
– perché mi ringrazi?
– per avermi fatto venire Padrone
– non m’aspettavo fossi così porcella.. ahahah alzati, mettiti qualcosa addosso che andiamo a prendere una boccata d’aria. Sapeva che quando dicevo boccata d’aria intendevo andare a fumare una sigaretta. Ed è quello che facemmo, scese giù si rimise la felpa, la tuta e si diede una sistemata volante ai capelli sul riflesso della tv in sala che con l’occasione spense. Siamo usciti e ci siamo seduti come spesso succedeva a bordo piscina, le “acque” si calmarono fino a che non mi guardo dicendomi:
– ti rendi conto di quello che è successo?
Io ho un modo particolare di affrontare i discorsi quando si fanno seri e come al solito sdrammatizai facendo lo sbruffone:
– si, di solito è la donna che quando si scopa rimane insoddisfatta.. senza avere un orgasmo.. ovviamente con me non è mai successo eh ahahah… a sto giro me la sono presa in culo..
– dai coglione sono seria.. abbiamo fatto una cazzata secondo te? Siamo amici da una vita..
Tornai serio:
– scusa un secondo, ti è piaciuto?
– certo.. e a te?
– ho capito, cominci ad avere rimorsi?
– no assolutamente.. oddio.. forse un pò si.. ma uno.. non hai risposto alla mia domanda.. e due.. ripeto.. siamo amici da una vita.. se poi andiamo a rovinare tutto così?
Presi seriamente in considerazione quello che disse, non aveva tutti i torti, le volevo bene davvero a Giada ma le risposi:
– siamo così coglioni da rovinare un amicizia? Guardaci, 5 minuti fa è successo quel che è successo e non mi sembra mica cambiato niente.
– non hai tutti i torti..
– puoi anche dirlo ogni tanto.. hai ragione Andrea ahahah
– coglione hai ragione va bene uguale?
Ovviamente la mandai a quel paese ma quello che avevo detto pocanzi era quello che sentivo di dire davvero. Ero sincero, avevo smesso di ragionare con il cazzo e il cervello mi funzionava al 100%. Finita la sigaretta cambiammo discorso, mi stava spiegando che i suoi genitori erano fuori per il matrimonio di un nipote e che lei già da tempo aveva deciso di non andarci, mi disse anche che per quanto riguarda la cena mi aveva mentito, non aveva detto niente a nessuno, aveva chiamato solo me. disse:
– era l’unico modo che avevo per trovarmi faccia a faccia con te..
– ah.. complimenti..
– no.. complimenti un cazzo, era l’unico modo per vederti.. sei stato un coglione.. giuro però che non avevo minimamente idea che sarebbe andata a finire così..
La sfottei rifacendole il verso:
– “non avevo idea finisse cosi” ahahahah ma mettila, manipolatrice come tutte le donne.
In realtà se ripenso a quello che era successo non era di certo stata lei a cominciare, lei voleva chiarire la situazione davvero e si mostrò fin da subito comprensiva nei miei confronti, mi fido veramente del fatto che volesse solo mettermi in condizioni di stare tranquillo dopo la questione con il cellulare.  Comunque se c’era una cosa che odiava era quando facevo di tutta l’erba un fascio, quando le dicevo che era uguale a tutte le altre donne andava in bestia, mi diede un buffetto sul viso come era solita fare, mente disse:
– guarda che non stai parlando con una delle sciacquette che ti scopi di solito io ti prendo a schiaffi!
– questo sarebbe uno schiaffo? Ahah mia cugina di tre anni saprebbe fare di meglio ahah
Me ne diede un altro, ci mise un pò più forza ma non esagerò. Spontaneamente mi uscì dalla bocca
– guarda che se non la smetti te ne arriva uno diretto sul culo… questa è una carenza di rispetto bella e buona.
Riemerse scherzosamente il mio lato dominante e quando me ne resi conto continuai:
– alzati in piedi..
– Si Padrone
Non fini nemmeno la frase che schizzò in posizione eretta. A quanto pare anche lei si era improvvisamente ricalata nella parte. Si rafforzò nella mia mente la convinzione che non la stava prendendo come un gioco, amava davvero essere sottomessa.
– entra dentro, appena entrata togli tutto quello che hai addosso o preferisci spogliarti  qui?
– no entriamo dentro la prego.. Padrone..
La casa e il giardino erano circondati dalla siepe, non l’avrebbe vista nessuno ma per il momento preferii che era meglio evitare
– dai veloce schiava, entra.
Entrammo e si spogliò, le mutandine non le aveva rimesse prima di uscire ma il reggiseno l’aveva su ancora da prima, tolse anche quello. Sono sempre stato educato con Giada ma scherzando, ormai c’era abituata, qualche battutina sulle sue tette gliel’ho sempre rivolta in quanto veramente abbondanti come piacciono a me. Avevo sempre pensato che essendo una ragazza curvy fossero il frutto di un un pò di grasso corporeo invece mi ricredetti all’istante, areola di medie dimensioni e capezzoli che già svettavano dritti.
Era arrivato il momento di farle capire che chi sbaglia paga, la doveva punire per le mancanze di rispetto e per il fatto che quando salì per cambiarsi completino la seconda volta c’aveva messo troppo tempo. Più che punirla volevo metterla alla prova, capire se oltre che sottomessa fosse anche masochista, dovevo assolutamente prenderla a schiaffi sul culo. La feci venire davanti al divano su cui io mi ero accomodato e le ordinai di mettersi in ginocchio. Mi guardava con sguardo indagatorio, stava aspettando una mia mossa. Dovevo assolutamente bendarla pensai, ma con cosa? Mi ricordai che i suoi erano ad un matrimonio e mi venne subito in mente una delle cravatte del padre. Le ordinai di rimanere lì dov’era e andai in camera dei suoi, cercando di fare meno casini possibile cercai in qualche cassetto ma non trovai niente. Ero così intento a cercare una cravatta che non mi resi conto che l’oggetto perfetto mi era già passato tra le mani, una fascia elastica per capelli che la madre penso usasse quando andava a correre. Tornai giù, inutile dire che non si era mossa di una virgola, le girai attorno fino a trovarmi dietro di lei:
– alzati in piedi e non voltarti..
Ubbidi e appena fu in piedi feci scivolare la fascia sui suoi occhi. Istintivamente fece per toglierla, non se l’aspettava. Mi rivolsi a lei dicendole:
– non toglierela assolutamente..
– non succederà Padrone stia tranquillo.
Tornai davanti a lei e controllai che la fascia fosse abbastanza elastica da non scendere, era perfetta.
– sali in sul divano e mettiti a pecora.
Cominciò a muoversi a piccoli passi puntando il piede in avanti per capire dove fosse il divano.
– veloce, non abbiamo mica tutta la serata..
– lo so.. ma non trovo il divano.. Padrone..
Fece altri due passetti quando, avendo cura di non usare tutta la forza che avevo, le feci arrivare sulla chiappa sinistra una sculacciata. Lancio un urlo e sobbalzò. Se non volevo aspettare due ore avrei dovuto aiutarla, se avessi avuto un collare sarebbe stato più semplice. Le presi quindi una mano e la indirizzai verso la penisola del divano dove finalmente si spiazzò a quattro zampe. Ovviamente ebbi da ridire:
– fammi capire.. se ti dico di metterti a pecora tu ti metti così? Inarca bene sta schiena e tira fuori sto culo.
Ubbidi e mi resi conto che questa cosa mi piaceva, non si faceva ripetere le cose due volte.

Continua…

Per commenti ,suggerimenti o qualsiasi cosa andrea.real040@gmail.com

26
1

One Comment

Leave a Reply