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Racconti 69Racconti di Dominazione

Castità

By 17 Giugno 2013Febbraio 9th, 2020No Comments

Sembra una serata come tutte le altre. è una torrida serata di giugno, di inizio estate. La temperatura non è eccessivamente alta, ma l’umidità non perdona, ed è normale, per me, rimanere adagiato sul suo letto senza la maglietta. Lei indossa dei pantaloncini corti, di tuta, e un reggiseno nero, normale, basic. La sua pelle è lucida, perché ricoperta da un sottile velo di sudore.
Si avvicina al mio viso, mi da un bacio, e inizia a fissarmi con quei suoi occhi verdi.
‘A che pensi?’
‘A niente, mi godo un po’ di tranquillità’
Mi bacia di nuovo, stavolta con più passione, con la lingua, mettendomi una mano dietro la nuca e afferrandomi i capelli. Infila una mano sotto i miei pantaloni, sotto le mie mutande, e mi accarezza i testicoli.
Con un cenno mi fa capire di portarmi sull’orlo del letto, mentre lei scende sul pavimento, si mette in ginocchio, mi sfila pantaloni e mutande, e inizia a succhiarmelo con avidità. Cosa c’è di più bello al mondo del proprio cazzo che scompare nella bocca della donna che si ama?
L’erezione è ovviamente immediata, e passano pochi minuti prima di passare al sessantanove, nostra posizione prediletta per i preliminari. Come al solito, io sto sdraiato sul letto, e lei si appoggia addosso a me. Devo fare un po’ di fatica, col collo, per arrivare al suo sesso, già umido, già voglioso di me, già pronto ad accogliere ciò che desidera. L’odore è inebriante. La lecco con dolcezza, ma con decisione, come piace a lei. Si contorce molto, a volte ha degli spasmi incontrollabili tipici di quando è vicinissima all’orgasmo. è più eccitata che mai, e la disinibizione la porta a sollevarsi, mettersi seduta sulla mia faccia godendosi ogni leccata, rendendomi difficile la respirazione, rendendomi eccitato come non lo sono mai stato.
Si lascia cadere sul letto, gambe divaricate, pupille dilatate, guance paonazze, il petto che si contrae per il respiro serrato.
Riesce a pronunciare una sola parola, che fuoriesce dalle sua labbra come un flebile sospiro.
‘Scopami’
Non me lo faccio ripetere, e in un attimo sono dentro di lei, a scoparla come se non ci fosse un domani. Lei affonda le unghie di una mano nella mia schiena, così in profondità, che mi sembra quasi di sentire una goccia di sangue fuoriuscire dalla pelle e mescolarsi con il sudore che irriga la mia schiena. Con l’altra mano si massaggia il clitoride, e passano davvero pochi minuti, prima che il suo orgasmo esploda con un intensità mai vista. Io continuo a scoparla, voglio riempirla di me.
‘Fermati’
‘Che cosa?’
‘Ho detto fermati’
‘Che vuol dire fermati? Io non ho ancora finito’
‘Lo so, ma io sì, e per stasera basta così’
‘Ma cosa stai dicendo? Non scherzare’
E continuo a scoparla, non può dire seriamente.
‘Ho detto fermati!’
Questa volta è un urlo, è un ordine, seguito dall’atto pratico: appoggia le sue mani sul mio petto, e mi spinge fuori.
‘Che vuol dire tutto questo?’
‘Voglio aggiungere un po’ di pepe’
‘Pepe?’
‘Sono stufa della solita routine. Fare l’amore due o tre volte alla settimana e vederti appagato subito dopo non mi va più. Ti voglio più arrapato, voglio diventare la tua ossessione, dalla mattina alla sera. E dopo che facciamo l’amore, non ti deve passare come al solito. No. Devi volermi ancora più di prima di iniziare’
‘Di più?’
‘Di un po’, come ti senti adesso?’
‘Frustrato’
‘Ed eccitato, no?’
”sì’
‘Più o meno di prima?’
‘Di più’
‘Parlavo proprio di questo. Dimmi un po’, vuoi abbandonarti a me in questo modo? Vorrei che tu mi donassi la facoltà di decidere dei tuoi orgasmi’
‘Dovrei dirti no. Nel sesso il mio orgasmo dovrebbe essere la cosa più importante, il mio scopo. Ma non so perché, l’ultima frase che hai detto, mi ha fatto venire i brividi, e mi ha fatto eccitare ancora di più’
‘Da oggi in poi allora la cosa più importante saranno i miei orgasmi. I tuoi, mi appartengono’
‘Ok’
‘Adesso cosa ne dici di farmi un po’ di coccole?’
‘Volentieri. Però non riesco a farmi passare l’erezione’
‘Be’, meglio!’
‘Ma che mi hai fatto..’
Ma che mi ha fatto.. Sono ancora un po’ shockato da quanto accaduto non più di cinque minuti fa. L’erezione non c’è verso di farla passare e la voglia di lei cresce invece di diminuire. Questa sua svolta, questo suo lato dominante che emerge, e che mai mi sarei aspettato, mi eccita molto. Anche se in questo momento non c’è niente che vorrei di più di un orgasmo. Tutto il sangue del mio corpo sembra affluire verso il mio membro, che è gonfio e pulsa per la voglia che ha di esplodere di piacere.
Lei è tra le mie braccia, sdraiata sul suo fianco sinistro, davanti a me. Le accarezzo le braccia e le bacio il collo.
‘Cosa provi?’
‘Voglio godere amore’
‘Ma verso di me, cosa provi?’
‘Mi hai sorpreso. Non mi sarei mai aspettato niente del genere da te’
‘Sei arrabbiato?’
‘No, niente affatto’
Sì divincola dalla mia presa, e si gira, in modo da guardarmi negli occhi, con quei suoi occhi irresistibili.
‘Mi sento un po’ in colpa per averti negato il piacere dell’orgasmo’
‘Perché?’
‘Ma perché immagino quanto debba essere frustrante. Fare l’amore, vedermi godere, arrivare a due spinte dalla sborrata, e poi vedersi costretti a fermarsi’
‘Be’ è molto frustrante, in effetti’
‘Ti faccio una proposta’
‘Dimmi’
‘Se tu adesso me la lecchi, e mi fai arrivare ad un altro orgasmo, poi potrei decidere di far godere anche te’
‘Subito! Non me lo faccio nemmeno ripetere!’
Le do un bacio molto appassionato, ma anche un po’ frettoloso. Voglio baciare altro, qualcosa di più acre, ma in questo caso anche di più dolce.
Scivolo giù, lentamente, ma una lentezza impacciata che lascia trasparire che in realtà vorrei essere già laggiù. Quando arrivo davanti al suo sesso, questo è ancora umido per prima. Inizio leccando intorno, e soffiando sul clitoride, in modo da farle sentire la mia presenza, accrescendone il desiderio.
La realtà è che non vedo l’ora che goda, così che possa avere la mia ‘ricompensa’, ma c’è una cosa che so bene: quando voglio farla godere leccandola, la fretta è solo controproducente. Più me la prendo con calma, più mi dedico ai dettagli, e più gode, più impazzisce.
E così gioco all’alfabeto! Sarà pure un classico, ma è efficace, e mi diverto a scrivere tutte le lettere dell’alfabeto sul suo sesso pulsante e desideroso di un secondo orgasmo a distanza di pochi minuti dal primo. Ogni tanto mi fermo, e la massaggio un po’ anche con qualche dito, per poi ricominciare con quella che è sempre stata, e sempre sarà, una delle mie pratiche sessuali preferite. Il suo respiro si fa più rapido, e inizia anche ad inarcare leggermente la schiena. L’orgasmo si avvicina, e per renderlo più intenso, inizio a penetrarla con due dita, senza mai smettere di leccarla. Il respiro accelera ancora, e sento una sua mano appoggiarsi dietro la mia testa, e spingermi contro il suo sesso, mentre l’orgasmo irrompe in ogni cellula del suo corpo, lasciandola quasi senza fiato, stremata. Appagata.
Io rimango lì, appoggiato sul suo monte di venere, mentre lei riprende le sue energie, e cerca di ritrovare le forze anche solo per riuscire a parlare. Tira su il collo, mi guarda, mi accarezza il viso.
‘Lo so cosa stai aspettando’
‘Non sto aspettando niente’
‘Bugiardo’
Si tira su, e mi fa capire che vuole che appoggi la schiena alla testiera del letto. Senza sdraiarmi, vuole che veda.
Inizia a segarmi molto piano, usando del lubrificante, per amplificare al massimo le mie sensazioni.
‘Goditela, con calma. Non ci corre dietro nessuno’
Ha ragione, però non è facile: quando si è così eccitati, il limite dell’orgasmo lo si raggiunge in un attimo. Lei però ci tiene a farla durare e allora rallenta. è quasi un’agonia, un’agonia verso quello che sento potrebbe essere uno degli orgasmi più potenti ed intensi della mia vita. Mentre mi sega, mi guarda negli occhi.
‘Lo senti arrivare? Lo vuoi, vero?’
Ogni tanto accelera, per qualche secondo, salvo poi rallentare nuovamente. Vuole solo illudermi che l’agonia sia finita, per poi prolungarla.
Il gioco va avanti per una buona mezz’ora, finché, senza mai mollare la presa della sua mano sul mio cazzo, viene a mettersi al mio fianco. I nostri visi sono separati da pochissimi centimetri, riesco a sentire il suo respiro sulla mia pelle.
‘Sei pronto a godere?’
è un sussurro, quasi inudibile.
‘Sì’
‘Pregami, di farti godere’
‘Ti prego, fammi godere’
‘Di nuovo’
‘Ti prego, fammi godere’
‘Un’ultima volta’
‘Ti prego, fammi godere’
Da qui in poi i colpi si fanno molto più rapidi, e l’orgasmo si avvicina come un treno freccia rossa. Sento lo sperma salire, e avvicinarsi al punto di irrompere fuori dal mio cazzo con una violenza mai sperimentata prima. Il punto di non ritorno è lì, a cinque colpi, quattro colpi, tre colpi..
Lascia la presa.
‘No!’
‘Cosa fai?’
‘Tu, stasera, non godi’
‘Ma avevi detto che mi avresti fatto godere!’
‘No, ti sbagli: ho detto che avrei potuto decidere di farti godere. è diverso’
‘Sei un’imbrogliona’
‘No, non sono un’imbrogliona. Io non ti ho promesso niente. E anche se fosse? Decido io’
‘Ok’
Sono senza parole. Sento un bisogno incredibile di godere, so che potrei prenderla con la forza e scoparmela fino a domani, ma non ce la faccio. è così sicura di se, così autoritaria, che mi sento paralizzato, e non posso fare a meno di accettare questa sua decisione.
‘Si è fatto tardi, domani devo svegliarmi presto. Su, vestiti e fila a casa tua!’
‘Va bene’
Riuscirò ad addormentarmi questa sera?
Sono ormai passati cinque giorni dal mio ultimo orgasmo, e ancora non mi sono abituato a questa situazione. Capito l’andazzo, pensavo che alla lunga sarei riuscito a reggere l’incredibile eccitazione che provo.
Invece no.
Ogni giorno che passa, gli stimoli sono sempre maggiori. Non è una semplice astinenza, non si tratta semplicemente di non godere: si tratta di resistere ad una quantità di stimoli sessuali di tipo fisico, e anche psicologico, che non avevo mai sperimentato prima. Non sto più godendo, ma sto facendo molto più sesso. I nostri rapporti durano di più, perché io non concludo, e quindi il gioco può continuare ad oltranza. Ogni nostra attività è incentrata su due cose: far godere lei, e portare me il più vicino possibile all’orgasmo, senza mai raggiungerlo.
Prima facevamo l’amore due o tre volte a settimana. Adesso due o tre volte al giorno.
Non so quando sarà il mio prossimo orgasmo. Sarà una sorpresa, mi ha detto. Ogni volta può essere la volta buona. Se così non fosse, io non sarei sempre in tensione. Mantenere sempre acceso un barlume di speranza, per lei, è fondamentale.
Ieri, prima di salutarla, mi ha chiesto cosa sarei disposto a fare, pur di godere. Mi ha detto di pensarci e di darle una risposta questa sera. Riflettendoci, ho trovato che il confine è molto sottile. Dove finisce l’essere disposti a fare qualcosa pur di godere e dove inizia il non essere disposti a fare qualcosa neppure con l’orgasmo come ricompensa?

‘Oddio! Spaziale!’
‘Già’
‘La migliore scopata della mia vita’
‘Amore, lo sai che l’hai detto anche ieri?’
‘Evidentemente oggi sei stato ancora meglio di ieri! Sei fantastico!’
‘Cerco di migliorarmi per te’
‘Bravo amore mio’
‘Grazie tesoro’
Mi butto accanto a lei, ansimando. Il cazzo ancora duro per la voglia che ho di lei. Lei si appoggia sul mio petto, e inizia ad accarezzarmi leggermente con i polpastrelli.
‘Allora, ci hai pensato?’
‘A che cosa? A quello che sarei disposto a fare pur di godere?’
‘Sì’
‘Sì, ci ho pensato’
‘E?’
‘E.. C’è qualcosa’
‘Spara, dai. Sono curiosa’
‘Mi farei sculacciare. Cinquanta sculacciate, sarebbero sufficienti? Forti, chiaramente’
‘Mmm. Ok. Poi?’
‘Poi non so. Forse mi farei dare dei pizzicotti ai capezzoli’
‘E basta?’
‘Penso di sì. Non mi è venuto in mente altro’
‘Risposte interessanti, mi hai sicuramente dato degli spunti. Ma non ho ricevuto la risposta che mi sarei aspettata’
‘Cioè?’
‘Cioè speravo che la risposta sarebbe stata niente’
‘Niente?’
‘Sì, niente’
‘Perché?’
‘è molto semplice, perché di godere non deve più interessarti! Ti chiedo cosa saresti disposto a fare pur di godere? Dovresti rispondere ‘niente, è una tua decisione, e godrò quando più ti farà piacere’. Punto’
‘Ho capito’
‘Hai ancora molto da imparare’
‘Sto cercando il più possibile di capire quello che vuoi’
‘Lo so, lo vedo. E ci stai riuscendo, piano piano’
‘Questa nuova situazione mi eccita da morire’
‘Lo so amore, lo so. Si vede, cosa credi? E a me piace ancora di più. Forse nemmeno te ne rendi conto, ma mai come in questi giorni mi hai ricoperto di attenzioni, di vizi, di paroline dolci. Sembra quasi che mi ami di più’
‘Chissà, magari ti amo davvero di più’
‘Verissimo. Chi può dirlo? Comunque questa sera, voglio premiare la tua buona volontà, il tuo impegno’
‘Ah sì, e con che premio?’
‘Ti concedo di scegliere come farmi godere, adesso. Voglio un altro orgasmo prima di andare a dormire’
Scelgo naturalmente di leccargliela. Faccio molta fatica a trovare qualcosa che mi piaccia di più. La posizione, però la sceglie lei, e decide di farmi sdraiare e di sedermi sul mio viso. Vuole il controllo anche di questa situazione. Si mette con il volto girato verso il mio membro, e si diverte molto a stuzzicarlo, ora con le mani, ora con la bocca. Mi porta più volte al limite dell’orgasmo, e io faccio lo stesso con lei. La differenza, però, è che alla fine lei all’orgasmo ci arriva veramente, e quando ci arriva, si abbandona con tutto il suo peso sul mio viso, ormai scomparso tra le sue natiche.
Alla fine siamo stremati, come ogni sera, del resto.
La amo sempre di più.
Dopo una settimana, dormire inizia a diventare davvero complesso. Vado a letto con erezioni potenti che non posso placare in nessun modo, col pensiero fisso del sesso, il pensiero fisso di lei, e quasi sempre anche con in bocca il sapore acre dei suoi orgasmi, l’odore delle sue voglie.
La fatica ad addormentarsi, si somma ai continui risvegli notturni, spesso a causa di sogni erotici.
Durante il giorno inizio ad accusare diversi cali di concentrazione. Non riesco a leggere, guidare, parlare con qualcuno, o scrivere un messaggio, senza che la mia mente vada a finire su di lei, su quello che mi fa, su quanto la voglio.
è una sofferenza, una sofferenza per nulla facile da sopportare. A volte vorrei fregarmene, e prendermelo in mano per segarmi fino all’orgasmo che così tanto mi manca, ma non lo faccio. Non lo faccio perché questa sofferenza la appaga, e inizio a trarre io stesso una sorta di appagamento per il suo piacere. All’inizio mi sembrava solo un gioco sadico da parte sua, ma adesso sto iniziando a vederlo in un’ottica differente. Mettere la propria donna, i suoi piaceri, le sue voglie, i suoi vizi, su un piedistallo, e far venire dopo tutto il resto, è un’esperienza che ogni uomo dovrebbe provare. Più andiamo avanti e più mi sento sottomesso, e più mi sento sottomesso e più sento che ci apparteniamo.
Lei non sfrutta questa cosa solo per avere tutti gli orgasmi che vuole, ma prova anche un gusto tremendo nel portarmi sempre più vicino alla follia, illudendomi sempre che l’orgasmo stia per arrivare, per poi negarmelo.
Mi ha spiegato che ha scoperto queste pratiche, questo modo di vivere, girando un po’ su internet una sera in cui cercava qualche articolo sul sesso e sugli orgasmi. Leggendo qualche forum e qualche blog BDSM, aumentava sempre di più in lei la voglia di sperimentare, la voglia di mettersi, e mettermi, alla prova. Più leggeva e più scopriva dentro di sé un’indole dominante, una voglia di sentire il controllo nelle sue mani, una voglia di sentirsi non la mia ragazza, non la mia donna, ma la mia Dea.
Non riesce più a pensare ad altro che a me che pendo dalle sue labbra, che finalizzo ogni mio gesto, ogni mio respiro, ogni mia sensazione, al suo piacere, alle sue voglie.
Sapere che soffro per lei le fa ribollire il sangue per l’eccitazione.
Mi ha detto che ha intenzione di provare tante cose, che vuole testare i suoi limiti, i miei limiti. Non vuole che questo sia un periodo passeggero, vuole che diventi il nostro modo di stare insieme, e per questo mi ha detto che andando avanti, dopo che avrà, anzi, avremo scoperto i nostri limiti e ciò che siamo disposti a fare (anzi, che sono disposto a fare per lei), vuole buttare giù qualche regola, una sorta di contratto.
L’idea mi eccita tantissimo e io penso sempre di più che il ruolo di sottomesso mi si addica perfettamente, soprattutto se è lei ad essere al comando.
Io non sono un esperto del mondo BDSM, e ho avuto la tentazione di andare a sbirciare su internet qualche informazione, tanto per avere un’idea di quello a cui potrei essere sottoposto, ma ho preferito evitare: voglio sperimentare di volta in volta il brivido della sorpresa. Se devo essere sottomesso a lei, allora devo abbandonarmi totalmente, e prendere quello che viene, come viene.

Da quando abbiamo dato questa svolta alla nostra relazione, le piace sempre di più stare sopra. Prima preferiva posizioni un po’ più classiche, e le piaceva soprattutto farsi prende da dietro, mia posizione preferita, che usavamo soprattutto quando dovevo sbrigarmi, visto che è quella in cui tendo a durare di meno per quanto mi coinvolge soprattutto a livello psicologico. Adesso invece vuole avere il controllo totale.
I preliminari sono sempre una delle parti migliori, la differenza è che adesso li facciamo sia prima che dopo. Verso di me, per portarmi sempre di più vicino alla pazzia, e verso di lei, come è ovvio, per farla godere più volte possibili.
Adesso è sopra di me, che mi cavalca con dolcezza. Esegue dei movimenti ben fatti, si contorce sopra al mio cazzo, fa avanti e indietro, ogni tanto sale e poi scende. Con molta lentezza, assecondando ogni sensazione che le da il suo corpo, pensando solo a sé stessa.
Vista la condizione in cui mi trovo, per poter durare un po’ di più, le ho chiesto di usare un preservativo, in modo da avere un po’ di sensibilità in meno e un po’ di resistenza in più. Aiuta molto devo dire, ma ormai non riesco più a durare venti minuti in scioltezza come facevo di solito. Lei inizialmente era titubante, mi ha detto chiaramente che per lei devo soffrire il più possibile. D’altro canto, poi si è resa conto che era meglio magari che soffrissi un po’ di meno, ma che riuscissi a durare un po’ di più, in modo tale da darle la possibilità di godersi appieno i nostri rapporti.
Mentre si muove su di me, io la tocco tutta: le tocco il seno, i fianchi, faccio scorrere le mani fino alle natiche, e naturalmente le stimolo il clitoride. Lei ansima sempre di più e il suo respiro si fa sempre più rapido e affannoso. L’orgasmo si avvicina, è quando si fa proprio imminente, accelera tantissimo i suoi movimenti iniziando a saltarmi sul cazzo come una disperata. Io devo ricorrere a tutte le mie forze per riuscire a resistere, e allo stesso tempo rimanere concentrato sul suo clitoride, in modo da farla godere il più possibile, ma soprattutto il prima possibile.
L’orgasmo è stato travolgente, come sempre da quando io sono in astinenza. Penso che il lato psicologico svolga un ruolo fondamentale in questo. Una volta finito, mi lascia dentro di sé, e si appoggia al mio petto. Il mio cazzo pulsa dentro di lei, e sento ancora le contrazioni del suo sesso causate dall’orgasmo, che mettono a dura prova la mia resistenza.
Si tira su, e si appoggia al mio fianco. Poi sfila il preservativo e inizia a masturbarmi molto lentamente, guardandomi fisso negli occhi.
‘Non ce la fai più vero?’
‘No, ce la faccio invece’
‘Ah sì?’
‘Sì. è stata dura, ma mi sto abituando’
‘Dici?’
‘Penso di sì. Ormai i tuoi orgasmi sono i miei, e vederti appagata è la cosa più importante’
‘Questo è molto importante.. Ma che tu ti stia abituando non va affatto bene’
‘Perché?’
‘Perché devi soffrire’
Dicendo questo si mette a quattro zampe sul letto. A pecora.
‘Scopami in questa posizione’
‘Che cosa?’
‘Non hai capito? Ho detto scopami in questa posizione’
‘Non ce la posso fare a resistere’
‘Ho detto fallo’
‘Ok. Adesso prendo il preservativo’
‘Niente preservativo’
‘Come niente preservativo’
‘Sei ancora lì? Vuoi scoparmi o no? Muoviti’
Mi metto sulle ginocchia e indirizzo il mio cazzo tra le sue natiche. Lo faccio scorrere fino a trovare il buco giusto, e lo inserisco con dolcezza. Inizio a scoparla andando molto piano, ma l’orgasmo è già lì, impossibile da ignorare.
‘Amore sono già al limite’
‘Non importa. Fai pure piano, ma scopami’
Le mie spinte sono lente, intervallate da qualche secondo di pausa per riprendermi. Ma non è sufficiente, e dopo dieci spinte sono di nuovo al limite della sopportazione.
‘Non ce la posso fare amore’
‘Ce la fai invece, continua. Mettiamola così, per ogni spinta che mi dai, io mi do una carezza al clitoride. Finché non godo di nuovo non la smettiamo’
Ricomincio a scoparmela. è una delle sensazioni più frustranti che io abbia mai provato: averla lì, a pecora, con la possibilità di farle qualsiasi cosa, e non poter godere. La posizione che per eccellenza incarna il dominio del maschio sulla femmina, in questo modo diventa il modo più sadico per farmi sentire un semplice strumento con la funzione di soffrire per soddisfarla.
All’inizio devo fermarmi ogni dieci spinte per evitare di esplodere. Andando avanti, però, le spinte diventano sempre meno, fino ad arrivare al punto in cui devo fare una sola spinta alla volta, e fare una pausa di diversi secondi prima di poter fare un’altra spinta. A questo ritmo il suo orgasmo tarda ad arrivare, e la mia sofferenza si prolunga per un totale di circa quaranta minuti. Quaranta minuti d’inferno, in cui la minima sbavatura si sarebbe tradotta del mio fallimento. Alla fine il suo orgasmo è per me una vera e propria liberazione. è la fine di una tortura che stava diventando insopportabile.
‘Quindi dicevi? Ti stai abituando, vero?’
Non la sottovaluterò mai più.
Arrivato al decimo giorno di astinenza, i rapporti di penetrazione iniziano a diventare sempre più difficili da reggere. Delle vere e proprie torture durante le quali soffro parecchio, portandomi molto spesso sul punto di cedere, di non farcela più.
Per questo motivo, visto che il nostro primo obiettivo è sempre il suo orgasmo, ci dedichiamo molto di più alla nobilissima arte dei preliminari. Mi prendo cura di lei, del suo sesso, sia prima che dopo i rapporti di penetrazione, in modo da poterle assicurare sempre almeno due orgasmi.
In questo momento sono sdraiato sul letto, nudo, accanto a lei. Ho appena finito di leccare il suo sesso, dopo averla fatta godere con una lenta penetrazione condita con molte carezze sul suo clitoride, sempre umido, sempre pronto a pulsare di piacere.
Senza preavviso, tira fuori dal primo cassetto del comodino delle corde: mi lega i polsi alla testiera del letto, le caviglie alla base, e si siede proprio davanti al mio pene.
‘Sei pronto?’
‘Non lo so.. A cosa?’
‘Chissà’
Mi guarda fisso negli occhi, per poi prendere una sua sciarpa che giaceva lì vicino, usandola per bendarmi. Probabilmente vuole che mi concentri solo sulle sensazioni, senza lasciarmi distrarre da ciò che vedo.
Inizia ad accarezzarmi il petto, concentrandosi sui capezzoli. Sento che si avvicina, sento il suo alito sulla mia pelle. Sento la sua lingua appoggiarsi sui miei capezzoli, sento che li stuzzica, sento che rispondono agli stimoli, inturgidendosi.
Mi sfiora con le mani per tutto il corpo, sulla pancia, sui fianchi, sulle cosce, sulle spalle, sulle braccia. Finalmente arriva ai testicoli. Sento che li sfiora, li accarezza. Ci gioca. Li stringe, li tira a sé. Li lecca.
Io sono completamente su di giri, mi sta facendo impazzire.
Sento che inizia a succhiarmelo. La sua lingua è sul mio glande, lo avvolge con dolcezza, con amore, con desiderio. Lo prende tutto in bocca, facendoselo arrivare fino in gola, e ripete l’operazione più volte. Io mi sento già al limite. Ho voglia, ho bisogno di esplodere.
Smette di usare la bocca, e appoggia le mani sul mio membro pulsante, inondato della sua saliva. Inizia a toccarmelo, inizia a segarmi, con molta lentezza. Ogni colpo dura anche due o tre secondi: arriva fino alla punta, e poi scende molto piano, arrivando fino alla base, tirando un po’ la pelle. Con l’altra mano non smette di accarezzarmi i testicoli.
Mi chiede di contare ad alta voce ogni colpo che mi da.
‘Due.. Tre..’
Le sensazioni sono intensissime, e devo sforzarmi come non mai per resistere. I colpi sono lenti, sono una tortura infernale. Io voglio godere.
‘Undici.. Dodici..’
Mi vedo costretto a chiederle di darmi qualche secondo di tregua, perché se no esplodo, e non ho ancora avuto il suo permesso. Si ferma pochi secondo, giusto il tempo di un paio di respiri, e poi riprende. La pausa mi ha dato un po’ di sollievo, ma ora che i colpi hanno ripreso, la tortura è peggio di prima.
‘Trentadue.. Trentatre..’
Non pensavo che il tempo potesse rallentare a tal punto. Sento la sua mano prendere sempre più possesso di me, possesso del mio piacere, giocando a farmelo sentire vicino, giocando a negarmelo.
‘Sessantasei.. Sessantasette..’
I colpi sono appena ripresi dopo la quarta pausa. Ogni pausa mi concede qualche secondo di sollievo e di pace, ma quando si ricomincia, diventa sempre più difficile resistere.
‘Ottantaquattro.. Ottantacinque..’
Mi sento all’inferno.. Ma forse la tortura sta per finire. Sento che al cento succederà qualcosa di inaspettato.
‘Novantanove.. Cento..’
Mi aspettavo un’accelerazione nei colpi, mi aspettavo che arrivasse l’orgasmo. Invece non la sento più. Anzi, sento che scende dal letto, infila le ciabatte, lascia la stanza e chiude la porta.
Rimango lì, bendato, legato, e arrapato come non mai, non so nemmeno io per quanto tempo. In queste condizioni è difficile non perdere la cognizione del tempo. Dopo un po’, la mia erezione si affievolisce, ma la voglia non diminuisce, e anzi, cresce.
Finalmente torna in camera.
‘Bene ora puoi rivestirti e andare a casa. Ti lascio dei compiti per domani: stasera, prima di andare a dormire, rifai da solo tutto quello che ti ho fatto io: ti sdrai sul letto, ti accarezzi un po’ il corpo, concentrandoti sui capezzoli e sui testicoli, e poi ti dai cento colpi lenti, fermandoti per qualche secondo se proprio sta arrivando l’orgasmo. Poi vai a dormire, e domani fai la stessa cosa appena ti svegli, prima di mangiare, e per le quattro del pomeriggio. Siamo intesi?’
‘Sì. Intesi.’
Aiuto..

Eseguire i suoi compiti è stato molto complicato. Ogni volta che lo facevo diventava sempre più difficile, perché l’orgasmo era sempre più vicino, la voglia sempre di più, la resistenza sempre più precaria.
Avrei potuto fregarmene, barare e godere, ma non è così che devono andare le cose. Io ormai obbedisco alla sua volontà, non alla mia, e se mi ha detto di aspettare, aspetto.
Adesso mi trovo nuovamente sdraiato sul letto, ancora legato, e di nuovo con lei addosso a me, a torturarmi. Stavolta senza bende. Vuole che guardo.
Ha già effettuato i primi cento colpi, sempre lenti, e sempre più lunghi, visto che più andiamo avanti, più volte devo dirle di fermarsi per evitare di godere senza il suo permesso. Anche nelle pause, sento il mio membro pulsare, contrarsi, e anche quelle contrazioni provocano in me una sofferenza molto difficile da spiegare a parole.
Altri cento colpi, altra sofferenza sommata alla sofferenza.
‘Adesso ascoltami bene. Ricomincio a segarti, molto lentamente. In maniera lenta, ma costante, i miei colpi aumenteranno il loro ritmo, la loro velocità. Il punto di non ritorno, il punto che, una volta superato, rende l’orgasmo inevitabile, si avvicinerà inesorabilmente. Finora, mi hai sempre avvertita pochi secondi prima del suo arrivo. Dovrai fare la stessa cosa, né più, né meno’
‘Va bene, lo farò’
Cos’avrà in mente? Spero tanto che questa volta non si fermi. Inizia a segarmi in maniera davvero molto lenta, più lenta di tutte le altre volte. Una lentezza quasi angosciante. L’orgasmo lo sento ancora relativamente lontano, però lo sento, è lì, e inizia subito ad avvicinarsi. I colpi aumentano di ritmo, aumentano di potenza, e l’orgasmo aumenta la sua accelerazione verso di me. La velocità aumenta ulteriormente, il punto di non ritorno è già qui.
‘Eccolo! Arriva!’
Ma questa volta non si ferma. Arrivo al punto di non ritorno, e l’orgasmo è ormai inevitabile. Un altro colpo, un altro ancora, poi basta. Si ferma, e si limita a tenere in mano il mio membro in preda agli spasmi.
Si è fermata troppo presto. Lo sperma sale, ma non esce con un’eruzione vulcanica, no: è come un ruscello che cola giù dalla cima di una montagna, in pace, con tranquillità. Io non sento niente. Fermandosi poco dopo il punto di non ritorno, l’orgasmo c’è, lo sperma esce, ma il piacere è nullo. è la sensazione più frustrante che io abbia mai provato. Legato lì, sul letto, lo sperma, e con esso il mio orgasmo, cola giù, se ne va via, sfugge, lasciandomi senza un minimo di soddisfazione, aumentando ulteriormente la mia sofferenza. La sua mano non si è mossa, e continua a tenere il mio pene in posizione eretta. Basterebbero pochi altri colpi per rendere l’orgasmo piacevole, travolgente. Per farmi sentire le sensazioni che per così tanto tempo mi ha negato. Invece sta ferma, non si muove. Non cede di un millimetro.
Lo sperma crea un lago sulla mia pancia, e anche quando finisce di fuoriuscire, l’erezione non passa, e sono ancora più eccitato di prima, con la differenza che gli orgasmi che ho conservato per oltre dieci giorni se ne sono andati, mi hanno sfiorato e mi hanno salutato, lasciandomi con ancora più voglia.
La serata si conclude con me che la soddisfo, come ormai spesso accade, oralmente, rimanendo legato sul letto, e con lei seduta sul mio volto.
L’orgasmo abbandonato di ieri sera non riesco più a togliermelo dalla testa. La pratica in sé penso che sia una delle più crudeli che esistano: tutti questi giorni, passati ad accumulare eccitazione su eccitazione, orgasmi su orgasmi, sperma su sperma, e poi vedere che se andavano tutti via come un calmo fiume, senza che la minima sensazione di appagamento mi sfiorasse, senza sentire nemmeno un po’ di piacere, di soddisfazione.
Ma le sensazioni ci sono state, e forse ci sono state come non mai. Semplicemente, invece di essere fisiche, sono state psicologiche. L’orgasmo abbandonato mi ha fatto sentire totalmente in suo potere, totalmente nelle sue mani, senza più volontà. Arrivare a dipendere così dalla propria donna è una sensazione sublime, qualcosa che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita. Ora so cosa vuol dire essere devoti verso la propria donna, la propria signora. La propria Dea.
Non penso che esista qualcosa che, più dell’orgasmo abbandonato, possa provocare in un maschio questo turbinio di sensazioni.
Le appartengo sempre di più, le appartengo come non mai. Le appartengo in tutto e per tutto. Ormai, se può farmi sprecare dieci giorni di astinenza in questo modo, ottenendo come risultato quello di rendermi ancora più sottomesso e devoto, può fare davvero tutto.
L’orgasmo abbandonato non solo non mi ha permesso di provare piacere al momento dell’eiaculazione, non solo non ha fatto minimamente scendere il livelli da record della mia eccitazione: ha addirittura aumentato e portato all’estremo tutte le mie frustrazioni, i miei stimoli e i miei bisogni. Se prima ero sull’orlo della pazzia, ora sono da internare.
‘Buongiorno amore’
‘Buongiorno piccola’
‘Come va?’
‘Ti amo’
‘Ti amo anche io amore. Dammi un bel buongiorno dai, leccami’
Scivolo sotto le coperte e vado a cercare il suo fiore. Non ci metto tanto a trovarlo, visto che abbiamo dormito nudi. Lei apre subito le cosce, mi vuole il prima possibile.
Mi avvicino, ed è sufficiente l’odore dei suoi umori a farmi girare la testa, a farmi sentire ancora più voglia di lei.
Sento che è già umida, ma decido lo stesso di stuzzicarla un po’, di iniziare leccando l’inguine, di soffiare sul suo clitoride, di farmi desiderare un po’, in modo da rendere l’imminente orgasmo ancora più intenso.
Le leccate sono inizialmente leggere, quasi impercettibili, e concentrate soprattutto sulla zona del clitoride. Ogni tanto accelero i movimenti della mia lingua, facendo arrivare quasi a farla vibrare su di lei, e in corrispondenza di queste accelerazioni, avverto anche il serrarsi del suo respiro, l’inarcarsi della sua schiena, il contrarsi dei suoi muscoli.
Successivamente inizio a leccare con più decisione, coprendo ogni zona che potrebbe portarle sensazioni piacevoli. Faccio entrare anche la lingua dentro di lei, e una volta dentro, cerco di muoverla più che posso, mentre con due dita stimolo il clitoride, che è ormai diventato come una piccola isola al centro di un fiume in piena, un fiume di saliva e di desiderio.
Il suo orgasmo è imminente, e per il momento più bello, decido di infilare due dita dentro di lei, muovendole molto lentamente, da dentro a fuori, e da fuori a dentro, mentre con la lingua mi prendo cura della sua isola. Al momento dell’orgasmo, vedo le sue mani stringersi in un pugno attorno alle lenzuola. Sento il suo ansimare aumentare di volume, e delle forti contrazioni intorno alle mie dita. L’orgasmo è potente come sempre, il suo sapore sulle mie labbra è sempre intenso, e il suo potere su di me sembra in aumento.
Riemergo dalle lenzuola, bacio le sue labbra, e mi sdraio su un fianco mantenendo i miei occhi fissi nei suoi.
‘Sei sempre più bravo a farmi godere’
‘Grazie’
‘Ti meriti un premio’
Mi intima di sdraiarmi a pancia in su. Dal comodino tira fuori di nuovo le corde di ieri sera, a mi lega nuovamente ad X sul letto.
Si accovaccia tra le mie cosce, e inizia prendersi cura del mio membro con movimenti lenti e costanti, aiutandosi con del lubrificante.
‘Quanto hai voglia di godere?’
‘Come ieri?’
‘No, no. Dico di godere davvero’
‘Tanta.. Forse troppa’
‘Cosa saresti disposto a fare pur di godere?’
‘Niente. Sei solo tu che decidi dei miei orgasmi’
‘Bravo, vedo che hai studiato! Però questa volta dico sul serio’
‘Allora non lo so. L’altra volta ti avevo detto delle sculacciate, ma se devo essere onesto, adesso mi sembra un’idea stupida’
‘Se vuoi te la faccio io una proposta’
‘Dimmi cara’
I suoi occhi non si staccano dai miei, nemmeno per una frazione di secondo.
‘Ingoieresti, pur di godere?’
‘Ingoierei che cosa?’
‘Il tuo orgasmo. Il tuo sperma’
Ho come un mancamento.
‘Be’? Lo faresti?’
‘Non lo so’
‘Come sarebbe a dire non lo so? Mettiamola così: se accetti, e ingoi il tuo sperma dopo aver goduto, mi fai molto contenta’
Ma come si fa, a dirle di no?
‘Va bene. Ci sto’
Che cos’ho da perdere?
Prosegue la stimolazione sempre con molta lentezza e dolcezza. Non ha fretta, e di questo sono contento: ho aspettato dieci giorni, e posso aspettare altri trenta minuti se questo vuol dire avere un orgasmo più intenso.
Finalmente l’orgasmo si avvicina. Sento che sale, sento sta per esplodere in tutta la sua potenza ed intensità. Temo che lei possa fermarsi come ieri sera, ma in fondo so che questa volta non succederà. Finalmente l’eruzione arriva. L’orgasmo è potentissimo. Tutti gli altri orgasmi che ho provato nella mia vita non possono essere nemmeno lontanamente paragonati a questo, sia per l’intensità, sia per quanto è stato desiderato.
Mentre eiaculo, lei indirizza il getto di sperma tutto sulla mia pancia. Nonostante io abbia eiaculato non più tardi di ieri sera, stamattina esce almeno la stessa quantità di seme di prima che andassi a dormire.
Le contrazioni durano quasi per un minuto intero, e grazie alle sue mani che strizzano la pelle del mio membro, sulla mia pancia si raccoglie ogni singola goccia di sperma che era rimasta dentro di me.
Lascia il pene, e appoggia la sua mano destra sulla mia pancia, immergendola nel mio piacere. Ha le dita piene di me, piene di un liquido bianco, viscoso e caldo. Avvicina le dita alle mie labbra.
‘Adesso apri la bocca’
‘Devo proprio?’
‘Ho detto aprila’
Apro la bocca, e lei ci introduce le sue dita piene di sperma. Richiudo le mie labbra sulle sue dita, succhio, e lei lentamente le estrae. Ora lo sperma è sulla mia lingua. Riesco a sentirne il sapore, un po’ acidulo, quasi agrodolce. La consistenza è molto strana nella mia bocca. Ho come un conato di vomito, ma resisto, e mando giù.
Sempre allo stesso modo, è lei stessa ad imboccarmi per farmi ingoiare tutto il resto. Ci metto un po’ a mandare già tutto, e alla fine non ne rimane nemmeno una goccia. Ho fatto un po’ fatica a trattenere i conati, ma alla fine ci sono riuscito.
‘Ora va a lavarti i denti, così puoi baciarmi. Sei stato molto bravo’
‘Grazie amore mio’
Grazie mia Dea.
Dopo l’orgasmo con ingoio, la nostra vita è ripartita secondo la nuova routine. Mattina al lavoro, pomeriggio commissioni, la sera ogni tanto si esce, e prima di andare a dormire, del sano sesso. Del sano sesso che ormai, appunto secondo la nuova routine, si conclude sempre con il suo orgasmo, e con la negazione del mio.
Io devo essere onesto, pensavo che mi sarei abituato a questa situazione, ma non ci riesco: scopare la donna che si ama, scoparla forte, abbastanza forte da farla godere quanto merita, è una tortura terrificante quando si sa che alla fine dovrò rinunciare al mio piacere, per lei.
Non mi sono abituato nemmeno alla sua superiorità: questa sofferenza, questa frustrazione che scaturisce dai miei mancati orgasmi, viene tutta convertita in energia che spendo per mettere la mia Dea su un piedistallo su cui si merita pienamente di stare. Non mi ci sono abituato, nel senso che ogni giorno che passa, la sensazione è sempre più bella e appagante. Mi sento un uomo completo, un uomo che provvede alla sua donna, che la fa stare bene, che la tratta come la divinità che è.

Di fronte a noi, adesso, si prospetta un lungo week-end: abbiamo detto a tutti quanto (ai suoi genitori, ai miei genitori, a tutti i nostri amici), che siamo malati, sto tornando proprio ora dal supermercato, dove ho fatto provviste. Ci chiuderemo in casa da oggi, venerdì pomeriggio, fino a lunedì mattina. Quasi tre giorni interi solo per noi, solo per lei, senza dover mai uscire di casa.
Sono eccitato e spaventato allo stesso tempo. Voglio essere all’altezza, pur sapendo che non sarà facile, essendo già su di giri visti gli otto giorni di astinenza che ho alle spalle.
‘Cara, sono a casa.’
‘Guarda sulla sedia, quella nell’ingresso.’
La voce arriva dal salotto, adiacente all’ingresso. Guardo sulla sedia che si trova all’ingresso, e ci trovo un foulard nero.
‘Ho visto, quindi?’
‘Santo cielo, non farti spiegare sempre tutto quanto per filo e per segno. Secondo te, cosa devi farci? Posa la spesa lì vicino alla porta e legati quella benda intorno alla testa.’
Eseguo in pochissimi secondi quello che mi ha detto.
‘Fatto.. Ora?’
‘Ora siediti su quella sedia e non fare niente che non ti venga espressamente chiesto da me.’
Rimango seduto in silenzio, senza poter vedere quello che mi succede intorno. Sento la mia donna camminare verso l’ingresso, e dal rumore riesco anche ad intuire che indossa dei tacchi. Prende le buste della spesa, le porta in cucina, e inizia a sistemare quello che ho comprato. Fatto ciò, la sento camminare nuovamente verso il salotto, e ricomincia a guardare la tv. Mi lascia in quello stato per almeno un’ora, prima di rialzarsi e venire da me. Sento il calore del suo respiro sulle mie labbra, sento le sue di labbra, umide e sensuali, appoggiarsi sulle mie, dischiudersi, permettendomi di assaporare la sua lingua. Finalmente mi toglie la benda.
Ci metto qualche secondo prima di riabituarmi alla luce, ma quando ci riesco, quello che mettono a foto i miei occhi per poco non mi manda in black-out: oltre ai tacchi di un paio di sandali neri, che ero riuscito ad individuare grazie al suono dei passi sul pavimento, indossa una minigonna nera molto attillata, che poco lascia all’immaginazione, e una camicetta bianca, tutta abbottonata, abbastanza bianca da far capire che non indossa il reggiseno. è già eccitata, la forma dei suoi capezzoli che spingono contro la camicetta non mente.
‘Allora, ti piaccio?’
‘E me lo chiedi?’
Faccio quasi fatica a parlare.
‘Solo per te, oggi, ho deciso di vestirmi da segretaria sexy. Cosa te ne pare?’
‘Mi pare un’idea grandiosa.’
‘Lo sospettavo. Adesso alzati in piedi e togliti tutti i vestiti.’
‘Di già?’
‘Cos’è, vuoi aspettare domani? Muoviti, spogliati.’
Una volta tolto tutto, rimango in piedi, di fronte a lei.
‘Adesso, noi due facciamo un bel giochino! Da adesso, finché mi va, ogni volta che avrai un’erezione, dovrai arrivare al limite. E per limite, non intendo due colpetti e via. No, devi arrivare a due colpi dall’orgasmo. Sono stata abbastanza chiara?’
‘Sì, naturalmente.’
‘Inutile dire che non ti renderò la vita facile. Su, procedi.’
‘Procedi?’
‘Ma sei scemo o che cosa? Mi pare che quella che stai avendo ora sia proprio un’erezione, o mi sbaglio? Su, siediti e segati come si deve.’
Finalmente mi rendo conto che il mio membro è duro come il marmo. Vederla vestita in questa maniera ha portato il mio cervello a dirottare tutto il sangue del mio corpo in quella zona. Mi siedo, e inizio a maneggiarmi con cura. Inizio piano, per non metterci troppo poco, ma poi accelero, per non prolungare troppo l’agonia. Lei rimane lì davanti a me, come in posa, per aiutarmi a raggiungere il limite il prima possibile. Sa che vederla per me è uno stimolo impareggiabile, e si gode questa splendida sensazione. Arrivo al limite in pochi minuti. Appena smetto lei mi da un bacio, mi prende per mano, e mi porta sul divano.

Durante tutto l’arco del pomeriggio ho dovuto raggiungere il limite numerose volte, a causa di erezioni giunte per diversi motivi: un bacio particolarmente appassionato della mia Dea, lei che si alza e ancheggiando va a guardare fuori dalla finestra, una sua mano che si posa su una mia coscia, o la mia mano che si posa sulla sua, lei che si sfila le mutandine, le lancia in mezzo alla stanza e le raccoglie chinandosi in maniera provocante mostrando tutte le sue grazie, la sua camicetta che sbottona piano piano, la stessa camicetta che se ne va insieme anche alla gonna, ma soprattutto il suo sesso tra le mie labbra, con la mia lingua che l’ha portata all’orgasmo già due volte, e dobbiamo ancora cenare.
La cena si svolge in maniera stranamente normale, se si fa eccezione per il fatto di essere entrambi completamente nudi. Ho perso il conto di quanti limiti ho dovuto raggiungere durante solo questo pomeriggio, ma sono stati almeno dieci. In questa situazione, guardare la mia donna, anche solo mangiare, completamente nuda, è una tortura che, se non la si prova, non la si può nemmeno immaginare.
Finita la cena, senza dire una parola, si alza e si dirige verso il salotto, dove si sdraia sul divano. Come ormai ogni sera, spetta a me il compito di sparecchiare e di lavare i piatti.
Mentre insapono le stoviglie, inaspettatamente la vedo dirigersi nuovamente verso di me. è alle mia spalle, e mia abbraccia da dietro, appoggiando entrambe le sue mani sul mio petto, e facendole scendere delicatamente verso l’addome, l’interno coscia, e poi i testicoli. Arrivati a questi, dopo poche carezze, inizia a stringerli, come per sottolineare che si tratta di una sua proprietà, che gli appartengono, che sono pieni per lei, del desiderio di lei, e che potranno avere sollievo solo se e quando lo deciderà lei.
‘Finisci.. Ti aspetto di là.’
‘Ok.’
Finisco di lavare i piatti senza fretta, perché so che finirei per non lavarli bene, e lei non la prenderebbe benissimo.
Vado in salotto, e quello che vedo per poco non mi fa venire un giramento di testa: lei è sdraiata in mezzo al divano, con le gambe aperte, mentre si massaggia un clitoride già umido di desiderio.
‘Prendimi.’
Mi avvento sulla mia Dea come un puma sulla sua preda, e la penetro all’istante. è già molto eccitata, e mi fa capire che vuole essere scopata con violenza e decisione. Dopo tutti i limiti della giornata, devo ricorrere a tutta la mia disciplina e concentrazione per penetrarla con la forza adeguata a soddisfarla, senza rischiare di combinare un disastro, e godere senza il suo permesso.
Per mia fortuna, la scelta di lavare i piatti con calma si è rivelata azzeccata: si stava masturbando già da un po’, e per raggiungere l’orgasmo ci impiega poco più di cinque minuti, permettendomi di resistere senza troppe difficoltà.
La serata prosegue con un po’ di relax sul divano, con lei appoggiata sul mio petto, che giocherella con le dite e qualche ciuffo di peli nei pressi dell’ombelico. Io le passo le mani tra i capelli, le accarezzo la schiena, le dico quanto la amo, quanto la desidero.. Anche se lei lo sa fin troppo bene.
L’ora si fa tarda, i programmi terminano, e la mia Dea inizia un po’ di zapping. Non trova niente, finché non arriva ai canali più remoti, noti per l’alta concentrazione di femmine poco vestite in atteggiamenti a dir poco promiscui. Con mia sorpresa, decide di lasciare su questo canale. Il mio pene reagisce immediatamente allo stimolo, e passa in pochi secondo dallo stato flaccido ad una piena erezione, senza venire minimamente sfiorato né dalla mia donna, né dalle mie mani.
Scende dal divano e si inginocchia davanti a me.
‘Continua pure a guardare. E stai bene attento a non godere.’
Prende l’asta in mano, e inizia a leccare la cappella come fosse un gelato. Si dedica poi a tutta l’asta, percorsa dalla lingua come se fosse un ghiacciolo. Con l’arrivo ai testicoli, inizia a anche a masturbarmi con la mano. La sua lingua, su quella porzione di pelle così sensibile, così desiderosa di svuotarsi, è come un coltello che riempie di brividi il mio corpo. Io non so nemmeno che fare, cosa guardare: quel programma erotico in tv, o la mia donna che mi lecca i testicoli? Mi divido tra entrambe le cose, sempre cercando di concentrarmi sul non godere.
Finalmente me lo prende in bocca, a inizia a farmi un pompino con una fame di me che raramente mi ha mai trasmesso. è molto ispirata, e inizia ad essere tremendo dover resistere. Passano cinque minuti, dieci minuti, e il ritmo delle sue labbra sul mio membro, invece che diminuire, aumenta. Io sono in un bagno di sudore, mentre il mio pene è in un bagno di saliva e liquido pre-eiaculatorio. Quando abbasso lo sguardo, trovo sempre i suoi occhi fissi su di me: gode, gode letteralmente nel farmi diventare pazzo di voglia, pazzo di lei. Mi sta mandando al manicomio, e più lo fa, più vuole spingersi oltre: il ritmo rallenta, ma ora inizia a prendermelo più in profondità, mandandolo fino in gola, così tanto da riuscire, contemporaneamente, a leccarmi i testicoli. Va avanti in questa maniera per altri lunghissimi minuti, mentre a me viene quasi da piangere da quanto vorrei esploderle in gola. Ma resisto, resisto e resisto.
‘Sei riuscito a resistere nonostante ti abbia spompinato come non mai. Sono così fiera!’
‘Grazie..’
‘Come ti senti, cucciolo?’
‘Ho voglia ricoprirti di sborra.’
‘Perfetto! Era proprio quello il mio obiettivo, farti stare così! Ovviamente però non sborrerai.’
Dicendo questo, si morde il labbro inferiore.
‘Sono stanca ed è tardi, dai, andiamo a dormire.’
‘Sì.’
Arriviamo in camera da letto, e stremata, si lascia cadere a pancia in su sopra le lenzuola .
Io mi sdraio sopra di lei, allargandole le gambe, e mi avvicino al suo viso per darle qualche bacio della buonanotte. Con una mano le stringo un fianco, con l’altra le accarezzo i capelli.
Appoggia la sua mano sulla mia testa, e mi spinge, mi spinge giù. Non servono parole, è evidente, vuole godere ancora. Scendo da lei, e mi metto a baciarle quelle labbra sempre più ingorde di piacere. Sono necessari appena pochi minuti prima che inizi a contorcersi e a schiacciare con una mano la mia testa contro il suo sesso.
Finito l’orgasmo, resto lì, appoggiato alla sua coscia, in adorazione di lei. L’odore pungente della mia Dea mi tiene sveglio a lungo, ma alla fine crollo anche io.

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