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Catene viziose

By 26 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Capitolo I: Nudità

Scossi la testa, poi una spalla, le gambe. Il respiro era quieto, non avevo alcun potere sulle palpebre, gli occhi erano come intrappolati e con loro me stessa. Ero bloccata, immobile, legata.
Mossi le dita dei piedi, poi le caviglie e le ginocchia, ruotai lentamente. Ero sudata. Ero nuda. Passai le mani lungo tutto il mio corpo, nemmeno un lembo di indumento, solo carne e stoffa.
Qualcosa di pesante mi sovrastava, morbida e calda, tuttavia sentivo un’aria fresca che mi gelava la guancie.
Doveva esser stata una serata vivace la scorsa, ma non ne avevo ricordo, ero troppo stordita.
Aprì gli occhi. Silenzio.

Non era la prima volta che mi svegliavo confusa, ma oggi ero proprio perduta. Osservai la sottile ma energica luce trapassare le fitte tende scure picchiando sul nero parquet, schiusi un poco gli occhi: doveva essere ancora molto presto.
Alcuni ricordi riemersero, il primo era legato ad un dovere: il mio turno sarebbe cominciato non prima di mezzogiorno, potevo tornare a dormire, ma il sonno era svanito. Mi sollevai sul busto inalando tutta l’aria disponibile, il caldo della stanza scompensava la fresca brezza che giungeva dall’uscio del balcone, unica via di luce nell’ambiente.
Con le mani cercai degli indumenti tra le lenzuola senza fortuna, così, posando i piedi nudi sul legno, mi alzai. Il crick crack del vecchio parquet mi accompagnò verso il bagno, non conoscevo la camera, ero arrivata nella notte e avevo avuto giusto il tempo di cenare, saziarmi e finire a letto con Luca.
La mente liberò la memoria. Luca giusto.. quel ragazzo che ho seguito fin qui in Svezia, in questo Hotel residenza sperduto tra i laghi intorno a Stoccolma. Ricordo che quando mi invitò accettai subito, erano anni che me ne parlava e volevo vedere da vicino questo suo lavoro estivo.
Mentre meditavo mi accorsi di essere giunta ai limiti della stanza, di fronte a me la spaccatura tra le tende: sbirciai tra le fessure lo scuro marmo del piccolo balcone. Un nuovo ricordo affluì alla mente, ieri sera lo facemmo proprio li..

Subito dopo cena Luca mi portò in stanza, aveva preparato un piccolo tavolino su quel minuscolo terrazzino, con una candela e due coperte di lana. Ci avvolgemmo e sorseggiammo un qualche alcolico locale.
Pochi minuti dopo le mie mani erano già nei suoi pantaloni, avevo voglia di lui, erano mesi che non lo vedevo. Gli aprì la lampo dei pantaloni e gli estrassi il membro quando ancora stavamo tranquillamente parlando: ci eccitavano queste situazioni a cavallo tra due realtà così diverse: il relax tra amici e l’erotismo privato, non era la prima volta che giocavamo in questo senso.
Ma ieri sera eravamo soli, così mentre sorseggiavamo quella sofisticata grappetta, con un sorriso tra le labbra affondai le mie mani sotto la fitta lana calda che ci copriva le gambe, e lo iniziai a masturbare.
Lui si portò il bicchiere alle labbra e fissò l’oscurità: eravamo isolati nel silenzio della notte, solo noi e una luminosa finestra nel piano superiore, che illuminava il proprio davanzale e poco sotto, il nostro.
Il membro di Luca si irrigidì velocemente, ma lui non mi guardava, beveva quel nettare inebriante e si gustava il momento. Io continuai senza fretta, volevo guardarlo mentre godeva grazie a me. Con i piedi trascinai in avanti il tavolino che ci ostacolava e mi avvicinai, facendoci spazio. Le sue mani si posarono sui miei collant e cominciarono l’esplorazione lungo il mio corpo facendo attenzione a non inoltrarsi oltre le vesti, erano troppo fredde. Luca smascherò presto il calore tra le mie cosce, nonostante i diversi strati di tessuto che dividevano le sue dita dal mio piacere, e perseverava nel gesto. Mi lasciai sfuggire un brevissimo gemito, e lui, con un rapido scatto del collo scostò lo sguardo dal vuoto, scrutandomi con la coda dell’occhio: non amava prese di posizione e quel gemito significava che lo volevo, e subito.
“Tiramelo fuori” mi ordinò all’improvviso.
Non aspettavo altro: i suoi ordini mi scatenavano e quella sera avrei soddisfatto ogni sua voglia..
Lo strinsi forte tra le mie mani mentre la coperta scivolava verso il basso, denudandolo. Con una mano scesi sotto al membro e ne impugnai i testicoli, poi mossi su e giù il palmo della mano lungo le fitte venature, mentre con l’altra continuavo a masturbarlo.
Avevo voglia di vederglielo e così lasciai che la folta coperta cadesse a terra. Lo ammirai per un istante, lungo duro, pulsante: non era particolarmente grosso, ma le venature ne tracciavano un profilo imponente.
Passai un dito sulla cappella color viola e lo squadrai lasciando che percepisse il suono della mia lingua che volteggiava tra le umide labbra: lo volevo in bocca, ma Luca non sembrava in vena di regali, anzi.
Sputai volgarmente su una mano e glielo strinsi ancora, proseguendo ora a maggior ritmo: i suoi sospiri crebbero. Parve piacergli in quanto si inclinò verso il basso, concedendomi maggior margine di manovra, ne approfittai e infilai una mano sotto lo scroto, arrivando fino al suo orifizio. Mi lasciò fare, ma non ne fu affatto indifferente..
Ruotai tutto intorno al buchetto, sempre più vicino.. era il suo punto debole e io ne ero a conoscenza. Finalmente si era lasciato andare, ora mi avrebbe acconsentito di affondare la mia bocca sul suo pene: abbandonai la mia sedia e mi lasciai precipitare sul suo membro, ingoiandolo.
Lo leccai, lo leccai forte, muovendo esclusivamente il collo, rendendo così le movenze più volgari: volevo che vedesse quanto ero porca quella sera e personalmente mi stuzzicava non poco l’aggressività.
Luca seguì il ritmo e cominciò ad incalzare le natiche perforandomi la gola, poi con una mano afferrò la mia bionda coda da cavallo e la utilizzò per sbattermi ancor più in profondità.
Inghiottì la saliva e inalai l’odore di membro tra le mie labbra spalancate: in questo confronto però volevo avere la meglio e così, nel massimo del godimento, spinsi forte il mio dito nel suo deretano, facendolo urlare.
Lo incalzai per bene mentre mi separavo momentaneamente dal suo possente membro per osservarne la reazione: era in difficoltà, non sapeva se lasciarmi continuare o punirmi.
“Alzati” disse all’improvviso con tono duro. Eseguì senza fiatare portandomi contro il parapetto di marmo che delimitava il nostro terrazzo.
“Ora togliti tutto” disse toccandosi piano

Lo fissai negli occhi, sfidandolo.
Ondeggiai i fianchi piano, ma non troppo; portando le mani lungo il corpo. Sciolsi la sciarpa e la lasciai scendere a terra, poi con uno scatto mi voltai di schiena. Adoravo lo strip, lo ammetto: concede assoluto potere su qualunque essere vivente.
Sfilai le braccia dalle maniche della grossa maglia di lana gialla che mi rivestiva, usandola ora come un semplice telo: da dentro muovevo le mani su mio corpo, ma lui non poteva vedere nulla se non la lana pungolare sensualmente.
Sollevai la corta gonna di jeans mostrandoli il sedere coperto da collant chiari e mutandine bianche, pareva in cassaforte per ora. Sorrisi.
Voltata nuovamente verso di lui alzai le braccia issando il maglione, che fluttuò nell’aria cadendo ai suoi piedi. La sua masturbazione stava accelerando, voleva di più.
Slacciai la gonna e con un colpo di anca la sfilai, poi mi toccai i seni nascosti sotto la canotta, ma liberi da qualunque altro tessuto (non portavo mai il reggipetto, il mio seno non ne aveva necessità) e, liberando le spalline, gli lasciai scoprirsi di fronte a lui. Alzi le braccia così che la canotta potesse scendere sui fianchi e lo osservai masturbarsi con golosità. Stavo per voltarmi e togliere il resto quando..

“No, vieni qui ora”
Mi avvicinai
“Sdraiati sulle mie ginocchia”
Senza fiatare mi portai alla sua destra e mi abbassai, addossando il ventre su di lui: testa e gambe erano a penzoloni e il sedere all’aria.
“E adesso?” chiesi preoccupata.
“Sfilati calze e mutandine” ordinò
Portai le braccia all’indietro e raggiunsi l’elastico delle calze che separava il tessuto di nylon dalla mia pelle: lentamente lo trascinai verso il basso insieme alle mutandine, denudando il sedere.
La sua mano mi aiutò nell’impresa, ma si fermò sulla mia vulva, massaggiandola.
“E adesso che fai?” dissi maliziosa
“Ti punisco” sorrise schiaffeggiandomi una natica
Ben presto ai sorrisi si sostituirono i sospiri, provocati dalle sue dita che lentamente ma inesorabilmente si avvicinavano al mio piacere, bagnato e caldo.
Mossi il culo con voglia, ondeggiai da subito con grande ardore in modo che le sue dita penetrassero in me il prima possibile, ma Luca non era della stessa idea.
Avanzava un po’ per poi arretrare, rientrava oscillando e poi mi abbandonava
Bagnava le sue forti dita in me mentre io alzavo e abbassavo i fianchi con desiderio, per poi avvicinarsi al mio deretano: mi prese in una morsa, penetrandomi la vagina con il pollice e il sedere con l’anulare
“Ohhh Luca, ti prego” vaneggiai.

“Dimmi cosa vuoi” chiese interessato.
“Voglio che mi sfondi” risposi in estasi.
Luca rimosse la mano dai miei orifizi portandola in basso, verso il mio viso che dondolava nell’aria fredda della notte, poi mi mise le dita in bocca, facendomi leccare i miei umori. Nel frattempo bagnava l’altra mano e, posizionatosi all’ingresso del mio buchetto più sensibile, mi penetrò. Fino in fondo.
Il mio urlo fu soffocato dalla mano sulle le mie labbra: potei avvertire il suo pungo battere sulle mie morbidezze posteriori e li fermarsi, ondeggiando però cospicuamente e attendendo che le dita fossero gradite.
Leccai il palmo della sua mano con veemenza, sapevo che ora mi avrebbe violentata. Gli morsi la pelle per farli capire che ero pronta.
Le sue dita cominciarono a muoversi dentro di me per poi arretrare lentamente verso l’uscita. Luca mi inclinò ancor più verso il basso, versando probabilmente del vino tra mie chiappe e permettendoli di scorrere lungo i miei canali. Il mio viso toccò terra, ma non me ne accorsi neppure perché fu allora che cominciò a penetrarmi con foga e dedizione sempre maggiore. Due dita, poi tre: dentro e fuori con violenza.
Volteggiai le gambe all’aria, mentre il mio sedere diventava rosso dai colpi subiti e le mie guance si ghiacciavano al contatto con il freddo marmo: quasi svenni dall’emozione, solo gli urli mi mantennero sveglia.

Ricordo che dopo un po’, non saprei dire quanto, mi issò su di lui, sdraiandomi sul tavolino a pancia in su. Fissai le stelle, così evidenti in questa zona buia e isolata.
Mi tolse calze e mutandine, rimaste ancora attaccate durante il rapporto anale.
Appoggiò il membro sulla mia vulva, strisciandolo sui corti peli che la delimitavano, poi lo lasciò scendere fino all’imboccatura dell’orifizio più selvaggio.
“No, no” supplicai. Il suo membro dentro non lo sopportavo. Luca sorrise, inclinò il busto facendolo risalire e si lasciò ospitare nella mia calda e profonda vagina.
Che amabile sensazione, lo scorrere del suo pene dopo quella terribile violenza. Avvertivo il freddo pungente sulla mia nuda pelle intervallato dalle scosse della sua penetrazione; allargai le gambe piano, il ritmo non cresceva, non doveva. Luca mi afferrò le caviglie, spalancandomi completamente di fronte a lui, era la mia posizione preferita.
Mi osservai compiaciuta sotto quella luce molesta, e poi guardai lui, uomo completo: sapeva scoparmi e sapeva farsi scopare. Allentai la tensione del collo lasciando che la testa volteggiasse in aria concedendo il mio corpo al mio lui. Osservai li in alto quel piccolo faretto al piano rialzato, chissà che qualcuno non si fosse goduto lo spettacolo. Magari! pensai esaltata.
Sentii il saliscendi dell’orgasmo, sconquassato dai suoi affondi, strinsi le gambe al suo busto e spinsi forte, favorendolo. Sorrisi, sorrisi tutta prima di spalancare la bocca ed urlare la mia goduria alla notte.
Poi quel suono, acuto ed improvviso. Luca mi sollevò rapidamente su di lui e mi portò dentro senza spiegarmi che cosa fosse e il motivo di tale reazione, la serata era terminata?
Mi risvegliai eccitata come poche ore prima, Luca se ne era già andato: lui non ha turni, mi dissi. Raccolsi le mie cose e decisi di farmi un giretto per la residenza, avevo tutta la mattinata.
Spalancai le tende, la maggior parte degli ospiti era uscita per passeggiare, altri erano nei saloni a fare colazione e chiacchierare, fuori la nebbia era resa scintillante da un pallido ma vivo sole che rendeva lo scenario fatato.
Salì velocemente le scale del quarto piano, le prime stanze erano già state fatte, così proseguì nel silenzio più totale fino all’arcata che divideva le stanze dalle sale private.
Mi spinsi oltre in quanto li vi erano le residenze dei De Federici, due immense stanze prenotate tutto l’anno, che venivano periodicamente sistemate e che volevo cogliere l’occasione per vedere, ora che ne avevo accesso.
Luca me ne parlava ogni anno, doveva essere il loro cameriere preferito e loro dovevano essere molto generosi con le mance, visti i continui apprezzamenti del mio lui verso questa ricca famiglia borghese. Il marito, passava il suo tempo a caccia, mentre la moglie amava il teatro.
Entrai lentamente nella suite: udì delle voci provenire dalla stanza laterale dove vi era la hall e le camere da letto, doveva essere la signora, mi diressi comunque verso l’obiettivo della mia innocente incursione: il terrazzo che dava sullo stagno, e probabilmente quello che emise quel suono ieri notte.
Lo raggiunsi senza problemi, mi guardai in giro: era proprio un paradiso, per quanto non si vedesse molto quel giorno.
Cercai, attraverso le finestre, di scovare la signora e capire dove si trovasse, passeggiai senza troppo timore lungo il balcone fino alla fine e poi la trovai: era anch’essa sul balcone, o meglio si trattava di un terrazzino molto piccolo che dava su una porticina vetrata al di sotto di una piccola gradinata.
La donna guardava spensierata il parco, era coperta da un folto accappatoio che tuttavia lo teneva aperto, io non potevo vederla, ma chiunque si fosse trovato nel giardino sottostante la avrebbe sicuramente notata. ‘Ricca esibizionista’, pensai tra me e rientrai. Ma ero troppo eccitata per tornarmene in stanza: avevo bisogno di soddisfare la mia voglia di carne, almeno visivamente.
Stavo per abbandonare la stanza quando sentii nuovamente delle voci, ero curiosa di sapere di chi fossero, non mi pareva che avessero con loro dei parenti o degli amici, tirai fuori il mio piumino e fingendo di spolverare mi diressi nelle stanze vicine.
Spiai dallo spioncino la hall e la vidi ferma di fronte allo specchio, completamente nuda.
Aldilà delle voci, che in questo caso rendevano la situazione piuttosto curiosa, rimasi colpita dal corpo della nobildonna: capelli rossi e mossi lasciati liberi lungo il collo, pelle trasparente, vellutata, seno prosperoso leggermente abbassato, un leggero filo di pancia non poteva che risaltare dei glutei perfettamente rotondi, pieni, sensuali.
Dopo essersi voltata più volte si fermò di fronte allo specchio e allargò le gambe, poi alzò gli occhi e disse una lunga frase sottovoce. Qualcuno le si avvicinò. Avevo ragione, non era sola.
La donna lo seguì, probabilmente nella sala da bagno.
Non riflettei un secondo e entrai in stanza e adagio mi portai verso di loro, mi accostai alla porta, lasciata aperta, la socchiusi lentamente, i due non sospettarono nulla, erano troppo distanti per notarmi e l’ambiente era oltretutto decisamente tetro.
L’uomo le si avvicinò e la baciò con tenerezza, poi si inginocchiò baciandola lungo il corpo e si fermò a terra, lei lo accarezzò amorevolmente sulla testa.
Lui si alzò e uscì dalla mia visuale per rientrarvi poco dopo completamente nudo: non poteva certo essere il marito mi dissi, era giovane e possente.
Tornò ad inginocchiarsi e portò entrambe le mani sul suo ventre, poi si avvicinò con il viso, sfiorandola con la lingua.
Mentre le dita muovevano piano sul piacere, l’uomo le cosparse una schiuma chiara, poi capì. La stava preparando alla depilazione.
Sensuale fu il suo approcciò, lento e tenero, ruotava piano dandole piacere, poi, alternandosi, le passava piano la lama lungo le labbra, con grande dimestichezza.
Il tutto si svolgeva nel soffice suono dell’acqua corrente.
Passò poi alla parte sinistra, e fu li che potei vederne il profilo. Impossibile!
Quell’uomo era Luca, il mio Luca.
Avvertì l’immediata voglia di scappare, fuggire, non pensai a lui, a noi, semplicemente ero ora in imbarazzo: dovevo andarmene, ma rimasi li, in un miscuglio di tensione, impaccio ed eccitazione.
Tornai quindi ad osservare.
Luca la stava dolcemente ripulendo con un soffice panno bianco, le rimosse la schiuma e i chiari peli dalla vagina, poi la sciacquò con un po’ di acqua calda.
La donna rimase sempre ferma, ondeggiando talvolta il bacino, ma lui non sembrava dare corda alle voglie della nobile.
Mi avvicinai, posizionandomi dietro un lungo divano scuro, da li avevo piena visione della toilette.
Dopo averle posto una lunga vestaglia di seta bianca i due si separarono, la donna si sedette li accanto, il ragazzo entrò nella doccia che non aveva mai smesso di sprizzare acqua bollente.
Si lasciò bagnare, poi, mentre la donna si accomodava sul bordo della vasca da bagno, Luca iniziò a toccarsi piano. Incredibile, pensai.
Fu a quel punto che mi vide. Non potevo immaginare il suo sconcerto, pensai ‘ora salta tutto’.
Invece, dopo un occhiata esitante, il mio ragazzo continuò il suo spettacolo di fronte alla madame che lo osservava con una considerevole aria di spensieratezza.
Una volta ben eccitato Luca le sorrise con voglia, la donna si alzò di scatto e puntò la camera da letto.
Per evitare di esser vista mi accovacciai dietro al divano, perdendoli di vista.

Quando riemersi vidi la donna in piedi accostata al letto con entrambe le mani sulle lenzuola e la schiena riposta ed inclinata verso l’esterno: scostò poi la veste leggera esponendo un sedere scultoreo, perfettamente sferico, cosparso da un centinaio di lentiggini, che le correvano lungo lucide gambe allenate, in attesa del suo amante.
Luca le si avvicinò piano, osservandola. Poi le accarezzò le gambe, arrampicandosi fino al sedere, sul quale si soffermò, passando la mano lungo le sue morbide rotondità, che palpò con decisione.
La donna, ora inclinata a novanta gradi muoveva il corpo con voglia, ma Luca le resisteva, spalmandole ancora dell’olio profumato e massaggiandola lungo la schiena.
“Duchessa, duchessa” ripeteva sottovoce.
A quelle parole la donna accentuò l’inclinazione e stese le gambe sode, la risposta di lui fu la concentrazione sul suo sedere, sul quale passò le dita attorno alla fessura, che con garbo ma con fermezza, penetrò. Fu a quel punto che la duchessa espresse il suo primo suono, un ‘oh!’ Ardito
‘Il culo ragazzo, il culo’. Indugiò ora lei impaziente.
Ma Luca non si persuase, continuò il suo lento massaggio, baciandola e leccandola.
Si voltò improvvisamente verso me e tolse il bianco lenzuolo che ne copriva l’intimità rimanendo nudo ed eccitato. Sorrise.
Si rivolse nuovamente alla signora, sfilando ora il membro lungo le rotondità, ne baciò la calda pelle umida portandosi sempre più verso il suo piacere.
Passò le mani sotto il suo grembo sistemandolo al meglio, i sospiri di lei si moltiplicarono, poi, in un lampo le alzò il sedere, penetrandola fermamente.
Dalla mia posizione, vidi la testa di lei impallarsi e rimanere ferma in attesa che lui iniziasse a muoversi a ritmo, cosa che accadde da li a poco.
La situazione era tremendamente erotica, tutti sapevamo che Luca era un gigolò, tutti sapevamo che la signora stava soddisfacendo le proprie voglie, tuttavia i due apparivano come perfetti amanti.
Ero incredula, quello che stava accadendo non mi turbava minimamente, come se lo considerassi un lavoro, anzi, ero contenta dell’apprezzamento riservateli e in parte anche appagata dalla visione.
Fu a quel punto che avvertì la porta di ingresso muoversi piano.
Mi voltai di scatto, ma non notai nessuno, poi un suono vicino, feci per nascondermi, ma voleva dire scoprirmi alla vista dei due, così mi accucciai. Non feci in tempo a pensare che una mano mi si portò alla bocca.

‘Shh’ non provare a disturbare.
‘Chi sei?’
‘Una cameriera, mi perdoni, io non sapevo che fare’
‘Potevi uscire’
‘Mah..’
‘Ma sei rimasta’ ‘Guarda, lascia che ti spieghi, la vedi quella lucina lassù?’
Alzai lo sguardo, ma non la inquadrai.
‘&egrave una telecamera, uno dei nostri giochi erotici, come quel ragazzone laggiù e.. come te, appena saprà della tua presenza ne sarà appagata’.
‘Non credo sia il caso..’
‘Ma certo che no, non lo &egrave per nessuno, a parte per la donna che ha quell’enorme cazzo nel culo’.
Rimasi in silenzio.
‘Il ragazzo l’ha vista, e non ha detto nulla.. e lei &egrave rimasta qui: o ha gusti particolari o &egrave conosciuta, &egrave per caso la Unique?’
Annui senza guardarlo, ma non sapevo che cosa significasse..
‘Lei crede che siamo i classici nobili portati allo stremo dalla noia e dalla monotonia, non &egrave così?’
‘Invece le dirò che in questo momento sono l’uomo più felice del mondo e so esattamente che Monica &egrave allo stesso modo felice ed eccitata quanto me’. Continuò l’uomo
Venimmo distratti nuovamente, la donna si alzò in piedi sul letto lasciando che Luca si sdraiasse comodamente, poi si adagiò piano sul mio lui, accompagnando il membro nuovamente nel sedere.
‘Sa che io sono qui’
Alzai lo sguardo esitante.
‘Ora si chiede se mi unirò a loro? Non lo so.. se mi chiamasse forse, ma non &egrave questo il punto mia cara’.
‘Non ha idea della sensazione che dà osservare la donna della tua vita fare del sesso con un altro sotto tua indicazione, &egrave qualcosa che trascende ogni rapporto personale, &egrave una personale opera erotica’. Disse sospirando al mio orecchio.
‘Quindi lei ha architettato da tutto ciò?’ Affermai timidamente
‘Certamente’
Tornai ad osservarli, ora con maggiore calma
‘E lei invece &egrave incuriosita, o meglio, lo era prima, poi ha deciso di restare, &egrave attratta da tutto ciò’. Sentenziò lui.
“&egrave una situazione incredibilmente erotica, quei corpi paiono disegnati, la forza del giovane erculeo proiettata su una dea adulta e gioente, spiati da noi comuni mortali, iniziati al solo godimento visivo”.
La donna cavalcava rovesciata, apriva e schiudeva le gambe in armonia, i grossi seni arrossati volteggiavano nell’aria spinti anche dai colpi del mio lui che aumentava periodicamente il ritmo.
‘Vorrebbe scoparmi adesso?’ chiesi non so con quale follia.
Dopo una infinitesimale esitazione l’uomo rispose ‘no mia cara’
‘Io sto già ‘scopando’ anche se ancora non riesci a capirlo’.
“Ascolta la sua gioia, &egrave differente dal godere sa?” disse mentre la moglie si stendeva su un fianco e Luca le si portava alle spalle.
La donna gli accarezzò la testa e dopo averli sussurrato qualcosa allargò con forza le cosce, impaziente.
Luca non attese e la perforò nuovamente, ma questa volta la donna rinunciò alla posa plastica e curata e lasciandosi dominare dalle trepidazioni si abbandonò a godimenti terreni. Con travolgente foga si portò la mano all’apertura delle labbra infilandoci le dita: si masturbò in fretta mentre là dietro il ragazzo la sbatteva sempre più forte, lasciando che dalla sua bocca emergesse tutta l’euforia possibile, il sorriso sul suo volto era incantevole.
“Ora mi capisce giovane donna?” disse garbatamente l’uomo
“Percepisco, diciamo” risposi voltandomi verso l’uscita
“Arrivederci Unique” mi salutò il duca.

Lasciai la stanza mentre in lontananza sentivo l’orgasmo della donna giungere a destinazione. Chiusi la porta e camminai per il vuoto corridoio giallo panna, improvvisamente mi sentivo confusa, una sensazione di indeterminatezza.
Mi fermai qualche minuto, seduta sulla morbida moquette. Riposai, quasi avessi il fiatone.
Che fare, una scenata di gelosia? Avrei potuto, ma non mi sentivo arrabbiata, ma repressa, schiacciata, come se solo ora mi sentissi addosso i limiti sessuali del mio rapporto.
Ripartì lentamente, mi accorsi che inconsciamente mi ero portata verso il mio alloggio, quella piccola stanza che condividevo con Luca.
‘Hey’, una voce mi colse alle spalle.
Non mi fermai, entrai nella stanza ma lasciai aperto.
‘Monica’ il mio nome era ripetuto in continuazione, doveva essere lui: entrai in bagno e ruotai la pesante chiave bronzea.
Mentre le sue parole scorrevano velocemente lungo l’effimera parete che ci divideva cominciai a spogliarmi, lo ricordo perfettamente, la ninna nanna delle sue spiegazioni e le mie mani, come possedute, che si portavano sulle vesti, aprendo, slacciando, tirando, sfilando.
Rimossi qualunque cosa, anche i calzini, tolsi il tappeto da terra e posai i piedi nudi sulla fredda piastrella.
Mi fissai allo specchio, mentre quelle parole continuavano la loro azione stordente su di me.
‘Luca’ ansimai interrompendo la sua cantilena.
‘Guarda dallo spioncino’.
Attesi che la fina fessura si oscurasse della sua presenza.
‘Mi vedi?’ chiesi quieta.
‘Non osare aprire la porta ne spostarti di li, continua a guardarmi e non fare nulla’.
Mi mantenni di spalle alla porta e senza togliere gli occhi da me stessa riflessa nel piccolo specchio illuminato allargai le gambe e mi inclinai. Esibendo il mio corpo nudo scesi con le mani lungo il caldo ventre e mi sfiorai con leggerezza.
Osservai con cura la mia masturbazione, immaginando quello che il mio lui poteva intravvedere dal minuscolo spioncino e ciò che desiderasse fare se solo avesse potuto entrare.
Ondeggiando sensualmente i fianchi ansimai teneramente, potevo ora avvertire le sue mani impotenti sulla porta, ciò mi eccitò, mi voltai di scatto e appoggiai il mio esile corpo sul bordo del freddo lavandino.
‘Voglio che mi guardi’ dissi con un certo tono
‘Voglio che mi guardi, ma non voglio che mi scopi’ Confessai
Continuai a muovere le dita nel calore del mio corpo mentre nella mente affioravano tutte le mie fantasie, ma era la confusione a padroneggiare. Non capivo se mi eccitava essere guardata o il pensiero di tradire Luca. Poi capì: erano entrambi insieme.
“Ora basta, lasciami sola, vattene”. Ordinai
Entrai nella doccia e non parlai più.
Passai il pomeriggio a lavorare, tutto procedette come se nulla fosse accaduto, solo quiete e tranquillità, ma la mia mente non vedeva che tempesta all’orizzonte, o forse era solo un desiderio passeggero.
Un suono famigliare interruppe i miei rinnovati pensieri: era il cercapersone. Mi diressi velocemente verso le camere dello Staff, come d’accordo.
Ancora non credevo a quello che avevo visto quella mattina.. Luca, il mio storico ragazzo, &egrave uno gigolò.. Quindi mi tradisce, ma lo fa per soldi. Lo avrà fatto solo con quella donna o quante ce ne saranno?
Tutti questi pensieri mi accompagnarono nella leggera corsetta che mi imposi per giungere il più velocemente possibile al punto di ritrovo. In realtà tutte quelle domande ne nascondevano una, soltanto una: perché ero così eccitata?
Entrai nella sala, vi saranno state almeno cinquanta persone: “ne avevano di personale” pensai.
Al centro vi era il titolare e la moglie, ci ringraziò di essere giunti qui così velocemente e, con grande persuasione, ci rammentò sull’evento di questa sera: “&egrave molto importante”, ripeteva. Lo doveva essere, si trattava di una prima teatrale provata da un famoso gruppo di artisti internazionali, che si sarebbero esibiti nella’aula magna della residenza prima della premier a Berlino. Insomma un onore.

Mentre quell’uomo parlava osservai Luca con discrezione, i miei pensieri abbandonarono presto la sala. Non potevo togliermi dalla testa quelle movenze feline mentre solcava quella donna, mentre la umiliava di fronte al marito, penetrandola nel deretano e facendola urlare. Quell’uomo che come me osservava la sua metà godere con un altro e compiacersi del fatto, eccitarsi addirittura. E io che mi offro al duca, già lo sentivo dentro di me mentre spiavamo i nostri relativi consorti.. Pazzesco.

‘&egrave lei la Unique?’ Una voce mi fece precipitare nella realtà, era il duca e con lui a pochi metri Luca. Annuì con lo sguardo, quasi sorridendogli.
‘Allora dovrebbe sapere che la Signora ha bisogno della sua presenza, &egrave già tardi, la prego’ disse severo.
Mi voltai e mi diressi verso l’ascensore, Luca mi scortò in silenzio.

Entrammo nel vano, rimanendo soli. Sorrisi compiaciuta, mi accorsi che si trattava proprio di una situazione particolare: Luca non sapeva che io e il duca ci eravamo già conosciuti e il duca non poteva certo immaginare che io fossi l’amante del giovane Lancillotto.

“Ti sei messa in un bel pasticcio” Debuttò Luca dopo un periodo di silenzio
“Ho pensato molto a cosa potevi dire in tua difesa, ma che sarei io nei pasticci proprio non me lo aspettavo” risposi sarcastica.
“Senti amore, io faccio questo lavoro da molto tempo, mi pagano molto bene, sono a contatto con l’elite e si, sono un cameriere particolare, ma lo so fare bene e mi piace”.
Rimasi in silenzio
“Ma tu non sai a cosa stai andando in contro, dovevi essere una normalissima cameriera e non capisco come ti sia venuto in mente di spiarmi.. e poi come hai fatto ad ottenere il ruolo di Unique? loro non l’hanno mai avuta..”
“Forse non sei l’unico ad avere fascino sai? e comunque come hai detto tu, noi qui siamo colleghi, per regolamento non dovremmo neppure conoscerci giusto?”
Luca annuì.
“E allora andiamo” Dissi uscendo rapidamente dall’ascensore lasciandolo dietro a me. Solo.
Prima di giungere all’appartamento mi fermò nuovamente.
“Monica senti, qui non si parla di semplice servizio, se entri in quella stanza accetti un incarico molto esigente”, disse preoccupato.
Apri la porta ed entrai, senza esitare.
Entrai in quella stanza che conoscevo bene e mi diressi senza timore verso la hall, la duchessa ci venne incontro.
“Oh Luca finalmente, mi devi portare tutto il guardaroba, non so proprio scegliere e poi scendi da mio marito che dovete organizzare la serata, presto!”
“Posso occuparmi io dei vestiti se desidera, Signora”
“Ah.. tu sei l’Unique, mio marito mi ha detto di averti scelta al primo impatto, spero che andrai d’accordo con Luca, &egrave come un figlio per me” Ebbi un sussulto..
“Bene allora, Luca ti dirà come fare, raggiungimi in bagno”.
Mi voltai verso il ragazzo e lo seguì in camera da letto.
“Prendi tutti gli abiti da sera dalla stanza accanto e poggiali sul letto, scegli quelli più eleganti e non dimenticarti l’intimo che &egrave essenziale, poi raggiungila in bagno, io ora devo scendere”. Mi abbandonò.
Aprì l’armadio, lo sguardo mi cadde direttamente su un fantastico abito scuro, abbastanza rigoroso al vedersi, ma decisamente aderente. Pareva giusto per il carattere della madame.

Quando rientrai nel bagno la signora era in piedi nella vasca, di schiena. Completamente nuda. La osservai immobile, i glutei che filavano sodi lungo quel corpo umido, riflessi da una luce talmente forte che pareva finta, e Luca li che piegava le vesti con attenzione.
“Luca senti, oggi puoi anche lasciarmi con l’unique, tanto mi hai già sistemata stamattina, il bagno riusciamo anche a farcelo da sole” Gli disse amabilmente, ma anche con una certa allusione. Luca la baciò sulla guancia e fece per uscire, quando mi vide sorrise e mi sfiorò.

“Tu mi leggi nel pensiero” disse
“Era proprio quello che volevo, ora spogliati su, e fatti una doccia, mi piace l’odore di pulito”
Senza fiatare ubbidì per non dare l’impressione di essere in imbarazzo. In realtà mi sentivo molto strana.
“Luca, Luca!” urlò improvvisamente la donna
“Luca per piacere, torna qui. La ragazza non &egrave depilata” la guardai perplessa.
Come poteva insinuare, senza ancora avermi vista, che non ero depilata, la cosa mi oltraggiava, mi sentii scaldare il cuore, e non era proprio piacevole.
“Veramente signora, io sono depilata, ovunque direi”
“Anche sulla vagina? Sei una francesina libertina vero? Le odio quelle sgualdrine”
Ero sempre più perplessa, la donna era colta da un’ira misteriosa e paradossale considerando i suoi costumi.
“Dai spogliala tu e sistemala mentre mi rilasso”
Improvvisamente ero agitatissima, non riuscivo più a simulare la mia professionalità, ero alla mercé dei loro ordini.
Luca mi prese per un braccio, volgendomi con gentilezza. Mi appoggiò al muro e slacciò la veste.
“Prima volta che ti spoglia un uomo?” insinuò la signora mentre Luca mi sfilava la camicetta.
Di istinto feci per coprirmi, portando le mani sui seni, Luca mi bloccò.
“Allora non sei una francesina: sei timida, sei candida, e soprattutto sei pulita” La donna si alzò e, uscendo dalla vasca, mi si portò di fronte.
“Odori di buono” disse.
La duchessa rimase di fronte a me, mentre Luca alle mie spalle mi tolse la gonnellina e, in ginocchio, le mutandine. Ora ero completamente nuda di fronte ad una sconosciuta, una sconosciuta che mi guardava come volesse scoparmi all’istante. Dietro a me il mio ragazzo in versione domestico, non poteva far altro che obbedire a lei, ma anche a me.
La donna mi prese per mano e mi fece sedere sul bordo della vasca. Lei entrò, immergendosi nella spuma calda, Luca nel frattempo mi spalmò una leggera e fresca schiuma sulla vagina; delicatamente poi, si portò sotto di me, in ginocchio.
Aprì le gambe lasciandomi trasportare dalla situazione.
“Sei molto bella” Disse la donna dietro a me, sfiorandomi la pelle della schiena e scendendo piano fino ai glutei.
Rabbrividì.

“Lascia che ti racconti una storia” affermò con voce calma.
“Ero giovane come te quando mi sposai, ero innamorata ed immacolata: scelsi un basso borghese contro il volere della mia famiglia che voleva almeno un suo pari, un nobile, io invece volevo essere ribelle e presi un brav’uomo, ma per questo debole, terribilmente inadatto al ruolo di Duca. Si mise ben presto a perdere al gioco, e solo i miei contatti lo tenevano in piedi. Un sera ad una cena uno squallido borghesuccio in ascesa si permise di ipotizzare la cancellazione dei debiti con una notte nel mio letto, io ne fui scioccata.
Mio marito non fece nulla, era un inetto.
Lasciai la stanza umiliata, esiliandomi nel nostro giardino. Camminai in lungo e in largo, sapevo di essere seguita. Non mi importava e mi così fermai sedendomi su una roccia che dava sul fiume.
Osservavo lo scorrere della corrente al buio della notte chiedendomi quando e come sarebbe successo.
Ma non accadde nulla.

“Non ero degna di loro, non ero degna nemmeno di uno stupro”
La tensione crollò improvvisamente e piansi. Ricordo perfettamente tutto ciò che accadde in quegli attimi e l’inizio fu un pianto. Le lacrime però non sarebbero durate, alzai lo sguardo e intravidi una figura oscura, nascosta tra le piante. Saggiai la sensazione della sottomessa, immaginai i miei vestiti strappati e l’erba bagnata sulla pelle, immaginai quegli uomini su di me, le loro parole volgari, la loro foga.
Il cuore batteva a mille, ma non era paura, non era più tensione, era eccitazione. Non volevo la loro violenza, sarei stata io a sfidarli, sarei stata io a fotterli.
Fissai con sicurezza quell’ombra nascosta dietro gli alberi mentre alzavo la gonna e mi sfilavo le mutandine.
Rimasi immobile, poi le abbandonai sull’erba umida e mi voltai, mostrandoli il sedere.
Nulla.
Mi voltai nuovamente: quell’uomo si era avvicinato, ma rimaneva in disparte.
Feci alcuni passi in avanti, lo potevo vedere. Si masturbava. Lo fissai con aria sufficiente, dietro a lui un altro. Entrai nella selva e mi fermai tra loro. Ricordo che gli dissi queste parole “non siete in grado di scoparmi”.
Quelle parole gli innervosirono, uno mi si accostò e mi prese per le braccia, ma mi liberai con un semplice guizzo, l’altro riprese a masturbarsi fissando le mie nudità. Gli afferrai il membro e lo strinsi: mi venne in mano nel giro di pochi secondi.
Me ne andai.

Non seppi mai a quanto equivaleva il debito di mio marito, ma io non pagai più un centesimo, avevo guadagnato il loro rispetto capisci?”
“Certo” risposi io impressionata dalla narrazione e coccolata dalle mani di Luca che mi sfioravano la pelle.
Sentivo la calda lametta rimuovere ogni singola fibra lungo la mia vulva che, spalancata di fronte a quel ragazzo godeva di attenzione particolare.
“La vita &egrave come una amplesso, o scopi o ti fai scopare, ma devi deciderlo tu” Mi sussurrò all’orecchio baciandomi il collo con tenerezza.
Ero estremamente eccitata e Luca la sotto non poteva che accorgersene.
“Non parli molto vero?”
“Non ci conosciamo ancora” risposi timida
“Io mi sono aperta con te, mi sono denudata, ti ho raccontato la mia metamorfosi, ora parlami di te dai; entra in acqua con me e coccolami” sollecitò sensualmente la duchessa.
La seguì in acqua, posizionandomi dietro di lei: con una spugna la insaponai per bene mentre mi osservava sorridente.
“Darei tutto per avere il tuo corpo” Confessò all’improvviso.
“E io il suo” ammisi.
“Sai, da quel giorno, mi presi tutto quello che volevo, non ero più suddita di mio marito e anche lui cambiò, drasticamente. Divenne l’uomo di cui avevo bisogno, ritornò ad essere quello che volevo”.
“Ma non posso aver il tuo corpo..” disse posando le sue mani sulle mie gambe e avanzando piano verso l’alto.
“Credo di no signora” sospirai al culmine dell’eccitazione sotto gli occhi di Luca.
“Sei così piccola, candida, bianca, fossi un uomo saresti mia” sorrise.
Poi si bloccò, fermando la mano sulla mia vulva.
“Ti avevo giudicata male bambina.. un po’ di esperienza devi averla” disse tastandomi con decisione.
Mi sentii mancare: volevo prenderle la mano ed infilarmela dentro e poi baciarla con violenza e farmi guardare da Luca, magari nudo. Ma tutto finì in quell’istante.

“Ti voglio al mio fianco stasera, sarai con noi al teatro” ordinò guardando Luca, che abbandonò la stanza.

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