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Racconti di Dominazione

Darle …

By 5 Marzo 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Darle ‘

La donna di fronte a me si volta e si inginocchia sul letto.
Si libera lentamente della camicetta e della canottiera ancheggiando al ritmo del mio desiderio. Gira il busto di tre quarti, le maniglie dell’amore si piegano, il suo viso &egrave increspato da un sorriso malizioso, si stringe un seno facendo rizzare un capezzolo.
Ho un erezione, mi metto a posto, scendo con lo sguardo; i suoi jeans sono scuri e consumati, un piccolo strappo tra la coscia e il gluteo sinistro mostra un pezzo di pelle bianca.
Lei ancheggia ancora, spinge il sedere verso di me, sembra strizzato nei pantaloni.
Mi avvicino di due passi, lei avvicina le natiche a me a costo di mettersi a quattro zampe.
Il suo sedere &egrave rotondo, ampio, perfetto.
Il mio pene, duro sotto i pantaloni, lo sfiora, il sedere ha un sussulto, lei fa un verso sorpreso.
Io mi metto di lato, un ginocchio sul letto, il suo fianco contro il ventre, le natiche della donna proprio davanti a me.
Mi chiede cosa vorrei farle in quella posizione, che il mio posto sarebbe dietro di lei, col pene di fuori.
Replico che &egrave una sporcacciona a fare simili pensieri, che le ragazze così impudenti dovrebbero essere punite.
La sua voce si fa maliziosa; chiede quale punizione merita per essere tanto sporcacciona.
Non rispondo subito, la mia mano le accarezza la coscia più vicina, sale in alto fino alla vagina; sento che &egrave calda, leggermente umida, ha bagnato un po’ i pantaloni.
Mi lecco le dita, sento i suoi umori pungermi la lingua di un sapore unico, riporto le dita umide sulla vagina, le faccio salire.
Lei ha un sussulto, la schiena si inarca, il grosso sedere sembra spingere ancora più verso l’esterno, il profilo delle due natiche aderisce perfettamente ai jeans.
Le mie dita massaggiano una, due, tre, quattro volte il clitoride, poi salgono lungo le labbra, umide, aperte.
La sporcacciona si &egrave già toccata; glielo faccio notare, non ha il coraggio di negare, agita il sedere due volte, la testa bassa.
Faccio salire ancora le dita, arrivo all’ano e alle natiche; le dita non sentono cosa c’&egrave sotto, la mia mente immagina, il pene si fa duro, spinge contro il fianco, sfioro i pantaloni ruvidi voglioso.
Percorro la linea delle natiche, lei sussulta, ha un gemito, agita il fondoschiena come se una mosca vi si fosse poggiata sopra, lo sfiora con la mano, apre di più le natiche.
Ridiscendo lungo la linea, esploro la fessura, le nostre dita si sfiorano, lei solleva leggermente la mano, si colpisce.
Il suono sordo eppure vibrante mi eccita ancora di più, sposto la mano sulla natica sinistra e ne saggio la consistenza.
&egrave morbida ma anche soda, mentre la accarezzo la donna si agita, muove il bacino e il sedere, ansima, geme.
Infilo il dito nello strappo, sfioro la carne fresca, arrivo quasi alla fessura, lei tira indietro il corpo, un ‘no’ appena sussurrato.
Alzo la mano e la colpisco sulla natica sinistra.
Il suono questa volta &egrave più forte, riverbera tra le mura, lei geme, io mi eccito, la sculaccio di nuovo a sinistra.
Poi ancora, ancora, ancora, lei me ne chiede ancora, dice che le merita, io la sculaccio anche a destra, poi nel centro, le dita toccano la vagina umida, ancora più di prima.
Le do uno sculaccione più forte nel centro, colpisco anche il clitoride, questa volta urla, urla un sì, stringe le lenzuola, mi prega di colpirla, di punirla
Continuo a sculacciarla, la mano di scalda insieme alle natiche, alterno delle carezze sui globi rotondi, li palpo, provoco i suoi gemiti, la sculaccio di nuovo, le do della maiala e della sporcacciona.
Dopo una cinquantina di colpi, agito la mano indolenzita, poi mi sfilo la cintura di cuoio, la piego su se stessa, la stringo con la mano destra; la sinistra accarezza il sedere della donna, lei geme, dice che le fa male, che non farà più la sporcacciona, io non l’ascolto, la colpisco con la cinta.
Lo schiocco &egrave seguito da uno strillo, vedo il grosso sedere muoversi convulsamente, lo colpisco di nuovo.
I primi cinque colpi colpiscono entrambe le natiche, poi comincio riservare quattro colpi a destra, e quattro a sinistra. Lei ancheggia dolorosamente, il movimento mi incita ad andare avanti.
Poggio la cintura sul letto e le massaggio il sedere dolcemente, le sussurro che &egrave per il suo bene, poi afferro la cinta, porto indietro il braccio e le infliggo una vera e propria frustata.
Il suo strillo mi eccita, la cappella &egrave il fiamme, potrei venire da un momento all’altro.
Continuo la sculacciata, un colpo a destra, uno a sinistra, poi nel centro, la accarezzo con la mano, sento la vagina bagnata, una chiazza scura che si allarga fino alle cosce.
Le dico che rimane una sporcacciona impudente, che non ha imparato nulla, che ne merita altre dieci.
La colpisco sempre più forte tutte le volte, dopo la decima lei scoppia in pianto, affonda la testa nel letto, la schiena inarcata, il sedere in alto.
Decido che &egrave ora di scoprirla, poggio la cintura di fianco, abbasso i pantaloni fino all’inizio delle natiche, lei urla un no, si alza, io non ascolto, le rifilo due sculaccioni con la mano, poi abbasso definitivamente i jeans con uno strattone.
Un paio di culottes rosso fuoco circondano con una fantasia a rombi il già piuttosto arrossato sedere della ragazza, che ballonzola per la tirata brusca.
Delicatamente abbasso anche le mutandine e faccio rimettere a quattro zampe la donna, le due natiche rosse si aprono, rivelando il buchetto roseo tra di loro.
Col palmo do delle profonde carezze ai due globi, poi le colpisco la parte bassa delle natiche con i polpastrelli, facendo ballonzolare tutto il sedere in maniera eccitante.
Il mio pene spinge per uscire dai boxer, mi abbasso i pantaloni, quello si erige enorme e venoso.
Lo afferro e comincio a colpire le natiche con leggeri colpi, lei ansima eccitata e dolorante, io sento l’eccitazione crescere, fino a che non riesco più a trattenermi.
Comincio a segarmi, riprendo a sculacciarle il sedere, mi metto dietro di lei, glielo apro, la colpisco con pene, poi la sculaccio di nuovo, a destra e a sinistra.
Mi sego ancora, la colpisco nel mezzo e vengo; uno, due, tre spruzzi di sperma la centrano.
Il primo nel mezzo, cola lungo la linea, gocciola fino alle labbra aperte; il secondo in mezzo alla chiappa sinistra, scende quasi fino alla coscia, lo raccolgo con le dita e poi la sculaccio, lasciando una chiazza bagnata; il terzo arriva sulla schiena, lei sussulta, mi chiede di farla venire, si apre il sedere in modo osceno.
Riafferro il mio pene, ancora mezzo duro, e glielo infilo nella vagina, lei geme, mi chiede di spingere più forte, di sculacciarla.
Io la accontento, la sculaccio con entrambe le mani, il mio sperma tra le dita, lei sussulta.
Sento l’interno della sua vagina avvolgermi, &egrave perfettamente lubrificata, dopo un paio di colpi viene anche lei, urlando, invocando il mio nome, chiedendomi di darglielo tutto, io spingo di nuovo, vengo una seconda volta, esco subito, lo schizzo finisce sul sedere ancora una volta.
Lei si passa una mano sulle chiappe rosse, raccoglie il mio seme, lo lecca dal dito; le do della sporcacciona, la sculaccio in mezzo alle chiappe, lei ride di gusto.

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