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Racconti di Dominazione

Gli amanti

By 22 Aprile 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Questo racconto trae origine dalla VERA storia di un amico. Il mio contributo stavolta si &egrave limitato solo a… mettere-in-bella la sua storia e… sfumare certi particolari che avrebbero potuto renderli troppo riconoscibili.
Con l’amico in questione, ho passato interi pomeriggi in msn a parlare di mille cose, ma anche chiedendogli chiarimenti, dettagli, precisazione da spendermi nella stesura del racconto.
Mi trovo ad invidiarlo e non solo per quella ineffabile miscela di gelosia ed eccitazione che la sua storia gli provoca, ma anche per la sua lunga storia d’amore con ‘Cinzia’

PARTE PRIMA

Guardavo nervosamente l’ora: Cinzia era in ritardo di un quarto d’ora.
Lei che ci teneva ad uscire dal lavoro in orario, sopratutto quando dovevamo vederci per andare a fare l’amore…
Finalmente la vidi uscire dall’edificio e venire verso di me, con passo gioiosamente affrettato e con la leggera gonna che le danzava sulle sue belle cosce; la visione era inquadrata dal lunotto della mia auto e osservavo rapito il dondolio ipnotico dei suoi fianchi. Quando fu quasi alla mia altezza, le socchiusi la portiera e lei si catapultò dentro, quasi con urgenza.
‘Ciao amor mio’ la salutai, ma lei mi offri le sue morbide labbra da baciare, senza una parola; le andai a cercare la punta della lingua con la mia e mi inebriai del suo profumo, dell’averla di nuovo qui, accanto a me.
Dopo qualche secondo, realizzai che quel bacio aveva un sapore diverso dal solito: era acidulo ma anche dolce e con un retrogusto di… boh, di salmastro e come di… ma sì: come di portacenere, avrei detto.
Mi staccai e la guardai: non capivo; lei rispose alla mia occhiata con un delizioso sorriso di chi ha appena fatto una monelleria ed i miei occhi si dissetarono di lei, percorrendole tutto il viso, il suo naso delicato, la sua bocca generosa, la sua fronte liscia, la linea garbata ma solida della mascella, gli occhi biricchini, le sopracciglia come due lievi ali di gabbiano, il suo collo da cigno, la sua gola delicata, i suoi serici capelli biondi che tanto mi facevano impazzire… Allungai incredulo e quasi timidamente una mano, per prenderne tra i polpastrelli una ciocca, mentre lei mi sorrideva, in uno strano modo velato sia di vergogna che di eccitazione, con le labbra ma anche e sopratutto con gli occhi.
I suoi capelli erano stranamente in disordine, arruffati ed alcune ciocche sembravano umide; su una c’era una goccia, una minuscola perlina biancastra, traslucida e, quando automaticamente la strinsi tra le dita, si mescolò ai suoi delicati capelli, impregrandone un paio di centimetri e scurendone il delicato biondo.
Invece di mettere in moto subito, come al solito, la guardai sollevando interrogativamente il sopracciglio con un mezzo, incerto sorriso.
Lei mi sorrise mostrando tutta la sua bianchissima chiostra dei denti e disse: ‘Vai, che ti racconto’
Girai la chiave, inserii la marcia, mi immisi nel traffico, sempre tenendo un occhio su di lei, seduta al mio fianco con i piedi raccolti sotto al suo delizioso culetto.
Mi schiarii la voce: ‘E’ per quello che hai tardato?’
Sentii come il calore del suo sorriso, come se il sole fosse spuntato tra le nuvole: ‘Sì, amore: stavo per andarmene quando il capo mi ha chiamata con l’interfono e così sono andata da lui…’
Sentii la gola chiudermisi: ‘E…?’
Lei fece una risatina, felice come una bimba: ‘Come sono entrata nel suo ufficio, lui era in piedi, davanti alla scrivania. Mi ha guardata, con la solita aria severamente indifferente e mi ha detto solo: ‘signora, si inginocchi’, indicandomi il tappeto davanti a lui’
Ero teso e dovevo concentrarmi per guidare in modo accettabilmente sicuro: ‘E tu???’
‘Beh, mi sono inginocchiata! Poi gli ho sbottonato i calzoni, gli ho abbassato i boxer e glie l’ho preso in mano…’
Non resistevo: ‘E… com’era?’
Lei diede una piccola scrollata di spalle: ‘Il solito: grosso, pesante, non completamente eretto; gli ho tirato fuori anche le palle ed ho cominciato a sfiorargli i peli dello scroto, coi polpastrelli e poi a percorrerne la pelle con la punta delle unghie…’
‘E lui?’ ‘E lui apprezzava: lo sentivo e vedevo pulsare e tendersi e ingrossarsi e indurirsi, come se lo stessero tirando su faticosamente, con una carrucola!’ Fece una risatina divertita ed io, approfittando di un provvidenziale semaforo, la baciai.
‘E poi?’
Poi gli ho leccato bene la cappella, leccandogli il buchetto che aveva già la gocciolina e poi tutta l’asta, percorrendola su e giù alcune volte.
Alla fine, quando era al massimo dell’erezione, l’ho imboccato tutto, fino a sentire i peli dello scroto sul mento’
Visualizzavo la scena e sentivo il cazzo gonfio da esplodere.
‘E lo hai spompinato, amor mio?’
‘Certo!’ disse, quasi offesa del dubbio colto nella mia voce ‘Ho cominciato ad aspirarlo, stringendolo con le labbra ed accarezzandolo con la lingua: come faccio con te, dovresti saperlo bene, no?’ Disse, con tono ironico; io sentii come una fitta al cazzo e per un istante temettii che mi esplodesse dall’eccitazione.
‘Lui mi ha appoggiato una mano sulla testa per pilotarmi e oggi, per la prima volta, ha cominciato ad insultarmi’
Sentivo il cure andarmi a mille: ‘Davvero??? E cosa ti ha detto?’
Fece una piccola smorfia, con un piccolo brillio di irritazione, poi ripet&egrave l’epiteto, pazientemente: ‘Mi ha detto: ‘lei &egrave davvero una gran troia, la mia troia”
‘E nient’altro?’
‘Mi diceva anche pompinara, succhiacazzi, spermatoio… Mentre lo spompinavo, poi, &egrave tornato sulla faccenda dei clienti svizzeri e che conta di offrirmi a loro, quando verranno per discutere gli ultimi dettagli!’
La guardai, con un sorriso incredulo e lei sorrideva, raggiante.
‘Amor mio, ma &egrave magnifico!! E allora? Continua?’
Lei mi guardò di sottecchi, con fare malizioso: ‘Beh, ho pensato a te, a come avresti reagito quando ti avrei raccontato…’ fece una pausa e mi mise la mano sul pacco, sentendo quanto ero eccitato e fece un risolino ‘… e lo ammetto: mi sono eccitata anch’io; così ho cercato di fargli il miglior pompino della mia vita -una fitta di gelosia mi attraversò la mente- e dopo poco ho sentito che stava per venire’
‘E cos’hai fatto?’
‘Io, nulla! -rise- Lui mi teneva la mano sulla nuca e, quando &egrave stato vicino a godere, ha cominciato a scoparmi in bocca, facendolo uscire tutto e poi sprofondandomelo fino in gola; il primo schizzo mi ha colpita sul labbro e sul naso, ma poi mi ha tenuta ferma, mentre mi si scaricava in gola’
La guardai, di sottecchi: ‘E… hai ingoiato?’ ‘Sì amore, certo! Ma me lo sono fatta girare in bocca e ne ho cercato di tenere un poco per te, per baciarti e farti sentire il suo sapore.’
Ero commosso da quel gesto d’amore e dedizione!
‘E poi?’ Chiesi, ansioso?
Lei fece un’aria indifferente, quasi annoiata: ‘Poi, il solito: mi ha detto di levarmi dai coglioni e di non provare neanche a marcarmi straordinario. Allora mi sono alzata, l’ho ringraziato e stavo per uscire dal suo ufficio, ma mi ha chiamata (‘Troia, torni qui!’) ed ha voluto che mi inginocchiassi di nuovo…’ Come mai?’ ‘non glie lo avevo pulito bene, così ha usato i miei capelli come un fazzolettino, per pulirselo meglio…
Alla fine, mi ha detto di levarmi dai coglioni e allora sono uscita, ho afferrato la borsetta e sono volata dal mio amore!’
Allungai il braccio per cingerle le spalle e stringerla brevemente a me.
‘Bene… Altre novità?’
Lei mi guardò con aria divertita: ‘Ma sei veramente ingordo!’ disse, ridendo.
‘beh, mio cognato &egrave passato l’altroieri sera, un’ora dopo che Massimo era uscito per andare a fare la notte…’
Sapevo che avrebbe continuato, ma la incalzai lo stesso: ‘E…?’
Lei sorrise, divertita della mia ansiosa curiosità: ‘Solite cose: stavolta ha voluto scoparmi in cucina, piegata sul tavolo… fica e culo! E’ venuto nel culo’
Sentii il cazzo congestionarsi ancora di più e lei proseguì: ‘E ieri Massimo, quando si &egrave svegliato, approfittando che i ragazzi erano ancora a scuola, mi ha chiamata in camera e…’ Mi strizzò l’occhio, maliziosa.
‘Avete fatto l’amore?’ ‘Sì, alla grande! Ti ho raccontato quanto mio marito sia bravo, no? Mi ha fatta volare, mi ha fatta godere come una pazza, prima baciandomela e poi mettendomelo in tutti i buchini… Non so quante volte mi ha fatto venire…’
La mia gelosia mi stava facendo impazzire; chiesi ancora, mentre finalmente fermavo l’auto nel parcheggio del motel: ‘E dove lo hai fatto venire?’
Mi gettò uno sguardo ironico: ‘Micetta…’
Non resistetti: la baciai quasi con furia, come per mangiarle le labbra e la lingua e poi, spossati ed ansimanti dal lungo bacio, scendemmo quasi di corsa, entrammo nel motel, raggiungemmo la camera che ci avevano assegnato e ci gettammo sul letto, subito a fare l’amore, ancora mezzi vestiti.

Conobbi Cinzia durante una visita di lavoro: vendo arredi per ufficio ed un giorno andai nella ditta dove lavorava, per parlare col suo capo.
Rimasi abbagliato dalla sua quieta, composta bellezza: alta, snella, delicata, serici capelli biondo scuri, occhi grigi, un bel culetto ed un seno importante, pur senza essere eccessivo.
E poi elegante, ma in modo garbato: tailleurino di lino, camicetta ton-sur-ton, scarpe con tacco alto, ma senza essere sfacciato, un trucco leggerissimo ma molto efficace ed un vago sentore di buon profumo. Un sogno di donna, insomma.
Parlai col suo capo, ma pensavo a quella deliziosa segretaria che, mentre aspettavo di aver udienza dal Commendatore, sentii parlare al telefono in francese e inglese.
Bella e capace, in gamba… il che non guasta.
La spiavo di sottecchi ed anche lei, ogni tanto, gettava sguardi verso di me, ma distogliendo subito gli occhi, quando incidentalmente ci scoprivamo.
Sono sposato, felicemente!, con una donna quieta, innamorata, ottima madre per i nostri due figli e non avevo l’assillo di trovare una donna, ma Cinzia mi aveva… emozionato.
Mi trattenni un certo tempo col Commendatore e, quando uscii dal suo ufficio, era praticamente l’ora di pranzo.
Le sorrisi, pur sapendo che con una donna così bella ed elegante non avevo una probabilità al mondo!, e le dissi, con un sorriso: ‘Però, &egrave già l’una! Voi qui non staccare, per pranzo?’
Lei mi avvolse in un sorriso caldo come un plaid: ‘Certo che stacchiamo! Di solito vado a mangiare qualcosa al bar qui fuori, il secondo verso destra: fa dei piattini deliziosi…’
La salutai ed uscii dalla fabbrichetta, riflettendo: perché mi aveva spiegato, così dettagliatamente, dove andava? Vuoi vedere che le avrebbe fatto piacere incontrarmi?
Decisi che non avevo nulla da perdere: mi aveva dato un ottimo motivo per andare in quel bar: i piattini…
Arrivò un quarto d’ora dopo di me, la salutai, l’invitai a sedersi al mio tavolo e cominciammo a parlare, a capirci, scivolando quasi subito al tu.
Mi raccontò di essere serenamente sposata, con un figlio dell’età dei miei, cosa le piaceva, cosa l’annoiava…
Alla fine, mi disse che doveva tornare al lavoro e sembrava davvero dispiaciuta.
Le diedi un mio biglietto da vista, dicendole che se mi avesse chiamato mi avrebbe fatto molto piacere e la vidi uscire, salutandomi ancora con la mano quando fu sulla porta.
Dopo una settimana, non resistetti: la chiamai col pretesto di sentire come stava e le dissi che ero in zona; poi incrociai le dita ed attesi, con poche speranze.
Lei invece, mi disse che avrebbe staccato alle diciotto e che avremmo potuto vederci nel solito bar, se mi andava (e come avrebbe potuto non andarmi?).
Così ci incontrammo, bevemmo qualcosa, cominciammo a parlare, ma mi disse che non aveva voglia di restare lì.

I vostri, sempre graditissimi!, commenti, potete inviarli come sempre a zorrogattoge@yahoo.it Allora la feci salire sulla mia auto ed andammo a fare un giro, quietamente, sempre confidandoci.
Ci fermammo in un punto panoramico e dopo una mezz’ora, disse che le cominciava a venire tardi.
Mi dichiarai -ovviamente!- d’accordo e decisi di salutarla dandole un bacio sulla guancia, solo che girò il capo e quindi mi trovai a posarle il bacio sull’angolo della bocca.
Rise della mia goffaggine e del mio -grande!- imbarazzo, ma in modo amichevole.
Però, vedendo che ero avvilito, giurò che sarebbe stata immobile, se avessi voluto riprovarci e chiuse gli occhi.
La contemplai come una dea e partii per darle il famoso bacio sulla guancia ma… ma le sue labbra mi ipnotizzavano: ci appoggiai sopra le mie e lei non si scostò… allora mi feci più audace e provai a forzarle con la punta della lingua, che però subito incontrò la sua, che cominciò a duellare con la mia.
Non osavo crederci!
Ci baciammo a lungo, ci abbracciammo, mi sentii impazzire di piacere a toccarle i lunghi, serici capelli ed arrivai ad appoggiarle la mano sulle ginocchia, ubriacato dal suo fascino e solo dopo un’altra mezz’ora la accompagnai alla sua vetturetta.
In breve, cominciammo a vederci, sempre più spesso e l’attrazione si trasformò in amore.
Ero spaventato dall’idea di infrangere un bel sogno, così delicato e quindi non ci provai scioccamente, ma attesi che i tempi fossero maturi.
Non ricordo quanto tempo passò, ma direi circa sei settimane, finch&egrave non decidemmo di fare l’amore: io e lei, in una stanza e tutto il mondo fuori.
Andammo in una pensione estremamente romantica e, finalmente, lei si spogliò completamente per la gioia dei miei occhi; io feci altrettanto e poi ci tuffammo sul letto, ad abbracciarci, a baciarci, ad accarezzarci, a godere del dolce tepore della pelle dell’altro, a esplorarci in pace, reciprocamente, a toccarci, a sfiorarci, a far salire la nostra eccitazione.
Lei si chinò sul mio pube e me lo baciò: era bravissima, non come quella santa donna di mia moglie e mi sentii aspirare, risucchiare dentro di lei.
Il cazzo era così duro da farmi male, ma decisi di restituirle la cortesia e sprofondai il viso tra le sue cosce, esplorando ogni millimetro della sua fica rorida di umori e del buchetto pulsante del culo.
Alla fine, non resistemmo: lei si sdraiò sulla schiena, aprì le gambe e sorridendo disse solo: prendimi! Ho voglia di te!’
Mi inginocchiai tra le sue ginocchia, ergendomi su di lei, col cazzo dolorosamente pietrificato, la guardai con passione ed eccitazione e pensai che era bellissima: le guardai anche la fichetta aperta, umida, pulsante, che mi aspettava, che mi voleva; mi abbassai, le appoggiai la cappella sulle labbrine e’ e lo sentii rimpicciolire, diventare flaccido!
Mi tirai su, guardai come se la vista potesse rassicurarmi su quello che p&egraveensavo fosse solo un brutto sogno, ma si era ammosciato.
Ero imbarazzato ed arrabbiatissimo, ma lei fu dolcissima: mi coccolò, mi vezzeggiò, mi accarezzò con sapienza, me lo prese in bocca procurandomi un’altra magnifica erezione e così mi ripresentai a bussare alla sua porta del paradiso ma’ lui mi lasciò nuovamente in asso’
Lei non si mostrò dispiaciuta, come era in realtà, probabilmente per non umiliarmi e alla fine mi fece godere con uno dei suoi favolosi pompini, mentre io le provocavo l’orgasmo toccandola e leccandola, quasi con rabbia.
Dopo aver fatto l’amore in quel modo, fumammo una sigaretta e discutemmo, con molta serenità, della mia debacle: imputammo il tutto all’eccitazione, alla gioia, al fatto che lei fosse bellissima, ben oltre le mie più folli aspettative e ci ripromettemmo di rifarci la volta successiva.
Dopo una settimana, riuscimmo a far combinare di nuovo i nostri impegni e ci rivedemmo: parlammo delle mille cose futili che si dicono gli amanti ed esplorammo ancora la mente ed il cuore dell’altro, stupendoci della fortuna insperata che ci era capitata incontrandoci, conoscendoci, innamorandoci follemente; oltre a questo ci coccolammo, ci esplorammo, giocammo coi nostri corpi.
Ci regalammo vicendevolmente, con infinita gioia, sensazioni mentali e fisiche ineffabili, assolutamente deliziose ed alla fine, quando il fiore di Cinzia era aperto e palpitante e ormai stillante di secrezioni, mi misi in posizione per coglierlo e’ flop!
Ero sull’orlo delle lacrime, angosciato, ma lei ‘con la saggezza tipica delle donne- mi rincuorò e riuscì a farmi percepire quella bruciante, rinnovata sconfitta come un banale incidente di percorso.
La cosa che più mi stupiva ed adirava era che invece, con mia moglie, io e ‘lui’ facevamo alla grandissima il nostro ‘dovere’, riuscendo non solo a farmi spompinare (ma mai bene come lo fa Cinzia, purtroppo’), ma anche a montarla lungamente in fica e culo, cambiando anche spesso posizione.
Mia moglie Sandra, come ho detto, &egrave la classica santa donna: affidabile, gentile, ottima madre, affettuosa, fedele, senza grilli per la testa e serenamente innamorata di me’ come io di lei; la gelosia che fa parte della cultura meridionale, con lei non ha ragione di essere, in quanto nulla &egrave più lontano dalla sua mente che pensare ad un altro uomo.
Tra noi, quindi, le cose vanno bene, quietamente bene ed anche a letto: senza voli, senza adorabili follie, trasgressioni’ normalmente bene, ecco!
E con Cinzia, della quale mi stavo -perfettamente ricambiato!- innamorando sempre più, invece’ nulla! Solo giochi con le mani e la bocca, su di lei; da parte sua, mi faceva pompini assolutamente spettacolari ma poi, all’atto di metterglielo in fica o in culo’ calava la notte.
Gli incontri si susseguirono per quasi un anno e stavamo bene, molto bene insieme; avevamo perfino pensato di abbandonare i nostri (pur deliziosi) coniugi e andare a rifarci una vita assieme, ma poi il pensiero dei nostri rispettivi figli (sia i due miei che i due suoi), ancora sotto i dieci anni, ci hanno fatto rimandare la fuga a’ tempi migliori.
Avevamo scoperto la pura felicità e tutto era perfetto, magnifico’ a parte ‘lui’, che quando più serviva, entrava in sciopero e non c’erano santi: non collaborava!!!
Un anno, a fianco della persona che ami, col cazzo che, sul più bello, ti lascia in asso’ &egrave DAVVERO frustrante.
Cinzia, da parte sua, non mi colpevolizzava per nulla: lei sapeva che non era ‘colpa’ sua o mia e, ogni volta, mi trattava con infinita passione e dolcezza, oltre che con sincero amore.
Il mio umore invece, spesso, risentiva della frustrazione a non poter possedere quella splendida femmina; era evidentemente una questione psicologica, visti i normali ‘successi’ con Sandra ed il fatto che, finch&egrave non provavo a penetrare Cinzia, ‘lui’ faceva il bravo’
Un giorno, però, ero particolarmente depresso, incazzato, frustrato e, quando Cinzia mi disse dolci parole di conforto, anche accecato dalla gelosia, reagii male: ‘Certo! A te va bene anche così, tanto tu hai sempre chi te lo sbatte bene dentro e ti fotte a lungo, in fica e in culo!’
Lei sembrò interdetta, ma poi decise di non contraddirmi, vista anche l’assoluta sincerità che avevamo scelto di usare, tra noi.
‘Sì, in effetti Massimo mi chiava alla grande’ in media due o tre volte alla settimana, quando non mi chiede un pompino al volo o non mi tocca mentre passo, sbrigando le faccende di casa’
Ti ho sempre detto quanto mio marito sia un bravo amante, no?’
Un acre fiotto di bile mi risalì dallo stomaco fino in gola per la dolorosa staffilata della gelosia: a quel punto, DOVEVO sapere!
‘E allora avanti: dimmi come hai fatto la troia con tuo marito, ieri sera e come e quanto lui ti abbia fottuta bene!’
Mi guardò interdetta, ma poi, facendo un sorrisetto con una piccola venatura di malignità, rispose: ‘Beh’ Sai’ dopo cena, avevamo fatto vedere un pochino di tv ai bambini, ma poi li avevamo messi a letto ed eravamo tornati in soggiorno per guardare qualcos’altro, seduti sul divano.
C’era un film con Richard Gere e tu sai quanto mi piaccia’
Beh, stavo guardando una scena dolcissima del film ed appoggiavo il mento alle mani ed i gomiti alle ginocchia.
Massimo ha cominciato ad accarezzarmi la schiena, le spalle e poi ha insinuato la mano sotto i capelli, accarezzandomi anche la nuca”
Sapevo che la nuca era un suo punto debole e degluttii, a disagio: ‘Faceva così?’
Lei si godette la mia carezza e sembrò fare le fusa, socchiudendo gli occhi e sorridendo: ‘Sì, amore: proprio così’
Nel frattempo, c’era la pubblicità ed io mugolai di piacere: pochi secondi e sentii la mano di Massimo sulle ginocchia e poi che sforzavano dolcemente per farmi allargare le gambe ed arrivare alla mia micetta.
naturalmente cedetti e subito sentii le sue dita stringermi le labbrine, ancora contenute dagli slippini che, ovviamente, si stavano inzuppando”
‘Ovviamente!’ commentai, torvo.
‘Allora me li scostò e cominciò a lisciarmela con le dita, leggerissimamente, facendomi eccitare ancora di più.
Mi baciò con dolcezza e passione ed io contraccambiai con trasporto il suo bacio, mentre gli mettevo una mano in grembo e mentre lui mi aveva scoperto i seni, che subito strinse delicatamente e succhiò con le labbra. Il porcello lo aveva già tirato fuori e quindi mi abbassai per baciarglielo e succhiarglielo’ Tu sai quanto io sia brava ‘me lo dici sempre!- e perciò glie lo sentii diventare, se possibile, ancora più duro”
Indubbiamente mi stavo eccitando anch’io, in modo pazzesco: ‘E allora?’
Lei sorrise, con espressione sognante: ‘E allora glie lo insalivai bene e lui mi fece inginocchiare sul divano.
Poi mi venne dietro, mi alzò fin sulle reni l’abitino che uso in casa, mi calò gli slippini appena sotto il pube e si abbassò a baciarmela ed a insalivarmi la micetta ed il culetto, con lunghe, approfondite leccate.
Ero in visibilio, prossima a venire, ma Massimo lo ha capito e si &egrave scostato, mi ha messo le mani sui fianchi, ha appoggiato la sua cappella turgida tra le mie labbrine e poi, con poco sforzo, lo ha spinto dolcemente dentro, fino in fondo, con un movimento fluido e riempiendomi deliziosamente tutta”
Mi sentivo le orecchie avvampare dall’eccitazione, la rabbia, la gelosia’
‘Sono venuta quasi subito: ha dato due o tre lenti colpi e’ mi sono sciolta.
Lui se n’&egrave ovviamente accorto, sentiva la stretta dei miei muscoli vaginali sul suo pene ed allora si &egrave sfilato e lo ha appoggiato, tutto così intriso dei miei umori, al buchetto dietro, aprendomi anche le chiappine con le mani.
Ha sforzato un pochino, poverino: sai che il mio culetto &egrave più stretto della micina, no?’
Annuii, mentre mi resi conto, all’improvviso, che la mia mano stringeva il cazzo, in una lenta sega.
‘Così me lo ha messo ben bene nel culetto, amore mio e, oltre ad affondare in me, faceva un movimento circolare coi fianchi, facendomelo girare bene dentro, come rimestandomi tutta ed intanto, con una mano, mi martoriava la fichetta e con l’altra un capezzolino.
Ovviamente sono di nuovo venuta, gemendo e scuotendo la testa”
Ricordai la sua nuvola di capelli biondi, scossa dall’uragano del piacere, tutte le volte che ‘anche con me- era venuta.
Però lui non mi voleva venire nel culetto e così si &egrave sfilato, si &egrave sdraiato sul tappeto e mi ha fatto segno di andargli sopra.
Cosa che io ho fatto e tu sai quanto a me piaccia, potermi gestire il cazzo dentro, farmelo girare, poter controllare il ritmo e la profondità della penetrazione.
Insomma, ho cominciato a venire ininterrottamente, facendogli colare il mio miele sui coglioni, sull’inguine, inzuppandolo tutto.
Lui ha ovviamente reagito ed ho sentito il suo cazzo, dentro di me, come ingrossarsi e allungarsi ancora e poi, sai?, le vibrazioni, le oscillazioni, i movimenti insomma, che fa un cazzo prossimo a venire.
Stavo impazzendo di piacere e così mi sono sfilata, mi sono chinata e glie l’ho preso in bocca, giusto in tempo perché il suo primo schizzo mi arrivasse fino in gola.
L’ho ovviamente bevuto tutto, amore mio, tu sai quanto mi piace, no?’
Ero furioso di gelosia, incazzato per quanto Cinzia amasse fare la troia, anche se con Massimo, suo marito; la gettai sul letto, le andai sopra e le dissi, stravolto dall’ira: ‘Lo so benissimo, troia’ e adesso lo farai anche con me!’ E cominciai a scoparla, con furore.
Solo dopo qualche furibondo istante, realizzai: la stavo scopando, finalmente!!!

SEGUE

Graditissimi commenti a zorrogattoge@yahoo.it

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