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Racconti di DominazioneTrioVoyeur

I RACCONTI DELL’AVVOCATO – La vendetta anale della collega

By 1 Dicembre 2023No Comments

Per suggerimenti, critiche o altro, potete contattarmi a: fabridm77_2022@libero.it
cerco inoltre una donna scrittrice con cui impostare un racconto “a due mani”, se ci fosse qualcuna interessata…potremmo parlarne!

“ma che cazzo è successo??” urlai entrando nell’ufficio di R., che stava tranquillamente guardandosi le unghie, sventolandole davanti alla faccia la sentenza che mi aveva appena notificato la cancelleria.
“beh, è successo che abbiamo perso” esclamò lei con la massima tranquillità, dopo aver dato un’occhiata alla sentenza.
“ma va?” risposi con fare ironico “però il problema è che qua abbiamo perso perché qualcuno ha fatto qualche cazzata, considerando che il giudice sostiene che non abbiamo depositato un fascicolo, ne sai nulla tu?”
Lei mi guardò e fece spallucce: tanto sapeva di essere intoccabile dal sottoscritto.
Me ne andai inferocito in stanza, a leggere e rileggere la sentenza di appello che, ribaltando quella di primo grado, aveva dato torto al mio cliente: facendo un rapido calcolo, doveva pagare qualcosa come 15.000 euro di spese legali. Ma se del cliente non me ne fregava più di tanto, tanto era un cliente sporadico che non sarebbe comunque mai tornato, mi preoccupava di più il fatto che la collega di controparte era la ormai nota, anche nelle parti intime, F., che non avrebbe visto l’ora di farmela pagare.
Dopo aver perso in primo grado, aveva dovuto pagare una forte pegno al sottoscritto, e prima di fare l’appello aveva voluto a tutti i costi scommettere nuovamente: la scommessa era sempre quella, ovvero che se avessi vinto l’appello, lei sarebbe stata nuovamente mia per una notte ed avrebbe dovuto soddisfare i miei desideri, il contrario se la avesse vinto lei.
“ora tocca a me riscuotere il premio, vero collega?” mi scrisse su whatsapp, leggendomi nel pensiero.
Bestemmiai ma, dopo un po’ di battibecchi e qualche insulto via whatsapp, cedetti e decidemmo che ci saremmo visti quella sera stessa: non volle dirmi nulla di quello che mi attendeva, avevo cercato di mettere dei paletti ben precisi ma avevo come il sospetto che alla mia amica F. non interessasse molto…ed invece sbagliavo, o almeno avevo come al solito sottovalutato la perversità della mente femminile.
La sera stessa mi presentai a casa di F., che viveva sola avendo divorziato dal marito, un po’ titubante, ma la titubanza si trasformò in assoluto stupore quando vidi, appena entrato, R. seduta sul divano, che mi guardava sorniona.
F. mi accompagnò su una sedia, messa proprio davanti al divano e mi fece accomodare.
Poi chiamò R., che si alzò, venne vicino e mi iniziò a togliere i pantaloni e a toccarmi il cazzo che, ovviamente, sentendo il richiamo di fighe conosciute, iniziò ad ingrossarsi.
“la tua punizione, caro collega” mi sussurrò F. suadente nell’orecchio “è guardare, non toccare e non venire”
Nel dire questo, mi prese le mani e, prima che potei anche solo capire cosa stava succedendo, me le legò dietro alla schiena, immobilizzandomi completamente.
Poi andò davanti a R. ed iniziarono a baciarsi con molta foga: le loro lingue si intrecciavano e le loro mani esploravano i loro stessi corpi, mentre i loro sguardi languidi si posavano sul mio cazzo che iniziava a gonfiarsi in maniera vistosa.
“ragazze, avanti, non scherziamo” provai a dire in visibile affanno “non mi merito questo”
Per tutta risposta, F. si avvicinò, alzò una gamba appoggiando il piede sulla mia sedia, proprio a 2 centimetri dal mio cazzo, si spostò le mutande in modo da offrirmi una vista magnifica della sua fica depilata e chiamò a sé R., che non esitò ad inginocchiarsi davanti e iniziare a leccare il sesso della sua nuova amica.
Mi agitai sulla sedia, ma F. prese la testa di R. e se la schiacciò sulla figa, iniziando ad emettere dei gemiti di piacere: R. è molto brava in certe cose ed ero sicuro che stava facendo un lavoro magnifico con la dolce passera della mia perversa collega.
“la tua tortura è appena iniziata” mi disse R., che si staccò dalla figa di F. e mi guardò passandosi la lingua sulle labbra.
“e tu che cazzo c’entri in ‘sta storia?” chiesi, cercando disperatamente di collegare dei punti che al momento non riuscivo minimante a cogliere.
Ovviamente non si degnarono di rispondermi, ma R. girò F., la mise a 90 gradi con le gambe divaricate proprio davanti a me, in modo che avessi una perfetta panoramica di tutte le grazie della collega, e prese un grosso dildo da un tavolino.
Mentre R. iniziava, sempre avendo cura di farmi ben osservare tutti i movimenti, a mettersi in bocca il dildo e succhiarlo, F. si infilò un dito nella figa ed iniziò a sditalinarsi per bene: da dove ero, potevo vedere il dito entrare ed uscire e gli umori di F. che iniziavano a colare dalla figa già bagnata, un piccola striscia di acqua che scendeva lungo la gamba di F.
R. allora tolse il dito e le infilò il dildo nella figa, con un unico movimento che mi lasciò senza fiato per alcuni secondi: F. urlò di piacere e continuò ad urlare quando R. iniziò a far uscire ed entrare il dildo dalla sua passera vogliosa e continuò ad urlare quanto R., sempre scopandola con il dildo, iniziò a leccarle il buchetto del culo.
“non lo volevi tu, questo?” mi chiese sorniona R., togliendo il dildo dalla figa ed appoggiandolo sul culo della F.
“si che lo voleva, il porco, invece ora può solo guardareeeeeeeeee” confermò F. senza terminare la frase perché R. glielo infilò tutto dentro.
“tieni aperto il culo con le mani, facciamo vedere all’avvocato come si apre per bene” disse R. e F. prontamente eseguì: appoggiò le mani sulle natiche e spalancò ancor di più il suo buco, già bello aperto, mentre R. procedeva a lavorarselo per bene con il dildo.
F. godeva come la puttana che era ed è perché R. la stava scopando con rara sapienza, R. godeva come la puttana che era ed è perché il sottoscritto stava soffrendo con rara crudeltà, ed il sottoscritto era nel limbo, godendo della vista ma tormentandosi perché la partecipazione gli era vietata: non sono mai stato un guardone, se non partecipo non mi diverto, e questo quella stronza di R. lo sa perfettamente.
“dai ragazze” provai ancora “il gioco è durato troppo, fatemi partecipare vi prego”.
Mi ignorarono continuando a fare quello che stavano facendo, F. godendo del suo culo sempre più rotto e R. impegnandosi a farla godere e romperglielo sempre di più.
“cazzo, dai, adesso basta, siete due stronze” mi arrabbiai agitandomi sulla sedia.
R. si interruppe, lasciando respirare F., e mi guardò.
“abbiamo appena iniziato” mi disse con un sorriso falso come quello di Giuda.
“e tu stai pure così come sei, torno subito” ordinò a F., che rimase da brava cagnolina diligente così come l’aveva lasciato, cioè a 90 gradi davanti a me, con la figa gocciolante e il culo aperto in mia bella mostra.
Sentivo gli spasmi di un orgasmo appena trattenuto da F., ma non feci in tempo a dire nulla che R. rientrò nella stanza, con indosso un simpatico strap-on di notevoli dimensioni e tenendo per mano un uomo di colore, di una bellezza misteriosa e suadente anche per me che sono etero convinto.
“misteriosa un cazzo” pensai, quando vidi che R. tirava giù le mutande del nero scoperchiando un enorme cazzo, molto più grosso del mio dovetti ammettere, che iniziò a toccare e massaggiare soavemente con la mano, mentre lo portava davanti a F.
N. si accomodò davanti a F., le sollevò la testa e le infilò il cazzo in gola, iniziando poi a scoparla piano piano in bocca: aveva movimenti lenti ma regolari, che facevano gorgogliare F. ed aprivano la strada all’infilata finale, che non tardò ad arrivare anche con la complicità di R., che spinse la testa di F. in modo che il cazzo del nero le entrò per bene tutto in gola.
Mentre il nero continuava a lavorarsi il cavo orale della dolce collega, la mia fidata segretaria si avvicinò al sottoscritto ed iniziò a sussurrarmi frasi dolci ed arrapanti nell’orecchio, accarezzandomi piano i capezzoli.
“se non vieni, poi magari avrai anche tu il tuo premio” sussurrava ed io deglutivo.
“ti stai eccitando vero?” sussurrava ed io ansimavo.
“vuoi vederla scopare nel culo, vero?” sussurrava ed io annuì.
Allora R. si staccò da me e si rivolse con fare perentorio a F.
“vuoi essere scopata vero da quel bel cazzo vero?” le chiese ed F., che non poteva rispondere avendo la bocca piena, annuì con fare deciso.
“prima conviene prepararti, sennò quello ti sfonda amica mia” rise R.
Allora i due la presero e la girarono, lasciandola sempre in piedi a 90 gradi ma in modo che fosse di profilo rispetto a me, che continuavo ad agitarmi sulla sedia senza nessuna possibilità concreta di intervenire.
Il nero continuava a scoparla in gola, R. infilò lo strap-on dietro.
“digli all’avvocato dove te l’ho messo” le ordinò.
“nel culooooo maledettaaaaa” strillò F. “ahiaaaaghhhhhh”
“tienile le mani tu, così sta ben arcuata e si prende tutti i nostri cazzi” disse il nero con accento lievemente francese.
Mentre io mi interrogavo sull’origine etnica del nuovo amico, R. eseguì l’ordine, prendendo le mani di F. mentre continuava a perforarle il culo ed il nero la bocca.
Poi ad un cenno dell’uomo cambiarono posizioni, R. spostandosi davanti ed il nero dietro, R. strofinando lo strap-on sulla faccia di F. ed il nero strofinando il cazzo sulla figa di F., poi si guardarono e con ammirevole sincronia infilarono tutti i loro attrezzi nei disponibili buchi della mia collega, che un po’ soffocò per il dildo in gola, un po’ strillò per il cazzo nella figa, ma nel complesso si vedeva che si stava divertendo.
Il mio cazzo era grossissimo e mi faceva male da quanto pulsava, stavo ansimando vistosamente ma senza nemmeno toccarlo era impossibile per me venire, così continuavo ad agitarmi sulla sedia in una tortura erotica devastante.
“fate vedere al collega come mi riducete il culo, bastardi, così impara a scommettere con me” disse F. in preda ad un delirio erotico di autodistruzione, districandosi dall’abbraccio dei due e mettendosi davanti a me a pecorina sul pavimento, con le gambe bene aperte, la schiena arcuata e la mani che aprivano un buco del culo ancora voglioso di carne.
N. e R. si avvicinarono, R. prese in bocca il cazzo del nero per farlo restare duro (era impressionante vedere come quel cazzo riempiva tutta la bocca della mia segretaria, che pur essendo abituata a tenere piselli in gola faticava parecchio a maneggiarlo) e, quando si ritenne soddisfatta, appoggiò il cazzo sul buco del culo di F.
N. se la prese comoda, attese un po’ mettendosi a cavalcioni su F., poi le affondò tutto il cazzo dentro il culo in un unico colpo: forte, duro e lungo, ed F. non poté far altro che urlare, misto piacere e dolore: le tolse il cazzo, poi glielo rimise, poi lo tolse ed andò avanti così per un bel po’ di volte, finché F. non implorò pietà, che ovviamente non ottenne, perché N. si fermò, ma fece cenno a R. di avvicinarsi, che prontamente prese il suo posto e, stando a gambe larghe sopra la collega, infilò il dildo nel culo di F.
Nel mentre, N. si mise davanti a R., che avidamente gli leccò il cazzo: poi l’uomo volle di più, perché fermò la testa di R. ed iniziò a scoparsela duramente in bocca.
“continua a scopare il culo della puttanella però” ridacchiò, interrompendo il lavoro che stava facendo dentro la bocca di R., che forse sorpresa dalla violenza con cui quel grosso cazzo entrava ed usciva dalla sua gola, aveva smesso di trapanare il culo rotto di F.
R. annuì e dopo un po’ i tre trovarono il loro ritmo, con io che assistevo corroso dal piacere alla scenetta che mi si parava di fronte di profilo, N. che scopava in bocca R. che a sua volta inculava F.
T. si staccò da R. e le andò dietro, infilandole il cazzo nel suo culo e dando vita ad un simpatico trenino, che arrivò fino al divano.
A questo punto, il nero staccò R. dalla mia collega, che venne adagiata sul bordo del divano, in modo che una gamba toccava per terra, l’altra era stesa sul divano e la fica strofinava sul bordo del divano stesso.
N. appoggiò il cazzo sul buco del culo di F., glielo infilò di prepotenza ed iniziò a scoparsela duramente, mettendogli una gamba sulla faccia e schiacciando il viso sul divano.
F. urlava ed urlava, ma il nero non era ancora soddisfatto, perché prese R. e se la mise dietro il suo culo.
“leccamelo per bene, fate vedere al vostro amico cosa si sta perdendo”.
Pur non comprendendo il perché accanirsi sul di me, devo ammettere che N. stava facendo un egregio lavoro anale sulla collega e che la mossa di farsi leccare il buco del culo da R. mentre si inculava l’altra troietta era un colpo da maestro.
Poi si staccò dalle due donne, le fece mettere in ginocchio davanti a lui, prese la faccia di F. e le schizzò sopra una enorme quantità di sperma, che prontamente sia F. che R. leccarono, passendoselo da una all’altra.
“vi aspetto di là, vado a riposare un pochino” disse N. una volta svuotato, muovendosi verso la stanza da letto.
Le due troie allora si avvicinarono e mi guardarono con aria di sfida vittoriosa.
“non è venuto, è stato bravo” commentò R. indicando il mio pisello ancora gonfio.
“merita un premio, vero?” disse F.
Le due si accucciarono e iniziarono a leccare il mio cazzo, ma non appena R. se lo prese in bocca venni copiosamente, non riuscendo più a trattenere tutta la carica erotica che avevo fino ad allora trattenuto.
Le due troiette ridacchiarono.
“vai a casa, su, per stasera basta così” mi prese in giro R.
“piaciuta la scommessa?” mi canzonò F. liberandomi le mani.
Mi alzai e, ancora del tutto inebetito dalla situazione, mi mossi verso la porta di uscita.
Appena arrivato davanti, mi girai per dire una frase ad effetto che non mi venne, e vidi le due troiette che mi salutavano con la manina e saltellando andare verso la stanza da letto, dove N. le attendeva sdraiato sul letto.
Prima di andarmene sconfitto, feci in tempo ad ammirare le due donne che iniziavano un lavoro di bocca sul cazzo del nero, R. leccandogli i coglioni e F. la lunga asta.
Me ne andai sconfitto, cercando di non immaginare cos’altro poteva succedere quella notte in stanza da letto ovviamente senza riuscirci, ma meditai vendetta, nei confronti di F. che aveva vinto e di R. che l’aveva fatta vincere.

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