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Racconti di DominazioneRacconti Erotici

Il debito da pagare 2

By 1 Agosto 2021One Comment

2) La conferma

Claudio, l’usuraio la chiamò all’ora di pranzo del giorno dopo.
Si era chiuso nel negozio, dopo aver telefonato alla moglie a casa che aveva da completare la riparazione di un orologio, che era più complicato di quanto aveva immaginato.

Era stato secco e chiaro “Gloria, bella mia, vieni alle 2, bussa sulla serranda che ti faccio entrare. Hai un’altra rata da pagare, capito ?”

Voleva ribadire subito la sottomissione di quella bella e debole donna e non darle il tempo di ripensare su quello che era successo.

Gloria scese, attraversò la strada e percorse quelle decine di metri che conducevano al negozio dell’orologiaio, in una strada ormai vuota di persone e con i negozi tutti chiusi per la pausa pranzo.
Si guardò attorno, era sola, non c’era nessuno nei dintorni e bussò lievemente sulla serranda. Immediatamente, sentì che si sollevava elettronicamente fino a farla entrare per poi scendere rapidamente di nuovo.

Il negozio era in penombra e l’uomo si fregava le mani di fronte alla vittima che si era ripresentata, puntuale, alla sua richiesta.
Le fece togliere il giaccone e la borsa e le chiese subito dopo di togliersi camicetta e pullover e la gonna. Lei rimase in reggiseno e mutandine, con gli stivaletti calzati. Tremò per la temperatura, era inverno, e per la sua situazione di totale soggezione alle voglie di quel porco di usuraio, che voleva certamente approfittare di lei nuovamente, dopo il pompino che aveva preteso la sera prima.

Claudio si avvicinò a lei e protese il viso per baciarla. Aveva il trucco curato ed il rossetto sapientemente steso sulle labbra carnose. Era terribilmente attraente. Visto che lei esitava, alzò la voce e le disse imperiosamente di baciarlo, aprendo la bocca e muovendo la lingua.
Glielo spiego con voce ferma: fino a quando il suo debito non era interamente saldato, lei doveva accoglierlo come l’amante desiderato. Doveva farlo ogni volta che lo incontrava da sola nel negozio, all’insaputa di tutti, era il suo modo di riconoscere la sua superiorità, il potere che esercitava.

Lei capì che non aveva scelta ed appoggiò le labbra alla bocca dell’uomo, che immediatamente le ficcò la lingua dentro e cominciò a muoverla. Lei si adeguò, e prese a mulinare la propria lingua con quella dell’uomo, mentre le salive si mischiavano. Lui insisteva, godeva di quella intimità violata che ormai poteva pretendere senza opposizione.

Allungò le mani dietro la schiena di lei e, con una mossa repentina aprì i gancetti del reggiseno di lei. Si staccò solo per farlo scivolare via e lasciarlo cadere sul divanetto destinato ad ospitare i clienti del negozio. Le sue tette, bianco latte e morbide, scesero e ballonzolavano ad ogni movimento. Lui scese con la bocca a leccarle i capezzoli, che prese a succhiare uno ad uno, mentre l’altro veniva maneggiato tra le dita, come a volerlo allungare. Lei lo lasciò fare, le piaceva essere toccata sui capezzoli e si fece tastare e tirare il seno dall’uomo che appariva super eccitato.

L’orologiaio la fece girare ed appoggiare con le braccia reclinate e la testa appoggiata sul bancone, afferrò le mutandine e le abbassò fino alle ginocchia. Mise le mani sui due candidi glutei di Gloria e, dopo averne saggiata la morbidezza, iniziò ad aprirli lentamente fino a quando la sua rosellina del culo non occhieggiò in mezzo alle natiche. Si mise a muovere lentamente un dito in mezzo al sedere ed accarezzare la scura corona e poi con un dito dell’altra mano iniziò a scendere lungo il solco. Apparve alla vista la sua fica depilata e già leggermente umida. La porcella stava godendo, non c’erano dubbi.
Infilò le due dita nei due orefizi, lentamente ed entrarono senza difficoltà mentre Gloria gemeva sottovoce.
Accertatosi che la strada era percorribile ed aperta, in tutti i sensi, la lasciò stare con una sculacciata.

Rimessasi in piedi dopo quella strana ispezione corporale, l’usuraio con un ghigno la fece sedere sul divanetto e le annunciò che voleva un altro pompino come quello della sera prima.

Gloria non protestò, si era rassegnata e pensò che, alla fine, si accontentava di farle fare pompini, che non erano in problema per lei: il suo amante Luca, la costringeva da anni a farglieli fare con l’ingoio di tutta la sborra e lei si era abituata.
L’uomo si aprì la cinta dei pantaloni, abbassò la chiusura lampo e fece uscire il suo cazzo nodoso. Lo afferrò con la mano e lo spinse verso la faccia di Gloria, che ormai lo conosceva bene. Senza che lui le ordinasse di farlo, aprì le labbra e lo appoggiò sulla lingua per poi tirarla indietro chiudendo la bocca e prendere cappella e metà dell’asta nel caldo fodero della sua bella bocca.
“Brava, adesso leccalo e succhialo come sai fare tu, troia” Lui la apostrofava volgarmente senza alcun ritegno, già lo aveva preso in bocca e doveva conoscere il suo cazzo, che aveva saputo far godere così bene.

Mentre roteava la lingua attorno all’asta ed alla cappella, con il busto aveva iniziato il movimento ondulatorio che manteneva il cazzo, afferrato con la mano destra, dentro la bocca facendolo scivolare al suo interno per poi spingerlo fuori fino ai bordi della cappella ed ancora all’interno, in una continua oscillazione che portava l’uomo ad una crescente eccitazione.
L’uomo le prese la mano e la portò via, lasciando che il suo cazzo proseguisse da solo il movimento ondulatorio nella calda bocca della donna. La stava lentamente scopando nella bocca con lievi oscillazioni che facevano penetrare circa due terzi dell’uccello nell’accogliente orifizio dalle labbra carnose dischiuse e strette, come ad impedire che uscisse.

In quel momento, Gloria sentiva anch’essa l’eccitazione della penetrazione nel suo orificio più importante, e provava il perverso piacere di sentire che erano i suoi movimenti a dare piacere a quel pene, del quale importava solo che divenisse duro come il marmo, in attesa che la riempisse di calda sborra.

Sentiva i mugugni dell’uomo che si succedevano. Si sentiva il cazzo intrappolato tra morbide pareti, mentre la lingua non smetteva di muoversi. Era lei che dava piacere e riceveva la soddisfazione della sua azione sessuale.
Non c’era odio o ansia, tutta la mente era concentrata nel bocchino che stava facendo. Era come se la bocca si fosse staccata dal suo corpo e stesse scopando il cazzo di quell’uomo schifoso separato da tutto il corpo. Lei sentiva solo che la sottomissione stava esaltando il suo ruolo di femmina e desiderava, a completamento del pompino che l’uomo venisse nella sua bocca. Sentiva i movimenti pelvici del suo corpo che si intensificavano caricando dai due coglioni il liquido seminale.
Continuò lentamente il suo movimento che assecondava i movimenti dell’uomo finché sentì sulla lingua uscire le prime gocce di sperma. Con la punta della lingua andò a stuzzicare la fessura del meato, come per rallentare l’uscita della sborra e prolungare il piacere della eiaculazione. Faceva uscire lentamente il caldo succo vischioso e lo accoglieva nella bocca aumentando la pienezza nella quale l’uccello dell’uomo si muoveva.

L’orologiaio era con gli occhi di fuori per il piacere travolgente che provava, quella donna sapeva usare la bocca in modo magistrale, portandolo all’orgasmo con esasperante lentezza e piacere intensissimo.
Mentre la sborra riempiva le guance, a piccoli sorsi, con lievi movimenti della lingua, Gloria ingoiava il liquido seminale, senza disperderne nemmeno una goccia.
Sentì l’asta perdere la tensione e piano piano il cazzo diventare molle, ma accompagnò a lungo la fuoriuscita delle ultime gocce di liquido seminale.

“Ahhh, magnifico pompino, sei una bocchinara fantastica. Si sente che ti piace il cazzo in bocca e lo tratti con grande maestria” sussurrò l’usuraio, ormai soddisfatto.
“Ingoia tutto, ingoia e fammi vedere la lingua” Gloria docilmente aprì la bocca e fece vedere che la lingua era pulita: aveva ingoiato tutto il seme che aveva ricevuto.

L’uomo le impose di pulire gli ultimi residui di sperma sulla cappella, che uscì lucida e pulita dalla bocca di Gloria.

“Bene, adesso vai via, domani ti chiamo ed organizziamo una bella chiavata” gli disse l’untuoso orologiaio, che aveva preso buona nota della fica aperta e disponibile di Gloria.
Premette sul pulsante della serranda che si sollevò e spinse fuori la donna che si era a malapena ricomposta e vestita.

(continua)

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