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Racconti di Dominazione

Il gioco di Elisa

By 18 Ottobre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Elisa legge e rilegge l’SMS per tre volte.
Resta immobile, abbandonata sul sedile del passeggero mentre il grande taxi bianco procede senza fretta attraverso la città. L’autista guida con prudenza nella pioggia battente, non si volta mai verso di lei, concentrato sul volante. L’orologio analogico sul cruscotto indica le 23:25. I grandi numeri del tassametro segnano 27,45 ‘. Sono in auto da un bel po’…
E’ Elisa che ogni tanto getta un’occhiata verso l’uomo. Ha circa quarantacinque anni, l’aria stanca e rassegnata di chi ha ancora parecchie ore di lavoro davanti a se’. Non ha, in compenso, un’aria particolarmente trasandata o sporca. Elisa si sposta da davanti il viso una spessa ciocca di capelli ricci e neri: comincia ad avvertire la paura.

Fatica a credere che tutto sia iniziato solo poche ore prima. Per settimane ha pensato e ripensato a quello che avrebbe fatto quel pomeriggio, valutato i rischi, gli imprevisti, e alla fine si e’ decisa. Era il giorno giusto.
Ha contato 8450 Euro. Non succede spesso che si superino i 5000 in un giorno, e lei attendeva da tempo che ce ne fossero almeno 7500. Un semplice gesto, e la piccola borsa nera col contante invece di finire in cassaforte come tutti i venerdì e’ scivolata nel suo zaino. Un semplice gesto che le avrebbe permesso (avrebbe permesso a Daniel) di portare a termine un business dal quale in poche ore i 7500 ‘ di proprieta’ dello studio commercialista si sarebbero trasformati in una bella quantita’ di hashish purissimo proveniente dal marocco ed immediatamente dopo in 13000 ‘ tondi tondi dalle tasche gonfie di quel bruto ceffo di rumeno amico di Daniel… Lunedi’ mattina presto avrebbe rimesso al loro posto i 7500 ‘ nella cassaforte dello studio per il quale lavora, e lei e Daniel si sarebbero ritrovati con 5500 ‘ in piu’ ed una bella pagnotta di fumo con cui passare un inverno sereno…

“…ci siamo quasi…” le dice il tassista con gentilezza, notando un certo nervosismo in Elisa, che sta muovendo le ginocchia su e giu’ in modo quasi isterico.

Non immaginava che ci fosse una telecamera nello studio (perche’ la telecamera e’ l’unica spiegazione che riesce a darsi).
Il suo capo, il “dottor Riccardo”, come lo chiamano tutte le impiegate per distinguerlo dal padre, e’ sempre stato un datore di lavoro cortesemente distaccato, e le ha sempre dato del lei e parlato con garbo, rifiutando sempre qualunque tipo di rapporto informale nonostante abbia solo una trentina d’anni, così pochi piu’ di lei, che ne ha 24. Ma la sua voce le ha gelato il sangue nelle vene quando, appena uscita dal palazzo dove lavora da quasi tre anni, ha ricevuto la sua telefonata.
“…come pensi che potremmo risolvere questa situazione…?” le ha chiesto, gelido.
“…dottore, non capisco bene di cosa…”
“…stai zitta, Elisa. Sappiamo bene entrambi di cosa stiamo parlando… Hai rubato dei soldi, e posso dimostrarlo… come pensi che potremmo risolvere questa situazione…?”
Elisa ha prima protestato, spiegato, poi pianto, supplicato, giurato, urlato ed implorato… Il dottor Riccardo le ha sempre permesso di parlare, lasciando che si rendesse conto da sola di quanto fosse debole la sua posizione, evidente il suo torto, limitandosi a ripetere, di tanto in tanto:
“…come pensi che potremmo risolvere questa situazione…?”
Alla fine Elisa, gli occhi rigati di lacrime, la voce tremolante, ha ringhiato:
“…dimmelo tu, bastardo…!”
Ha impiegato un po’ per risponderle. Alla fine ha detto:
“…mi apparterrai per 36 ore… sarai mia, completamente, ubbidirai ad ogni mio ordine senza esitare, senza protestare o discutere… farai tutto cio’ che ti dico, qualunque cosa ti chieda di fare, dalle 10 di questa sera fino alle 10 di domenica mattina… Questo e’ il mio prezzo… queste le semplici regole… sarai libera in ogni momento di rifiutarti o disubbidire, ma se lo farai ti denuncero’, e ti assicuro che dopo il processo faro’ in modo che in questa citta’
tu non trovi mai piu’ qualcuno disposto a darti un lavoro… Se invece accetterai di essere la mia serva per 36 ore, lunedi’ mattina non avrai nemmeno bisogno di rimettere in cassaforte i soldi che hai rubato… decidi, Elisa, e fallo in fretta… perche’ non ho pazienza, e prendi la decisione che reputi migliore… Avrai mie notizie questa sera stessa, e mi comunicherai la tua decisione…”
“…Bastardo! Porco schifoso!! Figlio di puttana, saro’ io a denunciarti, pappone del cazzo…!” ha urlato Elisa, sconvolta, rendendosi conto solo dopo molto di parlare ad un telefono muto…
Piu’ tardi, da casa, ha chiamato Daniel e gli ha detto che avrebbe avuto da lavorare per tutto il week-end.

Il primo SMS e’ arrivato verso le 21.00, da un numero sconosciuto.
Diceva ” tra un’ora e mezza ci sara’ un taxi fermo davanti al tuo portone. se sali significa che partecipi al gioco. 36 ore. a te la scelta.”
Elisa ha urlato con tutto il fiato che aveva in corpo. Un’ora e mezza dopo e’ salita sul taxi bianco. L’autista le ha detto distrattamente “buonasera” ed e’ partito, evidentemente gia’ al corrente della destinazione.

“…signorina, si sente bene…?” dice l’uomo guardandola di sfuggita, senza perdere di vista la strada davanti a se’. Il suo tono e’ quello di chi teme seccature in arrivo.
“…sto bene…” dice Elisa, stringendo in mano il cellulare.

Il secondo SMS e’ arrivato solo pochi minuti prima.
“Questi sono i miei primi ordini…” iniziava il messaggio

Il taxi svolta bruscamente a destra, e dopo un centinaio di metri a passo d’uomo si ferma esattamente di fronte ad un portone.
“…Eccoci arrivati… sono 34 e 50..” dice l’uomo voltandosi verso di lei.
Elisa sta guardando la pioggia attraverso il parabrezza. Passa un’eternita’ prima che trovi il coraggio di parlare.
“…io… non ho soldi…” dice alla fine con un filo di voce tremolante.
“…cosa…?”
“…non ho soldi… non ho neanche un centesimo…!” ripete.
“…ho capito quello che hai detto… che cazzo significa che non hai soldi…?”
Elisa si volta e lo guarda negli occhi, visibilmente scossa.
“…significa che non posso pagarti la corsa… non con i soldi che non ho…”
“…ma di che cazzo parli, ragazzina…?… mi devi 34 e 50, non fare la furba con me…” Sta alzando la voce
“…no… non… non ti arrabbiare…” dice Elisa con voce supplicante. Lentamente, con le mani incerte e che le tremano, afferra l’orlo della gonna verde scuro che le arriva alle ginocchia e la solleva, scoprendo le cosce chiare e carnose.
“…ma cosa cazzo…” dice l’uomo fissandole le gambe sbigottito
“…io… se ti va puoi… toccarmi…” dice Elisa, incapace di credere a quello che sta succedendo.
L’uomo e’ paralizzato dallo stupore. Resta in silenzio mentre Elisa solleva ancora la gonna, scoprendo il tessuto chiaro degli slip
“…oppure posso toccarti io… se vuoi…” continua incerta, allargando pero’ le cosce.
L’uomo la fissa ancora, sbigottito, facendo rimbalzare lo sguardo dal suo bel viso alle sue gambe. Poi sembra scuotersi e le dice sottovoce:
“…avanti, sparisci!”
Forse Elisa neanche lo sente.
“…vuoi che te la faccio vedere…?” gli dice sottovoce, infilandosi una mano aperta in mezzo alle gambe.
Questa volta lui urla
“…vaffanculo! Scendi da questa cazzo di macchina, brutta stronza! Scendi subito prima che ti rompa il culo! Scendi, perdio …SCENDI!” E’ diventato rosso in viso e si agita sul sedile, gesticolando.
Elisa lancia un urlo e si catapulta fuori dall’auto, inciampando e finendo in ginocchio sul marciapiede sotto la pioggia battente.
“…maledetta stronza…” dice ancora l’uomo sporgendosi per chiudere la portiera del passeggero. Poi parte a razzo, sollevando spruzzi d’acqua da tutte le parti.
Elisa rimane immobile per forse uno o due minuti interi, senza neanche accorgersi dell’acqua gelida che oramai l’ha inzuppata fino al midollo. In mano ha ancora quel maledetto telefono cellulare. Lentamente, sforzandosi di riprendere il controllo, lo porta all’orecchio e dopo aver preso un profondo respiro dice:
“…sei contento…?”
“…non molto… non sei stata granche’ convincente…”
“…vaffanculo…”
“…o forse sei stata molto fortunata… avanti, dillo!”
Elisa rimane in silenzio
“…dillo… o il gioco finisce qui…”
“…sono stata molto fortunata…” dice Elisa, gelida. La lacrima scompare immediatamente tra le gocce d’acqua che le coprono il volto.
“…sali, ora…” le dice, e interrompe la comunicazione.
Con uno scatto secco, la serratura del portone di fianco a lei si apre.
Elisa si alza, abbassa la gonna fradicia ed entra.

-CONTINUA-

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