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Il pigione

By 27 Gennaio 2015Dicembre 16th, 2019One Comment

Solo la vista di quella grossa cappella appoggiata alla fica che lentamente entrava dentro, di quel lungo cazzo che entrava tutto nella fica della moglie, portò Paolo a riconsiderare le sue ultime azioni. Arrossì violentemente, quello si stava chiavando la moglie e proprio sotto i suoi occhi. Una cosa era farselo raccontare dopo, un’altra era assistervi da vicino. La rabbia gli stava montando dentro, cominciò ad avvertire una violenta stretta allo stomaco, quel cazzo infilzava la moglie e lui avvertiva uno stiletto che infilzava il suo stomaco, avrebbe voluto gridargli di smettere di profanare quel posto che aveva conosciuto fino ad allora solo il suo cazzo, ma contemporaneamente avvertiva anche una forte eccitazione, sentiva il cazzo indurirsi prepotentemente, l’eccitazione poi aumentò a dismisura scacciando la rabbia, quando la moglie cominciò ad esprimere ad alta voce tutta la sua goduria sotto i colpi di quel grosso randello, ormai i suoi gemiti di piacere si mischiavano a quel continuo chiac, chiac, chiac, chiac, chiac, chiac, chiac, che veniva prodotto dalla chiavata, avvertiva di avere ormai un cazzo durissimo, segno che la scena lo eccitava tanto.
E tutto era iniziato pochi mesi prima.

Rita, abbiamo un problema, farfugliò Paolo rosso in viso.

Cosa è accaduto? Rispose allarmata la moglie.

Ecco stamane ho preso i 1000 euro che avevamo nel cassetto, ci dovevo aggiungere 200 dalla paga e pagare il trimestre di fitto. Sennonché oggi non sono arrivati gli stipendi, e si parla che forse il pagamento slitterà di almeno due settimane. Non sapevo come fare, allora ho tentato la fortuna. E mi stava andando bene, ero arrivato a vincere quasi duecento euro!

Insomma alla fine non avrai perso tutto?

Oh no, solo 500!

Mamma mia e adesso come facciamo? Potevi almeno dargli i 1000 e spiegargli del ritardo del pagamento, sicuramente avrebbe capito. Ma adesso gli puoi dare solo 500!

Ma se gli diamo quelli non ci resta nulla per i prossimi quindici giorni!

Già e allora che facciamo?

Senti, ci ho pensato su un bel po’. Andiamo assieme dal proprietario e chiediamogli una proroga. Gli diciamo che mi hanno rinviato il pagamento dello stipendio e che gli daremo tutto appena sarò pagato. Anche se poi non ce la faremo lo stesso. Intanto prendiamo tempo, del resto siamo sempre stati puntuali.

Oh no, non mi va di venire, lo sai che mi vergogno e poi quell’uomo mi incute timore.

Ma perché, sai benissimo che il ‘vecchio’ ti ha in simpatia, non fa altro che guardarti con tenerezza e ti riserva sempre tante attenzioni. E poi non sei tu che mi racconti dei sorrisi che non ti fa mancare quando lo incontri per strada?

Insomma alla fine convinse la riluttante Rita ad accompagnarlo. Andarono dal ‘vecchio’, un benestante cinquantacinquenne pensionato ex dirigente di banca , gli chiesero ed ottennero la proroga del pagamento.

Senti, la prossima volta però vieni da solo. Lo sai che mi mette tanta soggezione quell’uomo e poi hai visto come non mi toglieva gli occhi di dosso!

Ma dai Rita, che ti costa. E’ vero, ti guardava e subito ci ha concesso la proroga! La prossima volta dobbiamo proprio sfruttare ciò a nostro favore, se ne avremo necessità.

Vivevano ormai da quasi dieci anni in quel miniappartamento arredato che avevano fittato appena sposati, con l’obiettivo di fittarne uno più grande in seguito. Poi col tempo quel proponimento era stato accantonato. L’incertezza del lavoro di Paolo, un trentacinquenne operaio che in pochi anni aveva già cambiato quattro volte lavoro, ma anche il suo inguaribile vizietto per il videopoker avevano fatto sì che Rita, sua moglie, si rassegnasse a vivere in quel piccolo appartamento. E comunque per consolarsi Rita si diceva che comunque quella grama vita era sempre meglio dei tanti anni passati in un orfanotrofio gestito da suore. Di quella vita le era rimasta la semplicità e la capacità a sapersi accontentare del poco.
Aveva trent’anni, ma ne dimostrava qualcuno in più, non abituata a truccarsi né a recarsi dal parrucchiere, figurarsi dall’estetista; anche il suo modo di vestire risentiva della sua condizione economica poco felice. Insomma era una giovane donna scialba, anonima, anche se in fondo non era brutta, anzi aveva un bel visino regolare in cui spiccava una bella bocca con grosse e carnose labbra, era magra, ma a parte il seno poco pronunciato aveva un bel culetto e belle gambe, sicuramente con abiti giusti ed un po’ di trucco sarebbe sicuramente rifiorita.
Il rapporto di coppia si trascinava ingrigito dalle difficoltà economiche, dalla mancanza di figli ed anche dalla poca ‘fantasia’ a letto di Paolo, che in dieci anni non era andato oltre una semplice sveltina, la domenica mattina al risveglio, fatta al buio. In pratica non aveva mai visto la moglie nuda!
Quindici giorni dopo Paolo, ancora senza stipendio e una sempre più riluttante Rita andarono di nuovo dal ‘vecchio’ ed ottennero una nuova proroga, questa volta di quasi due mesi.
Intanto al lavoro alla vecchia società era subentrata una nuova, e i dipendenti aspettavano oltre ai due stipendi, anche la liquidazione dalla vecchia società. Comunque con la nuova almeno si erano assicurati la continuità del lavoro e lo stipendio a fine mese. Quando però andarono dal ‘vecchio’, poterono solo offrirgli 400 euro, che avevano tolto con sacrificio dall’unico stipendio ricevuto negli ultimi tre mesi.

Cari ragazzi vi comprendo, so delle vostre difficoltà, ma ormai siamo arrivati quasi alla scadenza del pagamento di un altro trimestre, in pratica mi dovete 2400 euro e voi me ne date 400! Sicuramente vi costa un gran sacrificio, ma sono pochi. Perciò riprendeteli pure, saranno certamente più utili a voi per arrivare alla fine del mese, ma tra quindici esigo il pagamento dei due trimestri. E per cortesia Paolo, evita di venire anche tu, mandami solo Rita!

Con questa affermazione li congedò. I due uscirono e dopo un po’, per strada, Rita disse:

Ma perché vuole che vada solo io?

Paolo sospettava quale fosse lo scopo di quell’affermazione, la dichiarazione del ‘vecchio’ non gli giungeva inaspettata, aveva notato come guardava la moglie e come avesse “il pacco” gonfio, per questo aveva convinto la moglie ad accompagnarlo sicuro che lo avrebbe ‘ammorbidito’. E quindi alla fine non aveva ottenuto altro che ciò che voleva. Adesso doveva solo sperare che le richieste o le avance alla moglie non fossero troppo spinte e che lei le accettasse senza troppe storie. Certo non poteva dirglielo subito!

Mah, sicuramente sarà meglio così. Lo sai che gli sei simpatica, già oggi, se non fossi stato presente sarebbe sicuramente stato meno inflessibile, sicuramente avrebbe preso i 400 euro senza fare storie.

Già, ma intanto tra quindici giorni non avrai preso neanche lo stipendio, dobbiamo solo sperare che ti arrivino i soldi della vecchia società.

Quindici giorni dopo Rita stava per uscire di casa per andare da Mario, il ‘vecchio’, e questa volta non aveva neanche più i 400 euro. Veramente non sapeva che fare e cosa dire.

Senti, tu digli la verità, mostrati mortificata, insomma cerca di commuoverlo, vedi di ottenere una nuova proroga, digli che sto anche cercando un secondo lavoro, e sai che è vero.

Ma se avesse un secondo fine a farmi andare da sola?

E se pure fosse? Senti Rita gli dobbiamo ormai 2400 euro, a fine mese dovrei prendere lo stipendio, ma per poter saldare il debito ci vorranno molti mesi, perciò abbiamo assolutamente bisogno che ci dia ancora tempo. Al massimo cercherà qualche ‘toccatina’ e semmai ti farà qualche proposta. Se accadesse tu cerca di fargli capire che sei una donna onesta e fedele a tuo marito. Ma mi raccomando sii sempre gentile, e se lui insistesse tu prenditi tempo per decidere. Se poi ti toccasse tu non reagire, non fare come quella volta in metro che mollasti un ceffone al tipo che ti aveva palpato il culo, cerca solo di sottrarti, ma senza offenderlo. Anzi sai che fai, prima di suonare il campanello sbottonati altri due bottoni della camicetta e tirati un po’ su in vita la gonna, insomma fagli vedere un po’ di coscia, vedrai che vedendoti non ti farà alcuna storia.

Suonò il campanello con il cuore in tumulto, ma non ebbe il coraggio di fare quello che le aveva detto il marito. Aveva già una grande soggezione di quell’uomo, figurarsi poi a farsi vedere con la camicetta aperta e la gonna sopra al ginocchio! Mario aprì la porta e la fece accomodare nel salotto, le portò un caffè e le disse, dandole subito, per la prima volta del tu:

Scommetto che neanche oggi avrò il pagamento, altrimenti sicuramente sarebbe venuto quello sciagurato di tuo marito! So benissimo delle difficoltà sul lavoro, ma so anche che non smette mai di farsi qualche puntatina al videopoker, costringendoti a far di queste figure!

A queste parole Rita scoppiò in un pianto dirotto, in effetti Mario aveva colto nel segno, aveva espresso quello che lei non aveva il coraggio di dire al marito, e tra i singhiozzi gli riferì quello che il marito le aveva detto di dire. Mario le si avvicinò e l’abbracciò per consolarla, le asciugò le lacrime e sempre tenendola abbracciata a sé, con tono pacato ma fermo le disse:

Adesso scusa la durezza delle mie parole, ma tuo marito deve iniziare a capire e pagare per le sue insensatezze. Sono certo che neanche tra quindici giorni avrete i soldi per pagarmi. In tal caso, se volete continuare a stare nell’appartamento, dovete cominciare a darmi qualcosa per ripagarmi, diciamo così, degli interessi sulla somma che mi dovete. E lo potete fare in un unico modo. Ho bisogno, per almeno due ore al giorno di una femmina in casa. Non dovrai fare molti lavori domestici, in quanto ho già chi provvede ad essi, anche se indosserai un’apposita divisa, ma dovrai fare tutto quello che ti chiederò e ti ripeto tutto. E per tutto intendo tutto quello che un maschio può chiedere ad una femmina, dovrai completamente sottometterti a me!

E per rimarcare la cosa e non essere frainteso le mise una mano sul seno. Rita lo guardò incredula, ma subito abbassò lo sguardo e non scostò quella mano né ebbe la forza di replicare subito. Dopo qualche minuto, sempre con lo sguardo basso disse:

Ecco, lei ha tutte le ragioni per essere arrabbiato, ma io sono una donna onesta e quindi fedele a mio marito, non potrei mai tradirlo; la prego, se vuole sono disposta a farle tutti i lavori domestici che vuole, anche per tutta la giornata.

Ti ho già detto che non ho bisogno dei lavori domestici. E poi guarda che continuerai ad essere onesta, il tuo non sarà affatto un tradimento in quanto tuo marito sarà al corrente della situazione, anzi se accetterai dovrai, dirgli tutto quello che farai nelle ore che starai qui. Adesso vai pure e riferisci tutto a tuo marito. Avete quindici giorni per una decisione.

L’accompagnò alla porta, la salutò con un casto bacio sulla guancia, ma poi contemporaneamente le poggiò prima una mano sul culo e poi, presale una mano se la portò sul cazzo. La guardava fissa negli occhi,lei subito abbassò lo sguardo, non riusciva a reggerlo. Il cuore cominciò a batterle forte, non disse nulla e, come le aveva detto il marito, non reagì anche perché non ne aveva la forza, quell’uomo, con quel suo sguardo l’aveva stregata, era come se fosse già soggiogata ai suoi voleri. Sentì sotto la mano, anche attraverso la stoffa, quanto fosse grosso e duro quel cazzo e ne fu profondamente turbata. Mario si accorse del suo stato e ne approfittò per infilarle la mano tra le cosce. Scoprì che aveva gli slip inzuppati, la spinse allora dolcemente contro il muro, avvicinò le labbra a quelle della donna, e non appena lei dischiuse la bocca vi infilò dentro la lingua per un lungo, appassionato bacio. Contemporaneamente con le dita le massaggiava le piccole labbra e poi il clitoride. Non ci volle molto perché lei raggiungesse l’orgasmo, un orgasmo talmente violento che stava quasi per svenire e sarebbe caduta in terra se Mario non l’avesse sorretta. Dopo un po’, appena si riprese Mario aprì la porta per farla uscire.

E questo perché non ci siano dubbi su quello che dovrai fare in questa casa.

Rita uscì in strada, respirò a pieni polmoni la fresca aria della serata come per raffreddare dall’interno il proprio corpo. Aveva la sensazione di avere la febbre, troppo tempo era stata sotto pressione, si era vergognata profondamente per quell’incresciosa situazione in cui il marito l’aveva messa, ma era anche profondamente turbata per quello che era successo. Aveva goduto, è vero, e nella sua vita le volte che aveva raggiunto l’orgasmo si potevano contare sulle dita di una mano, ma era preoccupata per quel blocco, quella sensazione di impotenza che aveva provato in presenza di Mario, quell’uomo avrebbe potuto farle qualsiasi cosa senza che lei potesse reagire! Ma si sentiva anche offesa per quell’esplicita proposta che aveva ricevuto, Mario pretendeva in pratica che lei si prostituisse a lui! Accelerò il passo, sicuramente Paolo si sarebbe arrabbiato anche lui per quella proposta, sicuramente avrebbero trovato assieme un’altra soluzione, a costo anche di cambiar casa, sicuramente l’avrebbe consolata. Una volta a casa riferì d’un fiato, tutto al marito, compreso il massaggio finale sulla sua fica. Paolo rimase parecchio in silenzio, deludendola molto. Si sarebbe aspettata uno scatto di rabbia ed invece il marito rifletteva.

Hai fatto bene a non mandarlo subito a quel paese. Abbiamo quindici giorni di tempo, certamente troveremo una soluzione.

Ma i quindici giorni passarono, di soldi non se ne vide neanche l’ombra, altre soluzioni abitative c’erano, i fitti erano più alti altrove e comunque prevedevano degli anticipi e i soldi mancavano. L’ultimo giorno lei propose a Paolo di tornare al paese di origine e farsi ospitare dai suoi genitori, ma lui le rispose:

Ma come si fa poi col lavoro? Lì sai benissimo che non c’è, i miei non hanno tanti mezzi. Qui almeno adesso lavoro e se ci mettiamo di buona volontà possiamo anche risolvere la cosa in qualche mese, e poi lui comunque una paga, da domestica, deve pur dartela! Questa volta ti accompagno io e gli parlo!

Insomma non si ribellava al fatto che quello non si sarebbe più limitato a toccarla, ma reclamava qualche soldo in più. Era quella un ulteriore delusione che il marito le dava!
In effetti l’accompagnò da Mario e fece le sue vane richieste. Mario gli ribadì che le due ore giornaliere erano solo il pagamento degli interessi del loro debito. Solo quando avesse avuto bisogno di intrattenerla più ore, le ore in più sarebbero servite a far diminuire il debito di un giorno di fitto per ogni ora. Di nuovo li congedò, dando appuntamento a Rita per le dodici del successivo lunedì.

Hai visto, sono riuscito a fargli mollare almeno il pagamento dello straordinario!

Che stronzo, pensò la moglie.
Il lunedì, alle 12.00 in punto, si presentò da Mario che l’accompagnò nella camera per gli ospiti. Su una sedia vi era la sua divisa, ossia un vestito nero, un grembiule e una cuffia bianchi. Aspettava che Mario uscisse per indossarli, ma questi le disse di indossarli davanti a lui. Rita arrossì violentemente, ebbe l’impulso di scappare, di fuggire da quella situazione. Ma sapeva che non aveva alternativa ed era ormai rassegnata a dover subire molto di più. Si spogliò, dandogli le spalle e indossò la divisa.

Dovevo solo controllare alcune cose ed essere sicuro della tua taglia. Gli slip che indossi sono orrendi, adesso esco e te ne procuro di più adatti. Per le scarpe ho visto che calzi una 38. Il vestito vedo che ti va a pennello, ho indovinato la taglia e la lunghezza, quattro dita sopra il ginocchio è proprio quella giusta. Nel frattempo vai in cucina e prepara qualcosa, tra un’ora al massimo voglio mangiare.

Appena richiuse la porta alle spalle Rita si diede un’occhiata in giro, vide uno specchio grande e si avvicinò. Vide un’immagine inusuale per lei, il vestito era aderente, la fasciava alla perfezione, e poi una gonna così corta non l’aveva mai indossata. Insomma nello specchio vedeva una sconosciuta, ma era contenta di osservare che non era poi tanto male! Soddisfatta andò in cucina e si diede da fare per preparargli il pranzo.
Verso le 13.00 Mario tornò con dei pacchi, si apprestò per sedersi a tavola per mangiare, ma si fermò.

Hai messo un solo posto, mettine un altro e siediti a mangiare pure tu con me. Non sono mica un negriero! Quando non ci sono estranei ti siederai a mangiare insieme a me, solo se avessi degli invitati terremo le distanze e mangerai da sola in cucina!

Ma ho preparato da mangiare solo per lei.

Pazienza, per oggi faremo a metà, mangeremo di meno entrambi.

Finirono presto, lui si alzò e prese gli acquisti. Le porse un paio di scarpe nuove, con tacco molto alto, una decina di slip assortiti tra perizoma e brasiliani, altrettanti paia di calze autoreggenti. Le fece subito indossare le scarpe nuove, poi l’accompagnò in camera da letto per sostituire alcuni indumenti con quelli nuovi, ma dovette sorreggerla, anzi quasi sollevarla da terra, visto che non aveva mai portato scarpe col tacco così alto. Le disse subito di cambiare gli slip con un perizoma. Rossa in volto per la vergogna cercò di effettuare il cambio, ma l’equilibrio precario per quei tacchi troppo alti glielo impediva. Lui le si avvicinò, le abbassò gli slip e l’aiutò ad indossare il perizoma. Dopo le sollevò la gonna, mostrandole nello specchio l’effetto che aveva quel minuscolo indumento sul suo culo.

E’ semplicemente stupendo!

In effetti anche lei si vedeva nello specchio in un modo tutto nuovo e alla fine quei complimenti cominciavano a darle un po’ di soddisfazione. Ma non fece neanche in tempo a godere del momento che sentì lui che si accostava dietro di lei, si poggiava con tutto il suo grosso e duro ‘pacco’ alle sue chiappe e le infilava una mano sotto gli slip. Lo fece guardandola negli occhi riflessi nello specchio e lei subito li abbassò. Ecco pensò, è arrivato il momento che pretenderà tutta la sua ricompensa. Il cuore le batteva fortissimo, lui le carezzava la fica, ogni tanto toglieva la mano ma solo per portarla alla bocca e bagnarla di saliva, poi riprendeva a’ lavorarle’ la fica, sentiva quel grosso ‘affare’ che spingeva sulle sue chiappe, le sue dita che le lisciavano la fica e, pur senza penetrarla, le facevano provare tanto piacere, cominciava a sentire sempre più forte il desiderio di essere penetrata da quel grosso cazzo, già quasi se lo sentiva dentro che la squassava, sentiva il suo alito sul collo, la sua bocca che le mordeva un lobo dell’orecchio, avvertì l’ondata dell’orgasmo che l’avvolgeva, si sentì quasi venir meno, ma lui era lì pronto a sorreggerla.

Bene, sono quasi le due. Puoi rivestirti ed andartene a casa.

Felice che non gli avesse chiesto nient’altro uscì e tornò a casa. A sera, a letto e al buio, riferì quasi tutto al marito, omettendo l’ultima parte.

Beh, hai visto, alla fine può darsi che ti tenga solo come ‘immagine’, per far vedere che ha una bella cameriera.

Il giorno successivo si presentò puntuale alle 12.00. Mario la fece entrare e la scortò fino alla camera degli ospiti. Le fece trovare anche un nuovo paio di scarpe col tacco la metà di quello impossibile del giorno prima. Così ti abituerai poco alla volta le disse ed attese come il primo giorno che si vestisse, dopo averle prima dato da mettere uno slip brasiliano. Di nuovo fu assalita dall’angoscia di doversi denudare davanti a lui, un estraneo, quando non lo aveva mai fatto neanche col marito. Di nuovo lo fece dandogli le spalle, per non vederlo in viso, quasi per darsi coraggio. Mario la fece rimirare ben bene nello specchio, complimentandosi per lei per il suo bell’aspetto e passandole più volte le mani sui fianchi e sul culo come a sistemarle meglio il vestito. Quasi non fece caso ai palpeggiamenti, distratta dalla sua immagine nello specchio, decisamente dimostrava adesso meno anni della sua età! Mario poi le chiese di preparare il pranzo prima del solito e si recò in bagno per una doccia. Era intenta ai fornelli quando squillò il campanello interno. Si recò da Mario, ma si fermò davanti alla porta e chiese cosa dovesse fare.

Entra pure e porgimi l’accappatoio.

Il cuore le balzò in gola, quella richiesta significava che era nudo! Era forse arrivato il momento tanto temuto? Tirò un lungo respiro ed entrò. Prese l’accappatoio dal termosifone, dove era stato posto per riscaldarlo, e si girò verso il box doccia. Mario era all’interno, in attesa con la porta del box aperta, naturalmente nudo e con un grosso cazzo in piena erezione. Lei abbassò subito gli occhi, ma non riusciva comunque ad evitare di guardare quel grosso cazzo, sembrava quasi una calamita che attirava il suo sguardo! Era di dimensioni per lei notevoli, lungo e grosso, almeno il doppio di quello del marito, e poi quella grossa cappella! Diede l’accappatoio a Mario e tornò, turbata, in cucina. Era turbata non per quello che aveva visto, ma per quell’effetto magnetico che aveva avuto quel cazzo sul suo sguardo, qualcosa in basso le indicava una certa eccitazione. Non aveva mai visto, se non di sfuggita, il marito nudo. Una notte le era accaduto di svegliarsi e non trovare il marito a letto, si era alzata e aveva visto il marito che vedeva in tv un film porno, per la prima volta aveva visto dei grossi cazzi e tante, ma tante penetrazioni. Ma quella era la prima volta che vedeva da vicino un uomo nudo e col cazzo pronto! E doveva riconoscere che Mario, nonostante l’età, aveva ancora un bel corpo, asciutto e muscoloso e poi con quel grosso e, perché no, bel cazzo!

Presa da questi pensieri continuò a darsi da fare, preparò il pranzo e lo mise in tavola. Di nuovo si avviò verso il bagno, si fermò fuori e avvisò che il pranzo era pronto. Lui uscì subito e andò a sedersi al tavolo, ancora con l’accappatoio addosso.
Mangiarono e alla fine Mario le chiese di preparargli il caffè e di portarglielo nello studio. Lei preparò diligentemente la bevanda, pose la tazzina su un vassoio e lo portò nello studio dove Mario, seduto alla scrivania, era intento a fare qualcosa al computer. Mentre sorseggiava il caffè la squadrò ben bene, quasi come se la vedesse la prima volta, posò la tazzina vuota nel vassoio e la pregò di venire vicino a lui, dall’altra parte della scrivania. Rita pensava che volesse farle vedere qualcosa al computer e il suo sguardo era diretto allo schermo quando lui disse:

Sto scrivendo delle comunicazioni importanti a degli amici, tu abbassati e prendimelo in bocca!

Rimase un attimo incredula, poi abbassando lo sguardo vide che aveva l’accappatoio aperto e il cazzo vi svettava fuori, lungo e grosso. Non era abituata a certe pratiche, ne aveva solo vagamente sentito parlare da una amica nell’orfanotrofio, che le aveva confidato che il patrigno l’aveva per anni obbligata a praticargli quella cosa!

Ma, ecco, veramente, insomma, cosa dovrei fare esattamente? Farfugliò inebetita.

Ma non dirmi che non hai mai fatto un pompino? Cavolo neanche a scuola? Eppure quando insegnavo le ragazze a scuola si limitavano ad offrire ai ragazzi solo queste pratiche sessuali, al massimo qualcuna anche il culetto!

Ma io ho solo frequentato istituti religiosi dove eravamo tutte ragazze!

Allora vieni qua, siediti sulle mie ginocchia, così brava, tieni le gambe un po’ aperte altrimenti me lo schiacci, ti farò vedere al computer un filmato esplicativo.

Le fece vedere alcuni filmati, nel frattempo con le mani le ripassava per bene il piccolo seno e le cosce.

E adesso dai, sei abbastanza istruita, abbassati e fammi questo benedetto pompino!

Il cuore le batteva tanto, a malincuore si inginocchiò e, per la prima volta, cominciò a succhiarsi un cazzo. Fece del suo meglio, ma era inesperta. Ad un tratto si sentì afferrare la testa dalle mani di Mario che, vista la sua poca dimestichezza, si decise lui a prendere l’iniziativa. Tenendole la testa ferma cominciò a chiavarla in bocca, senza fretta e senza spingerlo troppo dentro, ma con continuità. Sborrò presto e le riempì la bocca, lei voleva ritrarsi ma lui la teneva ferma e continuava a sborrare. Con voce roca per il piacere le disse:

Ingoia, presto! non fare la stupida altrimenti ti strozzi, deve ancora uscirmi altra sborra, dai muoviti, presto!

E così, anche se nauseata da quel caldo liquido viscido e amarognolo, lo ingoiò tutto, poi corse in bagno, presa da violenti conati di vomito. Ma alla fine riuscì a non vomitare, si risciacquò abbondantemente la bocca, stette un po’ per riprendersi, per far tornare a battere il cuore in modo normale, per cercare di farsi togliere dal viso quel violento rossore che le era venuto. Uscì dopo quasi venti minuti, ma era ancora rossa per la vergogna. Mario era ancora nello studio e la chiamò appena lei uscì dal bagno, la fece di nuovo avvicinare e l’abbracciò.

E’ solo perché è la prima volta, vedrai che poi ti abituerai.

Intanto le aveva abbassato gli slip. La sollevò e la mise seduta sulla scrivania a cosce aperte mentre lui si sedeva proprio davanti alla sua fica. Di nuovo fu presa dalla vergogna, quello le stava col viso davanti alla fica, quasi fosse un ginecologo. Ma non ebbe il tempo neanche di accennare una protesta, lui prese a leccare, baciare e succhiare la sua fica, muoveva la lingua con perizia, avvertiva sempre più piacere, cominciava a desiderare di nuovo quel cazzo in bocca e poi sì, cominciava a desiderare di ricevere quella grossa mazza in fica! Sentì il calore avvolgerla tutta, risalendo dalla fica alla testa, le sembrò quasi di venir meno quando raggiunse l’orgasmo.
Quando l’accompagnò alla porta le diede alcuni fogli in cui era descritto minuziosamente come fare i pompini. Rita uscì in strada, era combattuta tra vari sentimenti. Avvertiva vergogna per quello che era stata costretta a fare, era ancora vivo in lei lo schifo per il sapore di quella viscida sborra, ma ricordava anche il piacere che aveva provato a ricevere in bocca quel durissimo, ma anche caldo e voluttuoso cazzo, aveva avvertito uno strano calore tra le gambe, nel bagno si era accorta di avere gli slip bagnati, infine quella conclusione inaspettata, quella lunga leccata della sua fica, Mario le aveva regalato sensazioni mai provate prima. Non andò subito a casa, camminò parecchio presa dai suoi pensieri. Quando entrò in casa si ricordò dei fogli nella borsetta, quelli con le ‘istruzioni’. Avidamente li lesse più volte, prima di buttarli nella pattumiera. Paolo rientrò verso le venti, nei fine settimana aveva trovato un altro lavoro, aiutava un collega che faceva l’imbianchino in nero. Cenarono, videro un po’ di tv e poi a letto. Era arrivato per lei il momento di riferirgli di quanto accaduto. Lo fece, preoccupata di una sua reazione che però non avvenne. Aveva appena finito il racconto, tacendogli però dell’orgasmo raggiunto, che lo sentì muoversi.

Adesso lo fai anche a me!

Lo disse avvicinandole il cazzo alla bocca. Ma il suo cazzo non era profumato come quello di Mario, era il cazzo di un uomo che aveva lavorato e sudato tanto, ma non si era lavato! L’odore forte che avvertì le stava procurando già i primi conati di vomito, perciò lo pregò di andare prima a lavarselo! Lui ubbidì e tornò di lì a poco per reclamare la sua parte. Ed ottenne il suo primo pompino dalla moglie che diligentemente cominciò ad applicare quanto aveva letto e notando quanto fosse più piccolo quel cazzo rispetto a quello di Mario!
Prima di addormentarsi Rita pensò all’atteggiamento tenuto dal marito; non si era arrabbiato al suo racconto, ma si era eccitato ed aveva reclamato la sua parte!
Il giorno dopo Paolo si recò al lavoro, mentre lei puntuale si recò da Mario. Andò a mettersi gli abiti di ‘servizio’, sempre alla presenza di Mario, che le chiese se avesse riferito al marito del pompino e la sua reazione. Lei gli raccontò quello che era avvenuto col marito. Mario allora la portò allo specchio, la riempì dei soliti complimenti e poi la novità:

Adesso inginocchiati e fammi un pompino subito, davanti allo specchio!

Questa volta riuscì a soddisfarlo completamente, e ci riuscì nei giorni successivi, sempre pienamente ricambiata da Mario nello studio, quando la faceva sedere sulla scrivania e le leccava la fica; la sera a letto riferiva al marito che continuava a pretendere anche lui il pompino, mentre il giorno riferiva a Mario delle richieste serali del marito. Stava anche imparando a camminare con disinvoltura con le scarpe a mezzo tacco, infatti il sabato Mario le fece indossare quelle a tacco alto e riuscì finalmente a muoversi anche con quelle, anche se con qualche incertezza. Mario poi le chiese di nuovo di portargli l’accappatoio in bagno. Entrò direttamente in bagno, ormai disinvolta, prese l’accappatoio, glielo porse e rimase in attesa, sicura di dovergli fare l’ennesimo pompino.

Prendimi il flacone di crema dal cassetto, vedi è quello rosso con la scritta love.

Lei lo prese, ma era un po’ viscido e le scappò di mano. Subito si chinò per prenderlo.

Caspita che culo, oggi hai messo il perizoma, è proprio fantastico!

Era appena riuscita a rialzarsi che l’uomo era dietro di lei, le aveva appoggiato il cazzo sul culo e se lo strusciava contro. Le prese il flacone, la fece appoggiare al lavandino, scostò leggermente il piccolissimo lembo di stoffa del perizoma e cominciò a spalmarle la crema prima attorno al buchetto, poi dentro infilandola prima con un dito, poi con due allargandolo poco alla volta.

Ma cosa mi fate adesso? Vi prego nel culo no, mi fareste troppo male, lo avete troppo grosso e non lo mai preso in culo.

Se è per questo non lo avevi neanche mai preso in bocca, eppure adesso stai diventando un’esperta pompinara! Non ti preoccupare, ti assicuro che non sentirai alcun dolore, apposta sto usando tanto lubrificante e ti sto allargando il buchetto poco alla volta.

E difatti ormai riusciva a muovere le due dita leggermente divaricate nel buco senza che lei si lamentasse. Le appoggiò la cappella al culo e cominciò, molto lentamente, a spingere. In men che non si dica il cazzo era tutto dentro e l’uomo cominciò a chiavarla in culo. La donna avvertiva solo un leggero fastidio, principalmente quando lui lo spingeva tutto dentro, quando il suo ventre sbatteva contro le sue chiappe. Dopo qualche colpo cominciò ad avvertire anche piacere in quanto le mani di Mario si erano portate dal bacino alla fica ed avevano cominciato a carezzargliela. Era la prima volta che veniva chiavata in culo, le piaceva tanto, si sentì ad un tratto il viso di fuoco, violenti brividi lungo la schiena le annunciarono un imminente e violento orgasmo, quasi si sentì piegare le ginocchia, e si sarebbero piegate fino a terra se Mario non l’avesse sostenuta per i fianchi fino a quando non le sborrò dentro.

Hai visto che non hai avvertito dolore? Adesso ti conviene liberarti della sborra che hai dentro, dopo usa pure quei due asciugamani rosa che ho preso apposta per te, ma prima andiamo al bidè e puliscimi il cazzo.

Uscì dal bagno e andò a rivestirsi in camera. Dopo mezz’ora pranzarono come tutti i giorni. A fine pranzo Mario andò a sedersi sul divano, Rita preparò il caffè e gliene portò una tazzina.

Mentre prendo il caffè fammi un pompino.

Rita ubbidiente si inginocchiò e cominciò a spompinarlo.

Cazzo Rita, stai diventando proprio brava con la bocca. Questa sera non dire a tuo marito che ti ho inculata. Lo farò ancora nei prossimi giorni, aspetta di abituarti un po’, sicuramente lui pretenderà di farlo e sarà certamente più maldestro, meglio perciò che ti trovi più abituata e più larga. Quando ti deciderai a dirglielo portati anche un flacone di lubrificante, te ne ho lasciato uno apposta nella camera dove ti cambi d’abito. Mettine molto in culo e sul suo cazzo.

E fino al venerdì fu la settimana del ‘culo’, e solo il venerdì lo disse al marito che subito pretese di incularla. Lei, come le aveva suggerito Mario si spalmò di crema il culo e ne mise molta sul cazzo del marito, questi dopo alcuni tentativi riuscì finalmente a penetrarla e a chiavarla. La riempì di sborra, poi si girò dall’altra parte e iniziò a russare. Rita si alzò e andò in bagno per espellere la sborra e ripulirsi. Certo era abissale la differenza con Mario che pur inculandola le procurava comunque l’orgasmo.
Il sabato entrò come al solito in casa alle 12.00, riferì a Mario della notte precedente col marito che l’aveva inculata, poi andò a mettersi i vestiti da ‘lavoro’ quando Mario entrò anche lui in camera, erano molti giorni che non lo faceva.

Oggi non mettere le mutande, metti queste calze a rete ed usa quest’ altro vestito, è leggermente più corto.

In effetti le scopriva più di metà della coscia, era anche più corto del grembiule. La guardò un po’, poi la fissò intensamente. Quando lo faceva Rita si sentiva quasi di venir meno, sembrava quasi che entrasse nei suoi più reconditi pensieri. Subito lei aveva abbassato lo sguardo, e un attimo dopo si trovò abbracciata a lui che la stringeva forte, la lingua sulla sua bocca che chiedeva ed otteneva di entrare. Seguì un lunghissimo bacio, le loro lingue si intrecciarono in un lungo ballo, lui le succhiava la bocca avidamente, le prosciugava la saliva, sembrava volesse succhiarle l’anima. Quando si distaccarono le labbra le dolevano, ma era contenta, si stava ormai abituando a quell’uomo che poco alla volta la stava coinvolgendo tutta e le stava anche dando tanto piacere. Andò in cucina ed attese trepidante la sua chiamata che puntuale arrivò.
Andò in bagno e gli porse l’accappatoio, lui lo prese e l’attirò a sé, dandole un altro lunghissimo bacio, mentre il cazzo ormai stazionava nei pressi della fica. La portò davanti allo specchio e le sollevò gonna e grembiule.

Mamma mia, hai proprio una montagna di peli. Debbo dire che la tua fica è molto più eccitante di quelle rasate. Vieni, siediti sul bidè che voglio lavartela.

Gliela lavò procurandole una supereccitazione ed un primo orgasmo. Poi la sollevò in braccio e la portò in camera da letto, la stese sul letto ed affondò la bocca tra le sue cosce, la slinguazzò con maestria fino a procurarle un altro orgasmo, poi, come gli altri giorni l’inculò, quasi deludendola, si sarebbe aspettata di essere chiavata!

Domani voglio chiavarti, ma ora rispondimi sinceramente, ti fa piacere?

Sì, non aspetto altro.

Bene, domani ti chiaverò in fica, ma voglio che sia presente Paolo, anzi dovrà essere lui a tenerti ferma mentre io ti chiavo. Vedrai che sarà contento di farlo, avrai capito che si eccita a saperti sbattuta da me, ma così è troppo comodo per lui, voglio che sia coinvolto maggiormente, un domani sarebbe capace di addossarti la colpa di quello che sta avvenendo, mentre è stato proprio lui a spingerti, per suo interesse nelle mie braccia e gode pure a sapere quello che ti faccio fare. Devi dirgli che volevo chiavarti ma tu non hai voluto perché almeno la fica la riservavi all’uomo che amavi, che mi sono arrabbiato e ti ho chiesto di venire con lui. So che sta lavorando, perciò venite anche di sera, avvisami però prima. Quando verrete ti vestirai con un vestito più lungo, che ti arriverà poco sopra il ginocchio e che troverai sulla sedia, ma sempre con il perizoma e quando io ti vorrò chiavare farai un po’ di resistenza, ti dimenerai un po’. Insomma dovrai fare in modo che sembri una violenza carnale voluta da lui che ti terrà ferma, solo alla fine, quando io te lo chiederò acconsentirai a farti chiavare. Dovrà sentirsi completamente responsabile di quello che io ti farò, dovrà pensare di averti obbligata con violenza.

Quel giorno, sulla porta prima di uscire, per la prima volta prese lei l’iniziativa e gratificò l’uomo di un lungo bacio di ringraziamento.

La sera riferì al marito quanto concordato con Mario.

Ma che sei pazza, vuoi rovinare tutto. E poi dopo averlo preso in culo e in bocca. Ma insomma che ti passa per la testa, sto lavorando tanto, sicuramente tra tre o quattro mesi avremo i soldi e tu non dovrai più andare da lui.

Ma amore, almeno davanti volevo che fossi solo tu ad avermi! Non lo so perché, in culo e in bocca può anche andare, ma in fica devi entrare solo tu.

Già entro in fica solo io e restiamo fuori casa tutti e due! Ma su ragiona un po’, cosa ti costa allargare un po’ le cosce, e poi hai detto che ha anche un cazzo bello grosso, semmai ti diverti pure! Comunque digli che domani finisco prima, verso le 17.00 e ti accompagno. Cercherò di parlargli io e calmarlo.

Che stronzo!
Pensò Rita, proprio come le aveva predetto Mario.

Entrarono assieme,poi lei si recò a cambiarsi d’abito, mentre il marito e Mario si accomodarono nel soggiorno. Subito Paolo iniziò a scusarsi per il comportamento della moglie dettato a, a suo dire, per l’amore che aveva per lui.

Comprendo bene le sue ragioni, ma i patti erano chiari! Falle capire che è per amore tuo che deve farlo, dille che ti piace vederla mentre si fa chiavare da me. Se poi dovesse ancora rifiutarsi cerca di tenerla ferma, stringila forte a te, dille che l’ami mentre io cercherò di penetrarla! Se alla fine riuscirò a chiavarla e dopo non si rifiuterà più vi scalerò anche qualcosa dal vostro debito.

Avevano appena finito di parlare che si presentò Rita in versione cameriera supersexy. Paolo rimase a bocca aperta nel vederla così acconciata, così sexy, eppure aveva un vestito quasi normale!.

Beh,non ti aspettavi di vederla così sensuale, così arrapante. E questo è niente, venite con me, vi faccio vedere una cosa.

Li portò in una camera che era stata sempre chiusa a chiave. Era una camera piena di specchi, uno grande anche sul soffitto, con un grosso letto circolare al centro, di lato, quasi contro la parete vi era una poltroncina, messa lì per un eventuale osservatore, e proprio sopra vi era posto un quadro raffigurante un grosso cervo, insomma era giusto il posto per un cornuto!

Vedi Paolo, questa camera è studiata apposta per chiavare, ci sono oltre trenta specchi con angolazioni differenti che riflettono sul letto tutte le azioni che avvengono su di esso. Adesso io vado di là, ho da fare una telefonata urgente, tu Paolo cerca di convincerla una volta per tutte, quando torno spero si sia convinta, non mi va di dovermi accontentare di nuovo del culo o della bocca.

Uscì, ma non per telefonare; andò a svestirsi completamente, indossò una vestaglia di seta e dopo poco rientrò. Paolo, come previsto non era riuscito a convincere la moglie e lo riferì a Mario.

Male, male cari ragazzi, e pensare che ero anche disposto a condonarvi ben trenta giorni di fitto dal vostro debito! Mah, contenti voi! Certo la situazione si complica, non so se continuare così per il futuro, debbo pensarci bene, sarà meglio per oggi smettere. Andate pure a casa,vi farò sapere le mie decisioni.

Ma no signor Mario, ma che dice, vede Rita vuole che sia solo io a chiavarla in fica perché mi ama, ma non sa che anch’io l’amo tanto e mi farebbe tanto, ma tanto piacere vederla chiavata da un uomo esperto come lei, vorrei proprio vederla godere tanto, dopo i tanti sacrifici che fa per me!

No amore, ti prego, non farmelo mettere in fica, quella deve essere sola del marito, lo dicevano anche le suore!

I due erano seduti sul bordo del letto, Paolo allora l’abbracciò e le diede un bacio. Nel frattempo Mario si avvicinò e disse a Paolo di toglierle gli slip,voleva che ammirasse anche lui la folta peluria della moglie. Paolo subito ubbidì, spingendo la moglie un po’ indietro nel letto, poi l’abbracciò di nuovo. Mario si avvicinò, ancora magnificando la bellezza della donna e carezzandole il culo si accertò con la mano, avendone conferma, che avesse la fica abbastanza bagnata, che Rita fosse pronta. Solo allora si tolse la vestaglia, era completamente nudo, col cazzo durissimo. Paolo rimase un attimo meravigliato, la moglie gli aveva parlato del grosso cazzo di Mario, ma non si immaginava quanto! Subito riprese a cercare di convincere la moglie, che però sembrava non convincersi.

Dai su Rita, adesso ubbidisci. Anche tuo marito desidera che ti chiavi, se vuoi puoi restare abbracciata a lui mentre io ti infilzo col cazzo!

Il tono di Mario era diventato improvvisamente perentorio, mentre si avvicinava al letto. Lei cominciò a divincolarsi, ma il marito la teneva stretta a sé, Mario le prese le gambe e gliele bloccò mentre Paolo, continuando a stringerla la fece di forza sdraiare sul letto. Lei continuava a protestare e dimenarsi, ma ormai era bloccata e il cazzo di Mario era proprio contro la sua fica, un colpetto e sarebbe entrato dentro. Le sue contorsioni non facevano altro che farle strusciare le piccole labbra contro la grossa cappella del cazzo, aumentando l’eccitazione e il desiderio della penetrazione.

Insomma Rita ti decidi a smettere di contorcerti? A tuo marito piace vederti mentre ti chiavo, desidera che tu goda con un grosso cazzo, smettila di resistere e fammi entrare dentro di te. Dopo Paolo potrà anche andare a sedersi nella poltroncina e vederti finalmente godere per questa benedetta chiavata. Allora posso spingerti dentro il mio randello?

Va bene, se a Paolo piace tanto!

E Mario le appoggiò il cazzo alla fica, pronto per chiavarsela, mentre ancora il marito la teneva ferma. Solo la vista di quella grossa cappella appoggiata alla fica che lentamente entrava dentro, di quel lungo cazzo che entrava tutto nella vagina della moglie, portò Paolo a riconsiderare le sue ultime azioni. Arrossì violentemente, quello si stava chiavando la moglie e proprio sotto i suoi occhi. Una cosa era farselo raccontare dopo, un’altra era assistervi da vicino. La rabbia gli stava montando dentro, cominciò ad avvertire una violenta stretta allo stomaco, quel cazzo infilzava la moglie e lui avvertiva uno stiletto che infilzava il suo stomaco, avrebbe voluto gridargli di smettere di profanare quel posto che aveva conosciuto fino ad allora solo il suo cazzo, ma contemporaneamente avvertiva anche una forte eccitazione, sentiva il cazzo indurirsi prepotentemente, l’eccitazione poi aumentò a dismisura scacciando la rabbia, quando la moglie cominciò ad esprimere ad alta voce tutta la sua goduria sotto i colpi di quel grosso randello, ormai i suoi gemiti di piacere si mischiavano a quel continuo chiac, chiac, chiac, chiac, chiac, chiac, chiac, che veniva prodotto dalla chiavata, avvertiva di avere ormai un cazzo durissimo, segno che la scena lo eccitava tanto. Mario dovette accorgersi di questo conflitto che lo dilaniava e dopo un po’ gli disse:

Mamma mia Paolo, che bella fica calda ha tua moglie, adesso lasciala pure, vai a sederti sulla poltrona e guardala come gode col mio cazzo dentro il suo corpo. Se vuoi puoi anche farti una sega, molti lo fanno vedendo la propria donna sbattuta da un altro, dopo puoi buttare la sborra sull’asciugamani che è sul bracciolo.

Di nuovo ubbidì in silenzio e, mentre Mario si chiavava la moglie, cominciò a farsi una sega. Per Rita era come toccare il cielo con un dito. Vedeva riflessi i loro corpi avvinghiati in tanti specchi, vedeva il cazzo che andava avanti e indietro nella sua fica, sentiva un dito dell’uomo che la penetrava anche in culo, vedeva il marito che si menava il cazzo con le mani e in poco tempo sborrava nell’asciugamani. Raggiunse due orgasmi prima di farsi riempire dalla sborra di Mario. Questi uscì dal corpo della donna, le avvicinò il cazzo alla bocca e se lo fece ripulire con la lingua. Paolo ebbe un sussulto ma non disse nulla, non ne aveva il coraggio e del resto non era stato lui a far quasi violentare la moglie?

Bene Rita, vai pure a lavarti. Dopo vai in cucina e preparaci un caffè che ci porterai nel soggiorno. Intanto io e tuo marito ti aspetteremo in salotto, preparalo anche per te, questa sera lo prenderai, eccezionalmente, insieme a noi, visto che parleremo proprio di te.

Rita andò in bagno e ne uscì poco dopo, Mario e Paolo si recarono nel soggiorno, prima però Mario prese una scatola dallo studio, si sederono sul divano ed attesero la venuta di Rita. La donna entrò con il vassoio, diede ad ognuno la propria tazzina e poggiò il vassoio sul piccolo tavolino che era davanti al divano. Nel farlo si inchinò leggermente, ma sufficientemente perché la gonna si alzasse di quel tanto da scoprirle completamente il bel culetto. Mario la fece accomodare in mezzo a loro, quando si sedette la corta gonna le lasciò tutte le gambe scoperte, la balza delle autoreggenti era completamente in vista, procurando piacevoli movimenti nei pantaloni dei due uomini.

Possiamo dire che il percorso d’iniziazione di Rita si è concluso positivamente questa sera. Come avevo promesso scalerò 400 euro dal debito che avete verso di me, sempreché Rita continui a rendersi disponibile. Qui con me ho un piccolo quaderno su cui annoteremo le somme che mi verserete per estinguere il debito ed anche i giorni di abbuono per eventuali ore straordinarie. Da questo momento, e fino all’estinzione del debito Rita, per due ore al giorno continuerà ad essere, scusate il termine un po’ duro ma efficace, la mia temporanea schiava. Ci sono obiezioni?

Entrambi restarono in silenzio.

Bene, traduco il vostro silenzio con il pieno accordo a quanto ho detto. Adesso abbiamo anche sorseggiato il caffè, non devi fare qualcosa prima di riprenderti le tazzine?

L’ultima domanda era rivolta a Rita che subito comprese a cosa alludesse Mario. Senza neanche alzarsi abbassò la lampo dei pantaloni del marito, tirò fuori il cazzo ed iniziò a fargli un pompino, poi su indicazione di Mario fece la stessa cosa a lui. Cominciò a succhiare alternativamente i due cazzi, che stringeva in mano. Venne prima il marito, ne ingoiò la sborra e si dedicò poi solo all’altro fino ad ingoiarne la sborra. Dopo si alzò, prese le tazzine e tornò in cucina.
Mario accompagnò Paolo alla porta e lo congedò, poi andò in cucina, prese per mano Rita e la riportò nella stanza degli specchi. La denudò completamente e lei lo fece a lui. Ripresero subito a chiavare, con ancor più passione di prima.

Appena Rita uscì di casa Mario si versò un bicchiere di liquore e soddisfatto si sedette sul divano. Anche quella era fatta. Rita era stata svezzata per bene, ora doveva solo, a piccoli passi , spingerla a provare nuove esperienze. Era la sua ventesima ‘schiava’. Era soddisfatto, aveva dovuto attendere circa dieci anni, da quando aveva valutato che la coppia che aveva davanti possedeva tutte le giuste caratteristiche perché prima o poi cadesse in trappola ed era stato bravo a comprendere le doti nascoste in quella anonima ed incolore donna. Aveva circa dieci appartamentini, tutti fittati a giovani coppie, con una lei meritevole di attenzione, ma con un reddito a rischio. Aveva scoperto questa possibilità quasi trent’anni prima, quando una coppia di quarantenni si sottomise a lui, trentenne, per oltre tre anni. Certo era anche capitato che qualcuno piantasse tutto e se ne andasse via senza pagarlo, ma erano state queste le eccezioni, erano in maggioranza quelli che si erano accomodati nella poltroncina dei ‘cornuti’ nella stanza degli specchi.
Quando Rita tornò a casa trovò il marito che guardava la tv. Cenarono, e presto andarono a letto a dormire, senza scambiarsi parola se non un ‘buona notte’.
Il giorno successivo fu accolta da Mario con un lungo ed appassionato bacio.

Ieri sei stata proprio brava, ed hai imparato a servire i caffè in modo eccezionale. Adesso vai pure a cambiarti, io devo scendere, ho alcuni impegni importanti, mangia pure senza di me, oggi potrai riposarti. In settimana dovrei ricevere una visita, poi qualcuna in più la prossima. Sono ormai certo che mi farai fare una bellissima figura, saranno in tanti ad invidiarmi.

Rita andò a prepararsi perplessa. Non aveva valutato appieno la parola ‘schiava’, solo adesso ne comprendeva il pieno significato, cominciava a sospettare cosa volesse ancora da lei.

Ma allora devo rendermi disponibile anche per altri?

Certo, ma solo se te lo dico io e per ora solo per il rito del ‘caffè’ e senza ingoiare nulla; poi, al massimo , ma in via del tutto eccezionale, anche con il culetto. Baci e fica no, assolutamente. In questa casa solo io potrò chiavarti e baciarti!

Fino al giovedì le giornate trascorsero tutte uguali, lui la chiavava nella stanza degli specchi, pranzavano assieme e poi lui sorseggiava il caffè mentre lei lo spompinava. Il giovedì invece Mario le disse subito che avrebbero avuto un ospite a pranzo. Le fece indossare il vestito più corto. Andò ad aprire lei, quando bussarono alla porta. Era l’ospite, un coetaneo di Mario, che rimase a bocca aperta nel vederla. Vide subito che non le toglieva gli occhi di dosso, solo la presenza di Mario gli impedì di saltarle addosso. Come le aveva detto Mario, preparò i caffè, pose le tazzine su un vassoio assieme ad una minuscola tovaglietta. Servì i caffè e diede la tovaglietta all’ospite.

Ti servirà per l’ammazzacaffè, sempreché tu lo gradisca, disse Mario.

Certo che lo gradisco, non aspetto altro.

Rita allora gli si inginocchiò vicino, gli aprì la patta e tiratogli fuori il cazzo e gli fece un pompino; quando stava per venire lui tirò fuori il cazzo e lo coprì con la tovaglietta. Rita si rialzò e tornò in cucina per riordinare. Dal soggiorno udiva i commenti soddisfatti dell’ospite:

Cazzo Mario, sei proprio fortunato ad averla come schiava, è proprio una bella ragazza e ci sa fare parecchio!

Si meravigliò a sentirsi orgogliosa del complimento, e l’appellativo ‘schiava’ non le dava affatto fastidio. Quel giorno Mario appuntò nel quaderno la sua prima ora di straordinario. La settimana successiva ebbe modo di conoscere altri amici di Mario e capì anche che alcuni di loro avevano a casa donne che come lei si potevano definire schiave. A conclusione della settimana, per la domenica, Mario le disse di venire per le 19.00 e di avvisare il marito in quanto non sapeva quante ore di straordinario avrebbe fatto. Infatti venivano degli amici a cena e poi dopo avrebbero giocato a carte; le diede anche dei soldi perché si recasse da un parrucchiere, voleva proprio fare bella figura!

Insomma dovrò prenderne di cazzi in bocca, pensò Rita, e cominciò ad abituarsi all’idea. La sera Mario le fece mettere il vestito più corto e il perizoma, quando si vide allo specchio si compiacque molto di ciò che vedeva, era proprio una di quelle che i maschi definivano’ bbona’! La cena si svolse in un clima di allegria, occhiate di fuoco alle sue cosce ed anche qualche palpatina, ma senza esagerare. Dopo la brigata, Mario e altri tre, si trasferirono in un’altra stanza dove c’era un tavolo circolare per il gioco e un piccolo divano, una chaise loungue. Fino ad allora il suo compito si era limitato a cucinare e poi portare i piatti in tavola. Dopo cena non avevano neanche bevuto il ‘caffè’! Mentre lei rassettava il soggiorno e la cucina veniva ogni tanto interrotta per portare un bicchier d’acqua, un amaro, dei salatini, insomma la facevano andare spesso probabilmente solo per guardarla. Alla fine, verso le 23.00 Mario la chiamò, le chiese se avesse finito di rassettare e, alla sua conferma le disse.

Bene, allora vieni qua con noi, siediti sul divano ed aspetta che finiamo la partita. Sai la posta in gioco è molto alta, e poi tu sei direttamente interessata visto che in gioco c’è il tuo culetto, anzi prima di sederti vai a prendere il lubrificante nel bagno.

Insomma era lei la posta in gioco! Mah, alla fine mi è andata anche bene, aveva temuto di dover passare la serata a succhiare cazzi! Prese il lubrificante e tornò per sedersi al divano. Pochi minuti dopo finalmente finì la partita, aveva vinto Cesare, che era poi quello che aveva per primo sperimentato il suo ammazzacaffè. Subito Cesare, incitato ad alta voce dagli altri le si avvicinò, le fece togliere il perizoma ed inginocchiare sul diano, ma di traverso, voleva insomma incularla stando in piedi. E infatti, dopo averla lubrificata così fece, mentre gli altri lo incitavano come se fossero allo stadio. Cesare fece tutto il suo lavoro, certo che prenderlo da Mario era tutta un’altra cosa, era l’unico che le aveva fatto raggiungere l’orgasmo pur inculandola, sia il marito che questo Cesare pensavano solo al loro sollazzo. Appena Cesare ebbe finito Mario le disse:

Adesso puoi andare in bagno, poi preparaci i caffè, così finiremo la serata in bellezza!

E rieccoli i tanto temuti cazzi in bocca, pensò Rita, speravo proprio di scansarmeli!

Preparò i caffè, li mise sul vassoio insieme alle tovagliette, sollevò il vassoio e andò nella stanza dove si intrattenevano gli uomini. Questi l’aspettavano, ed erano completamente nudi.

Dai Rita, spogliati, hai finora superato brillantemente tutte le prove, adesso, mentre io ti chiaverò anche gli altri conosceranno il tuo bel culetto, lo stesso Cesare è impaziente di riprovarlo! Prima però vogliono assaggiare il sapore della tua fica, vogliono leccarti, ma solo un po’.

Attesero che si spogliasse, poi Mario la sollevò, la fece sedere sul bordo del tavolo e lui per primo cominciò a leccarle la fica, presto seguito dagli altri. Poi Mario si sedette sul bordo lungo del divano, lei con le cosce aperte si fece abbracciare da lui che le infilò il cazzo in fica e, sempre stringendola si abbassò con le spalle sul divano. In questo modo il culo di Rita era in bella vista. Era presa dalla goduria per il cazzo del suo padrone in fica, quasi non si accorse che qualcuno armeggiava con il lubrificante sul suo culo, ma avvertì chiaramente la penetrazione di un altro cazzo dentro di lei. Mario rallentò la frequenza della chiavata, del resto l’altro cazzo era in concorrenza col suo in uno spazio comunque ristretto! Rita si sentiva piena di quei due cazzi, quello di Mario era spinto nella parte superiore della fica, strusciava ancor più sul suo clitoride e subito le procurò un primo orgasmo, poi un altro e un altro ancora. Aveva perso completamente il controllo del proprio corpo, sapeva solo che era abbracciata a Mario, che godeva tanto ma non capiva di chi fossero i cazzi che aveva in corpo. Quando anche Cesare, buon ultimo, le aveva lasciato la sua sborra in culo Mario le sborrò in fica, era la sua seconda volta consecutiva, non aveva mai ritratto il cazzo, effetto evidente di certe pillole che lui e gli amici avevano preso poco prima. Effetto che si fece sentire poco dopo quando, uscendo dal bagno, lì ritrovò tutti in attesa del loro bravo pompino!
Erano le due quando Mario la riaccompagnò fino alla porta di casa.

Non voglio che tu corra il rischio di incontrare qualche malintenzionato, le aveva detto.

Già, aveva pensato, e cosa mai mi poteva fare il ‘malintenzionato’ che già non le avevano fatto!

Entrò in casa, per strada aveva cercato di riordinare le idee, per preparare il racconto per Paolo, aveva cercato di ricordare quante penetrazioni avesse subito in culo e in bocca, oltre alla lunghissima chiavata di Mario, ma nonostante tutti gli sforzi non riusciva a terminare il conto. Certo più di dieci, e poi alla fine che importava se dieci o quindici o quattordici: erano comunque tante!
Paolo si svegliò sentendola rientrare.

Allora hai finito tardi!

Già, Mario ha segnato nel quaderno cinque ore di straordinario.

Bene, bene, speriamo che faccia più spesso queste cene, semmai risparmiamo anche qualche altro trimestre di fitto!

Si girò dall’altra parte e riprese a dormire. Improvvise e copiose lacrime le rigarono il viso.

Maledetto, pensò indispettita Rita, gli frega solo risparmiare sul debito, mentre a me brucia il culo ed ho le labbra ancora intorpidite per tutti i cazzi che ho beccato, per non parlare della tanta sborra che ho nello stomaco, tanto vale che mi mandi a fare la puttana, così guadagno di più!

Durante la settimana successiva Mario fu molto indaffarato e lei poté riposarsi, in cinque giorni le toccò solo di fargli un veloce pompino. Il sabato poi seppe che avevano organizzato la serata a casa di Cesare e Mario la lasciò libera sia per quella che per la successiva giornata. Meglio così, pensò, certo non invidiando la malcapitata di turno! Si dedicò finalmente un po’ a se stessa ed ebbe anche il tempo per fare un po’ di conti. Ormai quel mese dovevano aver risparmiato qualcosa in più, visto che lei aveva sempre pranzato da Mario e Paolo al lavoro, sia in fabbrica che fuori. In pratica per l’intero mese non aveva mai cucinato in casa. E poi c’erano i soldi del lavoro in nero di Paolo, 50 euro al giorno. A conti fatti dovevano aver messo da parte almeno 600 euro, cioè nel giro di tre mesi, considerati gli abbuoni per le ore straordinarie, avrebbero potuto saldare il debito.
Già, avrebbe potuto liberarsi di Mario. Si accorse di pensare a ciò quasi a malincuore, in fondo Mario l’aveva trattata bene,le aveva insegnato tante cose e la chiavava divinamente. Per la prima volta con lui aveva scoperto l’orgasmo durante la penetrazione; col marito non era mai successo, Paolo la riempiva di sborra dopo qualche colpetto che a lei bastava solo per eccitarsi; solo dopo, lavandosi, raggiungeva l’orgasmo eccitata dalle sue stesse mani. Ma cosa erano questi pensieri? In ogni caso si sarebbe riscattata dalla ‘schiavitù’, dopo avrebbe potuto liberamente accettare o meno un rapporto!
Ringalluzzita dalla felice conclusione a cui era arrivata, si alzò dal tavolo e andò a controllare la scatola dei soldi che avevano nascosto sotto al letto. L’indomani il marito avrebbe preso lo stipendio,perciò tutto quello che c’era dentro corrispondeva ai loro risparmi. Prese la scatola e l’aprì, ma era vuota, completamente vuota. Pensò che il marito li avesse spostati in qualche luogo più sicuro e fiduciosa attese il suo ritorno.
Appena entrò dalla porta gli chiese dove avesse messo i soldi, dall’espressione del suo viso comprese dove fossero: nella maledetta gettoniera di qualche videopoker. Non ebbe neanche la forza di reagire, di litigare, era come se qualcosa le avesse tolto tutte le forze, l’avesse svuotata completamente. Andò subito a letto e vi rimase fino al mattino, ma non riuscì a chiudere occhio. Alle 12.00 la donna che Mario vide varcare la soglia di casa era solo l’ombra di quella che aveva conosciuto fin ad allora, era pallida e con gli occhi incavati.

Ma cosa ti è successo? Non ti senti bene?

La risposta fu un lunghissimo pianto. Mario l’abbracciò e la portò sul divano, tenendola stretta a sé attese che finisse di singhiozzare. Poi con calma e voce suadente le chiese:

Adesso mi dici la ragione di ciò? Mi spieghi cosa ti è successo?

Pensavo di aver messo da parte 600 euro, invece non ho trovato nulla, Paolo si è giocato di nuovo tutto!

In fin dei conti Mario lo sapeva che Paolo non avrebbe smesso di giocare, e del resto lo sperava anche. Fino a quando la situazione fosse stata quella Rita avrebbe continuato a soddisfare le sue voglie. Ma in fondo si stava affezionando a quella giovane donna e il suo racconto gli fece montare un sentimento di astio nei confronti del marito. Avrebbe dovuto punirlo. Decise intanto di concedere un po’ di riposo e distrazione a Rita. La portò perciò in un centro commerciale, le regalò qualche capo di abbigliamento, poi la portò a pranzare al ristorante. E al ristorante andarono anche i giorni successivi, dopo essersi concessi almeno un’ora di fuoco nella stanza degli specchi.
Il venerdì, prima di congedarsi, Mario le disse:

Il comportamento di Paolo è stato inqualificabile. Dovrei essere contento, perché così mi assicuro la tua presenza per molto tempo, ma non mi va il modo con cui ti ha trattata, la mancanza di rispetto per i tuoi sacrifici. Domani voglio che venga insieme a te, fammi sapere in serata l’ora. Prima di venire qui, vai dal parrucchiere dell’altra volta, ti prenoto anche per un trattamento estetico. Per il pagamento non ti preoccupare, ci penso io. Più tardi lo avviso. Quando vieni con lui vatti subito a cambiare, indossa l’abito corto con gli spacchi laterali. Io avviserò i miei amici. Deve vederti in tutto il tuo splendore, deve sedersi nella poltrona del ‘cornuto’ e vedere come noi godremo della tua bellezza, come abuseremo del tuo corpo al posto suo, deve rendersi conto a quanti sacrifici ti sta sottoponendo. E scusaci in anticipo se ti sembrerà di essere trattata con durezza. Ricordati che lo faremo con amore per il tuo bene!

In serata Rita lo avvisò che sarebbero andati alle 18.00 e lui le comunicò che le aveva fissato l’appuntamento dal parrucchiere per i capelli e l’estetista per le 15.00. Una splendida Rita, fresca di trucco e con i capelli perfettamente pettinati si presentò puntuale assieme al marito il giorno successivo. Rita subito andò a prepararsi, mentre Mario portava Paolo nel soggiorno e lo presentava ai tre amici. Poco dopo uno schianto di femmina faceva il suo ingresso nel soggiorno:

Cosa posso servirvi?
Per ora nulla, ma resta per favore ancora un po’, fatti ammirare, oggi ti vedo ancora più splendida del solito.

Arrossì per i complimenti, fece un paio di giri su se stessa come Mario le aveva chiesto, poi tornò in cucina, subito seguita da Mario.

Dopo ti chiamo ed iniziamo a farti la ‘festa’. Dovrai prenderti in bocca anche la sborra degli altri, se l’avrai sul corpo te la spalmerai addosso come fosse crema. Quando ti farò un cenno non ingoiare tutta la sborra, ma tienine un po’ in bocca. E perdonaci se saremo un po’ cattivi.

Le diede un bacio e ritornò subito in soggiorno.

Insomma Paolo ho saputo che ci sei ricascato di nuovo? Ma come possiamo farti capire che non puoi continuare a permettere che tua moglie sia schiavizzata in questa casa? Adesso andiamo nell’altra stanza, e pensa, se continuerai nel tuo scellerato comportamento, quello che vedrai stasera sarà niente in confronto a quello che potrebbe accadere tra due mesi, quando sarà il mio compleanno e darò una piccola festa, invitando almeno una decina di amici e non quattro come stasera,oltre a te, naturalmente.

Si spostarono nella stanza degli specchi, lo fece accomodare nella poltroncina mentre loro si sederono sul letto. Mario chiamò Rita che subito si presentò.

Cosa desiderate?

Vediamo un po’, siamo in quattro maschi. Tuo marito non conta, lui resta a guardare. Adesso ti spogliamo noi e tu poi lo farai a noi, dopo voglio vedere se riesci a soddisfarci tutti e quattro contemporaneamente.

L’attirò a sé e la baciò lungamente, mentre gli altri le toglievano il vestito e gli slip. Appena fu denudata lei cominciò a spogliarli, riservando un accenno di pompino a tutti non appena il cazzo svettava fuori dagli slip. Poi Mario di sedette sul bordo del letto, proprio di fronte a Paolo, fece sedere su di sé Rita, a cosce aperte, la baciò in bocca mentre lentamente cominciò ad infilarle il cazzo nella fica, proprio di fronte a Paolo che assistette, a tutta la scena, e la vista della grossa cappella che poco alla volta spariva nella vagina della moglie dovette dargli parecchio fastidio, visto che diventò rosso come un peperone. Come l’ultima volta a cena, Mario, stringendo sempre a sé la donna, si distese sulla schiena e di nuovo Cesare, dopo l’opportuna lubrificazione, rimanendo in piedi le infilò il cazzo in culo. Intanto Dario, stesosi anche lui afferrò la mano di Rita che cominciò a fargli una sega. Guido infine, dall’altro lato le fece girare la testa dalla sua parte glielo infilò in bocca cominciandola a chiavarla visto che Rita non poteva ormai muoversi più.

Cazzo Paolo, guarda che porca tua moglie, è proprio una schiava docile ed ubbidiente, sta fronteggiando alla grande quattro cazzi, ne ha tre in corpo e uno in mano, guarda bene come si fa fottere, oggi farà proprio il pieno di sborra, mamma mia che bella calda fica che ha, come minimo me la chiaverò almeno tre volte.

Paolo pur sempre paonazzo, si era eccitato ed aveva anche lui il cazzo in erezione, ma probabilmente si vergognava di tirarlo fuori per farsi una sega. Rita invece, pur con l’oppressione di tanti maschi addosso, aveva cominciato la sua serie di orgasmi. Bevve la sborra di Guido e ricevette quella di Mario e Cesare in vagina e in culo. Finalmente libera dagli altri cazzi poté dedicarsi a Dario che, vedendo la sua bocca libera, continuò in bocca e si fece fare un pompino. Intanto Mario le fece un cenno e lei capi, quando anche Dario sborrò ingoiò solo parzialmente il suo sperma.

Hai visto cosa deve fare una schiava? E questo è solo l’inizio! Adesso alzati e vieni a dare un bacio in bocca a tua moglie che si sta sacrificando per colpa tua.

Paolo si alzò a e baciò Rita, non sapendo che aveva ancora in bocca la sborra. Quando se ne accorse fece per ritrarsi, ma una mano caritatevole si poggiò sulla sua nuca e gli impedì l’arretramento. Dopo quasi un minuto la mano abbandonò la sua nuca, ma Mario gli ordinò perentoriamente di far raggiungere un orgasmo alla moglie leccandole la fica, da cui comunque colava ancora lo sperma. E di nuovo la sua bocca, venne in contatto con lo sperma di un altro. Quando Mario si accorse del raggiunto orgasmo di Rita gli disse:

Adesso puoi anche smettere, vatti a sedere di nuovo nella poltrona del ‘cornuto’ e guardaci mentre ricominciamo a fotterci la tua bellissima moglie, guarda bene come ci consoliamo sul suo corpo, guarda come la trattiamo da grande puttana, guarda come gode e raggiunge tanti orgasmi quanti tu non sei riuscito a farle raggiungere in tanti anni di matrimonio!

Questa volta fecero stendere lei sul letto, con Mario sopra che le infilò il cazzo e iniziò a chiavarla, mentre lei girò la testa e cominciò a farsi chiavare in bocca da Cesare, intanto gli altri due si misero ai suoi lati, le misero in mano i cazzi e aiutandola con la mano nei movimenti si fecero fare una sega. Paolo, sempre paonazzo assisteva impotente alla scena, sempre più incavolato ma sempre più eccitato, cominciava ogni tanto a toccarsi. Di nuovo Rita raggiunse l’orgasmo e di nuovo ingoiò la sborra di Cesare, anche Mario sborrò, in fica, mentre i due riempirono di sborra il corpo di Rita.

Vieni a dare una mano a tua moglie, spalmale la sborra sul corpo, massaggiale il seno e i capezzoli.

Di nuovo ubbidì senza fiatare, con diligenza e poi subito tornò al suo posto. Vide di nuovo i cazzi dei quattro in erezione, ma come facevano quei maledetti ad averlo sempre duro?
Intanto Cesare propose:

Visto il bel culo che si ritrova questa tua bella schiava, perchè non le facciamo una bella inculata seriale?

Mario disse di sì la fece mettere semisdraiata sul letto, a pancia in giù e con i piedi a terra. Iniziò prima lui ad incularla, poi Dario e Guido.
Quando venne il turno di Cesare Mario disse a Paolo di togliersi i pantaloni e gli slip per inculare la moglie. Paolo si alzò, si tolse i pantaloni e gli slip e, contento di entrare anche lui nel giro, infilò in culo alla moglie un cazzo che era diventato, nell’attesa, durissimo. Iniziò ad inculare Rita e mai si sarebbe aspettato quello che avvenne. Cesare, col suo grosso randello, si avvicinò e fece trenino! Quando Paolo realizzò che l’acuto dolore che aveva provato altri non era che un cazzo, che gli era entrato in culo, era ormai troppo tardi, si trovava in pratica stretto tra la moglie e ‘quello’. Il dolore quasi gli toglieva il respiro, s’era beccato un cazzo in culo senza esserne preparato, a secco, quasi senza lubrificante, a parte quel poco che Cesare aveva messo sul cazzo. Rita riuscì a vedere la scena dagli specchi. Lei che veniva inculata dal marito inculato da Cesare;il suo volto fu illuminato da un ampio sorriso. Comunque Paolo lo stesso riuscì a sborrare in culo alla moglie proprio mentre sentiva la calda sborra di Cesare che gli riempiva il culo. Avevano finito e finalmente Rita poté correre in bagno a liberarsi di tutta quella sborra ricevuta in culo. Paolo dovette aspettare che finisse prima di poter anche lui andare a liberarsi. Tornò con passo lento, sicuramente qualcosa gli bruciava dietro. Si sedette sulla poltrona, affranto ed umiliato, speriamo che sia finita,pensò.
Ma invece no, ancora non era finita, almeno per la moglie. Mario uscì per tornare con un piccolo timbro e un tampone in mano. Su una chiappa di Rita, sul bordo esterno, fu impresso un timbro circolare con la dicitura sul bordo ‘Schiava temporanea di Mario’ ed al centro il numero 20. Era come se fosse stata marcata. Gli amici salutarono ed uscirono.

Adesso potete andar via anche voi, e tu Paolo, pensa a quanti cazzi in culo si è dovuta sorbire tua moglie oggi e quanti se ne sorbirà per colpa tua. Ogni volta che ti siederai ad una macchinetta per giocare, pensa a quanto ti sta bruciando il culo adesso e continuerà a farlo anche domani.

Rita andò a cambiarsi d’abito, Mario notò che anche lei, al pari del marito, camminava con le gambe un po’ divaricate e con leggera difficoltà. Decise perciò di riaccompagnarli a casa in auto. Prima che scendessero riprese a parlare:

Domani porterò tua moglie a comprarsi qualche vestito più decente per sostituire questi brutti e vecchi stracci che il tuo sciagurato comportamento l’obbliga ad usare. Se continuerai a comportarti da sciocco, comincerò a portare tua moglie in giro nei posti dove vi conoscono, capirai così, dai sorrisini di chi ti conosce, che le corna non ti portano solo eccitazione e piacere. La prossima settimana ho visto che Rita compie trent’anni. La festeggeremo a casa mia, regalandole una serata con chi vorrà invitare lei e facendo, per una volta, tutto quello che lei ci comanderà di fare!

Il giorno successivo la portò al centro commerciale, era domenica, ma i negozi erano aperti. Le fece acquistare alcuni vestitini, belli ma anonimi, nulla di appariscente e tutti rigorosamente lunghi fino al ginocchio, ad eccezione di uno scollato sia avanti che indietro che le arrivava a mezza coscia.

Questo sarà il vestito che indosserai al tuo compleanno.

Andarono a pranzo, poi Mario la riaccompagnò fino a casa. Il lunedì di nuovo la portò in giro per acquisti, questa volta per scarpe e intimo. Il martedì una sorridente Rita, fresca come una rosa e con uno dei nuovi vestiti indosso entrò in casa, accolta da un caloroso bacio di Mario.

Oggi non ti cambiare d’abito, non serve. Spogliati direttamente e vieni in camera da letto mia, ti voglio mia nel mio letto, non nella camera degli specchi!

Era la prima volta che le era consentito di stendersi sul suo letto.

Chissà, pensò orgogliosa, certamente sarà un positivo segnale nei miei confronti. Forse si starà affezionando a me, forse si sta innamorando!

Con la testa presa da questi bei pensieri si distese nuda al suo fianco. Mario l’abbracciò e la baciò. Col cazzo durissimo, contro la sua fica, pronto a penetrarla, le disse:

Devi farmi sapere chi devo invitare venerdì. E voglio anche sapere cosa vuoi essere fatto e da chi.

Ecco, vorrei.

Ti ho detto cosa vuoi, perciò devi dire voglio, non vorrei.

Allora voglio che vengano Cesare, Guido e Dario, oltre a Paolo. Voglio che essere invitata a ballare dei lenti, voglio che mi portiate nella camera degli specchi dove ci dovremo spogliare tutti, anche Paolo che si siederà nella sua poltrona, quella del cornuto. Voglio essere leccata da tutti voi e poi uno alla volta mi dovrete chiavare fino all’orgasmo. Dopo ogni chiavata voglio che Paolo venga a pulirmi la fica con la lingua. E voglio vederlo segarsi e sborrare nella tovaglietta mentre tutti voi mi chiaverete sborrandomi in vagina.

Appena finì di parlare fu trafitta dal cazzo di Mario che le scivolò dentro facilmente, unto degli umori che mentre parlava le avevano inzuppato la fica. Passarono quasi entrambe le ore a letto a chiavare. Poi lei gli chiese il significato di quel 20. Mario le spiegò tutto sul suo metodo di fittare gli appartamenti, di aver avuto tante schiave prima di lei, e lei era la 20esima.

Però sappi che nessuna è entrata nel mio letto, ha nessuna ho comprato vestiti se non quelli da ‘lavoro’.

Quest’ultima frase fece subito dileguare quel fastidio che la stava assalendo quando aveva saputo delle altre prima di lei.

Il venerdì alle 20.00, per l’occasione Mario andò a prendere con l’auto lei e il marito e li portò a casa. Era veramente bella con quel nuovo vestito, con i capelli appena trattati dal parrucchiere e con il leggero ma professionale trattamento al viso che le aveva riservata l’estetista. A casa già c’erano gli amici, una bella torta con trenta candeline campeggiava sul tavolo. Su sua indicazione fu subito avviato un cd con musica ballabile e Mario e gli amici, a turno, la invitarono a ballare.

Verso le 21.00 decise che era l’ora di andare nella sala degli specchi, disse a tutti di spogliarsi e ordinò, perentoriamente al marito di andare a sedersi in poltrona. Si stese sul letto e chiese che le leccassero la fica. Lo fecero con piacere regalandole i primi orgasmi, poi iniziarono a turno a chiavarla, Paolo sulla poltrona guardava la moglie che godeva come una porcella e iniziò presto, su indicazione della moglie a segarsi. Raggiunse altri orgasmi ad ogni chiavata ed ogni volta Paolo dovette alzarsi per pulirle la fica con la lingua della sborra che le colava fuori. Alla fine aveva anche lui sborrato, ma nell’apposita tovaglietta.

Era quasi mezzanotte quando si spostarono tutti, ancora nudi, nel soggiorno dove finalmente, allo scadere delle 24.00 lei spense le candeline e fu stappata una bottiglia di champagne. Tagliò lei la torta facendo le porzioni, poi si stese sul tavolo con indosso le varie fette di torta. Volle che ognuno mangiasse la sua senza toccarla con le mani. Ognuno mangiava la torta sulla donna, toccandola ripetutamente con le labbra, la porzione di Mario era sulla parte basse del ventre, Mario ne approfittò per leccare la fica. Lei mangiava la sua porzione lentamente, continuamente si interrompeva con lunghi sospiri di piacere che le procuravano tante labbra sul suo corpo e, principalmente per le leccate di Mario.

Quando finirono la torta lei ancora stava mangiando la sua, Mario questa volta prese direttamente l’iniziativa, aveva il cazzo duro e pure i suoi amici. Afferrò Rita per i fianchi e la tirò verso di se, con la fica al bordo del tavolo, le allargò le cosce, le infilò il cazzo ed iniziò a chiavarla, mentre i suoi amici ai due lati del tavolo iniziarono a masturbarsi.

Tu vatti invece a sedere sulla poltrona, guarda come trattiamo come una regina tua moglie, guarda come le dedichiamo le nostre sborrate, guarda come gode.


Mestamente Paolo andò a sedersi in poltrona, anche lui aveva di nuovo il cazzo in tiro, ma non era stato invitato al ‘banchetto’, altro che regina, la stanno trattando peggio di una puttana> pensava, ma subito dovette ricredersi quando iniziò a sorbirsi tutte le sonore manifestazioni di piacere della moglie, tutti i suoi incitamenti a Mario perché la chiavasse con sempre maggiore intensità “è proprio lei che è una puttana, una porca insaziabile!”.

Dopo quasi sette minuti finalmente anche quella tortura finì e, ormai rassegnato, ubbidì a Mario che gli intimò di prendere un paio di tovagliette per pulire il corpo della moglie che era ormai pieno dei residui di crema della torta mischiatisi alla sborra dei tre che si erano masturbati.

Alla fine Rita andò a farsi una doccia, uscì dal bagno ancora nuda, ma pulita. Fu fatta sdraiare sul divano e Mario e i suoi amici la cosparsero di crema idratante su tutto il corpo con delicati massaggi, poi l’aiutarono a rivestirsi. I tre amici la salutarono e si accommiatarono gratificati da Rita con un bacio in bocca, a dimostrazione della sua gratitudine. Infine Mario accompagnò lei e il marito a casa, vista la tarda ora.. Stavano per scendere dall’auto quando lei disse al marito:

Scendi e vattene a casa, questa notte dormi da solo, io torno a casa con Mario, voglio dormire con lui, voglio svegliarmi vicino all’uomo che mi ha dato l’opportunità, per la prima volta nella mia vita, di festeggiare il mio compleanno come meglio volevo.

Paolo andò a casa, era preoccupato. Aveva goduto a vederla sbattuta da altri, ma era anche arrabbiato per le umiliazioni che le aveva inflitto la moglie.
Intanto Mario e Rita tornarono a casa, erano abbondantemente passate le due, entrarono nell’ascensore abbracciati come due sposini, appena si chiusero le porte Rita si avvinghiò a Mario e iniziò un lunghissimo bacio mozzafiato, quando si riaprirono le porte si stavano ancora baciando. Entrarono in casa.

Mi chiavi di nuovo prima di addormentarci?

E me lo chiedi pure? Non vedi che non aspetto altro?

Lei si diresse nella camera degli specchi, ma Mario la fermò.

No, lì ho sempre chiavato le mie schiave, oggi tu non lo sei e verrai di nuovo nel mio letto.

Di nuovo gli si avvinghiò addosso, di nuovo gli diede un lunghissimo bacio. Entrarono in camera da letto, Mario la spogliò completamente, la guardava estasiato, era una bella donna, vederla gli faceva un effetto che mai aveva provato nella sua vita.

Aspetta un momento, torno subito.

In effetti neanche il tempo di dirlo che era già di ritorno, aveva un batuffolo di cotone in mano. Glielo passò sulla chiappa cancellandole definitivamente quel timbro che le aveva messo pochi giorni prima.

A Paolo non dire niente di quello che adesso ti dirò. D’ora in poi, e non solo per oggi, non sarai più la mia schiava! Continuerai a venire da me tutti i giorni, ma senza più indossare alcun abito particolare, non dovrai più entrare nella camera degli specchi, a meno che tu non lo voglia espressamente. Ti farai chiavare da me, e nel mio letto, solo se lo vorrai!

Voltò leggermente la testa, i suoi occhi si gonfiarono per le abbondanti lacrime che solcarono le sue guance, il cuore in tumulto per quello che Mario le aveva appena detto. Si strinse a lui e gli diede tutta se stessa in una chiavata appassionata, quasi selvaggia durante la quale capì che ormai quell’uomo, liberando il suo corpo dalla schiavitù, l’aveva resa schiava nella mente, e ne era contentissima!
Fu una notte bellissima, dormì abbracciata al suo ‘padrone’ ed al risveglio pretese di nuovo di essere trafitta dalla sua clava. Fecero colazione assieme, poi Mario la portò in gita al lago dove pranzarono in un bel ristorantino. Verso le 18.00 Mario la riaccompagnò a casa.
Paolo era da poco rientrato, vide il viso insolitamente sereno della moglie, comprese che era soddisfatta ed iniziò a temere che la moglie si stesse lentamente distaccando da lui, aveva negli ultimi giorni assistito, impotente, alla crescita esponenziale del potere che Mario esercitava su di loro; decise che era il momento di dare una svolta, era il momento di fare il massimo dei sacrifici per risparmiare e dare a Mario la somma sufficiente a riscattare la moglie, prima di perderla definitivamente. Non sapeva che Mario ormai l’aveva legata a sé e lui non poteva più farci niente.
Mise subito in pratica i suoi proponimenti, a fine mese risparmiò i primi 600euro e chiese alla moglie di portarli a Mario, e così i mesi successivi. In poco meno di tre mesi aveva riscattato la sua donna e aveva puntualmente pagato il nuovo trimestre di fitto. L’ultimo pagamento volle avere la soddisfazione di farlo lui.

Desiderava, per la verità, e l’ottenne, di andare di nuovo nella sala degli specchi, desiderava di nuovo vedere la moglie chiavata da quel grosso cazzo, voleva di nuovo eccitarsi nel vedere la moglie godere trafitta da quel randello che era quasi il doppio del suo, voleva di nuovo farsi delle seghe immaginando non di essere lui al posto di Mario, così come aveva detto a Rita, ma di essere al posto della moglie, di essere lui a ricevere in bocca il cazzo di Mario, per farselo scendere fino in gola come aveva imparato Rita, o per farsi di nuovo rompere il culo, ma questa volta da Mario! Ottenne tutto quello che desiderava, ad eccezione delle sue fantasie gay.

Mario li congedò dando un appassionato bacio a Rita, invitandoli a venire tutte le volte che avessero desiderato la camera degli specchi. Ma prima si era già accordato con la sua nuova amante per incontrarla due volte la settimana nel suo letto matrimoniale e Rita era rimasta entusiasta per questa sua nuova veste, avrebbe cornificato il marito a sua insaputa, sarebbe stata amante alla pari dell’uomo che aveva scelto, libera di troncare il rapporto in qualsiasi momento.
Non era passata neanche una settimana da questa sua nuova veste che un giorno a letto, verso le sei del mattino ed appena Paolo era uscito per recarsi in fabbrica, ebbe modo di ascoltare una discussione tra i suoi vicini, le pareti erano sì sottili, ma lei curiosa, aveva avvicinato l’orecchio al muro per sentire meglio:

Ma tu sei pazzo, ti sei giocato tutto, e adesso come facciamo a pagarlo, gli dobbiamo ormai un anno di fitto!

Ma dai Carla, il ‘vecchio ti ha già concesso tre proroghe, lo sai che gli sei simpatica. Vai a chiedergli un’altra proroga e portati anche Barbara, si è affezionato a lei, le ha sempre regalato dolci e giocattoli, da quando era bambina!

Già, pensò Rita un po’ infastidita, ma quando era bambina! Ora invece era una giovane e bella ragazza di circa 18anni, insieme alla madre,una bella e procace signora quarantenne, erano proprio candidate ad essere la prima coppia di schiave di Mario!
Il venerdì successivo era ancora a letto col cazzo di Mario che le si afflosciava in fica e lentamente ne usciva, quando gli riferì quello che aveva sentito.

Ma come mai non sono già tue schiave? Dopo un solo trimestre di proroga io ero già a farti i primi pompini! Forse la presenza della figlia ti impedisce di forzare la mano?

Con loro è un po’ diverso, poi ti spiegherò il perché. Certo non è la presenza della figlia a fermarmi, anzi la cosa mi intrigherebbe molto e poi la ragazza è anche maggiorenne.

Lo sapevi che per un uomo è più facile offrire la moglie che la figlia?
E comunque già mi è accaduto due volte di avere madre e figlia, la prima non riuscii, inizialmente, a schiavizzare la figlia. Ottenni subito e senza alcun problema di chiavarmi la madre, nella camera degli specchi, davanti al marito che era un cuckold sfacciato, che aspettava solo il momento buono per vedere la moglie infilzata da un grosso cazzo.
Proprio questa sua propensione mi fece spingere a richiedere la contemporanea presenza delle due donne per le solite due ore a casa mia. Lui, che era ancora eccitato per avermi visto chiavare la moglie, accettò subito che la moglie venisse da me, ma cominciò a resistere per quanto riguarda la figlia, sarebbe stato disposto a mandarmi la moglie anche per tutta la notte! Alla fine lo convinsi a mandarmi le due donne, ma la figlia avrebbe fatto solo faccende domestiche.
In effetti per tutta la settimana rispettai l’accordo, la ragazza era impegnata nelle faccende domestiche, mentre la madre in quelle orizzontali nella camera degli specchi. Naturalmente feci di tutto per essere gentile con entrambe per ingraziarmele. Dopo il terzo giorno ormai la madre non vedeva l’ora che la portassi a letto, cominciai a notare le occhiate incuriosite che la ragazza lanciava al rigonfiamento nei miei pantaloni ed ebbi la netta sensazione che aveva cominciato a spiarci mentre eravamo nella stanza degli specchi, del resto la madre, incurante della presenza della figlia nell’altra camera, manifestava ad alta voce tutto il suo piacere a ricevere il mio cazzo nel suo corpo.
Allora ero all’inizio della mia esperienza e ancora non avevo conosciuto gli amici che conosci. Nell’accordo era previsto che la domenica dovesse venire a pranzo il marito per poi assistere al nostro spettacolo.

Come ti dicevo per un uomo è più facile dare la propria moglie che la figlia. Mi ricordai allora qualcosa che avevo letto al proposito su un testo inglese, che trattava del complesso rapporto tra padri e figlie dal punto di vista sessuale. In pratica, da quando le ragazze diventavano adolescenti per i padri era una continua repressione dei primordiali istinti sessuali che li spingerebbero verso la femmina. Per far ciò quasi idealizzavano le loro figlie, in esse non vedevano le femmine qual erano, ma le pure ragazze che avevano conosciute prima dell’adolescenza e solo qualcosa di ‘forte’ avrebbe potuto abbattere questa barriera. Perciò mi venne un’idea, avrei dovuto ‘scioccare’ il padre, fargli vedere la femmina che era diventata la figlia in tutto il suo splendore, in tutta la sua forza sensuale di femmina lussuriosa pronta a soddisfare le richieste del maschio.

Già allora vestivano in modo particolare, alla ragazza avevo inizialmente riservato un vestito quasi normale, che le arrivava al ginocchio. Per la domenica riservai ad entrambe un vestito molto corto e scollatissimo, e per la prima volta feci indossare loro delle calze a rete, il reggicalze che andava di moda per la biancheria sexy e un reggiseno trasparente a balconcino che faceva risaltare le prosperose ‘gemelle’, una quinta per la madre, una quarta per la figlia più magra, di cui erano rifornite.
Dissi però alla ragazza di indossare il solito vestito, quello ‘normale’, e solo dopo pranzo, mentre noi eravamo nella camera degli specchi avrebbe indossato quello uguale alla madre e con questo ci avrebbe servito il caffè quando l’avrei chiamata.
Vidi lo sguardo di contentezza nella ragazza che aveva capito che era anche arrivato il suo momento.

Insomma quando le due donne, ci chiamarono in soggiorno perché il pranzo era pronto al pover’uomo per poco non veniva un infarto. Non aveva mai visto la moglie vestita in modo così provocante,probabilmente solo allora cominciò a rendersi conto di quanto fosse bella. Vedevo i suoi occhi che andavano continuamente dal seno alle gambe della moglie. Penso non si accorgesse neanche che stava mangiando, sembrava in trance.
Quando ci spostammo nella camera degli specchi, spogliai la moglie e cominciai a chiavarmela, dopo averle prima fatto assaggiare un po’ il cazzo in bocca, strabuzzò gli occhi letteralmente gli occhi e cominciò a toccarsi, ogni tanto, il cazzo. Appena la moglie andò in bagno per pulirsi della mia prima sborrata, avvisai ad alta voce la ragazza perché ci portasse dei caffè. Non gli avevo ancora dato il permesso di masturbarsi, il cazzo perciò gli era rimasto ancora bello duro quando entrò la ragazza.
Fu per lui una botta terribile, lo vidi sbiancare in volto, temetti per un momento che svenisse. Già era entrato come in trance, aveva visto la moglie farsi chiavare da me e si era ancor di più eccitato. Con quell’atmosfera di trasgressione che si era creata fece la sua apparizione la figlia col vassoio dei caffè. Camminava impettita in tutto il suo splendore di femmina.
Per la prima volta lui la vedeva per quello che era, una femmina stupenda da sbattere sul letto e chiavare. La vide chinarsi per porgermi la tazzina, vide le sue splendide gambe, la rosea carne delle cosce nude dalle calze al perizoma, poi il suo bel seno quando si inclinò per porgergli la tazzina.
Ormai non era più il padre, era solo un maschio che desiderava quel corpo, certamente le sarebbe saltato addosso se non ci fossimo stato anche noi presenti.
La madre ad un mio cenno era andata a sedersi accanto al marito, appena finimmo di sorseggiare il caffè, dissi alla ragazza di posare sul tavolino il vassoio, mi avvicinai e la feci voltare verso i genitori, poi mentre iniziavo, da dietro, ad abbassarle lentamente il vestito dalle spalle, la madre, come istruita da me in precedenza, apriva la patta dei pantaloni al marito e ne tirava fuori un cazzo durissimo e cominciava a carezzarglielo lentamente, proprio quando ormai la ragazza era rimasta senza il vestito. Quasi gli usciva la bava dalla bocca quando le tolsi il reggiseno. Era ormai letteralmente nel ‘pallone’, quando vide che le toglievo gli slip e la portavo sul letto.

Adesso smettila di carezzargli il cazzo, togliti gli slip anche tu e masturbatevi pure mentre io mi chiavo vostra figlia.

Non dissero nulla e cominciarono subito a masturbarsi. Diedi un lungo bacio alla ragazza che appena ebbe la bocca libera mi sussurrò:

Ti prego, non farmi male,è la mia prima volta!

Non ti preoccupare, hai sentito come faccio godere tua madre, con te mi impegnerò ancora di più!

E così subito affondai la mia bocca tra le sue cosce, con la lingua le feci quasi raggiungere l’orgasmo, poi mi ritrassi e dopo aver lubrificato il cazzo glielo appoggiai sulla fica, pronto per penetrarla. Di nuovo la baciai e lei rispose con veemenza al bacio, sentii che si inarcava sotto di me, sentii il cazzo che si fermava davanti l’ostacolo, era lei che desiderava che la penetrassi e non la feci attendere di più, un colpetto e il cazzo le entrò tutto dentro, avvertii solo un piccolo scatto nel suo corpo, ma subito dopo cominciò a godere come una porcella. Raggiunse subito l’orgasmo e poi un altro proprio quando l’inondai di sperma.
Il padre era rimasto a bocca aperta a vedermi mentre mi chiavavo la figlia, lui aveva sborrato subito, quando io non le avevo ancora infilato il cazzo; quando vide come godeva la figlia sotto i miei colpi si eccitò di nuovo e di nuovo si masturbò. Era proprio un perfetto cuckold, si eccitava a vedermi chiavare sia la moglie che la figlia.

Da allora le due donne si alternarono a soddisfarmi, poi la domenica me le chiavavo entrambe davanti al padre/marito.
Furono mie sottoposte per quasi due anni! Lui continuò ad assistere alle chiavate della moglie e della figlia tutte le domeniche, ma poteva solo masturbarsi, e lo faceva sempre mentre mi chiavavo la figlia. Una volta cercò di toccarla, me ne accorsi in tempo e glielo impedii.

Cazzo Mario il tuo racconto mi ha rimesso un gran voglia addosso, dai su, adesso pensa a chiavarmi di nuovo, ti voglio di nuovo dentro di me, il racconto lo prosegui dopo.

La seconda volta fu più o meno quando fittai la casa a te e tuo marito. Ormai avevo affinato la tecnica di ricerca dei soggetti più adatti. Come ben sai non fittavo mai subito la casa, facevo in modo da avere più incontri con i soggetti interessati, per poterli studiare meglio e fare le mie valutazioni. Nel tempo sono passato da un 20% ad un 60% di successo, colpa anche però della crisi economica!

Ti dicevo della seconda volta in cui ebbi sia la madre che la figlia. Quando vennero a vedere la casa, volevano fittarla subito, dissi loro che stavo valutando anche altre proposte e chiesi altre notizie, era una prassi che tu conosci benissimo! Naturalmente ostentai molto interesse per la donna che, accortasi del mio interesse cominciò a civettare un po’, nella speranza di ammorbidirmi, mentre il marito non mostrava fastidio per il mio interesse.
Dissi loro che, per una valutazione completa, dovevo vedere anche i figli. Diedi perciò appuntamento a casa mia per il giorno successivo. Vennero puntuali a casa, avevano una sola figlia di circa 14anni molto somigliante alla madre, che era una quarantenne non eccessivamente bella, ma ben curata. Naturalmente, come del resto mi aspettavo, la donna venne più ‘acconciata’ al secondo incontro, l’abito era leggermente più corto e più scollato. Mi allontanai per preparare il caffè, dalla cucina vedevo i loro movimenti, vidi chiaramente, appena la figlia si voltò per vedere i cd sullo stereo, il cenno che il marito fece alla moglie e questa subito si tirava un po’ su la gonna. Quando portai il caffè, ostentatamente posai lo sguardo sulle sue cosce. Compresi subito le tendenze cuckold del marito, fu un altro punto a suo favore, così come l’interesse per i miei cd della figlia, la sua disponibilità a discutere di musica con me mi fecero decidere definitivamente.

Quando li telefonai dissi che potevano venire a firmare il contratto, che volevo le firme di entrambi sul contratto e che avrebbero potuto portare anche la figlia.
Di nuovo mostrai molta ‘simpatia’ per la donna, lasciando che la figlia ascoltasse con le cuffie un po’ di buona musica. Dissi che potevano, al bisogno, accompagnare la figlia ad ascoltare la musica quando volessero e sicuramente quando mi portavano il pigione.
Venivano sempre tutti e tre per portarmi il fitto, facevo trovare loro dei pasticcini e la ragazza, a cui avevo anche regalato un lettore cd portatile, si intratteneva ad ascoltare la musica nello studio, dove avevo appositamente spostato lo stereo, per essere più’liberi’, per l’occasione le regalavo sempre qualche cd, per tenerla in ‘caldo’ per il futuro; la ragazza apprezzava sempre e mi dava sempre per ringraziarmi un bacio sulla guancia, ma per farlo mi si appiccicava addosso e mi faceva sentire tutta la durezza dei seni.
La madre vestiva sempre in modo da essere ‘ammirata’, ma mai troppo volgarmente. Portava sempre gonne di poco sopra al ginocchio, camicette anonime. Era quando la figlia si allontanava che iniziava lo spettacolo: la gonna risaliva di molto scoprendole abbondantemente le cosce, la camicetta magicamente si apriva di più. Ed ebbi modo di notare, più di una volta, che era il marito ad aiutarla a mettere in mostra le proprie grazie, alzandole opportunamente la gonna o aprendole di più la camicetta, ogni volta che io con qualche scusa mi allontanavo.
Era un periodo in cui ero molto impegnato col lavoro, la sera facevo spesso tardi e a stento potevo dedicarmi alla schiava di turno, perciò rinviai a miglior tempo il tentativo di portarli nella camera degli specchi, anche se ero ormai sicuro di non dover aspettare che non mi pagassero il fitto.

Accadde però che un giorno, accompagnando la ragazza, che intanto era diventata una bella adolescente, nello studio, la mano che le tenevo sempre sul fianco scendesse un po’ più, senza che lei protestasse. Le regalai i soliti cd e lei si accostò per il solito bacio, ma lo fece stringendosi di più o forse fui io a stringerla a me, comunque invece che sulla guancia il bacio me lo diede sulla bocca. Rimasi turbato da quel bacio e non osai tentare qualcosa di più, mi aveva fatto indurire il cazzo e decisi che era arrivato il momento di iniziare a coltivarmela, del resto si avvicinava alla maggiore età ed averla insieme alla madre mi avrebbe fatto molto piacere.
Tornai nel soggiorno, avevano avuto più tempo del solito per la ‘preparazione’ e si vedeva: la donna non aveva più il reggiseno, si vedevano i capezzoli con le aureole che premevano sulla stoffa, le cosce erano completamente scoperte. Avevo una voglia matta di chiavarmela lì, davanti a lui, ma c’era la ragazza nell’altra stanza. Ricordai che le avevo dato più di un cd da ascoltare, perciò avevamo a disposizione un po’ di tempo in più.
Li invitai a visitare la casa, mi seguirono fino, per ultima, alla camera degli specchi. Subito lui chiese a cosa servisse la poltrona. Gli dissi che era riservata a chi godeva nel vedere la propria donna chiavare. Intanto richiusi a chiave la porta e tornammo nel soggiorno, si sedettero vicini sul divano, la moglie sempre con le cosce scoperte. Era incredulo:

Ma come, ci sono uomini a cui piace vedere la propria donna fare l’amore con un altro uomo?

Beh, chiamiamo le cose per quello che sono. Fare l’amore è una cosa che coinvolge molto, chiavare è solo un’azione che porta tanto piacere, ma non implica un coinvolgimento sentimentale. Per questo ci sono uomini a cui piace vedere la propria moglie infilzata dal cazzo di un altro.
Molti si accontentano di vedere la moglie ammirata e desiderata da altri, del resto è comune essere orgogliosi di ciò, lo si è anche per un bell’oggetto, una casa o un’auto. Col tempo qualcuno si accorge di provare gli stessi sentimenti nel vederla palpeggiata in ascensore o in metro o comunque in un luogo affollato. Alcuni si fermano a ciò, ma sono sempre più quelli che vanno oltre, i club privé sono sempre affollati, anche se in maggioranza queste pratiche vengono svolte tra le mura domestiche, osservando direttamente o anche di nascosto.

Mah, mi riesce sempre più difficile crederci.

Scusa caro, ma non sei proprio tu che mi hai detto che in quel privè in fondo alla strada c’è un grosso movimento, e ci hai anche visto entrarci un collega con la moglie?

Già, quasi dimenticavo!

Scusa se te lo chiedo, ma non sei orgoglioso di avere vicino una donna così bella.

Certo che sono orgoglioso.

E non ti fa piacere quando la guardano e la desiderano?
Beh, in effetti mi piace quando le guardano le cosce e il culo.

Andai allora a sedermi a fianco alla donna, che si trovava in mezzo a noi, le misi una mano sul ginocchio e mentre parlavo lentamente cominciai a risalire in alto.

Vedi, dissi, tua moglie è proprio una bella femmina, ha delle gambe stupende ed io desidero tanto toccarla, come sto facendo. Non ti fa in fondo piacere che io la tocchi un po’?

Beh sì, però toccare è una cosa, fare il resto è un’altra.

Eppure scommetto che mentre la sto toccando, sulla coscia e adesso, guarda, anche sul seno, il tuo cazzo si è fatto rigido come il mio. Wanda, controlla pure con le mani.

Caspita avete entrambi l’uccello duro!

E allora tiracelo fuori ad entrambi.

Ma di là c’è Paola!

Non ti preoccupare, non dobbiamo mica chiavare, per questo c’è la camera che avete appena visto. La ragazza sta ascoltando i nuovi cd, ne avrà ancora per un po’ e poi se la sentissimo arrivare non ci vorrà nulla per ricomporci!

Subito ubbidì, mise fuori prima il cazzo del marito, poi passò al mio. Restò a bocca aperta quando me lo vide svettare fuori. Era quasi il doppio di quello del marito, negli occhi le lessi il desiderio di ‘provarlo’, anche subito.

Vedi Alfredo? Le carezzo le cosce e il seno e lei mi ha toccato il cazzo, alla fine a te fa piacere e lo dimostri col cazzo duro.

Non rispose, anche lui non si aspettava di vedermi con un cazzo così grosso. Intanto la mano era ormai arrivata alla fica, bagnatissima della moglie.

Che dici se la carezziamo un po’ assieme, tu il seno ed io la fica? Dai solo un po’.

Cominciammo a carezzarla tutta, sentivo la sua fica sotto le mie dita, la sua mano cominciò a stringermi il cazzo. Stavamo iniziando a masturbarci quando sentimmo la musica interrompersi. Ci ricomponemmo subito, poco dopo Paola mi chiamò nello studio. Era per un cd, non riusciva ad aprire la custodia! L’aprii e tornai subito di là, ma ormai l’atmosfera trasgressiva sembrava si fosse diradata. Quando però lui chiese di recarsi in bagno compresi che era una scusa, infatti vidi che ci spiava dalla porta non chiusa completamente. Lo accontentai subito con nuovi pesanti palpeggiamenti alla moglie, poi tirai di nuovo il cazzo fuori e lo avvicinai al suo viso:

Mamma mia, non ho mai visto un cazzo così grande.

Fu l’unica cosa che riuscì a dire, glielo infilai in bocca e mentre le tenevo la testa ferma con le mani, cominciai a chiavarla. Ero troppo arrapato, non potevo aspettare le sue leccate, la chiavavo in bocca come l’avrei chiavata in fica o in culo, lei si limitava a succhiare.

Adesso sto per venire, ti sborro in bocca perché mi piace riempirti del mio liquido, mi piace che assaggi ed ingoi la mia sborra!


Lei veramente cercò di sottrarsi, ma non ci riuscì, la tenevo ben ferma con una mano dietro la nuca. Mi guardò negli occhi mentre sborravo. La ingoiò tutta.

Sei una femmina eccezionale, adesso ti carezzo un po’ la fica, così quando torna tuo marito vedrà che ti sto solo facendo il trattamento di prima.


E così fu, lui capì che poteva tornare, si sedette di nuovo a carezzarle il seno mentre io le procurai l’orgasmo con le mani. Mezz’ora dopo uscirono tutti e tre dopo i soliti commiati.
Insomma non ci fu bisogno che diventassero morosi per avere le due donne!

Calma Rita, non correre, fammi finire il racconto.


In effetti ormai ero certo che me le sarei scopate anche in assenza di morosità. Mi era già accaduto di scoprire presto la tendenza cuckold di qualche marito e ne avevo già approfittato con reciproco piacere. Lui era chiaramente un cuckold che aspettava solo la scusa buona per vedere la moglie chiavata da qualcuno e lei non aspettava altro. Lo avevo capito da come entrambi erano rimasti stupiti a vedere il mio grosso attrezzo. Lei sicuramente desiderava provare a prenderselo dentro, lui ormai moriva dalla voglia di vedere la moglie succube di un maschio con un grosso cazzo. La figlia invece era solo una moderna ragazza che non si faceva certo scrupoli a prendersi il suo piacere, mi bastava essere paziente, aspettare la maggiore età e me la sarei spassata anche con lei, la musica oltre a fargliela ascoltare gliela avrei fatta suonare al mio ‘sassofono’.
Non mi restava che aspettare che mi portassero il prossimo pigione. Dovevo solo architettare qualcosa per distrarre la ragazza per far sperimentare ai genitori la camera degli specchi. Decisi alla fine che avrei chiesto alla ragazza la cortesia di andare a prendermi dei cd nel negozio da cui mi rifornivo. Sicuramente non avrebbe impiegato meno di mezz’ora per andare e venire, un altro quarto d’ora lo avrebbe perso nel negozio, avevo apposta chiesto al negoziante, un amico, di intrattenerla un po’.
Invece accadde che Wanda, alla scadenza del fitto, si presentò da sola per chiedermi due settimane di proroga. Era impacciata, si vedeva che si vergognava per il compito che il marito le aveva affidato. L’aveva mandata avanti, sapendo della mia simpatia per lei e ben sapendo che sicuramente me la sarei chiavata. Ma a lei questa cosa dava fastidio, non era certamente una di quelle pronta a darla per trarne vantaggi.

Ma Wanda, sembri quasi che tu sia venuta a porgermi delle condoglianze! Comprendo che è una cosa che possa dar fastidio, però adesso l’hai detta e sai anche che la mia risposta è affermativa e che sarebbe stata tale anche se fosse venuto Alfredo o me lo avreste chiesto telefonicamente!

Grazie!


Lo disse con voce flebile, abbassando gli occhi.

Insomma la smetti con questo atteggiamento! Sono tre mesi che aspetto con ansia il momento di rivederti e tu mi fai quel viso. Ti ho detto che non devi preoccuparti e poi, se la cosa ti fa sentire meglio, non ti chiederò nulla in cambio. Avremo tempo, se vorrai, di approfondire di più la nostra conoscenza.


Le mie parole la rincuorarono, infatti finalmente sollevò la testa e il viso le si illuminò.

Veramente anch’io aspettavo di rivederla, poi ci è caduta addosso la tegola del mancato pagamento dello stipendio.

Ehi che fai? Prendi le distanze e mi dai del lei?

O no, scusa, la forza dell’abitudine.

Bene, bene, allora ci rivediamo tra quindici giorni.

Mi mandi via?

Perché, vuoi restare un altro po’.

Beh, in fondo, visto che ci sono e che non devo chiederti più nulla, potresti farmi vedere meglio la tua camera degli specchi!


La presi per mano e l’abbracciai. Ci scambiammo un lunghissimo ed appassionato bacio, il nostro primo bacio. La portai nella camera degli specchi, vi entrò ormai nuda, lungo il corridoio continuammo a baciarci mentre le toglievo gli indumenti di dosso. Quando entrammo rimasi veramente a bocca aperta. La donna che vedevo davanti a me, che era riflessa in tantissimi specchi era una stupenda femmina, i vestiti da quattro soldi che indossava mascheravano un corpo veramente ben fatto: a dispetto dei suoi quarantadue anni aveva un bel seno che stava su da solo, senza bisogno di sostegni; non si poteva definire magra, era formosa, ma senza un filo di cellulite, il culo e le cosce piene e sode, insomma era proprio una bella femmina da letto!
Non restò certo con le mani in mano aspettando che finissi di ammirarla, fu la volta sua che mi spogliò completamente, e come io ero rimasto attratto dal sul bel seno, lei rimase a guardarmi il cazzo che perentoriamente era bello dritto che puntava in alto.
La feci sdraiare sul letto e cominciai a leccarla e baciarla tutta, dai piedi alla testa, evitando la fica. Poi lentamente ridiscesi in basso e ficcai il mio viso tra le sue cosce, le presi la fica tra le labbra, era bagnatissima.

Ti prego, adesso basta, infilami questo bellissimo cazzo, fammelo sentire tutto dentro di me, riempimi tutta e chiavami, ti prego non resisto più, sono tre mesi che la notte sogno che tu mi sfondi!


Glielo strusciai un po’ tra le piccole labbra, poi lo infilai dentro e cominciai a chiavarmela. Prima lentamente, poi con sempre maggior forza. Ci guardavamo negli occhi, vedevo il suo corpo sussultare sotto i miei colpi, vedevo le sue tette seguire il movimento del mio cazzo, sentivo i suoi gemiti di piacere, il rumore dei nostri corpi che si toccavano, chiac, chiac, chiac, chiac, gli specchi mi rimandavano la visione del mio cazzo che le entrava tutto dentro per poi fuoriuscirne quasi tutto. Le vidi il rossore che le saliva dal collo e le invadeva il viso, la vidi chiudere gli occhi e poco dopo anch’io sentii i brividi che mi risalivano la schiena, i brividi che accompagnavano gli spruzzi di sborra che uscivano dal mio cazzo e le riempivano la vagina. Rimanemmo abbracciati, ma ci girammo di fianco col cazzo che lentamente iniziava ad afflosciarsi, ma sempre dentro di lei. Le passai una gamba tra le sue per impedire la fuoriuscita del cazzo, le presi le guance tra le mie mani e ripresi a baciarla.

Poco alla volta il cazzo riprese ad indurirsi, dopo una decina di minuti era di nuovo grosso, ripresi a chiavarla e lei cominciò a contrarre la vagina, la sentivo che mi stringeva la cappella, era una sensazione bellissima. Di nuovo raggiungemmo l’orgasmo, di nuovo avvertii la fantastica sensazione della sborra che mi risaliva lungo il cazzo e a fiotti le riempiva la vagina. Non rimanemmo a lungo abbracciati, come la prima volta, ma dopo qualche minuto lei si alzò ed andò in bagno. Quando tornò l’aiutai a rivestirsi, ci lasciammo sicuri che la prossima volta l’avrei chiavata col marito presente.

Invece quindici giorni dopo venne di nuovo da sola e di nuovo per chiedere una proroga. Naturalmente l’ebbe senza complicazioni, poi di nuovo andammo a ‘festeggiare’ nella camera degli specchi. Poi di nuovo così per altre due volte, ormai si avvicinava la scadenza di un altro pigione e cominciavo a pensare che stesse arrivando il momento di prendermela come schiava.
Invece alla fine sembrarono aver superato il brutto momento, mi telefonò per prendere un appuntamento e lo concordammo per il sabato.

Va bene sabato, mio marito vuole portare una torta per ringraziarti ed anche per festeggiare i 18 anni di Paola.

Va bene, ma allora sarete a pranzo da me.


Feci preparare tutto dalla mia schiava e poi la mandai via prima che venissero. Sicuramente si conoscevano e non volevo che si incontrassero. Dopo pranzo Paola spense le candeline sulla torta, stappammo una bottiglia di spumante e dopo aver brindato e finito la torta, diedi alla ragazza in regalo un lettore mp3 portatile, era uno dei primi, le spiegai come fare per registrare la musica poi, infine l’accompagnai nello studio, mentre Wanda e il marito si offrirono di mettere un po’ d’ordine.
Appena arrivammo nello studio, lei si girò, mi buttò le braccia ed avvicinò la bocca alla mia. Quella volta me lo aspettavo,la mia lingua penetrò nella sua bocca, fu un bacio mozzafiato. Ero ancora quasi imbambolato per il bacio che lei si abbassò, mi aprì la patta e tirò fuori il mio durissimo cazzo. Con orgoglio sentii i suoi meravigliati apprezzamenti per il mio ‘gioiello’, poi zittì perche impegnò la bocca per tirarmi un magnifico pompino. Era bravissima, in poco più di due minuti riuscì a farmi venire ingoiando tutta la mia sborra.

Questo è per ringraziarti per tutti le attenzioni che hai sempre avuto nei miei confronti, poi sappi che sono pronta a venire a letto con te, e spero proprio che tu ti decida presto, non ho mai accolto in fica da un cazzo grosso come il tuo!


Ritornai nel soggiorno proprio quando avevano quasi finito. Per la prima volta il mio cazzo non era duro. Andai a preparare il caffè per dar loro modo di prepararsi, ero indeciso se dare corso ai miei piani per allontanare la figlia e portarmi i genitori nella camera degli specchi, o rimandare di nuovo. Infatti sapevo che le difficoltà economiche non erano del tutto superate, probabilmente avrei potuto averle come schiave da lì a pochi mesi. Optai per la seconda soluzione, anche perché avevo già una schiava. Quando tornai Wanda era stata ‘preparata’ dal marito come al solito sguaiatamente, con le cosce scoperte e leggermente divaricate, il seno quasi fuori la camicetta. Comunque il cazzo subito si indurì. Mi sedetti vicino a lei, come l’altra volta, le misi una mano tra le cosce, decisi per un rapporto, come l’altra volta, più sbrigativo, anche se volevo che il marito vedesse per la prima volta il mio cazzo che penetrava la moglie in fica.
Caspita, tua moglie diventa ogni giorno più bella. L’altra volta è stata proprio bravissima a succhiarmelo tutto, oltre che bella è anche bravissima, beato te che te la godi da tanto tempo!


Mentre parlavo le tenevo la mano sulla fica, mentre con l’altra misi fuori il cazzo. Di nuovo lo vidi strabuzzare gli occhi nel vederlo così grosso, di nuovo le orecchie gli diventarono rosse mentre anche il suo ‘pacco’, si gonfiò. Wanda era bagnata, decisi di chiavarmela lì, subito, presi la sua mano e la portai sul mio cazzo

Vedi come me lo tiene bene in mano? Caspita, ha una manina proprio piccola, non riesce a chiudere completamente le dita attorno al mio cazzo (veramente era per le grosse dimensioni del cazzo!). Perché non vai sulla porta a controllare il corridoio, io intanto provo a farle sentire un po’ di ‘pressione’ tra le cosce. Niente di che, non preoccuparti, se dovesse uscire Paola dallo studio, basterà un tuo cenno e ci troverà seduti in modo normale.


Non disse nulla, ma si alzò e si mise di vedetta sulla porta. Presi Wanda per mano e andai a sedermi sulla poltrona che era posta di fronte alla porta. Le avevo sussurrato cosa volessi e lei, a cosce aperte, venne a posizionarsi con la fica sulla mia cappella, come se volesse sedersi su di me volta verso il marito. Le spostai il sottile lembo di stoffa dello slip, la mia cappella era appoggiata alla sua fica, che cominciò a colare i suoi umori sul mio cazzo.

Vedi Alfredo, ti saresti mai immaginato di godere a vedere una grossa cappella all’ingresso della paradisiaca fica di tua moglie. Adesso comincio a spingerla un po’, ma solo un po’ dentro, vedi così, guarda come sbava tua moglie, lo desidera tutto dentro, ma io non lo infilo tutto, non voglio mica chiavarla, è la tua femmina e non lo farei mai, a meno che a te non faccia piacere. Se ti va glielo infilo tutto dentro e me la chiavo, è la tua donna e ti vuole bene, se mi dici di sì la farai godere tanto, come se fosse stata penetrata da un grosso vibratore.!

Certo che ti do il consenso, presto spaccale la fica col tuo grosso attrezzo, la troia di mia moglie non aspetta altro!


Era quello che aspettavamo, lei subito si abbassò per riceverlo tutto dentro, il marito aveva gli occhi sbarrati, si mordeva il labbro e fissava il mio cazzo che andava avanti e indietro nella fica della moglie. Facemmo una sveltina ma godemmo tanto lo stesso, anzi notai che Wanda raggiunse l’orgasmo prima del solito!
Quando Paola entrò nel soggiorno ci trovò a conversare amichevolmente, nulla tradiva quello che poco prima era accaduto. La guardai in viso, era proprio una bella ragazza. Mi ero chiavato la madre anche davanti al padre, ormai era lei che doveva farmi infornare il biscottone. Alla fine le avrei avute contemporaneamente nella stanza degli specchi, ma con Alfredo seduto nella poltrona del cornuto.

Ma allora erano quelli che abitavano nell’appartamento sopra al mio?

Certo, poi cambiarono casa, ma non corriamo, fammi finire il racconto.

Un momento, facciamo una pausa. Perché non mi dai un po’ il tuo cazzo, voglio proprio vedere se riesco a farti provare le sensazioni che ti faceva provare questa Wanda. Da come ne parli sembra fosse eccezionale!

Che c’è, sbaglio o sei un po’ gelosa?

Chi io? Non ti illudere!

E tu non fare la bugiarda, un po’ lo sei. Ma solo che con te è differente, sai benissimo che, oltre a desiderarti, ti voglio anche tanto bene!

E rieccolo, smettila di fare lo sdolcinato e fammi sentire la tua puttana, che ti riesce molto meglio!


Attesi con ansia la fine del trimestre, tra l’altro da più di un mese non avevo alcuna schiava. Mi sarei aspettato che mi contattassero, semmai anche prima della scadenza, ma invece niente. Il trimestre intanto era passato e non vennero neanche a pagare o a chiedere una proroga. Attesi una quindicina di giorni, poi mi recai a casa loro. Mi accolse Wanda, compresi subito che c’era qualcosa che non andava, era molto dimagrita ed aveva il viso stanco ed infossato. Le chiesi cosa fosse accaduto, mi guardò in viso un attimo, prima di scoppiare in un pianto dirotto. L’abbracciai per darle conforto, appena smise di piangere mi riferì che il marito aveva perso il lavoro pochi giorni dopo essere stati l’ultima volta a casa mia. La figlia aveva da pochi giorni finito la scuola e stava cercando un lavoro di commessa, tiravano avanti con qualche suo lavoro saltuario di domestica, e lui si arrangiava, sempre saltuariamente, con lavori di facchinaggio, eppure lo stesso, a volte, non avevano neanche i soldi per mangiare e lei non aveva avuto il coraggio di venire a chiedermi una proroga, non aveva voluto approfittarsi di quello che c’era stato tra di noi. Le presi le mani nelle mie e le dissi che era stata una sciocca a non venire da me. Sapeva benissimo che mi sarei prodigato per loro, anche se poi non mi sarei accontentato di una semplice chiavata.

Lo so, ma anche per questo Alfredo mi ha detto di non dirti nulla, sennò’quello oltre a te si chiava anche nostra figlia’

E in effetti ha visto giusto, ma tu non devi affatto preoccupartene. Tua figlia è maggiorenne e già mi ha espresso il desiderio di venire a letto con me, con tuo marito andrò per gradi, lo porterò poco alla volta ad accettare la cosa come poco alla volta l’ho portato a vederti prendere in fica il mio cazzo.
Intanto però adesso ci sono cose più importanti da fare, vedo per prima cosa di fare qualche telefonata per trovargli un lavoro.

Infatti nel giro di due giorni gli risolsi il problema. Dissi loro di venire a casa, gli avrei dato indicazioni per il nuovo lavoro ed avremmo discusso sul come dilazionare i fitti arretrati. Venne con la sola moglie, temeva, e a ragione, per la figlia. Wanda aveva sempre il viso un po’ ‘tirato’, provata com’era da quei mesi difficili, ma aveva cercato di nasconderlo con un po’ di trucco; la gonna era al ginocchio, ma si scoprì abbondantemente sedendosi, certo che gli effetti del forzato dimagrimento si vedevano, il seno era più piccolo e le cosce avevano perso molto del loro appeal . Li feci accomodare e subito gli spiegai cosa dovesse fare per il lavoro, poi andai in cucina a preparare il caffè. Come per le altre volte lo vidi sbottonare la camicetta alla moglie, sulla gonna non fece niente, era già abbastanza su. Portai il caffè, poi mi sedetti a fianco alla donna, le poggiai la mano sulla coscia e venni subito al dunque:

Ditemi un po’, prima di tediarci a parlare dei fitti arretrati, perché non andiamo a ‘giocare’ un po’ nella stanza degli specchi’. Finalmente non c’è Paola e potremo ‘giocare’ senza patemi d’animo.

Alfredo rispose subito affermativamente, senza neanche consultare la moglie, era contento e si vedeva. Ci teneva a sperimentare quella ‘poltrona’ ed era contento che non avessi fatto cenno alla figlia. Restò letteralmente stupito nel guardarsi attorno e vedermi da tutte le possibili angolazioni mentre mi chiavavo la moglie. Quella sera me la chiavai due volte e per due volte lui si eccitò e si masturbò. Certo non era più la splendida femmina che avevo chiavato solo pochi mesi prima, era molto magra ed aveva perso molto della sua attrattiva, ma continuava a chiavare in modo splendido. Tornammo in salotto e gli riferii le condizioni successive. Per quella volta feci delle eccezioni, del resto già da tempo mi chiavavo Wanda e con la figlia poi avevo un rapporto particolare; gli dissi che volevo che la moglie e la figlia stessero in casa mia, e per tutto il tempo che loro avessero ritenuto necessario, nel frattempo io avrei per lo stesso periodo sospeso il pagamento dell’affitto, in pratica potevano restare al mio servizio a vita senza darmi più l’affitto. Le altre condizioni erano le stesse, avrebbero indossato una divisa, per due ore, avrebbero dovuto rassettare solo una stanza per volta, poi la figlia avrebbe potuto ascoltare la musica nello studio, mentre io mi sarei chiavato la moglie , infine avremmo combinato almeno una volta la settimana la sua presenza da osservatore nella poltrona. Era perplesso, ma alla fine accettò, del resto mica conosceva i miei progetti sulla figlia! Gli dissi che le donne avrebbero potuto iniziare il mese successivo, anche se già ero senza schiava, perché volevo che iniziasse a lavorare e mi fosse grato per quell’impiego. Chiese soltanto se fosse stato possibile qualche altro incontro nella sala degli specchi, ancor prima che le donne venissero ogni giorno.
Combinammo sei incontri, e lui era sempre più contento delle performance della moglie. Io intanto ad ogni incontro a tre ne facevo seguire un altro da solo con la moglie. Intanto lei stava riprendendo un po’ di peso, aveva un bel culo e provai a chiavarglielo dentro, ma non volle. Mi disse che non lo aveva mai preso dietro, era pronta a farsi inculare, ma voleva che il marito assistesse, vedesse il mio cazzo penetrarla in un posto che lui aveva sempre desiderato e mai ottenuto. Rimanemmo perciò d’accordo che quando lo avrei fatto lei, per non ferire troppo il marito, avrebbe fatto finta di non volere.

Però ti prego, cerca di non farmi troppo male.

Non ti preoccupare, forse solo all’inizio avrai un po’ di fastidio, ma io ti preparerò bene. Tu però farai comunque finta di avvertire dolore, almeno all’inizio. Se però ti dovessi comunque far male e vorrai smettere ti basterà dire che il dolore è lancinante, io allora mi fermerò.

Eravamo ormai al sesto incontro, mentre la moglie si preparava in bagno con un abbigliamento sexy che le avevo regalato, mi disse:

Non pensavo proprio che sarei stato contento nel vedere Wanda che si faceva chiavare da un uomo. E sono maggiormente felice perché s’è beccata in fica un grosso e lungo cazzo. Ho dovuto faticare per anni per convincerla a farmi un pompino, ma comunque si è sempre rifiutata di farmi venire in bocca e invece ora quasi si strozza ad ingoiare la vostra sborra.

Cazzo Alfredo, continui a darmi del voi anche dopo che mi fai chiavare la tua donna?

Ah, va bene, diamoci del tu. Lo sai che non mi ha mai permesso di incularla, vorrei che fossi tu a sverginarla in culo, non ha mai voluto il mio cazzo dietro e adesso sarebbe bello se si beccasse il tuo che è molto più grosso. Sai che bello vedere la tua mazza che le sfonda il culo!

Fu con lui che sperimentai per la prima volta la scena del marito che tiene ferma la moglie illudendosi di farla violentare. La scena che tu ben conosci. Perciò, invece di chiavarmela subito, iniziai tanti giochini eccitanti, durante uno di essi le lubrificai per bene sia la fica che il culo, capì subito che era giunto il momento che l’avrei impalata. Così la feci scendere dal letto, le dissi di appoggiarsi alle spalle del marito che era seduto nella poltrona, io l’avrei chiavata stando in piedi dietro di lei.

Ma non vorrai mica incularmi? Guarda che non voglio!

Ma dai Wanda, a cosa pensi. E poi mica vorrai essere scortese con Mario?

Uffa Alfredo, lo sai che non voglio, in culo proprio no!
E dai Wanda, ti sei beccata il biscottone in fica e in bocca, cosa ti costa prenderlo dietro. Dai che dobbiamo essere riconoscenti a Mario, proprio ora vuoi tirarti indietro!

Ma il cazzo è troppo grosso, mi farà male!

Mentre loro due discutevano io continuavo a spalmarle la crema sul culo ed anche dentro, con le dita cominciai ad allargale il buchetto che all’inizio era proprio molto stretto. Arrivai ad infilarle tre dita e poi le allargai pure.

Adesso smettila, quante storie! Stai ferma e smettila di muoverti!

Lo disse perentoriamente, quasi gridando, mentre letteralmente l’abbrancò per tenerla ferma, io intanto le appoggiai la cappella al culo.

Adesso amici miei guardate attraverso gli specchi la mia cappella sul buco che comincia a scivolare dentro il culo, guardate come il mio cazzo le entra tutto dentro.

Da qualunque lato guardassero gli specchi riflettevano tutti il momento che la cappella entrava dentro, seguita da tutto il mio cazzo. Fu una cosa spettacolare, Alfredo aveva gli occhi e la bocca spalancati, ma quello che non mi aspettavo era proprio Wanda, riusciva a stringermi il cazzo ritmicamente, continuava a ripetere che aveva dolore, che non lo voleva in culo e riempì di insulti il marito:

Ma che fai? Lo vedi che mi sta devastando il culo!! Che cazzo di marito sei, vedi come questa grossa mazza sfonda il culo di tua moglie e non dici niente, sei un maledetto cornutone, ti meriti che mi faccia fottere da una decina di marocchini!


Ma intanto io capivo che stava godendo come una matta, poi improvvisamente si zittì, abbassò la testa e prese tutto in bocca il cazzo del marito facendogli un pompino.

Cazzo Alfredo, ma vedi che vacca è tua moglie? Non le basta il mio cazzo in culo, adesso ti sta tirando un magnifico bocchino!

Sì Mario, hai ragione, è una vera troia e l’ho sempre sospettato. Non le basta il tuo cazzone in culo, sapessi come me lo sta succhiando bene, non me lo ha mai fatto così bene. Però questa volta non mi tolgo quando sborro, questa volta la puttana dovrà ingoiare anche la mia sborra! Sono cornuto, è vero, ma lei è solo una grande vacca che si sta beccando due cazzi contemporaneamente

E dicendolo le mise una mano dietro la nuca, così che non potesse ritrarsi. Non avevo mai goduto tanto a chiavare una donna in culo, lo facemmo in seguito tante altre volte, era fantastica e mi confessò subito che riusciva anche a raggiungere l’orgasmo, era per me la prima volta che incontravo una donna che ci riuscisse!

Come aveva promesso quel martedì arrivò prima, si presentò di prima mattina. Mario era ancora a poltrire a letto quando lei aprì la porta, con le chiavi appena ricevute, si spogliò e si infilò nel suo letto.

Mamma mia, come è bello caldo questo letto, mi piace troppo starti vicino.

Si accostò subito e infilò la mano nel pigiama per afferrargli il cazzo.

Ma come fai a tenerlo sempre così duro, mica hai preso qualche pillola.

Sai benissimo che sei tu che funzioni meglio di qualsiasi pillola. Però adesso stai zitta e prenditi il cazzo in bocca, anzi girati e facciamoci un bel 69.


Così iniziarono la giornata nel migliore dei modi. Dopo averle sborrato in bocca e fatta raggiungere l’orgasmo leccandole la fica, se la chiavò ‘normalmente’, lui sopra di lei, quasi a voler dimostrare la sua supremazia, quella che, invece, stava lentamente perdendo.

Visto che sono stata brava e te l’ho data di nuovo? Però adesso mi dici come hai iniziato, sono proprio curiosa di sapere come hai fatto a chiavarti tante donne e come sei riuscito a sottomettere tante coppie!


Avevo acquistato una decina di appartamentini e li avevo arredati, con soldi che avevo appena ereditati . Ero stato in rotta con i miei, avevo lasciato casa appena diplomato e mi ero arrangiato parecchio, con mille lavoretti per potermi laureare. In pratica avevo anche patito la fame, ma alla fine ne ero uscito. Intanto già lavoravo in banca ed ebbi l’idea di fittare gli apparti arredati perché il tipo di contratto era più libero e mi consentiva di rientrare subito in possesso della casa in caso di inadempienza. Li fittai subito tutti in quanto il fitto era concorrenziale anche con quelli non arredati. La maggior parte erano coppie giovani, appena arrivati in città e quella era per loro una prima sistemazione, o così la maggior parte sperava. Avevo anche appena divorziato, in pratica mia moglie mi aveva elegantemente messo alla porta dopo che ero diventato sterile a seguito di un tumore ai testicoli.

Avevo curato direttamente io il fitto degli appartamenti, inoltre già da allora, ma col solo fine di instaurare un buon rapporto con gli affittuari, avevo loro chiesto di venire a casa mia per il pagamento, occasione questa per consumare assieme un aperitivo o un caffè e scambiare quattro chiacchiere, inoltre avevo pregato tutti di rispettare le scadenze e di venire lo stesso anche se solo per chiedere una proroga. E così fu, nei primi anni di proroghe ne concedevo molte e senza nulla pretendere.
Poi accadde che dovetti darmi un freno, qualcuno si era approfittato un po’ troppo del mio buonismo e dopo parecchie proroghe era diventato uccel di bosco! Una sera non ero affatto dell’umore giusto, avevo avuto appena notizia che la tipa con cui avrei dovuto passare la serata non sarebbe venuta. Ero abbastanza incacchiato, e non solo mentalmente, ero in astinenza da un paio di settimane e avevo solo trent’anni!

Verso le 20.00, venne una coppia di giovani inquilini, e non per pagare, ma per chiedere il terzo mese di proroga! Si trattava di due giovani sposi, miei inquilini da ormai tre anni e che mai, dico mai avevano pagato in tempo. Ma anche che mai erano arrivati a quel ritardo. Si sedettero sul divano, mi esposero le loro risibili ragioni e chiesero un ulteriore dilazione. Dicevo che non ero dell’umore giusto e stavo già per mandarli a quel paese, quando mi balenò in testa un’idea che sembrava pazza anche a me. Non so come mi venne, forse un po’ perché alla ragazza, che poi non era neanche un granché, pensa bassina, sul metro e mezzo e quasi senza seno, nel sedersi, si scoprì un bel po’ di coscia, sicuramente per la lunga astinenza, mi ritrovavo con un cazzo duro e la voglia di chiavarmela. Perciò, senza neanche pensarci su decisi di provarci:

Eh no, cari ragazzi, sono ormai tre mesi che non pagate, così certamente non possiamo andare avanti. Qualcosa mi dovete pur dare!

Ma le dicevo che non possiamo proprio, sicuramente tra quindici giorni dovremmo incassare degli arretrati.

Già, penso siano sempre quelli degli ultimi tre mesi! Insomma mi spiace, ma non sono più disposto a concedervi ulteriori proroghe senza nulla in cambio.

Ma le dicevo che non abbiamo per ora nulla da offrirle.

Naturalmente non parlavo di soldi, mi riferivo a Marina.


Avevo appena finito di parlare che lui scattò in piedi.

Ma come si permette!


La situazione stava precipitando, dovevo subito porvi rimedio. Mi alzai anch’io, lo sopravanzavo di circa 10cm e almeno 20 chili di muscoli, e questo fece sì che, intimorito, non avanzasse ulteriormente.

La mia è una semplice proposta, potete naturalmente rifiutarla, non vi sto certo imponendo nulla. Siete voi con i vostri non pagamenti che vi siete messi in questa situazione. E poi non mi sembri che sia cascando il mondo. Sapete benissimo che in questa strada più avanti ci sono ben due club privé, le coppie e i single pagano per entrarci, spesso giusto per provare una nuova esperienza di cui si parla tanto.
Dopo potete poi continuarla o meno a seconda che vi piaccia o no. Siamo degli anonimi in una grande metropoli, non in un piccolo centro dove ci sono i chiacchiericci delle persone! Adesso io vado a prepararvi un caffè, avete tutto il tempo per parlarne tra di voi, potete accettare e rimanere a prendere il caffè e il resto, altrimenti potete andarvene, la strada la conoscete, e per fine settimana saldate gli arretrati o lasciate libero il mio appartamento.

Andai in cucina, soddisfatto per come ero riuscito a gestire la cosa. Non mi sarei mai aspettato di poter fare un discorso come quello senza alcuna preparazione. Non udii la chiusura della porta d’ingresso ed infatti li trovai, seduti, nel soggiorno. Porsi loro le tazzine del caffè.

Pensavo, si potrebbe stasera provare a fare giusto qualche giochino, un po’ di strip poker , qualche ballo e poi semmai in seguito integrare.

Ma no, i giochini si possono anche fare, ma sono poi tutti finalizzati ad una cosa. Se lo dici per abituarvi un po’ e prendere confidenza va pure bene, ma poi dopo comunque si conclude. Anzi al proposito ho proprio un gioco, una specie di gioco dell’oca che prevede perdita di indumenti e toccamenti e ci lascia al traguardo liberi di decidere i ruoli.
Vedi nei privé si può decidere di provare quel che si vuole, anche accoppiamenti della propria donna con molti uomini, nel nostro caso è come se aveste invitato un single nel vostro salottino, potremmo entrambi giocare con Marina o lo potrei fare io e tu limitarti a guardare, semmai facendoti una sega, come molti mariti fanno. Adesso non devi decidere nulla, solo dopo, a caldo lo farai.


Non obiettarono nulla, vedevo che Marina era in fondo contenta, e quando mai le sarebbe di nuovo potuto capitare l’occasione di farsi scopare da uno come me! Alfio invece era ancora interdetto.
Presi il gioco e iniziammo a turno a lanciare i dadi, a spogliarci e toccarci. L’atmosfera si surriscaldò subito, ad ogni lancio dei dadi Marina lanciava gridolini di gioia, quando mi dovetti abbassare i pantaloni le occhiate al mio pacco si fecero insistenti, Alfio nel frattempo si era sciolto un po’ e partecipava anche lui contento, senza affatto preoccuparsi delle occhiate di Marina, arrossì solo un po’ quando Marina cadde nella casella della cantante, e dovette accennare una canzone a piacere utilizzando i nostri ‘microfoni’.
Alla fine eravamo tutti e tre nudi, Marina aveva già assaggiato il mio cazzo in bocca, io le avevo già carezzato la fica. Quando Alfio andò nella casella del’cuckold’ una eccitatissima Marina subito si stese sul divano, era smaniosa di ricevere il mio cazzo in fica e non voleva perder altro tempo, quasi timorosa di un ripensamento del marito. Ripensamento che sicuramente non ci sarebbe stato, Alfio era anche lui eccitatissimo, aveva il cazzo durissimo e dopo le prime esitazionilo avevo visto contento nel vedermi accarezzare la fica della moglie, ancor di più quando glielo infilai un pò in bocca.
Le infilai il cazzo in una fica bagnatissima e dopo quattro colpi già raggiunse il primo orgasmo, mentre Alfio iniziava a masturbarsi.

Caspita Alfio, tua moglie è proprio una porcella, ha già raggiunto un orgasmo e continua a godere da matta!

Sì, è una vera porca, lo so. Le è sempre piaciuto guardare i cazzi dei pornoattori, lo so che a sempre immaginato di avere il loro cazzo in fica mentre la chiavavo. E adesso tu le hai dato un grosso cazzo, adesso gliela puoi proprio spaccare!

Cazzo, non lo sapevo, allora la troia è proprio contenta?

Sì, sì, sono contenta, finalmente ho dentro un cazzo grosso, non il cazzetto di mio marito, dai, dai spingilo di più, più forte, mi piace tanto, è bellissimo, non ho mai goduto tanto, è la prima volta che mi becco un cazzo così grosso!


Raggiunse un nuovo orgasmo mentre io finalmente la riempii della mia calda sborra.
Ci sapeva fare Marina e si superò con il suo pezzo forte, il pompino. Me la chiavai un’altra volta, mentre il marito rimase a guardarci, ma si limitò ad una sola sborrata. In seguito avemmo altri incontri, glielo misi anche in culo e per lei era la prima volta, Alfio assisteva e si masturbava, ma sempre una sola volta. Marina mi confidò che non l’aveva mai chiavata più di una volta al giorno.

L’anno successivo cominciarono a guadagnare di più e lasciarono l’appartamento. Una volta, dopo alcuni anni incontrai Marina in strada. Mi disse che Alfio aveva insistito per portarla in un privé, ma aveva avuto una brutta esperienza, lui non aveva messo limiti al loro salottino, in meno di un’ora si era dovuta sorbire quattordici sborrate e la maggioranza in bocca. Da allora si era rifiutata di rifare quell’esperienza, anche se Alfio insisteva per tornarci. Aveva una relazione fissa con un uomo che era anche il padre di suo figlio, mentre Alfio continuava il suo ruolo di spettatore.
Insomma non avevi ancora iniziato a procurarti le tue brave sottoposte.

Già, però proprio questa esperienza mi diede molto da pensare, il modo in cui la prima sera li avevo trattati mi aveva fatto capire che potevo riuscire con le opportune parole a dominare sugli altri; Alfio era passato da un tentativo di reazione violenta, bloccata dalla constatazione della mia supremazia fisica ad una passiva accettazione dei miei ordini e questo dopo aver ascoltato il mio perentorio discorsetto.
Cominciai a studiare un po’ di psicologia e trovai anche alcuni testi in inglese che trattavano il fenomeno cuckold. Intanto avevo cominciato a selezionare meglio i miei inquilini, quando se ne presentava l’occasione. Ormai sceglievo solo coppie giovani, che provenivano da lontani e piccoli paesi di provincia, ciò dava a me, uomo di città, già una supremazia psicologica a cui si aggiungeva quella dovutami per la posizione sociale; infine questa supremazia cresceva durante i nostri incontri, quando facevo pesare anche la maggior cultura.
L’ultimo criterio che applicavo nella scelta era poi l’attrazione che esercitava la donna su di me. Non volevo più che mi capitasse una Marina, il cui unico pregio fu quello di sfarmi svuotare i coglioni e la cui unica attrattiva rimase quella di farsi fottere in presenza del marito.

Allora anche quando mi vedesti la prima volta ti piacqui.

Certo, ti notai subito e subito desiderai diventare il tuo padrone per possederti tutta, per trasformarti esaltando la tua bellezza mortificata dall’anonimità dei vestiti e del tuo modo di porti, per prendere anche la tua anima e farla mia. Peccato che poi invece per quest’ultima non ci sia riuscito, anzi probabilmente sei su che ti stai prendendo la mia.


A quest’affermazione reagì come poi si aspettava. Gli balzò letteralmente addosso, in mezzo al letto, si alzò dritta col busto e si fece infilzare dal suo grosso randello. Era lei adesso che dominava su di lui, era lei a dirigere, era lei a decidere del ritmo e della penetrazione. Iniziò una stupenda cavalcata con irruenza, si fermò solo quando, dopo aver raggiunto l’orgasmo, sentì i suoi sussulti mentre le iniettava in vagina la sua calda sborra. Solo allora si fermò e si apprestò a scendere dal letto, ma lui la fermò:

Resta vicino a me. Lascia che la sborra coli pure sulle lenzuola, lascia che i nostri liquidi si appiccichino ai nostri corpi. Avevi la fica tanto bagnata che mi hai inondato la pancia, dopo quando lo rifaremo sentiremo sotto la nostra lingua il miscuglio dei nostri stessi umori. Più tardi, quando ci alzeremo, lascerò alla mia schiava il compito di sostituire le lenzuola, le farà bene sapere che mi chiavo anche un’altra femmina, quella che vorrei diventasse la mia donna.

E dai, di nuovo, non ti arrendi. Dai su continua il racconto, mi piace sentire delle tue chiavate, mi fai arrapare tanto.

Va bene ricomincio.


Dopo l’esperienza con Marina ed Alfio cominciai ad osservare meglio i miei inquilini, a valutare chi poteva potenzialmente entrare nelle mie mire. Su dieci erano solo tre le coppie con femmine desiderabili, e avevo abbastanza speranze perché erano sempre tutte in affanno nei pagamenti. Fu così che non mi parve vero sentire Alcide che mi chiedeva una proroga. Era entrato in casa con la solita esuberanza, assieme alla bella moglie, Agnese; ci eravamo abbracciati per salutarci, io ne approfittavo sempre per sentire il prosperoso seno di Agnese contro il mio petto; come al solito già al saluto mi si era drizzato il cazzo, figurarsi quando si sedettero ed Agnese scoprì generosamente le cosce.
Alcide, da buon emiliano, scherzava spesso sulle bellezze che la moglie mostrava con generosità, diceva che le cose belle erano fatte per essere viste e lui era orgoglioso di avere una donna così bella, lui sapeva stare ai tempi, ormai la maggioranza delle donne portava le gonne corte e lui quasi non capiva quei retrogradi che si ingelosivano quando qualcuno guardava la propria donna.

Perciò guardala pure la mia Agnese, la natura l’ha fatta bella proprio per deliziarci della sua vista.

Ma va là, la vuoi smettere, dai l’impressione di star a vendere la tua mercanzia, cosa penserà Mario di noi.

Ma no, Agnese, lascialo pure parlare, in fondo lui lo fa per farti un complimento che poi è pienamente meritato, del resto è naturale che la tua vista attragga anche la mia attenzione, e sarai abbastanza abituata a ciò, purtroppo noi uomini, senza distinzioni, siamo sempre attratti dalle belle donne così come però anche voi, qualcuna semmai sottocchio, guardate per bene un bel giovane.


Agnese era in effetti una giovane e procace ragazza emiliana, una quinta abbondante di seno, 1,65 di altezza e circa 65 kg di peso con le abbondanze nei posti giusti, i fianchi e il culo. Portava sempre vestiti corti e scollati che ne esaltavano il bel corpo e mi facevano sempre drizzare il cazzo. Aristide cercava sempre di rimarcare la propria modernità, ne era ossessionato. Una volta portai il discorso sul club privé che avevamo a pochi metri e subito lui disse che prima o poi ci avrebbe portato la moglie, venendone subito smentito dalla stessa.
Perciò, quando lo vidi farsi serio e chiedermi una settimana di proroga, il mio cuore ebbe un sobbalzo, finalmente mi dissi, adesso devo giocarmi bene le carte, debbo assolutamente chiavarmi questa bonazza, in presenza o no del marito. Avevo lasciato in vista il gioco erotico che avevo usato con Alfio e Marina. Risposi subito ad Alcide che non cascava il mondo per una settimana di ritardo, poi offrii loro dei pasticcini e del vino, conoscevo i loro gusti ed aspettai fiducioso che Alcide, quasi per ringraziarmi, cadesse nella trappola ed infatti, dopo aver guardato e riguardato la scatola del gioco disse:

Caspita Mario, vedo che hai quel giochino alla moda reclamizzato da alcune tv locali.

Beh veramente lo comprai in Francia un paio di anni fa, infatti è in francese, ma del resto è una lingua che conosco benissimo.

Ma è intrigante come dice la pubblicità?

Beh, sai la pubblicità spesso esagera, però per me lo è, certo dipende molto dalle persone che giocano, se sono veramente disponibili a divertirsi e se sono aperte a questi giochi moderni , se poi giocano solo perché è alla moda ed hanno preconcetti, allora il gioco si rivela una boiata.

Caspita, allora che dici, ci facciamo un giro?

Per me non ci sono problemi, ma Agnese, tu sei d’accordo?

Certo, sono proprio curiosa, sai una mia amica me ne ha parlato, ma ha anche detto che lei e il marito non hanno voluto proseguire, che il gioco alla fine era noioso che era solo una scusa per togliersi qualche indumento e fare qualche toccatina.

Scommetto che è quella cretina della Sandra. Quella pensa solo ad andare alle feste organizzate dai preti. Dai su Mario, prendilo e iniziamo, siamo impazienti.


Come avevo sperato alla fine aveva abboccato. I livelli di gioco erano tre, io presi quello meno spinto, non volevo bruciarmi la ghiotta occasione per la troppa fretta. Con Alfio e Marina avevo preso subito quello più spinto, ma avevo con loro la necessità di chiavarmi subito Marina.
Iniziammo a giocare, notai subito che,con l’avanzare del gioco, Alcide diventava sempre meno sicuro delle sue convinzioni, mentre Agnese mi dimostrava sempre la sua massima disponibilità.
Le avevo ormai palpeggiato per bene sia il culo che il seno, e lei aveva già sentito la consistenza del mio pacco, ma fino ad allora sempre con i vestiti addosso; dopo una quindicina di minuti cominciammo la serie più calda, quella in cui iniziammo a toglierci qualche indumento, insomma eravamo rimasti in mutande e maglietta io e Alcide, mentre Agnese aveva indosso il reggiseno e gli slip; il fatto era che la donna indossava biancheria trasparente.
Vidi ad Alcide diventare rosse le orecchie quando mi tolsi i pantaloni, era evidente che avessi un pacco più grosso del suo, mentre notai quel leggero dischiudersi delle labbra di Agnese. Quando poi questa si tolse la gonna e la camicetta, alla vista del pelo in bella vista della moglie attraverso la completa trasparenza dello slip, il poveretto divenne rosso come un pomodoro e apparve un piccolo tic che gli faceva contrarre un angolo della bocca. Compresi che non avrebbe retto i toccamenti successi previsti dal gioco che però era alla fine, perciò, per non rischiare di perder capra e cavoli, proposi:

Ci fermiamo qui?


Non aspettava altro e mi rispose subito in modo affermativo, così ci rivestimmo, ma notai l’occhiata di disapprovazione che Agnese lanciò al marito. Prima che togliessi il cartellone di mezzo vidi che guardava le ultime caselle, per rendersi conto cosa avrebbe comportato il proseguimento del gioco, ossia soltanto la perdita di un altro indumento a testa e null’altro. Ci salutammo dandoci appuntamento per la settimana successiva, mentre li accompagnavo alla porta poggiai la mano sul culo di Agnese che mi ricambiò con un radioso sorriso.
Avevo ormai la certezza che me la sarei potuto chiavare in qualsiasi momento, ma lo volevo fare davanti al marito, era una trasgressione che cominciava a piacermi molto, mi dava un senso del dominio molto, ma molto appagante.
Quando vennero di nuovo non avevano i soldi, di nuovo concessi la proroga e lui, forse rassicurato da quello che pensava fosse la fine del gioco, propose di nuovo di giocare, anche per ringraziarmi.
Presi allora il secondo tabellone del gioco. Iniziammo subito a lanciare i nostri bravi dadi ed avanzare nel gioco, facendo quello che le caselle in cui si arrivava prescrivevano, Alcide non si era accorto che il tabellone era cambiato, del resto la modifica era impercettibile, solo un paio di caselle aggiunte alla fine.
Compresi anche perché avesse di nuovo proposto il gioco, Agnese aveva messo della biancheria normale, di pizzo ma non trasparente.
Era comunque un bel vedere e toccare e, tra l’altro, a differenza del tabellone precedente, le caselle che prevedevano carezze ai giocatori dell’altro sesso prescrivevano che le stesse dovessero avvenire sotto gli indumenti intimi.
Di nuovo vidi apparire il tic sul labbro di Alcide, in aggiunta il viso divenne rosso fuoco quando infilai la mano sotto gli slip della moglie per carezzarle il culo. Ero indeciso sul da farsi, del resto ero ancora agli inizi e non avevo ancora maturato abbastanza esperienza. Attesi ancora che Agnese lanciasse i dadi, andasse nella casella che prevedeva che toccasse prima il cazzo del marito e poi il mio.
Agnese si soffermò molto sul mio, lanciandomi un’inequivocabile sguardo di intesa, ma ormai Alcide era al limite, sembrava un tizzone rovente tanto era rosso in viso, al limite che gli venisse un infarto. Stava per alzarsi e probabilmente porre fine a tutto quando anche Agnese dovette accorgersene e tolse la mano. Subito proposi di nuovo la sospensione e di nuovo Alcide accettò subito. Ci rivestimmo e si accommiatarono.
Udii chiaramente Agnese, appena fuori dall’appartamento, che redarguiva il marito:

Ma che cazzo di figura, proprio la stessa di Sandra e del marito. E si trattava solo di qualche carezza! Devi sempre farti riconoscere come il solito provinciale sbruffone, non ti sopporto più!


Bene mi dissi, brava Agnese, sicuramente anche tu vuoi come me qualcosa in più e sicuramente, visto come lo stai strapazzando, l’avremo la prossima settimana. Perciò già preparai il gioco più spinto,quello che non prevedeva solo carezze. Così la settimana successiva vennero di nuovo, ma con mia grande delusione mi portarono anche i soldi del fitto. Per fortuna Agnese doveva avergli fatto scuola e così Alcide, candidamente inconsapevole delle conseguenze, propose:

Allora Mario, che dici se giochiamo di nuovo? Però questa volta voglio, anzi esigo che si arrivi fino in fondo!


E bravo il cretino,pensai prendendo la scatola del gioco, vedrai come sarà bello arrivare fino in fondo alla fica di tua moglie!
Di nuovo iniziammo a giocare, stavamo diventando esperti di quel gioco,ormai su alcune caselle non dovevo fare neanche più da traduttore. Arrivammo finalmente verso la fine, passammo anche la fase delle carezze intime abbastanza agevolmente, solo un po’ di rossore sul suo viso quando Agnese verificò di nuovo, con un sorrisino di soddisfazione, la consistenza e la grandezza del mio cazzo toccandolo con mano sotto gli slip; poi a lui toccò la casella che gli prescriveva di scegliere una donna a cui togliere il reggiseno e naturalmente Agnese era l’unica donna presente.
Di nuovo cominciò ad arrossire, ma questa volta non dissi nulla. Aveva un bel seno e non lesinai certo i complimenti sia a lei che al fortunato che poteva godere spesso di quelle grazie!
Toccava ad Agnese, tirò i dadi e le toccò la casella della cantante. Mi chiese cosa dovesse fare e glielo spiegai, non attese eventuali reazioni del marito, subito si abbassò, mi afferrò il cazzo con la mano e come se fosse un microfono accennò una canzone, poi fece la stessa cosa col marito a cui era ricomparso anche il tic al lato della bocca..
Le cose non andavano come aveva previsto, cominciava a capire che forse era cambiato il tabellone, ma non poteva certo tirarsi indietro, dopo la sua affermazione. Al mio turno mi capitò la casella della sedia, ossia dovetti togliere definitivamente gli slip e fare da sedia ad Agnese, che si trovò col il mio cazzo, ormai duro come il marmo, tra le cosce. Ad Alcide quella del letto, ossia si stese nudo sul divano con la moglie sopra.
Toccava ad Agnese, Alcide cominciò a sudare, le caselle scoperte, come tutte, avevano le prescrizioni in francese e lui non capiva cosa indicassero, ma ormai cominciava ad intuire che il gioco si faceva sempre più ‘pesante’. Agnese dovette spostarsi di altre tre caselle.

E’ la casella della cantante indovina , dissi.

Cioè, cosa debbo fare?

Devi fare di nuovo la cantante, ma prima ti bendiamo e devi indovinare, toccandocelo, a chi appartiene il microfono poi, se sbagli, canterai come prima, se indovini canteremo assieme canzoni mute.


Con un cenno le avevo fatto capire che doveva indovinare; la bendai e facemmo la formalità di farci riconoscere il cazzo. Subito indovinò, vista la non poca differenza di grandezza tra i nostri cazzi. Alcide nel frattempo si era ormai abituato a vedere la moglie seminuda toccarmi il cazzo, la situazione, anche se per lui ancora fastidiosa lo eccitava comunque e lo si vedeva dal suo cazzo in erezione. Del resto non lesinavo complimenti alla bellezza della donna sottolineando il fatto che lui era fortunato ad averla. La cosa lo inorgogliva parecchio, sfumando abbastanza la rabbia che gli montava dentro quando vedeva messa in discussione la sua esclusività di maschio sulla femmina .

Brava, hai indovinato perciò dovrò cantare anche io mentre tu canterai al microfono di tuo marito, ora inizia col mio una canzone muta.

Cioè?

Come per la canzone di prima, vieni, abbassati e prenditi il mio microfono, brava così ed adesso devi cantare una canzone muta, muta perché non potrai certo cantare, socchiudi la bocca e l’unico modo conosciuto universalmente per farti cantare senza emettere suoni è questo!


Le spinsi il cazzo in bocca e lei cominciò a farmi un bellissimo pompino. Mi teneva il cazzo con una mano, mentre con l’altra mi teneva le palle. Muoveva la testa avanti e indietro, sentivo la sua lingua attorno alla cappella, ogni tanto lo faceva uscire quasi tutto fuori,lo mordicchiava tutto fino alle palle, le leccava e poi risaliva mordicchiandolo fino alla cappella per poi risucchiarlo a forza dentro, la mano stringeva il cazzo e lo carezzava, con l’altra mi strizzava le palle, ma con maestria, senza farmi sentire dolore, ma solo piacere; ogni tanto mi guardava con occhi che esprimevano felicità. Una vera esperta, non avevo mai avuto un pompino così bello.
Alcide era inebetito, rosso in viso, il tic al labbro che non si fermava, gli occhi sbarrati, avrebbe forse voluto intervenire ma non ne aveva la forza, era letteralmente crollato sul divano,vedeva la moglie col mio cazzo in bocca, ‘certo debbo accettarlo, sono un uomo moderno, ‘sicuramente pensava il cornuto, ma intanto il suo cazzo era duro, segno che la scena comunque lo eccitava.
Meglio così, pensavo mentre mi godevo quello splendido pompino, dopo sarà più facile accettare di vedermi chiavare la sua femmina! Quando stavo per venire le misi una mano dietro la nuca, lei capì cosa volessi ed anche Alcide che proprio mentre iniziavo a sborrare disse con voce flebile:

Ma almeno non sborrarle in bocca!

Scusami ahhahh dissi, ahh ma me lo hai detto ahhahh troppo tardi e sto già ahhahh sborrando, dissi con la voce tremante alterata dal piacere.


Agnese fu bravissima, ingoiò la mia sborra, mi leccò la cappella pulendola fin all’ultima goccia di sperma.

Adesso devi fare la stessa cosa ad Alcide, guarda come lo hai fatto eccitare facendomi il pompino, guarda come lo tiene duro. Togliti le mutande e mettiti inginocchiata sul divano con le cosce aperte ed inizia a fargli il pompino, mi raccomando fallo con la passione che si merita, devi superarti con lui, io intanto mi stendo sotto di te e canto la mia canzone muta alla tua bella passerotta.


Così lei iniziò a fare il pompino al marito ed io, steso sotto di lei, cominciai a leccarle una bagnatissima fica, tutti i suoi liquidi mi entrarono in bocca, allungai le mani e cominciai a carezzarle i grossi capezzoli fino a farli diventare durissimi, avvertii il raggiungimento dell’orgasmo della donna.
Tolsi la testa dalle sue cosce col cazzo di nuovo duro, presi una parte dei suoi viscidi liquidi che avevo in bocca e le lubrificai sia il culo che la fica, ma nel frattempo anche Alcide aveva sborrato rendendo vano il desiderio che avevo di approfittare del momento per penetrarla da dietro, in culo o in fica mentre lei spompinava il marito. Mi sedetti allora sul divano ed aiutai anche lei a farlo in mezzo a noi, avevo il cazzo duro e volevo chiavarla, lei me lo toccò e mi fece un cenno d’intesa.

Vado a fare il mio ultimo tiro, così finiamo di giocare. Certo che questa serata è stata proprio indimenticabile, fortunato te che hai sposato una femmina così bella e sensuale!


Lanciai il dado, uscì il sei, ma dissi che era il tre, mi spostai di tre caselle e andai nella casella che volevo.

E’ quella del cuckold, cioè debbo chiavare una donna e il suo uomo deve guardare.


Alcide,ormai rassegnato, non disse nulla, si alzò per lasciarci libero il divano e andò a sedersi in una vicina poltrona. Agnese era contenta e non fece nulla per nasconderlo, andò a sdraiarsi a cosce aperte sul divano. Mi avvicinai a lei, le leccai di nuovo i capezzoli, poi di nuovo le leccai la fica per prepararla. Finalmente, quando la sentii pronta le avvicinai il cazzo alla fica.
Un distrutto Alcide, col cazzo moscio, assistì rassegnato alla lenta penetrazione del cazzo nella fica della moglie, apposta feci in modo che vedesse la mia cappella penetrarla e sparire lentamente nella sua fica seguita dal resto del cazzo.
Iniziai a chiavarmela, aveva una vagina caldissima, muovevo il cazzo dentro di lei con calma, senza fretta, volevo godermi al massimo quella chiavata, volevo farla durare più tempo possibile, quella femmina mi aveva fatto arrapare tanto e per tanto tempo l’avevo desiderata. Vidi una lacrima scendere dal viso di Alcide, che si teneva forte le mani, pronto ad esplodere da un momento all’altro.

Mamma mia come è bello chiavare la tua donna, è proprio una femmina fantastica, sa fare dei pompini stupendi ma chiava ancor meglio, dentro è tutto un fuoco, beato te che l’hai sposata, beato te che te la puoi chiavare quando vuoi. Senti, senti come gode, il mio cazzo la fa godere, gode perché tu le permetti di farlo.

Le mie parole sembravano avergli dato una scossa, il cazzo di nuovo duro dimostrava che si stava eccitando, l’orgoglio di avere per se una tal femmina superava finalmente la rabbia nel vederla temporaneamente posseduta da un altro.

Ti ecciti a vederla sbattuta da un altro cazzo, lo hai fatto duro e allora godi anche tu, masturbati dai, masturbati per la tua femmina mentre la vedi infilzata dal mio cazzo, falle vedere come ti fa eccitare anche quando prende in corpo il cazzo di un altro!


Intanto avevo cominciato ad aumentare il ritmo e la forza dei colpi che le assestavo col cazzo. La vedevo contorcersi dal piacere, ad ogni affondo i seni le sobbalzavano in alto così come la testa si spostava in avanti.

Sì, sì godo tanto, mamma mia quanto mi piace questo cazzo fantastico, sì Alcide dai masturbati guardandomi prendere in corpo questo cazzo enorme, sborra anche tu per me, dopo spruzzami sul seno e in bocca tutta la tua sborra, mamma mia che cazzo mi hai fatto prendere stasera, un cazzo così grosso non mi era mai capitato, è troppo bello; sì Mario continua così, dopo lo voglio ancora questo bel cazzo, dopo mi faccio anche rompere il culo, sì dai spingi di più, di più, di piùùùùùùùùùùùùùùùùùù.


Alcide aveva ormai superato il primo sconforto nel vedere la moglie chiavata da un altro, quel senso di vuoto era stato sostituito da un’eccitazione che lo avvolgeva sempre più e che mai si sarebbe neanche sognato di poter provare in un occasione del genere; prese a masturbarsi come un ossesso e sborrò di nuovo sul seno e il viso della moglie proprio mentre lei raggiungeva l’orgasmo.

Mentre sentivo Agnese rilassarsi venni anch’io in quella caldissima vagina, che riempii della mia calda sborra. Dieci minuti dopo eravamo di nuovo vestiti e sedevamo affiancati sul divano, Agnese in mezzo a noi coccolata da entrambi.

Hai visto Alcide, è stato molto meglio qui che portare la tua femmina in quello squallido privé. Abbiamo giocato con lei ed abbiamo goduto tutti e tre. Tua moglie ha provato il mio cazzo, il cazzo di un amico e non quello di uno sconosciuto che avrebbe potuto anche metterla incinta o trasmetterla qualche malattia. Con me i giochi sessuali sono sicuri, sono sano e non posso procreare, perciò sei sicuro che non ci saranno dubbi su eventuali figli. Perciò, se vorrete ancora giocare mi troverete sempre a disposizione.


Da allora ci incontrammo ancora molte volte, ma ancora di più Agnese ed io senza il marito spettatore. Questo per quasi un intero anno, poi lei restò incinta e i due decisero di tornare al loro paesino natio, dove con l’aiuto delle famiglie pensavano di poter condurre una vita migliore. Di lei conservo ancora un bellissimo ricordo. Certamente era una di quelle che chiavavano meglio, sicuramente la migliore a far pompini. Diciamo che complessivamente solo una, tra le tante donne che ho avuto l’ha superata.

Vero? E chi è stata?

Tu, e lo sai benissimo. Forse non hai una caldissima vagina come lei, ma chiavi in modo eccezionale, sei una delle poche che raggiunge più orgasmi, e sei l’unica che chiavo con amore.

Maledetto stronzo, di nuovo ci provi. E adesso mi tocca pure dartela ancora per riconoscenza. Intanto sappi che se raggiungo più orgasmi è perché ci sei tu, che col tuo archetto suoni divinamente il mio violino.


Di nuovo iniziarono una tumultuosa chiavata, e non erano ancora le 11.00. Alla fine si tenevano teneramente per mano, distesi uno accanto all’altro quando Mario riprese il suo racconto.
Ti avevo parlato di tre coppie che pensavo fossero idonee per me. La prima erano Agnese ed Alcide, e andò tutto secondo i piani. Con la seconda invece feci un buco nell’acqua, non arrivai manco alla proposta finale, semplicemente mi evitarono per quasi quattro mesi, per poi lasciare l’appartamento senza neanche avvisarmi!

Di nuovo iniziai la selezione degli inquilini, questa volta la scelta cadde su una coppia di giovani che, seppur sposati già da quattro anni, avevano vissuto fino ad allora presso un affittacamere che aveva preteso da loro gli stessi soldi che loro pattuirono con me come pigione. Diciamo che andai loro incontro sul fitto, visto le segnalazioni di gradimento della ragazza che mi venivano dai pantaloni.

Intanto anche la terza coppia che avevo sotto controllo mi venne a tiro. Lui era il tipico presuntuoso che pensava di conoscere tutto della vita, estremamente protettivo nei riguardi della consorte ed anche molto geloso, probabilmente perché in fondo insicuro.
Durante i nostri incontri avevo poi scoperto che era molto religioso e riteneva ancora che ‘certe cose’ non si facessero con la propria moglie. Insomma con la moglie, mi fece intendere, chiavava solo tradizionalmente e senza alcuna precauzione anticoncezionale. Se non avevano una vagonata di figli era solo perché fino ad allora il buon Dio non gliene aveva concesso alcuno! Lei si vedeva che era semplicemente succube del marito e questo era per me una dote, sicuramente sarebbe potuto passare sotto la mia ‘tutela’ senza opposizioni da parte sua. Era sul metro e sessantacinque, un corpo direi ‘normale’, ossia niente di eccezionale, ma con le cose giuste al posto giusto. Ciò che spiccava in lei erano due bellissimi occhi azzurri.
Insomma era una bella sfida per me, ma la cosa mi attizzava ancora di più, avevo perciò iniziato a ‘curarli’ particolarmente; nell’ultimo anno vennero a casa mia molto più spesso del dovuto, li invitai di più con delle scuse banali, fingendo di dover compilare imprecisati moduli con notizie degli affittuari. Questi incontri mi servivano per rafforzare la mia supremazia psicologica, ma anche per mostrarmi particolarmente gentile nei loro confronti, per far credere che il rapporto che intrattenevo con loro era esclusivo.
Notai che ad ogni incontro migliorava anche il loro modo di presentarsi con maggior cura nel vestire; e proprio negli ultimi due incontri ebbi modo di apprezzare come la ragazza si presentasse per la prima volta con un po’ di trucco agli occhi e la gonna che finalmente arrivava al ginocchio, non più al polpaccio, ed io feci in modo che notassero il mio gradimento per quei cambiamenti con maggiori complimenti per la donna. Sicuramente i miei discorsi sulla modernità non necessariamente trasgressiva, così come anche il rispetto per le altrui opinioni e modi di pensare, ma anche l’apertura alla loro conoscenza, cominciavano a dare i loro frutti. Certo che con loro dovevo andare per gradi e con più cautela. Lei era remissiva e non mi dava affatto preoccupazioni, il marito invece era più tosto e dovevo lavorarmelo per bene.

Ancora non avevo smesso di incontrare Agnese che si presentò la prima vera occasione per iniziare a mettere ‘sotto’ Veronica ed Arturo. Si presentarono a casa per il pagamento del fitto, ma Arturo adducendo la scusa di un disguido bancario, mi disse che avrebbe dovuto ritardare il pagamento di dieci giorni. Da notare che non chiese una proroga, mi comunicò semplicemente che mi avrebbe pagato con dieci giorni di ritardo.
La forma usata mi diede parecchio fastidio, in circostanze normali gli avrei subito sbattuto in faccia che potevo mandarli via da casa anche subito, ma naturalmente il mio interesse era altro. Gli feci comunque notare che ero io a concedergli una proroga nel pagamento, e per rimarcarlo ancor di più gli diedi uno scritto con stampato in alto la parola proroga. Arturo accusò il colpo, presero solo un caffè e subito si defilarono. In banca controllai subito che non esisteva alcun disguido, era sola una fandonia inventata per giustificare il ritardo. Bene, mi dissi, probabilmente siamo sulla buona strada.
Dieci giorni dopo ebbi conferma di un’altra caratteristica che sospettavo in Arturo, la vigliaccheria! Pur essendo possessivo e geloso, non si fece scrupolo di mandarmi la sola moglie per chiedere una nuova proroga. Lo fece perché non aveva il coraggio di affrontarmi e sottomettersi a chiedere una nuova proroga, dopo la meschina figura di dieci giorni prima, ma lo fece anche per avere più chance di riuscita, fidando della maggiore disponibilità che ognuno ha verso le persone dell’altro sesso. E questo alla faccia della sua gelosia, pronto a vendere comunque un pezzo della propria partner, pur di non cedere anche solo un pezzettino del suo orgoglio.
Di nuovo mi rallegrai della cosa, gli eventi si incanalavano nel giusto verso. Cercai di essere molto gentile con Veronica, che per l’occasione aveva indossato per la prima volta una gonna con l’orlo sopra il ginocchio e si era seduta scoprendosi le gambe in modo ‘generoso’, facendomi subito indurire il cazzo. Naturalmente non fui avaro di complimenti e se li meritava tutti, ma, alla richiesta di proroga, non risposi subito. Volevo che stesse un po’ sulle spine, volevo vedere se si spingeva un po’ di più a mostrarsi ‘simpatica’. Andai a preparare il caffè ed al ritorno ebbi conferma di ciò che pensavo e speravo. La gonna era risalita ancora di più, la camicetta si era aperta un po’, si cominciava ad intravvedere le rotondità dei seni scoperti, ma un leggero rossore sul viso tradiva un certo imbarazzo per quello che si sentiva costretta a fare, sicuramente su consiglio del marito.
Iniziammo a prendere il caffè, il mio sguardo, con ostentazione passava dalle cosce al seno, il rossore sul suo viso aumentava. Ormai ero sicuro di averli in pugno, alla mia mercé, lei l’avrei sottomessa subito, il marito in seguito. Iniziai con un tono suadente ed amichevole:

Insomma Arturo ti ha messa in una bella situazione. Dimmi la verità, è lui che ti ha consigliato di ‘scoprirti’ un po’ per ammorbidirmi?


La risposta fu quella che mi aspettavo, scoppiò a piangere. Subito cercai di consolarla, l’abbracciai e le dissi che per la proroga non c’erano problemi, avevo solo tardato a comunicarglielo per vedere fino a che punto il marito l’aveva spinta. Le asciugai le lacrime e la tenni stretta un po’ a me, poi la mandai nel bagno a rifarsi il trucco. Quando uscì la intrattenni ancora un po’.

Giusto per tenere Arturo sulle spine ed anche per rifarmi gli occhi, non è di tutti i giorni poter ammirare una così interessante bambolina.


Di nuovo arrossì, ma sorrise pure per il piacere che le aveva procurato il complimento. Le diedi di nuovo un foglio con scritta la nuova proroga, l’accompagnai alla porta, ma invece dei baci sulle guance avvicinai le mie labbra alle sue, che subito si dischiusero per permettere alla mia lingua di entrare. Fu un lungo bacio, quando alla fine ci distaccammo le dissi:

Mi raccomando, quando tuo marito ti chiederà come è andato l’incontro tu digli che mi sono arrabbiato un po’ e inizialmente non volevo concedere altre proroghe, poi tu approfittando di una mia uscita hai scoperto un po’ di più le cosce e il seno. Quando sono tornato hai notato che ti guardavo parecchio e alla fine ti ho concesso la proroga. Quando poi ti ho accompagnato alla porta hai avuto l’impressione, ma solo l’impressione, che la mia mano ti sfiorasse il culo.


Come mi aspettavo, dieci giorni dopo venne di nuovo sola. Aveva sempre lo stesso abbigliamento, al marito non era bastato sapere che avevo apprezzato parecchio le sue doti e forse l’avevo anche toccata. Appena chiusi la porta di ingresso l’abbracciai e la baciai. Le feci poggiare le spalle al muro e, mentre ci scambiavamo focosi baci, iniziai a spogliarla. Lei non diceva nulla e continuava con impeto a rispondere ai miei baci. Quando le toccai la fica mi accorsi che aveva le mutandine inzuppate, perciò gliele abbassai e dopo averla sollevata un po’ per portarla con la fica all’altezza del mio cazzo, la penetrai e cominciai a chiavarmela mentre continuavo a succhiarmi tutta la sua saliva. La sentii sussultare mentre raggiungeva l’orgasmo e poco dopo anch’io fui colto dagli spasmi della sborrata. Non erano passati neanche dieci minuti da quando aveva bussato alla porta che entrambi avevamo raggiunto l’orgasmo. Sempre in braccio la portai in bagno, le feci il bidè eccitandola ed eccitandomi di nuovo. La portai sul divano:

Dimmi la verità, Veronica, hai mai fatto sesso orale?

No, ma sono pronta a farlo.

Brava, allora adesso lo faremo assieme. Quando starò per venire ti avviserò. Se non te la senti non ti preoccupare, toglilo dalla bocca e mettici sopra questi fazzolettini di carta, così non imbratteremo nulla.

Quando lo fai con altre donne loro si tolgono?

No, ma per te è la prima volta e lo sperma in genere non ha un buon sapore.

Fa nulla, mi abituerò anch’io e poi lo desidero!


Mi girai e le infilai il cazzo in bocca. Era un po’ impacciata all’inizio, ma poi si sa che certe cose vengono spontanee. Mentre lei me lo lavorava con la bocca io mi davo da fare con la lingua tra le sue cosce. La sentivo fremere ogni qualvolta le toccavo il clitoride, ogni volta mi succhiava di più il cazzo. Nonostante la sua palese inesperienza riuscì a farmi sborrare abbastanza presto, prima comunque che anche lei raggiungesse l’orgasmo. Ciò le facilitò l’accoglimento in bocca della sborra e poi il successivo ingoio, era talmente eccitata che la cosa dovette sembrarle sublime visto che all’ultima deglutizione raggiunse anche lei l’orgasmo.

Brava Veronica, sei stata proprio brava. Ma adesso sbrighiamoci, sennò va a finire che ci ritroviamo Arturo davanti alla porta.


Ci rivestimmo in fretta e la riaccompagnai alla porta.

A tuo marito devi dire che questa volta sono stato più restio dell’altra volta, che non mi allontanavo come l’altra volta e non sapevi che fare. Alla fine sei riuscita a farti uscire qualche lacrima e allora io ti ho abbracciato per consolarti e così alla fine ti ho dato la proroga. Digli che sei scocciata dalla situazione e che non vorresti eventualmente, venire più da sola, ma mi raccomando, non insistere troppo su questa cosa, voglio chiavarti ancora e prenderti anche da dietro!
La settimana successiva la incontrai al supermercato. Mi disse che il marito l’aveva ascoltata attentamente senza dire nulla. Poi proprio il giorno prima le aveva detto che doveva tornare da sola a chiedermi una nuova proroga.

Questa volta ti metti quella maledetta gonna con lo spacco regolabile senza indossare il reggiseno, poi quando sei davanti alla sua porta regoli la lampo a metà coscia e ti apri di un paio di bottoni la camicetta. Così non dovrai farlo dopo. Quello appena vede un po’ di coscia si ammorbidisce subito!

Ma Arturo, quello così crede che voglia farmi saltare addosso e, sicuramente lo farà!

Ma no, che dici. Ho capito bene il personaggio! Quello in fondo è uno che al momento opportuno si tira indietro, al massimo prova a fare la mano ‘morta’ e null’altro. Ma lo vedi che il meschino vive solo, senza uno straccio di donna!


Le sorrisi e la salutai pensando a come avrei goduto a fargli vedere la ragione per cui vivevo da solo, ossia che preferivo fottermi le femmine degli allocchi che mi capitavano a tiro, per lui poi cominciai a pensare di riservare un trattamento particolare. Quel ‘meschino’ mi aveva dato particolare fastidio, volevo ormai umiliarlo il più possibile e prima che iniziasse a scoprirsi cuckold. Con lui avrei accelerato tutte le fasi!
Tre giorni dopo altro che regolazione della lampo, era appena entrata che già stavamo nudi a letto che me la chiavavo alla grande. Lei mi si era avvinghiata subito, appena entrata.

Presto dammi di nuovo quel grosso cazzo, lo voglio sono giorni che sogno questo momento, voglio il tuo cazzo, da quando me lo hai fatto provare non mi basta più quello di Arturo, voglio godere come solo riesci a farmi!


La sbattei letteralmente sul letto e cominciai a chiavarla con impeto. Lei sotto rispondeva con le anche ai miei affondi, colpo su colpo e quasi gridava per il piacere. Il letto cominciò a cigolare, szing,szing,szing era il suono che assieme allo chiac,chiac,chiac emesso dall’incontro dei nostri corpi accompagnava i nostri movimenti. La vidi arrossire violentemente ed ammutolire improvvisamente quando raggiunse l’orgasmo, proprio mentre sentivo il cazzo percorso dalla sborra che lo risaliva per uscire a spruzzi nella sua vagina. Non avevamo molto tempo, la portai in bagno e la lavai per eccitarla di nuovo. Il cazzo era di nuovo in erezione, la feci appoggiare al lavello e cominciai a lubrificarle il buco del culo, le infilai prima uno, poi due e poi tre dita in culo per allargarle il buco, poi mi sedetti sulla tazza del cesso e la feci avvicinare a me.

Comincia ad abbassarti, come se volessi sederti su di me. Ma fermati appena senti la cappella contro il tuo culo.


Fece quello che le avevo detto, sistemai bene la cappella sul buchetto, poi la feci abbassare di più.

Quando senti che comincio a spingere tu sforzati come se volessi defecare, così i muscoli si allargheranno di più.


Lentamente la cappella e poi tutto il cazzo scivolarono dentro. Era lei che si alzava ed abbassava sul mio cazzo decidendo il ritmo e la profondità. Intanto io con la mano le carezzavo la fica, le massaggiavo le piccola labbra, premevo sul clitoride ed ogni tanto la penetravo con un paio di dita. Quanto più si eccitava tanto più aumentava il ritmo della sua ginnastica. Ansimava più del solito, effetto dello sforzo a cui l’avevo costretta, ma godeva tanto assieme a me. Di nuovo la riempii di sborra poco prima che anche lei raggiungesse l’orgasmo. La feci rialzare quasi subito.

Presto, questa volta abbiamo fatto più tardi del solito, non vorrei trovarmi con quel fesso di tuo marito fuori dalla porta. Siediti sulla tazza, sicuramente avrai qualche stimolo, io nel frattempo mi vesto e ti porto i vestiti.


Così feci, appena rivestito le portai i vestiti e lei, che si era liberata della mia sborra, si rivestì in fretta. Mentre l’accompagnavo alla porta le diedi le ultime imbeccate:

Dì a tuo marito che hai fatto come ti ha detto lui, senza ottenere risultati. Allora hai cominciato a far salire un po’ di più la lampo, catturando il mio interesse. Infatti mi sono allontanato per preparare il caffè, quasi per invitarti a scoprirti di più. Tu lo hai fatto, hai aperto quasi tutta la lampo e hai aperto ancor di più la camicetta. Quando sono tornato col caffè ti ho piantato letteralmente gli occhi addosso, la mano mi tremava un po’ mentre mettevo lo zucchero nelle tazzine. Ti sei sentita molto imbarazzata da quegli sguardi, poi quando ti sei abbassata per posare la tazzina sul tavolino un seno è uscito fuori, avresti voluto morire! Digli che ho cercato di palpeggiarti, ma che alla fine sei riuscita a tenermi a freno, a parte una mano sotto la camicetta, appena ti ho consegnato la proroga, e qualche carezza sulle chiappe quando ti ho riaccompagnato alla porta.


Le diedi un ultimo bacio a cui lei rispose con entusiasmo e la lasciai andare.

Era passata circa una settimana quando cercai di incontrarla al solito supermercato e, dopo un po’ di attesa riuscii nell’intento, Appena la vidi, le feci un cenno ed insieme entrammo nel supermarket, così da parlare senza dare nell’occhio. Le chiesi come fosse andata col marito e se ci fossero novità. Mi raccontò di aver detto al marito quanto concordato anzi, e arrossì al dirmelo, vedendo che il marito non faceva una piega, aveva pepato di più il racconto dicendogli che l’avevo salutata con un bacio sulle labbra e prendendole la mano l’avevo portata sulla patta dei pantaloni facendole sentire quanto grosso e duro avessi l’attrezzo. Il marito sembrò indifferente e tornarono a casa.
Qui lui volle che lei gli raccontasse di nuovo tutto quello che era accaduto, da quando era entrata dalla porta a quando ne era uscita. Cominciò a temere che si arrabbiasse, ma col proseguire del racconto notò che il marito insisteva molto su alcuni dettagli fino a farglieli ripetere più volte: di quanto si era scoperta la gonna, quanti bottoni della camicetta avevo aperti, se avevo visto bene il seno che era fuoriuscito e se infine avessi un cazzo più grosso del suo. Si era accorto che mentre lei parlava lui si eccitava, alla fine, quasi per scuoterlo aveva detto che avevo un cazzo molto più grande del suo e mi ero accorto della fuoriuscita del seno perché ne avevo approfittato per metterci su una mano e leccarle un capezzolo. Altro che scossa, Arturo le era saltato addosso e l’aveva chiavata! Dopo, rilassato sul letto aveva detto:

Cazzo Veronica, sei stata proprio grande! Ormai lo abbiamo in pugno, un altro po’ di sorrisetti e la prossima volta gli chiediamo un intero mese di proroga!

Bene, Veronica, non ti preoccupare, il mese lo avrete, certo che naturalmente non saranno mica sorrisetti! Comunque digli che non vuoi più venire da sola, deve assolutamente accompagnarti!

Ma allora non faremo più niente?

E chi lo dice? Però ti sei spinta ormai troppo in avanti dicendogli che ti avevo fatto toccare il cazzo, non puoi acconsentire a venire di nuovo da sola, gli faresti sospettare che anche a te piacerebbe che ti saltassi addosso. Invece lui deve sempre pensare che qualsiasi cosa tu faccia sia solo per accontentare lui. Vedrai che la prossima volta ti chiaverò sotto i suoi occhi, ti dovrà vedere e sentire godere sotto i colpi del mio cazzo, dovrà vedere direttamente cosa ti avrà costretto a fare e non semplicemente farselo raccontare. Perciò, mi raccomando, quando sarà il momento cerca di dare il meglio di te stessa, anche a costo di fingere e mi raccomando, tanti complimenti al mio grosso cazzo!

Fingere? E come è possibile fingere con te? Hai un cazzo bellissimo e chiavi in modo eccezionale! Solo che così si accorgerà che a me piace tantissimo essere chiavata da te!

Certo, se ne renderà conto e sicuramente quando sarete soli te lo chiederà. Tu gli risponderai che avevi piacere ad accontentarlo e per questo che godevi, anche esagerando un pò con i sospiri, per ottenere poi quello che volevate! Insomma non negare che hai goduto, ma deve sapere che lo hai fatto solo per lui! Vedrai che alla fine gli resterà comunque solo il dubbio che tu abbia goduto espressamente per i parecchi centimetri del mio cazzo!


Le sorrisi e ci lasciammo. Finalmente il gonzo era caduto nella rete, del resto non ci voleva alcun trattato di sessuologia per capire, da quello che mi aveva riferito Veronica, che in fondo il bacchettone e gelosissimo marito altri non era che un cuckold. Dovevo solo portarlo allo scoperto. In altra occasione lo avrei fatto più delicatamente, avrei pazientato ancora per qualche incontro, ma con lui volevo andarci giù pesante, avrebbe dovuto soffrire più del necessario, senza rendersi conto che sarebbe stato solo l’inizio di un precipizio. E la disponibilità di Veronica era veramente totale, ormai in testa cominciavano a frullarmi certe idee, dovevo e volevo proprio riservargli spettacoli particolari, avrebbe visto certamente la sua femmina trattata come una puttana senza potersi opporre!
Cosa intendevi per spettacoli particolari?

Ecco vedi, fino ad allora mi ero chiavate le mie brave inquiline davanti ai mariti da solo, senza che intervenisse qualcun altro. Proprio con lei iniziò una certa svolta ed anche una collaborazione fattiva con alcuni colleghi, come Cesare, il cui cazzo hai ben conosciuto.

Già, se è per questo anche mio marito!

Beh, quella è stata una prevaricazione che non gli ho perdonato! Ma torniamo al racconto.


Proprio in quel periodo era giunta nella nostra sede di lavoro, per un periodo di aggiornamento, una collega ‘particolare’. Era Sonia, una stangona alta 1 metro ed ottanta, non era una strafiga, ma aveva un paio di cosce lunghissime e una insaziabile voglia di cazzo. Era stata in albergo solo il primo giorno, poi a turno aveva conosciuto l’ospitalità dei nostri letti. Durante le settimana si era concessa ad almeno una decina di noi, poi il sabato e la domenica tornava dal marito a lamentarsi della ‘solitudine’ delle sue giornate. Negli ultimi giorni, non più sazia, aveva chiesto di essere chiavata da più maschi contemporaneamente. Una sera, aveva il cazzo di Cesare in fica e stava per prendere il mio in bocca quando squillò il telefono e lei subito rispose. Cesare smise di chiavarla, ma le tenne il cazzo in fica. Capimmo che era il marito e la troia cominciò subito col dirgli:

Amore, sto qui a letto nuda, da sola che ti desidero. Desidero il tuo cazzo, dai mettilo fuori: Bravo e adesso pensa che mi stai chiavando, io penso la stessa cosa. Così, bravo, bravo è bellissimo, che cazzo mi ritrovo in fica, che bello!


Intanto Cesare aveva ripreso a chiavarla e lei ogni tanto prendeva anche il mio cazzo in bocca.

Dai, dai amore sei fantastico, hai un cazzo eccezionale, che bello. Mi piace troppo, sei fantastico, se vuoi puoi invitare qualche volta a cena il tuo capufficio. Fa niente che non è molto giovane, pensa se mi mettesse il cazzo in bocca mentre tu mi chiavi così splendidamente!


Insomma il cornuto pensava che fosse un amplesso immaginario, mentre la moglie si faceva fottere da Cesare in fica e saltuariamente da me in bocca. Godé tantissimo, con tanti spasimi e alla fine si beccò tutta la nostra sborra, in fica e in bocca. Finì col dire al marito:

Sì caro è stato fantastico, sì gli ho ingoiato anche tutta la sborra! La prossima volta lo faremo anche con Daniele, il fattorino. Mi procuro un vibratore per il culo!

Cazzo amore,mi stai quasi facendo eccitare di nuovo. Sentiamoci di nuovo in settimana!


Così un paio di giorni dopo:

Caro ho messo il vivavoce perché ho le mani occupate da due grossi cazzi, il commesso ha sgranato gli occhi quando mi ha visto comprarli di così grosse dimensioni, scommetto che quando sono uscita si è fatto una sega! Oh mamma, lo sai che sei fantastico, quello che uso per il tuo cazzo lo sto infilando adesso in fica, pensa che è lungo più di 25 cm. Mamma come è bello, sto sopra di te, quando pensi sia il momento dillo tu a Daniele di recapitarmi il suo pacco in culo, io nel frattempo comincio a leccare il cazzo del dottor Passera.

Cazzo Sonia, sei proprio una gran puttana. Sento proprio il mio cazzo nella tua fica, è caldissima. E come succhi bene il cazzo del dottor Passera. Caspita Daniele, che aspetti, rompile il culo con il tuo cazzone!


In effetti stava sopra di me col mio cazzo in fica e aveva cominciato a leccare la cappella a Tullio, un altro collega, mentre Cesare aspettava impaziente che il marito gli ordinasse di incularla! Insomma come al solito il cornuto immaginava e la moglie si faceva fottere!

Caspita Sonia, hai pensato proprio a tutto. Mamma mia come sei bona, sento tutta la tua fica attorno al mio cazzo, ti sto chiavando e tu stai spompinando il dottore, ahh è bellissimo, dai Daniele, consegna il tuo grosso pacco tra le chiappe di mia moglie, caspita Sonia, immagina che in questo momento ci sono tre cazzi dentro di te! Mamma mia che bello, sento finanche il rumore dei corpi quando si toccano, com’è possibile?


E in effetti il chiac, chiac, chiac, chiac ripetuto era chiaramente percepibile, anche la rete del letto aveva iniziato a cigolare.

Oh caro, è il rumore dei vibratori che mi entrano ed escono dalla fica e dal culo, mamma mia sai che è bellissimo!


Altro che vibratori, erano proprio i nostri cazzi che la stavano facendo letteralmente impazzire dal piacere! Aveva ripreso anche a spompinare con maestria il cazzo di Tullio, dopo la breve pausa per rispondere al cornuto!A lui giungevano comunque i suoi inconfondibili gemiti di piacere, oltre ai già citati e inconfondibili rumori della chiavata.

Ci furono così ben sei chiavate telefoniche, poi alla fine lei organizzò anche un gang band con altri colleghi di ufficio, immaginaria per il marito, realissima per noi sette maschi!

Beh, non dovrei essere proprio io a dirlo, ma era proprio una bella stronza!

Lo puoi dire benissimo e ne hai tutti i diritti. Tu pure hai preso tanti cazzi contemporaneamente, ma a tuo marito non hai mai nascosto nulla, anzi anche in sua presenza e pure adesso sa benissimo che ti stai deliziando col mio cazzo.


Detto fatto, le infilai il cazzo in una bagnatissima fica e me la chiavai! Poi con calma ripresi il racconto di Veronica e Arturo:

Tre giorni dopo, puntuali verso le 19.00 si presentarono. Veronica era abbigliata come dieci giorni prima, solo che questa volta la camicetta era già abbastanza sbottonata e la gonna era più corta, infatti come si sedette non dovette compiere alcuna manovra per mettere in vista quasi completamente le cosce. Ostentai naturalmente tutta la mia soddisfazione nel vedere tanta grazia.

Volevo, ehm, dire ehm, che purtroppo avremmo bisogno di un’altra proroga.


Nessun accenno alla durata, forse si aspettava prima un sì e poi avrebbe ‘comunicato’ la durata. Non risposi, dovevano alzare la posta, perciò li lasciai soli per prendere gli stuzzichini e gli aperitivi in cucina. Quando tornai la posta era stata alzata, cioè la gonna di Veronica era talmente su che si vedevano gli slip, i capezzoli erano quasi sul bordo esterno della camicetta, pronti per uscire. Poggiai il vassoio sul tavolinetto e mi sedetti anch’io sul divano, a contatto di Veronica che si trovava quindi in mezzo a noi.

Oggi è stata proprio una giornata molto calda, speriamo che in serata rinfreschi!


La buttai lì, quasi per giustificare l’osceno stato in cui si trovava la donna. Iniziammo a colloquiare appunto sul tempo mentre porgevo il bicchiere a Veronica. Poi Arturo chiese di andare in bagno, lo accompagnai e subito tornai a sedermi vicino a Veronica che subito mi sussurrò:

Mi ha detto che si sarebbe allontanato per qualche minuto duranti i quali avrei dovuto accettare passivamente eventuali palpeggiamenti.


Non mi feci certo pregare, tra l’altro mi accorsi subito che lui non era nel bagno, ma ci spiava dal corridoio. Subito le diedi un bacio sulle labbra, mentre la mia mano spaziava dalle cosce al seno per tornare alle cosce per sostare sullo slip che iniziava a bagnarsi. Ero indeciso se continuare a masturbarla o farle sentire veramente la durezza del mio cazzo. Optai su questa seconda ipotesi, le presi la mano e l’appoggiai alla mia patta.

Senti quanto è grosso è duro, adesso lui comincia a vederti mentre me lo carezzi, non immagina neanche che questo è solo un aperitivo.

Riportai di nuovo la mia mano sulla fica, quando udimmo l’inconfondibile rumore dello sciacquone. A quanto pare per lui era sufficiente quello che aveva visto e voleva avvisarci del suo imminente rientro, tolsi allora la mano dalla fica, ma la lasciai con ostentazione sulla sua coscia. Tornò a sedersi vicino alla moglie, fingendo indifferenza per quella mano sulla coscia della moglie. Cominciò a parlare del grande afflusso che si notava tutte le sere e fino a notte inoltrata al ‘famigerato’ club privé, voleva , o almeno sperava, che distogliessi l’attenzione dalla sua femmina!

Non riesco a capire perché così tanta gente vi si rechi. E’ vero che è di moda un po’ di trasgressione nel divertimento, ma certe cose si possono anche fare in casa!

Certo che in casa è molto meglio, ma farlo con chi non si conosce è molto meno impegnativo anche se più pericoloso! Del resto dipende con chi lo si fa. L’importante è farlo con chi dopo non crei problemi e sappia rispettare il ruolo assegnato. Insomma con persone intelligenti e di una certa cultura. Alla fine si tratta solo di giochi da cui trarre piacere e null’altro. Se ad esempio stasera giocassimo assieme, sicuramente avremmo tanto piacere, ma poi dopo ognuno tornerebbe al suo ruolo, io tornerei a fare il proprietario della vostra casa e voi gli inquilini, anche se in questo momento morosi.


Accusò il colpo, le orecchie cominciarono rapidamente a colorarsi di rosso, segno del suo disagio.

Ecco, in effetti ehm è così, stasera saremmo venuti per una proroga!


Ancora non disse la durata, chissà se poi non potevo approfittarne!

Beh, certo, la proroga! Ma intanto, se vi va perché non facciamo anche noi qualche giochino divertente, giusto per rendere più gioioso il clima, così dopo sarà più semplice parlare di cose che ci tediano un po’. Abbiamo con noi una bella ragazza, perché non la mettiamo al centro della nostra attenzione per farla divertire e divertirci un po’, così ci conosciamo un po’ di più? Abbiamo tempo dopo per angustiarci con queste piccole quisquilie economiche!


Più chiaro di così non potevo essere,gli avevo in pratica detto:’ adesso mi diverto con tua moglie, poi parliamo dei soldi che mi devi!’La mia mano era risalita quasi fino all’inguine di Veronica a sottolineare quanto avevo appena detto e proprio con il suo sguardo fisso sulla mia mano chiese:

E cosa dovremmo fare, che gioco?

……CONTINUA
Ero già arrivato, ormai, ad un buon punto ma non potevo subito dirgli che volevo portare il mio giocattolo nel parco divertimenti della moglie per darle qualche botta! Dovevo portarlo per gradi, perciò a malincuore lasciai la presa e andai a prendere quel benedettissimo gioco che già si era rivelato risolutore a portare ‘a dama’ le mie vittime.
Presi direttamente il livello più hard, per gradi sì, ma molto speditamente! Liberai il tavolino e vi posi il tabellone, quella sera avevo deciso di chiavarmi la moglie sotto i suoi occhi e farla diventare la mia puttanella!. Come al solito feci iniziare prima loro a lanciare il dado. In meno di mezz’ora eravamo nudi, le carezze avevano già riguardato gli organi sessuali, Veronica aveva la fica inzuppata dei suoi umori che cominciavano a colarle sulle cosce.
Toccava ad Arturo giocare e lo fece, gli toccò la casella dell’equivoco che aveva una doppia opzione, ossia doveva carezzare l’organo sessuale di una persona dello stesso sesso, oppure scegliere di mandare una donna nella casella della canzone muta. Insomma aveva poca scelta e non volendo carezzarmi il cazzo scelse di mandare la moglie in quella casella, senza neanche conoscerne il significato.

E adesso cosa devo fare?

Devi cantare una canzona muta ai nostri microfoni! Ecco prendi il mio microfono in mano, brava così, adesso intona la canzone muta.


Subito, senza dar tempo ad Arturo per ripensamenti le appoggiai il cazzo alla bocca, lei la dischiuse ed io lo infilai dentro.

Un momento, non lo ha mai fatto!

E dai, è il momento che inizi, non vorrai interrompere proprio adesso il gioco. E’ la prima volta e vedrai che dopo queste due canzoni ti ricreerà con tante altre.


Un pallido Arturo dovette assistere al primo pompino che vedeva fare alla moglie, e non era neanche il suo cazzo! Ed era stato lui a mandare la moglie in quella maledetta casella!

Nel frattempo Veronica si dava da fare e bene, stava imparando proprio bene! Stavo per venire e le misi una mano dietro la nuca, con uno sguardo e un cenno mi fece capire che non ce n’era bisogno, tolsi la mano e poco dopo le sborrai in bocca. Ingoiò tutto il mio sperma con grande perizia, anche se, a suo dire, era solo il suo secondo pompino! Arturo aveva assistito a tutta la scena, aveva visto la moglie prendere il cazzo di un altro in bocca e fare quello che lui riteneva facessero solo le puttane. Il suo viso era contratto, ma in fondo era consapevole di essere stato lui a mettere la moglie in quella situazione e poi aveva sempre il cazzo duro, segno che comunque era eccitato.

Adesso devi passare a farlo a tuo marito. Mettiti in ginocchio sul divano ed allarga le gambe, devo leccarti la fica mentre tu lo spompini, così non sembri una puttana esperta di pompini, ma solo una femmina che fa e riceve sesso orale!

Così le leccai una bagnatissima fica, le procurai il primo orgasmo mentre i suoi umori, i suoi odori mi procurarono una nuova erezione. Quando ebbe ingoiata l’ultima goccia di sperma di un incredulo Arturo (era la prima volta che riceveva il ‘trattamento’ dalla moglie e probabilmente la sua prima volta in assoluto!), lanciai il dado per l’ultima volta, naturalmente andai nella casella del cuckold. Devo precisare che le ultime caselle erano tutte a doppia opzione e tutte indirizzavano prima alla canzone muta, e poi al cuckold, chiunque dei giocatori vi cadesse. Infatti nel gioco a tre c’era una sola cantante, e solo uno poteva essere il cuckold.

Che significa?


Chiese un allarmatissimo Arturo.

Significa che ti devi sedere in quella poltrona e vedere un po’ come giochiamo a conoscerci meglio tua moglie ed io.


Non replicò e si accomodò sulla poltrona, ancora non aveva capito che stavo per chiavarmi la moglie. Il viso era contratto, il cazzo era ancora moscio, del resto aveva appena sborrato. Anche se avevo il cazzo durissimo, dovevo dargli un po’ di tempo perché si riprendesse, se mi fossi chiavato adesso la moglie sicuramente avrebbe cercato di impedirmelo. Invece una volta in eccitazione, col cazzo di nuovo duro avrebbe accettato più docilmente la circostanza. Mi limitai perciò a carezzare Veronica su tutto il corpo, anche se lo feci col cazzo, poi iniziai ad eccitarla lentamente con la lingua. Quando mi accorsi che era pronta col la coda dell’occhio diedi uno sguardo ad Arturo, o meglio al suo cazzo: era di nuovo in erezione. L’avermi visto spupazzare la moglie lo aveva eccitato di nuovo.

Adesso osserva bene il movimento del mio cazzo sulla fica di tua moglie, guarda come va su e giù mentre la carezzo con la cappella, guarda come me lo ha fatto diventare duro, intanto, se vuoi, inizia a masturbarti.


In effetti già, ogni tanto, se lo era carezzato, perciò appena glielo dissi iniziò a masturbarsi. Attesi un po’ che cominciasse a godere, poi:

Bravo così, intanto osserva come si sta ricreando la tua donna, guarda adesso la mia cappella, guarda come entra dentro.


Il mio cazzo l’aveva penetrata, avevo iniziato a chiavarla. Lui si bloccò, di nuovo ebbe l’impulso di alzarsi e fermare tutto ma non lo fece e riprese a masturbarsi. Veronica si dimenava felice sotto i colpi del mio cazzo, finalmente la stavo chiavando dopo averla tanto desiderata per tutta la sera. Ogni tanto vedevo il viso di Arturo e l’espressione era quello di chi fosse divorato da un conflitto insanabile, avrebbe voluto che smettessimo, ma al tempo stesso si eccitava a vedere la moglie che si dimenava, quasi gridava dal piacere mentre il mio grosso cazzo stantuffava nel suo corpo. Le parole della moglie poi gli rimbombavano nella testa, lo eccitavano ancor di più e lui continuava a masturbarsi freneticamente.

Sì, sì, è una cosa fantastica, che cazzo grosso, come è bello averlo nella fica, dai, dai fottimi tutta, sbattimi come una sgualdrina, continua così, è troppo bello essere sbattuta da questa fantastica mazza!

Caspita, la senti come gode tua moglie? Le piace proprio tanto la mia mazza! Scommetto che è la prima che si fa menare da un cazzo così grosso! Guarda come si contorce dal piacere, senti come geme mentre la strapazzo!


Finalmente la vidi raggiungere l’orgasmo, finalmente potei rilassarmi e non trattenere più la copiosa sborrata con cui le riempii la vagina. Anche lui sborrò, a terra e poco dopo ebbe uno scatto e corse in bagno, preso da violenti conati di vomito. Veronica intanto si era ripresa e volle subito pulire con dei fazzolettini la sborra che lui aveva lanciato a terra.
La vidi abbassarsi per pulire,era nuda e la vista di quel bel culo mi stava di nuovo mettendo una certa voglia addosso, sentivo Arturo che continuava a dare di vomito nel bagno, il cazzo era di nuovo duro e così decisi di dare un’altra mazzata al suo orgoglio.
Afferrai Veronica per i fianchi, la feci inginocchiare sul divano con le mani appoggiate allo schienale, le lubrificai il culo e, in piedi, cominciai ad incularla.
Quando Arturo tornò era pallido, la vista della moglie inculata dal mio grosso cazzo gli fece letteralmente sgranare gli occhi.

Tua moglie ha un culo troppo bello, non potevo resistere. Senti come gode la porcella anche a prenderlo in culo? E’ proprio un gran femmina, sa farsi chiavare in tutti i modi! Beato te che te la godi sempre e da tanto tempo, sei proprio fortunato, a me ha concesso giusto qualche botta, dopo te la porti a casa ed è di nuovo tutta tua! Caspita come è bello, guarda il mio cazzo come le entra nel culo, guarda le mie palle come sbattono contro la sua fica!


Per Arturo fu una vera mazzata, corse di nuovo in bagno a tentar di buttar fuori anche l’anima! Nel frattempo riuscii di nuovo a far venire Veronica, carezzandole la fica e di nuovo la riempii di sborra, ma in culo. Raccolse i vestiti e corse anche lei in bagno.
Mi rivestii e andai in cucina per preparare il caffè. Quando tornai con le tazzine colmi e fumanti i due erano di nuovo seduti uno accanto all’altro e si tenevano per mano, anche se il volto di Arturo era uno spettacolo di sofferenza.
Prendemmo il caffè, mentre lui cominciava a riprendere un colorito ‘normale’.Poi, convinto che ormai fossi soddisfatto e pienamente appagato, propose:

Allora va bene per un altro mese di proroga?

Un intero mese? Già, del resto già siamo ad un mese di ritardo! E probabilmente non vi basterà neanche quest’altro mese, perciò è inutile che ci prendiamo in giro. La proroga ve la concedo in bianco, senza limite di tempo, ma dovrete darmi qualcosa in pegno, qualcosa che vi spinga comunque a saldare quanto prima il vostro debito.

E cosa potremmo darle?

L’unica cosa che avete da offrirmi è Veronica. Tutti i giorni dalle 19.00 alle 21.00 sarà qui e farà quello che le dirò di fare. Tu potrai venire una volta la settimana, ceneremo assieme, poi dopo cena ti siederai in quella poltrona a guardare, così vedrai come tratto bene la tua consorte. Vi do un’ultima settimana di tempo per pensarci su. Se vi troverete d’accordo venite pure assieme a cena da me, sia che mi paghiate finalmente con i soldi, sia che lo facciate con la disponibilità del corpo di Veronica. Altrimenti lasciate pure l’appartamento e andate via, non vi chiederò null’altro.


Per Arturo fu l’ultimo e decisivo ceffone al suo amor proprio, era decisamente distrutto, letteralmente con le spalle al muro.
Aveva visto la moglie chiavata da un altro uomo, l’aveva vista, a suo dire, per la prima volta prendere un cazzo in bocca e poi in culo e per finire le ultime due constatazioni che l’avevano ferito parecchio: era vero che la moglie non aveva alcuna colpa perché aveva fatto tutto quello che lui le aveva detto, ma alla fine aveva goduto tanto come mai le era accaduto con lui e per ultimo, ma non secondario accadimento, si era tanto divertita con un cazzo che era per lunghezza e diametro quasi il doppio del suo!
E adesso quell’ultimatum! Sapeva che alla fine avrebbe dovuto cedere, non avrebbe potuto rifiutare, solo un miracolo gli avrebbe consentito di racimolare i soldi per saldare il debito.
Certo, pur magra consolazione, era comunque Veronica che doveva mettersi a disposizione, anche se poi ne avrebbe tratto piacere. Così almeno dovette pensare quando mi strinse la mano in segno di intesa.
Veronica non fiatò, aveva gli occhi bassi, era stata trattata come un oggetto, suo marito l’avrebbe prestata ad un altro per due ore la settimana! E questa era anche l’impressione che voleva suscitare nel marito con quel dimesso atteggiamento visto che poi, accommiatandosi e approfittando che il marito le camminava avanti nel corridoio, si voltò e mi rivolse un sorriso, esprimendomi la sua felicità per quella soluzione. Fu così che mi avviai a procurami la prima vera schiava.

Insomma parlando di quel club privé e con quel giochino sexy hai raggiunto parecchi risultati.

Certo che sì, almeno all’inizio sono riuscito ad ottenere molti successi. Del resto erano molti quelli che avevano paura di essere ritenuti non alla moda, ma comunque se non avessero avuto la latente tendenza ad essere cuckold non ci sarebbero cascati oppure dopo non sarebbero tornati a sedersi sulla poltrona. Invece tutti sono tornati e tutti alla fine godevano alla vista della propria femmina alle prese col mio cazzo e in seguito anche con quello di altri. E poi avrai capito che alla fine, con qualche piccola variante, mi sono chiavate quasi tutte le femmine delle coppie a cui ho fittato gli appartamenti. Non avevo certo problemi a trovare donne ‘normali’, ma dopo le prime esperienze mi intrigava sempre più sottomettere le coppie che mi capitavano a tiro, chiavarmi la femmina di un altro e sotto i suoi occhi mi dava un piacere in più.
La settimana passò e alle 20.00 si presentarono puntuali a casa mia. Veronica non indossava nessun abito particolarmente sexy, del resto ormai i giochi erano fatti e non c’era più bisogno di mezzucci per rabbonirmi. Arturo non fece alcuna allusione ad un eventuale pagamento, e la cena si svolse in un clima abbastanza conviviale e disteso. Quando ci alzammo dal tavolo per accomodarci sul divano Arturo andò a sedersi direttamente nella poltrona.

Ma no Arturo, vieni a sederti pure tu sul divano, per la poltrona c’è tempo. Abbiamo qui una bambolina da coccolare, trattiamola con cura riservandole le nostre premure e coccole. Intanto io preparo il caffè.


Mi alzai dal divano e, dopo averle dato un casto bacio sulle labbra, andai in cucina a preparare il caffè. Arturo si sedette vicino alla moglie, tenendole la mano. Così li trovai quando tornai col caffè. Misi un po’ di musica e andai a sedermi vicino alla donna.

Sono proprio contento della vostra decisione. Così Arturo avrà tutto il tempo che vorrà per mettere da parte i soldi ed io potrò beneficiare delle grazie della nostra bella Veronica.


Mentre parlavo avevo posato la mano sulla coscia della donna e poco alla volta le avevo fatto risalire la gonna.

Che belle gambe hai! Adesso metti le mani sopra le nostre patte, noi nel frattempo cominciamo a toglierti gli indumenti superiori.


Lei subito fece quello che le avevo detto, poi Arturo, eccitato dalla mano della moglie, cominciò ad aiutarmi a toglierle la camicetta e il reggiseno. Lo fece con piacere, gli occhi gli brillavano di orgoglio quando le tolse il reggiseno. Taceva ma aveva la tipica espressione di gaudio di chi avrebbe voluto dire:’guardate che bel seno, ammirate che bella femmina è la mia’. Perciò lo feci io per lui.

Mamma mia che bel seno, sei proprio fortunato ad avere una femmina così bella, dai adesso toglile il resto, fammi ammirare anche il resto.


Non avevo neanche finito di parlare che già le aveva abbassato la gonna e le calze, le lasciò pudicamente, il solo slip.

Bravo, bravo, adesso spogliamoci noi, mostriamole tutto il gradimento che abbiamo per le sue grazie!


Ci spogliammo completamente e ci sedemmo al suo fianco, con i cazzi in piena erezione. La carezzammo un po’ e lei carezzava i nostri cazzi fino a quando non mi accorsi che aveva gli slip bagnati.

Adesso Arturo va a sederti nella poltrona, continuo io a giocare con questa bella bambolina. Tu masturbati pure per lei, falle vedere quanto ti piaccia vederla strapazzata da un maschio con un grosso cazzo. Poi una di queste volte verrai pure tu a festeggiarla per bene. La metteremo sotto a spupazzare contemporaneamente i nostri giocattoli.


Arturo andò a sedersi in poltrona e cominciò a masturbarsi, mentre io tolsi gli slip a Veronica e le ficcai la lingua in bocca per un lungo e appassionato bacio, poi appena smettemmo di succhiarci la saliva a vicenda dissi:

Guarda che bella femmina, guarda la sua grossa e pelosa fica con la cappella del mio cazzo in mezzo alle piccole labbra, guarda come inizia ad entrare, ecco la cappella è tutta dentro e adesso tutto il cazzo sparisce nella vagina. Cazzo come è bollente questa vagina, mamma mia come è bello chiavarla!


Iniziai a chiavarla lentamente, ma poco alla volta il ritmo aumentava ed aumentava il piacere. Veronica era stata fino ad allora in silenzio, ma appena iniziai a chiavarla cominciò a manifestare il suo piacere, quando poi aumentai il ritmo non trattenne neanche le parole:

Aaahh, è bellissimo, aahh che cazzo grosso ho nel mio corpo, aahh, aahh, godo tantissimo, aahh, aahh, grazie Arturo per avermi portata a prendere questa bella mazza in fica, aahh, aahh, aahh, non ho mai goduto tanto, dai, dai, sfondami tutta è bellissimo, dopo lo voglio lo voglio ancora, aahh, aahh,aahh, sì, sì, sììììììììììììììììììì!


Aveva raggiunto l’orgasmo e pure Arturo aveva sborrato ed accettava di vedere la moglie col mio cazzo in pancia senza farsi venire il vomito. Finalmente anch’io sentii la sborra salirmi dalle palle, tolsi il cazzo dalla fica e glielo piantai in bocca, per farle ingoiare tutta la sborra che i lunghi preliminari avevano reso particolarmente abbondante.
Non riuscì ad ingoiarla tutta, sia per la sua abbondanza che perché non si aspettava che le sborrassi in bocca; dai lati della bocca cominciarono a scendere due candidi rivoli di sperma, Vedendo la propria femmina strapazzata dal mio cazzo, Arturo si era eccitato, masturbato e aveva sborrato, ma il vedere il mio cazzo che sborrava in bocca alla moglie fino a far traboccare fuori lo sperma gli procurò di nuovo dei conati di vomito e fu costretto a correre in bagno.

Caspita, resta ormai impassibile se ti chiavo e poi si disturba a vedere il mio cazzo che ti sborra in bocca. Appena torna ti stendi e facciamo un 69, voglio farti ingoiare altra sborra!


Al ritorno fece per avvicinarsi al divano.

Siediti di nuovo in poltrona, non ho ancora finito con la tua bella moglie. Non ho ancora assaggiato il sapore della fica di questa splendida femmina.


Ci stendemmo, lei col mio cazzo in bocca ed io con il viso tra le sue cosce. Era proprio brava a succhiarmi il cazzo, sicuramente era molto esperta, solo quel fesso del marito poteva credere che il mio fosse stato il primo cazzo in quella bocca. Le labbra della fica erano turgide, la sentivo fremere ad ogni passaggio della mia lingua, sentivo la punta del clitoride ed ogni volta che lo leccavo e succhiavo lei mi slinguazzava il cazzo. Non poteva parlare,ma i suoi mugolii erano inconfondibili.
Quando raggiunse l’orgasmo la vidi stringere le cosce, sollevai la testa proprio mentre sentii risalirmi la sborra. La ingoiò di nuovo tutta! Quando mi rialzai notai che Arturo era di nuovo andato in bagno a vomitare!
Terminammo la serata senza che Arturo fosse preso da altri conati di vomito, anche se mi vide di nuovo inculare la moglie. A quanto pare si stava abituando.

Bene Arturo, da domani la tua femmina sarà per due ore al giorno la mia puttanella e dovrà fare tutto quello che le ordinerò di fare. Ma non ti preoccupare, sarà sempre trattata con rispetto e farò sempre in modo che goda anche lei! Poi a fine settimana verrai anche tu a vedere come la tratto, e qualche volta potremo anche farle sentire contemporaneamente i nostri cazzi, vedrai che le piacerà molto!


Lo stato d’animo di Arturo era diverso da quello dell’ultima volta, anche se le mie parole gli avevano lasciato qualche dubbio, sicuramente si chiedeva perché avessi rimarcato che la moglie doveva eseguire i miei ordini!
Il giorno successivo Veronica, puntualissima iniziò il suo periodo di ‘lavoro’ presso di me. Mi raccontò che il marito, la settimana precedente era tornato a casa distrutto, non aveva proferito parola.
A letto poi aveva avuto difficoltà a prender sonno. In piena notte si era svegliato di soprassalto, svegliando anche lei. Aveva cominciato a chiederle della serata, voleva sentire da lei l’impressione che aveva avuto dal rapporto con me, cosa avesse provato a ricevere un cazzo così grosso.
Inizialmente lei cercava di non enfatizzare il racconto ma poi si era accorta che a lui piaceva molto sentire che lei era rimasta meravigliata dalla grandezza del mio cazzo, che subito aveva desiderato averlo in corpo, che non aveva mai goduto tanto e che la fica le dava un po’ di fastidio perché non era abituata ad un cazzo così grosso.
Quando aveva finito il racconto Arturo aveva di nuovo il cazzo duro e se l’era chiavata di nuovo.

Adesso mi sta aspettando a casa. Vuole che gli riferisca tutto quello che mi farai.

Beh, per ora ci faremo una bella chiavata, poi dopo deciderai tu come svolgere la nostra seconda puntata!


Il giorno dopo le chiesi come fosse andata col marito. Mi disse che aveva dovuto raccontargli tutto quello che avevamo fatto, poi lui aveva iniziato un vero e proprio interrogatorio. Continuava a chiederle se lei avesse mai avuto a che fare con un cazzo così grosso.

Ma caro, lo sai che sei stato tu il mio primo uomo, quello che mi ha sverginato!


Non gli era bastata la risposta, aveva tanto insistito che lei alla fine aveva dovuto inventarsi una storia, pur di porre fine alle sue insistenze.

Ecco veramente una cosa c’è stata. Ti ricordi che ti raccontai di quel prete della parrocchia che lasciò la chiesa per correre dietro le gonnelle di una donna sposata? (Questo era vero, anche se il resto era inventato completamente di sana pianta)
Devi sapere che all’epoca avevo quattordici anni e don Carlo era non solo il mio confessore, ma anche il mio professore di lettere e un amico a cui chiedere sempre consiglio. Del resto eravamo in molte ragazze ad averlo a riferimento. Un giorno gli chiesi come dovevo comportarmi con un ragazzo che a scuola non faceva altro che cercare di toccarmi.

Ma cara, non devi affatto preoccuparti, è normale che alla vostra età inizino i ‘toccamenti’, servono a cominciare a conoscere meglio le persone dell’altro sesso. Secondo te non mi accorgo quando qualcuno si tocca sotto il banco e poi chiede di uscire in bagno. Tu, ad esempio, non hai mai toccato nessun ragazzo?

Oh, no don Carlo, questo mai!

E hai sbagliato, devi pur conoscere, prima o poi certe cose.


E prima che potessi obiettare qualcosa mi prese la mano e la infilò in quella che pensavo fosse una tasca della tunica. Appena sentii una grossa e calda cosa contro la mano capii subito che stavo stringendo il cazzo del prete, del resto avevo a volte intravisto l’attrezzatura di mio padre e dei miei fratelli!

Vedi cara, questo che stai toccando è l’organo dei maschietti quando è duro. Sei tu, col tuo racconto, che lo hai fatto diventare così duro, perciò adesso mi devi aiutare a farlo tornare normale!

Oh,mi scusi don Carlo, non immaginavo! Cosa devo fare?

Ecco stringilo e comincia a muovere la mano avanti e indietro!


Iniziai a fare quello che mi diceva, intanto lui cominciò a toccarmi e carezzarmi il seno, sentivo un grosso calore che partiva dal ventre e risaliva fino al viso. Poi lui infilò la sua mano tra le mie cosce.

Caspita Veronica, sei tutta bagnata. La tua fichetta aspetta che la mia mano la carezzi.


Così raggiunsi il primo orgasmo e feci la mia prima sega ad un maschio.

Ogni venerdì don Carlo mi faceva andare con la scusa di darmi delle ripetizioni, mi portava in un ripostiglio, mi faceva spogliare e mi leccava tutta la fica fino a farmi venire, poi mi infilava il suo grosso cazzo in mezzo alle cosce, poco sotto la fica, e mi chiavava come se stesse in fica fino a riempirmi le cosce di sborra. Poi voleva che ne raccogliessi un po’ con le mani e la portassi alla bocca.

Allora è stato allora che hai ingoiato la prima sborra!

Sì, e non era certo un’esperienza piacevole. Aveva un sapore disgustoso e poi lo dovevo ingoiare quando ormai non ero più eccitata. Spesso mi diceva:

Vedrai che una di queste volte faremo qualche giochino divertente, adesso non possiamo perché ho poco tempo.

Per fortuna nel frattempo venne fuori lo scandalo che stava anche con una donna sposata e fu mandato via, sennò chissà cos’altro mi avrebbe fatto!


Non era vero nulla, ma Arturo si era eccitato tanto al racconto e volle anche lui sbatterla contro al muro del corridoio e sborrare tra le sue cosce!
Andarono avanti cosi un paio di settimane, lei tornava a casa e raccontava al marito quello che era accaduto tra noi. A volte a lui bastava per eccitarsi e se la chiavava subito, altre volte invece la invitava a raccontargli episodi della sua gioventù e lei era costretta ad inventarsi le storie più assurde. Era arrivata ormai ad inventarsi di aver dovuto spompinare tutti i maschi della sua classe, dopo esser stata sorpresa a prenderlo in culo da un professore! E fu dopo questi racconti che anche Arturo per la prima volta si inculò la moglie e si fece fare dei pompini.

Ormai la sua tendenza cuckold si stava affermando prepotentemente, era giunto il momento che mi spingessi oltre, era il momento di soppiantare la fantasia con la realtà. Per far ciò avevo bisogno dei miei amici ed anche di Sonia. Questa infatti sapeva che alcuni di noi avevano delle ‘schiave’ che periodicamente chiavavamo in presenza dei propri mariti, era curiosa del fatto e pensava a come farlo anche lei davanti al marito veramente, non più fingendo il rapporto telefonicamente. Del resto l’avevamo convinta delle tendenze cuckold del marito che si eccitava a pensarla alle prese con i cazzi di altri uomini.

Un giorno mi vidi presentare, verso le 17.00 Arturo a casa. Mi disse che voleva parlarmi di alcune cose. Appena ci sedemmo in soggiorno, un po’ imbarazzato mi disse:

Ecco Mario, quando il mese scorso ci hai dato le tue condizioni, parlando di Veronica hai detto che sarebbe stata la tua puttanella!

Certo, forse ti ha dato fastidio che l’ho chiamata così?

Oh no, nient’affatto! Il fatto è che ultimamente sto scoprendo delle cose di Veronica per me inimmaginabili. Prima pensavo di essere stato l’unico uomo della sua vita, l’unico che le avesse dato il cazzo, oltre a te, naturalmente. Invece non è così, da ragazza ne ha avute di esperienze! E poi alla fine cosa è una donna che si concede ad un uomo diverso dal marito per interesse se non una puttana!

Ma forse stai un po’ esagerando, è vero che lei si concede a me in attesa che mi saldiate i pigioni arretrati, però considera pure che sei stato tu a metterla in questa condizione, lei lo fa solo perché sei tu ad averglielo chiesto!

Beh, è vero e diciamo che non le faccio mica una colpa, certo che però non era affatto la santarellina che diceva di essere. Anzi da quello che mi sta raccontando del suo passato penso proprio che sia stata e sia ancora una gran troia!

Beh, se il dubbio che sia ancora un po’ troia ti tormenta tanto posso cercare di aiutarti a chiarire lo stato delle cose.

E come?

Non ti preoccupare, sarà tutto molto semplice. Organizzerò una serata con amici, vedrai che alla fine della serata ogni tuo dubbio sarà fugato.

Ma dovrà stare con altri uomini?

Solo se lo vorrà. Per prima cosa cominceremo a vedere se si farà spogliare e poi chiavare davanti ad estranei. Se non farà obiezioni qualcuno inizierà a carezzarla mentre la chiavo. Insomma lei potrà sempre rifiutarsi e alla fine ti saranno sciolti tutti i dubbi.

Già, ma va a finire che si farà chiavare anche da altri!

E’ vero, ma è l’unico modo che hai per sapere quanto puttana è tua moglie e fin dove potrai spingere a vederla alle prese con i cazzi di altri uomini. Ti assicuro che i miei amici sono sani e sanno stare al loro posto, non ci sarà nessun pericolo che vadano a prevaricare la volontà di alcuno.

E quando lo faremo?

Sabato prossimo!

Dopodomani? Ma non è presto?

No, no e poi proprio quel giorno un mio amico vuol fare una sorpresa alla strafiga della sua donna, facendola chiavare da almeno tre maschi ben dotati. E questa sarà un ottima occasione per vedere la disponibilità di tua moglie. E penso che anche tu andrai bene perché la donna del mio amico è sempre molto generosa, sicuramente ti concederà qualcosa.


Queste ultime parole lo convinsero definitivamente, in fin dei conti sarebbe stata un’altra donna e non la moglie al centro dell’attenzione e poi il cenno alla generosità della strafiga’..! Si accommiatò tutto contento, non sapeva che quella di sabato sarebbe stata un’orgia pensata solo per sua moglie.
A Veronica dissi che il sabato si sarebbe dovuta preparare e vestire in modo particolare, perché sarebbe stata una serata di fuoco con alcuni invitati. Non mi chiese nulla in più, anche se penso immaginasse che sarebbe stata lei ad accenderla. Il giorno successivo la portai a fare acquisti, la volevo supersexy per la sua serata. Ne fu contentissima, mi chiese il perché ed io le spiegai che la volevo supersexy per i miei ospiti. Le preannunciai che avrebbe sicuramente avuto l’occasione di conoscere altri grossi cazzi. Mi diede prova della sua eccitazione quando, tornati a casa, si diede a me come mai aveva fatto!

Finalmente giunse il fatidico giorno. Arturo fu il primo ad arrivare. Quando vide Veronica che gli apriva la porta per poco non gli venne un accidente. Del resto Veronica era veramente uno schianto. Il tempo utilizzato dal parrucchiere e dalla visagista non era stato inutile, poi quella ‘divisa’ da cameriera con quei tacchi altissimi era eccezionale. La cortissima gonna le scopriva quasi completamente le cosce, il reggicalze e la balza ricamata delle calze a rete si intravvedevano mentre camminava. La gonna terminava con due lunghe bretelle. Avanti era coperta solo da un candido grembiule, che non riusciva a nascondere i due durissimi capezzoli che sembravano volessero bucare la stoffa. Andò ad accogliere tutti gli ospiti e già nell’ingresso qualcuno cominciò a ‘tastare’ il terreno.

Eravamo in otto, Cesare e Sonia, Veronica ed Arturo e poi, oltre a me, altri tre amici Giulio, Stefano e Dario. Arturo era rimasto colpito da Sonia, del resto la stangona era venuta anche lei con una mini gonna vertiginosa che non faceva altro che mettere in evidenza le lunghissime gambe. Il fatto che ci fossero solo due donne per altri cinque maschi, oltre a lui, non lo turbò troppo, pensava che tutto fosse organizzato per Sonia.
A tavola la cena fu molto frugale, alcune portate ‘fredde’, giusto per familiarizzare un po’. Arturo fu fatto sedere vicino a Sonia e lui ne fu felicissimo. I suoi occhi spaziavano dalla scollatura della donna alle sue cosce, non si accorse neanche che nel frattempo la moglie, seduta tra Giulio e Dario, era stata oggetto delle esplorazioni manuali dei due, che, tra un boccone e l’altro, le procurarono il primo orgasmo. A cena finita Sonia iniziò la sua ‘parte’:

Bene ragazzi, che ne dite di iniziare a divertirci un po’. Ho notato che qualche maschietto non fa altro che spogliarmi con gli occhi, se Mario mette su un po’ di musica mi metto io per prima in libertà!


Ci spostammo in quella che ancora non era diventata la camera degli specchi, c’era già il lettone circolare al centro e avevo sistemato dei divanetti senza spalliera e un paio di poltrone intorno. Feci sedere Arturo in una poltrona, mentre noi ci accomodammo sui divanetti. Misi su un po’di musica e subito Sonia iniziò lo spogliarello e non solo. Infatti dopo essersi sfilata il top cominciò a palpeggiare i maschi e aprendoci le patte.
Un gridolino di piacere accompagnava la fuoriuscita dei nostri cazzi, tutti già belli duri e tutti molto grossi, abbondantemente sopra i 20cm ad eccezione di quello di Arturo, che al confronto sembrava ancor più piccolo del solito. Quando lei si tolse il reggiseno io tolsi il grembiule a Veronica mettendo anche lei a seno scoperto. Arturo manco si accorse della mia manovra, tanto era preso dalle tette di Sonia. Questa continuò lo spogliarello, ad ogni indumento tolto faceva il giro tra noi, carezzandoci o baciandoci i cazzi. Ad Arturo dedicò anche una scrollatina delle tette sul viso. Quando alla fine si tolse il perizoma lo lanciò sul viso di Arturo.

Bene, la nostra Sonia continua sempre a stupirci, adesso vediamo di fare altrettanto con lei. Perciò mettiamoci anche noi maschi nudi, così Veronica prenderà i preservativi che sono sul tavolino e ci aiuterà a calzarli. Dopo si spoglierà anche lei e verrà a sedersi su di me. Aspetterò che Sonia inizi a farsi cavalcare dai cavalieri che sceglierà, poi anch’io inizierò a chiavarmi Veronica.


Veronica fece tutto diligentemente,poi venne il turno di Sonia che scelti Giulio, Stefano e Dario, andò con loro sul letto per farsi penetrare in fica, culo e bocca dai tre. Arturo stava con gli occhi sbarrati a vedere la tripla penetrazione, si disinteressò completamente della moglie. A stento le diede un’occhiata quando,nuda, venne per sedersi sulle mie gambe, ma io mi ero messo a cavalcioni sul divanetto, perciò la infilzai direttamente col mio cazzo. Era abituato a vedermi chiavare la moglie, perciò si girò a guardare lo spettacolo sul letto, trascurando il fatto che c’era ancora un cazzo libero, quello di Cesare. E questi attese che Veronica si stendesse completamente su di me e che io la lubrificassi per bene e le aprissi le chiappe, per infilarle il suo cazzo in culo.
Cesare la penetrò completamente, sentivo il suo cazzo contro il mio diviso solo dalle pareti vaginali e intestinali. Io stavo fermo per paura di farle male, mentre invece Cesare si dava da fare in culo, era per lui la prima volta con Veronica ed era molto preso dalla donna. Ad un tratto, inaspettatamente fu Veronica ad iniziare a muovere il bacino per farsi chiavare dal mio cazzo. Godeva come una matta, si dimenava con i nostri cazzi dentro di lei come neanche Sonia era mai riuscita a fare e cominciò ad ansimare, ad esprimere ad alta voce tutto il suo godimento.
Arturo aveva da poco iniziato a masturbarsi quando fu attratto dalla voce della moglie, si girò di scatto e vide la moglie che dava da matta per il piacere di avere le nostre due mazze in corpo. Veronica lo guardò negli occhi, Arturo inebetito continuò a masturbarsi, ma il cazzo poco alla volta gli si afflosciava in mano:

Mamma mia Arturo, è bellissimo quello che provo, aahh,aahh, aahh,aahh, aahh,aahh, grazie per avermi portato qui, aahh,aahh, aahh,aahh, aahh,aahh, aahh,aahh, aahh,aahh, aahh,aahh mamma mia che cazzi grossi ho in pancia, aahh,aahh, aahh,aahh, aahh,aahh aahh,aahh, aahh,aahh, aahh,aahh, è troppo bello,dopo voglio anche gli altri cazzi, aahh,aahh, aahh,aahh, aahh,aahh aahh,aahh, aahh,aahh, aahh,aahh.


Fu una splendida chiavata, Veronica sapeva farsi fottere in modo incredibile, altro che ingenua donnina! Arturo ormai aveva capito quanto puttana fosse la moglie e cominciò a rassegnarsi. Aveva un viso bianco come un lenzuolo, Sonia ne ebbe pietà e, libera dai suoi montoni, gli si avvicinò per poggiargli la fica sul viso. Ma non si era accorta che Giulio l’aveva chiavata senza preservativo e la sborra le era cominciata a colare fuori sulle cosce. Arturo era riuscito a controllare i conati di vomito quando aveva visto la moglie infilzata dai nostri cazzi avanti e indietro, ma il quasi contatto con la sborra di Giulio fece precipitare la situazione, dovette correre in bagno a liberarsi, seguito da Sonia che doveva ripulirsi.

Quando, dopo quasi cinque minuti tornò, dovette sorbirsi la vista della moglie che si faceva chiavare da Giulio ed inculare da Stefano. Andò mestamente a sedersi in poltrona, i mugolii di piacere di Veronica riempivano la stanza fino a quando Cesare non le afferrò la testa tra le mani e, infilatele il cazzo in bocca, cominciò a stantuffarglielo in gola. Intanto Dario aveva anche lui il cazzo duro, si guardò attorno in cerca di Sonia e, non trovandola, si avvicinò anche lui a Veronica e cominciò a strusciarle il cazzo sulle tette.
Finalmente anche Sonia uscì dal bagno, volevo chiavarmela, ma la donna aveva ancora qualcosa in sospeso con Arturo, che era sì rassegnato, ma vedeva anche con rabbia la moglie che si trastullava con ben quattro cazzi tutti molto più grossi del suo. Sonia gli si avvicinò, appoggiò le mani ai braccioli della poltrona e cominciò ad ondeggiare facendogli sbattere le tette sul viso. Per Arturo fu una piacevole sorpresa, poco alla volta il cazzo cominciò ad indurirsi e finalmente poteva distrarsi dalla vista della porcona della moglie. La posizione che aveva assunto era decisamente provocante, mi avvicinai a lei. Avevo solo l’imbarazzo della scelta tra culo e fica. Decisamente optai per il culo e cominciai ad incularla, mentre con una mano le massaggiavo la fica.

Mamma mia, scommetto che questa bella mazza che mi sta in culo è quella di Mario. Solo la sua non è solo lunga, ma anche grossa, mamma mia Mario, solo tu riesci a farmi venire anche quando me lo chiavi in culo. Hai un cazzo fantastico, è bellissimo, dai forza spingilo pure tutto dentro, non ti preoccupare. Io intanto mi abbasso e prendo il cazzetto del cornuto in bocca, è piccolo come quello di mio marito, però mi piace di più fare a lui il pompino che non a voi. Posso muoverlo nella bocca più facilmente e quando sborrerà non rischierò di venirne soffocata!


Così anche Arturo ebbe un po’ di soddisfazione, sborrò in bocca a Sonia e, ormai appagato, assistette senza ulteriori traumi alle successive chiavate della moglie. Poco alla volta dal suo viso traspariva la soddisfazione non solo per il pompino avuto dalla stangona, ma principalmente per l’orgoglio di essere il marito della femmina più desiderata e chiavata della serata. Il tipico orgoglio di tutti i cuckold felici di essere tali, felici di essere cornuti!


Quando ci rivedemmo al lavoro, alla pausa pranzo, Sonia non fece altro che parlare della serata. Era rimasta colpita da come si era comportato Arturo e voleva che l’aiutassimo a portare il marito a comportarsi allo stesso modo.

Beh Sonia, non ti devi affatto preoccupare, tuo marito è sicuramente un cuckold; lo dimostra il fatto che con la fantasia goda a vederti assieme ad altri uomini. Ci vorrà giusta una spintarella per fargli prendere consapevolezza del suo stato e noi siamo abbastanza esperti per potergliela dare! Dacci il tempo per divertirci ancora un altro paio di volte con te e Veronica, e poi vediamo di organizzare anche con tuo marito!

Così organizzammo un altro paio di serate per lei e Veronica, aggiungendo un altro paio di amici, anche se questi erano ‘normodotati’, ossia con un cazzo che non superava i 15 cm. Arturo in entrambe le occasioni si limitò a guardare la moglie a cui sembrava che i cazzi non fossero mai sufficienti.
Finalmente si presentò anche l’occasione per organizzare la serata per il marito di Sonia. Era prossimo un lungo ‘ponte’ lavorativo, in pratica dal sabato al mercoledì successivo e Sonia gli aveva chiesto di passarlo ospiti di un amico, ossia di Cesare. Noi per allora pianificammo il modo per fargli vivere realmente quello che aveva sempre pensato fosse solo una fantasia.
Dicemmo a Sonia di prepararlo per benino, raccontandogli che, volendo, potevano venire a casa mia dove avevo organizzato una serata ‘calda’. Doveva spiegargli che sarebbero stati presenti un paio di coppie di cui una col marito cuckold, uno a cui piaceva vedere la propria donna alle prese con altri uomini. Loro potevano semplicemente assistere o anche partecipare al ‘gioco’.

Sai tesoro, sono proprio curiosa di vedere quest’uomo che gode nel vedere la moglie alle prese con altri uomini. E poi, se la cosa ti eccitasse potresti toccarla anche tu, ma solo un po’, poi mentre semmai gli altri si sfogano su di lei tu potresti anche chiavarmi, mi piacerebbe farlo con la presenza di eventuali spettatori.

Caspita Sonia, veramente ci sarà uno che porta la moglie a farsi chiavare?
E allora va bene, non vedo l’ora di vederli!


Quando il giorno successivo vennero a casa erano gli ultimi. Oltre naturalmente a Veronica e al marito erano presenti anche Cesare e un’altra coppia di amici, Fiammetta e Corrado. Sia Veronica che Fiammetta indossavano dei corti vestiti che esaltavano le loro belle gambe, con scollature mozzafiato. Fiammetta era meno bella di Veronica, aveva un culo un po’ troppo grosso così come grosso era il seno, una sesta che però il reggiseno a balconcino esaltava in tutta la sua bontà, era talmente invitante che ispirava sempre in noi maschietti il desiderio di una ‘spagnola’, che tra l’altro lei sapeva fare egregiamente, visto che già in altre occasioni era stata con noi molto generosa.
Insomma per la prima volta non volevo che Sergio si preoccupasse che Sonia fosse l’unica donna oltre a Veronica. Mettemmo su un po’ di musica e ballammo un po’, giusto per fare conoscenza e cominciare a creare un po’ d’atmosfera, io e Cesare ballavamo spesso con Veronica, tenendola stretta e palpeggiandola per bene, Arturo se ne stava seduto alla sua poltrona a guardare; un incuriosito Sergio ci osservava senza perdersi nulla, commentando sottovoce con la moglie, ancora si teneva attaccato a lei, non si era ancora buttato nella ‘mischia’. Ci pensò Sonia che si concesse un paio di balli ‘normali’senza il marito, giusto per consentirgli di ballare prima con Fiammetta e poi con Veronica. Entrambe dovevano ‘stargli addosso’, dovevano eccitarlo per bene e ci riuscirono alla grande . Infatti subito disse di sì, senza neanche consultare la moglie,quando , come da programma Corrado propose:

Mario, che dici di fare quel gioco sexy che facemmo l’altra volta?, L’ambiente si sta scaldando ed anche se perdiamo qualche indumento non moriremo certo di freddo!


Presi il cartellone per il gioco a più coppie, ma direttamente quello più hard. Nella prima parte tutte le caselle prevedevano che si dovesse perdere uno o più indumenti, esclusi gli slip, ma per farlo si aspettava prima che l’ultimo lanciasse il dado. Quando poi l’ultimo aveva lanciato il dado si doveva ballare, ma non col proprio partner. In ogni coppia, durante il ballo, ognuno doveva togliere gli indumenti all’altro. Chi rimaneva spaiato provvedeva da solo a togliersi gli indumenti. Alla fine accadde che capitasse a tutti di doversi liberare di due indumenti.
Misi la musica e subito Sergio iniziò a ballare con Veronica, mentre io provvedevo a Fiammetta e Corrado a Sonia. Sergio si strusciò per bene su Veronica, le tolse il top e la gonna e per farlo le sue mani si dilungarono parecchio sulle grazie della donna. Veronica fece la stessa cosa a lui quando, dopo avergli tolto la camicia passò ai pantaloni.
Al contrario noi non ci soffermammo troppo sulle grazie dei reciproci compagni di ballo, già molto prima di finire di ballare ci trovavamo tutti in mutande e maglietta, le donne in reggiseno; e lo spettacolo che offriva Fiammetta era semplicemente conturbante. Dal trasparentissimo reggiseno si vedevano le sue abbondanti e perfettamente sferiche tette che finivano con due capezzoli altrettanto grossi e durissimi che, mentre ballavo, sentivo, per la differenza di altezza, sulla pancia, solo per poco non le toccavo con l’estremità del mio cazzo che era in piena erezione.
Al giro successivo le tolsi il reggiseno, lo spettacolo fu veramente eccezionale, tutti si soffermarono a guardare il suo seno, anche le donne. Era proprio bello, grande, ma tondo e sodo si teneva su senza bisogno di artifici. I nostri cazzi erano tutti durissimi e le cappelle svettavano ampiamente fuori dagli slip.
Anche Sergio, nonostante fosse completamente ‘preso’ da Veronica, non poté non fare a meno di dedicare uno sguardo pieno di desiderio alle tette di Fiammetta. E fu in quell’occasione che notò anche le notevoli dimensioni dei nostri cazzi che gli slip non riuscivano a contenere completamente; dovette sicuramente iniziare a preoccuparsi visto che iniziò ad osservare un po’ di più la moglie che cominciava a ‘scaldarsi’ parecchio con Corrado.

Eravamo ormai rimasti tutti con i soli slip ed si doveva iniziare la seconda parte del tabellone, quella in cui si prevedevano azioni molto più hard. Quando finì la musica Veronica, prima di distaccarsi da Sergio gli mise una mano sul cazzo e gliela tenne un po’; poi, come d’accordi, mentre io parlavo gli rimise di nuovo la mano sul cazzo, fingendo di farlo di nascosto.

Allora la prima parte del percorso si è concluso e mi sembra che sia stato abbastanza apprezzato da tutti. La seconda parte è un po’ più osé, siete tutti d’accordo a proseguire? O qualcuno vuole ritirarsi? Mi raccomando massima sincerità, il gioco d’ora in avanti si fa ‘duro’, ma per tutti, perciò non sarà corretto nei riguardi degli altri tirarsi indietro.


La mano sul cazzo di Veronica e la vicinanza delle tette di Fiammetta che gli si era avvicinata, fecero sì che Sergio fosse il primo ad esprimere il suo convinto consenso, non sospettando di certo che da quel momento sarebbe iniziato il suo percorso ‘di sofferenza’, quello che lo avrebbe portato, in cambio di qualche altro ‘passaggio’ su Veronica e Fiammetta, a dover assistere alle evoluzioni della moglie che avrebbe assaggiato le nostre mazze in bocca, in culo e , principalmente, in fica. Sarebbe ripartito consapevole di quanto fosse porca la moglie, ma anche erroneamente convinto di essere stato lui a spingerla a prendere tanti cazzi. Infatti come da programma Sonia fece finta di essere restia a continuare il gioco nella seconda parte, facendosi però convincere, facilmente, dal marito che per farlo alla fine le aveva sussurrato:

Ma dai Sonia, che vuoi che sia qualche carezza e qualche toccamento, se ci tiriamo indietro adesso facciamo la figura dei ‘provincialotti’ che non sanno stare al passo dei tempi. E poi dopo sicuramente vedremo lo spettacolo di Veronica chiavata davanti al marito!


Pensava naturalmente principalmente a sé, pensava a come sarebbe stato bello ‘maneggiare’ il seno di Fiammetta o spupazzarsi ancora un po’ Veronica!

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