Skip to main content
Racconti di Dominazione

Il signor Carli

By 8 Giugno 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Il signor Carli ha un negozio incredibile.

Un antico edificio scolastico, pura architettura deco’, dalle altissime ed incorniciate finestre oggi adattate ad eleganti vetrine. Ma ciò che rende incredibile tale negozio &egrave il suo contenuto, il genere di merce che in quel luogo viene venduta : camini antichi, solo camini antichi. Tanti, ognuno con una storia di secoli da raccontare con la sua patina, con lo stile architettonico e decorativo di cui &egrave vestito. Tanti e tra i tanti quello umile che ha visto le fatiche di generazioni di ancelle adibite alla cucina oppure quello decoroso e semplicemente elegante di qualche famiglia borghese d’altri tempi oppure quello presuntuoso e prepotente, riccamente decorato, sfacciatamente patrizio.

Barbara su quello ci aveva lasciato gli occhi o, per meglio dire, da quell’immagine era stata magnetizzata. Quell’opera d’arte, quel trionfo di decorazioni decadenti, quell’affastellamento di drappi, fiori, trombe dal lungo collo e gigli a tre punte pareva comunicare con lei dicendole : Io sono l’essenza del vizio , con la mia sfrontata ricchezza sono quello che tu vorresti essere, quello in cui vorresti affondare. Ti piace guardarmi perché cosi’ tu pensi di potermi possedere o immagini, vagheggi, di potermi possedere e ti contenti di fantasticare, non puoi fare altro, io non ti appartengo e tu non appartieni al mio mondo, non puoi fare altro che guardarmi, povera illusa !

Cosi’ dialogavano tra loro, convinti che nessuno li potesse udire ma troppe volte Barbara si era trattenuta davanti a quella catalizzante vetrinetta e per troppo tempo. Qualcuno aveva intuito, aveva ascoltato…..

“Si accomodi, signora, venga dentro, potrà con più comodo valutare la bellezza di quella cornice di marmo !”

“Noo’, non sono (non posso) interessata all’acquisto, solo ne ammiravo la bellezza…”

“E che significa ! Io non sono solo interessato alla vendita ed al lucro, anzi, sono forse più compiaciuto dal poter mettere in mostra le mie cose, dal poterle rendere il più nude possibile che dal venderle ! Eppoi lei sta guardando un camino che forse non venderò mai, &egrave un pezzo unico, disegnato dal Budin per conto di un alto prelato francese rimasto famoso più che per la sua spiritualità, per certe storie non proprio canoniche…… ma forse la sto annoiando…..”

“Nooo ‘ la prego, mi interessa questa storia del prelato…” Si accomodi dentro, allora, la strada, con tutto questo baccano non &egrave certo il luogo adatto per descrivere certe atmosfere, perché &egrave di atmosfere che &egrave fatta la storia e non di fatti nudi e crudi, venga dentro !”

Entrano e la prima cosa che avverte Barbara &egrave il silenzio di quel negozio, un silenzio non freddo ma tiepido, un silenzio ampio, accogliente, sicuro. In mezzo alla prima sala cui ella ha accesso, un tavolo enorme , lungo come una stanza e largo il doppio del più grande tavolo ella abbia visto. E forte, massiccio, privo di gambe e provvisto di appoggi di adeguata dimensione e forza, levigato dal tempo, stondato ed imperfetto in tutte le sue superfici dal troppo navigare nel tempo eppure levigato in ogni anfratto e levigato dalle mani, dai corpi, dalle cure di quanti lo avevano, via via , posseduto. Che ci faceva quel tavolo in un negozio di camini ? Domanda oziosa, Barbara aveva ormai capito che quello , più che un negozio, era il rifugio di quell’uomo, quel Carli, , strano ed affascinante, un poco misterioso.

In silenzio il signor Carli si avvicinò a quel marmo, in silenzio ne indicò un particolare.

“Vede queste foglie ? Ai più possono apparire edera o, con un poco di forzatura, di acanto, come era di moda a quel tempo, alla fine del seicento ! Guardi bene, queste sono foglioline d’ortica, ce n’&egrave un intero rametto e non solo in questo punto, anche qui ed anche, seminascoste, tra il raso di questo marmoreo drappeggio !”

“Ortiche ? !”

” Si’, ortiche. Ma non mi interrompa, capirà tutto se mi ascolterà sino alla fine…. Vede questo stretto vaso con cespuglio di bacche ? ? Le pare che le piante di bacche abbiano fusti cosi’ sinuosi, giranti in circolo su sé stessi, con un andamento cosi’ irregolare, cosi’ sparso ? Ebbene i rametti altro non sono, in effetti, che lacinie di sottile cuoio e le “bacche” con cui terminano, palline di piombo. Il sottile vaso da cui eruttano, poi, altro non &egrave che l’impugnatura di questa terribile frusta, si vedono bene le fasciette di pelle di cui &egrave rivestita !”

“Sorpresa ? !”

” Voglio sapere da lei se devo andare avanti, se le interessa…. e … quanto le interessa… ! !”

Aveva di poco, appena percettibilmente, cambiato di tono, il signor Carli, avviandosi a lasciare l’estrema formale gentilezza mostrata sino a qualche momento prima.

Barbara se n’era accorta e questo aveva aumentato la confusione che stava montando nella sua testa ; di fondo, però, questa “confusione” aveva un che di piacevole , un “che” al quale lei, aveva già deciso di abbandonarsi.. Curiosità, stupore, morbosa eccitazione, tanto desiderio di ascoltare ancora la voce di quel conduttore.

Poco prima ella era in procinto di fare la spesa in un “market” insignificante, in una atmosfera da abbrutimento casalingo, ora era a ….. quattro secoli di distanza, sola con un uomo interessante davanti ad ortiche e fruste…..Com’&egrave strano, imprevedibile, da affondarci…., il Mondo ! !

Queste cose Barbara pensava quando….. “Allora vado avanti, nulla &egrave più esplicito del suo silenzio !”

“Si chini e guardi il piede sinistro del camino, si chini di più, si inginocchi ! Legga ! !”

“Ma… , veramente…, vedo che c’&egrave scritto qualcosa ma…”

“Legga ! !”

Questo era un ordine, un vero e proprio ordine, il primo che il signor Carli dava a Barbara.

Tanto era minuto quel grafico bassorilievo e tanto posto in basso che ella aveva dovuto inginocchiarsi davvero ed abbassare gli occhi sino a pochi centimetri dal pavimento.

Il signor Carli era in piedi, di fianco a lei e si compiaceva di quel subitaneo obbedire, foriero di ben altri accadimenti.

“OM…NI…BUS DA..TUR….”

“Adesso spostati, leggi la scritto sull’altro piede !”

“FERULA ….IUSTI….TIAE”

“Conosci il latino ?”

“Veramente, no”

“Alzati !”

“A ognuno sia data la sferza nella giusta quantità o, per meglio dire, ognuno sia punito per i suoi peccati !”

” Significa che ad ognuno deve essere data la propria dose di punizione perché nessuno sfugge alle terrene tentazioni”.

“Ovviamente il nostro prelato aveva fatto un’arte di tale crociata e questa scultura &egrave la sua Bibbia !”

Barbara ascoltava, ascoltava ed obbediva, si lasciava andare alla voce del signor Carli, a quel luogo cosi’ suadente, a quel torpore languido dal quale non voleva staccarsi pena la rottura di un incantesimo del quale peraltro non conosceva che gli effetti…. Non pareva, Barbara, accorgersi del fatto che tutto ciò avveniva , praticamente, nell’area della vetrina ; il signor Carli, era ben conscio di ciò e, prima di proseguire la lezione, con fare disinvolto, si avviò a spingere un bottone che azionò la chiusura automatica della serranda di quella vetrina.

Fu quel cigolio a “svegliare” Barbara, lasciandola stupefatta del fatto che non le importasse nulla di quel trovarsi li’, leggermente scarmigliata ed intimamente eccitata, alla presumibile vista dei passanti.

“Cosa sono , secondo te, quelle trombe ? !”

“Mah, lunghe trombe, inneggianti a…”

“Macch&egrave trombe e trombe, non hai capito che qui nulla &egrave quello che pare, tutto &egrave allegoria, tutto &egrave vizio ? ! ? !”

“Eppure mi pari una donna intelligente, anche con un poco di cultura… !”

“La prego, signor Carli, mi perdoni, sono un poco confusa…., la prego, vada avanti, non si arrabbi per me ! !

Non aveva finito di profferire queste parole che Carli si avviò al portone di accesso, lo chiuse rumorosamente, seccamente, per poi tornare da lei. La pesantezza del portone ed i grandi ambienti a volte crearono una sorta di eco magico, era il sigillo che, per il “signor Carli”, chiudeva una fase preparatoria ed avviava i due attori, ormai consapevoli, ad imboccare un sentiero tanto intimo da non conoscerne, mai, l’ultimo tratto….

Si mise dietro di Barbara e mentre le sussurrava all’orecchio : “Quelle trombe…..” prese possesso con la sua mano destra dell’inguine caldissimo dell’alunna, cominciando a masturbarla, non senza, prima, averle fatto allargare le coscie con due decisi buffetti sulle accaldate e bianche carni.

“Cosi’ capirai meglio, sarai nella giusta atmosfera per assaporare quello che vedremo !”

Barbara continuava con estrema voluttà a lasciarsi andare e la sua eccitazione aumentava a dismisura quando Carli le “mostrava” il vero uso delle trombe oppure di quei cordami o di quelle pinze costruite con veri becchi di rapace. O di quelle lunghissime penne….

Il signor Carli descriveva ogni scena cosiccome la immaginava, con tutta la limitatezza della fantasia rispetto alla realtà e nel fare questo, ogni tanto, lasciava il ventre della obbediente fanciulla per poi tornarvi, a suo piacimento, ben attento a tenerla eccitata senza farla scoppiare.

“E questa collana di grandi sfere d’avorio……., se potesse raccontare quanto dolore ha regalato nel suo introdursi e peregrinare dentro corpi di giovani peccatrici….. !”

Barbara era in uno stato di trance e non per le intime carezze (o non solo per quelle !) ma per il modo in cui Carli raccontava, per il modo in cui egli aveva creato quelle atmosfere cosi’ dense e pregnanti, per come riusciva a mantenerle ed a rinfocolarle. Ma come faceva egli a sapere che lei sarebbe stata cosi’ sensibile a tali erotici accadimenti, possibile che il signor Carli le avesse letto negli occhi tale disponibilità mentre ella guardava dalla strada le sue vetrine ? !

Mentre pensava ciò, tre cadenzati colpi di nocca al portone la fanno trasalire ; Carli, imperturbabile e senza profferire parola, estrae dal taschino della giacca un foulard , la benda e la spoglia, quasi con fretta mentre altri tre colpi di battente, più forti e ravvicinati, raggiungono i due strani amanti.

Carli, finalmente, lasciando Barbara nuda li’ nella mostra, si volge ad aprire il portone.

“Buongiorno, lei &egrave interessato ad un camino ?”

Per quanti sforzi facesse, Barbara non riusciva a sentire altra voce che quella di Carli, il presunto cliente pareva muto.

“Noo, quel camino forse non lo venderò mai, &egrave un pezzo unico, disegnato dal Budin per un alto prelato parigino ma se le interessa, la prego, venga a vederlo da vicino, venga, venga……”

Barbara era come paralizzata da un piacere sconosciuto, di li’ a poco sarebbe stata mostrata ad un cliente qualunque come fosse anch’ella un oggetto qualunque, un soprammobile oppure….. una schiava vera e propria, li’ allocata per il piacere del proprio padrone.

“Mmmm…..mmmm” Il cliente in questione era forse veramente muto, visto che si esprimeva solo a mugolii e singulti.

“Bello, vero ? Un trionfo, un’opera d’arte degna del più grande degli scultori, vero ?”

“Mmmm…. mmm”

“Non faccia caso alla mia assistente, ogni tanto me ne servo, lei capisce….., era proprio per questo che la serranda era abbassata e la porta chiusa.”

“Le piace ? ! Se si’, la tocchi pure, la usi se vuole, &egrave qui per questo !

“Mmmm…..mmmm” Come mugolava, il muto cliente, nell’esplorare tanta grazia ed anche Barbara godeva di quell’abbietta situazione, tanto abbietta “da far vizio”.

“Chissà che schifoso sarà, questo muto bavoso, scommetto che ha la lingua fuori !” …pensava Barbara…

“Si spogli. Si spogli pure, faccia con comodo, io godrò nel vedervi e per fortuna la schiava non può vederla altrimenti, con quella gobba e quell’espressione idiota , lei, mi scusi, &egrave proprio un soggetto repellente…..”

A questo punto il muto fu miracolato ed esplose in una risata incontenibile, la risata di Nicola, marito di Barbara………..

Barbara, visceralmente, esplose con un “Che stronzo ! ! !”

Nicola invece stava scusandosi con Carli : ” Mi dispiace, non ce l’ho fatta a rimaner serio, mi dispiace !”

Carli, il signor Carli, taceva, pareva assorto in chissà quali pensieri e allo stesso tempo dispiaciuto come Napoleone a Waterloo.

“Ma come , abbiamo trafficato tanto per offrirci questo momento e lei sbotta in una stupida risata, rovinando il mio, il suo ed il piacere di Barbara ! Avremmo potuto e dovuto continuare per ore in un giuoco sublime e lei, lei ……ride ! ?”

Nicola era attonito, arrossato e confuso, non si aspettava una reazione cosi’ “violenta” da parte del suo complice e, semplicemente, non sapeva che dire….

Pensò Barbara a ristabilire l’atmosfera.

Mentre Carli si accasciava su di una enorme poltrona, ella, seria come non era stata mai, si levò lentamente la benda ed iniziò, in un silenzio metafisico, a rivestirsi . Calze, reggicalze, mutandine, reggiseno, scarpe, null’altro indossò e cosi’ agghindata e silente, andò a sedersi su di un bracciolo della poltrona di Carli.

Più che una “seduta” , quell’atteggiamento di Barbara era una dichiarazione di guerra e d’amore per l’attonito Nicola che, a quella vista, andò in deliquio.

Ella, infatti, sedette sul punto più avanzato del possente bracciolo, si lasciò andare verso lo schienale e verso il signor Carli del quale cinse le spalle con un braccio, allargò ambedue le gambe , una delle quali mescolò a quelle dell’ospite.

Guardando il marito come l’ultimo imbecille di questa terra, cosi’ parlava a Carli :

“Non credo che ci abbia rovinato la festa, anzi, forse l’ha portata su binari non canonici e proprio per questo più eccitanti, più divertenti…… Perché io e sempre io devo essere l’oggetto del divertimento, del giuoco del momento e non, invece, il soggetto, il regista o …….l’aiuto regista….. ! ?

Profferendo queste ultime parole rivolse il volto verso Carli, lo guardò qualche secondo dritto negli occhi eppoi, non senza considerare che quell’uomo alto e brizzolato, più anziano di lei di vent’anni, aveva fascino da vendere, lentamente, avvicinò le labbra alle sue, suggellando quella inconsueta alleanza ai danni di Nicola con un bacio sconcio, bagnato, freddo ed articolato come &egrave giusto che sia un patto fondato sul vizio.

Il signor Carli si riebbe, più che per il bacio in sé stesso, per l’inaspettata e piacevolissima occasione che Barbara gli offriva, su di un piatto d’argento, di riprendere il ruolo che aveva appena, miserevolmente, dovuto abbandonare.

Appena Barbara ebbe terminato di leccare le sue labbra, egli , fittamente, sussurrò un fiume di parole alle orecchie di lei che , via via, annuiva, spalancava gli occhi e pareva platealmente sorprendersi ai suoi discorsi sino a quando, ambedue, volsero la loro cupida attenzione a Nicola, in piedi a qualche metro da loro, preso nel tentativo di capire cosa stessero tramando.

“Girati e spogliati di tutto !” gli ordinò Barbara.

“Butta i vestiti in quell’angolo e vedi di muoverti !”

“Cosi’ mi dici che questo peccatore ha rovinato una funzione erotica, diletta Barbara”

“Sì, monsignore, proprio sul più bello costui si &egrave messo a ridere sguaiatamente e non &egrave stato più possibile continuare la funzione che si stava avviando per il meglio, forse sino alla comunione più completa dei partecipanti !”

“Non mi par vero che possano esistere individui così ignobili, ignobili e stupidi perché &egrave chiaro che tali gesta trovano sempre la punizione dovuta, prima o poi….”

“Forse questo peccatore &egrave un peccatore fortunato perché io, oggi, sono stanco, ho appena terminato di assistere al supplizio di due giovani donne che, adducendo una banale malattia, non hanno partecipato alla funzione di domenica scorsa e non mi sono trattenuto dallo scacciare dal loro corpo immondo il demonio ed ho molto faticato per scovarlo, il demonio, rintanato come s’era in tutti quei pertugi muliebri, sono stanco e spossato, rimanderemo questa ulteriore fatica…..”

“Monsignore……&egrave lei a decidere…….ma, se vuole, io posso essere uno strumento in mano sua per far sì che anche questa giornata sia una giornata ricca di purificazione , come e più delle precedenti….”

“Davvero ti sentiresti di far questo per me ! ?”

“Questo e molto di più, mio signore” disse l’ancella baciandogli le mani non senza far scorrere la lingua sul loro dorso.

Un breve bisbiglio seguì questo colloquio che si sentiva fatto in assoluta sintonia.

“Adesso che sei ben nudo, vai in quell’angolo, alza le braccia ed allargale, anche le gambe, chiudi gli occhi !”

Barbara era entrata nella parte, Nicola la sentì alzarsi, ricevere qualcosa da Carli e dirigersi verso di lui.

Sentiva il suo calore, il suo odore e sentiva anche la sua mano, dalle unghie aguzze, farsi strada tra le sue natiche aperte ed offerte.

Anche il signor Carli si era avvicinato, forse per meglio vedere, dirigere oppure solo per assaporare tale scena “in primo piano”.

Qualcosa di estremamente freddo prese possesso del suo pertugio anale, penetrandovi accompagnato dalle dita di Barbara ; freddo e scivoloso, improvviso ed inaspettato come quel capovolgimento di scena per cui egli si trovava lì, nudo, alla merc&egrave di quei due complici da egli stesso assortiti.

“Bisogna abituarlo” diceva Carli “Solo così otterremo dei risultati notevoli, si comincia dal piccolo per poi….”

“Sì ma questo mi sembra proprio piccolino, io ne avevo comprato uno ben più importante, peccato che non l’ho in borsetta….”

Mentre diceva queste parole, Barbara inseriva una candela stearica di media circonferenza ma lunghissima

nel sedere di Nicola, senza incontrare alcuna iniziale resistenza per via della fredda crema appena applicata.

Nicola ebbe un sobbalzo e si trovò con tutto il corpo contro il muro, schiacciato contro il muro dalla progressione lentissima ma inesorabilmente costante esercitata da Barbara . Solo qualche mugolio di dolore, spazzato via dal piacere di essere dominato da colei che più bramava come padrona.

Barbara , nel suo sforzo, si era appoggiata a lui con tutto il corpo ed egli la sentiva eccitata, fremente, pervasa da una ebbrezza rara, da un leggero e profumato sudore . Nicola impazziva nel sentire la voglia di Barbara , la voglia di penetrarlo, di fargli male, di possederlo fino in fondo, in quella maniera.

Quel bianco fallo, dolce ed amaro, era salito sino alla sua metà e Barbara, per quanti sforzi facesse, non riusciva a conficcarlo di più nel corpo dello schiavo ansante e rantolante.

“Adesso basta !” Era la voce di Carli.

“Vieni qui, Barbara, mi sono eccitato, vieni qui !”

Mentre lo schiavo godeva rappreso al suo angolo, ad occhi chiusi raccolto nel suo intimo godimento, altri mugolii si levarono all’altro capo della stanza . Piccole grida, intimi parlottii, espliciti sciabordii ….. fecero inginocchiare Nicola dal piacere .

“Girati ed apri gli occhi, schiavo !”

“Guardaci, stai in ginocchio e guardaci, stai ben attento a non far scivolare fuori quello che ti ho infisso con tanta fatica, anzi, visto che sei in ginocchio, sieditici sopra, fallo entrare ancora un poco, su, muoviti ! !”

Diceva queste cose, Barbara, con una luce negli occhi che Nicola non le aveva mai visto e gliele diceva mentre si aggrovigliava, si abbarbicava al signor Carli in modo furibondo, pervasa da chissà quale erotico furore.

Carli era nudo ad eccezione di un telo di lino che gli cingeva i fianchi, sembrava un senatore romano alle terme, intento a trastullarsi con una carnascialesca ancella mentre Nicola appariva come lo schiavo che getta i sassi roventi nei bacili d’acqua per alimentare i vapori di quell’ambiente surreale.

Barbara scostò un lembo del telo di Carli scoprendo un membro semi turgido e ben fatto, Carli allargò le gambe per meglio proporsi ed esporsi, tutto lasciava prevedere uno svolgimento “normale” quando…..

“Una modifica al programma !” disse Barbara alzandosi di scatto, “Alzati in piedi, schiavo ! Divarica quelle gambe e metti ben in mostra quella ridicola coda bianca !” Così dicendo prese tra le mani una statuetta di onice raffigurante un bonzo che era posata sul pianale di un camino lì vicino, la legò ad un laccio delle scarpe abbandonate da Nicola ed infine strinse il laccio alla coda dello schiavo. “Così mi piace di più….. Ascolta, schiavo, se non stringerai abbastanza il tuo sedere da trattenere questa candela, se la statua cadrà sul tappeto, prenderai tu il posto della mia bocca tra le gambe del signor Carli, sino alla fine e cerca bene di capire cosa intendo quando dico sino alla fine ! ! !”

“Occhi aperti e gambe ben divaricate, guai a te se ti muovi di un millimetro !”

Barbara si pose di fianco a Carli ed iniziò una lentissima suzione anzi, per meglio dire, una lentissima circonlocuzione di tutta la zona pelvica ad ella offerta ; ad arte si soffermava ad annusare quel ciuffo di peli castani, ad arte si soffermava a lambire con la punta della lingua del tutto estroflessa la base di quel membro, ad arte ogni tanto alzava il volto per guardare lo schiavo sofferente mentre carezzava l’inguine dell’estatico “monsignore”.

Un tonfo minuto, appena percettibile, interruppe questa maliziosa manfrina, la statuetta, con la sua vergognosa ed ormai informe appendice fatta di legacci e cera semifusa, era a terra……

Gli occhi di Barbara e di Carli si posarono ieraticamente su di un marito paonazzo, stravolto dallo sforzo esplicato sino a quel momento per evitare la punizione minacciata da Barbara e per la vergogna che improvvisamente lo aveva colto.

Quel tonfo impercettibile lo aveva “risvegliato”, gli aveva dato un momento di pericolosa lucidità ed ora, nudo, a gambe aperte e pieno di vergogna, stava pensando a come uscire il più velocemente possibile da quella situazione ma la sua mente pareva immobilizzata, incapace di prendere una direttiva, una decisione che non lo rendesse ancora più ridicolo.

Gli venne in soccorso il signor Carli che, forse, qualcosa aveva intuito.

“Capisco, Barbara, che ti ecciterebbe vedere tuo marito alle prese con un altro uomo ma io non sono avvezzo a contatti del genere, facciamo una prova, vestiamolo da donna eppoi, dopo che avrò visto il risultato, deciderò se accontentarti o nò !” Dopo aver fatto questo discorso Carli sussurrò qualcosa all’orecchio di Barbara…..

“Vai maritino mio, vai in quel bagno là in fondo, rasati perfettamente la faccia e ripresentati qui tra cinque minuti, sbrigati ! !”

Quando Nicola tornò il tavolo era apparecchiato di cosmetici provenienti dalla borsetta di Barbara.

“Fallo sedere e cominciamo !” disse perentoriamente il signor Carli.

“Sporgi quelle labbra, troietta ! Ora ti metto un poco di rossetto !”disse Barbara.

“Un poco ? ! A me piacciono le puttane puttane, altrimenti non riesco ad usarle !”

“Allora …..esageriamo….., allarghiamo queste piccole labbra……” diceva Barbara che, di tanto in tanto, spingeva il dorato tubetto nella bocca di Nicola…..”Comincia ad abituarti, caro…., sù, da bravo….”

“Molto fard, copriamo quei peli, non vorrei che il nostro ospite avesse a sentirli quando sarai tra le sue coscie…”

“Anche qui, attorno agli occhi……Adesso allunghiamo le ciglia…..”

“Bene, come le pare, signor Carli ?”

“Forse può andare ma vorrei vederla vestita, questa puttanella !”

“Certo, subito !”

“Mettiti queste calze, saranno un poco corte ma pazienza, la prossima volta andremo insieme in un negozio a comprarne della tua misura !”

“Adesso il reggicalze….., No, le mutandine no, le puttane devono stare nude…..lì !”

“Il reggiseno &egrave un poco stretto ma per fortuna i lacci sono elastici e lo potrai sfoggiare, sei contento ? !”

“Barbara, c’&egrave un problema…. ! Quel seno &egrave miserevolmente sgonfio, vedi di riempirlo, altrimenti che donna avrò tra le mani ? !”

Tra le mani di barbara apparvero come per incanto dei morsetti di legno per biancheria che vennero subito applicati ai seni di Nicola in numero considerevole ; il dolore, specie sui capezzoli, era lancinante ma i seni apparvero dritti e appuntiti come quelli di una pin-up americana degli anni cinquanta.

Rassicurato dal diverso svolgimento dell’azione ed eccitato dall’armeggiare della moglie sulla sua pelle, Nicola era rientrato quasi del tutto nella giusta atmosfera, pronto a proseguire forse anche dove, poco prima, non avrebbe voluto approdare.

Il signor Carli, senza profferire parola, si alzò e sparì dalla loro vista.

Fu un momento intimo, nel vero senso della parola, quello che vide un bacio spontaneo tra Barbara e Nicola, un bacio rubato tra le pieghe di quell’armistizio.

Carli tornò tenendo in mano un pesante borsone di pelle che lasciò cadere ai suoi piedi dicendo :

“Tuo marito pare un poco riottoso a porsi in guisa di femmina, vedi di convincerlo con questo !”

“Questo” era un membro di lattice di modeste dimensioni ma dalla lunghezza inusuale, di quelli da allacciare in vita, simile a quello che Barbara già possedeva ma non aveva mai usato.

Carli tornò a sedersi nella enorme poltrona, in attesa dello spettacolo che di lì a poco sarebbe stato offerto ai suoi occhi.

Barbara, con occhi decisi, già dimentica dell’amorevole bacio di poco prima, cinse il nero martirio.

“Mettiti a quattro zampe e scodinzola verso la poltrona, verso il membro del tuo padrone !”

Sembrava davvero una Dea, Barbara , una Dea con la corona alla vita .

Quando Nicola fu a pochi centimetri dal luogo comandato, Carli allargò le gambe ma nel contempo mise una mano aperta davanti agli occhi dello schiavo in segno di arresto.

“Barbara, voglio che tuo marito, anzi, questa checca, porti la bocca di sua volontà al mio cazzo, se e quando sarà abbastanza eccitato per farlo. Solo così potrà dare a me vero piacere ed offrire a te uno spettacolo sentito e veramente gaudievole !”

“Lo farà, lo farà, vero micina mia ? !” rispose Barbara appoggiando la fredda punta del fallo al tremante orifizio.

Il signor Carli incrociò le braccia dietro la nuca, dopo aver ben spostato i lembi del telo che gli cingeva i fianchi per scoprire completamente l’inguine.

Barbara era entrata dentro Nicola ma solo con il glande e temporeggiava in quella postura così apostrofando lo schiavo-puttana : “Presto ti infilerò tutto, tutto di colpo, altrimenti rischi di non sentirlo neppure, questo cazzetto !”

Così dicendo faceva scorrere le sue unghie sulla schiena di Nicola, lentamente, godendo dei segni che lasciava su quella pelle bianca e vergine, arcobaleni di un unico roseo colore, segni evidenti del suo potere.

E sentiva montare in lei un piacere sconosciuto e dirompente, tanto inaspettato quanto esaltante, il piacere che solo dona la vera dominazione. Fu in quel momento che Barbara comprese di dover coltivare questa inclinazione che in qualche modo aveva sino ad allora inconsciamente osteggiata o semplicemente trascurata nonostante le preghiere più o meno esplicite del marito.

Le sue unghie si fecero più profonde , incuranti delle grida di Nicola, le reni si inarcarono per poi gettare tutta la loro forza vivificante in quel corpo sottomesso e felice di esserlo .

Nicola fu gettato, come un fagotto privo di forze, incapace di forza propria, tra le gambe oscenamente aperte del signore sulla poltrona ed istintivamente, si appigliò a quelle gambe con le mani, per resistere più saldamente agli assalti di colei che lo stava prendendo con tanta forza . Una guancia di Nicola era posata sul cazzo di Carli, la bocca aperta in un rantolo insieme soffocato, profondo e continuo, proprio di un uomo che &egrave al massimo del godimento e lo stà esprimendo in modo parossistico, al limite del possibile.

Barbara, invece, pur essendo invasata da quel sentimento sconosciuto che la trasfigurava e la esaltava, pareva mantenere una almeno minima lucidità….

Sembrò rallentare il ritmo e la forza di quella dolce violenza, prese con una mano i capelli dello schiavo ed attraverso quelle redini portò silenzio alle labbra di Nicola.

Leave a Reply