Skip to main content
Racconti di Dominazione

Il tempo delle Dee

By 9 Gennaio 2020One Comment

Dopo la fine della guerra dei sessi e la vittoria definitiva delle donne, rimangono sacche di ribelli, in realtà permettiamo a loro di occupare i boschi in maniera che quando li catturiamo abbiamo ancora degli schiavi ribelli da sottomettere. In gran segreto l’esercito sta già sperimentando delle fughe controllati di giovani adolescenti per le future loro padrone. Questa sera però viene messo all’asta un gruppo di un centinaio di maschi che ci ha dato dei seri problemi. La ginarchia per i miei servizi sul campo mi ha regalato come premio il capo dei ribelli. Avrei dovuto fare un po’ di spettacolo. Per lo più c’erano molte ragazze di non più di vent’anni che non hanno potuto conquistare un maschio in guerra, io mi mimettizzavo ancora con le ventenni. Del resto allo scoppio della guerra, quattro anni fa, avevo solo 18 anni.


 

Non tutte le donne sono crudeli con i propri schiavi, anzi è un eccezione, al mio ex e schiavo gli ho permesso di fare una vita quasi totalmente libera, la dominazione è un arte: non ho voluto vedere il mio schiavo in foto così che la sua sorpresa nel conoscermi equivale alla mia. Ho chiesto di inscenare un’esecuzione. Il mio nuovo schiavo sarà portato sul palco, con le mani legate dietro la schiena e un bavaglio e li messo con la testa in un cappio che sarà subito messo quasi in tensione. Le due guardiane con i punteruoli elettrici dovranno colpirlo sul culo mentre annunciatrice inizierà a un conto alla rovescia da 10 a 0.


 

E a quel punto intervengo io, a un secondo dalla sua morte. Mi alzo dal mio tavolino e ordino imperiosa: “Ferme!” La mia figura si avvicina al palco. Arrivo vicino da lui: con calma accendo una sigaretta. “Hai ancora un secondo di vita, ti tolgo il bavaglio, puoi rispondere alle mie domante o urlare di dolore, qualora mi chiami puttana o in un altro modo farò in modo di prolungare la tua vita di solo dolore, se sarai buono potrei salvarti la vita.”


 

Il mio prigioniero era un ottimo esemplare di uomo di circa trent’anni sarebbe un peccato abbatterlo fortunatamente è stato ragionevole.

“Vuoi essere mio schiavo?”

“Voglio essere un uomo libero, padrona.”

“Perché non mi insulti? Soffrirai per un po’ ma poi nella morte sarai libero.”

“Guarda, mia padrona” mi sfida con il suo tono “i miei compagni sono ancora in sala, in catena con le loro proprietarie che stasera stessa proveranno a fargli dimenticare cosa significa essere libero. Si mi ucciderai, ma non avrai la mia libertà, resisterò a tutto quello che mi farai e sarò di esempio.”


 

Guardo una delle guardiane e le domando “E’ stato mai frustato?” lei mi risponde “No, l’ordine di esecuzione è arrivato stamattina e gli schiavi da vendere non gli frustiamo, perdono il loro valore.”


 

“Già! Non sai chi sono io?”

“Sei un campione, come lo sono io, sono stato destinato a te evidentemente.”

“Ho catturato migliaia di uomini in guerra e l’ho fatto per piacere, mi sono tenuta solo il mio ex fidanzato. La ginarchia non sapeva come ringraziarmi, ho chiesto solo di avere il comando di una prigione, alla prima frusta tutti i maschi implorano.”

“Dato che ho un cappio al collo, implorerò solo di morire.”

Aspiro un ultima volta dalla mia sigaretta prima di spegnerla sul suo pene.

Toglietegli il cappio e legatelo per le braccia.


 

Mentre le guardiane eseguono i miei ordini con perizia vado a scegliere la frusta.

La mia vittima ha paura, ma spera ancora di morire. Mi vede con le mie decoltè nere, i miei pantaloni in finta pelle nera e la mio maglione di lana nera a collo alto.


 

Ed è ciò che voglio, mi metto davanti a lui e inizia la prima serie di frustate date con tutta la mia forza, dopo 3 minuti rimane ancora immobile a subire, ma le sue smorfie sono inconfondibili, altri poche frustate e griderà. Tra qualche minuto implorerà pietà. Mi fermo, il mio scopo non è punirlo come faccio nel mio lavoro ma dare uno spettacolo. Soffrirà ancora a lungo e penserà di farmi un dispetto. Gli giro attorno, il suo pene per la prima volta si eccita. “Guardate maschietti, dico agli schiavi appena venduti, vi piacerà essere sottomessi a noi donne certo nessuna donna vi autorizzerà a fare i vostri comodi ma sarà egualmente piacevole”


 

Gli sfioro l’asta prima di ritornare alla mia posizione. Dopo altri 3 minuti, il mio schiavo grida senza contegno. Continuo. Le ragazzine nel pubblico sono estasiate, alcuni componenti dell’ex sesso forte si sono messi a piangere, mi hanno detto poi che in quel momento ho avuto un picco di iscrizioni al mio corso sulle fruste da parte di chi mi guardava in streming.


 

“Basta!” ho vinto continuo a frustarlo

“Cosa basta? Sono io la tua padrona, decido io quando fermarmi”

“Pietà padrona, per favore fermati”

Mi fermo ad ascoltarlo fa fatica a parlare, mentre lo masturbo, nelle prigioni gli starà stato impedito di toccarsi, per cui devo stare attento a non farlo venire

“Parla schiavo oppure ti imbavaglierò e ricomincerò”

“Padrona, voglio essere tuo schiavo!”

“Bene, è un inizio … quanto tempo sei stato sotto la mia frusta?”

“Non lo so, ma basta, farò quello che vuoi”

“Mi chiamo Daniela, Padrona Daniela, ma devi capire che sono per te una Dea, ho il pieno potere su di te”

“Qualsiasi cosa mia dea, basta che finisci di frustarmi”

“Ecco quello che fa la differenza, io posso tutto.” Gli lascio il mio nuovo cazzo dopo prima che arriva.


 

Ricomincio a frustarlo, sono stata attenta a non farlo sanguinare fino a questo momento. Inizio a colpirlo senza più indugi, lui grida, “Sei il mio schiavo?” gli domando.


 

“Si”

“No devi dire, sono lo schiavo di padrona Daniela”

“Sono lo schiavo di padrona Daniela”


 

Nella sala c’è un profondo silenzio, a parte le grida gli faccio ripetere molte volte il suo status


 

“Come ti chiami?” gli domando

“Marco”

“Da oggi sarai chiamato solamente Schiavo … Come ti chiami?” continuo

“Schiavo”


 

Oramai non fa più resistenza

Vado sul tavolino delle fruste prendo la mia borsetta ci trovo un limone e un coltello in cui taglio a meta il limone che poi passo ognuna delle parti alle guardiane, “Con questo disinfettateli le ferite”. Accendo una sigaretta e mi siedo su un divano al centro del palco. “Liberatelo e portatemelo qui” poi potete andare.


 

Il mio schiavo non si regge più in piedi ma gli ordino di resistere, quando finisco gli dico che può mettersi in ginocchio. Lui crolla, “Ti permetterò di ucciderti” oppure sarai mio schiavo, dovrai semplicemente posare la tua testa sul pavimento e io ti legherò per sempre.


 

Il suo cazzo che mi appartiene si eccita di nuovo, poi bacia le mie decoltè e poi rimane con la testa a terra. Gli lego le mani dietro la schiena come nel disegno di nanshark, ordino a tutti gli schiavi di mettersi sotto ai piedi della loro padrona. Forse anche chi mi segue online obbedirà. Non mi sono mai sentita così potente nemmeno in guerra, sono la padrona di tutti i maschi del mondo. Gli metto delle cavigliere e completo l’opera con un guinzaglio, lo strattono è quasi mezzanotte, mi piacerebbe chiudere la diretta arrivando a casa mentre striscia, ma non c’è tempo, lo lascio nudo in una gogna pubblica in piazza fuori dalla sala dell’asta. Scrivo un avviso dove è proibito toccare lo schiavo ad eccezione degli schiaffi pago “la sosta” fino alle ore 16:00 e invito tutti a seguirmi di nuovo domani pomeriggio a ora di pranzo mentre chi voleva poteva unirsi a suppliziare del capo dei ribelli con me.

One Comment

Leave a Reply