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Racconti di DominazioneRacconti sull'Autoerotismo

Immaginare la realtà?

By 14 Gennaio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Continuare?

Io non ero nemmeno preparata a ricevere questi ordini’

Sono trascorsi diversi mesi da quando ero la tua sottomessa. Un periodo fantastico in cui mi hai fatto scoprire cosa vuol dire essere femmina: guardata, desiderata, ambita. Hai messo a frutto la mia ingenuità ed istruita con infinita pazienza su come provare piacere attraverso gli stimoli più semplici’ e non solo.

Eppure, come tutte le cose belle, dall’oggi al domani &egrave finito. Ed ora, dopo tutto questo silenzio, mi scrivi. Ti aspetti davvero che con poche righe tutto possa ritornare come allora??? Sei così certo che io sia rimasta qui ad aspettarti mentre tu… passavi ad altro?

Credi davvero di potermi usare come un oggetto e poi accantonarmi come un oggetto qualsiasi della tua collezione???

Ne sei così certo???

Beh… fai bene.

Perch&egrave se concettualmente dovrei mandarti a fanculo, il fervore che s’&egrave scatenato dentro di me e nel basso ventre mi dice l’opposto.

Il cuore mi martella ancora nel petto mentre rileggo l’ultima frase.

Vuoi sapere come mi sento? Tremendamente ed irrimediabilmente eccitata.

Mi alzo, vado verso il frigorifero, estraggo una bottiglia di Biancolella, me ne verso un calice e bevo avida tutto d’un fiato. Poso il vuoto, arriccio le dita dei piedi nudi per il fastidio che provo nel percepire il gelo delle piastrelle e mi avvio verso la scarpiera. So quali scarpe vuoi, me le hai già viste addosso e te lo hanno fatto rizzare per bene insieme al mio culo nudo. Afferro le decolt&egrave in coccodrillo nero, con plateu di cinque per un tacco di dodici centimetri così fine che una volta indossate sarebbe sufficiente un refolo di vento per farmi volare a gambe all’aria. Sono vertiginose, erotiche, da Night Club insomma e come ordinato le vado a sistemare sul letto in maniera ordinata una accanto all’altra. No, non devo preparare la valigia ma la cura maniacale con lui vado a piegare il perizoma lì accanto potrebbe farlo presupporre. Tra il mucchio di cotone, e fantasie da quindicenne ho scelto un perizoma verde bottiglia con vita bassa, in organza trasparente, decorato con ricami in pizzo e strass sul davanti ed un fiocco in raso sul retro a rendere più sfizioso il taglio delle natiche. Fatto ciò devo scegliere il vestito. Sai perfettamente come mi vesto. Mi conosci. Quindi mi hai messa alla prova. Ma la tua sottomessa non ti deludeva mai, ricordi? Aveva solo bisogno di essere indirizzata. Decisa e con un sorrisetto soddisfatto in viso apro quel cassetto di indumenti estivi, rimasti lì nonostante il cambio armadio, per estrarre un miniabito, blu cobalto, aderentissimo. E’ smanicato e vedendo il davanti piuttosto accollato, potrebbe essere scambiato per un tubino da impiegata, ordinario insomma -colore a parte-, ma il retro beh, un’altra storia. Una cerniera ricalca la spina dorsale dalla base del collo, scendendo fino al coccige, tenendo chiuso il retro dell’abito in pizzo trasparente ricamato. Solo la gonna &egrave esente da trasparenze, con taglio a sirena a sottolineare le curve tonde del culo e stringendosi sulle cosce. Raggiunge a malapena la metà del femore e ad ogni movimento tende a salire essendo la stoffa elasticizzata. Piego in quattro anche quello e lo sistemo sul letto ammirando l’opera. Si, sono soddisfatta e lo sarai anche tu. Raccolgo tutto e mi dirigo verso il bagno.

Lo sa che la mia casa non &egrave molto grande eppure percorro quel poco di trada come se fossi una regina a Versailles, ancheggiando i miei fianchi snelli, gonfiando il petto, mettendo in mostra i seni. Sono brava padrone? Sei soddisfatto di come sto eseguendo?

Lascio accostata la porta del bagno, poso tutto quello che mi ingrombra le mani, accendo la luce della specchiera e controllo il mio riflesso. Ho le guance arrossate, il respiro corto, gli occhi spiritati e praticamente non ho ancora fatto nulla.

Deglutisco, inspiro e poi con il cuore in gola inizio lo spettacolo. La lingua umida passa lenta sul mio labbro inferiore arriva all’angolo della bocca e prosegue su quello superiore. Il mento punta verso l’alto ed i miei occhi verdi sono fissi su di te, dall’altra parte dello specchio. Guardami padrone… sono brava?

Proseguo, devo spogliarmi e lentamente inizio. Sciolgo i capelli lunghi, abbasso la zip della felpa, la piego e poi torno davanti allo specchio per sfilare anche maglietta e top. Li piego e mi fisso i seni (dovresti ricordare che in casa non indosso il reggiseno). Il mio indice va alle labbra, con la mano libera afferro la ceramica dal lavabo. Con le labbra dischiuse inizio a mostrarti come sono brava a giocarci. Lo inizio a leccare come se fosse un cono gelato dalla base fino alla punta, lentamente. Una volta sulla cima gli dò qualche colpetto e poi me lo infilo tutto in bocca, serro le labbra e lo succhio così forte che mi si creano due fossette sulle guance. Mimo una fellatio, guardando dritta verso lo specchio per poi scendere a tormentare i capezzoli, che sono già fioriti. Prima il destro. Acarezzo l’areola, disegnando qualche cerchio immaginario vedendo irrigidirsi sempre di più la carne che vado a stringere pochi secondi dopo con indice e pollice. Ed il brivido che scaturisce dal gesto va dritto a corrermi sotto la stoffa delle mutande. Sto pulsando. Stringo saldamente e tiro il seno verso l’alto. Qualche secondo e poi lo rilascio, facendolo sballonzolare verso il basso. Mi fiondo sull’altro per ripetere l’operazione e poi proseguo, alternando le strizzate. Prima destra e poi sinistra, provando dolore e piacere ogni volta che stringo, alzo e poi rilascio la massa carnosa che sbatte sul torace. Rinfilo l’indice in bocca bagnandolo di saliva che vado poi a spalmare sui seni. Sono rossi, duri, sensibili, tremendamente sensibili, tanto da farmi venire la pelle d’oca.

Mi guardo in viso e l’eccitazione &egrave palese. Lo sguardo &egrave languido ed il respiro sempre più corto ed affannato. Proseguo con l’ordine sfilandomi i pantaloni, piegandoli ed infine gli slip. Li tengo con entrambe le mani, li stendo per bene notando al centro della mutandina una striscia viscida che rende più scura la stoffa. Le porto al viso, annuso l’aroma salato ed erotico del mio sesso poi ti fisso attraverso lo specchio. Puniscimi se vuoi ma io non resisto, e così allungo la punta della lingua per intingerla nel frutto della mia eccitazione. Un assaggio piccolo che vado a depositarmi in bocca e poi a deglutire. Inspiro profondamente prima di piegarle e dedicarmi al resto degli ordini. Vuoi vederla? Eccola padrone… faccio un passo indietro in modo da entrare nel campo dello specchio anche dalla vita in giù. Piego la gamba sinistra, staccandola da terra, portando il piede sul wc, sbilanciando la schiena all’indietro e portando avanti il bacino. Con indice e medio della sinistra vado ad aprire la mia fighetta, calda, bagnata e sporca di quel liquido biancastro che sento in bocca. La mano destra &egrave già pronta per scendere e titillare quel pezzo di carne gonfio ed eccitato che galoppa alla velocità del mio cuore. Picchietto la mano chiusa a coppa un paio di volte, dolore e piacere sono un connubio estatico, poi con infinita lentezza i polpastrelli di indice e medio iniziano a muoversi. Un gemito mi sfugge e gli occhi risalgono allo specchio, su di te. Quando l’eco delle contrazioni inizia a farsi sentire smetto, richiudo le gambe e mi volto. Ho il cuore in gola, ed il sangue che ronza nelle orecchie mi stordisce più di quanto io non sia già. Testa bassa, culo in alto, gambe leggermente divaricate e mano destra che va a proseguire il tormento. Quanto vorrei ricevere una delle tue sculacciate. Secche, dure, improvvise, proprio ora, e sentre subito dopo la pelle bruciare, sensibile alla temperatura dell’ambiente. Sono così eccitata che la scia dell’orgasmo &egrave vicina. Smetto, mi rialzo e mi vesto con estrema lentezza e cura. La mia bocca e le mie mani sono fradice dei miei umori. Non le lavo, indosso il perizoma, l’abito ed i tacchi. Mi fisso allo specchio, il fiocco del perizoma &egrave visibile dalla scollatura di pizzo della schiena -si &egrave molto profonda- ed i capezzoli pare che vogliano bucare la stoffa, ma tu li vuoi perfetti. Afferro come prima le punte, stringendole tra indice e pollice e tirandoli verso l’esterno, destro e poi sinistro. Dopo dieci volte sono pronta per uscire. Non occorre che io alzi l’abito, perch&egrave per il semplice movimento delle gambe questo sale rapidamente fermandosi sotto il culo. Raggiungo il pc, accendo la cam, mi metto in posa e scatto la foto. Premo invia e resto in attesa di ricevere ulteriori istruzioni.

Mezz’ora fa non mi sarei nemmeno immaginata di eseguire ancora un tuo ordine, ed ora, non vedo l’ora che tu mi risponda.

Chiedimi padrone, eseguirò ciò che vorrai solo per il tuo piacere. Fisso la chat riconoscendo che dal vivo il colore dell’abito risulta molto più appariscente.

Attendo. Ti vedo loggare ed il mio cuore si ferma per qualche secondo. Non fa caldo qua dentro ne tanto meno freddo ma un brivido mi corre lungo la schiena. Hai visto la mia immagine. Ed ora? Perch&egrave non scrivi? Mi vuoi davvero lasciare sulle spine?

Eccitata, con il vestitino tirato su quasi da vedere il perizoma, i capezzoli che tendono la stoffa del vestito… ti prego scrivi, dammi un ordine… batte forte il cuore e l’attesa mi pare infinita fino a che compare quel “sta scrivendo” che mi fa sospirare.

Leggo e la prima cosa che sento salire &egrave il nervoso. Ma come??? Ho eseguito tutto alla lettera, alla perfezione e non ti va bene?

Sbuffo, ringraziando il cielo che tu non mi possa vedere, o forse lo dovrei maledire. Perch&egrave se fossi qui sarei già rovesciata sulle tue ginocchia con la tua mano che mi punisce per l’impudenza. Al pensiero gli incisivi si conficcano nel labbro inferiore, la destra va alla ricerca della cerniera che ho sul retro dell’abito per abbassarla quanto basta da poter arricciare la stoffa dell’abito e portarla a fil di capezzolo. Non ho dei seni enormi, una terza, ma la stoffa stretta li comprime così tanto da farli risaltare sul petto come due bocce enormi. Alzo ancora di più l’orlo della gonna. Ora si che riuscirai ad intravedere il “bottiglia” del perizoma. Scatto la foto ed invio. Ora sarai soddisfatto? Mi rispondi di si, e di riflesso sorrido. Leggo il tuo nuovo messaggio. So quale spugna vuoi, quella gialla e verde che uso per i piatti. Vado in cucina, incrociando le gambe mentre cammino, sculettando, lasciando che l’abito salga, petto infuori, capezzoli duri come marmo e la mia figa che vibra ad ogni ticchettio prodotto dalle decolt&egrave. Arrivo a destinazione, apro l’anta del pensile e mi chino, culo all’aria, con il perizoma che incapace di contenere il mio sesso gonfio di piacere inespresso se ne lascia sfuggire una parte. L’elastico mi si infila tra le labbra, facendomi gemere. Vorrei che fossi dietro di me a gustarti la scena, a vedere cosa sei in grado di farmi senza nemmeno toccarmi. Prendo una spugna nuova dalla confezione, mi rialzo e scosciata ed eccitata torno al pc.

So esattamente cosa fare, mi hai già istruita una volta. Abbasso il vestito, tanto che lo scollo va a posizionarsi sotto i seni fungendo da balconcino. Schizzano dritti verso lo schermo, verso di te, con i capezzoli turgidi ed ancora lievemente arrossati per i pizzicotti di poco prima. Mi lecco le labbra ed inizio a lavorare sul sinistro. Appoggio la parte verde ruvida ed inizio a girare attorno al capezzolo. Il primo &egrave leggero, così come il secondo, dal terzo aumento la pressione sempre di più. Più sfrega e più sento la circolazione ravvivarsi, la pelle arrossarsi ed il mio sesso pulsare. L’aria che al mio seno pare improvvisamente più fresca me lo fa rizzare come non mai. Passo al seno destro a cui riservo il medesimo trattamento. Brucia da morire ma allo stesso tempo, godo senza ritegno perdendo qua e là qualche mugolio. Scatto una foto appena concluso inviandotela con una sola parola .

Non devo aspettare molto, ti vedo entrare in chat e quasi subito ricevo una risposta che mi lascia basita. Si, sgrano gli occhi, perch&egrave quello non me lo hai mai chiesto. E’ qualcosa di nuovo ed inaspettato. Inspiro dal naso ed espiro dalla bocca per calmare il cuore che martella a più non posso. Ce la posso fare, devo farcela, non posso deluderti. Deglutisco, e con la mano libera raccolgo la gonna che senza troppa fatica mi arriva alla pancia scoprendo il bacino. La sinistra scosta l’intimo ed il mio sesso glabro viene alla luce. Si, questa tua istruzione l’ho mantenuta. Niente peli. Avvicino la spugna, la poggio delicatamente, spingo per sentire meglio la consistenza, la durezza di quei baffi che a breve prenderanno a graffiarmi e poi inizio ad eseguire. Mi muovo lentamente, in senso circolare sfiorandolo e poi rincarando la dose. La sensazione &egrave indescrivibile, come avere la faccia di un uomo intento a farti un servizio di bocca con una barba di qualche giorno, ispida, moltiplicato per dieci. Mi scarnifica, ma mi fa godere tanto da non riuscire a smettere. E più premo e più ne voglio ancora. Cinque, sei, sette, dieci, dodici.. arrivo a venti e devo smettere, purtroppo. Ora sono sudata, ansimo, i capezzoli sono dritti, duri, il mio sesso chiede di essere soddisfatto. Scatto e mando. Cosa mi dici padrone? Sono stata brava?

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