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OrgiaRacconti di Dominazione

La borsa

By 10 Settembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Era arrivato alla fine, dopo un paio di anni di perfetto e onorato lavoro il mio portatile mi aveva abbandonato e lungi da me l’idea di ripararlo non vi era altra soluzione se non acquistarne uno nuovo, avrei approfittato finalmente per visitare il nuovo centro commerciale aperto da circa un paio di mesi nella zona dove abito.
Trovato il negozio di elettronica, di una famosa catena, sono subito stato colpito da un modello di desktop che sicuramente faceva al caso mio ed in più vi era applicato uno sconto davvero interessante, come al solito in pochi minuti avevo compiuto il mio acquisto, ma uno spiacevole inconveniente di imballaggio mi ha costretto a ritornare dopo mezz’ora per ritirare il mio pc,avrei approfittato per farmi un giro e per sedermi magari ad un tavolo di un bar.
Dopo aver dato velocemente un’occhiata ad alcuni negozi di abbigliamento mi sedetti su un divanetto di un bar che mi colpì per l’estremo gusto nel suo arredamento e anche dalla commessa, vestita con un paio di pantaloni di pelle nera aderentissimi ad un paio di chiappe perfette.
Dopo avere bevuto qualcosa e risposto ad una chiamata di un’amica mi accorsi che era ora di andare e così feci.
Arrivato nel sotterraneo, mi accorsi di una borsa a fianco della portiera della mia auto, era di sicuro di una donna, vidi subito dopo averla raccolta che era di una prestigiosa Maison francese, essendomi sincerato di non avere nessuno nei dintorni la misi in macchina velocemente e repentinamente mi avviai.
Uscito dal centro commerciale non stavo più nella pelle e decisi di fermarmi per dare un’occhiata sul ‘bottino’ trovato.
Non avevo ancora finito di accostarmi che dall’interno della borsa iniziò a trillare un telefono, lo lasciai suonare e cominciai a visionare tutto quello che vi era contenuto, a parte i soliti oggetti da trucco,r imasi subito colpito dal portafoglio della stessa marca della borsa e dopo averlo aperto mi accorsi del suo contenuto, 3000′ in banconote da 500 e una serie di carte di credito ,oltre a documenti vari.
Non ebbi dubbi, mi sarei tenuto i soldi, credendo da subito che chi aveva perso il tutto non avrebbe poi sconvolto la sua vita per questo, ma mentre pensavo sul da farsi risuonò ancora il telefono della malcapitata, decisi così di rispondere e una voce dolcissima ed educata mi chiese se,visto che rispondevo al suo telefono, avevo trovato la sua borsa che aveva dapprima appoggiato per terra e, dopo avere caricato alcuni pacchetti sull’auto, dimenticato nel parcheggio sotterraneo, subito le risposi di sì ma dicendole che la borsa l’avevo trovata aperta e con parte del contenuto sparso per terra e che mi stavo apprestando a portare il tutto alla direzione del centro commerciale ma subito lei mi disse se potevamo incontrarci evitandole così denunce e ulteriori perdite di tempo, dopo avere risposto affermativamente lei mi spiegò dove abitava e mi chiese se ci saremmo potuti incontrare subito, risposi di sì.
Tolsi il denaro dal portafoglio e dopo avere controllato se vi era qualcosa di interessante diedi un’occhiata ai documenti e vidi che si trattava di una certa Elena di 43 anni e dalla foto sulla carta d’identità anche una bella donna.
Arrivai in una decina di minuti all’indirizzo e vidi una splendida creatura all’esterno di un magnifico giardino che mi stava aspettando, dopo i convenevoli le diedi la borsa ribadendole che non sapevo se vi era tutto, avevo riposto i soldi nel cassetto portaoggetti dell’auto, ma lei mi rispose che l’unica cosa che le interessava era una vecchia chiave di bronzo che puntualmente trovò,le si accese un sorriso e contentissima mi abbracciò e mi chiese se volevo entrare e lo feci volentieri.
Entrai in casa e rimasi molto colpito dalla bellezza dell’arredamento e dai quadri alle pareti, non sono un critico d’arte ma ci voleva poco per capire che erano opere di valore e che quella era una casa di persone ricche, me lo confermarono i gioielli e l’orologio che Elena portava al braccio.
Iniziammo una piacevole conversazione e lei mi spiegò che era la moglie del proprietario di un conosciutissimo cementificio della zona e continuando a parlare mi confermò quanto avevo intuito sulle opere d’arte appese, erano quadri di altissimo valore che lei aveva ereditato dalla sua famiglia, più mi guardavo in giro e più il lusso che vedevo mi faceva girare la testa.
Erano passate due ore e decisi di alzarmi e dopo avere ringraziato Elena per l’ospitalità rimasi stupito dal suo tentativo di darmi una busta contenente una mancia per il disturbo che fermamente rifiutai, mi sentivo già appagato, varie volte e dopo avere constatato la sua determinazione nel volere sdebitarsi le dissi che magari un giorno avremmo mangiato insieme una pizza, subito accettò e mi chiese il numero di telefono in quanto sospettava, forse a ragione, che io non l’avrei mai chiamata.
Ritornato a casa potei dedicarmi al mio nuovo computer, felicissimo anche del gruzzolo che avevo maldestramente acquisito.
Passarono alcuni giorni e mentre evadevo un ordine, lavoro presso una distribuzione all’ingrosso di dischi e musica, quando mi squillò il telefonino. la chiamata arrivava da un numero a me sconosciuto e con sorpresa sentii la voce di Elena ‘Ciao Sandro come stai?’ e dopo avere scambiato alcune parole le dissi che stavo lavorando ma mi arrivò secca la domanda ‘questa sera riuscirò a sdebitarmi?’ e ci mettemmo d’accordo per un ristorantino che conoscevo ad una decina di kilometri, appuntamento alle 21.
Tutto il giorno pensai a quella imminente serata e terminato il lavoro mi fiondai a casa, doccia e decisione sull’abbigliamento, mi sarei vestito normalmente, jeans camicia bianca aperta e stivali, certo non un abbigliamento adatto per una donna di classe, ma amo essere me stesso.
Avvivai come faccio regolarmente alle 21 in punto e il ma’tre, guardandomi dall’alto in basso mi disse ‘Prego, la signora la sta aspettando’ guidandomi al tavolo situato in una delle innumerevoli stanzette di questo originale locale, arrivato al tavolo potei ammirare Elena in tutto il suo splendore, indossava un perfetto tailleur da donna in carriera e la prima cosa che mi colpì fu il profumo che emanava , una fragranza eccezionale.
Cominciammo a parlare del più e del meno e notai che tutte le volte che la fissavo negli occhi lei abbassava lo sguardo e questa situazione mi divertiva, dopo avere ordinato e avere assaggiato delle prelibatezze accompagnate da uno splendido vino bianco i nostri discorsi si spostarono sulle nostre vite personali e capii di lì a poco che Elena pur essendo sposata viveva una vita praticamente da ‘solitaria’ essendo il marito perennemente in giro per il mondo e non avendo figli passava molto del suo tempo studiando arte e dedicandosi al giardinaggio.
Le parlai di me, eravamo praticamente coetanei, del mio lavoro e della mia vita da single, mi ero separato da una decina di anni, notai che eravamo completamente diversi, io lavorando in quella distribuzione di musica rifornivo la quasi totalità dei dj’s della zona e non avendo vincoli sentimentali, avevo ingresso libero nella quasi totalità dei locali della zona ma scoprii con sorpresa lei non era mai entrata in una discoteca, la buttai lì ‘Andiamo a ballare?’ e lei mi rispose ‘ma mi ci vedi vestita così?’, accettò il mio suggerimento di passare da casa e velocemente indossare qualcosa di comodo e adatto alla situazione.
‘Due minuti di orologio e poi me ne vado’, dissi questa frase più che altro per farle fretta, visti i tempi biblici nel cambiarsi di abito di alcune donne e con sorpresa di lì a poco arrivò trafelata indossando un paio di jeans di un noto stilista e un aderentissima maglietta nera che metteva in risalto due tette da urlo ,la guardai dicendole con tono sprezzante ‘tesoro, ma dove ti sei nascosta fino ad oggi?’.
Entrammo in discoteca, dopo avere superato una fila interminabile, velocemente grazie alle conoscenze dello staff del locale e mi accorsi che mi sentivo parecchio invidiato, Elena aveva colpito con tutta la sua classe, non era mai entrata in un locale così, ma si muoveva come una pantera, si vedeva lo stile e presami la mano non me la mollò per paura di perdersi.
Dopo averle fatto vedere il locale, la vedevo sempre più divertita e a suo agio, ci trovammo al bancone del bar con due cocktail in mano e dopo averla guardata ancora negli occhi, la baciai, rimanemmo stretti e mi accorsi che tremava, che serata e non pareva ancora finita.
La tenevo appoggiata al bancone del bar e avevo cominciato a tastare il suo corpo, complici le luci soffuse, le mie mani stavo facendo baldoria su quello splendido corpo, le stavo baciando il collo e il suo tremore aumentava e dunque capii che era ora di uscire, sempre con la sua mano avvinghiata alla mia mi seguiva con lo sguardo perso e dopo avere velocemente guadagnato l’uscita ci trovammo all’auto dove prima di salire la presi e le feci sentire, stringendola tra me e la macchina, tutta la mia eccitazione e continuando a baciarla le infilai senza trovare nessun impedimento una mano in mezzo alle gambe, trovando con stupore un lago di umori.
‘Tesoro mio, andiamo altrimenti ti scopo qui’, mi guardò con un leggero ghigno e mi rispose ‘perchè non lo fai?’, avevo preso oramai il controllo della sua fighetta e due dita si era fatte largo al suo interno e sentendola sempre più intensamente stringermi il braccio e accelerando la respirazione capii che stava godendo, non c’era poi voluto molto, mi abbracciò stringendomi e mi spiegò che erano almeno due anni che non aveva un orgasmo e che comunque non lo aveva mai provato con la masturbazione, le dissi ‘e ancora non hai visto niente’, come al solito la presunzione non mi abbandonava.
Nel volgere di una decina di minuti arrivammo a casa sua, il marito era assente per una settimana, ma non volevo scoparla subito, avevo capito che oramai era partita e mi sarei divertito parecchio quella notte.
Mi buttai su un divano e appoggiai i piedi su un tavolino di fronte e le ordinai di portarmi qualcosa di ghiacciato che prontamente arrivò, la baciai e le sussurrai nell’orecchio di rimettersi quel sensualissimo tailleur ma con alcune differenze, niente intimo,mi alzai e nell’attesa cominciai a guardarmi in giro e veramente mi resi conto che quella casa era magnifica ,nulla a che vedere con il monolocale dove abitavo, soffermandomi su un quadro di arte contemporanea mi chiesi come si potevano buttare i soldi in opere così senza senso, almeno per me, mi girai e vidi Elena in uno splendore indescrivibile, aveva indossato il completo chiudendo a la giacca a doppiopetto non avendo indossato la camicia bianca, si avvicinò al mio orecchio dicendomi ‘non ho le mutande’, controllai subito e trovai una figa ancor più inzuppata, ma adesso non avevo nessuna intenzione di farla godere ancora subito, la tirai a me e le dissi’ datti da fare, tocca a me adesso’ e le spinsi la testa verso il basso mentre con l’altra mano mi stavo sbottonando i jeans, mi abbassai i boxer e appoggiai il mio cazzo alle sue labbra, mi accorsi di lì a poco che i pompini non erano il suo forte, ma a questo si sarebbe potuto rimediare in futuro, usava i denti e non aveva nessuna idea di come sbocchinare un uomo e accortasene mi disse ‘scusami ma non l’ho mai fatto?’, mi misi a ridere a crepapelle e le dissi di non preoccuparsi che avrebbe recuperato il tempo perduto.
La presi e dopo averla girata e appoggiata al tavolo le sollevai la gonna e da dietro la infilai quasi risucchiato e presi a sbatterla in maniera forsennata e più la sbatteva e più godeva, un vero spasso, non mi era mai capitato nulla di simile, stavo per venire e mi staccai le presi la testa e tenendola per i capelli le scaricai tutto il mio godimento nella bocca e sulla faccia, cominciò a tossire e stringendomi le gambe mi disse ‘fammi imparare presto, voglio imparare tutto’.
Trascorremmo tutta la notte scopando per un paio di ore e alla fine io mi addormentai, svegliato dal cellulare, era il mio titolare, erano le 10 e avrei dovuto essere al lavoro già da due ore, mi presi con una scusa una giornata di ferie, ma Elena dov’era?
Scesi dal reparto notte e trovai una signora, doveva essere la cameriera che mi disse ‘la signora torna a mezzogiorno, sta svolgendo una perizia su alcuni quadri in tribunale, ma le ha lasciato questo’ e mi porse un biglietto,’ quello che ho provato questa notte mi era sconosciuto, voglio che mi insegni qualsiasi cosa sul sesso. Grazie Ti Amo Elena’.
Passai tutto il giorno a letto, era parecchio che non approfittavo di una giornata di libertà assoluta, quando verso sera mi arrivò una telefonata, era lei e decisi di non rispondere, mi venne un terribile dubbio che non presagiva nulla di buono, per i miei gusti Elena stava partendo troppo ‘sparata’ e non avevo nessuna intenzione di avviare una relazione sentimentale in quanto oramai convinto che la mia condizione di spirito libero non doveva in nessun modo essere modificata.
Il telefono continuava a trillare regolarmente ogni 10 minuti e dopo un paio di ore decise che dovevo rispondere.
S..’Pronto’
E.’Pronto Sandro sono Elena, ero preoccupata in quanto non rispondevi’
S.’Ciao, stavo facendo alcune cose importanti e allora non potevo rispondere’
E.’Ma non hai visto che ero io?’
S.’Appunto, ho visto che eri tu e ho deciso di non risponderti’
E.’Ma come, con quello che abbiamo fatto mi rispondi così, non è giusto, io credevo’..’
S.’Cosa credevi? Abbiamo scopato, a me è piaciuto, a te anche, stop, per ora l’argomento è chiuso, magari ci potremo rivedere un giorno, ma per me la storia è chiusa e poi tu sei felicemente sposata, io felicemente single e dunque non vedo come si possa pensare ad una evoluzione’
S.’Pronto, pronto’..ci sei?’
Aveva chiuso il telefono e alla fine ero contento, me ne ero liberato con poca fatica, avevo già capito che ‘questa’ stava partendo, il segnale lo avevo avuto dal ‘Ti amo’ scritto sul biglietto.
Arrivai puntuale la mattina dopo al lavoro, giusto in tempo per sorbirmi il sermone di Vittorio, il mio titolare ‘la prossima volta che decidi di prenderti le ferie avvisami prima”””.’, per fortuna terminò subito, non mi meritavo comunque questo essendo molto preciso sul lavoro, ma capivo le sue ragioni anche se non potevo spiegargli quanto successomi.
Stavo evadendo alcuni ordini arretrati quando fui chiamato da Vittorio ‘Sandro c’è una cliente al reparto Jazz,mi avviai al piano superiore pronto a sorbirmi una ‘pippa’ su Louis Amstrong o Duke Ellington da parte di qualche vecchia in vena di vecchi ricordi ma non si trattava di nulla di tutto questo, era Elena e la cosa mi infastidì terribilmente, ‘che cazzo vuoi,chi ti ha detto di venire qui, mi pare di averti detto di starmi alla larga’, la mia reazione fu rabbiosa ma fu smorzata dalla risposta che lei mi diede con un tono pericolosamente alto, ‘ma i clienti li trattate sempre così ,la prima volta?’, le dissi di abbassare il tono, non volevo certo perdere il lavoro e le chiesi ‘Prego, cercava qualcosa in particolare?’.
Capii che non cercava niente di particolare, cercava solo di mettermi in difficoltà con delle richieste strane, ma non avrebbe potuto riuscirci, conoscevo ogni disco contenuto in negozio e poi per quanto cercasse di fare la ‘figa’, Emma Shapplin e Diana Krall erano delle cantanti che mi piacevano e che conoscevo a menadito e di cui avrei potuto morte, vita e miracoli.
‘Le serve qualche album in particolare?’
‘Vorrei tutta la discografia delle due in cd’, abbassando il tono aggiunse ‘se pranziamo assieme’, la prima reazione era tendente al furioso, ma mi bloccai pensando anche al lato economico, Vittorio sarebbe stato contentissimo di una vendita di una ventina di cd in un solo colpo, ma volevo di più e allora la mia risposta fu ‘per pranzare con me devi aggiungerci anche la discografia del merito di Diana Krall, Elvis Costello’, ma abilmente mi spiazzò con un rilancio, ‘non ci sono problemi se me li consegni a casa’, oramai non potevo rifiutare, ci recammo alla cassa dove Vittorio non credeva ai suoi occhi e gli spiegammo che avendo molte cose da fare in città, la signora ci chiedeva se potevamo consegnare il tutto a domicilio e automaticamente abitando Elena in un paese vicino al mio, la scelta cadde, ovviamente su di me.
Espletato il pagamento, accompagnai Elena all’uscita dicendole di passare dal negozio alle 13, cosa che puntualmente fece e ci recammo in un locale ad un paio di kilometri, non potevo certo portarla al self-service dove pranzavo di solito con i colleghi, con Vittorio e con quella pettegola della moglie.
Solo una volta seduto mi accorsi di quanto era ‘figa’ oggi Elena, l’arrabbiatura in negozio mi aveva non mi aveva permesso di apprezzare l’abbigliamento di Elena, un abito con una stampa, credo, barocca e un decollétée da urlo che metteva in risalto quelle magnifiche tette che avevo già potuto provare essendo lei seduta alla mia sinistra con il muro dietro di noi eravamo al riparo e nessuno poteva vedere la mia mano già al lavoro, insinuandosi tra le sue cosce trovando una blanda resistenza, ma all’arrivo del cameriere dovemmo repentinamente ricomporci.
Ordinammo e mentre pranzavamo lei mi chiese come mai il giorno prima mi fossi posto in maniera così distaccata e prontamente le risposi che non amavo i rapporti complicati e che poi, anche se non lo pensavo, credevo fosse giusto stare alla larga da lei in quanto sposata, rimasi di stucco alla sua affermazione, ‘ho telefonato questa mattina a mio marito e gli ho detto che l’ho tradito e che è meglio se ci lasciamo’, pensai di avere a che fare con una pazza, , non pensare ‘ma sei fuori?, ma cosa ti passa per la testa?, non mettermi in mezzo io non voglio avere problemi e non voglio avere colpe, questa è una decisione solo tua’; terminammo velocemente il pranzo senza più scambiare una parola e mi feci riaccompagnare al negozio dove cominciai, pur essendo in anticipo, a preparare tutti i cd che avrei dovuto consegnare a fine lavoro, in tutta la giornata sensazioni e pensieri mi accompagnarono e non lo nego, una certa eccitazione si faceva presente, dovetti in più di un occasione dare una sistemata agli attributi per non rendere visibile questo mio stato.
Arrivai alle 20 circa a casa di Elena e appena entrato in casa le consegnai il suo pacco contenente una cinquantina di cd e al suo invito a sedermi le dissi che potevo fermarmi pochi minuti in quanto avevo un appuntamento per le 21, mi preparò un Martini con ghiaccio e si sedette vicino a me appoggiando la testa sulle mie spalle e a quel punto le spiegai che non doveva arrabbiarsi per le parole riferitele al telefono. lei mi piaceva molto ma al momento non avevo nessuna intenzione di catapultarmi in una relazione che ritenevo troppo sbilanciata, eravamo troppo diversi, non avrebbe funzionato, lei ricca e io normale commesso, lei con mille interessi culturali e io con un unico interesse, la musica.
Le lessi la rassegnazione sul viso, stava capendo che io non potevo essere l’uomo che sperava, ma allo stesso tempo io passando il tempo salendo l’eccitazione stavo sempre più pensando che sarebbe stato ingiusto non divertirsi un po’ e le dissi di scatto, ‘se vuoi comunque vivere solo una storia di sesso io non ho problemi, ma sappi che sarà solo e nient’altro che sesso, se ti va spogliati se no amici come prima’.
Attese qualche istante pensierosa e comincio a sfilarsi l’abito rimanendo seminuda con un completo di lingerie nero ,le dissi di rimanere così, era troppo arrapante, la tirai a me e le spiegai che la prima cosa che doveva imparare per essere una perfetta amante era l’arte del pompino e dunque decisi che le avrei insegnato il giusto meccanismo con l’ausilio del dito pollice della mano, glielo appoggiai alle labbra spiegandole che avrebbe dovuto ‘lavorarlo’ solo con le labbra e la lingua, senza usare assolutamente i denti, cadenzando la testa su e giù con il giusto ritmo, le davo io il giusto ritmo avendola presa per i capelli e spingendo la nuca su e giù dal mio dito, nel mentre cominciavo a divertirmi con i suoi capezzoli oramai duri come due sassi, li stringevo in maniera decisa, capivo che ero al limite tra piacere e dolore, ma le piaceva tanto, la presi e la baciai e continuando a stringerle i capezzoli mi accorsi che più stringevo e più gemeva, dopo averla sdraiata su uno degli innumerevoli tappeti presenti in quella casa cominciai a usare la bocca su quel paio di tette che sembravano esplodere e con la lingua cominciai a girare intorno a quelle due punte pronte ad esplodere, dopo alcuni minuti di leggeri morsi alternati a leccate mi accorsi che stava arrivando all’orgasmo, ma era presto per godere e mi fermai completamente, ‘adesso me lo succhi e se lo fai bene ti scopo altrimenti se vorrai godere ti dovrai sditalinare’ , voracemente mi slacciò i pantaloni e si imboccò il mio cazzo oramai durissimo cominciando a lavorarlo con le labbra cercando di mettere a frutto gli insegnamenti ricevuti, devo dire che non era il migliore pompino ricevuto ma sembrava comunque sulla buona strada per imparare, non durai molto e le riversai un serie di fiotti di sborra in gola e in faccia e non appena terminato le preannunciai che presto avrebbe dovuto ingoiare il frutto del mio godimento.
Eravamo sdraiati su quello splendido esemplare di tappeto e lei era docilmente in attesa del suo turno rimase sorpresa quando con tono perentorio le ordinai di masturbarsi, ‘adesso ti masturbi lentamente e quando avrai goduto allora ti scoperò, ma ripeto lentamente’, inizio il suo compito molto lentamente prima con un dito e poi con due, si vedeva la sua eccitazione al massimo, ricominciai a martoriarle i capezzoli con i denti e l’esplosione della sua eccitazione arrivò al culmine, ‘Sandro godo, godo, mi fai impazzire’, ci scambiammo un lungo bacio di lì a un attimo la presi, più passava il tempo mi accorgevo che, sentimentalmente, di questa donna non me ne sarebbe mai fregato nulla, ma avrei potuto trasformarla in un ‘animale’ da letto, sfiniti dopo avere sperimentato le più svariate posizioni le dissi a bruciapelo, ‘oggi hai cominciato a fare pompini ma la prossima volta preparati, tocca al tuo culo’, vidi il suo volto sbiancarsi ma era completamente conscia di non avere alternative.
La salutai, ero stanchissimo e non potevo permettermi di arrivare ancora in ritardo al lavoro l’indomani e dunque mi congedai, più la guardava e più mi piaceva, era davvero un bell’esemplare da sesso ed era solo mio.
La tenni a ‘bagno maria’ per tre giorni senza contattarla e senza rispondere alle sue chiamate avendo spento il telefono, fino a quando non decisi che era ora di sentirla.
S. ‘Pronto , sono Sandro’
E. ‘Finalmente, pensavo non mi avresti più chiamata’
S. ‘Fra un’ora passo a prenderti, fatti trovare pronta’
E. ‘Ti aspetto’.
La trovai sul cancello di casa ad aspettarmi , quanto mi piaceva sempre così docile e remissiva, mi diressi verso il centro città, era ora di aperitivo e Elena era perfetta per il locale più in, ero molto orgoglioso di come si era vestita, si stava adattando a me e quei fuseaux attillati valorizzavano due chiappe da urlo e unite ad una camicia bianca di un ottimo stilista aperta al punto giusto per capire che non portava reggiseno ma non abbastanza per riuscire a vedere molto, comunque intrigante a dismisura.
Ci portammo nei pressi del buffet e ordinai io la specialità del locale, due aperitivi a base di Tequila , Elena continuava a guardarmi con uno sguardo fiero, era contenta di essere con me, mi avvicinai e la bacai velocemente e le sussurrai ‘questa notte faremo baldoria, te la ricorderai a lungo’.
Dopo esserci fatti un paio di bicchieri decidemmo di camminare per negozi per dare un’occhiata alle nuove collezioni proposte solo da qualche giorno, ridemmo molto del fatto che Elena necessitava di una rivisitazione al suo, troppo classico, guardaroba.
Mentre continuavamo il nostro tour, intravidi sulla mia sinistra il cartello che indicava un Sexy Shop in una via laterale, le chiesi ‘sei mai entrata in un Sexy Shop?’, e alla sua risposta negativa le dissi che anche io non lo avevo mai fatto, ‘Andiamo?’, annuì e dunque eravamo pronti per vedere questo strano posto.
Entrammo da una porticina e subito rimanemmo colpiti dalla varietà degli articoli, Elena era incuriosita ma sicuramente molto più spaesata di me, mille articoli posti sugli scaffali si avvicendavano ai nostri occhi, di alcuni non si capiva nemmeno a cosa servissero,’ compriamo qualcosa?’ le dissi e abbassando la testa annuì, ora bisognava solo decidere cosa.
Presi una sorta di cestino dove riporre gli oggetti da acquistare, cominciai con delle classiche manette, un collare di cuoio, delle palline cinesi e, rimasi molto colpito da questo oggetto, un ovulo vibrante con telecomando; ci portammo alla cassa e chiesi al commesso come funzionava quest’ultimo oggetto e mentre mi spiegava il meccanismo vedevo i capezzoli di Elena in evidenza sotto la camicia, mentre mi apprestavo a pagare mi ricordai della promessa fattale e mi rivolsi al commesso, ‘per favore mi sistemi l’ovulo con le pile pronto per l’uso e mi aggiunga anche della vaselina’.
Decidemmo di mangiare un boccone in un caratteristico ristorantino in una zona piena di locali dove oltre a mangiare si può ascoltare dell’ottima musica jazz suonata da ottime band, ci accomodammo ma io non stavo nella pelle dalla voglia di provare quell’ovulo, ‘Elena prendi questo, vai in bagno e infilatelo nella figa, lo voglio provare subito’, senza esitare un solo attimo si alzo per fare quanto ordinato e nel volgere di cinque minuti stava giò tornando tutta trafelata.
‘Bene adesso lo accendo al minimo’, il telecomando aveva una rotellina con quattro posizioni, schiacciai il bottone di accensione e girai la rotella dalla posizione zero alla posizione uno, subito vidi l’espressione di Elena cambiare, si sentiva ovviamente a disagio con questa nuova sensazione, continuai per tutta la durata della cena ad alternare momenti in cui lo spegnevo e momenti in cui lo rimettevo nella prima posizione, m non andai mai oltre, comunque si stava abituando e a parte un leggero mordicchiarsi le labbra quando lo accendevo non botavo stranissime reazioni sul suo volto.
Terminata la cena, era arrivato il momento di recarci all’auto per prendere la via di casa,ma cominciai allora a divertirmi portando la rotella in posizione due e tre, Elena cominciò ad aggrapparsi al mio braccio e con le ginocchia che si piegavano non riusciva a mantenersi in equilibrio, quasi fosse ubriaca, le sussurrai ‘stai godendo troia’ e lei ancora mi tirò per un braccio confermandomi tutta la sua eccitazione.
Arrivammo finalmente a casa sua e appena entrati accesi di nuovo l’ovulo in posizione due e le dissi di portarmi da bere, si porto all’angolo bar con un passo indeciso e mentre preparava un whisky ogni tanto si fermava appoggiando tutte due le braccia sul tavolino quasi avesse un improvviso mele di pancia, ma non si trattava di dolore, mi spiegò dopo di avere avuto ripetuti orgasmi, ma per il dolore ci sarebbe stato tempo più tardi.
Le indicai il collare di cuoio e le dissi che ogni volta fossi venuto in questa casa lo avrebbe dovuto indossare, cosa che fece subito, le donava molto e mi sembrò di averne oramai il completo dominio, le dissi di togliersi l’ovulo, avevo voglia di scoparla e dunque ci dirigemmo in camera da letto e dopo esserci alternati per una veloce doccia ci buttammo sul letto, la vedevo felice e sicuramente stava solo aspettando il ‘via alle danze’, cominciai a baciarla, mi piaceva molto farlo e sicuramente era la cosa che le riusciva meglio, cominciai dal collo con la lingua facendola scorrere per tutto il corpo arrivando finalmente a quella bella fighetta che aspettava solo di essere avidamente leccata, Elena stava già partendo e il suo umore si faceva sempre più copioso, aveva un buonissimo sapore e lavorai a lungo in mezzo a quelle labbra sempre più gonfie, ansimava oramai fuori controllo, decisi di prenderla e cominciai a strusciarle il mio membro tra le gambe facendola impazzire nell’attesa fino a quando non decisi di penetrarla, mi stringeva oramai in estasi e rapidamente arrivo un travolgente orgasmo che le fece inarcare la schiena ma non mi fece fermare e continuai così a scoparla sempre più intensamente mentre cominciavo con il suo buchetto, le appoggiai un dito e mi resi conto che sicuramente l’inculata le era sconosciuta ma oramai avevo deciso e niente mi avrebbe fermato, sentivo che si stava avvicinando un’altra ondata di piacere, mi stringeva sempre più forte e più mi stringeva maggiormente il mio dito si faceva larga tra le sue, ancora per poco, inviolate chiappe.
Decisi di dare fondo a tutto quello che avevamo acquistato al Sexy Shop e presi le manette e le feci passare sulla spalliera del letto in ferro e le ammanettai i due polsi, si trovò così bloccata con le mani al letto, alla pecorina offrendomi un culo che era una spettacolo, non potevo non darle una passata di lingua e cominciai così ad alternare lingua e dita e grazie alla sua elasticità riuscii ad infilarle due dita che spingevo a fondo ed estraevo, le diedi una passata di vaselina e lo stesso feci con il mio membro, non le lasciai molto tempo e senza che se lo aspettasse le puntai il buco e cominciai a premerle contro il mio uccello, non se la stava passando benissimo si sentiva tuta la sua sofferenza ma non mi feci intenerire, uscivo ed entravo spingendomi ogni volta sempre più a fondo, oramai il più era fatto, il culo era rotto e grazie anche alle due dita ficcatole nella figa sembrava superata la parte più dolorosa, quel culo così stretto era uno spasso e dovetti rallentare il ritmo per non inondarle lo sfintere subito.
Devo ammetterlo, ne avevo inculate diverse e anche vergini, ma questo culo era il migliore che mi fosse capitato e una donna ammanettata e completamente consenziente non l’avevo mai inculata, un vero spasso ora si vedeva che cominciava a piacerle ma non ebbi più tempo per pensare a lei, stavo venendo e le riempii il culo con una sborrata che non ricordavo di avere mai avuto come intensità, sicuramente l’avevo riempita.
Scherzammo a lungo sui progressi fatti da Elena in poco tempo, la sua vita sessuale ne era uscita stravolta, e ridemmo quando la definii una macchina da guerra, era felice e mi abbracciava appoggiando il suo viso sul mio petto e fece un sobbalzo quando le dissi che essendo sabato non avrei lavorato e mi sarei fermato a dormire da lei, si alzò e dandomi un bacio mi disse ‘grazie’
Ci svegliammo abbastanza tardi e mi accolse Elena con un bacio appassionato, non ero più abituato a queste smancerie ma lo ammetto era un piacevole risveglio, ci alzammo per fare colazione e ne approfittai per chiederle a che punto era la sua situazione matrimoniale e mi spiegò che il marito sarebbe ritornato da Città del Capo di lì a un paio di giorni e avrebbero pianificato il futuro visto che anche lui oramai si trovava d’accordo sulla separazione, mi spiegò anche di avere già dato mandato al suo avvocato per le pratiche di separazione, cercò di consolarmi dicendomi di non sentirmi in colpa in quanto non lo faceva per causa mia, ma che la decisione l’aveva presa dopo averci pensato per mesi visto che oramai la loro vita coniugale avanzava come un rapporto tra fratelli, sinceramente non mi interessava molto di questa storia, la dovevano risolvere loro, io ne volevo rimanere fuori
‘Perché non vieni a vivere da me?’, la richiesta mi arrivò come una doccia gelata, avrei voluto mandarla a quel paese ma qualcosa .mi bloccava e pur rendendomi sempre più conto che non provavo sentimenti per questa donna, la proposta mi allettava e cercai di alzare la posta, ‘Ma come puoi pensare che si possa vivere assieme, il solo mantenimento di questa casa costa più di quanto io guadagni in due mesi di lavoro , tutto questo non è alla mia portata’, subito si affrettò a rassicurarmi che lei non aveva nessun problema economico, la casa era la sua e solo svolgendo il suo lavoro di perito per il tribunale guadagnava migliaia di euro al mese e dunque avrebbe provveduto a tutto, avevo già preso la mia decisione e mi sarei trasferito da lei ma le chiesi un paio di giorni di riflessione per valutare al meglio il da farsi, ma le anticipai per tenerla sulle spine che difficilmente mi sarei deciso a vivere con lei.
Trascorsero i due giorni e pur essendoci sentiti telefonicamente, non ci incontrammo e nemmeno parlammo della decisione che stavo intraprendendo, decisi di chiamarla per avvisarla che sarei di lì a poco passato da lei e non appena arrivato notai che non aveva abbandonato il collare e in verità questo particolare mi inorgoglì.
‘Allora, facciamo una cosa, io sono troppo abituato alla mia libertà e dunque credo che questa sorta di convivenza non funzionerà mai, comunque possiamo tentare in una prova di un mese, alla fine di questo periodo tireremo le somme e decideremo sul futuro ‘mi balzò addosso abbracciandomi e subito la fermai- non ho comunque finito, voglio ribadirti che non vi è nulla di sentimentale tra noi, non sono il tuo nuovo fidanzato, io vengo ad abitare con te, ma mi ritengo comunque libero di fare e vivere qualsiasi cosa mi venga in mente senza dovertene rendere conto, prendere o lasciare’, era la prima volta da quando ci eravamo conosciuti che mi fissava e mi disse ‘Va bene’, le infilai due dita nel collare e la tirai a me baciandola.
Mi feci prestare il furgone aziendale da Vittorio e caricai dopo il lavoro tutto il mio guardaroba, tutti i componenti del mio corner musicale, avevo praticamente il necessario per una discoteca, dischi, computer e alcuni libri, avrei caricato con calma nei giorni seguenti altre cose meno importanti.
Arrivai a casa di Elena e scoprii con sorpresa che avrei avuto una stanza dove sistemare tutte le mie cose, organizzarmi tutto la zona musicale e sempre in questa stanza avrei trovato anche un armadio per i miei vestiti, questa casa mi piaceva sempre di più e credo mi sarei abituato rapidamente venendo da uno scalcinato monolocale.
Ritenemmo di dovere festeggiare l’inizio di questa insolita convivenza e lo facemmo con una bottiglia di champagne, bevemmo due bicchieri, ridendo, scherzando e baciandoci ripetutamente e poi lei decise di farmi vedere tutta la casa, cosa che non avevo ancora fatto, potei vedere la parte sotterranea con l’ampio garage, uno studio e una stanza buia adibita a cantina vinicola rivestita tutta di mattoni come la migliore delle sale tortura, al piano superiore l’ampio salone pieno di quadri, tappeti e diversi divani, un angolo bar da fare invidia ai migliori lounge bar, vi erano a l piano terreno altre due stanze oltre a due bagni, salimmo al piano superiore e oltre alla camera da letto già visitata vi era la mia nuova stanza, tre bagni di cui uno sarebbe stato mio personale e una stanza da letto per gli ospiti, era davvero meravigliosa
Devo ammettere che pur portando benissimo l’alcool quello champagne mi aveva trasmesso parecchia euforia e cominciai a stringere Elena, toccandola dappertutto più abilmente di una piovra e ad un certo punto la presi e la stesi un massiccio tavolo nel salone, la spogliai rapidamente lasciandola completamente nuda come una preda sacrificale, faceva capolino nel mia mente un’idea balzana, presi un’altra bottiglia di champagne dal frigorifero e cominciai a strusciarla sul corpo immobile di Elena, le si indurirono in un lampo i capezzoli e le si alzò una pelle d’oca in quanto avevo con la bocca preso posizione in mezzo alle sue gambe spalancate e mentre con la lingua mi trastullavo la clitoride con le mani cominciai a togliere la carta e smollare la gabbietta e tenendo il tappo premuto per evitare l’apertura mi spostai con la lingua sul suo orifizio, cominciai a leccarla avidamente e il suo respiro cominciò a farsi affannoso e quando mi accorsi che si stava avvicinando all’orgasmo mi alzai in piedi appoggiandomi le sue caviglie sulle spalle e aprendo repentinamente la bottiglia le scaricai nel culo il contenuto, mi resi conto che doveva farle molto male in quanto gridava che le bruciava tutto ma l’eccitazione in me aumentava proporzionalmente alle sue urla, estrassi la bottiglia e cominciai ad incularla sempre nella stessa posizione e le urla cominciarono a calmarsi e i gemiti a farsi presenti, la pompavo con durezza gridandole, ‘Ti conviene godere alla svelta altrimenti ti inculo fino a domani, te lo spacco questo bel culo’, ma non durò molto e aggrappandosi con le mani ai bordi del tavolo grido tutto il suo godimento, credo sia stato l’orgasmo più travolgente della sua vita.
Era bellissima, sul tavolo sudate e stremata ma non potevo certo terminare qui, dovevo scaricarmi e decisi che le avrei sborrato nella figa e così feci, lentamente cominciai a muovermi dentro di lei, completamente sdraiato sopra di lei, il tavolo era robusto e avrebbe retto il peso facilmente, sussurrandole contemporaneamente ogni sorta di sconceria mi veniva in mente fino alle parole ‘troia adesso ti riempio il culo ‘ e all’unisono godemmo, che scopata, sapevo che il bello doveva ancora venire.
Decisi che era il momento giusto essendo all’inizio di luglio per organizzare una vacanza con Elena, non saremmo andati sulla classica isola esotica , nel solito club all inclusive, ma avremmo passato un paio di settimane all’insegna della vita notturna e la destinazione giusta era Ibiza, avevo vissuto circa 3 anni su quest’isola da ragazzo, ricordo ancora quel lontano 1979 dove arrivai in questo paradiso della note per una vacanza di un mese e ritornai in Italia dopo tre anni, lavorando come Dj in discoteca e in radio e conoscevo l’isola meglio del mio paese, parlai con Vittorio chiedendogli un paio di settimane di ferie e visto il naturale calo di vendite estivo non ebbi difficoltà ad ottenerle, mi inquietò solo la battuta che mi fece ‘parti con la nuova padrona di casa?’, non capivo come potesse saperlo ma la cosa non mi interessava più di tanto.
Arrivato a casa trovai Elena al telefono che discorreva con un’amica e mi fece segno che avrebbe concluso di lì a poco, aveva indosso ancora quella tutina che indossava quando faceva gli esercizi di aerobica, impazzivo ogni volta in quanto le i pantaloni le si fasciavano sul sedere mettendo in risalto la parte migliore, quelle due chiappe mi facevano davvero morire, cominciai a strusciarmi su di lei e prendendole le tette con le due mani ero completamente appoggiato al suo culo, cominciò a congedarsi dalla sua amica con una voce sempre più incerta e balbettante, chiuse la comunicazione ci scambiammo un bacio e le dissi che c’era una sorpresa ma che volevo tenerla sulle spine e che avrebbe dovuto fare la brava ‘bambina’ prima, ‘sarò la più brava delle bambine ‘ disse- qualsiasi desiderio è un ordine’, mi piaceva vederla così remissiva e sbottonandomi i pantaloni capì al volo cosa volevo, me lo prese in mano e cominciò a leccarlo in tutta la sua lunghezza arrivando fino alle palle, con un ritmo lentissimo cominciava a menarmelo e mi leccava magistralmente la cappella, stava diventando una pompinara perfetta, non durai a lungo sotto questa piacevole tortura e cominciai a respirare in modo sempre più affannoso annunciato la mia vicina esplosione, cominciai a sborrarle copiosamente in bocca e mi accorsi che non una sola goccia di sborra usciva dalle sue labbra, terminai tenendole la testa la testa premuta contro il mio pube con il cazzo nella sua bocca e dopo alcuni istanti mi accorsi che aveva la bocca piena di sperma e chiudendo gli occhi mi mostrò che stava deglutendo tutto, aveva fatto notevoli progressi, imparava alla svelta.
Presi il telefono e chiamai Ramon, un amico ibizenco con cui ero rimasto in contatto che seguendomi nelle notti in discoteca aiutandomi i primi tempi con la lingua spagnola approfittava per bere gratis e per scoparsi una marea di fighette che circolavano, sempre numerose, nei pressi della consolle del Dj, per prenotare tramite lui un appartamentino nella zona di Playa de bossa il posto che più amavo di Ibiza e quando Elena capì di cosa stavo parlando con un balzo mi salto sulle spalle, era deciso di lì a 10 giorni saremmo partiti.
Facemmo shopping nel week end precedente la nostra partenza , io sapevo che odiando il sole non avrei vissuto molto la spiaggia e concentrai le mie scelte su un’infinata serie di camicie necessarie per la parte notturna dell’isola, non disdegnammo una visita al ‘nostro’ sexy shop dopo facemmo incetta di vari capi di abbigliamento in pelle di varie fogge che Elena avrebbe indossato con me in privato ma che sicuramente si sarebbero ben adattati ad alcuni locali molto trasgressivi che conoscevo e che avrei visitato con lei.
Atterrammo dopo circa un ora e mezza a Ibiza e all’uscita dell’aeroporto Ramon si sbracciava per indicarci la sua presenza e la prima cosa che mi colpì era vedere Carmen con lui, una ragazza oramai matura che ci eravamo fatti una notte io e lui insieme nell’appartamento dove vivevo, il segno degli anni si notava sul suo volto ma era comunque ancora un bel pezzo di figa, ci salutammo e dopo le presentazioni partimmo alla volta della nostra location per le future due settimane, nel viaggio Ramon mi raccontò che lui e Carmen stavano insieme da circa un anno dopo essersi entrambi separati dai rispettivi coniugi e che vivevano in un appartamento vicino a dove noi avremmo alloggiato e che quindi ci saremmo potuti incontrare se lo avessimo voluto, comprendendo che comunque avrebbero rispettato la nostra voglia di vivere una vacanza in piena libertà; lungo il tragitto fu immancabile il ritorno indietro negli anni e rivivemmo, anche se con molta enfasi e esagerazione, parlando delle nostre avventure notturne per tutti i tre anni in qui vissi a Ibiza, guardavo Elena e la vedevo molto affascinata dal paesaggio e anche dai racconti che Ramon stava facendo di me dipingendomi come una ‘macchina da guerra’ quando si trattava di conquistare e pose l’accento su Carmen spiegando che l’avevo conosciuta io prima e solo dopo l’avevo presentata a lui. da perfetto stronzo dissi ‘Elena , in poche parole ci sta dicendo che prima io e dopo lui ce la siamo fatta entrambi e allora Carmen adesso lo devi dire che dei due era meglio?’, la risposta non si fece attendere ‘los dos juntos ‘ tutti e due insieme-‘.
Elena si avvicinò alla mia guancia come per baciarmi ma mi sussurrò ‘ma allora sei proprio bastardo’, amavo questa definizione e le risposi che non aveva ancora visto nulla.
Il paesaggio era divino e la mia mente galoppava indietro negli anni, ero un ragazzo con dei capelli lunghissimi che viveva lavorando di notte, mettendo musica in una discoteca quasi fosse un sogno , guadagnando un pacco di soldi che puntualmente spendevo in dischi, vestiti, ristoranti e lavanderie, ma mi sentivo un Re e non so cosa avrei dato per spostare la macchina del tempo a quei tempi.
Dopo avere riposato tutto il giorno, cominciammo a vestirci per la prima serata sull’isola, camicia molto naif per me e miniabito per Elena, con tendenza a salire a filo di chiappa, fu così che decidemmo di usarlo senza alcun intimo, era molto bella e dimostrava parecchi anni in meno; prima tappa ristorante Moorea dove anni prima ero cliente fisso, ritrovai la solita atmosfera anche se erano passati tanti anni e trovammo un tavolo in veranda in una zona semibuia, ritornai agli argomenti trattati in auto vedendo dall’aeroporto a proposito di Carmen e Ramon, Elena era curiosa di sapere cosa fosse successo tra di noi e le spiegai che conobbi Carmen in discoteca dove lavoravamo, io come Dj e lei come cubista e essendo lei arrivata ad inizio stagione da Siviglia e non avendo soldi per affittare una casa fu da me ospitata un paio di mesi e avemmo modo di scopare diverse volte fino a quando essendo diventata un po’ troppo ‘rompicoglioni’ nei miei confronti una notte le organizzai uno scherzetto che la mise ko per due giorni, mi accordai con Ramon perché si facesse trovare nel mio appartamento alle prime luci dell’alba quando io e Carmen tornammo le spiegai che il mio amico avrebbe dormito da noi in quanto senza un altro posto dove andare, avrebbe dormito con noi avendo un solo letto e si sarebbe sistema alla mia destra mentre lei all mia sinistra, dopo avere sghignazzato un po’ e bevuto qualcosa, doccia e a nanna, cominciai a baciare e toccare Carrmen e come succedeva solitamente la sua eccitazione fu in un lampo al massimo livello, fu un gioco da ragazzi inserire Ramon nella situazione e in neanche 10 minuti si trovò come una fetta di prosciutto tra due fette di pane, avevo cazzo dappertutto e credo di avere perso ad un certo punto il numero di orgasmi che le facemmo provare, la lasciammo, dopo tre ore almeno, sul letto più ‘morta’ che viva , con il culo rotto, le mandibole doloranti, la figa slabbrata e infuocata, dormì 15 ore e ci mise due giorni per riprendersi; l’argomento pareva piacere ad Elena visto che mentre mi guardava si era infilata un a mano nel décolleté dell’abito e aveva cominciata a trastullarsi un capezzolo leccandosi allo stesso tempo le labbra, le dissi comunque di calmarsi visto che ci aspettava una nottata di follia.
Passammo un paio di ore per locali a salutare vecchi amici e verso le due arrivammo in una delle più esclusive discoteche dell’ isola, non attendemmo a lungo per entrare essendo stati notati da Steve un mio vecchio amico Pr in questo locale che si affrettò a farci entrare, mi vennero i brividi quando vidi questi vecchi luoghi a me cari e anche ad Elena, persona che mai nella vita prima di incontrare me aveva frequentato una discoteca, piacque molto tutto l’ambiente dove si vedeva niente era lasciato al caso, mentre la musica picchiava fortissimo cominciai a camminare per il locale tenendo Elena per mano e ad un certo punto mi imbattei in Ramon che era con alcuni amici che non conoscevo e mentre facevo questo giro di presentazioni arrivo dalla pista Carmen che prese Elena per mano invitandola a ballare con lei ed alcune amiche, invitato da Ramon a sedermi al loro tavolo cominciammo a bere e ancora a parlare di passato, era un paradiso questo posto, arrivò Elena e si sedette al mio fianco come se scappasse da qualcuno, la sentivo respirare affannosamente e le chiesi cosa era successo e mi disse che un’amica svedese di Carmen, sapemmo dopo chiamarsi Kristine, l’aveva baciata in pista mentre ballavano e mi spiegava che la cosa l’aveva sconvolta e a vedere i due capezzoli ritti come razzi pronti al decollo sicuramente anche eccitata, mi confermò che era spaventata in quanto la cosa le era piaciuta, le confermai che quella era un’isola dove tutto era permesso e dove la trasgressione era di casa, mentre Elena beveva con noi spiegai a Ramon quanto successo e gli chiesi che questa volta lo scherzo lo avremmo organizzato per Elena con l’aiuto di Carmen.
Ballammo tutta la notte ed era divertente vedere come la svedese braccasse Elena e ancora più eccitante era notare il disagio di quest’ultima non ancora convinta se lasciarsi andare o soffocare il suo istinto, ruppi il ghiaccio avvicinandomi a loro e dopo essermi presentato a Kristine afferrai una mano della svedese e la portai in mezzo alle gambe di Elena che cambiò espressione, adesso era davvero divisa sul da farsi ma partì all’attacco cominciando a baciare la sua occasionale compagna, era partita, l’isola magica stava cominciando a fare effetto e complice il, unico, gioco di luci che in questi locali a volte ti permette quasi nel centro della pista di passare nel più completo animato Elena si stava gustando un ditalino che visto l’espressione del suo viso doveva essere davvero ben fatto, le lasciai che continuavano a limonarsi e toccarsi e ritornai al tavolo dove chiesi notizie di questa svedese a Ramon e mi raccontò che era lesbica e che si era fatta anche Carmen e organizzammo i dettagli di quella che sarebbe stata di lì a poco un’ammucchiata da ricordarsi nel futuro.
Dissi a Carmen di occuparsi di Elena e Kristine, appuntamento a casa nostra alle 8, in quanto io con Ramon sarei passato in un altro locale per salutare alcuni vecchi amici che sapendomi sull’isola si sarebbero offesi a morte se non fossi passato da loro; con il solito taxi fummo in un batter d’occhio nel locale di Pepe una persona a me molto cara per cui avevo lavorato, fu una sorpresa trovarlo in perfetta forma nonostante avesse da tempo superato la sessantina e alle mie scherzose rimostranze sul fatto che ancora non si ritirasse dalla movida si strinse l’uccello con una mano dicendomi che fino a quando non fosse uscito allo scoperto qualcuno che se ne facesse di più di lui in una stagione sarebbe rimasto, scoppiammo in una risata fragorosa e cominciammo a festeggiare con cocktail a base di vodka la mia rimpatriata sull’isola dopo parecchi anni, non potemmo non brindare diverse volte su gli anni che furono e mi raccontò che dopo avere mollato la terza moglie aveva deciso di rimanere single, neanche avesse venti anni, la sua vita sentimentale si divideva tra il maggior numero di turiste e una trentenne dominicana chiamata Lola, che da come Ramon mosse la mano dove essere una gran figa, in quel momento si trovava ad una decina di kilometri in un altro locale di Pepe che lei dirigeva, alla domanda se fossi ancora sposato ovviamente risposi che non lo ero più e raccontai a Pepe di Elena e di come casualmente l’avevo incontrata e delle evoluzione di questo strano rapporto, comunque invitai Pepe da noi per un caffè verso le 8, almeno avremmo potuto parlare con più visto che stava ancora lavorando e continuamente veniva chiamato, raccolto la conferma all’invito me ne andai con Ramon per l’ultimo saluto ad amici e circa alle sette e mezza ci avviammo al mio appartamento mentre decidevamo qualcosa di scherzoso da combinare, ma ci rendemmo conto repentinamente che lo scherzo che lo stavano facendo, era in atto un’ammucchiata con solo componenti femminili, le tre si trovavano nel bel mezzo di un’orgia con tutti i crismi, la prima cosa che mi balzò agli occhi fu la grandezza della zucchina che Carmen aveva ficcata nella figa magistralmente manovrata da Kristine mentre Elena si dedicava alle con tutto l’impegno possibile alle grosse tette di Carmen, io e Ramon non ancora visti ci mettemmo in un angolo per gustarci lo spettacolo ,ci stavano dando dentro con tutta la foga di questo mondo e peccato per la svedese, se non fosse stata completamente lesbica sarebbe stato uno spasso passare sotto le sue mani e non solo.
Stava arrivando un auto nel cortile del residence e pensando che fosse Pepe ebbi un’idea e feci segno a Ramon di uscire senza fare rumore, mentre il trio ansimava e se la godeva alla grande uscimmo e vedemmo la macchina del nostro amico che stava parcheggiando, aveva con lui una borsa di ‘cerveza’ e la sua compagna Lola teneva in mano un pacco di dolci ancora caldi simili ai nostri pasticcini, aveva ragione Ramon era davvero una figa di prima qualità, gli dissi che stavamo aspettando il ritorno delle donne dalla discoteca ma che comunque noi ci saremmo accomodati in casa e non appena giunti sulla soglia cercai di zittire tutti dicendo che in casa c’era qualcuno, forse un ladro ma sapevo di cosa si trattava, vedendomi timoroso Pepe mi disse di scansarmi che sarebbe entrato lui, diede una spinta alla porta si precipitò dentro e cominciò a ridere con quel suo baritonale tono, ci disse che non si trattava di ladri ma di troie, mi sbellicai dalle risate nel vederle stremate, sorprese, sudate e tutte spettinate ma all’accenno di Carmen di prendersi qualcosa per coprirsi intervenni io e dissi ‘e no, adesso per punizione rimarrete così tutte e tre nude’, nel mentre entrò anche Lola che guardò la scena dapprima divertita e poi cambio l’espressione del viso in una molto più sorpresa , conosceva Kristine e le due si avvicinarono e si salutarono amichevolmente.
Elena continuava a guardarmi e ad abbassare lo sguardo, non le davo la possibilità di decifrarmi per capire se ero arrabbiato, divertito, o deluso, se mi avesse potuto toccare all’interno dei pantaloni avrebbe capito quanto ero eccitato, ma non lo nego che questa dominicana mi intrigava e sprizzava puttanaggine da ogni poro.
Ci facemmo servire caffè e dolci da queste tre insolite cameriere e si creò comunque un ambiente scherzoso e l’eccitazione si poteva tagliare con un coltello, sia Ramon che Pepe sembravano molto interessati ad Elena, credo che anche Pepe si sia fatto Carmen in passato, visto che ogni passo che faceva i loro occhi erano puntati su di lei, io cercando di rimanere indifferente ero calamitato dalle tette di Lola, una bella quarta anche se credo rifatta in quanto pur essendo giovane rimanevano troppo sollevate ma non avevo mai avuto il piacere di toccare; dovetti comunque scherzosamente riprendere Pepe dicendogli che sicuramente doveva essere molto geloso visto che noi le donne agli amici le offrivamo nella maniera più naturale mentre la sua era completamente vestita, non si fece certo pregare, queste situazioni lo intrigavano, si voltò verso la sua compagna per dirle che avevo ragione, peccato Lola lo avesse anticipato e le rimaneva solamente un microscopico perizoma che prontamente si tolse, ora le cameriere erano quattro, Elena nel mentre si era seduta sulle mie gambe e prendendola a me le dissi che nelle prossime due settimane ne sarebbero accadute di cose strane ma volli tastare quanto la intrigava questa situazione dicendole che se non faceva per lei quanto stava succedendo si poteva tranquillamente ritirare e scherzosamente mi tirò un pugno in un fianco e mi diede un bacio, ne approfittai della vicinanza per sussurrarle che la ‘vichinga’ me la sarei trombata volentieri ma mi stoppò dicendomi che aveva pensato a me conoscendo i miei gusti ma che gli uomini erano off limits, peccato avrei dovuto dirottare sulla dominicana, mancava qualcosa , la classica scintilla, Carmen stava passando con un vassoio pieno di caffè e in quel momento pensai di dare una leggera spinta a Ramon che di conseguenza fece casere il vassoio su Pepe, i suoi pantaloni bianchi erano oramai color cammello e tutti ci precipitammo per vedere di fare qualcosa, l’idea migliore fu quella di portarli subito alla lavanderia sotto casa che a quell’ora stava aprendo, si tolse l’indumento e scoprì, ammetto senza nessuna vergogna, un uccello di tutto riguardo completamente in tiro, dissi a Carmen se non era il caso di rimediare visto che era stata comunque lei a provocare tutto, anche se non era vero, ma Pepe mi fermò e mi disse perché doveva essere Carmen e non poteva essere Elena, risposi che Carmen era da una vita ad Ibiza e conosceva oramai quanto la trasgressione fosse normalità in quel luogo ma Elena era culturalmente diversa e non credevo si sarebbe sognata di fare certe cose con un estraneo, ma la replica di Pepe non lasciò a spazio a repliche, ma non mi sembrava quando siamo entrati fosse così santarellina come la dipingi, Carmen si si era già seduta frontalmente sulle gambe di Pepe con le tette che appoggiavano sulla sua faccia e Elena lo stava cingendo da dietro essendo lui seduto su una poltrona, ora lui ne aveva due solo per lui e con sorpresa ci accorgemmo che io e Ramon saremmo rimasti a secco visto che Kristine stava sistemando dei conti in sospeso con Lola, la dominicana era tenuta per le braccia e spinta contro il muro con la lingua della svedese in bocca, a quel punto io mi fiondai sulle due e mi posizionai dietro Lola e finalmente potei constatare che le tette dovevano essere state rifatte ma che erano due poppe divine, cominciai a palparmi Lola in tutte le maniere e ad un certo punto arrivai con la mia bocca ad un centimetro da quella di Kristine e al mio tentativo di baciarla giro indietro di scatto la testa ma trovò dietro di lei Ramon che la afferrò per i capelli e la mise con le spalle al muro, non fece in tempo a rendersi conto di cosa le stava succedendo che le avevo infilato due dita nella figa, che sembrava un lago, cominciando a masturbarla decisamente dicendole a voce alta che se non le piaceva il cazzo avrei fatto andare quelle dita fino a sfinirla,
La spinsi più con le dita che con le braccia verso l’ingresso della camera da letto e la buttai sul letto ,vidi che Ramon era dietro di me con Lola tra le mani e ci tuffammo tutti i quattro sul letto, la svedese sembrava gradire il gioco di dita e avvicinandosi a Lola cominciò a baciarla mentre Ramon si era accomodato con la testa sulla figa della bella dominicana, cercai di approfittare della situazione per riuscire a convincere Kristine che esisteva anche il cazzo nella vita, ma pur essendo mentalmente in estasi mi fermò mettendosi una mano sulla figa a mò di barriera, non n voleva proprio sapere, dunque concentrammo gli sforzi su Lola, Ramon continuava a martoriarle la figa con la lingua, Kristine le mordicchiava i capezzoli e io non trovai niente di meglio che ficcarglielo in gola, Lola stava godendo come una cagna in calore am allo stesso tempo mi stavo facendo un pompino sublime.
Non ci volle molto per inondarle la bocca di sborra e presi decisamente la testa di Kristine e la portai verso Lola e appoggiai insieme le loro labbra, non le dispiaceva il sapore della sborra maschile, ero solo allergica all’uccello, lasciai Ramon intento a fottersi la donna di Pepe per portarmi nell’altra stanza giusto in tempo per vedere Elena alla pecorina che stava subendo i colpi del mio amico spagnolo e allo stesso tempo lecca il culo a Carmen messa nella stessa posizione davanti a lei, Elena era completamente persa, stava in poco tempo recuperando anni di torpore sessuale e si vedeva anche che sessualmente era davvero carica di porcaggine, mi avvicinai a Carmen e le offrii il mio cazzo ancora gocciolante e lei da perfetta pompinara quale sapevo essere cominciò a leccarlo, ma adesso volevo qualcosa di più e dunque la buttai su un divano e incannata cominciai a fotterla, subito raggiunse l’orgasmo, se l’erano lavorata a puntino, guardavo Pepe che stva armeggiando alle spalle di Elena e lei che lo fermava, capii che stava cercando di incularla ma lei non voleva, capì più tardi come segno di devozione nei miei confronti mi dava l’esclusiva sul suo splendido culetto, nel vedere quella scena mi trasalì una voglia di culo e voltai Carmen che comprendendo i miei disideri si mise con la testa bassa e le chiappe all’aria, questo culo non aveva propietari e vedendo ls facilità nell’entrata di sicuro molti clienti, l’avevo già inculata anni prima ma ricordai il suo bizzarro modo di prenderlo nel culo, bisognava stare fermi e lei con il suo movimento delle chiappe sapeva portarti all’orgasmo stringendo le chiappe alla prima sensazione dell’orgasmo maschile in arrivo, non ci volle molto e stretto in quella morsa le inondai l’intestino e con la coda dell’occhio vidi Elena che doveva avere risolto i suoi problemi con Pepe visto che era appoggiata sulla spalliera della poltrona con il viso tutto pieno di sborra e Pepe con le braccia allargate come un pascià, fu una nottata davvero di euforia incredibile e soprattutto era la prima, ne mancava ancora tante, salutammo tutti e a nanna, eravamo a pezzi.
Dormimmo tutto il giorno, ci voleva una bella dormita per riprendere le forze dopo la prima giornata sull’isola ,per antonomasia , della notte, fino a quando verso le 21 squillò il telefono, era Pepe che ci invitava di lì a due ore a cena con lui e Lola, accettai volentieri anche perché ritenevo di avere ancora un conto aperto con la dominicana, un pompino lo ritenevo niente più che un acconto.
Arrivammo puntuali e da come il taxista che ci aveva accompagnato guardava Elena ho capito che aveva azzeccato il look, indossava un vestitino lungo con uno spacco vorticoso e essendo fasciatissimo in vita le metteva in risalto un culo da favola, devo ammettere che pur essendo diverso il gusto di Lola gli hot shorts da lei indossati avevano lo stesso risultato di mettere in evidenza due chiappe da sballo.
Ci salutammo come un quartetto affiatato, in fondo lo eravamo, Pepe indossava la sua classica camicia bianca con quattro etti di oro trasformati in catena al collo, io lo chiamavo per questo ‘Scarface’, a tavola scherzammo molto ricordando quanto successo nella notte passata e io da perfetto ‘sfacciato’ quale ero misi subito la mano avanti manifestando di sentirmi ancora a credito e che mi sarei sentito soddisfatto solo dopo avere dato una passata a Lola e la risposta di Pepe fu ‘cuando y donde quieras’, dunque presto avrei pareggiato i conti.
Dissi a Pepe che pensavo di andare a passare un paio di giorni con Elena a Formentera, era la migliore maniera stare tranquilli e prendere magari un po’ di sole, cosa che difficilmente avremmo fatto a Ibiza, mi rispose che aveva una casa a Sant Ferran e essendo vuota la potevamo occupare senza problemi, si offrì anche di farci portare da un amico che quotidianamente faceva la spola tra le due isole.
Terminammo una cena perfetta, le ostriche avevano fatto da padrone e tutto il resto quasi tutto a base di pesce innaffiato da Macabéo fresco, due minuti di auto ed eravamo al locale di Pepe dove ci accomodammo su un palchetto che dominava tutto il locale, ci fu subito servito champagne e insieme ad ogni tipo di frutta esotica una miriade di bottiglie cominciava ad essere sistemate sul tavolo di fronte a noi, il locale di Pepe era un enorme Disco Bar dove la gente andava prima e dopo la discoteca, praticamente apriva alle 20 e chiudeva alle 10, conoscevo perfettamente questo locale in quanto tanti anni prima in occasione della mia prima venuta in Ibiza, finita quella che doveva essere un periodo di vacanza decisi di fermarmi ancora per un po’ e non avendo una lira Pepe mi ospitò in questo locale per due mesi dandomi una branda in un magazzino e prestandomi dei soldi e facendomi mangiare fino a quando non fui in grado di sostenermi da solo, per questo lo consideravo più che un fratello.
La serata evolveva e al nostro ampio tavolo si aggiunsero presto molte persone di varie nazionalità, la maggior parte impegnati più tardi in qualche discoteca, chi come cubista o barman o facente parte dell’organizzazione degli scoppiettanti spettacoli organizzati dalle maggiori discoteche dell’isola per intrattenere il proprio pubblico.
Stavo parlando con Elena a proposito della sua ‘amica’ Kristine, mi chiedeva perché non la portassimo con noi a Formentera e la mia prima reazione fu di ilarità, le dissi con il sorriso sulla bocca se le occorreva chi le spalmasse la crema solare e che comunque non vi erano problemi da parte mia ma ad una condizione, non avrebbe dovuto fare sesso con lei, solo vita di mare, andavamo ad abbronzarci e niente altro, anche se in cuor mio qualche idea l’avevo, Elena mi disse di essere d’accordo e dunque la svedese sarebbe stata dei nostri.
Finalmente arrivò Lola al nostro tavolo essendosi dovuta cambiare l’attillatissima maglietta macchiatasi al ristorante, ora indossava una attillatissima camicia abbottonata fino al collo senza maniche e con una apertura sulla schiena che confermava quanto le tette potessero reggersi da sola, mentre Elena allenava il suo inglese con un ballerino americano io chiesi alla ragazza di Pepe se esisteva ancora quel magazzino dove avevo dormito e non solo per due mesi e confermatami l’esistenza con un sorrisino da navigata troia quale era mi disse se lo volevo rivedere e dopo l’ovvia risposta ci incamminammo per la parte sotterranea del locale e con mia sorpresa pur essendo il locale nel suo complesso stato completamente ristrutturato, la stanzetta del magazzino la ricordava uguale ad allora e come in un flash back mi vennero alla mente moltissime scopate fatte in questa stanza e il prima pensiero fu cingere la vita di Lola da dietro e appoggiarle il mio uccello, già in allerta, contro le chiappe e cominciare a mordicchiarle il collo, finimmo in un batter d’occhi sul letto e questa volta non se la sarebbe cavata con un pompino.
Avevo notato il giorno prima di quanto fosse sensibile alla lingua dappertutto e dunque cominciai una discesa lenta ed inesorabile dalle orecchie, sensibilissime, passando per quelle magnifiche tette ,che già avevo potuto constatare come rifatte, e arrivando a quella splendida fighetta che avevo sognato tutto il giorno; feci sfoggia ti tutta la mia abilità ‘linguistica’ facendola venire un paio di volte e dopo averla girata le feci letteralmente impazzire usando la lingua tra le sue chiappe e lavorandomi sapientemente un buco del culo ben fatto anche se visibilmente già forzato, unitamente a due dita nella figa che entravano e uscivano come nel burro, cominciai a scoparla dalla zona posteriore, dovevo sborrare vista l’eccitazione raggiunta e che meglio di un’inculata, non ebbi nessuna difficoltà nel metterle il cazzo in culo e continuando con il lavoro manuale cominciai a stantuffarle l’ano sempre più a fondo fino ad appoggiarci anche le palle, aveva un culo da favola e raggiungendo l’orgasmo le feci una sborrata nelle chiappe che non ricordavo da tempo e le diedi un morso nella nuca che la fece gridare, ma anche per lei il piacere si stava amplificando e smise subito di lamentarsi, scopammo ancora per quasi un’ora e non ricordo quante volte venne ma Lola era da catalogare tra le macchine da sesso e alla fine mi confermò che la sua specialità migliore erano i pompini con conseguente ingoio.
Cercammo di ricomporci al meglio, anche se Lola si lamentava del morso che le avevo dato, effettivamente le era rimasto un visibile segno che avrebbe camuffato con la folta capigliatura e salimmo per ricongiungerci agli altri al tavolo, mi accorsi subito che Elena non c’era ma non me ne interessai poi più di tanto, fu Lola dopo qualche minuto a chiamarmi, aveva uno sguardo molto divertito, per portarmi con lei nei pressi dell’ufficio dove mi mostrò una cosa molto divertente, Pepe adiacente l’ufficio aveva una stanza usata come ‘pied a terre’ e che era visibile dall’esterno con uno di quei vetri che si vedono nei film nascosti dietro ad uno specchio.
Elena era seduta su un letto e davanti a lei Pepe e il suo socio Paco erano entrambi con il cazzo in mano e lei si alternava nel succhiarli entrambi, avevo oramai creato una zoccola senza freni, con un impegno che sarebbe stato impossibile prevedere solo alcune settimane prima e da come i due si dimenavano sembravano evidenti i progressi di Elena nelle vesti di pompinara, in poco tempo fu sdraiata sul letto e mentre Pepe la scopava l’altro inginocchiato sul letto le stava letteralmente trombando la bocca, era uno spasso vedere pur senza poter sentire quanto godeva e mi accorsi che Paco avevo goduto nella bocca di Elena vedendole tutta la faccia e parte dei capelli sborrati, stessa cosa fece Pepe venendo sulla faccia di Elena e lasciandola proprio come la più navigata delle troie.
Ci ritrovammo più tardi tutti assieme al bancone del bar e guardandoci negli occhi io e Pepe cominciammo a ridere, ci conoscevamo troppo bene e lui aveva capito che avevamo pareggiato i conti, anche se lui il culo di Elena non lo aveva provato ma io quello di Lola sì, passammo il resto della notte in discoteca anche se molto tranquilli, avevamo già consumato parecchie energie e in mattinata ci saremmo spostati a Formentera, dissi a Elena che l’avevo vista con Pepe e Paco e come suo solito arrossì e abbassò lo sguardo come una cattiva bambina scoperta con le mani nella marmellata, appoggiò la sua testa sulle mie spalle e le sussurrai ‘sei diventata una perfetta troia’.
Fummo puntuali a mezzogiorno sulla banchina del porto, dovevamo cercare uno yacht chiamato Victor III ma in lontananza scorgemmo Kristine che si era portata nelle vicinanze dell’imbarcazione, come si accorse di Elena le corse incontro abbracciandola come se non la vedesse da una vita e passando vicino alle due ricordai ad Elena gli accordi prima di salire a bordo, senza con la coda dell’occhio evitare di guardare quanto era figa questa svedese.
Arrivammo a Formentera in circa un’ora e mezza, con la coda dell’occhio guardavo l’evidente eccitazione di Toni, l’amico di Pepe che con il suo battello ci aveva portato da Ibiza, intento per tutto il viaggio a sbirciare indifferente dietro ai suoi occhialoni da sole Elena e Kristine distese al sole in topless mano nella mano.
Dopo avere salutato l’accaldato ‘Capitano’ ci incamminammo a piedi per l’Hotel che avevo prenotato e dopo a avere sbrigato le classiche formalità alla reception fummo accompagnati nelle nostre camere, avremmo alloggiato in due camere comunicanti, avevo falsamente detto prima della partenza che era l’unica possibilità e non vi furono obiezioni da parte delle mie due compagne di viaggio.
Senza perdere un solo minuto ci preparammo alla svelta e ci dirigemmo in una spiaggia che ci aveva indicato il portiere dell’Hotel, era un posto incantevole e deserto con una vista incantevole, subito le mie due compagne di vacanza si stesero al sole cominciando a spalmarsi un mare di creme per migliorare l’abbronzatura, stesi anche io il mio asciugamano e venni subito raggiunto da Elena che senza chiedermi nulla cominciò a spalmarmi di crema partendo dal collo e dal petto e con una maestria a me sconosciuta arrivò all’inguine, dove la mia eccitazione era evidente, continuando su tutte le cosce mi si avvicinò all’orecchio dicendomi ‘Hai voglia?’, ero già da qualche giorno che tra una situazione e l’altra non mi ero dedicato ad Elena e prima di risponderle le ficcai una mano dentro il ridottissimo costume, rendendomi conto che era fradicia e le risposi ‘e tu?’.
Vidi una evidente smorfia di eccitazione segnare il suo viso e la feci trasalire introducendole due dita nella sua fighetta bagnata e accogliente cominciando un lentissimo andirivieni molto simile ad una tortura, mentre Elena si accingeva ad iniziare una sorta di 69 io con la coda dell’occhio osservavo la nostra compagna ‘lesbica’ molto interessata a noi cercando di non perdersi niente di quanto succedeva, ero molto eccitato nel vedere quella porca mentre ci osservava e visto che la spiaggia dove ci trovavamo era completamente deserto posizionai Elena alla pecorina con il viso rivolto verso Kristine e cominciai a pomparle la figa con un ritmo lentissimo e tenendola a me con una presa decisa delle sue tette la avvicinai al primo orgasmo, venne in maniera violenta e come solitamente facevo le morsicai la nuca tenendola a me, ma vedere la svedese che aveva cominciato a masturbarsi mi sconvolse, vedere Kristine prona con una mano intenta a darsi piacere mi aumentò il desiderio di godimento e venni con foga dentro Elena inondandole la figa con una spruzzata quasi selvaggia, non ne ero innamorato ma fare sesso con Elena era una cosa bellissima, ogni giorno la vedevo sempre più ‘zoccola’ ed era lontana la Signora che una mattina aveva perso una borsa in un centro commerciale.
Dopo un pomeriggio di sole e non solo ci avviammo all’Hotel per prepararci ad una serata di divertimento, anche se eravamo a conoscenza che Formentera è una località turistica molto più tranquilla di Ibiza, volevamo passare una serata in allegria.
Giunti in camera Elena mi abbracciò e cominciò a baciarmi appassionatamente ringraziandomi per averle fatto conoscere la vita, dicendomi che se non mi avesse conosciuto non avrebbe potuto vivere questi aspetti della vita, le risposi che sicuramente era stato un caso il nostro incontro ma che anche se non mi avesse incontrato la sua ‘puttanaggine’ essendo intrinseca in lei prima o poi sarebbe venuta a galla, ma capii comunque che Elena si stava muovendo per coinvolgere la sua amica, messa da parte dal mio divieto di rapporti saffici tra loro, mi disse ‘ma non ti sembra di esagerare vietandoci rapporti?’ e la spiazzai rispondendole che io pensavo a me stesso e non potevo di rischiare di restare a Formentera a secco di sesso perché una lesbica insediava la donna che era con me, dunque una soluzione c’era – ‘dì a Kristine che se vuole passare bene questa vacanza anche lei coinvolta nella nostra baldoria sessuale deve mollarla – e secca arrivò la risposta di Elena _ non te la darà mai ‘ definitiva fu la mia risposta ‘ si sfinirà di ditalini’ , terminammo così il nostro scambio di vedute e ci preparammo per la serata, avevo prenotato un ristorante che mi aveva suggerito Pepe, raggiungemmo con un taxi il locale che si prospettò subito essere un locale di classe vedendo il tipo di auto e le ‘gnocche’ che affollavano l’esterno; il cameriere ci fece strada al nostro tavolo, era prenotato a nome ‘Pepe Sanchez’ e chiesi il perché al cameriere e la risposta fu che il tavolo era stato prenotato da Pepe e che lui avrebbe pagato il conto visto che la cena la consumavano un paio di suoi amici e una delle sue innumerevoli ‘fidanzate’, ebbi l’istinto di ridere a crepapelle, mi faceva morire questo mio vecchio amico ma non feci in tempo a dire a Elena e Kristine il motivo della mia risata che mi squillò il telefono, era Pepe che mi confermava che aveva prenotato un tavolo per noi in quel ristorante e che avrebbe pagato lui il conto, di non provare in nessuna maniera a pagare in quanto non ci sarebbe stato premesso, già mi pregustavo la brutta sorpresa che gli avremmo fatto ma mi presi comunque il tempo per uno sfottò ‘ma hai detto che prenoti per i tuoi amici e per una delle tue ‘fidanzate’, ma quale delle due è?.
Ridendo gli dissi che me le sarei scopate tutte e due e ricevendo un risata dall’altra parte della comunicazione salutai Pepe e chiusi la telefonata.
‘Ragazze – rivolgendomi alle due ‘ questa sera dobbiamo spendere il più possibile, abbiamo il conto pagato – e senza dire che Pepe era colui che avrebbe provveduto ‘ ma l’amico che paga è un megalomane che sicuramente si offenderebbe se non badassimo a spese’
Ordinammo subito Champagne di buona marca e buona annata e ostriche a volontà, l’allegria fece subito capolino nel nostro tavolo, si sghignazzava oramai per ogni fesseria e la svedese era la più allegra di tutti, fu davvero una bellissima serata, salutammo ie ci rendemmo conto che il conto era davvero salato e a quattro cifre, con un taxi raggiungemmo l’Hotel dove Elena doveva cambiarsi avendo macchiato l’abito, non appena arrivati nella nostra stanza capii che non si era formata casualmente la macchia, le due avevano organizzato tutto e in un baleno erano nude, rimasi spiazzato ma cercai di riprendere il dominio della situazione ‘che cazzo state facendo, ho già detto che tra di voi non si fa niente ‘ ma Elena mi interruppe e replicò – e se lo facessimo in tre ‘ sapevo che la svedese avrebbe mollato ,ma Elena pose una condizione ‘ facciamo una bella ammucchiata dove tutto è permesso ‘ risposi di sì, non mi tornavano i conti, ma il desiderio di trombarmi Kristine era troppa e quindi mi spogliai.
Mi sembrava un sogno essere in mezzo a due affamate di sesso e il sapere che Kristine da buona lesbica odiava l’uccello me lo aveva indurito come credo mai mi era successo, ero nelle loro mani, mi stavano leccando, succhiando e baciando in ogni parte e quando mi accorsi delle due bocche sul mio arnese la sensazione fu davvero di quelle forti, credo Kristine me lo aveva preso tutto in bocca, riconobbi subito il passo diverso che aveva rispetto a Elena, mentre una lingua scendeva dalle palle impuntandosi sul mio buco del culo cominciando ora a leccare e ora nel tentativo di entrare con la lingua, presi i fianchi di Kristine me li portai verso la mia faccia e cominciai anche io a slinguarle quella bella fighetta rasata che quanto prima avrei penetrato.
Doveva piacerle il trattamento a cui la stavo sottoponendo visto l’eccitazione che aveva raggiunto, la sua figa era fradicia e mi faceva impazzire il suo umore, continuavano comunque come le sensazioni nuove visto che Elena mi aveva ficcato completamente un dito nel culo e dopo un leggero dolore pur essendo strana e nuova questa situazione mi accorsi che non mi dispiaceva, ci leccammo per parecchio tempo, era davvero un idillio ma il mio obbiettivo primario era fottermi la svedese e dunque la presi e me la sedetti sopra impalandola senza nessuna difficoltà, uno strano ghigno era sul suo volto, non capivo se le piaceva, se era l’orgoglio vinto o se invece non le fregava nulla ma pur di avere Elena avrebbe fatto qualsiasi cosa; la pompavo con dei violenti colpi, era lesbica ma non vergine visto che dentro di lei mi muovevo benissimo, volevo godermela tutta e questo ritmo mi piaceva visto che marcava il mio dominio di lei, venni brutalmente inondandole la figa di sborra e mi buttai sfinito sull’altra piazza del letto mentre Elena rimasta a masturbarsi in disparte si buttò con la sua bocca sulla figa grondante di Kristine che continuava a guardarmi con un ghigno strano, non capivo davvero il significato della sua espressione che cambio comunque sotto i colpi della lingua di Elena arrivando ben presto ad un travolgente orgasmo.
Vedere Elena piegata a 90 gradi intenta a lappare la svedese mi mise subito nella condizione di prenderla da dietro, le infilai l’uccello come una lama nel burro e cominciai a sbatterla violentemente, aveva le mani attaccate alla spalliera del letto e cominciò a incitarmi a fotterla più forte, Elena era diventata nel volgere di poco tempo una troia paurosa e alcune volte addirittura mi spaventava non capire dove sarebbe potuta arrivare questa ‘zoccola’ che io avevo scoperto, aumentai il ritmo ed Elena continuava a godere, un abbraccio da dietro mi sorprese, era Kristine, mi cinse il petto e cominciò a baciarmi il collo e a mordermi i lobi delle orecchie, oramai ero fermo e Elena si muoveva da solo facendo entrare e uscire il cazzo dentro di sé, sempre rimanendo dietro Kristine si trusciava contro di me e la sua lingua scendeva lungo la mia schiena e ad un tratto mi prese le mani e le portò verso i suoi fianchi, era davvero un gran pezzo di figa e il pensiero di scoparmela ancora aumentava la mia eccitazione; mi resi conto della finzione di Kristine in pochi minuti, continuando a prendermi le mani da dietro le portò contro la sua fighetta e in un baleno mi resi conto di essere ammanettato, cominciai a divincolarmi ma Kristine mi aveva in pugno, mi teneva per la catenella delle manette tirandomi indietro e rendendomi dunque immobilizzato, Elena si girò verso di me e guardandomi negli occhi mi disse ‘adesso tocca a te,ti facciamo noi la festa’.
Mi ritrovai ai piedi della testata del letto con le ginocchia per terra, ero io adesso a 90 gradi e per di più ammanettato, cercai di dir loro di smettere ma Elena mi disse bruscamente ‘se vuoi ti liberiamo, ma si era detto che tutto era permesso ‘ e cambiando tono dolcemente mi sussurrò ‘ vedrai ti piacerà’, dovevo per forza di cosa stare al gioco e la svedese mi disse che non mi dovevo muovere da quella posizione, le due si misero sul letto cominciando un numero saffico che era uno spettacolo, quella Kristine era nata per leccare fighe, le riusciva troppo bene, Elena continuava a godere sotto l’assalto della lingua ‘svedese’ e io immobile ero in tiro ma non potevo muovermi.
Passata mezz’ora la svedese si allontanò e Elena cominciò a dedicarsi alle mie chiappe, mi leccava il solco del culo come fosse un cono gelato e allargandomi le chiappe mi solleticava il buco con la punta della lingua, quest’operazione mi aveva sempre fatto impazzire e Elena era diventata maestra nel leccarmi il culo, credo anche che la conoscenza di Kristine le avesse incrementato l’abilità, portandomi ad un livello di eccitazione massimo ma ad un movimento per alzarmi Elena mi spinse la nuca contro il letto dove avevo il petto appoggiato dicendo di non muovermi.
Elena continuava a lavorarmi il buco del culo e aveva anche cominciata un andirivieni prima con un dito e poi con due, confesso che la sensazione era un misto tra il doloroso e il piacevole, Elena si era appoggiata a me e mettendosi a cavalcioni sulla mia schiena mi prese i due capezzoli cingendomi e cominciando a stringermeli leggermente mi abbracciava, sentii nel mentre due mani dedicarsi alle mie chiappe, doveva essere Kristine e giurai fosse lei quando sentii una lingua appoggiarsi tra le mie chiappe, era leggiadra e leccava con una maestria che solo una lesbica poteva conoscere, cominciò anche lei a lavorarmi il culo con le dita ma mi accorsi che le dita entravano e uscivano facilmente come scivolassero e ogni volta che tentavo di voltarmi Elena mi teneva bloccata la testa, non ci volle molto a capire cosa stava succedendo, sentivo qualcosa di grosso, freddo e duro premere contro li mio buco, quella troia di Kristine stava tentando di incularmi con una sorta di vibratore e credo dopo avermi per bene spalmato di vaselina cominciò a guadagnare sempre più spazio dentro il mio culo, Elena si tolse da sopra la mia schiena e Kristine ne prese il posto, mi cinse il collo con un braccio e mentre con l’altro continuava a pomparmi il culo mi diceva con un italiano stentato che ero frocio; non era doloroso come pensavo e il dolore sparì del tutto quando Elena si pose davanti a me prendendomi il cazzo e infilandoselo a sua volta nel culo, era una strana sensazione questo improvvisato trenino, mi accorsi che anche io assecondavo il ritmo impartito da Kristine che non mi stava più tenendo ed era solo dedicata ad incularmi con una soddisfazione che risplendeva sul suo viso, stava confezionando la sua vendetta nei miei confronti e io lo stavo prendendo per la prima volta nel culo.
La sborrata che scaricai nel culo di Elena l’avrei ricordata a lungo, il culo mi bruciava terribilmente e addirittura alla fine Kristine mi diede un morso terribile sulla chiappa più dolorosa dell’inculata stessa, mi sentivo davvero strano, ma questa volta la festa l’avevano fatta a me.
Per due giorni non riuscii a dormire, quanto accaduto mi aveva lasciato il segno, l’unica magra consolazione avere compreso che nel culo non mi piaceva, dunque dovevo considerarlo come un incidente di percorso, io avevo voluto che non ci fossero regole e io avevo pagato dazio, non vi furono grossi sussulti e ritornammo ad Ibiza all’indomani dopo avere vissuta il restante della tappa a Formentera in spiaggia ad abbronzarci, guardavo Kristine al sole e studiavo come consumare la mai vendetta, era lesbica e le avevo scopato la figa non vergine, ero sicuro non le fosse piaciuto, era chiaro che il cazzo non le piaceva ma non sarebbe tornata in Svezia con il culetto inviolato, dovevo aspettare e creare la giusta situazione.

Arrivammo ad Ibiza nel primo pomeriggio e ci mettemmo subito a letto, ci aspettava una nottata di divertimento sfrenato e volevamo essere in forma, ne approfittai anche per starmene un po’ solo con Elena che oramai dovevo sempre spartire con qualcuno.

Ci mettemmo già completamente nudi e Elena inizio bruscamente prendendomelo subito in bocca, credo volesse mostrarmi i suoi progressi come bocchinara, non dimenticavo il nostro primo incontro amoroso dove se avesse potuto mordermi l’uccello lo avrebbe fatto senza nessuna grazia ma adesso tutto era cambiato e penso anche grazie alla svedese, la lingua di Elena lasciava il segno e le sue labbra avvolgevano il mio sesso come la più abile delle troie non avrebbe potuto fare, con leggeri spostamenti ci trovammo in giusta posizione per un perfetto 69 e ora il piacere poteva essere reciproco, oramai Elena per me era un libro aperto e sapevo come fosse facile farla venire, mulinavo la mia lingua nella sua figa inzuppata di un dolcissimo umore, mi spompinava sempre più selvaggiamente e questo era solo l’annuncio del suo orgasmo imminente, ‘Godo, godo”””’troppo bello’, i suoi umori aumentavano, era uno spasso leccarla, aveva davvero un buonissimo sapore
Avevo l’uccello che mi scoppiava e lo infilai dentro una figa meno resistente del burro, mi muovevo nella mia monta appioppandole dei colpi che la facevano sussultare, si era aggrappata al mio collo e rimaneva attaccata come alle redini di un cavallo, venimmo insieme e le inondai la bella figa con una carica di spermatozoi infinita, dovevamo recuperare le forze per la notte magica e dunque ci abbracciammo con l’intento di dormire un po’, ma prima Elena mi disse che Kristine sarebbe tornata con noi in Italia e avrebbe passato una settimana a casa nostra, le risposi che non avevo problemi visto che pensavo sempre alla mia vendetta e se non avessi raggiunto il mio obbiettivo in Spagna avrei potuto farlo in Italia.

Quella sera sarei uscito da solo a cena con un vecchi amico, era un italiano il proprietario di una nota discoteca dove avevo lavorato in passato e dunque Elena e Kristine sarebbero uscite da sole, ci saremmo trovati all’ Amnesia più tardi, presi un taxi e arrivai al Ristorante Kumharas e Carmelo era sulla porta ad attendermi e mi salutò calorosamente con il suo inequivocabile accento napoletano, abitava oramai ad Ibiza da vent’anni ma quella pronuncia così marcata non l’avrebbe persa neanche se fosse rimasto altri cinquanta.

Eravamo seduti a tavola parlando dei tempi passati e di come tutto era cambiato, ma la mia teoria era diversa, ho sempre creduto che forse tutto era uguale ma noi eravamo cambiati, rimasi molto sorpreso nel sapere che Carmelo si professava felicemente sposato e con 4 figli, lo avevo conosciuto come un donnaiolo incorreggibile e mi sembrava impossibile questa metamorfosi, mi confermò che pur avendo un locale prestigioso aveva capito tutte le donne erano uguali, ‘L’hanno tutte quante dritta, dunque dopo mille che cazzo devo fare ancora? ‘ e mi disse con il suo clownesco atteggiamento ‘ Ne conosci una che la tiene in orizzontale?…..e fammela conoscere’, una forte , risata si alzò nel locale, era troppo forte.

Pareva interessato a come me la stavo passando con Elena, era molto interessato a lei visto che si intendeva di arte e l’avrebbe voluta con lui la prossima settimana a Madrid dove era invitato ad un asta di quadri preziosi, gli dissi che più tardi avrebbe potuto chiederlo lui di persona in quanto l’avremmo trovata in discoteca, completammo una cena sublime, mi sentivo un Re quell’isola mi era rimasta dentro e comunque il mio desiderio era quello di ritornarci in pianta stabile quanto prima.

Entrammo all’Amnesia da una entrata secondaria, la nottata stava iniziando e la gente era davvero bella, e lo staff dell’animazione aveva come al solito preparato una scenografia da urlo, la musica (fiore all’occhiello) già picchiava con i suoi bassi un ritmo infernale, vidi le ragazze sedute al tavolo fisso di Pepe ma oramai da noi adottato, avere un proprio tavola in quella discoteca costava un occhio della testa e scroccare a volte era piacevole, presentai Carmelo a Kristine ed Elena e subito lui portò il discorso sull’asta madrilegna della prossima settimana, si sedettero discorrendo d’arte, mi pareva incredibile che Carmelo parlasse di quadri con Elena fissandola negli occhi e neanche uno sguardo nel suo generoso decoltè, era davvero cambiato.

Mentre appoggiato alla balaustra ammiravo la suntuosità del locale andando con la mente indietro con il tempo quando in quel locale ci lavoravo, mi accorsi di Kristine che sorseggiando una vodka si passava la lingua sulle labbra e sorrideva in maniera beffarda mentre mi fissava, la tentazione era quella di prenderla a calci ma forse era quello che voleva, una bella rottura drastica e invece io feci finta di niente addirittura le strizzai l’occhio come si fa simpaticamente con una vecchia amica.

Cominciai a girare da solo per il locale e incontrai Carmen, la moglie del mio amico Ramon, jeans e camicia bianca, con cravattina e tette compresse, le diedi un bacio e ci portammo al bar per un drink, me lo stava facendo venire duro, era davvero una bella figa, mentre nella calca Carmen cercava di ordinare da bere glielo avevo ripetutamente appoggiato fino a quando lei non me lo accarezzò, dovevo aspettare ma me la sarei fatta ancora una volta, Carmen mi era sempre piaciuta ed era uno spasso arrivare ad incularla, era quella la sua parte migliore.

Arrivammo al nostro tavolo dove Elena e Carmelo stavano ancora parlando e vedendo la mia donna oramai esausta di questa inusuale conversazione li interruppi scherzosamente, ‘Ma non starete tutta la notte a parlare di Picasso? ‘ lui si rese conto che forse stava cominciando ad essere inopportuno e con un cenno ordinò al cameriere di farci ordinare da bere a sue spese’, lo abbracciai fraternamente ma non come sembrava per ringraziarlo ma per chiedergli dove potevo scopare Carmen, lo avevo troppo duro e dovevo sfogarmi, mi diede la chiave del suo ufficio e mi disse di mostrarla a Paco il biondo Body Guard che avrebbe capito e mi avrebbe fatto passare.
Aprimmo l’ufficio dove svettava una scrivania tipo
‘Scarface’ e due poltrone in pelle nera di quelle modificabili elettricamente che facevano al nostro caso, per terra una soffice moquette, era un paradiso questo ufficio e mentre stavo iniziando a dedicarmi a Carmen qualcuno bussò alla porta, aprii e due camerieri in un baleno stesero sulla scrivania ogni ben di Dio a cominciare da un cestello contenente Champagne, ringraziai e richiusi la porta, stappai la bottiglia e facendo finta di sbagliare bagnai tutta la camicia di Carmen ed essendo il liquido ghiacciato subito i turgidi capezzoli sembrava su una rampa di lancio, aveva due tette da sballo, le aprii la camicia e prima le versai una coppa di champagne sopra e poi cominciai a leccarla, ci scambiammo effusioni per circa dieci minuti nel mentre ci eravamo quasi tolti tutti gli indumenti e ci sedemmo su una delle due poltrone, Carmen conosceva perfettamente il meccanismo elettrico e con il telecomando si divertiva a girarla con me sopra e mentre mi tolsi i boxer fermò la poltrona mi versò lo champagne sul petto e mi ricompensò con la stessa moneta, era molto eccitante lasciarla mordicchiarmi i capezzoli, leccava tutto il prezioso vino e poi con una mossa felina ne bevve un sorso dalla bottiglia e mi prese il cazzo in bocca, ‘Cazzo brucia’, gridai cercando di toglierla, ma lei insisteva nel suo ‘lavoro’e il dolore sparì subito, pompò a lungo e poi si sedette sopra a me dandomi le spalle, era la posizione adatta per scoparla tenendola a me per le tette, era due pere pazzesche e i capezzoli durissimi erano come due interruttori li stringevi e cominciava una danza sul cazzo da paura, stava godendo e tentava di spingersi avanti ma non glielo permettevo e la tenevo a me, sentivo i suoi liquidi gocciolare sulle mie cosce le ordinai di rimanere in quella posizione e di metterselo nel culo, non si fece pregare tra l’altro sapevo quanto le piaceva essere inculata e riprese la danza ma questa volta con in culo, pur essendo stato strausato aveva una incredibile elasticità e calzava sull’asta perfettamente, stavamo scopando tranquillamente e nello stesso tempo stavamo bevendo gli ultimi sorsi di Champagne, non durai ancora a lungo e le venni nelle chiappe, mi stava disossando ma ero felice, almeno questa notte non l’avevo preso io nel culo.
Elena mi stava raccontando gli accordi presi con Carmelo, avrebbe dovuto assisterlo come consulente valutando per lui alcune opere che era intenzionato a comperare, i diceva che sarebbero stati acquisti importantissimi da parecchie centinaia di migliaia di euro, saremmo partiti alla volta di Madrid all’indomani, mi piaceva questo diversivo alla vacanza e poi sarei rimasto solo con Elena senza quella rompicoglioni di Kristine sempre in mezzo ai piedi, non sono mai stato mai attratto dall’arte e quindi già pensavo a cosa avrei potuto fare mentre Elena e Carmelo avrebbero lavorato.
Arrivammo a Madrid all’incirca a mezzogiorno e in una decina di minuti eravamo in un bellissimo Hotel, cominciavo a essere sorpreso da quanti soldi avesse fatto Carmelo in questi anni, Hotel di Lusso, aereo privato e ricerca di quadri costosissimi, comunque volevo godermi la capitale iberica e nei tre giorni in cui ci saremmo rimasti avrei potuto comodamente farlo.
Ricevetti nel pomeriggio una chiamata dall’Italia da Vittorio, il mio titolare, che prendendo un giro largo di parole e con un tono gentile che non era abituale per lui mi disse che il magazzino dove lavoravo era stato chiuso dalla Guardia di Finanza per delle grossissime violazioni fiscali e mi congedò dicendomi che mi avrebbe chiamato nelle settimane successive per saldarmi ogni somma dovutami e per illustrarmi un futuro progetto visto che mi disse di non volermi perdere come collaboratore.
Ora ero completamente libero, senza vincoli lavorativi e con una donna innamoratissima di me e piena di soldi, volevo dunque per un po’ godermi la vita, dissi a Elena quanto mi era successo e una luce illuminò i suoi occhi, era contenta e mi disse che se volevo rimanere con lei totalmente avrei potuto iniziare una sorta di collaborazione con lei, non capivo in cosa visto che di statue, quadri o tappeti antichi non ci capivo nulla, ma c’era sempre tempo per imparare.
Carmelo ci comunicava che la sera non sarebbe stato con noi, doveeva incontrare dei soci della discoteca e si sarebbe intrattenuto fino a tardi con loro, aveva prenotato per noi un tavolo al ristorante La Terraza del Casino.
Arrivati sul luogo già Elena mi stava insegnando i rudimenti dell’arte, spiegandomi che il quadro alla destra dell’entrata doveva essere di qualche allievo di Picasso, facendomi notare delle imperfezioni che il Maestro non avrebbe mai commesso e mi fece altresì notare che invece il quadro sulla sinistra era una patacca, era una tela contemporanea spacciata per un antico quadro fiammingo, cominciavo ad appassionarmi a questa nuova disciplina ma avevo una marea di cose da parole, parlai a lungo con Elena come non avevo mai fatto prima e cominciava a vederla sotto un’altra ottica, pur essendo sempre più non innamorato di questa donna mi attirava molto giorno per giorno conoscere quante cose sapesse e difficilmente la si poteva spiazzare parlando di qualsiasi argomento, poteva sempre commentare in maniera approfondita di tutto e in molte occasioni mi ero sentito molto orgoglioso, tantissima gente mi guardava dal basso in alto non riuscendo a capire cosa ci facesse Elena con una come me, con i miei inseparabili jeans, camicia bianca sempre aperta e stivali neri a punta, ma ogni volta rimanevano zittiti quando Elena si rivolgeva a me chiedendomi, ‘Cosa ne pensi Amore?’.
Elena mi chiese ulteriori notizie su Carmelo in quanto mi disse che sospettava che lui potesse essere un delinquente, aveva a disposizione milioni di euro e dopo avere a lungo parlato con lui all’Amnesia aveva compreso che il suo era un mero investimento ma che non gli interessava niente di arte e nemmeno ne capiva, non diedi molta importanza alle parole di Elena ma cercai di sviare il discorso chiedendole di brindare all’inizio della nostra collaborazione
Fu una cena perfetta, il vino Elyssia Brut aveva accompagnato la nostra serata e credo fossimo tutti e due un po’ brilli, decidemmo di ritornare all’Hotel e non appena entrati nella stanza presi Elena e la gettai sul letto, sopra di lei la baciavo violentemente, avevo una voglia pazzesca, incredula si lasciò andare a tutta questa irruenza, infilò le braccia sotto il cuscino per confermare il mio assoluto dominio su di lei, in meno di un minuto le tolsi ogni indumento e lo spettacolo che ammiravo era notevole, la mia nuova titolare era nuda completamente e a mia disposizione, sapevo che Elena apprezzava la mia lingua e dunque scendendo dal collo la usai sapientemente fino all’ombelico e saltando la parte pubica mi interessai alle sue cosce, leccavo e mordicchiavo gli interni e dal divincolarsi di Elena credo le fosse molto gradito, le mie dita avevano già preso possesso della sua caldissima fighetta, volevo sperimentare l’introduzione di tre dita, visto che due oramai erano una consuetudine, lo ammetto che faticai parecchio e non sentendo nessun lamento da parte sua insistetti con l’introduzione, capivo che stava provando dolore ma inaspettatamente questo stato accresceva la mia eccitazione, tredita erano completamente dentro la sua figa e il moto generato dal mio andirivieni creò un fenomeno a noi sconosciuto, Elena gridava godendo e sborrando, la sua fighetta sembrava una canna da irrigazione, stava innaffiando tutto il letto, mai nella vita mi era successa una cosa simile, sapere che ero io la causa di tutto questo mi riempì di adrenalina, questa donna sarebbe sempre stata mia e l’avrei usata come uno strumento musicale, sotto i miei comandi avrei potuto farne qualunque cosa, ripetei l’esperimento del getto e sempre dopo essere stata sollecitata con tre dita rilasciava all’inizio del violento orgasmo un getto di piacere, pensavo nel mio piccolo come avremmo potuto dormire su quel letto oramai simile ad una piscina e mi attendevo di lì a qualche minuto una chiamata da parte della reception con le lamentele di qualche ospite dell’Hotel disturbato dalle grida di Elena.
Rimasi sorpreso dalla voce di Elena, mi chiedeva di non lasciarla mai, ‘Hai illuminato la mia vita, sarò sempre al tuo fianco e se anche deciderai di immergerti in altre esperienze sappi che per me sarai sempre l’unico e il solo ‘ mi colpì allo stomaco questa estrema resa a mio favore, si stava completamente sottomettendo e questo mi creava una eccitazione che volevo sfogare subito ma in maniera altrettanto violenta, la girai e in pochi secondi la stava inculando a secco e le difficoltà nel impadronirmi del suo ano mi confermarono che fisicamente le stavo facendo male ma che altresì la sua mente era pronta a subire ogni sorta di dolore, pochi colpi e le stavo inondando lo sfintere e all’unisono stavamo godendoci un orgasmo nuovo, violento e esemplare, credo quella notte credo cambiò le nostre vite, non eravamo più due amanti conosciutisi per lo smarrimento di una borsa, ma eravamo un Padrone, tale mi ritenevo, che avrebbe cominciato ad insegnare alla sua improvvisata discepola come funziona la vita, puoi avere studiato tutta la vita ma la legge del cazzo vince sempre .
Elena aveva già capito il cambiamento nel nostro rapporto, si era accasciata sfinita al mia fianco, mi era perfettamente appoggiata in quella scarsa zona risparmiati dagli spruzzi della sua figa, quando dei rumori violenti attirarono la nostra attenzione, picchiavano violentemente sulla porta, ‘Aprite Polizia ‘ pensavo che avessero sbagliato stanza,mi misi velocemente un paio di slip e aprii la porta, una pistola era contro la mia faccia ‘ Mani in alto e non si muova ‘ ero sbattuto contro il muro e non capivo perché, con un sussulto di pudore gli altri poliziotti entrati in stanza si rivolsero a Elena voltandosi ‘ Signora si vesta, siete in arresto’
Arrivati in caserma fummo interrogati prima separatamente e poi insieme, facilmente gli inquirenti si resero conto che con Carmelo non vi erano legami di affari, lo avevano arrestato insieme ai suoi soci per associazione di stampo mafioso, la Polizia Italiana insieme a quella Spagnola lo stava inseguendo oramai da due anni e decidendo di arrestarlo a Madrid quella notte si era trovata di fronte due nuove e sconosciute pedine, noi, implicandoci anche se per poco nell’indagini, ma alla fine anche grazie alle credenziali fornite da Elena, nominò persone che credo furono quella notte contattati e dopo poco tempo un sottomesso funzionario abbastanza bianco in volto si scusava per l’equivoco e ci certificava la nostra appurata estraneità ai fatti e ci comunicava che eravamo liberi.
Uscimmo dalla caserma della Guardia Civil attorno alle 5, a testa e mi sentivo davvero importante ma nella testa un dubbio mi assaliva, ma chi era veramente Elena, le era bastato nominare alcune persone e in pochi minuti fummo liberati, ma d’altra mi eccitava sapere di avere questa donna ai miei piedi, arrivati all’GHotel decidemmo insieme che saremmo ritornati in Italia all’indomani, avremmo chiamato Kristine e l’avremmo attesa a Milano.

Non sapevo nemmeno io se cercare di approfondire il discorso sulle conoscenze di Elena e sulla sua reale identità, mi rendevo sempre più conto che non sapevo nulla di lei, era sposata con un marito che non avevo mai visto, diceva di lavorare di tanto in tanto come critico d’arte ma non l’avevo mai vista farlo, si vedeva che era ricchissima ma non sapevo da dove arrivasse tutto questo e dunque presto avrei cominciato ad andare a fondo a tutte queste questioni.

Avevamo toccato il suolo italiano da pochi minuti e malinconicamente già rimpiangevamo la temperatura ibizenca, comunque visto gli ultimi eventi ero contento di essere a casa, durante il tragitto per arrivare a casa Elena ricevette la chiamata di Kristine che annunciava il suo arrivo per il giorno dopo, l’avrei avuta subito in mezzo alle palle ma tutto sommato avanzando ancora un credito nei suoi confronti ero anche contento anzi lo dissi a Elena, le spiegai che non sarei stato contento fino a quando non avessi rotto il culo alla svedese e che nel caso mi avrebbe dovuto aiutarmi, con la sua solita e discreta sottomissione mi rispose che era a mia completa disposizione.

Rimasi sorpreso nel vedere che di sua iniziativa Elena si era messa il collare che avevamo acquistato le prime sere della nostra conoscenza e lo presi come un gesto di grande rispetto nei miei confronti, Elena stava disfacendo le valigie ma preso da un languorino glielo tirai fuori davanti ordinandole di farmi velocemente un pompino, volevo sborrarle in gola, disciplinatamente si inginocchiò cominciando a succhiarmelo, era la prima volta che mi succedeva di vederla sotto questa ottica, non mi interessava di lei, non l’avrei scopata, non mi interessava se le piaceva o no quello che stava facendo ma mi andava solo che lo facesse, era davvero migliorata la sua cadenza e la sua maestria erano degne davvero della più abile delle pompinare, sentivo l’imminente orgasmo salire, la presi per la nuca e glielo ficcai tutto in gola, una scarica di fiotti di sborra erano ora in lei, lei diedi un istante di respiro e la tirai di nuovo a me, dopo essermi perfettamente svuotato le infilai un dito dentro il collare e la alzai dandole un rapido bacio sulle labbra, mi abbracciò con una intensità che mi fece capire che avrei potuto e forse avrei fatto di lei quello che volevo, Elena era sempre più di mia proprietà.

Ci riposammo tutto il giorno, tutto sommato la vacanza trascorsa anche se interrotta non era stata di sicuro monotona, energie ne avevamo sprecate e avevamo bisogno di recuperarle, Elena era sempre più al mio fianco, come mi muovevo l’avevo sempre nelle vicinanze,

approfittai di un momento di relax per telefonare a Vittorio il mio ex datore di lavoro per fissare un incontro con lui e mi disse che se volevo poteva passare in prima serata da me e gli spiegai che avendo abbandonato casa mia abitavo con Elena e lo avrei aspettato a casa sua spiegandogli l’ubicazione.

Il campanello suonava avvisando l’arrivo di Vittorio e con il suo ciuffo alzato alla ‘Elvis’ anche con poca luce era riconoscibile, rimase molto sorpreso dei tanti quadri appesi alle pareti, ricordavo casa sua dove il quadro più prezioso era una stampa di Woodstock e dunque credo si rendesse conto, pur senza capirne che si trovava davanti a delle opere di valore, ci sedemmo in salotto e cominciò a spiegarmi che la Guardia di Finanza avevo trovato delle grosse irregolarità nella contabilità aziendale, frutto della sconsiderata conduzione del fratello, morto l’anno prima, che camuffando parecchie voci aveva stravolto totalmente il bilancio eludendo dunque il pagamento di molti milioni di euro e che non essendo Vittorio in grado di fare fronte a queste cifre si era trovato costretto a subire il sequestro di tutta l’attività, stava piangendo davanti a me quest’uomo che conoscevo da una vita e che ricordo anni prima mi aveva assunto per le mie conoscenze musicali ma con cui avevo avuto negli anni un grande rapporto umano e professionale, fummo interrotti da Elena che mi chiamava per dirmi che mi suonava il telefono nell’altra stanza ma era solo una scusa, mi disse che lei poteva sistemare la situazione di Vittorio e che se volevo potevo offrigli il nostro aiuto magari in cambia della metà della società, tornai in salotto e continuai la conversazione con Vittorio dicendogli che potevo essere interessato ad entrare in affari con lui e che amici di Elena avrebbero valutato la situazione per vedere uno spiraglio per una soluzione e per una eventuale offerta, la sua espressione cambiò completamente, teneva troppo alla sua attività e ora sperava che la sua sorte prendesse una piega diversa.
Congedato il mio ex datore di lavoro decisi che avrei voluto sapere tutta la verità sul passato e il presente di Elena, volevo sapere chi era, da dove proveniva tutta la ricchezza in suo possesso e tutta la disponibilità in suo possesso, mi rispose che sarebbe stato meglio per me non conoscerla ma questa risposta mi fece incazzare, le mollai uno schiaffo e mi alzai davanti a lei in maniera autoritaria gridandole che la verità la volevo sapere tutta, non capivo cosa mi stava capitando ma ero eccitato e il vedere Elena davanti a me a testa bassa mi accresceva un senso del potere, una forza interiore aumentava la mia carica e vedevo questa donna sempre più come una sottomessa, cominciò a spiegarmi che suo padre era un componente della Loggia Massonica più grande d’Europa e lei era stata educata sin dall’età di 6 anni in una scuola Svizzera, dove le era stato insegnato tutto dalla storia dell’arte alle tecniche militari, continuò il suo racconto spiegandomi che lei lavorava per i Servizi Segreti italiani e che io mai avrei dovuto parlare di questo qualsiasi persona, avrei pagato a caro prezzo una eventuale rivelazione, aggiunse ‘Sandro, credimi sarebbe stato meglio se non ti avessi detto nulla, questo non è uno scherzo, ma io Ti Amo e pur di non perderti farei qualsiasi cosa per te’, il suo raccontò proseguì raccontandomi di alcune missioni in Libano e nella Ex Unione Sovietica dove venne addirittura violentata in una missione, mi raccontò cose che avevo visto nei film e che credevo non potessero essere vere, ma chi avevo a fianco?

Rimasi frastornato, Elena era ricca, mi amava ed era ai miei piedi pendendo dalla mie labbra e pronta a eseguire ogni mio volere, ma ancora non avevo capito bene a chi lei faceva capo e a come avrebbero preso una mia intromissione nella sua vita, ero comunque molto carico di adrenalina, la mia vita aveva preso una piega nuova e insperata e tutto sommato volevo approfittarne.

Il taxi con Kristine arrivò davanti alla porta d’ingresso, aveva chiamato in mattinata dicendo che arrivava all’aeroporto alle 14 e per chiedere se fossimo andati a prenderla e al telefono in modo abbastanza indifferente le dissi il nome del paese e la via chiedendole di prendersi unj taxi in quanto non avevo nessuna voglia di andare a prenderla, Elena accorse a riceverla e si abbracciarono come due amiche che non si vedevano da una vita, le strinsi debolmente la man, oramai noi due ci odiavamo ed era inutile fingere, avevamo un unico interesse Elena, ma Kristine mi sottovalutava, credeva potesse plasmarla a sua piacimento e questa convinzione le sarebbe costato caro, Elena era solo di mia proprietà.

La svedese prese possesso della camera degli ospiti, continuava a congratularsi con Elena sulla bellezza della casa, sulla preziosità dell’arredamento, dei quadri e dei tappeti, era estasiata da tutto quel ben di Dio, mi stava sulle palle ma ogni volto rimanevo colpita dalla bellezza di Kristine, aveva un fisico da urlo, una classe innata, peccato per me che fosse lesbica, comunque l’avevo già scialbamente scopata e presto ne ero certo le avrei fatto il culo, oramai lo vivevo come un assillo.

Organizzammo una serata speciale, era il mio compleanno e la serata sarebbe cominciata in un ristorante in zona Navigli per poi terminare in corso Como in piena movida milanese.

Al ristorante ricevetti il regalo da parte di Elena, mi donava un orologio che sapeva era un mio celato desiderio, ne avevamo vagamente parlato nei primi giorni del nostro incontro ma lei lo aveva memorizzato, rimasi molto colpito da questo regalo, era molto costoso e lo desideravo da tempo e molte volte avevo creduto non avrei mai potuto permettermelo, si era creato davvero una cordiale compagnia tra noi tre, era la prima volta che Kristine non mi guardava in cagnesco, sorrideva alle mie battute e addirittura mi aveva dato un paio di volte ragione sul mio punto di vista su alcune questioni, credo cominciasse a capire tutta la influenza che avevo su Elena e dunque non volendo scontentarla mi assecondava.

La cena terminò in maniera speciale con un brindisi ai miei anni che avanzavano, ci facemmo un drink in un noto locale molto in a quei tempi e ci recammo, spostandoci per la città in taxi nella discoteca che avrebbe allietato le nostre prossime ore, trovammo una fila lunghissima all’ingresso ma la schivammo grazie alle mie conoscenze, Gabriele un mio vecchio amico P.R. che mi disse che era pronto un tavolo per noi, quella sera ci saremmo divertiti alla grande e non avrei badato a spese.

Una bellissima musica stava accompagnando la nostra notte, delle bellissime luci risplendevano sulle mie due compagne, eravamo seduti su un divano che dominava dall’alto tutta la pista, io in mezzo e le mie accompagnatrici ai lati, stavamo bevendo un buonissimo spumante ghiacciato e l’atmosfera si scaldava, io approfittavo di questa splendida condizione e marcavo il territori ponendo le mani sulle cosce di entrambe, Kristine pareva divertirsi molto e arrivammo per un sussulto di festeggiamento unendo le punte delle nostre tre lingue all’ennesimo brindisi come una sorta di ‘tutti per uno,uno per tutti’, ci divertimmo molto, le ragazze ballarono parecchio e alle 5 passate decidemmo di andarcene a casa, chiamato il taxi mi accomodai sul sedile posteriore in mezzo alle due e nei venti di strada credo il tassista rischiò un infarto, le mie mani non si fermava, ebbi ad un certo punto le loro due lingue che tentavano di usarmi come un cono gelato e solo l’arrivo a casa terminò il supplizio per il nostro accompagnatore e anche per me, mi stavo scoppiando ma certo non avrei potuto tirarlo fuori in taxi, ma mi farei rifatto da lì a poco, entrai in bagno e velocemente mi misi sotto l’acqua fredda della doccia, mi aiutò a calare la mia eccitazione, avevamo stabilito un ultimo brindisi prima di metterci a letto, ritornato in salone una stupefacente sorpresa mi aspettava, le due erano vestite con succinti abiti trasparenti ed entrambe portavano il collare, non capivo come e perché ma tutto stava prendendo una direzione che mi piaceva molto, stappai l’ultima bottiglia e mentre versavo il vino ghiacciato nei bicchieri le due erano avvinghiati baciandosi selvaggiamente, cercando di rimanere indifferente ma con l’uccello mi stava scoppiando mi avvicinai con i bicchieri repentinamente mi ficcai in mezzo, presi le due per i collari invitandole a continuare nelle loro effusioni, continuavo con la mia coppa con questo rapporto saffico sotto i miei occhi, ma ben presto le due si trovarono le mie mani in mezzo alle loro gambe, erano entrambe bagnate e Kristine sembrava delle due quella che preferiva il trattamento, eravamo oramai al punto giusto per trasferisci a letto, non potevamo sprecare una scopata che si preannunciava con i fiocchi su un semplice divano.

Ci buttammo sul letto, Elena si buttò sopra di me, mi diede un profondo bacio e mi sussurrò ‘adesso aspetta, te la preparo io’, come un automa Kristine si mise alla pecorina allargando le gambe offrendo il suo buchetto alla bocca di Elena, la fece morire in quanto avevo l’impressione che Kristine continuasse a godere, ma allo stesso tempo si trovava tre dita di Elena a martoriarle il suo buco del culo, la svedese rimase in quella posizione mentre Elena si spostò su me, cominciò a spalmarmi della vaselina sul cazzo, lo stesso fece con il culo di Kristine e mi diede il via, ‘E’ tutta tua, il suo culo è un regalo per il tuo compleanno’, non me lo feci ripetere e appena avvicinatomi le diedi un bacio sulla schiena e la penetrai subito, non doveva essere vergine di culo ma credo non ne avesse presi poi molti dietro, era molto stretta ma l’unguento spalmato da Elena aiutò molto la penetrazione e già da subito, sembrò gradire i miei colpi, Elena si era posizionata davanti alla svedese offrendo alla sua lingua una grondante figa tutta da leccare, aumentai la violenza dei mei colpi e ad ogni assalto il viso di Kristine affondava nel mezzo delle gambe di Elena, stringevo le due chiappe con le mani allargandole tra loro e affondare sempre più la penetrazione, oramai il mio cazzo era completamente nel suo culo, le mie palle sbattevano contro il suo culo, Kristine accompagnava il mio movimento, Elena ansimava sotto l’attacco di una vorace lingua, lanciai un grido che avvisava del mio imminente orgasmo, Elena tirò a se la testa di Kristine, uno scoppio di piacere partì dal mio membro finendo nelle viscere della svedese, le stavo sborrando nel culo, ma quella che avrebbe dovuto essere una terribile vendetta fu invece una azione piacevole per entrambi, lo avevo compreso che non era dispiaciuta del trattamento ricevuto, credo che magari una sorta di nuova vita avrebbe potuto iniziare per questa lesbica ora definibile come bisex.
Ero sconvolto e distrutto, tutta l’eccitazione incamerata e finalmente felicemente scaricata e l’alcool bevuto mi misero in una sorta di oblio, ero sdraiato passivamente e guardavo le due già al lavoro in un intenso 69, se la leccavamo voracemente, davanti a me le chiappe violate di Kristine con un rivolo di sborra che le usciva dal culetto scivolandole sulla coscia, si sentiva chiaramente il rumore delle due lingue al lavoro, i loro respiri sempre più affannosi, erano davvero spettacolari da vedere e prontamente cominciai a menarmi un redivivo uccello, non era finita la mia nottata e giustamente anche Elena avrebbe avuto la sua parte, si accorsero di questa mia blanda masturbazione e si tuffarono con la loro lingua sul mio uccello, si alternavano una mi spompinava e l’altra mi leccava i coglioni, erano abilissime con la lingua, invitai Elena a salirmi sopra e ad infilarsi sul mio durissimo cazzo, Kristine si era adesso indirizzato sul buco del culo di Elena che stava letteralmente impazzendo, mi abbracciava e si piegava sopra di me baciandomi forsennatamente e così facendo offriva sempre meglio il suo buchino alla vorace bocca svedese, ma ora Kristine si stava dedicando anche alle mie palle e mi mordicchiava leggermente lo scroto come nessuno in precedenza mi aveva fatto, mi mordeva , mi leccava, ripassava al culo di Elena, ritornava su di me, un primo spruzzo nella figa di Elena, un altro e un terzo, l’ennesimo orgasmo di una fantastica giornata, un perfetto trio era oramai alle corde, esausti sul letto non riuscivamo più a muoverci, ci addormentammo mano nella mano.
Vista l’intenzione di Kristine di fermarsi a Milano mi venne una brillante idea, avrei potuto ospitarla nell’appartamento in cui avevo vissuto negli ultimi anni, era ammobiliato e di mia proprietà e avrebbe fatto al caso suo, ne parlai a Elena che lo disse alla svedese che accettò l’offerta, me la sarei così anche tolta dalle palle, amo molto la solitudine e Elena rispettava molto questa mia esigenza lasciandomi tutti i miei spazi anche se presente in casa.

Portammo Kristine a vedere l’appartamento , le piacque molto e decise di trasferirsi già dal giorno dopo, presi le mie ultime cose liberando così l’appartamento da tutti i miei effetti personali e ritornammo a casa, non avendo nessuna voglia di uscire quella sera avremmo sperimentato le nostre qualità culinarie, Kristine si offrì di prepararci alcuni piatti di cucina svedese, Elena si sarebbe occupata di preparare un dolce che le riusciva sempre uno schianto e io mi sarei di scegliere dalla fornitissima cantina i giusti vini.
Scesi nella parte inferiore della casa e entrai nella zona adibita a riserva vinicola, si trattava di uno stanzino perfettamente interrato dove trovavano posto scaffali inclinatati realizzati con vecchi coppi, un luogo perfetto per chiunque si ritenesse enofilo, la mia scelta cadde su un vino rosso corposo da accompagnare i piatti di carne che la svedese avrebbe preparato e una bottiglia di vino bianco passito che avrebbe accompagnato la creazione di Elena, nel risalire l’occhio mi cadde su una porta di ferro che avevo già visto ma che chiudevo una stanza che non avevo mai visitato, chiesi a Elena cosa ci fosse oltre quella porta e la risposta fu lapidaria ma evasiva, ‘Credo sia meglio tu dimentichi quella porta’, rimasi di stucco al pensiero di cosa ci poteva essere in quella stanza e risoluto le risposi ‘Non me ne frega un cazzo, se vuoi che continui ad abitare qui voglio avere libero accesso a tutta la casa ‘ a questa mia reazione Elena cambiò espressione dicendomi ‘ Amore non arrabbiarti, te la mostro subito’, prese la chiave, quella di bronzo che avevo già visto in quanto contenuta nella borsa da me trovata nel parcheggio del centro commerciale, l’avevo riconosciuta anche per la sua forma strana, non appena aperta la massiccia porta ebbi una delle sorprese più sconvolgenti mai avuta in precedenza, si trattava di una austera stanza 3 metri per tre metri con delle armi appese al muro, un paio di pistole di grosso calibro e di un mitragliatore, un armadio con delle corde e alcuni oggetti simili a dei manganelli, non capivo più dove realmente mi potevo trovare e davanti alla mia reazione Elena prontamente mi disse ‘Te l’avevo detto che non avresti dovuto insistere . e dietro di me in inglese, che comprendevo tranquillamente Kristine le domandò ‘Ma questo non sa niente?’, mi trovavo in una camera dove in passato si erano interrogate persone, prevalentemente terroristi, la casa di Elena all’occorrenza era stata usata come provvisoria prigione dove sistemare momentaneamente persone arrestate per gravi motivi e dopo qualche giorno estradate in altri paesi senza attendere permessi sempre lunghi da ottenere per via delle lungaggini burocratiche, ora avevo capito che anche la svedese che credevo avessimo incontrato per caso a Ibiza faceva parte di questo strano disegno che ancora non avevo ben compreso quanto fosse legale.
Elena mi spiegò più tardi che loro due facevano parte di un servizio segreto a livello europeo che se pur formato con persone provenienti dalle polizie di diversi stati europei era oltre i singoli stati e aveva una propria struttura con sedi e vertici e che gli agenti che ne facevano parte quasi sempre si muovevano con nomi e documenti falsi completamente in incognito, ma alla fine mi spiegò anche che pur amandomi come mai le era capitato prima non avrebbe aggiunto una parola in più, mi raccomandò di non parlare con nessuno di quanto mi aveva rivelato, sarebbe stata costretta ad uccidermi aggiungendo che lo aveva già fatto, la svedese mi guardava con un fare da super donna e questo atteggiamento già mi faceva incazzare, la guardai e a muso duro mi avvicinai e le gridai in faccia ‘Ancora ti fa male averlo preso nel culo’ e tentai di darle una spinta, non mi resi conto di cosa mi succedeva, mi trovai a terra con un piede sulla gola e il mio braccio in trazione pronto per essere rotto, mi aveva atterrato come un fuscello e mi guardava con un malefico ghigno.

‘Lascialo’, l’ordine di Elena arrivò perentorio, subito mi lasciò, mi sentivo umiliato ma adesso quella svedese mi stava ancora più sulle palle, inutile dire che evitammo di mangiare visto che l’appetito si era volatilizzato, Elena si avvicinò sussurrandomi che quanto scoperto non doveva in nessun modo incidere su noi due, non avrebbe voluto perdermi per nessun motivo al mondo , la afferrai dolcemente per i capelli e la baciai, la svedese adesso si trovava sola come un cane a tavola a mangiare facendo finta di niente come se noi non esistessimo, guardai Elena e le dissi ‘Ora dici a quella troia di venire qui a farmi un pompino’, come sempre ad ogni mia richiesta senza fare una piega si alzò e con delle parole che sembravano più un ordine che una richiesta e come un automa Kristine si alzò e come se niente fosse successo tra noi momenti prima mi slacciò i pantaloni come se stesse per prendersi un premio che le spettava, le presi i capelli e glielo ficcai tutto in gola, aveva la tentazione di soffocarla, la presi la sdraiai sui molti tappeti che adornavano casa nostra e cominciai a scoparle la bocca come fosse una figa interrompendo di tanto in tanto l’azione e sedendomi con il buco del culo sulla sua bocca invitandola ad usare la lingua, ‘Lecca troia’ le gridavo, le comminai per una ventina di minuti questo trattamento fino a quanto non le venni in bocca affondandole il cazzo fino alla gola facendola tossire e una volta svuotatomi per bene mi pulii il cazzo sui suoi lunghi capelli biondi e come non mi era mai capitato prima nella vita mi alzai e le sputai in faccia.
Ricordo di essere uscito in macchina, la serata mi aveva frastornato e decisi di andarmene in un locale dove solitamente passavo nel fine settimana a trovare vecchi amici, bevetti molto quella sera e alle cinque di mattina rientrai cercando di non fare rumore, le trovai nude e abbracciate sul nostro letto, cercai di muovermi con la massima leggerezza per non svegliarle ma Elena, che oramai vedevo con una luce diversa quasi fosse un soldato e secondo me dormiva con un occhio aperto, mi abbracciò baciandomi e infilandomi una mano dentro i boxer riuscì ad alzarmelo in un lampo, mi piaceva la sensibilità che aveva nelle mani, pronto per incannarsi, era sopra di me e pompava muovendo il bacino come la più abile delle danzatrici del ventre, le stringevo le tette accompagnandola nella cavalcata fino alla sborrata finale all’unisono con un suo interminabile orgasmo, qualcosa stava cambiando, mi ritenevo ancora non innamorato di Elena ma tutto il mistero che la circondava mi attirava sempre di più.

Ricevemmo una chiamata da un Avvocato amico di Elena che fissava un appuntamento nel suo studio per valutare la possibilità di entrare in società con Vittorio e continuare così l’attività che mi aveva occupato negli ultimi anni, ci recammo io e Elena e a questo incontro e dopo averci snocciolato numeri, leggi, estratti di passate sentenze ci disse chiaramente che era da escludersi la possibilità di rilevare questa fallimentare società, secondo lui se davvero ci interessava davvero quell’attività avremmo dovuto aspettare l’asta che si sarebbe tenuta nelle settimane successive, comprare tutto, aprire una nuova società che non avesse nessun richiamo con la passata gestione e l’Avvocato mi mise in guardia su Vittorio , il mio vecchio titolare, lui non solo era a conoscenza di tutto quanto era stato fatto a livello fiscale ma addirittura ne era l’artefice e dunque una società con lui mi era sconsigliata, ringraziammo il professionista per l’aiuto ricevuto e non appena usciti dall’ufficio Elena mi disse che se mi interessava l’acquisto di quell’attività lei avrebbe pensato a tutto, le risposi che sarebbe stato il sogno della mia vita ma che non era obbligata a farlo, ricevetti un bacio e mi disse che per me avrebbe fatto qualsiasi cosa.

La portai in un locale dove si bevevano degli aperitivi da favola, era un locale molto in e dove si poteva parlare , grazie al volume alto ma non troppo , senza essere ascoltati, volevo sapere un ultima cosa sulla vita segreta di Elena, che rapporti aveva con Kristine.

Mi spiegò che tanti anni prima lei si trovava in Armenia per una missione, eravano alla ricerca di armi batteriologiche e per una spiata lei e gli altri tre vennero arrestati e deportati in un orfanotrofio che nascondeva una prigione, vennero a lungo torturati, uno venne ucciso, Elena ripetutamente violentata fino alla liberazione grazie a degli agenti infiltrati e quella notte Elena nella fuga prese Kristine undicenne che si trovava nell’orfanotrofio tutta sporca e con vestiti stracciati, li aveva visti mentre fuggivano e non voleva che avesse delle complicazioni, conobbi che non era svedese ma armena ma essendo trasferita in Svezia le diedero una nuova identità, venne negli anni addestrata al corpo che l’aveva salvata, ora si l’influenza che Elena aveva su Kristine aldilà delle gerarchie, ero sempre più frastornato ma cominciavo a capirne qualcosa.
Ero immerso nell’ozio da settimane quando ricevemmo la chiamata del Notaio di fiducia di Elena, ci fissava l’appuntamento per l’acquisizione della società che avrebbe rilevato la ex azienda in cui avevo lavorato come commesso, nei avrei avuto possesso per il 99% e il restante 1% sarebbe spettato alla moglie di Vittorio il mio ex Titolare, lui risultava oramai bruciato e Elena non avrebbe per motivi suoi potuto entrare in prima persona nell’operazione e dunque la scelta era caduta sulla consorte di Vittorio.

Ricordo che perdemmo un pomeriggio intero a firmare carte e ascoltare le varie letture che il Notaio ci faceva, alla fine ci fermammo in un bar per uno spartano brindisi che avrebbe dovuto essere benaugurante per il futuro del neonato progetto, mi sentivo bene, avevo una azienda tutto mia e mi sarei fatto in quattro per dimostrare al mondo d essere all’altezza di condurla, restava un solo nodo da sciogliere, Vittorio, non sapevo come comportarmi con lui, prenderlo a bordo di questa impresa o demarcare una netta frattura con il passato, trovammo una giusta via di mezzo, avrebbe lavorato con noi per tre mesi con una specie di rapporto di consulenza e alla fine del periodo avremmo fatto il punto della situazione e discusso del futuro, mi incontrai con lui e gli proposi la mia offerta che subito venne accettata ma prima del congedo gli dissi chiaramente che da quel momento comandavo io e che se avesse tentato in qualunque maniera di fregarmi se ne sarebbe pentito amaramente, mi strinse la mano e lo vidi molto scosso, aveva sicuramente qualcosa che non andava, un problema grave doveva assillarlo.
Io e Elena stavamo preparando gli ultimi dettagli, saremmo partiti nel pomeriggio per Parigi, la breve vacanza era programmata da tempo e sentivo il bisogno di isolarmi con lei per alcuni giorni, era la fautrice dell’operazione che mi consegnava nelle mani un’azienda tutta mia e mi sentivo in dovere di ringraziarla, continuavo a non provare nulla più che una forte amicizia, una grande ammirazione e lo stare al suo fianco mi faceva sentire importante, ma non l’amavo, lei invece era innamoratissima di me e avrebbe fatto qualsiasi cosa per me, questo lo dimostrava in ogni occasione, credo anche fosse una donna perfetta che mai si intrometteva sulle mie decisioni, sulle mie azioni e sulle mie amicizie, tutto quello che decidevo le andava bene, salutammo Kristine che sarebbe rimasta a Milano e prendemmo il taxi che ci aspettava, si partiva finalmente.

Prendemmo possesso dello splendido e centrale Hotel dopo appena sei ore dalla nostra partenza, stremati ci buttammo sul letto e senza nemmeno svestirci ci appisolammo, alle 22 mi svegliai con Elena appoggiata sul mio petto che dormiva profondamente mi diressi verso la doccia, avevo una fame da lupo., non passarono più di due minuti ed Elena svegliatasi era nella doccia con me, oltre ad un languorino l’avrei scopata volentieri e essendo sempre disponibile ci trovavamo in un luogo dove ci piaceva fare sesso, con l’acqua sui nostri visi i baci avevano una carica erotica superiore, Elena emanava sempre un profumo che mi inebriava letteralmente, mi baciava sul petto con una dolcezza che mi faceva impazzire e con la lingua si divertiva a torturarmi i miei sensibili capezzoli, scese sempre più in basso imboccandosi il mio uccello con una naturalezza che solo settimane prima sarebbe potute essere solo un miraggio, le diresse il getto dell’acqua sulla faccia, era bello vedere il tentativo di sopperire al bisogno di apnea, come si sposata io la seguivo con il getto dell’acqua, la alzai, la girai e spingendola contro la parete della doccia la penetrai da dietro iniziando a scoparla furiosamente, le mordevo il collo, le stringevo violentemente i duri capezzoli e cominciavo a rendermi conto che una certa dose di violenza le piaceva, inarcandosi per la tortura delle tette venne una prima volta e dopo qualche minuto di insulti sussurrati stava già godendo ancora, mi faceva impazzire la facilità con cui la portava all’orgasmo, mi faceva sentire sicuramente super, non resistendo ulteriormente le venni nella figa continuando a morsicarle la nuca e a tenerle la faccia schiacciata contro la parete, credo restammo appoggiati alla parete per due minuti, era stata davvero una bellissima scopata, quella che oramai ritenevo la mia ‘Macchina da sesso’ migliorava sempre più.
Eravamo seduti per la cena in un bellissimo e strano locale parigino, era nato come Restaurant Bar ma era adesso più famoso per una compilation musicale con il proprio nome e contenete rilassante musica lounge, la statua di Buddha la centro creava un’atmosfera esotica davvero eccezionale, ci divertimmo molto e ordinai dello champagne per ringraziare Elena per l’esborso economico nella nuova azienda che avrei diretto e per festeggiare con lei sul futuro della stessa, le diedi un bacio e la sua risposta al mio grazie fu ‘Per te Amore farei qualunque cosa, grazie a te per avermi insegnato cos’è davvero la vita’.

Mentre sorseggiavamo l’ultimo bicchiere del nostro inebriante Champagne un cameriere mi si avvicinò chiamandomi per cognome e dicendomi che ero atteso al telefono, rimasi stupito dal fatto che mi avessero chiamato per cognome , chi poteva conoscerlo e soprattutto chi sapeva dove mi trovavo in quel momento, mi portai nella zona con i telefoni, ma dall’altra parte della comunicazione non vi era nessuno e dopo avere atteso ai miei solleciti lasciai perdere e ritornai al tavolo dove non c’era Elena ma un cameriere con un biglietto, ‘La signora ha lasciato questo per lei’, lo aprii e riconobbi subito la sua calligrafia, ‘Amore, non preoccuparti per me, ci vediamo in Hotel’, rimasi di stucco ma decisi anche che Parigi meritava di essere vissuta e non volevo perdere l’occasione, chiesi ad un cameriere che mi aveva colpito per il suo look dove si poteva passare una nottata piena di vita e la risposta mi piacque molto, ‘Con denaro in tasca Parigi è inimitabile’, la mia risposta fu che quello era l’ultimo dei miei problemi e sorridente mi disse che staccava in 15 minuti e sarebbe stato il mio Anfitrione mostrandomi palmo per palmo ogni sfacettatura notturna di Parigi.

Il taxi era in attesa di Gilbert, questo era il nome del cameriere del locale dove avevo cenato con Elena, al suo arrivo partimmo, prima tappa il Queen, situato nell’elegante contesto degli Champs-Elysées, un bellissimo locale evidentemente ricavato da un vecchio cinema, ci sedemmo e già il mio compagno notturno iniziava a capire che chi stava guidando nella notte parigina di notte si intendeva alla grande e si dimostrò da subito affascinato dalle dritte che gli stavo elargendo e quando vidi passare Eduardo, un noto P.R. dei tempi passati ad Ibiza e subito da me fermato capì al volo che forse mi avrebbe accompagnato ma seguendo le mie indicazioni, ero contentissimo dell’incontro con questo mio vecchio amico e dopo avere insieme rivangato il passato e avergli spiegato che mi trovavo a Parigi con una donna che si era sentita male ed era rientrata in Hotel gli chiesi dove avrei potuto divertirmi a Parigi, visto che il posto dove mi trovavo era bello ma con un target molto distante dalle mie esigenze, ‘Vai al Folies Pigalle, all’entrata dirai che ti mando io, poi più tardi ti raggiungo’, lo salutammo e via verso la nuova destinazione, come da copione nessun problema all’ingresso, anzi superammo una corposa fila e ci accomodammo ad un tavolo, nuovamente Champagne, avrei vissuto la notte alla grande, Gilbert oramai aveva capito che era lui il fortunato, lo guardai facendogli l’occhiolino, aveva capito che la notte iniziava in quel momento.

Una grande musica accompagnò la nostra permanenza in questo locale, mi sentivo davvero bene e dal tavolo dove eravamo seduti dominavamo tutto il locale, notai una bellissima ragazza che ballava in maniera frenetica ma con una grazia e una leggiadria che non potevano passare inosservati e credo che avvertita dai nostri sguardi da un’amica cominciò a rivolgersi con lo sguardo verso di noi alle fine delle sue peripezie, chiamai un cameriere chiedendo una seconda bottiglia di Champagne subordinata alla presenza delle due amiche al nostro tavolo, arrivò la bottiglia con la raccomandazione del cameriere che le due si stavano rifacendo il trucco e sarebbero state con noi in pochi minuti, questa era la maniera che sempre mi aveva disgustato nella vita di conoscere donne ma ero anche oramai deciso a passare una notte imprevista dopo la sparizione di Elena e far divertire Gilbert dai cui oramai ero visto come una sorte di eroe.

Le due arrivarono in pochi minuti, Sonia e Nicole i loro nomi, era rumene e lavoravano da poco a Parigi, subito per una selezione naturale le due presero posto al nostro fianco, Sonia sembrava attirata da me e l’altra per il cameriere mio amico, parlammo in maniera divertente per molto tempo, ma alla fine mi rivolsi in maniera molto diretta alla rumena che stava vicino a me ‘Noi stiamo uscendo, se volete seguirci bene altrimenti ciao e alla prossima’, Sonia parlò a voce abbastanza alta nella propria lingua senza che potessimo capire una sola parola e rivolgendosi a me con un pollice in alto mi fece comprendere che venivano con noi, restava solo da decidere dove, Gilbert mi aveva detto nel taxi che ci portava alla prima discoteca che abitava con altri due amici e dunque subito era da escludere casa sua, mentre attendevamo il taxi chiamai l’Hotel dove alloggiavo chiedendo una ulteriore stanza per la notte per tre amici che ci avevano improvvisamente raggiunti r ricevuta la conferma ancora direttamente mi rivolsi a Sonia, se vuoi questa notte se ospite nostra con la tua amica all’Hotel Mercure, mi sorrise, aveva perfettamente capito e mi confermò che erano d’accordo, ‘Taxi, Raspail Montparnasse Hotel Mercure’

Ci assegnarono una camera con un letto matrimoniale e letto a una piazza, Nicole sembrava andare molto d’accordo con Gilbert e dopo poche frasi di circostanza si sdraiò continuando la sua conversazione con il mio giovane amico sul letto piccolo, io seduto sulla scrivania parlavo con Sonia seduta davanti a me, la maggiore delle due che spiegò la loro situazione, lavoravano in una mensa scolastica come cuoche e mi raccontava delle grosse difficoltà nel poter vivere in una città come Parigi.
Senza molto dover recitare mi trovai a letto con questa improvvisata compagna per una notte di cui in mancanza di meglio mi trovavo in una camera di Hotel ad approfittare, mi era piaciuto in maniera maniacale il suo culo in movimento nella discoteca parigina e ne avrei, se fosse stato possibile, approfittato.

Non fu una delle migliori scopate della mia vita, la rumena si rivelò al di sotto delle aspettative o forse ero io a non essere dell’umore giusto, una domanda comincia a salirmi nella mente, ma dove era finita Elena? Passarono tre giorni e verso le 10 ero di ritorno da un caffè del centro ed entrato nella stanza trovai Elena con una tumefazione vicino all’occhio e un grosso livido su un braccio, come ci eravamo accordati io non dovevo chiederle nulla, ma quando la vedevo colpita nel fisico, non essendo questa la prima volta, rimanevo sempre sconvolto, Elena pur sprizzando femminilità da tutti i pori aveva una condizione fisica invidiabile grazie alle molte ore di palestra e tutto sommato alla corretta alimentazione, rimasi comunque colpito da un grosso cerotto sul fianco sinistro.

Le presi dolcemente i capelli raccolti con un elastico e portai la sua bocca a me e le diedi una leccata dicendole che prima o poi l’avrebbero uccisa, ci abbracciammo a lungo prima di prepararci per il ritorno in Italia, nel pomeriggio sarei stato nella nuova azienda e cominciava una sorta di nuova vita.

Entrai nel magazzino dove avevo lavorato diversi anni come dipendente e esserne diventato il proprietario mi regalava delle incredibili sensazione, non avendo mai avuto in precedenza collaboratori alle mie dipendenze decisi di interpellare separatamente le cinque persone che avrebbero lavorato con me singolarmente decidendo di seguire le indicazioni ricevute da Elena, dissi a tutti che era mia intenzione risollevare quell’azienda e necessitavo dell’aiuto di tutti, avrei riconosciuto i meriti di chi realmente si fosse impegnato ma avrei eliminato chiunque non fosse stato all’altezza o non avesse creduto al progetto, l’ultimo ad essere ricevuto fu Vittorio, con lui ebbi un colloquio di quasi due ore e insieme gettammo le basi per una strategia aziendale che ci avrebbe aiutato a far muovere i primi passi di questa neo azienda.

Passai a prendere Elena alle 18, dovevamo presenziare all’inaugurazione di una mostra pittorica in centro, lei era ospite importante in quanto aveva svolto una importante consulenza per valutare e catalogare alcuni preziosi quadri, come al solito all’entrata di questi avvenimenti gli addetti al controllo degli inviti si facevamo tutti la stessa domanda, cosa ci facesse uno come me, con un inusuale abbigliamento, con dei capelli lunghissimi e con due evidenti orecchini ad anello al fianco di una signora perfettamente vestita, con una classe invidiali e conosciutissima nel suo ambiente come una persona molto a modo, ma questo a volte me lo chiedevo io stesso.

Mentre mi dilettavo con un gin tonic nei paraggi della zona bar, da distanza vedevo Elena intrattenere una folla di ‘Tromboni’ che si dimostravano interessatissimi alle sue parole ma che se avessero potuto mollare la forma si sarebbero fiondati con me al bar, finite le presentazioni il clima si sciolse e tutti si spostarono per un aperitivo nella zona che oramai conoscevo bene, presi Elena per un fianco per congratularmi per la sua performance ma le vidi sul viso una smorfia di dolore, avevo appoggiato la mano dove si trovava il cerotto, mi scusai e le detti un bacio, la risposta fu che dietro quel cerotto c’era una sorpresa per me e a casa me l’avrebbe mostrata.

Passammo per il centro per una breve cena e oramai la mia curiosità era proiettata a quello che c’era dietro quel cerotto, ma pensavo di sapere cosa avrei trovato, mi aveva parlato diverse volte di un suo desiderio di avere le mie iniziali sul suo corpo e pensavo se le fosse, durante la sua assenza, tatuate sul fianco sinistro, non le dissi quello che avevo intuito per non rovinarle il gusto della sorpresa, ridemmo molto durante la cena sulla definizione ‘Tromboni’ che avevo coniato per gli invitati alla mostra, ricevendo da Elena la conferma del fatto che nessuno dei presenti fosse interessato e conoscitore di pittura, erano tutti lì in quanto lo dovevano essere ma sarebbero scappati alla prima occasione.

Arrivammo finalmente a casa, io mi preparai il mio serale whisky con gli usuali quattro cubi di ghiaccio e Elena andò a cambiarsi, ritornò dopo 5 minuti con un completo di seta color madre perla che lei sapeva mi faceva impazzare, faceva uscire tutto il fascino e la classe di questa enigmatica donna, si prese qualcosa da bere e mi raggiunse, mettendo in evidenza il collare che indossava sempre in casa mentre eravamo soli, sul mio divano preferito, era il momento di mostrarmi cosa celava quel grosso cerotto, prima di scoprirsi mi disse che quello che avrei trovato sarebbe stato un segno di appartenenza per me, ero sempre più convinto oramai si trattasse di un tatuaggio, cominciai a togliere il cerotto ma trovando una forte resistenza in questa bianca protezione decisi che lo avrei strappato violentemente con un forte tiro, Elena soffocò nella sua gola un dolore che doveva essere lancinante, ma la sorpresa che mi trovai davanti fu sconvolgente, aveva sì le mie iniziali su un fianco ma non tatuate ma bensì marchiate a fuoco, rimasi davvero interdetto solo al pensiero del dolore che doveva avere provato, mi diede un bacio dicendomi che ora mi apparteneva a tutti gli effetti e che comunque fosse andata oltre che nella sua mente mi avrebbe ricordato anche nel fisico, ci baciammo a lungo e la sua eccitazione superava la mia, aveva una voglia pazzesca e io mi divertivo molto quando Elena partiva, due dita nella sua figa la martoriavano e ad ogni accenno di orgasmo si fermava con sua grande delusione, ripetevo 5 o 6 volte questa pratica fino al raggiungimento di un esplosivo orgasmo con una spruzzata di umori devastante.

La presi in braccio e la portai in camera, la spogliai e mi misi al suo fianco, io ero ancora vestito ma mi posi tra le sue gambe come volessi scoparla, mi muovevo contro di lei strofinando tutta la mia eccitazione, la scopava virtualmente e la insultava chiamandola troia aumentando così la sua eccitazione, dopo vari orgasmi mi accorsi di avere tutti i jeans bagnati, aveva davvero goduto come una pazza ed era giunto il momento di prenderla, mi sbottonai la patta e estratto un uccello oramai durissimo la penetrai duramente, si aggrappò alle mie spalle quasi volesse conficcarmi le unghie nella carne, le stavo assestando delle bordate violentissime e la portai ad un orgasmo stupefacente, mi stringeva con una forza sovrannaturale e stringendo le sue gambe ai miei fianchi mi tirava a se, non resistetti ancora molto e una delle più violente sborrate della mia vita si scaricarono in lei, in un giorno oltre ad avere un azienda ero proprietario anche di una donna, sulla prima il mio nome era sulla porta e sulla seconda le mie iniziali erano incise a fuoco su un suo fianco.
L’Azienda stava cominciando a risalire nei ricavi, il nostro giro d’affari si incrementava e Vittorio il mio vecchio titolare si stava egregiamente destreggiando nella sua nuova veste di collaboratore esterno, stava allacciando rapporti con molte dj’s e discoteche ai quali rifornivamo quotidianamente le nostre novità internazionali, il nostro forte rimaneva comunque il catalogo dei Bootleg, grazie ad affermati e collaudati circuiti riuscivamo ad importare vere e proprie rarità che andavano a soddisfare le più insaziabili richieste di pochi ma facoltosi clienti.

Una mattina qualcuno bussò alla mia porta, si trattava di Giacomo, il nostro fidatissimo magazziniere, lui sapeva sempre dove si trovava qualsiasi cosa e mi informò senza tanti giri di parole che all’interno della nostra ditta qualcuno si appropriava di dischi molto rari, dovendo evadere un importante ordine si era accorto della mancanza di un prezioso disco originale dei Beatles e che pur non essendo sicuro aveva l’impressione mancasse anche altro, chiamai Francesco un altro giovane collaboratore che lavorava con noi da anni e che io stesso avevo svezzato sin dal suo primo giorno di lavoro, insieme decidemmo di non lasciare trapelare nulla fino ad un corretto controllo sull’ammontare delle mancanze.

Nei parlai ad Elena a cena e lei mi suggerì di installare delle minuscole telecamere che quasi invisibili avrebbero ripreso qualsiasi gesto maldestro da parte dei dipendenti ma ebbe comunque il coraggio di rischiare il nome di chi secondo lei poteva essere il colpevole ‘per me si tratta di Mara’, secondo Elena era la moglie di Vittorio la colpevole delle mancanze, decidemmo di chiamare un suo amico per piazzare in magazzino nel corso del successivo week end una decina di telecamere messe online con un trasmettitore e aspettare, il tutto era collegato ad un registratore nascosto nel mio ufficio,.
Venni relazionato da Giacomo sul fatto che mancassero in tutto una decina di vinili rarissimi e comunque decisi di non informarli sulla novità delle telecamere, prima o dopo qualcuno sarebbe caduto nella rete.

Non appena installato il sistema di video sorveglianza parecchi nodi vennero al pettine, Francesco che credevo irreprensibile non appena mi allontanavo dall’azienda si nascondeva in un punto nascosto del magazzino prendendosi delle pause anche di mezz’ora per messaggiare con il cellulare ma la sorpresa più grande fu scoprire Mara mentre faceva un pompino a Giacomo, mi accorsi guardando le registrazioni che non appena mi allontanavo e in magazzino non vi erano clienti i due si appartavano e Mara non disdegnava di tradire il marito con il suo ben più giovane amante, mi era sempre piaciuta quella donna, aveva una faccia da perfetta troia ma non avevo mai nemmeno lontanamente pensato di spingermi oltre per rispetto del mio titolare, vedere la maestria con cui lo succhiava mi mise parecchio a disagio, decisi di salvare il file e inviarlo ad Elena a cui quella donna non piaceva che puntualmente dopo 10 minuti mi chiamò dicendo di andare indietro con la registrazione al giorno precedente alle ore 15:28 e la sorpresa fu grande, Mara si stava facendo sbattere nello stesso punto dall’altro dipendente, Francesco, avevamo una zoccola in ditta e non me ne ero accorto.

Passò una settimana e Elena che doveva essere tutto il giorno davanti al computer ad osservare le immagini che le arrivavano in rete dei filmati delle telecamere mi chiamò al telefonino, ero dal commercialista e mi avvisava che alle 14:15 Mara aveva preso delle cose dal magazzino e le aveva nascoste nell’armadietto, tutti i dipendenti staccavano alle 19 e dunque mi accordai con Elena di trovarci in ditta attorno alle 17, guardammo insieme i filmati sul dvd e chiaramente vedemmo che Mara si era impossessata di 2 cd, Elena aveva avuto ragione sin dal primissimo momento sull’autrice dei furti, ero spiazzato e non sapevo cosa fare, dovevo fare finta di nulla, informare Vittorio ma Elena mi suggerì un’ulteriore opzione, seguiamola quando smonta e vediamo se porta il materiale a qualcuno.

Il nostro magazzino si trovava in fondo ad una via senza uscita e dunque Mara con la sua automobile avrebbe dovuto risalire tutto il vialetto per andarsene e io e Elena l’aspettammo all’inizio della strada, passate da poco le 19 la vidimo passare e Elena abilissima nel seguirla la teneva d0occhio anche se a distanza, si fermò dopo poche centinaia di metri in un bar dove anche io di tanto in tanto andavo e dalla posizione dove ci eravamo fermati potemmo vedere che Mara passava i cd al proprietario del bar, dunque rubava e rivendeva, ero abbastanza schifato e dissi a Elena di andare, avevo visto anche troppo.

Dovevo trovare la maniera di fargliela pagare ma non sapevo come ,ci volevo dormire sopra ma passai la notte insonne e alla mattina mi portai in azienda in anticipo, arrivarono i dipendenti e feci subito chiamare Mara, prima che lei entrasse nel mio ufficio ruotai il monitor del computer in maniera tale che sedendosi sulla sedia di fronte la scrivania potesse vedere il monitor con le immagini live delle telecamere poste nel magazzino, bussò e dissi di entrare, ero vicino alla finestra e gentilmente le dissi di sedersi, con la coda dell’occhio vidi la sua reazione alla visione che il magazzino era sotto copertura di telecamere, si era sbiancata completamente, con molta calma presi posto alla scrivania, feci partire un registratore che avevo nel primo cassetto con la scusa di prendere un foglio, la fissai alcuni secondi e il disagio le si leggeva in faccia, girai ancora di più il monitor verso di lei facendo sì che tutte le sue impressioni diventassero realtà, non vi era nessun locale, escluso i bagni, che non fosse visibile dalle telecamere, ‘Allora Mara cos’hai da dirmi?’ e ripresi a fissarla, ‘Riguardo a cosa?’ mi rispose, la fissai ancora qualche secondo constatando tutto il suo fragile equilibrio, continuava a toccarsi le mani, le tremava leggermente un occhio e la respirazione si era fatta lenta, ‘ho fatto montare le telecamere da una settimana e ho potuto vedere come allieti bene il tempo ai dipendenti, ora capisco perché ‘ Mara cerco di interrompermi ma le feci segno di rimanere zitta ‘ lavorano volentieri con me, in altre aziende per riposarsi un attimo si bevono un caffè, qui da noi si fanno fare un pompino’, l’umiliazione sulla sua faccia era evidente, grosse lacrime le stavano solcando il volto, non le parlai assolutamente delle registrazioni che la riprendevano mentre rubava, ‘ascoltami ti parlo chiaramente, non è il massimo sapere che i tuoi dipendenti scopano quando tu sei assente ma posso metterci una pietra sopra ma come ben sai l’azienda non è solo mia ed Elena ti vuole fuori dunque mi aspetto che tu dia le dimissioni quanto prima’, si alzò di scatto e venne verso di me inginocchiandosi ai miei piedi, ‘non puoi farmi questo, cosa dirò a Vittorio?’, mi alzai per svincolare da quella morsa rispondendole che il problema era il suo e non il mio, ‘fammi parlare con Elena, ti prego, non posso perderlo questo osto’, le risposi che avrei parlato con la mia compagna e se avesse deciso di parlarle l’avrei avvisata, ‘adesso vai a casa e fingiti malata , nei prossimi giorni decideremo cosa fare.

Rimasi molto eccitato da come Elena prese la richiesta di Mara di parlarle, ‘se ti interessa scopartela la facciamo venire qui, altrimenti delle un calcio nel culo e sbattila fuori’, non l’ avevo mai così risoluta ma credo fosse fiera di avere sin da subito puntato il dito su Mara, decidemmo insieme di invitarla il giorno dopo per pranzo sicuri di non avere intoppi, il marito si trovava fuori città e dunque l’avremmo avuto in mano liberamente.

Mara era arrivata e molto titubante si accomodò in salone dove Elena vestita inusualmente con degli strettissimi pantaloni di pelle quasi le ordinò di sedersi, ero sempre più strabiliato da come Elena si comportava, le girava silenziosamente attorno scrutandola e aumentando così il disagio già latente di Mara, ‘Elena volevo parlarti’ disse Mara e si pentì amaramente delle parole proferite, le arrivò un manrovescio che che le arrossò la guancia e le parole seguenti le gelarono il sangue ‘stai zitta troia, rispondi alle domande solo quando sarai interrogata’, abbassò lo sguardo rispondendo che andava bene, ‘dunque ti parlo molto chiaramente . le disse Elena fissandola duramente ‘ se fosse per me ti sbatterei fuori dall’azienda a calci in culo, sei una puttana e anche una ladra ‘ Mara si rese conto dunque che era stata filmata anche per i suoi furti ‘ Sandro è anche disposto a rivedere la tua posizione non perché tenga particolarmente a te ma solo per il rispetto che ha nei confronti di Vittorio, dunque una soluzione ci sarebbe’ e si interruppe, Mara di scatto alzò lo sguardo pendendo dalle sue labbra, attendeva le condizioni per risolvere i suoi problemi ma Elena la teneva sulle spine continuando a fissarla, Mara adesso cercava me con lo sguardo ma io guardavo fisso davanti a me ignorandola, ‘se vuoi continuare con noi devi essere punita, altrimenti sei fuori’, Mara non sapeva cosa fare, avrebbe voluto accettare non aveva scelta ma aveva paura che parlando senza avere il permesso l le sarebbe arrivato un altro schiaffo, ‘Allora, qual è la tua risposta?’, sentendosi autorizzata rispose che andava bene, accettava al buoi senza nemmeno chiedere di cosa si trattava, ‘adesso vai in bagno, ti spogli completamente e indossi tutto, ripeto tutto quello che trovi sulla lavatrice e poi ti accomodi in cucina dove farai da mangiare servendoci poi a tavola, oggi cominceremo a recuperare i soldi che ci hai rubato, voglio che mi rispondi da ora, va bene Signora’, completamente in bilico verso un’umiliazione che mai avrebbe potuto lontanamente immaginare, ‘va bene Signora’, Elena le fece strada fino alla porta e le ordinò di entrare.

Mara si fiondo subito verso la lavatrice dove con sorpresa trovò solo un grembiulino bianco, un paio di calze autoreggenti nere e due vorticose scarpe con il tacco altissimo, si sentiva umiliata e non riusciva proprio a capire cosa avessimo in mente e fino a dove ci saremmo spinti, aprì la porta con lo sguardo rassegnato e con il suo passo incerto si diresse verso la cucina, Elena le ordinò di guardare nella dispensa cosa ci fosse e di preparare qualcosa, io mi guardavo divertito la scena dal divano dove ero sdraiato ed ero molto fiero di come Elena stava conducendo il gioco, mi chiamò e ci sedemmo a tavola sorseggiando un magnifico vino bianco e osservando la cucina open space dove l’improvvisata cuoca completamente nuda si dilettava ai fornelli, destreggiandosi comunque bene pur impedita dai tacchi alti, ci portò il primo piatto, aveva improvvisato una pasta alla carbonara e non appena serviti i piatti Elena le ordinò di fermarsi in mezzo a noi e di disporsi con le mani sopra la testa, era davvero un gran femmina, pur coperte dal grembiulino si notavano due bellissime tette e una perfetta fighetta con un minuscolo ciuffetto di peli ben curati davvero da favola, Elena le passò una mano sulle chiappe tastandone la consistenza ed era magnifico vedere Elena mangiare tranquillamente mentre le massaggiava il sedere, ‘adesso vai e preparaci qualcosa di secondo ‘ Mara contenta di togliersi da quell’impaccio rispose ‘ Va bene Signora’, l’aveva completamente annullata, la muoveva come un robot , la comandava come una schiava e la stava mortificando come una cagna.

Mara ci servì della carne alla panna e dal sapore che aveva, era un miracolo con le poche cose trovate nel frigorifero, Elena ritornò con la mano sulle sue chiappe e mentre si gustava la carne insidiò il suo ano con un dito, l’improvvisata cuoca cerco di fare finta di niente ma quando Elena mi fece un cenno di partecipare al palpeggiamento mi resi conto passandola una mano in mezzo alle gambe che un evidente eccitazione la stava sorprendendo, Mara era eccitata ed ebbe un cedimento dovuto al ditalino anale di Elena e agli alti tacchi, Elena scattò in piedi, la schiaffeggiò e le disse di rimanere immobile, ‘Sandro adesso dobbiamo decidere cosa fare di questa troia’, aprì un cassetto ed estrasse un collare ed un guinzaglio, lo fissò al collo della malcapitata e dopo averla obbligata a mettersi a quattro zampe le fece strada alla strana stanza nella parte inferiore della casa, la obbligò a farsi come un animale la rampa di scale, adesso Mara iniziava a spaventarsi, Elena impegnata con il suo improvvisato animale mi passò la chiave per aprire quello che altro non era un locale per interrogatori, fece sedere Mara su una sedia dopo averle tolto il grembiule, era adesso con le sole, rotte sulle ginocchia, calze autoreggenti, la legò con delle corde e tenendola ben dritta afferrandola per i capelli mi invitò a fotografarla, le scattai due foto e poi Elena le chiese quasi la stesse interrogando ‘Hai rubato tu i rari dischi che mancano?’ e non ricevendo prontamente una risposta mollò un calcio alla sedia facendola cadere con Mara al seguito che spaventata dalla reazione si sbrigò ad ammettere i furti, l’afferrò con tutta la sedia e la rimisi in posizione, ero strabiliato dalla violenza che Elena sempre remissiva nei miei confronti, ma durissima nelle di aguzzine con quella malcapitata, ‘Hai fatto bene ad ammettere, abbiamo i filmati che ti accusano e dunque non avendo scampo ti avrei fatto confessare con le buone o con le cattive, adesso però devi essere punita, Sandro aiutami a scioglierla, dobbiamo fissarla al muro per polsi e caviglie’, la sciolsi e la fissammo a due ganci al muro per i polsi e facendole allargare le gambe la fissammo anche per le caviglie, Elena le introdusse una palla nella bocca fissata ad un elastico posto attorno alla testa, aprì l’armadietto da dove prese un frustino, lo fece scorrere dalla nuca al taglio delle natiche scendendo lentamente, le si avvicinò e le sussurrò ‘Adesso sarai punita con 10 frustate, questo ti insegnerò che non devi rubare più’, Mara era totalmente impaurita , aveva capito che quella donna non scherzava e quando ancora pensava come sarebbe stato il dolore, sentì un sibilo e un dolore lancinante sulla schiena e a brava distanza un secondo sul sedere, un terzo sulla coscia, cercava di gridare ma era impedita dalla ball, le mani e i piedi erano immobilizzati, Elena si avvicinò accarezzandole la schiena e cominciò a masturbarla, sembrava impossibile ma Mara adesso stava impazzendo dal maneggio di Elena ma piangendo copiosamente dalle fustate ricevute, altri tre colpi le arrivarono sulle cosce, dovevano essere dolorosissimi questi colpi, mi dispiaceva come stava trattando Mara ma non osavo intromettersi, mi avvicinai alla nostra prigioniera chinandomi e cercando di alleviarle il dolore le cominciai a leccare il solco, appoggiai anche io le dita sulla sua fradicia figa, altri 3 colpi in sequenza le arrivarono sulla schiena marcandola in maniera chiara, ad ogni stoccata Mara piangeva sempre più evidentemente ma anche i suoi umori aumentavano, Elena era abilissima nella tempistica, le stava accarezzando i seni adesso e la baciava sul collo usando la lingua e con questa scendendo lungo la schiena seguendo perfettamente i solchi lasciati dalla frusta, mi piaceva il sapore di Mara, era uno spasso leccarla ma venni interrotto da Elena che mi offrì la frusta per assestare gli ultimi due colpi della punizione, decisi di accettare e Elena si sedette con le spalle contro il muro tra le gambe di Mara, avrebbe potuto leccarla comodamente seduta, lasciai iniziare il lavoro e quando mi accorsi che il godimento era prossimo le affibbiai il primo colpo, un chiaro urlo le si soffocò in gola, credo di avere picchiato troppo duramente ma la cosa mi eccitava averla colpita me lo aveva fatto indurire in maniera spaventosa, le scaricai sulle chiappe l’ultimo colpo che subito si differenziava dagli altri per la profondità, buttai per terra il frustino mi tolsi i pantaloni e senza tentennare troppo la presi da dietro, Mara sembrava più tranquilla, aveva contato i colpi e sapeva che erano finiti, anche se dolorante aveva inteso che piega avrebbe preso ora la situazione in cui era immersa, Elena seduta davanti a lei le stimolava la clitoride, conoscevo l’abilità della mia donna con la lingua, la sua amica svedese e lesbica conosciuta ad Ibiza le aveva insegnato perfettamente l’arte, Mara si trovava adesso presa tra due fuochi, io la pompavo nella figa e Elena la leccava sapientemente, ma pensai che per completare davvero l’opera ed impartire a Mara una lezione sacrosanta mancava solo di incularla e senza tante remore e preliminari mi staccai da lei e puntandoglielo sul buco del culo le diedi un violento colpo e la sodomizzai, lanciò un urlo spaventoso che rimase smorzato nella sua bocca dalla palla, quasi senza rendersene conto se l’era trovato tutto nel culo, non doveva essere vergine ma comunque era abbastanza stretta, Mara ansimava adesso grazie alla lingua di Elena che scorreva in mezzo alle sue labbra della figa lasciata da me libera, la sculacciavo proprio sulle ferite provocate dal frustino, ogni colpo ricevuto sulle chiappe la faceva inarcare e il mio cazzo le arrivava sempre più in fondo, presa con le mani per i fianchi la stavo inculando duramente, ma da come si dimenava doveva piacerle adesso, mi fermai di colpo tutto dentro di lei per ascoltare il suo respiro affannoso sotto i colpi di Elena, Mara era vicinissima all’orgasmo, dissi alla mia donna di fermarsi gettando la nostra prigioniera nel panico più totale, ‘adesso troia se vuoi godere lo devi fare con il culo’ e ripresi con l’inculata, Mara farfugliava qualcosa e Elena mentre la pompavo le tolse la ball dall bocca appena in tempo, ‘sì spingi, spingi, fammi godere, arrivo, godo, godo’, la prigioniera stava venendo e io con lei, le scaricai una serie di fiotti nell’intestino, Mara sfinita adesso sembrava in trance ed Elena la fece ritornare al volo in sé mollandole due ceffoni, ‘che ti serva da lezione, la prossima volta saranno solo frustate’ furono le parole che si sentì dire da Elena, avremmo presto visto se la lezione sarebbe servita.

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