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Racconti di Dominazione

La Collega (4° parte)

By 11 Ottobre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

I quindici giorni trascorsi a casa della mia collega, presi gli opportuni accorgimenti, si sono rivelati niente affatto male. Mi sono preoccupato di effettuare il trasferimento di chiamata dal telefono fisso al cellulare, per essere sempre reperibile da mia moglie. Quelle volte (rarissime, peraltro) che ci siamo trovati ad andare in giro, siamo andati ben lontani da dove abito con la mia famiglia.
Venendo ai particolari più ‘interessanti’, nelle due settimane in questione, la maialona ha utilizzato la figa solo per andare a pisciare; sì, perché non ho fatto altro che incularla in tutti i modi possibili: a pecora, a smorzacandela con schiena rivolta verso di me, frontalmente con gambe piegate verso la testa ecc’. Ha gradito un rapporto basato solo sulla violazione dell’ano ? All’atto pratico sì, perché come sempre, prendendola ‘bene’ la baldraccona ha goduto senza ritegno, da un punto di vista emotivo un po’ meno, perché non poteva non notare la mancanza di una benchè minima ‘dimensione affettiva’ nel nostro rapporto.
E d’altro canto così era e così sarebbe stato, che le piacesse o no.
L’unica volta in cui non ha neppure goduto è stato un giorno che, tornando a casa all’imbrunire (ero stato costretto a rimanere in ufficio fino a tardi, infatti), mi era presa una improvvisa voglia di sesso (mi era venuto l’uccello duro, figurarsi !), tanto da costringermi a mettere la freccia e fermarmi in una piazzola di sosta:
– ‘Cosa stai facendo amore ?’ .
Non rispondo, le dico solo:
– ‘Tirati su la gonna fino in vita’.
– ‘Ma dai, tra dieci minuti siamo a casa’..’
– ‘Come cazzo te lo devo dire che non sopporto essere contraddetto !!!!’
Ma non mi limito ad alzare la voce, le metto una mano sul collo e con l’altra abbasso velocemente il sedile. Lei non si aspetta un comportamento di questo tipo, la cosa la rende addirittura impotente.
– ‘Brava, vedo che stai capendo. Adesso tiri su la gonna, e ti sfili le mutande’.
La collega esegue il mio ordine, sembra un automa. Addirittura, spalanca le cosce in automatico.
– ‘Beh ? Cos’è questa novità? E’ quasi due settimane che te lo metto nel culo e adesso vogliamo cambiare registro ? E poi non è che dobbiamo fare notte in questo posto’..dai su, girati’..’.
Obbediente, come suo solito, la collega si gira, divarica quel tanto che basta il culo per accogliere il mio uccello. E’ asciuttissima, per cui devo sputare abbondantemente sull’ano e sul cazzo per facilitare la penetrazione.
– ‘Bravissima tesoro mio, ecco qua’.la cappella è entrata’..ahhhhh’..siiiiiii”hai un culo che è spaziale, è fatto apposta per ricevere il mio uccello. Ti piace troiona mia ? Dimmi che ti piace, dai’..’.
Questa volta lei non risponde. E’ visibilmente preoccupata per il posto in cui si trova, potrebbe fermarsi qualche altro automobilista, o una pattuglia della stradale. Le va bene comunque che non ho voglia di ‘durare’. Ho solo voglia di sborrare, e nel giro di tre ‘ quattro minuti la missione è ‘compiuta’.
– ‘Siiiii vengo’.ecco’.ecco la mia sborra”ahhhh’siiii, prendila tutta brutta puttanaaaaa”.
Esco da lei, mi pulisco con un fazzoletto, e le porgo poi il pacchetto. Non dico una parola, lei nemmeno, ed in questa cappa di silenzio ci indirizziamo a casa.

L’ultima sera che dormo da lei mi comporto quasi da ‘fidanzato’: cenetta intima, cinema (le due cose a 50 km. da casa, ovviamente), per poi rientrare a casa verso le 12.30. Oggi non l’ho neanche sfiorata con un dito, e la cosa, non poi così paradossalmente, sembra piacerle.
Non ha fatto i conti con l’idea che mi è balenata in testa: dovete sapere che lavoro per un’azienda che opera nell’industria aereonautica, e lo scorso Natale un nostro fornitore mi ha regalato un modellino di aereo con componenti smontabili. Se si staccano le ali e la coda rimane la parte centrale della fusoliera, che a sua volta si può dividere in due. La parte anteriore, come si può immaginare, sembra un piccolo cazzo di plastica, le cui dimensioni sono di circa otto centimetri. Alla parte vuota aggancio due morsetti, che potranno essere applicati ad un supporto non rigido. Sperimento la cosa, con successo, sul perizoma che le avevo preso nella stanza della macchinetta del caffè in azienda.
Dopo aver fatto ciò che deve essere fatto, ovvero averle sfondato il culo (e questa volta ha goduto anche lei di brutto’.), le dico:
– ‘Senti, da oggi in poi, poiché ci vedremo di meno, dovrai andare in giro con questo dildo piantato nella figa, applicandolo al perizoma che indossi. Lo indosserai tutte le volte che sei fuori casa e, naturalmente, quando ci incontreremo’.
Trasale, stupita ed imbarazzata:
– ‘Ma perché ? Scusa’.ma che senso ha ? E poi come faccio ad andare in giro con questo coso’.inserito nella mia”no, dai, per piacere’.non mi costringere a fare una cosa del genere’.
Non voglio essere aggressivo. Devo essere persuasivo, non ha senso obbligarla adesso, occorre che sia convinta in modo da essere sicuro che se lo introdurrà come da mia richiesta.
– ‘Devi considerare la cosa come una sorta di ‘prova d’amore”..sentendotelo dentro penserai a me e a tutte le volte che siamo stati insieme. E inoltre, quale miglior modo per pensare ai nostri momenti futuri ?’.
Sento che sta già iniziando a vacillare; la serata ‘romantica’, il pensiero che da domani sera non dormiremo più insieme, il tono gentile anche se deciso che sto usando, la stanno convincendo.
– ‘Va bene, provo, però se non mi trovo me lo tolgo, d’accordo ?’.
– ‘Vedrai che ti troverai bene’.ne sono sicuro’.
Prende il perizoma, e se lo infila con quel ridicolo dildo che pende, ovviamente, da una parte e dall’altra. Per poter stare fermo deve chiaramente essere riposto in un buco, e d’altro canto io l’ho pensato proprio per quello scopo”
Si introduce il dildo nella passera: otto centimetri sono per lei una passeggiata di salute, anche perché il mio uccello è naturalmente più lungo (e ci mancherebbe altro !), poi finisce di tirare su il perizoma. Esternamente non si vede nulla, ma al contatto con le mani, oltre che i due piccolissimi morsetti, si sente la divaricazione delle labbra. Sono soddisfatto, e le dico subito:
– ‘Non ti devi neanche porre il problema di come puoi trovarti. Per me stai benissimo ed è quindi un tuo preciso dovere, se vuoi piacermi, portare quell’oggetto in mezzo alle gambe d’ora in avanti’.
– ‘Se’.tu lo vuoi’.lo farò’amore’non ti preoccupare’.
Non sono preoccupato. Sono convinto che lo farà.

Passano un po’ di giorni, è ormai dalla sera del dildo inserito nella figa che non ci vediamo. E anche di sentirci, ci siamo sentiti pochissimo.
La vedo entrare nella solita stanza della macchinetta del caffè, la seguo senza che se ne accorga; mentre inserisce la chiavetta nella macchinetta, le piombo alle spalle e metto una mano all’altezza della passera (ha una gonna di lino bianca molto leggera per cui si arriva subito lì’..) per controllare se ha il dildo. C’è l’ha, come volevasi dimostrare.
– ‘Senti, ho voglia di te, vediamoci qui alle 13.10, quando tutti i colleghi saranno già andati a mangiare. Lo faremo dove l’abbiamo fatto la prima volta.’.
– ‘Si’.anch’io ho una voglia pazzesca di te’..mi sei mancato moltissimo’.l’altra notte mi sono toccata pensando a te, con dentro il regalo che mi hai fatto. Ci sarò senz’altro !’.
Alle 13.10 entro nel bagno attiguo alla macchinetta. Lei è già lì. Senza dire una parola entriamo nel bagno, e subito chiudo a chiave. Le rovescio la gonna sulla schiena, e con un colpo secco e deciso le abbasso lo slip con tutto il dildo. Uscendo fa un rumore secco e sordo, come quando stappi una bottiglia di spumante. Le tocco la figa. E’ fradicia di umori. Non l’ho mai sentita così bagnata, deve avere una voglia pazzesca. Decido di tornare all’antico e con un colpo secco le infilo il bastone nella figa. Non se lo aspetta, la penetrazione la fa sobbalzare.
– ‘Amore, grazie per essere tornato a sfondarmi la passera.’.. ahhhhh’..diooooo’..che cazzo lungo e nodoso che hai”..non vedevo l’ora di tornare a prenderlo’.si, si, spingiiiii’.daiiiii’.fammelo sentire”.’.
– ‘Te la sfondo questa figa bagnata, non ti preoccupare’..ti trapano tutta’..’ e mentre dico queste parole, incurante della possibile presenza di altre persone nell’antibagno, le mollo diversi schiaffi su entrambe le natiche, cosa che la fa godere ancora di più.
– ‘Si’..schiaffeggia la tua maialona”.spingi’.dai, fammelo sentire, dai, vengo’..vengo’vengooooooooooo, siiiiiiiii, siiiiiiii, vengo”’grazie amore mioooo, siiiiiiiiii”godoooooooooooo, si godoooooooi.’.
Siamo alle solite, è ‘durata’ poco, e pensare che io oggi potevo resistere anche mezz’ora. Ma la cosa mi permette di essere lucido e pensare a come posso ‘finire’ l’opera. Prendo in mano lo slip con il dildo, la faccio piegare quasi a 120 gradi, lancio delle spinte finchè non le sborro abbondantemente dentro. Godo, ma non è questa la cosa che mi farà godere di più. Piegata in quel modo il mio sperma non può uscire. Le dico solo:
– ‘Non ti pulire o lavare. Infilati il dildo in modo che ti faccia da tappo. Ti pulirai a casa stasera, oggi devi sentire il mio sapore nelle narici tutto il giorno. E ci sono buone possibilità che lo sentano anche i tuoi colleghi”’.
Non dice niente, è troppo squassata dall’orgasmo avuto. Si infila il perizoma ‘modificato’. Vedo che ormai è pratica, nessuna goccia, almeno per il momento, è uscita dalla sua figa. Usciamo dal bagno e, come immaginavo, torna a sedersi nella sua postazione. E’ il modo migliore per fare asciugare lo sperma. Infatti mi dice solo:
– ‘oggi diciamo che salto il pranzo’.non potrei andare in giro come mi hai chiesto tu”però è stato talmente bello che non mi importa. Il tuo regalo mi agganciava ai momenti belli del nostro rapporto, ma adesso mischiato al tuo sperma è la cosa più bella che potessi darmi’.
– ‘Non ho dubbi’.però adesso è meglio che me ne vada’.
Esco velocemente dalla sua stanza. Penso di andare al baretto del palazzo a mangiare un panino. D’altro canto chiavare a me mette fame. (continua).

FrankAn

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