Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Erotici

La lunga notte – cap. 1

By 5 Agosto 2021One Comment

Cap. 1

I fari si avvicinano, in un rituale che conosco perfettamente, uguale sempre a se stesso.
La Mercedes nera rallenta, accostando vicino a me, il ronzio del vetro del passeggero che si abbassa e lo sguardo indagatore dell’uomo al volante, che valuta i miei seni, appena nascosti da una maglietta attillata molto scollata, le mie cosce, avvolte da autoreggenti con il bordo in pizzo che spunta ampiamente dal bordo della mini..
“Quanto vuoi?”
domanda non originale, certo. Mi appoggio con il braccio sul bordo del finestrino, piegandomi verso la macchina, sorrido. Il peso dei seni, una terza abbondante senza reggiseno allarga la scollatura, offrendo la merce alla visione del tizio, “cinquanta, te lo prendo in bocca e in fica”
“lavori senza?”
Senza preservativo… ma se vuoi lavorare non puoi fare diverso. “Di bocca si, per scopare te lo devi mettere, andiamo?” rispondo con il mio miglior sorriso.
Al cenno della mano apro la maniglia e entro.
Sento la pelle del sedile fredda contro le mie cosce.
“Vai avanti, quattrocento metri poi svolta a destra, c’è una strada sterrata.” Indico meccanicamente
“Come ti chiami?”
“Angela, e tu?”
“Matteo” risponde inserendo la seconda e mettendomi una mano sulla coscia. “Sei molto bella Angela”
Già molto bella. Intanto la mano risale, raggiunge il bordo dell’autoreggente e si ferma sulla mia pelle, insinuandosi nella piega dell’inguine.
“Attento, è la prossima. Sei di qui?”
“No, sono di fuori. Tu sei italiana, di dove?”
“Pordenone. Ora vai avanti tra poco c’è uno spiazzo in mezzo agli alberi, fermati li”
Lui si guarda in giro, poi ferma la macchina.
Mi guarda, mentre tira indietro il sedile.
“Mi dai i soldi?” chiedo aprendo la borsetta e tirando fuori un preservativo.
“Si, certo, cinquanta allora?”
“Certo, mica facciamo sconti qui” dico scherzando.
Mi allunga una banconota, poi si slaccia la cintura. Metto i cinquanta Euro in borsa e la poso nella tasca portaoggetti della portiera, mentre lui fa scattare la sicura.

“Non si sa mai…” Sembra quasi scusarsi.
Mi inarco per sfilare il perizoma,mentre lui mi guarda.
Appoggio il preservativo ancora chiuso davanti a me, poi mi volto.
Lui si è sbottonato i pantaloni e si sta aprendo la camicia, con un sorriso allunga una mano e mi accarezza il seno, mentre comincio a menarglielo dolcemente risvegliando la sua erezione.
“Ti spogli?” mi chiede
“certo, se vuoi.” mi sfilo la maglietta e la mini in un attimo e resto con le autoreggenti, mentre la sua mano sulla testa mi spinge per farmelo prendere in bocca.
Lo guardo un attimo, poi le mie labbra avvolgono la cappella, la lingua l’avvolge e comincio ad andare su e giù lungo quell’asta di carne.
La sento indurirsi tra le labbra e lui comincia a mugolare ad ogni affondo della mia testa.
Le sue mani cercano la mia fica, la aprono e cominciano a massaggiarla, ad esplorarla.
Apro le cosce per agevolare la sua ricerca mentre la mia bocca non si stacca da lui.
Sento le sue dita entrare lentamente dentro di me, mentre un languore conosciuto comincia a impadronirsi dello stomaco.
Le dita ora scivolano agevolmente, lubrificate dai miei umori, mentre spingo sempre più a fondo il cazzo nella mia bocca.
Sento che anche lui sta eccitandosi sempre di più.
Ad un tratto una mano mi afferra per i capelli
“non vorrai farmi già venire, devo ancora scoparti” dice con un tono autoritario che non aveva avuto fino a quel momento.
Mi passo la lingua sulle labbra.
“No, stai tranquillo, ora ti metto il preservativo”
Con i denti strappo la confezione e lo prendo per il serbatoio, appoggiandolo dolcemente sulla punta.
Lo srotolo sul suo cazzo, facendo attenzione a non graffiarlo, poi lo riprendo in bocca, per lubrificarlo con la mia saliva.
Il profumo di fragola mi riempie le narici.
“Abbassa il sedile, vengo io di li”
Eseguo, con un po’ di difficoltà scavalca il tunnel del cambio e si mette in ginocchio davanti al mio sedile tutto tirato indietro.
“Apri le cosce”
Spingo avanti il bacino, appoggiando i piedi sul cruscotto. Sento che punta la mia fica, spinge ed entra senza difficoltà.
Mi sfugge un gemito, mentre lui comincia a pompare nella mia vagina.
“Ti piace, troia? Sei tutta bagnata!”
“Si – rispondo con voce roca – hai un cazzo fantastico”
La mia fica è sempre più calda, il languore di prima si è trasformato in eccitazione alle sue parole.
Il suo cazzo va avanti e indietro, mentre lui ha il respiro sempre più corto.
Il mio bacino segue il ritmo dei suoi colpi mentre spingo verso di lui i seni.
“Dio che bello”
“Sei proprio una troia da strada, chissà in quanti ti hanno scopato stasera prima di me”
“tanti, ma non erano come te”
Sento i colpi sempre più forti, poi mi si pianta a fondo e in quel momento parte il mio orgasmo, mentre sento il suo cazzo pulsare fuori tutto il suo piacere.
Grido, sentendo la mia fica in preda a dolcissime contrazioni, poi mentre lui è ancora dentro di me, lentamente mi calmo.
“Dio che bello amore” dico mentre esce e si riversa nel suo sedile, anche lui stremato dall’orgasmo.
“Si, è stato stupendo”
Mi guarda con dolcezza.
Quante volte abbiamo fatto questo gioco, io e mio marito.
Una eccitazione incredibile, quando .mi lascia sulla strada, si allontana per fare un giro e tornare.
La paura che arrivino altri, prima di lui… mi rilasso, stirandomi sul sedile.

Il boato del finestrino dal lato guida che esplode mi paralizza, schegge di vetro volano per tutto l’abitacolo.
“Ma che cazzo…” Non riesce a dire altro Matteo, mentre due mani enormi lo tirano fuori dall’auto.
“Calma ragazzi, che cosa volete? Dei soldi? Vi do il portafoglio, ok?” sento il rumore sordo di un pugno e un corpo cadere a terra.
Cerco di prendere la gonna, la maglia, ma la mia portiera si apre e altre mani mi prendono per i capelli e mi trascinano fuori ancora nuda, solo le autoreggenti addosso.
Esco cadendo in ginocchio, la mano non molla la presa sui miei capelli e mi costringe ad alzare la testa.
Un volto si china su di me “Allora troia, ci diamo al lavoro autonomo?”
“Come? Ma cosa…” Un ceffone mi fa voltare la testa
“Questa zona è nostra, se vuoi lavorare qui lavori per noi, troia, hai capito?”
Sento una voce dall’altra parte della macchina mentre la mano non molla la presa sui miei capelli “Di questo qui cosa ne facciamo, Dasho?”
“Caricalo sulla macchina, che sparisca, a noi serve solo la troia.” risponde quello che mi tiene.
Sono bianchi, accento slavo, potrebbero essere albanesi.
“Non scherzate -sento che biascica Matteo – non è una puttana, è mia moglie”
“Non sono una battona – rincaro io – era solo un gioco”
Un altro ceffone si abbatte sulla mia faccia. “Stai zitta” dice quello che mi trattiene e che sembra il capo del gruppo. “Ditmir, dai un’occhiata nella borsetta della signora e tu Nandi porta qui il portafoglio di quel coglione”
i due eseguono, mi sembra che siano cinque in tutto.
“Nella borsa ha solo una scatola di preservativi e cinquanta euro” dice il primo.
Il secondo arriva aprendo il portafoglio “ qui ci sono duecento euro e un po’ di carte di credito.
Abitano… in via Amendola”
“Una zona di lusso, eh?” Dasho mi riguarda in volto.
“Ragazzi, ora abbiamo chiarito, se volete tenetevi il portafoglio e lasciateci andare tranquilli, ok?”
è Matteo che cerca di rabbonirli da terra.
Il capo alza lentamente la testa per guardare oltre alla macchina.
Tiratelo un po’ su il coglione”
in due aiutano bruscamente Matteo a rialzarsi e lo portano verso Dasho.
“Chi cazzo credi di essere per dare ordini? Il tuo portafoglio ce l’ho già”
“No, non era un ordine, era solo per sistemare le cose, tenetevi i soldi e basta, noi ce ne andiamo” dice Matteo intimidito.
“Non vogliamo rompicoglioni qui, e quelli come voi fanno solo casino che allontana i clienti dalle ragazze”
“Si, hai ragione ci dispiace, molto. Ora lasciaci andare…”
“Andrete quando lo decido io. Dunque a te piace giocare alla puttana.” dice guardandomi
“No, non è… è solo un gioco con mio marito, ma…”
“Mikan, Redian, prendete il coglione, andate a casa loro e recuperate tutto quello che c’è. Ci sarà sicuramente una cassaforte da qualche parte. Fatevela aprire. La troia resta qui, ha del lavoro da fare.”
“Non vado da nessuna parte senza di lei, scordatevi…” Un pugno sulla bocca interrompe Matteo, che viene spinto nel sedile posteriore accompagnato da uno dei due, l’altro sale alla guida mentre Dasho si piega verso il finestrino.
“ lasciate qui i vestiti della ragazza e tenete i cellulari accesi. Chiamate se fa storie”
“Ok” e la macchina scatta alzando il pietrisco dello sterrato.

“Bene, finalmente soli” Ridacchia il capo. Mentre gli altri due si avvicinano mi fa alzare tirandomi per i capelli che non ha lasciato un momento.
Sono nuda, con le autoreggenti addosso, una scesa al ginocchio, il volto rigato dalle lacrime.
“Allora ti piace fare la troia, bene, le ragazze hanno bisogno di una mano qui. Vediamo come lavori.”
Uno dei due mi arriva alle spalle e mi prende per i polsi portandomeli dietro la schiena.
Cerco di divincolarmi e finalmente il capo mi lascia i capelli ma le sue mani si dirigono sui miei seni.
“Belle tette, bella donna, bene”
Mi infila una mano tra le cosce, scalcio e ne ottengo un manrovescio che mi fa cadere nuovamente in ginocchio.
“Prova a non obbedire, a non fare quello che ti si dice, a esitare solo un attimo e chiamo i miei amici e gli dico di lasciare il tuo maritino con la gola tagliata da orecchio a orecchio dopo che ha aperto la cassaforte. E poi tocca a te. Capito?”
Annuisco e basta.
Sento il rumore di una zip che si apre. La mano mi riafferra per i capelli
“Succhia” a pochi centimetri dal mio volto un cazzo punta verso la mia bocca.
“Ma non…” l’ennesimo ceffone mi fa capire che non devo fare storie.
Apro la bocca, con la mano mi tira a se e sento quel palo di carne tra le mie labbra, sulla lingua, arriva fino in gola. Per un lungo istante mi trattiene con le labbra chiuse intorno alla base del pene. Cerco di ingoiare la saliva e il movimento della lingua sulla cappella lo fa irrigidire ancora.
Con la mano mi guida su e giù lungo l’asta che entra ed esce dalla mia bocca.
Mi lascia i capelli “Continua, troia”
Io continuo il mio movimento con la testa, le mie labbra non mollano un attimo il suo cazzo, non voglio altre sberle, con la coda dell’occhio cerco gli altri due, stanno guardando e ridono ma non si avvicinano, mentre sono nelle mani del capo.
“Alzati” lascio il cazzo e eseguo.
“Vieni qui” mi prende per un braccio e mi porta verso la loro auto.
Cammino con difficoltà. Mi spinge riversa sul parafango, sento la sua mano che mi riempie di saliva la fica, poi il suo cazzo entra in me, mi sfugge un grido e subito mi arriva una pacca sul culo, secca come una frustata. “Stai zitta.”
Mi scopa con forza, il suo cazzo continua ad andare dentro e fuori la mia fica. Poi sento che si stacca.
Mi riprende per i capelli, mi fa girare e mi sdraia sul cofano, poi rientra in me, avvicina il suo volto al mio. Giro la testa, uno schiaffo mi ricorda chi comanda.
“Guardami” il mio sguardo torna su di lui, su due occhi di brace, azzurri, magnetici, mentre continua a scoparmi.
Le sue labbra si avvicinano alle mie, mi infila la sua lingua in bocca, saetta ovunque, si intreccia con la mia. Cerco una posizione più comoda, mi muovo sotto di lui e le mie gambe si stringono sui suoi fianchi.
È nella mia fica e nella mia bocca, il mio corpo sotto il suo.
“Ti stai bagnando, puttana che non sei altro” dice fissandomi negli occhi, continuando a sbattermi e ridendo.
Mi fa rabbia ma è vero, la mia fica comincia a rispondere ai colpi con delle piacevoli contrazioni e quegli occhi fissi nei miei mi stanno facendo perdere il controllo.
Il suo sguardo non mi molla un attimo. “Fammi sentire come vieni, puttana!” La sua frase, quelle pupille nelle mie e comincio a gemere, la mia fica si contrae intorno a quel cazzo che non le da pace, il mio bacino si offre ai suoi colpi, mentre per un attimo chiudo gli occhi. “Guardami mentre vieni!” e uno schiaffo mi fa riaprire gli occhi nei suoi. Vengo, continuo a dibattermi sotto di lui, con contrazioni che sembrano non finire mai. Un orgasmo infinito come non avevo mai provato e quel filo sottile dei nostri sguardi.
Con una mano sulla gola mi inchioda sul cofano e comincia a dare colpi sempre più forti. Mi guarda fisso e ad un tratto sento il suo cazzo fermarsi a fondo dentro di me, ancora i suoi occhi dentro i miei, la sua mascella si irrigidisce. Sento il cazzo pulsare, una… due… tre volte, poi riprende ad entrare e uscire, svuotandosi completamente dentro di me.
Mi riprende per i capelli e mi fa tornare in ginocchio davanti a lui. “Puliscilo per bene, troia”
Questa volta non deve finire di dirlo, la mia lingua percorre quell’asta ancora rigida, le mie labbra asciugano le ultime gocce di sperma uscite con l’ultimo brivido del suo piacere, lo imbocco tutto, lo scorro più volte con la mia bocca, poi con le mani lo asciugo e senza che me lo dica lo rimetto delicatamente nei pantaloni e chiudo la cerniera.

Alzo il mio sguardo verso di lui, mentre con un cenno della testa verso di me invita gli altri due a prendersi la loro parte.
“Non sciupatela, dopo deve lavorare”
Quattro mani mi afferrano e mi fanno tornare sul cofano dell’auto.
Il primo mi tiene le mani sopra la testa mentre l’altro mi brancica le tette e mi penetra senza sforzo.
Chiudo gli occhi e rivedo immediatamente l’azzurro dei suoi, mentre Ditmir, così lo chiama il suo amico, mi sbatte fino a venire. Poi è l’altro a occuparsi della mia fica, ci infila tre dita dentro, e poi me le caccia in gola, sporche dei miei umori e dello sperma di Ditmir. E di Dasho. A quel pensiero la mia lingua prende a pulire con diligenza la mano spinta in bocca, mentre un altro cazzo prende possesso della mia fica.
Lo sento dentro di me, su di me, fino a quando il suo respiro non si fa ansimante, poi si alza , mi trascina in ginocchio e mi tira la faccia sul suo cazzo.
Apro le labbra, entra e comincia a scoparmi in bocca. Pochi colpi e lo sento venire, un fiotto dopo l’altro mi resta in bocca per farmi ingoiare tutto.
Mi rialzo barcollante, mentre il primo mi getta la gonna e la maglia.
“vestiti!” E’ Dasho a dare ordini, come sempre.
Lo guardo e comincio a infilarmi la gonna.
“Ora è tempo di lavorare. Entra in macchina.”
metto anche la maglia, aggiusto le autoreggenti e salgo dietro, dal lato del guidatore con a fianco Ditmir, mentre l’altro sale alla guida con Dasho a fianco.
“Volevi sentirti una puttana, vero? Bene, ora ti portiamo a battere, darai una mano alle ragazze”.
Dice voltandosi verso di me. La macchina parte sgommando, esce dallo sterrato e percorre poche centinaia di metri. Accosta vicino a tre ragazze giovani, che come ci fermiamo si avvicinano.
“Ciao Dasho, tutto tranquillo, stiamo lavorando, vedrai quanto ti portiamo stasera” dice la prima con un tono di apprensione.
“Si, non ne dubito Marina, sapete tutte la quota che dovete tirare su. Adesso vi lascio qui Angela, è una stronza che resterà solo stasera, utilizzatela per i clienti difficili, incassate voi prima che vada e se qualcuno dopo si lamenta o lei fa storie mi chiamate sul cellulare. Lavora senza problemi di nessun genere. La affido a te. Hai capito?”
“Si, Dasho, ci penso io” risponde la ragazza rinfrancata.
“Hai capito bene? – dice poi voltandosi verso di me – tu farai tutto quello che ti verrà chiesto, tratterai i clienti come se fossero dei re e li asseconderai in ogni loro voglia. Se ricevo una chiamata da Marina, prima di venire qui faccio ammazzare tuo marito.”
“Si, ho capito”dico sottovoce abbassando la testa.
“E allora scendi e comincia a lavorare.”
Ditmir mi apre la porta e mi spinge fuori, poi se ne partono per chissà dove.
Resto li a guardare le luci di posizione dell’auto scomparire dietro la curva, mentre Marina mi prende per un braccio e le altre due si avvicinano.
“Allora, io sono Marina, lei è Valjet e lei è Jasemin. Non so in che guaio ti sei cacciata ma qui non devi romperci le palle, hai capito? Ci mancavi tu a portarci Dasho.”
Sono infuriate con me, evidentemente terrorizzate da lui.
“Si ho capito. Ma cosa vuol dire clienti difficili?”
“sono tutti quelli strani, che hanno richieste bizzarre o non vogliono usare il preservativo… tutti quelli che nessuna di noi vuole e che Dasho ci fa accettare per non venire pestate a sangue o peggio.”
Un brivido mi corre lungo la schiena. Non dico nulla.
Mi appoggio al muro, mentre loro riprendono a passeggiare nel raggio di dieci metri, avanti e indietro.
Le macchine scorrono lungo la via, lentamente. Vedo gli sguardi degli uomini alla guida soppesare ogni ragazza per scegliere la preferita. Un paio di macchine accostano, uno contratta con Valjet che dopo un attimo apre la porta e sale.
Ripartono, vedo che vanno avanti fino allo sterrato che avevo fatto prendere a Matteo. Già, Matteo… Chissà come se la cava… non è certo un lottatore, gli aprirà la cassaforte, loro faranno man bassa e poi tornerà qui a prendermi finalmente.

23
6

One Comment

Leave a Reply