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Racconti di Dominazione

La mia giovane schiava

By 17 Agosto 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Silvia fidanzata di Ale era molto carina ben fatta, caratterialmente dolce ma a volte molto ciarliera e combattiva. Ale invece era un ragazzo gentile e con lei lo era fin troppo.
Una sera, durante una festa organizzata da amici,
Silvia aveva ballato e soprattutto aveva bevuto molto. La cosa l’aveva resa allegra e un po troppo disponibile nei confronti di alcuni amici di Ale che l’avevano accarezzata e toccata un po dappertutto.
Ale, geloso oltre misura, aveva pazientato a lungo e poi alla fine si era incazzato moltissimo e l’aveva ripresa per il comportamento troppo libero e disdicevole. Enrico, amico di Ale, li aveva poi riaccompagnati a casa, prima lei e poi lui.
Durante il viaggo, rimasti soli Ale e Enrico si soffermarono a discutere sul comportamento di Silvia.
Enrico, diceva all’amico che la colpa di questi comportamenti della ragazza era soprattutto sua, di Ale, in quanto lui le faceva fare sempre tutto senza mai discutere.
Ale acconsentiva ma non riusciva a trovare la soluzione al problema.
Se vuoi – disse Enrico – la prossima settimana organizzo una festicciola particolare se venite tu e Silvia potrai imparare e mettere in pratica alcune cosette che cambieranno la tua situazione.
Ale accettò, salutò l’amico ed entrò in casa.
Rimase pensieroso a lungo e faticò a prendere sonno, non riusciva a capire il comportamento di Silvia e ripensava anche alla festa organizzata da Enrico, che non gli aveva voluto dare spiegazioni sui contenuti di questo intrattenimento, che avrebbe dvuto risolvere i suoi problemi.
Nei giorni successivi dopo aver avvertito Silvia della nuova festa, Ale sentiva sempre di più, giorno dopo giorno l’avvicinrsi della data fatidica.
La sera del sabato finalmente arrivò, Ale passò a pendere Silvia e in macchina si avviarono presso l’indirizzo che gli aveva dato Enrico.
Si trattava di un club privato chiuso da una porticina in ferro battuto nera con delle strane borchie all’esterno. Per entrare dovettero consegnare i documenti d’identità dallo sportellino che fu aperto da un inserviente all’interno.
Lasciarono i cappotti presso il guardarobe e si avviarono all’interno della sala. Le luci erano soffuse di colore rosso, la sala non era grandissima ed era attorniata da colonne di pietra, sullo sfondo una specie di palco arredato come un altare con grosse candele accese ai lati posate su dei bellissimi candelabri dorati. Su questo palco vi era, oltre ad altre cose, un tavolo in legno massiccio, di strana foggia, accessoriato da blocchi di legno alle due estremità, parevano delle ghiglittine senza le lame, con tre buchi dalla parte della testa e 2 soli buchi ai piedi.
Piu indietro vi era un grossa ics di legno con dei ganci al soffitto e delle corde spesse appese.
In una vetrina di un mobile antico si intravedevano oggetti di strana forma, pinze di ferro, alcune catene con delle mollette in punta, vibratori di tutte le dimensioni, mazze con chiodi attorno alla punta di forma sferica.
Nel piano sottostante alcuni congegni con i fili elettrici.
A fianco di queto mobile vi era un vaso alto 50 centimetri circa che conteneva una assortita serie di fruste e frustini di tutte le dimensioni e di tutte le foggie
Proseguendo, uno scaffale in legno massiccio con oli e creme varie nel piano alto, mentre nel piano in mezzo c’erano delle maschere di colore nero e di colore rosso, su quelle nere vi era sovraimpressa un P dorata e in quelle rosse una S di colore grigio.
Una donna in costume completamente nero, distribuiva le maschere; a Ale toccò quella con la P dorata mentre a Silvia venne assegnata quella con la S grigia.
Silvia era curiosa e non capiva, mentre Ale iniziava a capire parzialmente cosa sarebbe successo nella serata. Le coppie in tutto sette furono divise, a destra tutte le maschere con la P e a sinistra tutte quelle con la S.
La donna in nero guidò il gruppo delle “esse” verso una porta e scomparve all’interno.
Il gruppo della “P” fu giudato verso un altra camera.
Ale quando fu all’interno fu invitato a spogliarsi completamente nudo e fu vestito di soli lacci di cuoio che lasciavano scoperto il pube, il sedere, il torace e le gambe.
Naturalmente il viso rimase coperto e nascosto dalla maschera.
Silvia fu fatta denudare completamente poi fu sdraiata su un lettino dove fu completamente rasata in tutte le parti del corpo dove vi era anche solo un pelo che spuntava.
Gli fu fatta indossare la maschera e le furono legate le braccia dietro la schiena con delle manette ai polsi.
Nel suo gruppo oltre a lei vi erano 2 maschi e 4 femmine ,Mentre nel gruppo di Ale vi erano 2 femmine e 4 maschi. Ale si domandava dove era finito Enrico e sotto quale maschera si nascondeva !.
Tutti i componenti del gruppo “esse” salirono sul palco e rimasero in piedi come se fossero attori in un teatro. La donna vestita di nero, spiegò che per chi non l’avesse capito, le maschere indicavano con la lettera esse gli schiavi, mentre con la lettera pi erano stati attribuiti i padroni.
Da un mazzo di carte con il dorso rosso furono estratte sette carte ce furono bucate in testa con una bucatrice da ufficio; dentro al foro fu fatto passare un nastrino di colore rosso e fu inserita con un anello metallico, simile agli anelli da portachiavi, una molletta di acciaio. Compiuta l’operazione “la donna in nero” pinzò a ogni componente femmina del gruppo degli schiavi il capezzolo sinistro, provocando urla di dolore, mentre agli schiavi maschi la carta fu “pinzata” sulla pelle dei testicoli, anche in questa occasione si alzarono urla di dolore.
Da un mazzo di carte dal dorso blu furono scelte le carte identiche a quelle degli schiavi.
La donna in nero si preoccupò di distribuirle casualmente ai padroni. Ad esempio, lo schiavo con la donna di quadri, formava la coppia con il padrone con la stessa donna di quadri.
Da quel momento, Ale si trovò davanti una femmina, che non era quasi di sicuro Silvia, ma che era sottomessa ai suoi desideri, mentre Silvia era nelleani di chissà chi.
Inizialmente Ale era turbato e non sapeva cosa fare, poi vide altri, probabilmente già frequentatori del club, prendere gli “attrezzi” nei mobili e iniziare a “punire i loro schiavi.
Con un po di timidezza si avvicinò alla sua schiava e le mise ai capezzoli due mollette unite da una catenella, poi iniziò a tirare lentamente, le mollette tiravano forte i capezzoli e il dolore della schiava era lancinante. Si avvicinò la donna in nero che gli consigliò di inumidire con dell’olio i capezzoli e le aureole. Vedrà – gli disse – che il dolore sarà più lungo e intenso per la sua schiava troia.
Ale eseguì e poi piazzò ancora le mollette, poi tirò lentamente, e le molle scivolavano piano piano verso la punta del capezzolo e a mano a mano che scivolavano il dolore si faceva più intenso come intense erano le forti grida che provenivano dalla sua schiava. Ale provava per la prima volta un sottile piacerre a vedere una donna, una femmina che soffriva e al tempo stesso provava piacere nel soffrire. Ale si accorse di avere una forte erezione, e vide che anche gli altri maschi erano fortemente eccitati e tesi. Gli unici indizi di eccitazione nelle due “padrone” erano i capezzoli eretti e gonfi.
Vide che invece i 2 maschi schiavi non erano eretti ma soffrivano, specie uno di essi la cui padrona lo stava sttoponendo a una tortura assai dolorosa. Gli aveva messo delle mollette da bucato che gli pinzavanola pelle lul torace sui capezzoli sulla pelle del cazzo e molte erano fissate sulla pelle dei coglioni.
Poi con una frustina gliele stava togliendo colpendo le mollette a una a una. Le pinzette si staccavano dalla pelle con atroci dolori.
Ale ritornò con lo sguardo alla sua schiava, la prese e le mise un guinzaglio al collo e obbligandola a camminare a quattro zampe la portò come un cane al tavolo di legno che in quel momento era libero.
La fece salire e la mise supina sul tavolo, le allargò le gambe e gli bloccò le caviglie con i ceppi di legno chiusi da una grossa vite passante e , lo stesso fece con i polsi. La giovane donna era alla completa mercè del suo padrone, Ale prese dal mobile un frustino con diverse code e iniziò a passarlo lentamente sul corpo della ragazza , prima sui seni e sui capezzoli che si ersero divenendo turgidi, poi fece scivolare le code della frusta sul ventre e fra le gambe, sull figa. La ragazza sollevava il bacino ritmicamentex il piacere. Ale allora, s piazzò al fondo del tavolo, aveva così la visione della figa un po aperta della ragazza, fece scivolare fra le labbra della vagina il manico della frusta e poi raggiunto l’orifizio spinse dentro l’impugnatura con un colpo sprofondando nella figa bagnatissima. L’impugnatura era in cuoio intrecciato non liscia e quindi lo sfregamento all’interno era piuttosto doloroso. Lui iniziò a scoparla con il manico su e gù su e giù, fin quando vide lei muovere il bacino, e capì che stava per venire.
Estrasse allora il manico della figa e impugnandolo colpì la figa aperta con le 7 code di cuoio. Dall’ansimare la ragazza passò a un urlo forte ma breve, Ale allora la colpì ancora con forza sulla povera fighetta e poi ancora sull’interno delle cosce, fin quando lei gridò -bastaaaa, bastaaaaa.!!!
La donna in nero assisteva alle varie situazioni dall’alto e nel sentire la schiava di Ale urlare, gli sorrise alzando il pollicce verso l’alto in segno di approvazione per quanto lui stava facendo.
Andò a posare la frusta e vide un congegno con diversi fili con al fondo dei contatti adesivi.
La donna in nero si avvicinò e spiegò ad Ale in poche parole il funzionamento.
Lui sorrise e si avvicinò alla sua schiava, piazzò tutti gli elettroi in diversi punti del corpo della donna sui capezzoli sul sui sni sul ventre e cinque restati li mise uno sul clito ride e gli altri quattro sulle labbra della figa due per parte.
Poi prese l’aparecchietto in mano e girò la manopola, subito non successe niente, ma poi dopo pochi secondi una piccola scossa si propagò nei vari punti del corpo e la ragazza urlò e subito si acquietò.
Ale fece fare alla manopoilina un secondo scatto, la prima scossa arrivò subito seguita da un altra dopo due tre secondi massimo, e continuò di seguito per qualke minuto.
La schiava sobbalzava a ogni scossa e urlava.
– AHHHHHH AHHHHHH AHHHHHH BASTA BASTA BASTA!!!!! – Ale stava per acconsentire ai lamenti della donna, quando gli si avvicinò la “donna in nero” che gli conigliò di non cedere mai ai voleri di una schiava, anzi di continuare ancora di più di prima!!!
Ale allora prese in mano ancora la macchinetta e fece scattare il pomellino, le scosse erano più ravvicinate e più intense, la schiava urlavae sobbalzava ad ogni scossa, ancora uno scatto e le scosse si susseguivano ravvicinate, ancora uno scatto e la scosa era unica ma continua, lei urlava e vibrava rianendo tesa appoggiata ai talloni e alle spalle al tavolo, tutto il resto del corpo era inarcato e vibrante.
L’ultimo scatto, le scosse scomparvero per una ventina di secondi poi la scossa fu forte e violenta, sobbalzò inarcandosi tutta la ragazza e ricadde esausta sul tavolaccio.
Si accese una luce rossa sulla macchinetta a voler significare che il “trattamento era finito. Ale staccò gli eletrodi dal corpo della schiava e vide che la pelle era arrossata di molto e specie sui capezzoli, sul clitoride, e sulle labbra della figa era un po ustionata e presentava delle piccle vesciche di pelle. Ale, ormai padrone della situazione, posando la macchinetta infernale, prese delle mollette da bucato e pinzò la pelle della ragazza negli stessi punti dove prima vi erano gli elettrodi.
La ragazza gridava e più lei soffriva più Ale era eccitato, dal suo cazzo colava una grossa goccia di liquido preseminale che rimaneva lì appesa alla sua cappella come un filamento elastico.
Gli tolse tutte le mollette a frustate una per una e poi prese una frusta a nove code e iniziò a passarla lentamente sul corpo della schiava.
Prima sui capezzoli e poi sul ventre e fra le gambe di lei, sulla figa, all’interno delle cosce spalancate.
La donna godeva si inarcava cercava il contatto, lui, allora girò la frusta e usando l’impugnatura di cuoio intrecciato allargò le labbra della vagina e con un sol colpo la penetrò.
Il culo della ragazza si abbattè sul tavolo per il forte dolore, ma Ale imperterrito iniziò a scoparla con il manico della frusta, su e giù sue giù, alla fine lei godeva ed era prossima all’orgasmo, lui se ne accorse e sfilando la frusta, la impugnò e colpì con le nove code la figa di lei. La povera fighetta già martoriata subì una nuova tortura e il dolore divenne quasi insoportabile. Ale la colpì almeno dieci volte fra le gambe e lei urlava e soffriva.
L’uomo prese allora dall’armadio degli “attrezzi” un grosso imbuto e lo infilò in bocca alla schiava.
Poi lui salì sul tavolo e le sbloccò le gambe, gliele sollevò in alto e appoggiò il cazzo al buco del culo e glielo ficcò dentro senza lubrificarlo, così a secco. Non fu piacevole per la schiava ma lui la inculò senza pietà, quando sentì la sborra salirgli dai coglioni, lo sfilò e avvicinandosi all’imbuto schizzò tutto lo sperma all’interno. La calda crema scivolò in gola alla donna che ingoiò tutto. Ale attese qualche minuto e appena ebbe lo stimolo di pisciare si mise ancora una volta in piedi vicio all’imbuto e pisciò dentro tutta l’orina che aveva nella vescica. Ale aveva il cazzone ancora mezzo turgido e ancora voglia di scopare, liberò la ragazza e la fece girare menttendola alla pecorina sul tavolo, avvicinò il cazzo alla figa e lo infilò a fondo cominciò a scoparla alternando alcuni colpi nella figa e alcuni nel culo, senza fare attenzione se ilcazo entrando così al volo procurasse o no dolore alla donna.
Lei a un certo punto si mosse dimenando il culo e venne con gridolini ripetuti e acuti. Lui mentre la scopava nei vari buchi la sculacciava forte sul culo poi sentì salire la sborra e si sfilò prendendola per i capelli la tirò verso il cazzo teso e glielo spinse fino in gola sborrando con lunghi getti bollenti direttamente quasi nel tubo digerente. Se lo fece ripulire mungere e leccare per bene e poi le lasciò i capelli e prendendola per le braccia la sollevò e le baciò con un gesto quasi d’amore la calda bocca.
Una musica si sentì diffondersi nel locale, era il segnale che la serata era terminata.
Tutti si allontanarono e dopo alcuni minuti erano tutti rivestiti e pronti per avvicinarsi all’uscita.
Al guardaroba Ale rivide Silvia, era sorridente e pareva in estasi, in effetti una volta in macchina, lei iniziò a raccontare ciò che gli era successo, dalle varie torture con le fruste, ad essere stata legata alla trave e usata penetrata con vibratori e poi usata dal suo padrone come wc per i suoi bisogni.
Silvia disse che avevano usato lei e un uomo contemporaneamente , obbligandola a succhiare il cazzo a un altro schiavo mentre i due padroni si inculavano lei e lui.
Era stata una esperienza piacevole anche per lei ed era disponibile a sottomettersi altre volte, anche perchè lei aveva goduto piu di una volta e il suo corpo era dolorante ma molto sensibile adesso.
Si era vestita solo con il vestitino tralasciando le mutandine e il reggiseno, che erano impossibili da indossare talmente erano doloranti i capezzoli e la figa.
Al prossimo capitolo nuove avventure di Silvia e Ale in una escalation di torture sempre più interessanti
Silvia e Ale furono invitati per la seconda volta a partecipare ad una serata “speciale”.
Naturalmente, desiderosi di nuove esperienze, accettarono e il sabato sera, puntuali bussarono alla porta di ferro. Una volta dentro videro ke lo scenario era cambiato e che erano stati installati nuove attrezzature atte alle piu svariate torture.
Furono guidati dalla solita “donna in nero” verso la parte sinistra della sala e furono avviati dentro un enorme spogliatoio. Contrariamente alla volta precedente, non vennero divise le coppie. Furono fatti spogliare nudi tutti e anche i maschi subirono la depilazione completa gambe, pube testicoli, e in tutte le altre parti del corpo. Non furono fatte indossare ne maschere ne altro abbigliamento e sempre a coppie uscirono sul alco centrale completamenti nudi e implumi.
Dal palco si vedeva un grande paravento che nascondeva qualcosa o qualcuno alla vista dei partecipanti.
La donna in nero fece un segnale con la mano e due damigelle con il pube e i seni scoperti spostarono il paravento che si aprì al centro e a mano a mano laciò scoprire chi nascondeva.
Silvia, Ale e gli altri partecipanti videro di fronte a loro circa una ventina di persone, tutte di colore, e tutte di sesso maschile, vestiti con una cintura alla vita di cuoio nero ed una maschera che raffigurava la parte anteriore di un teschio.
Ognuno di questi uomini teneva in mano un frustino, il loro fisico era possente e muscoloso, scolpito da anni di palestra. La cosa che comunque meravigliava e al tempo stesso spaventava di più erano le dimensioni dei loro cazzi. Probabilmente erano stati scelti tutti della stessa statura e tutti palestrati e soprattutto tutti molto molto dotati, i loro membri a riposo misuravano almeno quindici centimetri ed erano molto larghi di circonferenza..
Gli uomini di colore si divisero in gruppi di tre e ogni gruppo “prese possesso” di una delle sette coppie presenti. I tre di Silvia e Ale si avvicinarono e con prendendoli per un braccio li fecero avvicinare ad un tavolo di legno posto a pochi metri da loro. Questo tavolo era attrezzato per bloccare gli schiavi ed era grande il doppio di un normale tavolo posto inclinato per intenderci come uno scivolo. Nella parte alta vi erano i blocchi per i polsi e sul fondo quelli per le caviglie, al centro, regolabili in altezza, due fascie metalliche, una per schiavo,cosparse d picclissimi aghi molto corti e appuntiti.
Silvia fu posizionata a destra e la fascia fu fatta scorrere verso l’alto all’altezza dei seni, quindi fu bloccata aipolsi e alle caviglie a formare una ics umana sul tavolo. La stessa identica cosa toccò a Ale, con la sola differenza che la fascia chiodata fu fatta scorrere all’altezza dei genitali.
Silvia tentò di sollevare il seno dala fascia che le dava troppo dolore, ma il frustinoarrivò con forza sulla sua schiena facendola ricadere dolorosamente sulla fascia metallica.Ella sentì gli aghetti piantarsi nei suoi capezzoli e sugran parte del seno, non poteva ne sollevarsi ne spostarsi e io dolore era intenso.
Anche Ale aveva il cazzo contro gli aghi e anche lui si lamentava con un mugugno continuato.
Ale sentì il frustino che scorreva slla sua pelle e scendeva in basso, lo sentì solleticargli il solco fra le natiche e poi le palle e poi, ancorasulle sue gambe fino i piedi e risalir ancora.
Quando arrivò ancora vicino ai testicoli setì dolore forte, l negro lo stava colpendo sui coglioni con piccoli colpi secchi. Ale sentiva comes i suoi tsticoli gli salissero nello stomaco e sentiva un dolore acuto sulle palle e uno sordo ma più fastidioso dentro la pancia appena sopra l’inguine.
Poi improvvisamente sentì delle dita fra le natiche che lo esploravano intimamente dentro il suo buchetto vergine, lo allargavano forse le dita erano più di una.
Improvvisamente venne liberato e al suo posto nel centro del tavolo

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