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Racconti di Dominazione

La schiava di lady Prescilla

By 27 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

di Tom (contatto FB: Tomas Mantelli)

Anna si presentò a casa di Prescilla poco dopo le dieci del mattino. Era una fredda mattinata novembrina e sulle strade levitavano cortine di nebbia simili a falangi di fantasmi.
La porta della villetta si aprì emettendo un bisbiglio e sulla soglia apparve una giovane ragazza dai capelli biondi. L’attenzione della schiavetta andò subito ai piedi della Dea, che in quel momento erano calzati in un paio di anfibi neri dalle stringhe slacciate, all’apparenza piuttosto vecchi.
‘Buongiorno, e tu chi saresti?’ domandò Prescilla, inclinando la testa da un lato con fare interrogativo.
‘Buongiorno, io sono Anna. La mia padrona Dafne dovrebbe averla avvertita che oggi sarei venuta a prendere servizio presso di lei per”
‘Ah, sì, sì’ora ricordo!’ esclamò Prescilla ‘Ma per telefono aveva detto che saresti dovuta arrivare alle nove. Come mai questo ritardo?’
‘Ecco” tentò di giustificarsi la schiava ”non è colpa mia. Padron Dafne mi ha ordinato di lucidare tutte le sue scarpe, prima che me ne andassi. E siccome non era soddisfatta mi fatto leccare anche le”
‘Ok, non ti ho chiesto la storia della tua vita’ tagliò corto la padrona ‘E sbrigati a entrare, che qui sulla soglia sto congelando’
Anna si affrettò a seguire Prescilla in casa. La bionda dominatrice le fece lasciare la borsa con i suoi pochi effetti personali nell’unica camera da letto della villetta e la condusse in cucina.
‘La mia amica Dafne mi ha detto che tu sei una schiava e che farai tutto quello che ti ordinerò. Voglio proprio vedere se le premesse corrispondono al vero’ disse la padrona ‘Vedi il pavimento? Bene, prendi la scopa che sta dietro la porta e da’ una pulita per terra’
‘Lo faccio subito’ rispose obbediente la schiava Anna.
Prese la scopa e iniziò a spazzare il pavimento della sala da pranzo, che era un tutt’uno col tinello, e del piccolo cucinotto.
‘Voglio che sia tutto lindo e pulito come si deve’ ordinò la dominatrice. Poi, vedendo che la schiava eseguiva correttamente ogni suo ordine senza esitare, aggiunse ‘Dafne aveva ragione. Essere la padrona è divertente!’
In quel momento Anna terminò di spazzare il pavimento e appoggiò il manico della scopa ad un angolo del muro.
‘Hai finito, servetta?’ domandò Prescilla ‘Humm’non penso proprio. Negli angoli c’è ancora un mucchio di polvere’
Con la punta di un piede indicò lo sportello sotto il lavabo e disse ‘Prendi secchio e spugna, un po’ d’acqua e un goccio di detersivo per i pavimenti. Non mi va di usare la lucidatrice’fa troppo rumore e non mi va di consumare corrente elettrica. Una schiava è molto più economica e oltretutto è anche più divertente! Dai, forza, mettiti in ginocchio e datti da fare’
Anna riempì il secchio d’acqua fino a metà e vi immerse la spugna, si inginocchiò ai piedi della padrona e iniziò a lavare il pavimento a pochi centimetri dalle punte degli anfibi della dominatrice. Prescilla sedette sul piano del lavabo e se ne rimase a guardare quella ragazza dall’aria così dimessa che iniziava a pulire la sua casa.
Tutta quella situazione l’aveva coinvolta fin da subito e i dubbi iniziali si erano dissolti nello sguardo docile della schiava. Gli occhi bassi e timidi di Anna sembravano promettere che per niente al mondo la serva si sarebbe ribellata ad un ordine impartito dalla sua nuova padrona.
Quando la sguattera ebbe terminato di passare la spugna sul pavimento del cucinotto Prescilla la richiamò a sé.
‘Schiavetta, torna qui!’
‘Subito, Prescilla’
‘Per te sono Lady Prescilla, sguattera. E dammi del lei, scema di una leccapiedi! Non sono mica tua amica!’
‘Sì, mi perdoni Lady Prescilla’ disse Anna, chinando umilmente il capo di fronte alla nuova proprietaria e gattonando con mani e ginocchia fino ai suoi piedi.
‘Ecco, brava. Mantieni gli occhi al livello delle suole dei miei anfibi, così fate conoscenza. Presto tu e le mie scarpe dovrete affrontare un lungo discorso su come si devono pulire suole e tomaie. Credo che sarai soprattutto tu, a parlare. Dialoghi muti, naturalmente. Capisci bene che le mie scarpe hanno bisogno di una lingua, non di mille parole’ah ah ah’
‘Sì, lady Prescilla. Ogni suo desiderio è un ordine’
La padrona rise soddisfatta. Tutte le piccole dimostrazioni di fedeltà della schiavetta la mettevano di buon umore.
‘Ma che brava cagnolina, che mi ha mandato Dafne. Credevo che un cane in casa non avrebbe fatto che sporcare, e invece ne ho trovato uno che non solo non perde peli ma addirittura sbriga le faccende più noiose al posto mio!’
Sollevò un poco la gamba destra e andò a posare la suola dell’anfibio sulla testa della serva.
‘Ma sei un pochino inaccorta, schiavetta. Non vedi che ti è sfuggito un punto? Proprio qui, sotto al tuo naso. Non vedi che è ancora sporco? Coraggio, pulisci il mio pavimento come si deve!’
E così dicendo premette con più forza il piede sulla testa della sottomessa. Anna si chinò di più e iniziò a pulire con cura anche quell’ultimo ritaglio di pavimento.
‘Da ora in avanti la mia parola è legge, per te’ disse la padrona.
‘Sì, lady Prescilla’
‘Da te pretendo obbedienza ed efficienza. Non ti sarà risparmiato nulla, ti punirò anche per le minime mancanze e dovrai essermi grata qualunque cosa io ti ordini di fare’
‘Sì, lady Prescilla’
La padrona sollevò il piede dalla testa della serva e lasciò che Anna si tirasse un poco su.
‘Va bene, basta pulire ‘sto pavimento! Mica me lo devi consumare!’ esclamò la bionda dominatrice ‘Dafne ti avrà anche insegnato come ci si comporta davanti ad un essere superiore qual è una padrona, ma tieni presente che lei rispetto a me è molto più dolce e gentile. Con me non si sgarra! Le mie punizioni non si dimenticano!’
Anna annuì mortificata.
‘Hai capito, leccasuole che non sei altro?’
‘Sì, lady Prescilla’
‘Ah, sì? In questo caso mostra il dovuto apprezzamento per la divinità che ti è davanti!’ ordinò Prescilla ‘Bacia i miei anfibi!’
Anna sollevò il capo, pose le mani sotto le suole delle calzature di Prescilla e cominciò a disseminare di baci la tomaia impolverata delle scarpe. La padrona accavallò le gambe per stare più comoda e lasciò che la schiava le rivolgesse il giusto tributo di fedeltà. Dopo qualche minuto Anna dischiuse le labbra e diede qualche timido colpetto di lingua sugli anfibi per togliere un po’ di polvere, ma la padrona la fermò togliendole i piedi da sotto il volto.
‘Ferma, stupida! Chi ti ha ordinato di leccarmi le scarpe?’
‘Mi perdoni, padrona, ma pensavo che”
‘Tu non devi pensare, schiava. Il tuo cervello serve solo a riempire quella cosa inutile che hai fra gli occhi e i capelli. Sono io che penso per te’
‘Chiedo scusa, lady Prescilla’ rispose la schiava Anna, tornando a baciare le suole degli anfibi della padrona.
‘Tu sei solo un oggetto di mia proprietà. Leccherai le mie scarpe solo quando io ti dirò di farlo, non prima’ terminò la giovane dominatrice ‘E guarda bene che ti sei già guadagnata una punizione’
‘Sì, lady Prescilla’
‘Più tardi avrai di che usare la tua lingua. Te la farò usare tanto a lungo da consumarla, puoi star tranquilla. Prima, però, c’è un’altra cosa che devi fare per me”
‘Chieda pure, lady Prescilla. Servirla è per me un privilegio’ disse la schiava Anna.
‘Sei brava a cucinare?’
‘Me la cavo, lady Prescilla’
‘Ok, voglio metterti alla prova. Oggi a pranzo voglio che tu prepari un bel piatto di spaghetti al ragù’
‘Sì, lady Prescilla’
‘E basta con tutti questi ladyprescilla e ladyprescilla! La tua voce mi è già venuta a noia!’ esclamò la dea, spingendo via la faccia di Anna con la suola dello stivale ‘Da qui in avanti apri la bocca solo se interpellata, ci siamo capite?’
La schiava annuì in silenzio.
‘Beh, almeno vedo che non sei completamente ritardata’ disse Prescilla. Scese con un agile balzo dal piano della cucina e camminò attorno alla sua nuova servitrice.
‘Adesso vedi di darti una mossa, cretina. Alle due ho un appuntamento importante in città, quindi vedi di non farmi far tardi. Preparami la doccia e lucida le mie scarpe col tacco. Mentre mi lavo i capelli cucinerai per me’
La schiava Anna non perse tempo. Andò in bagno e preparò con cura quanto desiderato dalla sua severa proprietaria, poi si ritirò nello sgabuzzino della villa dov’erano tenute le tante calzature della padrona. Sul pavimento davanti al mobile delle scarpe la sguattera scorse un paio di eleganti decolleté col tacco alto. Sicura che fossero quelle le scarpe con cui lady Prescilla sarebbe dovuta uscire, Anna si inginocchiò davanti ad esse e iniziò a lucidarne le suole con la lingua. La padrona, l’ultima volta che le aveva indossate, doveva aver camminato lungo una strada fangosa, e il sapore di terra era forte e sgradevole. Ciò nonostante la schiava portò a termine con immensa gioia anche quell’umile compito, ben consapevole del fatto che il suo ruolo di sottomessa fosse solo quello di adorare i bellissimi piedi della sua proprietaria.
Dopo qualche minuto di sottomissione, resasi conto che il tempo stava scorrendo via veloce e che la sua lingua non sarebbe bastata da sola a far brillare le scarpe, Anna raccolse un panno e del lucido da scarpe dal cassetto del mobile e terminò di lucidare le preziose decolleté di Prescilla.
Era ancora intenta a strofinare quando dal corridoio udì provenire forte la voce imperiosa della padrona.
‘Schiava! E’ pronta la mia doccia?’
‘Sì, lady Prescilla’ rispose Anna.
‘Ah, bene’ma tu dove ti sei cacciata?’ domandò la dea.
‘Sono nello sgabuzzino, mia signora’
Un attimo di quiete scandito solo dal suono dei passi della padrona, poi l’uscio dello sgabuzzino si aprì di colpo.
Prescilla si presentò sulla soglia della stanza, osservando la sguattera dall’alto. I suoi bellissimi occhi azzurri luccicavano d’ira e risentimento.
‘Serva incompetente! Che ci fai lì per terra?’
‘Sto lucidando le sue”
Anna non ebbe il tempo di terminare la frase. Con uno scatto fulmineo Prescilla le afferrò i capelli con una mano e le sbatté la faccia sul pavimento a pochi centimetri dalla punta dei suoi anfibi.
‘Razza di rimbambita, quando la padrona ti chiama non le si risponde da un’altra stanza! Si corre da lei e ci si inginocchia al suo eccelso cospetto!’
‘Sì, lady Prescilla’mi perdoni, mia signora. Le assicuro che non accadrà più!’ gemette Anna.
Prescilla sollevò un piede e lo calò sulla sua faccia, poi ruotò il tacco come quando si schiaccia una cicca di sigaretta su un marciapiede.
‘Sei solo una vermiciattola insolente che crede di fare la furba!’ esclamò la padrona ‘Provvederò io ad addestrarti come si deve. Conosci il vecchio metodo del bastone e della carota, piccola minorata mentale?’
‘Sì, lady Prescilla’
‘Ecco, credo proprio che tu abbia bisogno di quello. Certo non ti prenderò a bastonate! Se ti dovessi rompere sarei costretta a fare a meno di una schiava, e questo non mi va. Per te andrà benissimo il mio fedele frustino da equitazione. Non causa danni permanenti e fa molto male. Ti consiglio vivamente di non darmi il pretesto di usarlo troppo spesso. Hai capito bene, scema di una leccapiedi? La mia voce ti arriva bene, lì sotto il mio stivale?’
‘S’sì, lady Pre’Precilla’
La padrona ruotò nuovamente il tallone e premette con decisione sulla gola della schiava.
‘Come carota, invece, non c’è neppure bisogno di specificarlo’ti concederò l’onore di baciare e leccare le mie divine estremità. Fino a questo momento non ti ho concesso di vederle, ma capisci bene che questo è un premio che dovrai meritarti. Hai idea di quanta gente vorrebbe prostrarsi davanti a me e baciare la terra su cui cammino? Non ci metto nulla a trovare una sguattera migliore di te, quindi cerca di non farmi arrabbiare’
‘L’la ringrazio lady’lady Prescilla’
‘Ecco, brava. Ringraziami per l’immenso onore che ti faccio, toccando la tua sudicia faccia con la suola del mio anfibio’
‘Grazie, dea Prescilla’
‘Leccalo’
La schiava Anna ammutolì.
‘Sì, hai capito bene, stupidotta’ ripeté la padrona ‘Lecca la suola del mio anfibio’
La serva deglutì un grumo d saliva amaro. Aveva ancora nel palato il sapore acre del fango raccolto sulle suole delle decolleté di Prescilla. Con un grande sforzo torse dolorosamente il collo e iniziò a leccare lo sporco che costellava le tacche della suola dello stivale della padrona. Prescilla la guardò con un sorriso derisorio disegnato in volto e rise dei goffi tentativi della sguattera.
‘Sei proprio ridicola’ sghignazzò.
‘Ha ragione, lady Prescilla’
Un pestone deciso sulla guancia.
‘Non ti ho detto di commentare, animale! Continua a leccare!’
Anna obbedì. Per alcuni minuti la sua lingua scivolò sulla suola di gomma dell’anfibio di Prescilla, raccogliendo polvere, sporco e minutissimi detriti di terra. Infine la padrona tolse il piede dalla sua faccia e la lasciò sollevare all’altezza delle sue ginocchia.
‘Ah ah ah che buffa che sei!’ esclamò Prescilla ‘Sulla tua guancia è rimasta l’orma del mio stivale!’
Questa semplice frase, detta fra le risa, ebbe su Anna l’effetto di una scudisciata. La schiava si chinò di più, e di sua spontanea volontà andò a leccare la tomaia degli anfibi della padrona.
‘Grazie, mia signora” gemette la sguattera fra i baci e i colpi di lingua rivolti ai piedi della sua dominatrice ‘Lei è meravigliosa’una Dea’le sarò fedele per tutta la vita. La mia esistenza sarà interamente al suo benessere e”
‘Finiscila, cretina!’ ordinò Prescilla, rifilandole un calcio in una spalla ‘E non prenderti troppe confidenze. Decido io quando devi leccare le mie scarpe e quando invece devi restartene ferma e zitta, con la fronte sul pavimento! Ora vedi di tornare alle faccende da sguattera che ti avevo affidate!’
‘Sì, lady Prescilla’ disse Anna ‘Ho terminato di lucidare le sue scarpe’
‘Ah, bene. Se gli spaghetti che cucinerai saranno di mio gradimento ti concederò di portarne il segno dei tacchi sulla pelle. Le tue precedenti padrone ti hanno mai usata come zerbino?’
‘Qualche volta, padrona’
‘E ti calpestavano con i tacchi a spillo?’
‘No, questo no, lady Prescilla’
‘Ah ah ah, mi fa piacere sentirtelo dire. Ho sempre amato calpestare una schiava che non sa cosa sia il trampling estremo’
E detto questo la padrona se ne andò lasciando Anna ai suoi umilianti compiti domestici.
Lady Prescilla rimase a lungo sotto la doccia, beandosi del tiepido abbraccio del bagnoschiuma sulla pelle. Nell’altra stanza, nel frattempo, la sua schiava lavorava alacremente per preparare un buon pranzo alla sua sublime proprietaria. Anna non aveva granché dimestichezza con i fornelli. In passato aveva cucinato qualche volta per Dafne e per le sue amiche, ma perlopiù si era sempre limitata a piatti estremamente semplici.
Prescilla le aveva dato subito l’idea di una persona molto esigente e assai difficile da accontentare. Era mezzogiorno e mezzo, quando la porta del bagno si aprì. La dea uscì dalla doccia con indosso l’accappatoio allacciato in vita e un paio di infradito rosa. Si diresse nel cucinotto e si avvicinò alla serva, che nel frattempo stava apparecchiando la tavola con posate, piatti e bicchieri.
‘Perché stai preparando per due?’ domandò la padrona.
‘Ecco, io”
‘Piccola minorata mentale, chi ti ha detto che mangerai assieme a me?’
‘Nessuno, lady Prescilla’ rispose Anna ‘E’ solo che ho pensato”
‘Tu non devi pensare, bestia! Devi solo obbedire ai miei ordini! Mangerai solo dove e quando te lo dirò io, e il tuo unico pasto sarà costituito dai miei avanzi. Se non ce ne saranno vorrà dire che resterai a bocca asciutta e patirai la fame. Ci siamo capite?’
‘Sì, lady Prescilla’
‘Bene, ho giusto una ciotola per cani, di là nello sgabuzzino. Per te è più che sufficiente, visto che sei solo un animale’ concluse la dea ‘Ah ah ah non sei d’accordo con me?’
‘Certo, lady Prescilla’
‘Va bene, adesso ho fame. Hai preparato tutto come ti avevo chiesto?’
Anna annuì.
‘Sì, mia signora’
Andò al fornello e prese la pentola della pasta che stava cuocendo. Nel farlo non si avvide che Prescilla aveva sfilato una delle sue infradito dal piede e camminando vi inciampò sopra. Con il gomito colpì il manico della pentola e quella si rovesciò sui fornelli, spegnendo la fiamma e riversando il contenuto in parte sul piano di cottura e in parte sul pavimento. Ciuffi di spaghetti cotti per metà si sparpagliarono a terra, riversandosi in ogni direzione. Prescilla indietreggiò di un passo per evitare che l’acqua calda contenuta nella pentola le bagnasse la pelle delle delicate estremità.
‘Ma allora sei cretina!’ esclamò furibonda la padrona, rimettendosi l’infradito precedentemente tolta ‘Guarda qui cosa hai combinato!’
‘M’mi dispiace, padrona” gemette Anna, andando immediatamente a inchinarsi ai piedi della sua severa dominatrice.
‘Evidentemente Dafne non è stata abbastanza severa, con te. Una testa vuota del tuo stampo ha bisogno di un severo ammaestramento. Bene, cominciamo subito dalle basi!’ esclamò la padrona ‘Fino a un attimo fa avevi tanta fame, non è vero?’
Anna non rispose. Il suo sguardo rimase fisso e implorante verso i piedi della sua proprietaria. A conti fatti quella era la prima volta che la schiava poteva vedere le deliziose estremità di Prescilla senza indosso quei pesanti anfibi neri. Erano piedini estremamente eleganti e affusolati, proprio come aveva immaginato che fossero. Con una dea come Prescilla non poteva che essere così. Anna si sentì molto fortunata ad appartenere ad una giovane dominatrice come quella che adesso troneggiava sopra di lei. Certo, il loro primo incontro si stava rivelando piuttosto turbolento. In poche ore la schiava aveva mancato alle aspettative della dea in più di un’occasione e questo non era un bene. Per scusarsi si sporse verso i piedi di Prescilla e cercò di baciarli. La padrona, con un movimento felino, si scostò dalla sguattera e calò il piede destro sulla sua mano.
‘Non mi toccare, cretina!’ comandò ‘E’ già tanto se ti concedo l’onore di leccare il fango dai tacchi dei miei stivali’
‘S’sì, lady Prescilla’
‘Allora, minorata, che ne vogliamo fare di questo schifo di spaghetti?’ domandò la padrona, indicando con un cenno spregiativo del mento la pasta disseminata sul pavimento. La schiava evitò di rispondere, già immaginando ciò che sarebbe accaduto di lì a poco.
‘Fino a un minuto fa avevi tanta fame, non è vero?’ domandò ancora la padrona ‘Volevi mangiare assieme a me, mi è parso di capire’
Anna ristette in silenzio e Prescilla premette con più forza il tallone sulla sua mano.
‘Rispondi, scrofa!’ ordinò.
‘Sì, lady Prescilla’ disse la schiava con voce rotta dal dolore ‘Credevo mi fosse concesso di mangiare alla sua tavola’
‘Beh, rallegrati. Soltanto per oggi ti concederò di mangiare in mia presenza. Non solo ma mangerai proprio quello che stavi cucinando per me’
Sollevò il piede con cui stava torturando la mano di Anna e lo andò a posare su un ciuffo di spaghetti raggomitolato sul pavimento. La pasta fu schiacciata malamente sotto la suola della calzatura rosa e di essa non rimase che una poltiglia priva di colore.
‘Accomodati, cretina’ disse la padrona ‘Mangiane pure a sazietà. Naturalmente, visto che hai fatto rovesciare la pentola, mangerai gli spaghetti direttamente dal pavimento’
Anna gemette qualcosa di incomprensibile.
‘Non dovresti fare quella faccia’ disse la padrona con tono canzonatorio ‘Se poco fa hai pulito il pavimento come ti ho chiesto di fare non vi dovrebbero essere problemi, giusto? E gli spaghetti non dovrebbero essere poi tanto male, visto che volevi farli mangiare a me’
‘Sì, lady Prescilla’
‘Oh, certo, le suole delle mie ciabattine non sono proprio pulitissime. Che vuoi, ci cammino in casa e qualche volta anche in giardino. E infatti vedo che la pasta ha preso un bel colorino grigio e marrone. D’altra parte non vorrai mica lasciar raffreddare tutto questo ben di Dio? Coraggio, giù la testa e mangia!’
Il tono di voce della padrona non ammetteva repliche e Anna, sia pur a malincuore, iniziò a mangiare gli spaghetti da sotto le suole delle infradito di Prescilla.
La padrona durante tutto il pasto non mancò di darle precise indicazioni su cosa e dove dovesse mangiare ‘Vedi quel grumo di pasta che ho sulla punta della suole? Non fare la timida, mangia anche quello’ oppure ‘Cretina, non vedi che ti è scappato un ciuffo di spaghetti lì nell’angolino? Dai, che sono buoni! Mangiali!’
Il sapore di quella poltiglia, fredda e mescolata con polvere e terra, non era certo dei migliori, tuttavia Anna non si lamentò mai e continuò a mangiare fino all’ultima briciola di pasta spiaccicata sotto le ciabattine della sua proprietaria.
Alla fine Prescilla si dimostrò piuttosto clemente.
‘Va bene, cretina, mi hai fatto divertire a sufficienza. Prendi scopa e cencio e dà una pulita al pavimento’ ordinò ‘Io mangerò fuori. Non voglio essere infastidita dalla tua sgradevole presenza mentre sono a tavola’
‘Sì, lady Prescilla’
‘E al mio ritorno voglio trovare bagno pulito e camera da letto in ordine, ci siamo capite?’
‘Ai suoi ordini, mia signora’ annuì la schiava.
Prescilla le assestò un colpetto sulla testa con un lato del piede, rise di gusto e se ne andò.

tom

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