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La sottomissione di una moglie

By 8 Gennaio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

CAPITOLO 1

Luca e Daniela sognavano quella vacanza da anni.
Il Marocco, con le sue spiagge bianche, il mare caldo e cristallino, il sole, rappresentava per loro quasi una fuga dalla realtà e dai problemi quotidiani.
Certo, era un viaggio che costava, e per questo era stata una vacanza sempre rinviata.
Daniela, a quarant’anni, lavorava come segretaria part-time presso una grossa società, mentre Luca, di poco più grande di lei, mandava avanti una piccola libreria, il sogno di una vita.
Purtroppo, il sogno si stava lentamente dissolvendo per far posto ad una realtà fatta di pochi guadagni e molte spese. Le piccole librerie stavano ormai tutte chiudendo, stritolate dalla concorrenza delle grandi catene. Ma Luca, caparbiamente andava avanti, anche se questo significava non riuscire quasi a sbarcare il lunario.
Ultimamente, poi, oltre a non essere redditizia, la libreria aveva incominciato ad accumulare debiti.
Insomma, in casa le uscite di denaro, tra mutui, finanziamenti e vita quotidiana, erano molte e le entrate molto poche.
Quindi, quando Daniela sentì suo marito proporgli la vacanza, rimase stupefatta.
“Ma Luca, non ci sono soldi…”, aveva detto con una nota di sconforto.
“Non importa, qualcosa abbiamo. Ci meritiamo una bella vacanza! Sono anni che non ne facciamo una”, rispose il marito con un bel sorriso fiducioso.
Luca impiegò un bel po’ di tempo a convincerla, ma alla fine Daniela accettò l’idea di quella vacanza con gioia e trepidante attesa.
Le serate seguenti vennero trascorse nei preparativi in vista del viaggio.
Il luogo, nei pressi di Agadir, e l’albergo erano stati scelti da Luca dietro consiglio di un amico e a giudicare dalle immagini su internet era un posticino molto carino, immerso nel verde e a due passi da una spiaggia di sabbia bianca finissima.
Adesso che anche i biglietti aerei erano stati acquistati, a Daniela non rimaneva altro che decidere cosa mettere in valigia.
A pensarci bene, non era un compito facile, visto che erano anni che non si concedevano una vacanza e tutti i vestiti che aveva gli sembravano piuttosto obsoleti.
Nonostante questo, decise che non avrebbe fatto acquisti inutili, visto che già il volo e l’albergo non erano costati poco.
Daniela tirò fuori da un cassetto i suoi vecchi costumi da bagno e li provò.
Quei bikini erano oramai fuori moda, ed erano più adatti a una trentenne che ad una quarantenne, a giudicare dalla sgambatura.
Oltre a ciò, si accorse che gli andavano un po’ stretti, ma nonostante tutto decise che non ne avrebbe comprati di nuovi, non in città, almeno, dove i prezzi erano davvero alti.
Una volta giunti ad Agadir avrebbe trovato qualche bazar a buon mercato dove comprare il costume da bagno più adatto a lei.
Quello a cui non poté rinunciare, invece, fu un salto dall’estetista, che programmò qualche giorno prima della partenza.
Quella stessa sera, a casa, la fatidica prova costume culminò nella frase “Come stò?” che Daniela rivolse pensierosa a suo marito.
Luca, come al solito preso dai suoi conti di lavoro annuì distratto.
In effetti, Daniela stava più che bene.
A quarant’anni era una donna decisamente piacente: lunghi capelli neri lisci facevano da cornice ad un viso attraente dove occhi color nocciola e labbra carnose magnetizzavano l’attenzione di chiunque avesse incrociato il suo sguardo.
Il corpo poi era in perfetta forma, la pelle chiara, il seno pieno e sodo, le gambe snelle e slanciate e un fondoschiena sensuale erano messi perfettamente in risalto da quel bikini bianco che Daniela osservava dubbiosa allo specchio.
“Non ti sembra un po’ stretto?”, chiese al marito.
Qualsiasi altro uomo avrebbe avuto stampato in faccia una bella espressione mista di approvazione e desiderio.
“No”, si limitò invece a dire Luca senza nemmeno alzare gli occhi dal foglio dei conti.
Daniela lo fissò pensierosa.
Magari quella vacanza sarebbe riuscita a scuotere un po’ Luca dal suo torpore, sempre preoccupato dal lavoro e poco attento alla propria moglie.

Il giorno della partenza Daniela era contenta come una scolaretta in gita scolastica.
Dopo un viaggio in aereo di alcune ore atterrarono all’aeroporto di Agadir in un pomeriggio caldo e afoso.
L’albergo si trovava a diversi chilometri da Agadir e per raggiungerlo dovettero prendere un pulmino vecchio e rumoroso che percorse una lunga strada isolata e dissestata.
Quando finalmente giunsero in albergo, Daniela, guardandosi attorno, ebbe un moto di sconforto.
Le foto su internet probabilmente erano state scattate vent’anni prima e da allora quel posto doveva aver ricevuto davvero poche attenzioni.
Gli arredi della piccola hall, i suoi divani, le tende e i tappeti erano vecchi e polverosi.
Il proprietario, un uomo sulla cinquantina con addosso una tunica sgualcita, li accolse con un grande sorriso sdentato mentre incitava il fattorino dell’albergo, che era un anziano del luogo, a prendere i bagagli degli ospiti e portarli su in camera.
Le pratiche burocratiche, per quanto semplici in quei posti, furono sbrigate con una certa difficoltà, poiché Said, questo era il nome del proprietario, parlava solo l’arabo.
Terminato il lavoro, Said porse loro una chiave facendo segno di seguirlo.
“Speriamo che almeno la stanza sia pulita”, pensò sospirando Daniela mentre Said faceva strada su per le scale.
Purtroppo la stanza non sembrava migliore della hall: piccola, con pochi mobili, un vecchio letto matrimoniale ed una ventola a soffitto ancora più vecchia che girava pigramente e sembrava volesse cadere da un momento all’altro.
Daniela incrociò lo sguardo deluso di Luca.
“Dai, vedrai che ci rilasseremo e sarà una bella vacanza”, gli disse quasi per infondergli coraggio.
“Sarà… ma a giudicare da quello che vedo non abbiamo fatto un buon affare…”, rispose Luca sconsolato.
Daniela non rispose e si recò sul piccolo balcone.
“Dai, vieni a vedere …”, lo chiamò con voce squillante “… guarda che bel panorama …”, disse stringendo il braccio del marito.
In effetti, dal balcone si poteva intravvedere il mare limpido e cristallino e la spiaggia bianchissima.
Luca la abbracciò amorevolmente.
Dopo un ultimo sguardo al mare, Daniela rientrò in stanza e si recò in bagno.
Notò che non c’era la doccia, ma una piccola vasca da bagno con in cima una tendina di plastica per lavarsi in piedi. Poi si recò al lavandino guardandosi alla piccola specchiera. Tirò un sospiro di sollievo quando aprendo le manopole dell’acqua constatò soddisfatta che questa usciva senza difficoltà.
Rientrata nella stanza, cominciò a disfare i bagagli e a sistemare i vestiti nel piccolo armadio.
Terminato il lavoro Daniela, che non vedeva il mare da almeno cinque anni, disse: “Che ne dici di andare subito al mare?”.
Luca, che nel frattempo si stava rilassando sul letto annuì a malincuore.
E così entrambi si prepararono per la spiaggia.
Daniela andò in bagno, si tolse le scarpe, la maglietta ed il pantalone color cachi che aveva addosso, gli slip e il reggiseno ed indossò il bikini bianco, ripromettendosi che il giorno dopo sarebbe subito andata alla ricerca di un bazar. Indossò poi un pareo color turchese che si allacciava dietro al collo ed inforcò un paio di infradito.
Poi, insieme a Luca, uscirono dalla stanza e scesero nella hall.
Incrociato Said, Luca tentò di farsi spiegare in tutti i modi come raggiungere il mare. Ma era un’ impresa tutt’altro che semplice vista la difficoltà della lingua e la distrazione di Said, più intento a lanciare occhiate a Daniela che a prestare ascolto alle domande del marito.
Intervenne così Daniela e a questo punto, Said, sembrò capire al volo le informazioni che lei gli chiedeva e le indicò una stradina subito dietro l’albergo che li avrebbe portati direttamente in spiaggia.

E così i due si incamminarono per il percorso che gli era stato indicato, notando che l’albergo stava ad una certa distanza dal mare.
Una volta giunti in spiaggia, Daniela si accorse che questa era del tutto priva di comodità: era una spiaggia pubblica, isolata, priva di ombrelloni, sdraio, docce o spogliatoi. Si vedeva solamente in lontananza un piccolo chiosco che vendeva bibite.
Ciò che non mancava era una lunga fila di cespugli che separava le dune dell’entroterra dalla sabbia finissima della spiaggia che arrivava al mare.
Il posto era frequentato da pochi turisti e da gente del luogo.
“La prossima volta ci affideremo a un tour operator …” disse Luca con un mezzo sorriso.
“Non fa niente”, rispose Daniela per rincuorarlo, “la spiaggia è di sabbia fine come piace a me e il mare sarà senz’altro caldo”.
E così, una volta sistemati gli asciugamani ad una certa distanza dal mare, Daniela, con indosso il pareo prese Luca per la mano e insieme andarono sul bagnasciuga.
Il mare in effetti era tiepido.
“Facciamo il bagno!”, propose Daniela e Luca annuì.
Così, Daniela tornò indietro e si tolse il pareo, poi con passo veloce tornò sul bagnasciuga, incurante degli sguardi incuriositi delle poche persone sparse per la spiaggia.
Il bagno nel mare di Agadir, fu per Daniela un’esperienza rilassante e liberatoria. In quelle calde acque, vicino a Luca, circondati dalla pace del luogo, le preoccupazioni della vita quotidiana sembravano per un momento scomparire.
I due indugiarono in mare per diverso tempo, nuotando e scherzando, poi Luca, stanco, prese la via del bagnasciuga e Daniela, a malincuore lo seguì. Si sdraiarono sui loro asciugamani, godendo del sole del tardo pomeriggio.

Girandosi sulla schiena, Daniela notò un uomo incedere nella loro direzione, ma non ci fece caso più di tanto e continuò a prendere il sole.
“Buon giorno”, disse l’uomo che si era fermato a pochi passi da loro.
Daniela lo squadrò portandosi la mano alla fronte per ripararsi dal sole.
Era un signore attorno alla sessantina, asciutto, con una barba curata e dall’aria severa.
“Buongiorno, Alberto!”, disse Luca alzandosi in piedi e stringendogli con calore la mano.
Daniela si alzò a sua volta lanciando uno sguardo interrogativo al marito, il quale si affrettò a fare le presentazioni. “Daniela, ti presento il signor Alberto, un affezionato cliente della mia libreria.”
Ora che gliel’aveva detto, a Daniela sembrò di ricordarsi di averlo incrociato un paio di volte in libreria.
Non gli aveva fatto una buona impressione, perché in entrambe le occasioni, a Daniela era parso che quell’uomo gli avesse lanciato delle lunghe e profonde occhiate.
“Piacere, Daniela”, si affrettò a dire mettendo da parte le sue impressioni.
“Piacere mio”, rispose Alberto tenendole la mano per qualche istante e squadrandola dalla testa ai piedi “Sei davvero fortunato, Luca. Hai una moglie stupenda”.
Daniela abbassò lo sguardo, rimproverandosi di avere addosso quel dannato costumino stretto.
“Allora, come vi trovate nell’albergo di Said?”, chiese Alberto.
“Molto bene”, rispose prontamente Luca, mentre Daniela gli lanciava un’occhiata interrogativa.
“Bene bene, vi lascio prendere il sole. Io stò in una casa a pochi passi da qui. Avremo modo di rivederci.” Aveva detto quell’ultima frase fissando Daniela, poi, voltandosi, riprese il suo cammino lungo la spiaggia.
“Luca, perché non gli hai detto che l’albergo fa schifo?”, chiese Daniela al marito.
“Perché è lui che me l’ha consigliato …”, rispose Luca.
“E allora? Digli che ti ha dato un pessimo consiglio …”, rispose Daniela seccata.
“Non posso …. non vorrei contrariarlo. Vedi, non è solo un cliente affezionato della libreria”, disse Luca con un po’ di difficoltà.
“Che vuoi dire?” lo incalzò Daniela
“Il fatto è che mi stà anche aiutando in questi momenti di difficoltà …”, rispose Luca sempre più in imbarazzo.
“Spiegati meglio, Luca”, gli intimò la moglie fissandolo negli occhi.
“Bè…, lo sai. La libreria non va bene, ci sono parecchi debiti a cui dobbiamo fare fronte e le banche hanno difficoltà a concedermi altri finanziamenti. Lui crede in me e mi ha presentato a dei finanziatori che mi hanno concesso un piccolo prestito, giusto lo stretto indispensabile per tirare avanti.”
Daniela fissò Luca riflettendo per qualche istante. In effetti avevano dei debiti e forse questi erano più di quelli che lei sapeva, visto che Luca non parlava volentieri di queste cose.
Inoltre, sapeva che c’erano delle difficoltà con le banche. Tutto sommato se il marito aveva trovato qualcuno disposto ad aiutarlo, lei non ci vedeva nulla di male. Pensò quindi che la prima impressione che si era fatta del signor Alberto, era sbagliata.
“Bè, potevi anche dirmelo”, disse Daniela sdraiandosi, “lo sai che non devi tenerti tutti i problemi per te.”
“Già…”, rispose Luca a sua volta.
“Tutto sommato hai fatto bene, non c’è bisogno che il signor Alberto sappia che l’albergo che ci ha consigliato è pessimo.”, detto questo si rilassò sulla sabbia.

CAPITOLO 2

Quando Daniela riaprì gli occhi, il sole stava ormai tramontando davanti al placido mare di Agadir, colorando di tinte arancioni il cielo.
Marito e moglie decisero così di ritornare in albergo, dove, dopo una doccia rigenerante si vestirono per la cena.
Daniela scelse di mettere, sopra a slip e reggiseno di cotone, una comoda gonna lunga e una maglietta. Ai piedi un paio di sandali bassi.
Scesero così al ristorante dell’albergo, costituito da una piccola sala del tutto anonima con diversi tavoli.

Una volta accomodata al proprio posto, Daniela si guardò in giro.
L’albergo non doveva ospitare molti turisti, a giudicare dai tavoli occupati; c’erano infatti soltanto due coppie di una certa età, di nazionalità probabilmente inglese, e poi una coppia francese ed infine una tavolata di turisti tedeschi, allegri e rumorosi.
La cena non fu certo di quelle da ricordare, scarsa e troppo speziata, ma sia Daniela che il marito si accontentarono e trascorsero il tempo a parlare di cosa avrebbero potuto visitare ad Agadir e di frivolezze varie.
Una volta terminato il pasto, i due raggiunsero la hall e chiesero a Said informazioni su Agadir, su come poter raggiungere il paese e su cosa c’era nei dintorni dell’albergo.
Il solerte proprietario, impiegò diverso tempo a capire le richieste della coppia e un tempo ancora maggiore a farsi capire.
In pratica rispose che il posto dove stavano era piuttosto isolato. Da quelle parti, oltre al suo albergo, c’era solo un ristorante ed un locale a mezzo chilometro da li, e per quanto riguarda Agadir, quel camioncino scalcagnato che li aveva portati li dall’aeroporto era l’unico mezzo di collegamento con Agadir, e passava solo una vota ogni tre giorni.
Luca e Daniela si guardarono in faccia con aria depressa.
“Uffa …”, pensò Daniela, “qui attorno non c’è nemmeno un bazar dove cercarmi dei costumi da bagno più adatti. Mi toccherà tenere quelli che ho …”, ma tenne per se questo suo disappunto.
Ciò che invece disse a Luca per rincuorarlo fu: “Bè … tu hai portato una buona scorta di libri di lettura … vorrà dire che questa vacanza sarà all’insegna del mare, del sole, del riposo e della lettura!”
“Cosa volere di più dalla vita …??”, rispose Luca sorridendo.

I due, a questo punto, lasciarono l’albergo per fare una breve passeggiata lungo la spiaggia.
L’aria della sera era calda e ferma, non c’erano luci ad illuminare il cammino, se si esclude quella della luna e non si udivano rumori al di fuori della risacca marina.
Alcune ombre apparivano e scomparivano tra i cespugli lungo la spiaggia, e Daniela ebbe come l’impressione di essere osservata, ma non ci fece caso più di tanto e continuò a chiacchierare col marito del più e del meno.
Terminata la passeggiata, tornarono nella loro stanza d’albergo e Luca, stanco per il viaggio, prese subito sonno.

La mattina seguente Daniela e Luca andarono in spiaggia di buon’ora, subito dopo aver fatto colazione. Il caldo era davvero opprimente e così alternavano il riposo e la lettura in spiaggia a dei lunghi bagni rinfrescanti.
Daniela notò con disappunto che i pochi turisti della spiaggia non avevano alcun imbarazzo a prendere il sole e a fare il bagno nudi.
“Luca…” disse Daniela distogliendo lo sguardo da una coppia di cinquantenni che passeggiava sul bagnasciuga senza costume da bagno, “credo che siamo capitati in una spiaggia di nudisti …”
“E’ una spiaggia mista …”, precisò Luca, “ho notato anche qualche bagnante in costume da bagno.”
“Bè, meno male, altrimenti ci cacciavano …”, disse con ironia Daniela.
Attorno all’una, Daniela si incamminò verso l’unico chiosco della spiaggia, in cerca di qualcosa da bere per se e per Luca.
Qui fu subito squadrata dalla testa ai piedi da un paio di giovani sui trent’anni che bevevano una birra seduti ad un tavolino. Sentiva i loro occhi addosso e si pentì di non aver messo addosso il pareo.
“Ciao!”, si sentì dire alle spalle mentre stava aspettando la sua ordinazione, “come ti chiami?”
I due si erano alzati e, venuti accanto a lei, la stavano palesemente abbordando.
Erano persone del posto e parlavano un italiano stentato.
“Io sono Amid e lui è Amir…” disse uno dei due a Daniela.
“Piacere Daniela”, rispose lei in tono sbrigativo senza guardarli, ansiosa solo di prendere le sue bibite.
“Perché non ti siedi con noi, Daniela?”, continuò Amid.
Daniela declinò con cortesia l’invito e ottenuta la sua ordinazione si incamminò per tornare indietro.
Il resto del pomeriggio trascorse placidamente, con Daniela che tuttavia non riusciva ancora ad abituarsi alla vista di uomini e donne nudi in spiaggia.

“Ti precedo, così mi faccio una doccia”, disse Daniela ad una certa ora al marito, intento ancora a sonnecchiare, poi si sollevò, si mise addosso il pareo, prese le infradito e si diresse verso la stradina che portava all’albergo.
Giunta nella hall chiese le chiavi della stanza a Said, il quale, sfoggiando il suo migliore sorriso, gliele porse con accentuata cortesia, non mancando, tuttavia, di osservare con desiderio le sue gambe mentre Daniela saliva per le scale.
Una volta in stanza, si tolse il bikini e lo lasciò cadere sul letto, si diresse poi in bagno osservandosi di sfuggita davanti al piccolo specchio. Quindi si mise in piedi nella piccola vasca da bagno, tirò la tenda di plastica e si lasciò andare ad una doccia lunga e rigenerante.
Poi si asciugò e nuda tornò nella stanza. Aprì l’armadio per prendere gli slip e rimase per un istante interdetta, sbattendo un paio di volte le palpebre.
Rapidamente aprì le varie ante e tutti i cassetti … niente.
Un’espressione mista di spavento e smarrimento si impossessò di lei: tutti i suoi vestiti e la sua biancheria intima erano spariti!
Si voltò verso il letto e vide che mancava anche il costume da bagno e le infradito che aveva lasciato lì.
Qualcuno doveva essere entrato in stanza mentre era sotto la doccia e si era portato via tutte le sue cose!
Non era possibile, non riusciva a credere che era capitato proprio a lei.
In quello stesso istante rientrò suo marito.
“Luca, una cosa da non credere … Sono appena stata derubata di tutti i miei vestiti!!”, gli disse Daniela con tono disperato.
Luca la fissò a sua volta incredulo, “Ma che dici?”
“Guarda tu stesso!”, si agitò Daniela, “Armadio, cassetti … niente, non mi hanno lasciato neanche uno slip da infilarmi!!”
“Ma non è possibile”, fece Luca mentre apriva armadio e cassetti.
Ma in effetti tutto quello che vide furono solo i suoi vestiti; degli indumenti della moglie neanche l’ombra.
Poi allarmato si precipitò al cassetto della piccola scrivania dove aveva lasciato le sue cose.
Con orrore vide che gli erano stati rubati sia i soldi che le carte di credito.
“No!”, gridò con disperazione “ci hanno portato via tutto!”.
Detto questo si sedette accasciandosi sul letto, mentre Daniela, senza nulla addosso, faceva su e giù per la stanza come una disperata.
Si scambiarono un’occhiata come per dire “E adesso??”

Erano in una stanza d’albergo di un posto isolato nei pressi di un paese del Marocco, derubati di gran parte delle proprie cose.
Passarono molto tempo a maledire l’albergo, il proprietario e quando avevano avuto l’idea di partire per le vacanze.
Poi Luca si fermò.
“Ho un idea”, disse, “forse può aiutarci qualcuno.”
Daniela lo guardò con aria interrogativa.
“Ho il numero di cellulare del signor Alberto, ha detto che sta qua vicino. Provo a chiamarlo.”
“Speriamo che ci dia una mano …”, gli disse Daniela speranzosa.
E così Luca chiamò Alberto e gli espose la situazione: che erano stati derubati, che si erano portati via tutti vestiti di Daniela, i soldi, e che non sapevano cosa fare.
Daniela vide suo marito in silenzio mentre ascoltava Alberto poi lo ringraziò almeno dieci volte e chiuse il telefono.
Tirò un bel sospiro di sollievo e disse alla moglie: “Ha capito la situazione e ha detto che sta arrivando.”

Quando bussarono alla porta, Daniela si diresse in bagno per mettersi almeno un asciugamano addosso e chiuse la porta.
“Luca, sono terribilmente dispiaciuto per quanto è accaduto”, sentì dire da dietro la porta.
“Siamo esterrefatti, sia io che mia moglie, non ci era mai capitata una cosa simile”, rispose Luca.
“Dov’è ora Daniela?” chiese Alberto.
“E’ in bagno, vorrebbe uscire per salutarti, ma non le hanno lasciato nemmeno qualcosa da mettersi addosso”, rispose Luca.
“Sì me l’avevi detto. Per questo le ho portato questo. E’ la prima cosa che ho trovato, è di una amica che è ospite da me” disse Alberto, porgendo a Luca un sacchetto.
“Non so come ringraziarti, lo do subito a Daniela, almeno sarà presentabile”, disse Luca.
Detto questo, Daniela sentì bussare alla porta del bagno, la socchiuse e Luca gli porse il sacchetto.
“Te lo manda Alberto, è di una sua amica. Almeno non devi andare in giro nuda!”, le disse per sdrammatizzare.
Daniela prese la busta e chiuse di nuovo la porta.
Era un abitino bianco con le spalline che non arrivava nemmeno a mezza coscia, scollato e che lasciava completamente scoperta la schiena.
“Ma che razza di amiche frequenta questo Alberto?”, pensò Daniela mentre era costretta suo malgrado a indossare quel vestito.
La busta conteneva anche un paio di sandali.
Erano molto appariscenti: gialli, aperti e con un tacco di dieci centimetri.
Daniela non poté fare altro che metterseli ai piedi e una volta sistemata, uscì dal bagno, camminando non senza una certa difficoltà.
“Daniela …”, disse Alberto vedendola uscire e squadrandola dalla testa ai piedi, “sono mortificato …”
“Be … non è colpa sua, ma non voglio rimanere in quest’albergo un istante di più”, rispose lei.
“Siamo in grande difficoltà”, intervenne Luca rivolgendosi ad Alberto, “non ci hanno lasciato nemmeno i soldi andare da qualche altra parte.”
“Capisco perfettamente,” disse Alberto. “Sentite, vi posso ospitare da me in questi giorni, giusto per non compromettere del tutto la vacanza e magari nel frattempo qui ritrovano le cose di Daniela, che ne dite?”
Marito e moglie si guardarono a vicenda.
“Non vorremmo disturbare …” cominciò Luca.
“Nessun disturbo”, rispose Alberto, guardando Daniela.
“Bè … se per lei va bene …” disse Daniela titubante.
“Allora è deciso, vi aspetto di sotto”, concluse Alberto e detto questo uscì dalla stanza.
Il tempo che Luca raccolse le sue cose e le mise nella valigia e i due scesero nella hall.
Le persone presenti si voltarono a guardare Daniela mentre camminava nella hall in quel vestito corto bianco e su quei tacchi alti così appariscenti.
Solo in quel momento Daniela si rese conto che non indossava alcuna biancheria intima e sperò vivamente che quel vestitino bianco non lasciasse intuire la cosa.
Purtroppo, ad un occhio esperto come quello di Said, la cosa non poteva sfuggire osservando il fondoschiena di Daniela stretto attorno a quel vestito leggero.
Marito e moglie si voltarono verso di lui e gli si fecero incontro.
La successiva mezz’ora fu trascorsa con Luca e Daniela che protestavano vivamente e manifestavano a Said tutto il loro disappunto.
Said, da parte sua, con aria contrita si dispiaceva e in arabo sembrava che chiedesse scusa in tutti i modi possibili.
Alberto assisteva da poca distanza alla scena.
Terminata la discussione, Luca manifestò a Said l’intenzione di andar via, ma l’albergatore gli fece capire che c’era da pagare il pernottamento di una notte.
“Cominciate a uscire, penso io a saldare il vostro pernottamento di ieri”, intervenne Alberto.
E così Luca e la moglie uscirono dall’albergo, ringraziando ancora una volta Alberto e non degnando più di uno sguardo Said.
Nello stesso momento in cui erano arrivati in strada, marito e moglie non potevano certamente accorgersi che Alberto stava stringendo la mano a Said in segno di intesa.
“Ti servono i suoi vestiti?”, chiese Said ad Alberto in un italiano quasi impeccabile.
“Puoi farne ciò che vuoi …”, rispose Alberto salutandolo.

CAPITOLO 3

L’abitazione di Alberto era in realtà una grande villa, proprio davanti alla spiaggia, poco più avanti dell’albergo.
Una volta giunti all’ingresso Alberto fece accomodare Luca e Daniela nell’ampio soggiorno, dove ad attenderli c’era una signora bionda molto appariscente.
‘Tu devi essere Daniela, io sono Paola.’, incominciò la donna presentandosi ai suoi ospiti, ‘Alberto prima di venire da voi mi ha raccontato cosa vi è capitato ”.
‘E già ‘ una cosa davvero incredibile’, rispose Daniela un po’ in imbarazzo.
I minuti seguenti furono spesi nelle presentazioni e nel racconto dell’accaduto, poi Alberto portò i suoi ospiti a visitare la casa.
Oltre al soggiorno e a una bella cucina, la villa disponeva di un bel salone adibito a biblioteca, con numerosi libri di ogni genere. Nel salone vi erano anche due comodi divani e un grande tavolo in legno.
Alberto accennò al fatto che era un grande collezionista di libri e che quelli che aveva qui non erano nulla in confronto alla biblioteca nella sua casa in Italia.
Luca fu subito rapito da tutti quei volumi, molti dei quali erano decisamente antichi.
Terminata la visita della biblioteca, Alberto li portò nella zona notte della villa.
‘Mi dispiace, ma non dispongo di una camera da letto con letto matrimoniale, dovrete dormire in stanze separate’, disse a Daniela con finto rammarico.
‘Non fa niente ”, intervenne Luca, ‘è già molto il fatto che ci ospiti.’
E così mentre Alberto condusse Luca alla sua stanza, Paola accompagnò Daniela alla sua.
La stanza di Daniela era piuttosto povera: un letto, un armadio a muro, un piccolo comò e uno specchio.
Daniela aprì subito l’armadio a muro nella speranza di trovare qualche vestito, ma l’unica cosa che trovò fu una specie di vestaglietta rosa semitrasparente che avrebbe dovuto fare da pigiama..
‘Dovrò ancora rimanere con questo abito striminzito ‘ e senza biancheria sotto ”, pensò sconsolata.
Quando chiese a Paola se per caso avesse un altro vestito e della biancheria intima, questa rispose allegramente : ‘Mi dispiace, ma l’unico vestito che ti possa andar bene è quello che ti ho dato. Domani ti darò un costume da bagno e la biancheria!’
Quella sera cenarono in villa e poi trascorsero il resto della serata nel salone della biblioteca a parlare del più e del meno mentre Luca sfogliava i libri.
Daniela aveva una certa difficoltà nello stare seduta sul divano, con quella gonna corta che continuava a tirarsi su scoprendo generosamente le cosce e col pensiero di essere senza biancheria intima. Ma Alberto e Paola sembravano provare un sottile piacere nel vederla così in imbarazzo.

Il mattino seguente Paola bussò alla porta della stanza di Daniela: ‘Ti ho portato il costume da bagno che penso possa andarti bene’, le disse porgendogli un sacchetto, ‘Ti aspetto in soggiorno’.
Daniela lo indossò e rimase alquanto esterrefatta, ‘ma io non posso indossare una cosa del genere ”, pensò guardandosi allo specchio.
Si trattava di un costume due pezzi bianco. Il pezzo di sotto era un tanga la cui sottile striscia di stoffa si infilava del tutto tra le natiche lasciando praticamente scoperto il sedere, mentre il pezzo di sopra era fatto da due triangolini di stoffa che coprivano a mala pena il seno.
‘Non ho nemmeno un dannato pareo ‘ come diavolo faccio a uscire così?’, pensò spazientita.
Provò a chiamare ad alta voce Paola, nella speranza che potesse portargli qualche cosa da mettersi sopra, ma nessuno la sentì. Così fu costretta ad infilarsi i sandali ed uscire dalla stanza.
Con passo incerto raggiunse il soggiorno, dove trovò seduti ad un divano Paola e Alberto che non mancarono di osservarla.
Il suo corpo tonico e sensuale appariva a dir poco sexy, con quel costumino e quei tacchi.
Una vampata di imbarazzo colse Daniela nel momento il cui Alberto la guardò.
‘Paola ‘ ehm ‘ non sono sicura che mi stia bene questo costume ”, disse Daniela cercando di ripararsi dietro la spalliera del divano, ‘non ne avresti per caso un altro?’.
Paola si alzò e le andò incontro osservandola: ‘Sciocchezze, stai benissimo, è un costume che mette in risalto alla perfezione le tue forme’, disse.
‘Ma veramente ‘ non sono abituata ad indossare costumi tipo tanga’, provò a replicare Daniela.
Nel frattempo anche Alberto si era alzato e la stava osservando ‘Bè ‘ è il caso di cominciare. Un corpo come il tuo è un peccato non mostrarlo’, disse.
Daniela avvampò e abbassò gli occhi.
‘Luca è nella sua stanza?’, chiese Daniela per cambiare discorso.
‘Luca è uscito di buon ora. E’ andato a pescare con dei pescatori del posto che gli ho presentato, ma ci raggiungerà dopo in spiaggia’, gli rispose Alberto.

Quel giorno Daniela ebbe come l’impressione che tutti gli occhi dei pochi bagnanti fossero puntati su di lei, e probabilmente non aveva torto.
Alberto e Paola avevano scelto un posto in spiaggia poco riparato e Daniela, mentre prendeva il sole, era costantemente osservata.
Ma la cosa si fece ancora più imbarazzante durante il bagno che Daniela si decise a fare quasi trascinata da Paola.
Fu solo quando uscì dall’acqua, a parecchia distanza dal suo posto in spiaggia che Daniela si accorse che il suo costume da bagno, una volta bagnato era praticamene trasparente.
Quando e ne accorse cercò di coprirsi con le mani e guadagnare il più in fretta possibile la sua asciugamano sulla spiaggia, mentre Paola e Alberto l’osservavano con un sorriso malizioso.

I due giorni che seguirono, trascorsero in maniera piuttosto tranquilla, tra spiaggia, bagni e conversazioni. Luca quando non era in spiaggia amava starsene nella biblioteca di Alberto e Daniela gli faceva spesso compagnia.
Alberto e Paola, invece, continuavano a divertirsi a mettere in imbarazzo Daniela, con piccoli attentati alla sua moralità, come la volta che Alberto chiese a Daniela di prendergli un libro su uno scaffale alto della biblioteca; Daniela fu costretta a salire su una scala e Alberto mettendosi sotto, si godette il panorama. Naturalmente, la biancheria intima promessa da Paola non arrivò mai.

Il mattino seguente Luca apparve in cucina piuttosto preoccupato.
‘Sono stato chiamato dai miei creditori. Vogliono che torni subito in Italia, mi devono parlare, non so ”, annunciò teso a sua moglie e agli altri due presenti in soggiorno.
Daniela lo fissò per un attimo, poi disse ‘Forse dovremmo partire subito ”.
‘Ma no ”, intervenne Alberto, ‘Vedrai che non è nulla. Non è il caso di rovinare la vacanza anche a tua moglie. Sono sicuro che se parti e vai a sentire cosa vogliono, poi potrai ritornare tranquillamente. Sono certo che si risolverà tutto.’
‘Ma veramente ” fece per replicare Daniela.
‘Ma si, Aberto ha ragione’, intervenne Paola. ‘Vedrai che si tratterà solo di andare e tonare.’
‘Te lo pago io il biglietto aereo e chiamerò nel frattempo i tuoi creditori, ok?’, concluse Alberto.
‘Si ‘ penso sia la cosa migliore, è inutile rovinare la vacanza anche a te’, disse Luca rivolgendosi alla moglie.
‘Non so ”, rispose Daniela a cui no piaceva molto l’idea di essere lasciata lì dal marito.
‘Allora è deciso’, tagliò corto Alberto, ‘comincia a prepararti per la partenza, troverò poi io qualcuno che ti i accompagni ad Agadir.’
E cosi fecero.

Una volta che Luca partì, l’atteggiamento di Alberto e Paola nei confronti di Daniela cambiò quasi bruscamente.
In spiaggia non le davano molta confidenza, salvo imporle quasi a comando quando andare a fare il bagno oppure invitarla ad andare al chiosco per portare loro qualcosa da bere.
Fu così per tutta la giornata.
anche a cena, Paola aveva detto a Daniela, senza nemmeno troppe cerimonie, di preparare qualcosa da mangiare.
Daniela, alle prese con i fornelli, era piuttosto confusa, ma il suo pensiero era rivolto soprattutto a Luca e a quello che avrebbero potuto dirgli i suoi creditori.
La sua confusione crebbe ancora di più quando Alberto le disse che non avrebbe mangiato con loro in soggiorno, come le altre sere, ma da sola in cucina.
‘Ti aspetteremo poi in biblioteca, perché dobbiamo parlarti’, le disse poi secco.

Quando più tardi Daniela entrò esitando in biblioteca, trovò Alberto e Paola comodamente seduti sul divano.
Senza alzarsi, e senza farla accomodare, Alberto cominciò a farle un discorso che Daniela stentò a capire.
Parlava di suo marito Luca, dei debiti che aveva contratto e del rischio sia per lei che per Luca di perdere ogni cosa: libreria, casa, tutto.
Daniela continuava ad ascoltare Alberto senza capire.
‘Forse non ti è chiara la situazione’, disse a un certo punto Alberto in maniera brusca, alzandosi dal divano. ‘Dietro alle persone che ho presentato a tuo marito ci sono io, quindi Luca deve a me i soldi che gli sono stati prestati.’
La notizia giunse a Daniela del tutto inaspettata e la colpì come un sasso.
‘Perché Alberto non aveva detto nulla a Luca e perché adesso lo stava raccontando a lei?’, si domandò.
‘Posso mandarvi sul lastrico in qualsiasi momento’, si sentì dire da Alberto.
‘P-perché?’, disse Daniela con le lacrime agli occhi.
Alberto si limitò ad osservarla, poi disse: ‘Se farai esattamente ciò che ti dirò di fare, non succederà nulla.’
Lacrime di disperazione e impotenza solcarono il viso di Daniela.
‘Non voglio che mio marito perda tutto ”, riuscì a dire in un sussurro.
‘Non succederà, se tu farai ciò che ti dico’, rispose Alberto in tono serio.
Dopo attimi di silenzio, Daniela domandò tra le lacrime: ‘Cosa devo fare?’
‘Comincia con il toglierti quel vestito’, rispose Alberto.
Daniela rimase immobile per diversi istanti fino a quando Paola si alzò e la scosse: ‘Hai sentito? Togliti il vestito!’, le intimò.
E così Daniela cominciò tentennando a sfilarsi il vestito, e visto che non aveva nulla sotto si coprì pudicamente con le mani il seno e il pube.
Alberto e Paola si scambiarono uno sguardo soddisfatto.
‘Non è stato poi così difficile’, disse Paola ad Alberto.
‘Già…’, rispose Alberto che si avvicinò a Daniela scostandogli le mani per vederla meglio.
‘Da questo momento farai tutto ciò che ti ordinerò di fare’, cominciò, ‘sarai a mia competa disposizione. Il tuo corpo e la tua mente diventeranno di mia esclusiva proprietà e tu imparerai ad essere una schiava ubbidiente’, gli disse in modo secco.
Le parole di Alberto colpirono Daniela come un sasso, anche se ancora non capiva esattamente cosa le sarebbe capitato.

‘Che ne dici?’, chiese Paola rivolgendosi ad Alberto.
L’uomo si accostò ancora di più a Daniela, osservandola.
Le scostò i lunghi capelli neri, scoprendole il collo. Poi le appoggiò una mano sulla spalla, iniziando a farla scivolare lungo il suo corpo.
Paola nel frattempo aveva preso le braccia di Daniela e gliele aveva fatte incrociare dietro la schiena, sussurrandole all’orecchio di non muoversi.
La mano di Alberto scese lungo il petto di Daniela stringendosi come una morsa sul suo seno destro.
Lo strinse, ne valutò la consistenza, poi ne strinse il suo capezzolo.
Daniela impotente, emise un grido soffocato di dolore.
Poi Alberto continuò con la mano ad esplorare lentamente il corpo di Daniela accarezzando la sua pelle fino al pube.
Poi la fece voltare e piegare in avanti.
Prima la osservò, poi con la mano accarezzò il sedere di Daniela, insinuandosi tra le natiche alla ricerca del suo buchetto, e poi più giù sulla fica.
Terminato questo lavoro di esplorazione la fece sollevare.
‘Daniela ha un bellissimo corpo’, riferì a Paola. ‘Una bella quarta, un sedere sodo e rotondo e una fica tutta da scoprire. Sarà un piacere renderla una perfetta schiava’.
Poi, di nuovo rivolgendosi a Paola: ‘quella peluria sul pube deve sparire’, disse in tono perentorio.
Paola, che sapeva esattamente cosa fare, prese Daniela per un braccio e la portò via.

Quando dopo circa mezz’ora Paola riportò Daniela in biblioteca, Alberto valutò il lavoro fatto.
Daniela era stata completamente depilata nelle parti intime e adesso la sua fica era completamente esposta alla vista di Alberto.
‘Molto bene’, disse Alberto accarezzandosi la barba.
Poi avvicinandosi di più a Daniela le accarezzò il pube esposto con la mano, soffermandosi con le dita sul solco della vagina.
‘No!’, si lasciò sfuggire Daniela facendo un passo indietro, ma Paola, subito dietro di lei, la trattenne per le braccia.
Alberto guardò con accondiscendenza Paola.
‘E’ ancora a gli inizi, deve imparare’, disse.
Poi, avvicinandosi a pochi centimetri dal viso di Daniela le disse: ‘Quando dico che sei a mia competa disposizione intendo per qualunque cosa’, e dicendo così le strinse una tetta con la mano destra.
Daniela provò una fitta di dolore e i suoi occhi si inumidirono.
Poi la mano di Alberto si spostò di nuovo in basso, sulla fica di Daniela e con il dito cominciò a strofinare il solco della vagina.
Dopo un po’, d’improvviso, brutalmente infilò il dito medio nella fica di Daniela, che emise un grido strozzato.
‘Non muoverti’, le disse.
Iniziò così lentamente a masturbarla, muovendo avanti e indietro il dito medio nella fica di Daniela.
Il movimento si vece via via sempre più veloce fino a quando la fica di Daniela cominciò a inumidirsi. Daniela avvertì una sensazione di calore lungo la schiena, mentre le gambe incominciavano a tremargli.
Ma prima che potesse venire, Alberto interruppe il movimento ed estrasse il dito.
‘Per adesso va bene così. Hai una fica stretta, ma molto calda.’, le disse.
Detto questo, Alberto uscì dalla biblioteca chiedendo a Paola di accompagnare Daniela nella sua stanza e di farla riposare, l’indomani sarebbero andati in spiaggia.

CAPITOLO 4

Quella notte, il sonno di Daniela fu breve e agitato.
Quando la mattina seguente si svegliò, per un attimo pensò che quello che le era capitato la sera precedente fosse stato solo un brutto sogno.
Ma le bastò osservare il suo corpo nudo ed il suo pube completamente depilato ed esposto per capire che non era stato solo un sogno.
Il primo pensiero andò a suo marito Luca.
Con delusione e rabbia pensò a come Alberto l’avesse ingannato, carpendo la sua fiducia.
Poi si alzò da letto.
Aveva bisogno di sentire suo marito, di parlargli, di sapere come stava, e così cercò il suo cellulare, l’unica cosa che non le avevano rubato nell’albergo di Said.
Si ricordava di averlo lasciato sul comò, ma non lo trovò.
Di sicuro doveva averglielo preso Alberto e così, lacrime di sconforto rigarono le sue guance.
Trovò invece appoggiato al comodino una foglio su scritto: “Indossa il costume da bagno che trovi nell’armadio e raggiungici in sala. Paola.”
Daniela si fece forza, sperando che quella storia sarebbe finita quanto prima e si recò verso l’armadio.
Appeso ad un gancetto c’erano quelli che pensava essere due semplici pezzi di stoffa bianchi.
Osservandoli meglio capì, invece, che doveva essere un costume da bagno, una specie di micro tanga che lasciavano scoperto praticamente tutto.
Con riluttanza lo indossò e si guardò allo specchio.
Se il costume che le avevano fatto indossare fino al giorno prima appariva fin troppo provocante, questo era addirittura indecente: la parte di sotto era composta da un triangolino di tessuto che copriva a mala pena le grandi labbra, stringendosi poi in un sottilissimo filo bianco che scompariva infilandosi completamente tra le natiche.
Il pezzo di sopra era formato da due triangolini di stoffa in grado di coprire soltanto i capezzoli, lasciando completamente esposto il resto del seno.
Non aveva il coraggio di uscire così conciata e si sedette sul letto sconfortata.
Dopo un po’ Paola aprì la porta della stanza senza bussare.
“Cosa fai qui? E’ da un po’ che ti stiamo aspettando”, le disse seria.
“Ma … io non posso uscire così …”, rispose Daniela in tono implorante.
“Certo che puoi!”, disse Paola sollevandola per un braccio, “mettiti i sandali e andiamo.”

Quando giunsero nella sala, Daniela trovò Alberto comodamente seduto sul divano.
Imbarazzata per il fatto di essere praticamente nuda indugiò sulla porta.
“Vieni qui e fatti vedere”, la invitò Alberto.
E così Daniela con passo incerto raggiunse il divano.
Alberto osservò attentamente il corpo della donna, il suo seno pieno e sodo, la pelle abbronzata, il ventre liscio, le gambe snelle e toniche. Poi la fece voltare ammirandone anche il sedere la cui sensualità veniva accentuata dai tacchi alti dei sandali.
Daniela era decisamente una bomba sexy.
Senza dire una parola, Alberto si alzò e si diresse verso un cassetto, dove prese una macchina fotografica.
“Adesso facciamo un po’ di foto”, disse a Daniela.
“No… non voglio …” cercò di replicare Daniela.
“Hai sentito Alberto, su non fare storie”, intervenne Paola.
E così, prima che Daniela potesse aggiungere altro, il click della macchina fotografica di Alberto era già scattato un paio di volte.
“Quello che vuoi o che non vuoi tu non ha importanza”, le disse serio Alberto, “ricorda ciò che ci siamo detti ieri e fai sempre ciò che ti dirò di fare.”
Daniela abbassò gli occhi colta dallo sconforto e dalla disperazione e non trovando altre soluzioni assecondò i voleri di Alberto e si lasciò fotografare.
L’uomo le scattò diverse foto: in piedi, di spalle, seduta sul divano.
Mano a mano che scattava le foto, Alberto chiedeva, o meglio imponeva a Daniela con ordini secchi, di assumere pose sempre più provocanti come la foto che le scattò di spalle con le ginocchia sul divano e le gambe divaricate.
Paola osservava divertita.

Alberto e Paola, seguiti da Daniela arrivarono in spiaggia a mattino inoltrato.
Questa volta, non si misero al solito posto, ma in un tratto di spiaggia più isolato, appena dietro una zona di bassi cespugli che punteggiava l’ultimo tratto di spiaggia.
“Penso che sia un ottimo posto per prendere il sole”, disse Alberto sorridendo.
“Già”, rispose Paola ricambiando lo sguardo di intesa,.
Daniela, che non capiva cosa volessero dire si limitò a sdraiarsi sull’asciugamano, sperando di essere notata il meno possibile
La speranza, tuttavia, si dissolse quasi subito.
Quel tratto di spiaggia, isolato e riparato, era frequentato, oltre che da nudisti, anche da guardoni.
Questi, non appena notarono Daniela ed il suo corpo esposto, non tardarono a farsi intorno.
Erano quattro o cinque in tutto.
Alcun si limitavano ad osservarla da una certa distanza, altri più intraprendenti si avvicinavano camminando e osservandola con un sorriso stampato in faccia.
Un uomo, si era appostato dietro un cespuglio e stava scattando alcune foto proprio in direzione di Daniela.
Quando la donna se ne accorse, cercò di coprirsi con l’asciugamano.
“Perché?”, disse Alberto scostandole l’asciugamano di dosso, “lascia che ti ammirino …”.

La scena si fece più calda quando Alberto invitò a Paola a spalmare dell’olio abbronzante sul corpo di Daniela.
Lestamente, Paola si avvicinò a Daniela, la fece stendere a pancia in giù e iniziò il suo lavoro.
Le spalmava l’olio abbronzante con cura accarezzandole con la mano tutto il corpo, partendo dalle spalle e via via scendendo.
Indugiava naturalmente sul sedere, accarezzandolo e massaggiandolo con movimenti lenti e sensuali.
Con le dita le scostò la strisciolina di stoffa che costituiva la parte posteriore del il micro tanga e cominciò a massaggiarle il solco tra le natiche, stuzzicando con i polpastrelli i suoi buchini.
Lo spettacolo era adir poco eccitante e gli uomini che stavano lì attorno non ci misero molto ad avvicinarsi ancora di più.
Un paio di loro avevano preso lentamente a masturbarsi.
Alberto osservava la scena divertito.
“Togliele il costume, adesso, che tanto non le serve”, disse a Paola.
E così Paola sfilò lo slip di dosso a Daniela, e slacciò il laccetto anche del pezzo di sopra.
“Adesso girala”, continuò, “ha bisogno di essere spalmata anche davanti”.

Daniela si girò con riluttanza, cercando di coprirsi con le braccia il seno e il pube, ma Paola le scostò le mani dal corpo.
Di nuovo cominciò a spalmarle l’olio abbronzante sul corpo e a massaggiarla lentamente.
Si prese cura delle sue tette, indugiando sui capezzoli che lentamente cominciavano ad inturgidirsi, per poi passare al ventre ed infine al pube.
Con sapienza le fece divaricare leggermente le gambe accarezzandole la fica esposta e strofinando le dita sul suo solco.
Continuò con questi movimenti per diverso tempo, fino a quando Daniela cominciò ad emettere dei sospiri sommessi socchiudendo gli occhi.
Per agevolare meglio la visione, Alberto prese le gambe di Daniela e le divaricò un po’ di più.
Un signore sulla cinquantina, particolarmente intraprendente, si avvicinò.
“Molto bella la vostra amica”, disse mentre aveva una vistosa erezione.
“E’ la mia schiava”, rispose Alberto, “Anche se è ancora agli inizi…”
“Perché non aiuti a massaggiarla ?” propose Alberto.
Il tizio non se lo fece ripetere due volte e chinatosi sulla sabbia iniziò a toccare il corpo lucido di Daniela.
“No …”, disse Daniela aprendo gli occhi e vedendo lo sconosciuto chino sul suo corpo nudo.
“Cerca di essere gentile con questo signore”, le disse Alberto.
E così Daniela, impotente, si lasciò toccare, sperando che la cosa finisse al più presto.
L’uomo continuò a toccarla, sul seno e sulla fica con una mano, mentre con l’altra, vinto da desiderio, cominciava a masturbarsi da dentro il costume.
Adesso si era fatto sotto anche un altro signore, che dopo uno sguardo di intesa con Alberto, si era inginocchiato e aveva preso senza troppi complimenti a palpare Daniela, insinuando le sue dita con insistenza nell’intimità della donna.
Daniela sentiva le mani dei due sconosciuti palparle tutto il corpo, pizzicarle i capezzoli e le loro dita infilarsi e strusciarsi nella sua fica esposta.
All’inizio fu colta da una sensazione di fastidio e rifiuto, ma ben presto, il suo corpo cominciò a rispondere ai continui stimoli che riceveva.
I capezzoli diventarono turgidi e rigidi, la fica si inumidì agevolando il passaggio delle dita degli sconosciuti e lei, suo malgrado, cominciò ad avvertire una sensazione di piacere crescente.
I due, calatisi il costume da bagno, avevano preso a masturbarsi.
“Perché non li aiuti?”, disse Alberto facendo sollevare Daniela.
La donna, vedendo i due masturbarsi, distolse lo sguardo infastidita, ma uno dei due gli prese la mano e la avvicinò al suo cazzo eretto.
Daniela, su indicazioni di Alberto cominciò a masturbare lo sconosciuto, stringendo la mano attorno al suo cazzo.
Continuò a masturbarlo per diverso tempo, fino a quando l’eccitazione dell’uomo esplose in un grido soffocato di piacere e fiotti abbondanti di seme bianco raggiunsero il seno di Daniela.
Nel frattempo, anche l’altro uomo che si stava masturbando da solo, raggiunse l’apice del godimento e riversò il suo liquido seminale su corpo di Daniela.
Soddisfatti, entrambi se ne andarono complimentandosi con Alberto per la magnifica schiava che aveva.
Daniela rimase così, col lo sguardo fisso al suolo.
Fino a 24 ore prima era una moglie fedele e irreprensibile e adesso si era ritrovata a farsi palpare e a masturbare due sconosciuti; lacrime di sconforto e disperazione le solcarono le guance.

Quella sera Daniela mangiò da sola in cucina, dopo aver servito la cena ad Alberto e Paola, comodamente rilassati in salotto.
“Ha telefonato Luca”, le disse Alberto entrando in cucina e porgendole il telefono che le aveva requisito. “Richiamalo e digli che torneremo in Italia tra un paio di giorni.”
Daniela prese subito il telefono e chiamò il marito.
Quella telefonata fu l’unica cosa positiva dell’intera giornata.
Luca le disse che aveva delle cose ancora da sbrigare in Italia, e che non poteva ritornare.
Poi volle sapere come andavano lì le cose e naturalmente Daniela disse che andava tutto bene e che presto sarebbe rientrata in Italia.
Il pensiero che da lì a pochi giorni avrebbe riabbracciato suo marito fu di conforto per Daniela, anche se se non conosceva esattamente le intenzioni di Alberto nei suoi riguardi una volta rientrati a casa.

CAPITOLO 5

Il viaggio di ritorno verso l’Italia fu abbastanza tranquillo per Daniela, nonostante il suo evidente disagio per l’abbigliamento che aveva addosso.
Infatti, l’unico vestito che Alberto e Paola le avevano dato da indossare era un leggero copricostume bianco da mare che le arrivava a malapena a metà coscia e la cui semitrasparenza faceva intravvedere il succinto costume da bagno che portava sotto.
Ai piedi indossava ancora le infradito da mare.
Inutile dire che nella sala d’attesa dell’aeroporto di Agadir il suo abbigliamento aveva attratto più di uno sguardo maschile, con evidente imbarazzo di Daniela e altrettanta evidente soddisfazione di Alberto.
Quando finalmente si imbarcarono e l’aereo decollò, Daniela tirò un sospiro di sollievo e cercò di rilassarsi sul sedile.

Giunti in Italia, Alberto e Paola salutarono freddamente Daniela, lasciandola all’aeroporto.
Le uniche parole che Alberto le disse prima di salire sul taxi la fecero rabbrividire: “Da questa sera dovrai sempre aprire la tua mail e aspettare un mio messaggio. Ricordati che sei la mia schiava”.

I giorni che seguirono furono trascorsi da Daniela con crescente apprensione.
Naturalmente, non raccontò nulla a suo marito di quello che le era capitato ad Agadir dopo la sua partenza; quello che desiderava era infatti ritornare ad una normale quotidianità.
Tuttavia, non riusciva a nascondere il suo stato d’animo che si rivelava nei lunghi momenti di silenzio che aveva.
Il marito, da parte sua, era ritornato a pensare a tempo pieno alla sua libreria ed ai relativi problemi finanziari, e non si accorse dei silenzi di Daniela.

La sera, prima di andare a letto, Daniela controllava come un automa la sua posta elettronica, e dopo che non trovava nulla di particolare tirava un sospiro di sollievo.
Le cose proseguirono in questo modo per un po’ di tempo; la mail di Daniela rimaneva vuota e la sua apprensione si alleggeriva di giorno in giorno.
Trascorsero circa tre settimane quando una sera, come di routine, Daniela si sedette sul divano, con il suo portatile sulle gambe, e aprì la sua mail.
L’unico messaggio non letto era di un certo “Master A”, il cui oggetto era: “schiava Daniela”.
Daniela sbiancò in volto e la mano che appoggiava sulla tastiera cominciò a tremargli.
Si impose di star calma e cliccò sulla mail.
“Ciao Daniela, domani sera io e Paola verremo a trovarti. Penserò io ad avvertire Luca.”
Dopo quest’unica riga Daniela vide che c’erano degli allegati.
Guardandosi intorno per essere certa che il marito non si era alzato dal letto vi cliccò sopra.
Erano alcune delle foto che le avevano scattato ad Agadir. Si vedeva lei nuda in varie posizioni: in ginocchio sul divano mentre offriva il suo meraviglioso sedere all’obiettivo, in piedi su dei tacchi alti, seduta sempre sul divano con le gambe divaricate, ecc.…
Chiuse con decisione la mail e poi il portatile, mentre un’ondata di sconforto e di disperazione cominciò quasi a soffocarla.
Un turbine di pensieri le attraversò la mente: pensò a quelle foto, a suo marito e all’evidente ricatto che stava subendo da Alberto.
Dopo alcuni istanti di smarrimento, si impose di respirare e di calmarsi.
Non poteva raccontare nulla a suo marito, sarebbe andato di mezzo il loro matrimonio, ed anche la loro precaria stabilità economica, per via dei debiti verso Alberto.
Decise quindi che l’unica cosa da fare era quella di aspettare l’indomani sera i suoi sgraditi ospiti.
E così, una volta presa la decisione, si avviò lentamente a letto.

“Sai che Alberto ci viene a trovare questa sera?”, era la voce squillante di Luca al cellulare.
Quel pomeriggio, seduta alla sua scrivania dell’ufficio presso cui lavorava come impiegata, Daniela non si sorprese della notizia, ma semplicemente rispose al marito: “A si? Bene…”
Poi, chiusa la telefonata, proseguì nel suo lavoro, completamente distratta da altri pensieri.

Quella sera, Paola ed Alberto si presentarono dopo cena, verso le 21,00.
“Vado ad aprire io”, disse Luca sentendo il campanello, mentre una titubante Daniela lo seguiva a distanza.
Alberto e Paola salutarono i padroni di casa con cordialità.
Dopo alcuni convenevoli, Luca fece accomodare i suoi ospiti in soggiorno, sul divano.
La serata trascorse tranquilla tra chiacchiere e qualche bicchiere di vino.
Ogni tanto Paola si lasciava scappare qualche allusione sulla spiaggia di Agadir, mentre Daniela abbassava lo sguardo cercando di cambiare discorso.

“Daniela, perché non mi fai vedere il resto della casa?”, disse a un certo punto Paola
“Sì…, certo”, rispose con titubanza Daniela che alzandosi accompagnò l’ospite verso gli altri ambienti.
“Questa è……”, iniziò Daniela indicando la cucina.
“Vorrei vedere la camera da letto.”, la interruppe bruscamente Paola.
“Ssi, certo”, rispose Daniela.
Una volta entrate, Paola chiuse la porta dietro di sè e quell’espressione allegra e cortese ce l’aveva accompagnata fino a quel momento le svanì dal suo volto in un istante.
Squadrò prima Daniela con un’espressione a metà tra il divertito ed il serio, poi diede un’occhiata alla stanza con scarso interesse.
La camera da letto di Daniela e Luca era piuttosto semplice: un letto in legno, un bell’armadio con un mobile basso e un paio di comodini.
“Bene… bene”, disse. Poi, avvicinandosi, cominciò a toccare i lunghi capelli sciolti di Daniela, che si ritrasse istintivamente.
Un sorrisetto sadico apparve sul volto di Paola, mentre disse secca a Daniela: “Togliti i vestiti che hai addosso e appoggiali sul letto.”
“C.. come?” rispose incredula Daiela.
“I vestiti che indossi. Li devi mettere sul letto”, le intimò Paola.
“No, non posso…” tentennò Daniela.
“Certo che puoi… anzi, devi!”, rispose Paola avvicinandosi minacciosamente.
“Senti… io non posso…”, fece Daniela.
“Ma non hai ancora capito?”, l’interruppe bruscamente Paola, “Sei di nostra proprietà adesso, mia e di Alberto, e dovrai fare quello che ti diciamo. Non vorrai mica che tuo caro maritino perda la libreria o che magari scopra quello che hai fatto ad Agadir…”
“Ma mi avevate costretto…” protestò Daniela, ma in tutta risposta ricevette un sonoro ceffone.
“HO detto di spogliarti!”
Lacrime copiose grondarono dagli occhi lucidi di Daniela lungo la guancia arrossata, perdendosi sotto il mento, mentre lentamente iniziò a sfilarsi il maglioncino.
“Adesso maglietta e pantaloni”, la incalzò Paola “e appoggiati sul letto”.
Daniela si sfilò lentamente la maglietta e l’appoggiò sul letto, poi si sbottonò i pantaloni e sedendosi sul letto se li sfilò.
“Mettiti in piedi”, la riprese Paola. “Ora togliti il reggiseno”
Daniela la guardò interdetta.
“Muoviti!”, la incalzò Paola.
E così Daniela si tolse il reggiseno appoggiandolo sul letto, mentre con la mano e l’avambraccio si copriva pudicamente il seno.
Paola le si avvicino ancora di più, e infilando le sue dita tra l’elastico degli slip cominciò a calarli.
Daniela cercò con l’altra mano di trattenerli su, quasi implorandola con lo sguardo, ma Paola strattonando l’elastico le abbassò con forza gli slip fino a farli cadere sul pavimento.
“Raccoglili e mettili sul letto”, le disse.
E così fece Daniela, cercando per quanto possibile di coprirsi le intimità con le mani.
Ma Paola le allontanò le mani dal corpo, poi indietreggiò di un paio di passi per osservarla meglio.
Sul corpo sensuale di Daniela era rimasto ancora un velo di abbronzatura integrale, presa ad Agadir e che Daniela era impegnata tutti i giorni a nascondere al marito.
Paola notò con disappunto che Daniela aveva lasciato crescere i peli del pube.
“Hai ancora l’abbronzatura integrale, ma dobbiamo provvedere a quei peli”, le disse.
Daniela la supplicò di potersi rivestire “Potrebbe entrare mio marito da un momento all’altro”, disse.
“Non ti preoccupare, tuo marito non entrerà, Alberto lo sta tenendo impegnato in una piacevole conversazione”, rispose Paola.
Poi, la donna si diresse verso i cassetti del comò.
“Dove hai la biancheria intima?” le chiese e senza aspettare risposta iniziò ad aprire i cassetti, a prendere la biancheria e ad affastellarle in disordine sul letto. Erano slip, reggiseni, collant, canotte, ed il resto della biancheria intima di Daniela.
“Cosa stai facendo”, le chiese lei.
“Nulla…” rispose beffarda Paola, “voglio solo rinfrescare un po’ il tuo guardaroba”.
Così iniziò a fare una cernita della varia biancheria, mettendo da una parte i collant, gli slip, i reggiseni ecc.
In effetti quello che rimase dall’altra parte fu soltanto un paio di autoreggenti che Daniela non si ricordava nemmeno di avere, uno slip di licra nero sgambato e un reggiseno coordinato.
Dopodiche Paola tirò fuori dalla borsetta un sacco di plastica ben piegato, di quelli che si usano per la spazzatura e una volta spiegato iniziò a infilargli dentro tutta la biancheria di Daniela che aveva scartato.
“Cosa stai facendo??”, protestò Daniela.
“Non vedi mia cara? Stò eliminando tutta questa roba inutile che non ti serve…”, sorrise Paola, “da oggi non indosserai più queste cose”, sentenziò.
Una volta infilata tutta la roba nel sacco della spazzatura , si diresse verso l’armadio.
“E adesso vediamo cosa c’è qui dentro”, disse aprendone le ante.
Nell’armadio c’erano tutti i vestiti di Daniela, mise classiche e informali, comunque molto castigate: gonne al ginocchio, giacchette, camicette, maglioni, ecc.
“Tutta questa roba non ti si addice affatto”, disse Paola.
Poi, frugando nell’armadio tirò fuori una camicetta di seta bianca, una gonna a tubo sopra il ginocchio e un giacchino.
Tirò anche fuori un paio di scarpe nere di camoscio con tacco da otto, che era l’unico paio di scarpe di Daniela con un certo tacco e che lei aveva indossato solo in un paio di occasioni.
Mise sul letto le scarpe, la gonna a tubo, il giacchino e la camicetta, poi sistemò tutti gli altri vestiti in un anta dell’armadio e chiuse la porta a chiave.
“Ma come faccio ad andare al lavoro domani?”, protestò Daniela vedendo che Paola si infilava la chiave nella borsetta.
“Per il momento indosserai questi vestiti”, disse Paola indicando i pochi indumenti che aveva deciso di lasciarle.
Domani, poi, penseremo al tuo nuovo guardaroba.
Daniela la guardò con aria interrogativa, mentre Paola si avvicinava alla porta portandosi dietro la busta della spazzatura piena di indumenti.
“Domani pomeriggio ti recherai alla libreria di tuo marito e li io e Alberto ti passeremo a prendere per andare a fare un po’ di shopping”, le disse Paola, aprendo la porta e uscendo dalla stanza.
“Ma… io sono nuda!”, disse Daniela nascondendosi dietro la porta.
Poi, ascoltò i passi di Paola arrivare in soggiorno.
“Daniela è un’ottima padrona di casa”, la sentì dire “e mi ha regalato un po’ di vecchi vestiti che non mette più, per la nostra associazione di bisognosi”, continuò.
“Brava la nostra Daniela…”, era la voce di approvazione di Alberto.
“Purtroppo le è venuto un terribile mal di testa e si è messa a letto, comunque mi ha detto di salutarti”
“Si è fatto tardi”, disse Alberto, “io e Paola leviamo le tende. Luca, mi saluterai tu Daniela…”
Mentre sentiva le ultime parole di commiato tra Luca e gli ospiti, Daniela si affettò a liberare il letto dai vestiti, mise indosso il pigiama e si infilò sotto le coperte.

“Come stai?”, disse Luca quando entrò in stanza.
“Paola e Alberto se ne sono andati e ti salutano…”
“Stò… stò.. bene, ho solo un po’ di mal di testa”, rispose Daniela, pensando con apprensione a quello che le sarebbe successo il giorno seguente.

CAPITOLO 6

 

 

Il giorno dopo, Daniela dopo il lavoro andò a trovare Luca alla libreria, come gli era stato indicato da Paola.

Indossava i vestiti che le erano stati lasciati: una camicetta bianca semitrasparente, un giacchino e una gonna nera sopra al ginocchio e le scarpe col tacco.

Sotto portava le autoreggenti e gli striminziti slip col reggiseno nero.

Benchè non fosse un abbigliamento particolarmente trasgressivo, in ufficio Daniela cercò di muoversi il meno possibile dalla sua scrivania, nel timore che la trasparenza della camicetta o l’orlo dell’autoreggente sotto le gonna attillata potessero essere notati da qualcuno.

Nonostante questo, più di un occhio notò il suo cambiamento del vestire e uscire dall’ufficio fu una sorta di liberazione.

Come al solito, Luca la salutò distratto, immerso nel suo lavoro di sistemazione dell’archivio.

Daniela si mise così a girare tra gli stretti corridoi della libreria leggendo distrattamente i titoli dei libri sistemati sugli scaffali.

<>, udì.

Era la voce di Paola entrata nella libreria.

<>, disse Paola.

<>, rispose Luca, <<è arrivata. Deve essere qui in giro tra gli scaffali>>, rispose Luca.

Daniela trasse un profondo respiro e uscì fuori.

<>, disse Paola con un finto sorriso. <>

<>, rispose poco convinta Daniela.

Poi accomiatandosi da Luca, uscirono fuori dalla libreria.

Il sorriso di Paola si trasformò in un sorrisetto impertinente.

Si fermò una macchina e face salire Daniela e Paola.

Alla guida stava Alberto.

<>, chiese Daniela con esitazione.

<>, rispose Alberto.

La macchina giunse in una strada di periferia, giusto davanti a un negozietto da estetista.

Una volta entrati, i tre furono accolti da una ragazza che sembrava conoscere bene sia Alberto che Paola.

<>, chiese con lo sguardo rivolto a Daniela.

<>, rispose Alberto, <>

<>, disse Paola.

<>, chiese Daniela osservando la saletta all’entrata con le sedie d’attesa e la reception.

<>, rispose Paola.

<>, disse Daniela notando la vetrina che dava sull’esterno.

<>, le intimò Alberto.

E così Daniela, esitando, incominciò a togliersi il giacchino, poi si sbottonò la camicetta e l’appoggiò su una sedia.

Poi fu la volta della gonna che, aperta, lasciò sfilare a terra.

La ragazza, intanto, osservava il suo imbarazzo sorridendo.

<>, disse Alberto, e Daniela a malincuore si levò anche quelli.

<>, disse infine Alberto.

E così Daniela si ritrovò completamente nuda su dei tacchi in una sala d’aspetto di un’estetista.

Poi Alberto prese Daniela per un braccio e iniziò a mostrarla meglio alla ragazza.

<>, disse indicando il pube di Daniela, <> aggiunse.

La ragazza fece un cenno di assenso, poi prese Daniela per un braccio e l’accompagnò in un’altra saletta.

Dopo circa un’ora di trattamento, la ragazza riaccompagnò fuori Daniela e Alberto e Paola poterono apprezzare il lavoro che era stato fatto.

Sulla pelle liscia, trattata con dell’olio lucido risaltava il pube completamente depilato.

Le lunghe unghie finte color rosso vivo si abbinavano al trucco pesante di Daniela: rossetto rosso ciliegia, matita nera attorno agli occhi, fard accentuato sugli zigomi.

I capelli erano raccolti in una coda di cavallo.

<>, chiese Daniela.

Paola le passò le autoreggenti e una volta messe le diede uno spolverino leggero.

<>, esitò Daniela.

<>, disse Alberto indicando lo spolverino che le arrivava appena sotto la balza delle autoreggenti.

E così Daniela si sistemò addosso alla pelle nuda quel soprabito stringendolo bene con la cintura.

Poi Alberto e Paola salutarono la ragazza e accompagnarono in macchina Daniela.

<>, disse Daniela.

<>,  rispose Alberto rimettendo in moto l’auto.

Daniela trasse un profondo respiro stringendosi dentro il soprabito.

Quando scesero dalla macchina dopo circa un quarto d’ora di viaggio Daniela si ritrovò davanti a un negozio e leggendo l’insegna disse con apprensione: <>

Alberto e Paola si scambiarono un’occhiata sorridendo.

Avrebbero fatto entrare Daniela in un sexy shop.

CAPITOLO 7

Il sexy shop che Alberto e Paola avevano scelto era un negozio piuttosto grande e ben fornito.
Alberto e Paola entrarono seguiti da una titubante Daniela.
A guardarsi attorno, il posto assomigliava più a un emporio di terza categoria, dove si poteva acquistare sia oggettistica che vestiti di vario genere, oltre a dvd porno, naturalmente.
I tre oltrepassarono il bancone, dove stazionava un commesso dall’aria annoiata.
Sia Alberto che Paola sembravano conoscere bene il locale e si diressero verso il reparto abbigliamento.
Daniela li seguì con lo sguardo basso e le mani sprofondate nelle tasche dello spolverino, stando ben attenta a tener chiusi i suoi lembi.
Nonostante questo, lo spolverino era troppo corto e la camminata metteva inesorabilmente in risalto le sue gambe, scoperte fin quasi alla balza del reggicalze, con grade soddisfazione del commesso, che non mancò di osservare Daniela mentre si allontanava.

“Signor Alberto, Paola, che piacere vedervi!”, la voce era quella di un signore sui sessant’anni, piuttosto tarchiato e dall’aspetto trascurato.
“Buonasera signor Fabrizio, siamo venuti nel suo locale a fare un po’ di compere…”, gli rispose Alberto che evidentemente lo conosceva piuttosto bene.
Dopo alcuni convenevoli tra i tre, Alberto presentò Daniela al proprietario del locale: “Lei è Daniela, una signora che avrebbe bisogno di qualche ritocco al suo guardaroba…”. Il tono di Alberto era vagamente sarcastico e Daniela non mancò di cogliere uno sguardo di intesa tra lui e il signor Fabrizio, il quale scrutò con i suoi piccoli occhietti a fessura le forme di Daniela, a malapena celate sotto l’impermeabile.
Poi accarezzandosi il doppio mento disse: “Credo proprio di avere tutto ciò che occorre a questa bella signora…”

Daniela si guardò attorno con l’unico desiderio di uscire il prima possibile da quel negozio.
“Da cosa cominciamo?”, disse Fabrizio.
“Io direi di cominciare dalle scarpe…” propose Paola.
Fabrizio annuì, allontanandosi a prendere qualche scatola, mentre Daniela si accomodò su una poltroncina che le era stata indicata, facendo molta attenzione a non scoprire troppo le gambe e a tenere ben chiusi i lembi dello spolverino.

L’idea che qualsiasi persona, e un personaggio come il signor Fabrizio in particolare, potesse accorgersi che non indossava né gonna e né slip sotto il soprabito la terrorizzava.
Una volta ritornato, il signor Fabrizio, con un sorrisetto stampato sul volto rubicondo, tirò fuori un campionario di scarpe, sandali e stivali estremamente volgari e appariscenti. Andavano da un minimo tacco 12 fino a 15 e oltre con la zeppa.
“Santo cielo… ma queste scarpe sono a dir poco oscene…”, pensò con preoccupazione la moglie di Luca.

La prova delle scarpe fu una delle cose più imbarazzanti che fosse capitato a Daniela, prima di incontrare Alberto e Paola, naturalmente.
“Posso misurarle da sola…”, azzardò la donna.
“Ma no, le do una mano volentieri…. è il mio lavoro…” rispose in maniera viscida il signor Fabrizio, già pregustandosi il compito.
Un invito perentorio da parte di Paola ad accettare l’aiuto del signor Fabrizio e Daniela si appoggiò sconsolata sulla poltroncina.
Il signor Fabrizio si accovacciò proprio all’altezza delle ginocchia di Daniela, prese con una mano la sua caviglia destra, le sollevò la gamba, discostandola dall’altra, e le sfilò la scarpa, tenendole il piede in mano.
“La signora ha un piede stupendo…”, disse l’uomo rivolto ad Alberto e Paola, mentre con il pollice ne accarezzava impercettibilmente la pianta.
Al tocco di quella mano che pareva sudata, Daniela si irrigidì, senza poter fare altro.
“Questo è un sandalo modello schiava…”, disse il signor Fabrizio mentre sistemava attorno alla caviglia di Daniela una fibbietta di cuoio di un sandalo rosso aperto con tacco 15.

Mentre il tizio armeggiava con le scarpe, lo spolverino di Daniela si aprì inesorabilmente, mostrando le gambe della donna fino alla balza del reggicalze.
E questo era ciò che vedevano dall’alto non solo Alberto e Paola, ma anche un paio di ragazzotti che si erano soffermati nei paraggi a godersi la scena.
Ma il signor Fabrizio, dalla posizione privilegiata in cui si trovava, vedeva molto di più e si godeva la visione della bella fica depilata di Daniela a malapena celata sotto i pochi centimetri di stoffa dello spolverino.
“Santo cielo, questo maiale mi stà fissando proprio in mezzo alle gambe…”, pensò Daniela avvampando dalla vergogna cercando inutilmente di tenere chiusi i lembi del soprabito.

Una volta messi i sandali, Paola invitò Daniela ad alzarsi.
“Cammina un po’… voglio vedere come ti stanno”, le disse.
Daniela cominciò a camminare, tentennando un po’ per l’equilibrio precario.
Non era abituata a portare dei tacchi così alti che rendevano la sua camminata estremamente sensuale e provocante.
Suo malgrado, quei sandali facevano in modo che le anche e i glutei, ben sollevati, si muovessero lascivamente al di sotto del sottile strato di stoffa dello spolverino i cui lembi ondeggiavano ad ogni passo.
Vestita solo di un soprabito corto, calze autoreggenti e sandali col tacco 15, Daniela fu costretta a passare proprio davanti ai due ragazzi che si erano prima fermati lì vicino.
“Guarda che troia…” sussurrò uno dei due all’altro.
Sentendo quel commento, Daniela avvampò dalla vergogna e ritornò sconsolata verso la poltroncina.
“Bene… questi sandali li prendiamo.”, disse soddisfatta Paola.

Se la prova delle scarpe fu per Daniela imbarazzante, il resto fu anche peggio.
Dopo aver scelto un altro paio di sandali, alcune scarpe col tacco a spillo e degli osceni stivali alla coscia color bianco lucido, fu la volta della biancheria intima e dei vestiti.
Il signor Fabrizio la condusse in una specie di camerino separato dal resto del negozio solo da una vecchia tenda logora.
“Qui potrà provare in tutta tranquillità i vestiti…”, le disse con voce melliflua il vecchio proprietario.
Paola e Alberto cominciarono col passarle una busta che conteneva un coordinato composto da un perizoma striminzito e un reggiseno a balconcino di una taglia inferiore alla sua, entrambi di pizzo neri e calze nere velate con relativo reggicalze.
“Provati questi”, disse Paola.
Daniela prese la busta e chiuse la tendina.
Mai avrebbe pensato che un giorno si sarebbe trovata all’interno di un sexy shop praticamente nuda intenta a provarsi di fronte a sconosciuti scarpe e biancheria intima…, ma adesso l’unica cosa che poteva sperare era di uscire al più presto da quel negozio.
Così si tolse il soprabito e cercò di infilarsi il più velocemente possibile ciò che le era stato passato.
Almeno non sarebbe stata completamente nuda come prima…
Ma proprio mentre stava sistemando agganciando i gancetti del reggicalze alle calze, Paola con tempismo perfetto aprì la tenda.
“Hai fatto?”, le chiese con un sorrisetto.
“N..no … non ancora…”, rispose Daniela cercando di coprirsi il pube e il seno scoperti.
“Dai, non abbiamo tutta la giornata da perdere…” rispose Paola tenendo sempre bene aperta la tenda.
Daniela si infilò come poteva il perizoma e il reggiseno a balconcino, concedendo il suo sedere scoperto e il suo bel seno allo sguardo eccitato del signor Fabrizio che stava avendo una visibile erezione. Anche altri avventori del locale si erano avvicinati per godersi lo spettacolo.

Una volta messa la biancheria intima, Paola la prese per un braccio e la fece uscire dal camerino.
“Come sta…?”, domandò rivolta a Alberto, facendo voltare Daniela sui tacchi.
“Direi bene… lei che dice?”, rispose Alberto rivolgendosi al signor Fabrizio.
“Molto bene…”, rispose il tizio con voce melliflua fissando le tette di Daniela per nulla celate sotto le mezze coppe semitrasparenti, “questo reggiseno mette ben in evidenza il seno della signora… e le sue gambe sono fatte per indossare calze e reggicalze…” e così dicendo infilò le sue dita tozze sotto la spallina del reggiseno, tirandolo in su.
“Ti piace…?”, le chiese Paola in tono ironico.
Daniela voleva sprofondare… si trovava in un sexy shop vestita solo con della biancheria intima, davanti a sconosciuti che la osservavano da lontano e a un tizio che faceva commenti positivi sulla lingerie da troia che le aveva fatto indossare.
“S…si… bello…”, rispose poco convinta Daniela.
Alberto e Paola le fecero provare e prendere altra lingerie e poi vestitini corti, miniabiti osceni, minigonne in lycra, per la gioia degli avventori e soprattutto del signor Fabrizio, sempre più eccitato dal corpo di Daniela.

Finiti gli acquisti le permisero di tener su alcune cose che aveva acquistato e così si ritrovò ad indossare sotto allo spolverino un perizoma con un reggiseno a balconcino, delle calze autoreggenti e un vestito rosso con le spalline cortissimo, oltre a dei sandali col tacco.
Almeno non era nuda come era entrata pensò Daniela sconsolata.
“Spero che adesso mi accompagnerete a casa?”, chiese Daniela all’uscita del sexy shop.
Alberto la guardò divertito.
“Non ancora… Tuo marito Luca verrà a prenderti a casa mia tra un paio d’ore… così io e Paola abbiamo tutto il tempo per fartela visitare… non sei contenta?”
E così dicendo, invitarono Daniela a salire insieme a loro su un taxi.

CAPITOLO 8

Il taxi si fermò davanti a una graziosa villetta a due piani nella periferia nord della città.
Alberto e Paola fecero scendere Daniela e l’accompagnarono dentro casa.
Con una certa apprensione, Daniela entrando si guardò attorno.

La villa di Alberto era ampia, arredata in stile antico, con mobili di legno pregiato e molti quadri alle pareti.
Senza perdere troppo tempo, Paola indicò a Daniela dove appoggiare l’impermeabile.
“Seguici…”, le disse senza fronzoli.
Attraversato un lungo corridoio, Daniela fu condotta giù per una rampa di scale fino a quella che doveva essere la taverna della villetta.
Poi, attraversato uno stretto corridoio, i tre scesero un’altra rampa di scale.
Al termine delle quali vi era una porta in acciaio.
Alberto l’aprì e vi fece entrare Daniela, insieme a Paola, mentre accendeva le luci.

Daniela si guardò attorno spaesata.
Era una stanza piuttosto grande, dove predominavano i colori rosso e nero, attenuati da luci soffuse.
Le pareti erano dipinte di rosso, mentre i vari oggetti disposti nella stanza erano di pelle e di cuoio neri, o di acciaio.
Daniela non ci mise molto capire che era la stanza utilizzata da Alberto e Paola per i loro incontri sadomaso.
Una sensazione di angoscia e apprensione le si insinuò nel petto.
Attaccati ad una parete vi era una serie di fruste e frustini di tutte le misure.
Più in là una specie di grande X in legno.
Dal soffitto pendevano ganci e catene.
Al centro della stanza una panca alta dalle gambe di legno e dal piano in lucida pelle nera.
Vi era anche una specie di gabbia, un divanetto e delle poltroncine sempre di pelle nera.
E vari armadi e armadietti.
Alle pareti pendevano dipinti che rappresentavano donne legate e scene sadomaso.

Mentre osservava allibita l’ambiente, Daniela fu scossa dalla voce di Alberto:
“Oggi comincerà il tuo addestramento … e riceverai la tua prima punizione…”, le disse il vechcio master.
A sentire quelle parole Daniela sgranò gli occhi spaventata.
Non sapeva esattamente ciò che le sarebbe successo, ma come più volte Alberto le aveva fatto capire, il futuro economico suo e di suo marito dipendeva da lui e da ciò che Daniela era disposta a fare per lui.
“Spogliati adesso”, le disse Paola in tono asciutto.
Daniela con riluttanza cominciò a scostarsi le spalline del corto vestito rosso, mentre Paola da dietro l’aiutava a sfilarselo.
Poi, senza aspettare che lo facesse Daniela, Paola le slacciò il reggiseno e glielo tolse,
Poi, chinandosi sulle ginocchia, la donna infilò le sue unghie smaltate sotto il bordo del perizoma di Daniela e lentamente lo fece calare giù, fino alle caviglie, scoprendo la sua fica depilata da poco.
Alberto prese per mano Daniela e le fece fare un passo avanti, facendole oltrepassare sui tacchi alti i vestiti e la biancheria sotto di lei.
La osservò per un attimo, così, nuda con le autoreggenti e i sandali.
La fece voltare per osservare meglio prima il suo pube, poi il suo sedere, scostandole di volta in volta le braccia prima dietro e poi davanti.
Sembrava molto sodisfatto di ciò che vedeva e si scambiò uno sguardo di intesa con Paola, mentre accarezzava la pelle bianca del sedere di Daniela.
I due trattavano Daniela come fosse una specie di oggetto, e il loro atteggiamento la imbarazzava irritava allo stesso tempo.

A questo punto, da dietro, Paola le scostò i capelli tendendoli alzati in una coda.
Mentre, Alberto tirò fuori da un cassetto un collare di cuoio con degli inserti d’acciaio e un grosso anello al centro.
Poi, lo assicurò al collo di Daniela.
“Sai cosa significa questo collare?”, chiese Alberto.
“No…” rispose Daniela per nulla a suo agio con un collare al collo.
“No… Padrone, devi rispondere”, puntualizzò Alberto e nel dirlo strinse tra il pollice e l’indice il capezzolo di Daniela.
Daniela si irrigidì provando una leggera fitta di dolore e prontamente rispose: “N..no …Padrone”
“Portare un collare significa appartenere a qualcuno… e tu adesso appartieni a me…chiaro?”, rispose Alberto stringendo e tirando verso l’alto il capezzolo di Daniela.
“S..si.. padrone”, rispose Daniela alzandosi sulla punta dei piedi mentre stringeva i denti per il capezzolo dolorante.
“Molto bene…”, disse Alberto staccando la presa.
“Qui riceverai i primi insegnamenti da schiava. Ti insegnerò come stare davanti a un padrone, le posizioni che dovrai assumere. Ti verranno somministrate anche le punizioni…”, continuò Alberto.
“Quando ti verrà concesso di rimanere in piedi davanti a un padrone, e salvo che non ti vengano date altre indicazioni, dovrai portare le mani indietro e incrociarle attorno alla nuca, divaricare leggermente le gambe e tenere la testa bassa.”
Mentre diceva queste cose, Paola da dietro faceva prendere la corretta posizione a Daniela, divaricandole con un colpetto di scarpa leggermente le gambe e facendole mettere le mani dietro alla nuca.
“Molto bene”, disse Alberto valutando la posizione assunta da Daniela. “In questo modo concedi il tuo corpo allo sguardo dei presenti e rimani a loro disposizione.”
Poi fece un cenno a Paola e lei aiutò Daniela a inginocchiarsi.
“Un’altra posizione che dovrai prendere spesso sarà quella di stare in ginocchio davanti al tuo padrone.”
Poi Alberto prese una specie di guinzaglio e ne agganciò l’estremità al grosso anello d’acciaio che pendeva davanti dal collare di Daniela.
Dopo di che, tenuta con la mano l’altra estremità iniziò a camminare strattonando leggermente il guinzaglio.
Daniela si sentì tirare per il collo e per non perdere l’equilibrio appoggiò le mani per terra.
“Salvo diverse indicazioni, seguirai il padrone camminando a quattro zampe…”, disse Alberto e così dicendo iniziò a tirarla per il guinzaglio.
Daniela non potè fare altrimenti che seguirlo portando avanti in alternanza mani e ginocchia.
Mentre lentamente avanzava per la stanza, in quella posizione, si rese conto di quanto era esposta. Vista da dietro, infatti, le sue parti intime rimanevano completamente esposte e ben visibili.
Ancora più visibili mentre muoveva le ginocchia, e il movimento sinuoso delle natiche e del bacino che suo malgrado faceva metteva ancora più in risalto la sua fica depilata incastonata come una pietra preziosa tra le natiche sensuali.
La cosa la fece arrossire dalla vergogna e l’unica consolazione era quella che stava mostrando loro parti del suo corpo che i due avevano già visto prima di allora.
Tirandola per il guinzaglio, Alberto la portò sino alla panca posta al centro della stanza.

Poi, tirando il guinzaglio verso l’alto, la fece sollevare.
Con l’aiuto di Paola, la fecero posizionare sulla panca.
Le fecero appoggiare gli avambracci sulla panca mentre i piedi rimanevano a una certa distanza dalla panca in modo che il corpo assumesse una posizione quasi a novanta gradi.
In questo modo, piegata e sui tacchi, il sedere di Daniela risaltava ancora di più.
Poi Alberto prese un frustino di cuoio dall’estremità appiattita.
“Stai per ricevere la tua prima punizione”, cominciò Alberto, “Dieci colpi di frustino. Per ogni colpo ricevuto dovrai dire “Grazie, padrone, la tua schiava desidera riceverne un altro” Tutto chiaro?”
“Ssi…padrone”, disse Daniela in completo imbarazzo per quella posizione oscena.
Passarono alcuni secondi e l’attesa fece aumentare i battiti del cuore di Daniela.
Smack!
Il primo colpo la raggiunse sulla natica destra, il colpo non fu particolarmente doloroso.
“Grazie padrone, la tua schiava desidera riceverne un altro”, si ricordò di dire Daniela.
Smack!
Il secondo colpo risultò più forte del primo.
Smack!
I colpi si susseguivano in un crescendo di intensità.
Smack!
“G…grazie padrone… la tua schiava desidera riceverne un altro…”, Daniela pronunciò queste parole con voce rotta subito dopo aver ricevuto l’ottavo colpo di frustino, più forte degli altri.
Non riuscì a fare a meno di sollevare il piede e di stringere le natiche dal dolore, mentre si portò involontariamente la mano destra indietro a coprire il sedere arrossato.
Prontamente Paola le fece togliere la mano, mentre Alberto massaggiandole il sedere la fece rilassare.
Smack!
Gli ultimi due colpi furono solo un po’ più forti degli altri, ma l’effetto sul sedere già arrossato di Daniela fu piuttosto bruciante.
Una lacrima le scese dal viso mentre con la voce rotta ripeteva la formula che Alberto le aveva imposto.
“G….grazie…padrone…la tua sschiava …desidera riceverne un altro….”

Ma Alberto questa volta ripose il frustino, mentre con la mano cominciò ad accarezzare le natiche di Daniela.
“Cosa te ne pare?”, chiese a Paola.
“Mi sembra che sopporti abbastanza bene il dolore… ma ha ancora molto da imparare” rispose Paola.
“Si…”, rispose Alberto la cui mano aveva ormai iniziato ad esplorare il solco tra le natiche di Daniela.
Le fece divaricare leggermente le gambe mentre con la base del pollice e dell’indice raggiunse la fica di Daniela e cominciò a strusciare contro le sue grandi labbra che presto si dischiusero come petali.
Il movimento delle dita di Alberto si faceva più insistente e lentamente le sue dita si insinuarono sotto il clitoride di Daniela e poi con decisione affondarono all’interno della fica oramai bagnata di Daniela, la quale, con sua meraviglia, si accorse di vampate di calore crescente che le percorrevano la schiena.
Non riusciva a credere che dopo quel dolore potesse provare piacere, eppure, suo malgrado stava provando piacere, un piacere sempre più crescente mano a mano che e dita di Alberto affondavano sempre più nella sua fica e nei suoi umori.
Alberto si accorse della cosa e rallentò la mano mentre Daniela cercava di agevolarlo divaricando impercettibilmente le natiche e seguendolo col bacino nei movimenti che faceva con le dita.
Poi Alberto cominciò a velocizzare il ritmo degli affondi, infilando indice e medio sempre più affondo, in una fica sempre più fradicia di umori.
Una vampata improvvisa di piacere travolse Daniela e le gambe le tremarono a tal punto che con le mani dovette stringere forte i bordi della panca per non cadere.
Aveva avuto un orgasmo, lungo, potente e solo grazie alle dita di Alberto.

Poi Paola la fece sollevare, le prese le braccia e tirate dietro la schiena assicurò i polsi con delle manette.
A questo punto la fece mettere in ginocchio.
“Ti sei comportata bene…”, disse Alberto “E sarai ricompensata”.
Detto questo abbassò la zip dei suoi pantaloni e tirò fuori il suo cazzo già duro.
Era la prima volta che Daniela vedeva il cazzo di Alberto. Era grosso, anche se non particolarmente lungo.
Alberto glielo mise davanti al viso e tenendolo per la base glielo spinse in bocca.
Daniela dovette allargare bene la bocca per accoglierlo.
Poi Alberto incominciò a muoverlo lentamente avanti e indietro, “succhialo adesso….”,le disse, mentre Paola, che si era sdraiata sotto di lei, strofinava l’indice della mano destra sul solco ancora bagnato della fica di Daniela e cominciava a leccarla.
I movimenti del cazzo di Alberto si facevano sempre più fluidi e veloci, agevolati dalla saliva di Daniela che oramai aveva rivestito come una pellicola il suo cazzo mentre lui la guidava nel movimento tenendole la nuca con la mano.
La testa di Daniela si muoveva ritmicamente, accompagnata dalla mano che il vecchio master spingeva sulla sua nuca, mentre il suo cazzo scompariva e ricompariva per tutta la sua lunghezza dalla bocca della donna.
Daniela cominciò di nuovo a godere, sollecitata dalla sapiente lingua di Paola che affondava nella sua fica.
Alla fine, Alberto, spingendo ancora più in profondità il suo pene nella bocca di Daniela, inarcò la schiena ed emise un grido strozzato di piacere.
Rivoli abbondanti di seme bianco uscirono dalle labbra di Daniela spargendosi sul suo mento fino a gocciolare sul suo seno.
Paola con sapienza continuò a leccarla e penetrarla con le dita, fino a quando Daniela fu sopraffatta da un ennesimo orgasmo lungo e prolungato, annunciato da gridolini di piacere, che le squassò il corpo fino a farla tremare.

“Adesso ti puoi rivestire e aspettare qui Luca”, disse Alberto visibilmente soddisfatto per il magnifico pompino che aveva ricevuto.
“Quando ti chiameremo salirai su…”, le disse togliendole il collare.
Così dicendo, Alberto e Paola uscirono dalla stanza mentre Daniela raccolse dal pavimento i suoi vestiti iniziando a indossarli.
Un turbine di pensieri si affacciarono alla mente, era stata umiliata, aveva provato dolore… ma anche piacere, un piacere esplosivo e inaspettato.
Non sapeva cosa pensare, ma per il momento l’unica cosa che voleva era che arrivasse suo marito per andarsene via di lì.

Quando Paola dopo un po’ venne a chiamare Daniela, le disse che Luca era appena arrivato.
Giunte in salotto, Daniela vide suo marito preso in convenevoli con Alberto.
‘Ecco le nostre signore” fece Alberto, con tono cordiale.
‘Allora Daniela, siamo d’accordo: tu e Luca siete invitati per sabato sera a cena da noi’, disse Paola.
Daniela rimase un po’ perplessa, ma non potè fare altro che acconsentire abbozzando un mezzo sorriso.

Quel sabato, Luca sarebbe passato a prendere Daniela arrivando direttamente dalla libreria, dove era come al solito impegnato.
Mentre Daniela osservava il suo guardaroba aperto, si morse il labbro inferiore. Alberto e Paola gli avevano lasciato ben poco di decente da indossare. Sugli appendini c’erano soltanto minigonne, magliettine e camicette semitrasparenti di una misura in meno, leggins di pelle, vestitini striminziti in tessuto elasticizzato, per non parlare della biancheria intima, decisamente indecente.
Era libera di mettere ciò che voleva quella sera, ma Paola gli aveva dato chiare indicazioni circa l’indossare calze velate con reggicalze.
Mentre Daniela si osservava allo specchio dopo aver indossato calze e reggicalze in pizzo nero, tirò un sospiro rassegnato.
Quell’outfit intimo le metteva decisamente in risalto le gambe toniche e affusolate, per non parlare del sedere, alto e arrotondato, perfettamente incorniciato dal reggicalze in pizzo.
Aveva trovato delle scarpe decolté nere con tacco 12, ed erano le meno appariscenti che aveva.
Dopo essersi soffermata per un po’ davanti allo specchio indossò gli slip. In questo caso c’era poco da scegliere: i pochi che le avevano lasciato erano tutti mini-perizoma in diversi tessuti. Ne scelse uno in pizzo che era quello meno stretto e ci abbinò un reggiseno a balconcino di una misura i meno. Anche in questo caso aveva davvero poche alternative.
Faticò un po’ ad assicurare i gancetti alla schiena.
Il risultato era alquanto scandaloso: il seno prosperoso veniva stretto ai lati e sollevato all’insù, quasi ad offrire impunemente le sue candide tette a chiunque gli stesse di fronte.
Per quanto riguarda il vestito, l’unica mise meno indecente delle altre era una gonna a metà coscia e una camicetta di seta piuttosto stretta e perciò optò per quelle due cose.
Mentre si ritoccava il trucco leggero, sentì il citofono suonare. Suo marito la stava aspettando giù in macchina. Così Daniela mise su uno spolverino e scese.

Una volta arrivata a casa di Alberto, Daniela e Luca incontrarono altri ospiti.
C’era Paola, naturalmente, che sfoderò un sorriso ammiccante di benvenuto, squadrando Daniela dalla testa ai piedi.
Alberto, poi, li presentò a una coppia male assortita: Giulio, sulla cinquantina, alto e con una fluente chioma brizzolata e Sara, una ragazza appena al di sopra dei vent’anni con un fard troppo pesante e una gonna troppo corta.
Si accomodarono tutti in sala, sui divani attorno al camino.
Daniela cercò di fare attenzione, sedendosi, a non mostrare più di quanto quella terribile gonna corta lasciasse naturalmente alla vista’
Giulio la guardò divertito. Poi cominciò a parlarle quasi con disinvoltura, come se la conoscesse bene. E la cosa mise a disagio Daniela. Notò, in più di un’occasione, che lo sguardo di Giulio si appuntava sulle sue cosce, fasciate dalle calze nere velate e tenute sollevate da quei tacchi.
Meccanicamente, quasi senza rendersene conto, Daniela stirò con i palmi delle mani la gonna, cercando ‘ inutilmente ‘ di tirare verso il basso il lembo.
Nonostante questo, una parte generosa delle sue gambe era lasciata allo sguardo interessato di Giulio.

‘Daniela, Giulio, mi accompagnate in cucina a prendere da bere?’, fece a un certo punto Paola.
Daniela che teneva i piedi uniti si sollevò non senza fatica dal divano, cercando di mostrare le cosce il meno possibile, ma ahimè fu un vano tentativo e Giulio, ancora seduto, potè notare abbastanza distintamente la gonna di Daniela sollevarsi fino a mostrare per un istante la balza delle calze. Poi si alzò a sua volta e si diresse anche lui in cucina.

Una volta lì, Paola socchiuse la porta alle sue spalle e si scambiò con Giulio uno sguardo di intesa.
Si versò un bicchiere di vino bianco e, sorseggiandolo, osservò Daniela che era visibilmente in imbarazzo.
Una volta che lo ebbe velocemente terminato, le si avvicinò.
‘Solleva la gonna ”, le disse fissandola negli occhi.
‘Ma” balbettò Daniela guardandosi attorno.
Lo sguardo di quella donna non ammetteva repliche, ma visto che Daniela rimaneva immobile, Paola le girò attorno e le appoggiò le mani sulle cosce.
Poi, lentamente, cominciò a sollevarle la gonna fino a scoprirle prima l’orlo delle calze, poi le mutandine di pizzo nero e infine il reggicalze.
Daniela avvampò dalla vergogna, mentre, davanti a lei, Giulio la osservava con interesse.
Le sue cosce tornite erano evidenziate dalle calze velate e dal reggicalze, mentre il pube liscio era a malapena coperto dalla mutandina.
‘Questa non ti serve più’, e così dicendo, Paola infilò le dita nell’elastico degli slip e glieli abbassò fin sulle cosce.
Giulio osservò il pube esposto di Daniela con crescente eccitazione.
Poi Paola la fece voltare.
Adesso, davanti agli occhi di Giulio stava il sedere nudo di Daniela, evidenziato dagli elastici del reggicalze.
Paola guardò Giulio. ‘Che ne pensi?’, gli domandò.
‘Ha un sedere stupendo’, sentenziò lui. ‘Non c’è che dire.’ ‘Falla chinare’ aggiunse.
E così Paola appoggiò una mano sulla schiena di Daniela e la fece appoggiare col busto sul piano di lavoro della cucina.
Daniela avvertì il freddo del tavolo di metallo sulle cosce e sul basso ventre.
Un brivido intenso le fece accapponare la pelle.
Adesso il suo sedere era ancora più esposto e messo bene in evidenza, sollevato dalle scarpe tacco 12 che aveva ai piedi.
Giulio le si avvicinò, sempre più interessato a ciò che aveva davanti.
Il cuore di Daniela le batteva forte.
Era piegata in avanti su di un tavolo, con il sedere completamente scoperto davanti a Paola e a un’altra persona sconosciuta.
Separato da una porta appena socchiusa stava la stanza dove era seduto suo marito.
Poi qualcosa la fece sobbalzare.
La mano di Giulio si era posata sul suo sedere accarezzandolo con calma. Passò le dita sotto gli elastici del reggicalze.
Lo esplorava lentamente, senza fretta’

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