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Racconti di Dominazione

La Stanza Rossa

By 1 Agosto 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

La Stanza Rossa (sei tu a narrare..)

Giaccio nella postura che più si addice alla mia condizione di essere
inferiore. Ginocchia e gomiti incollati a terra, volto diretto verso il
basso a sfiorare l’asettico nero lucido pavimento di marmo.
Tutto &egrave silenzio freddo intorno a me.
Il mio corpo o meglio, il corpo che mi &egrave appartenuto e di cui ora voi
disponete pare non poter più obbedire ai miei comandi ma solo al vostro
alito, al muover dei vostri occhi.
Attendo il mio destino dimenticata nel grande salone dalle pareti rosso
sangue.
Tutto mi giunge ovattato, ridotto, le mie membra anestetizzate.

Rosso fuoco le larghe tende paiono ali infernali, pesanti spettatori della
mia profonda e felice umiliazione.
Rosso profondo il rivestimento del divano e della poltrona su cui Roissy
suole sedersi, osceno, a contemplare la mia bassezza ed a crogiuolarsi nella
sua potenza di padrone.
Rosso lucente il grande letto dove stanco e soddisfatto vi sistemate per
andare incontro ai vostri sogni dorati .

Prego per il vostro giungere….
Anche se so che con esso giungeranno le mie sofferenze.

Il rosso cappuccio nel quale avete pensato di incarcerare i miei pensieri
mi costringe ad ascoltare la cadenza ripetitiva del mio respiro, unico suono
caldo e vero.
Respiro l’odore del mio stesso alito, della mia saliva, dei miei corporei
liquidi addensati sulla mia pelle.
Respiro il fisico sembiante del piacere dell’attesa ……. che così spesso
voi mi regalate…

Un calpestio lontano giunge a ridestare i miei sensi. Scarpe, forse stivali
(so che non li portate ma mi spingo ad immaginare anche questa situazione da
rivista sadomaso….) Li vedo, nel mio buio assoluto, questi stivali… come
altissimi, infiniti che vi cingono fin quasi all’inguine, vicino a
dove si apre lo scuro bosco del vostro sesso, regno di inconfessabili
piaceri, anch’essi assoluti.
Conosco la lenta cadenza del vostro sicuro incedere ed ardisco (sognare
nel sogno) pensare che presto salirete, lento, su di me, che tasterete il
mio terreno di carne con le vostre suole , che me le porrete in bocca per
una inutile e terribile pulizia,
che….mi calcerete con quelle, mi scosterete per esaminarmi di più, che mi
schiaccerete il ventre e l’inguine desiderante….che disporrete di me come
cosa…

Giungete, finalmente.
Mi degnate delle vostre sadiche attenzioni.
Vi nutrite delle mie sofferenze ed &egrave giunto, ormai, il momento del pranzo.

Sarò io la principale portata.

Non mi &egrave concesso guardarvi eppure &egrave la cosa che più vorrei.
Vi sento accostare.

D’un tratto il capo mi viene pressato contro il freddo marmo dalla suola

Non profferite parola ma so già qual’&egrave il mio compito.
Estraggo la lingua, lavoro la minuscola area che mi &egrave concesso nettare.
Penso a quando la mia lingua viene comandata
a ben altre calde pulizie..

Ma oggi, voi, beate la vostra vista di questa donna cagna ai vostri piedi a
leccar marmi e…

Tanto mi basta.

(roissy@virgilio.it)

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