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Racconti di Dominazione

la storia di una schiava

By 27 Maggio 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Ed è così che sono nata

Quella che leggerete è la mia storia, la storia di una schiava: è in questo modo che voglio cominciare a raccontarvi di me e della mia vita.
La mia vita è iniziata quasi due anni fa quando ho incontrato il mio padrone e lui mi ha insegnato tutto quello che so e che sono, e se ora Vi sto raccontando la mia storia è solo perché lui desidera che io lo faccia .
Se mi guardo indietro, a prima che lui entrasse nella mia vita stento a riconoscermi: avevo 30 anni e non conoscevo il desiderio, né sapevo descrivere il vero piacere perché, semplicemente, non lo conoscevo, poi lui ha cominciato a giocare con me e mi ha fatto scoprire la mia vera natura fino a farmi desiderare di diventare la sua schiava.
Il mio padrone ha capito molto prima di me le mie voglie e la mia natura ed attraverso un gioco molto eccitante ed intrigante mi ha portata fino qui.
Lui mi ha insegnato ad accarezzare il mio corpo, lo ha fatto prima solo scrivendo poi solo guardandomi e indicandomi passo, passo la strada. Mi ha fatta eccitare semplicemente con le sue parole e mi ha fatta godere del mio corpo, facendo muovere le mie mani a suo piacimento, facendomi sentire cosa si prova a toccarsi, a sentire le tue dita che si muovono nel tuo sesso bagnato, a sentire il fiato che si accorcia, ed a sentire il godimento finale che mai avevo provato prima.
Molto prima di me ha capito di cosa io avessi bisogno e mi ha portata a conoscere un mondo che mai, avrei pensato mi potesse appartenere: il mondo del piacere, un mondo, come dice lui, senza se e senza ma!
Ci siamo conosciuti in rete e da subito è riuscito a travolgermi con il suo modo di concepire la vita. Dapprima abbiamo solo parlato ed con lui ho subito avuto la voglia di aprirmi, di confidarmi fino a dirgli che, malgrado i miei 30 anni, ero ancora vergine.
La prima cosa che ha visto di me è stato il mio capezzolo sinistro, turgido ed eccitato perché veniva mostrato a quello che poi sarebbe diventato il mio padrone. Ho scattato una foto e l’ho inviata via e-mail ed è stato eccitante accontentarlo in questo suo desiderio. Lo è stato perché anche se ancora non sapevo dove sarei arrivata, già allora sentivo che, fare quello che mi chiedeva, accontentarlo nelle sue piccole richieste e fantasia, mi dava piacere. Ed è in questo modo che ci siamo conosciuti, prima i pensieri, poi piccole parti del mio corpo, il seno, la bocca, il mio sesso, e poi la voce.
La sua voce mi fa impazzire, quando lo sento mi riempie la testa e mi eccito, sento il mio sesso che pulsa e sento la voglia di toccarmi ma, posso farlo solo se lui mi autorizza’.

è così che sono nata e da allora sono successe tante di quelle cose nella mia vita che, se avrete la pazienza di leggermi, potrete condividere con me”

Mi ricordo di quella volta che ”

è venerdì sera e come ogni venerdì il mio padrone mi ha dato le disposizione per il fine settimana, mi ha cioè chiarito cosa vuole che io faccia per soddisfarlo. Questa volta vuole che trovi un uomo e che mi faccia sodomizzare da lui per poi fargli una dettagliata relazione su come sono riuscita a far godere quello sconosciutolo. Mi ripete sempre che è il suo piacere che gli interessa non il mio ed io, quando scrivo le mie relazioni devo stare attenta a non scrivere delle mie emozioni ma, solo quelle dell’uomo di turno.
Mi chiede spesso di trovare qualcuno che mi scopi o che mi inculi ed io tutte le volte eseguo i suoi ordini per poi scrivere esattamente quello che ho fatto e come l’ho fatto, aspettando la mia ricompensa, una sua parola un suo: brava cagnetta’ e la mia ricompensa non sempre arriva.
Mi vengono in mente i primi giochi.. quando ancora non era il mio padrone mi ha chiesto tante cose ed io, forse con un po’ di paura e ma con tanta voglia e con il mio sesso pulsante e bagnato ho sempre eseguito
Ricordo una sua richiesta, forse la prima importante’.. Lui era a Londra e mi aveva chiesto di farmi un clistere, di tenere l’acqua dentro, di bendarmi, di mettere i tappi alle orecchie, di legarmi le mani, fatto tutto dovevo mettermi nella mia vasca da bagno, in ginocchio con una candela piantata nella figa.. Dovevo stare in quelle posizione per 20 minuti e solo dopo avrei potuto scoparmi e venire e potevo, anzi dovevo, venire 3 volte, per poi raccontargli tutto. Ricordo di aver fatto esattamente quello che lui mi aveva chiesto, ricordo la forte eccitazione ed emozione che ho provato nello spogliarmi con calma, fino a raggiungere la posizione che lui voleva che io tenessi. Ricordo di aver lottato con me stessa perché avevo paura di quei 20 minuti al buio ed in silenzio, avevo paura di scoprire i miei desideri, avevo paura di scoprire chi realmente ero e cosa realmente mi faceva desiderare la candela nel mio sesso e la costrizione della posizione. Ricordo di aver cercato di liberare la mia mente, di non pensare a nulla, ma quella candela nel mio sesso era troppo forte e presente, era il centro dei miei pensieri ed allora la mia mente ha cominciato a vagare. Ed io ero sola, ero in mezzo ad una stanza, ero nuda e bendata ed intorno a me sentivo la presenza di molti uomini, alcuni si avvicinavo, io sentivo le loro mani ed i loro uccelli toccarmi dappertutto, ero sola e loro erano tanti e potevano fare di me quello che volevano ed io, che non sapevo ancora di essere una schiava, sapevo di non potermi sottrarre perché Lui era lì a guardarmi, sentivo la sua presenza mentre gustavo nella mia bocca i cazzi di quegli sconosciuti, mentre il mio culo veniva aperto e la mia figa violata.
A quei tempi, quei pensieri mi spaventavano ma non potevo fare a meno di farli ed il mio corpo reagiva in maniera totalmente diversa dalla mia mente, sentivo il calore crescere ed anche se non potevo vederli, sentivi i capezzoli duri ed i miei umori scendere in mezzo alle cosce.
Io non sapevo ancora chi fossi ma, già allora non potevo fare a meno di giocare e trascorsi i 20 minuti di silenzio e di buio, finalmente potevo scoparmi con la candela (il mio padrone non mi aveva ancora fatto acquistare un dildo’ oggi mio inseparabile giocattolo) e ricordo di averlo fatto con forza, fino ad arrivare in fondo, fino a venire tre volte come Lui desiderava.
Ricordo l’odore di sesso salire dalle mie gambe mentre, seduta sul divano, gli scrivevo la mia e-mail, mentre gli raccontavo in maniera confusa e sconvolta di quelle mani, di quegli uccelli e di lui seduto in fondo alla stanza a guardami ed a godere di quella visione” e ricordo di essermi eccitata e di essere venuta ancora una volta mentre raccontavo quello che avevo vissuto nei miei sogni e ricordo di essermi addormentata nuda senza lavarmi”
Ed oggi sono la sua schiava ed ho avuto il privilegio di essere scopata da lui, di aver succhiato il suo sesso e di aver bevuto il suo seme e mi sembra di sentirne ancora il sapore in bocca
Il mio padrone controlla la mia vita e riesce a farmi provare piacere sempre, a volte usa la frusta sul mio sesso, sul mio culo o sui miei capezzoli, altre volte sono io a farlo da sola perché lui me lo ordina o perché lui mi punisce e tutte le volte sentire quel sottile e pungente dolore, accompagnato al piacere di sentire la figa che pulsa e dal pensiero di essere scopata ancora da lui a volte mi fa perdere il sonno ‘..

Alla prossima

Le mie punizioni

Non sono sempre come il mio padrone desidera, a volte mi distraggo, a volte mi permetto di desiderare qualcosa, di volere qualcosa da lui, a volte, semplicemente, dimentico di aver rinunciato a me stessa per lui e lo costringo a punirmi. E’ di questo che voglio parlavi: delle mie punizioni e di quanto eseguirle, per il piacere del mio padrone, mi faccia sentire appagata.
Oggi non sono stata una brava schiava, lui aveva deciso di consentirmi di godere, aveva deciso di darmi piacere, di giocare con me e mi ha chiesto di infilarmi il plug nel culo perché sa quanto mi piaccia. Sono sicura che mi avrebbe consentito di scoparmi e di venire ed io ho lasciato i miei giochi a casa.
Lui mi ha punita: fino a domenica, inclusa, mi è impedito di venire. Sono queste le sue parole e lui sa quanto, per me, sia difficile.
Non ricordo come e quando si è reso conto che il dolore fisico fosse per me, più appagante di qualsiasi carezza, so solo che un giorno mi ha chiesto di comprare un frustino e di tenerlo con me, poi una sera mi ha telefonato e ha cominciato a giocare, mi ha chiesto di spogliarmi nuda, di mettermi in ginocchio e di cominciare a colpirmi. Io l’ho fatto, sentivo il suo respiro, e ogni colpo mi dava una sensazione che non avevo mai provato prima: quel dolore pungente, intenso ma breve riusciva a trasformarsi in piacere ed ogni colpo mi rendeva sempre più eccitata.
Colpire il mio sesso e poi sfiorarlo con le mie mani mi faceva impazzire e più mi colpivo e più provavo piacere fino a raggiungere l’orgasmo, fino a sentirmi totalmente sfinita ed appagata e non so dirvi se le frustate siano per me delle punizioni, a volte, sono solo dei regali.
Ma le frustate, le privazioni sono servite anche ad educarmi.
Il mio padrone vuole che io sia sempre ‘accessibile’ e questo implica che non debba mai indossare biancheria intima né pantaloni e soprattutto che non debba mai accavallare le gambe. I miei capezzoli devono sempre sfiorare la stoffa dei miei abiti senza la costrizione di un reggiseno ed in mezzo alle mie gambe non deve mai esserci nessuno slip, che mi consente di indossare solo se sono indisposta’..
In questo caso le frustate sono servite ad educarmi perché all’inizio mi capitava di accavallare le gambe ed ogni volta che lo facevo, dovunque io fossi, dovevo appartarmi e darmi 30 frustate. E’ successo l’estate scorsa ed ho sempre eseguito la mia punizione fino ad imparare.
Mentre vi parlo delle mie punizioni sento nella mia testa il rumore sordo dello scudiscio sul mio seno o sul mio sesso o sul mio culo e vi confesso che, in questo momento, lo vorrei qui, per sentirne il rumore, per toccare la pella leggermente sollevata e per sentire l’odore del sesso salirmi in testa.
Ma ora vi voglio raccontare della più meravigliosa delle esperienze.
Avevo pregato il mio padrone di vedermi, di stare con me una notte e lui ha voluto farmi questo regalo. Ha cenato con me poi ha fatto sesso con me, facendomi sentire la più fortunate delle schiave.
Non mi aveva ancora spogliata quando mi ha bendata e mi ha abbassato le spalline del vestito che portavo. Mi aveva chiesto di stare immobile e di tenere le mani sopra la testa ma, lui era così vicino ed io desideravo toccarlo, poi mi ha tolto il vestito e le mutandine ed io sentivo vicino il suo respiro, non riuscivo a star ferma, desideravo che i miei capezzoli sfiorassero il suo petto e così mi sono mossa per riuscire a toccarlo. Non vedevo ma subito dopo ho sentito la prima scudisciata che mi è arrivata subito in testa dandomi il primo grande piacere della serata. Quella volta ne ho ricevute tante, alternate a delle grandi scopate ed inculate. Lo ha fatto trattandomi sempre con sufficienza senza mai concedermi il piacere di un bacio ma, quel volermi privare della sua totale attenzione, non mi ha fatto sentire meno donna, io ero lì con il mio padrone ed avevo tutto quello che desideravo ed io desideravo solo che lui mi sentisse totalmente una sua proprietà. Ho fatto il giro della stanza a quattro zampe con la frusta infilata nel culo e farlo con lui che poteva vedermi mi ha reso fiera, ho messo un morso perché non urlassi, ho messo il plug nel culo’..
Ricordo ogni istante di quella notata, ricordo che lui ha detto: vieni a spompinare un po’ il tuo padrone, ricordo di aver leccato le sue scarpe, ricordo di aver goduto e di aver provato il più grande dei piaceri e ricordo di aver avuto la mia ricompensa: quando mi ha lasciata ha sfiorato le mie labbra con le sue’..

Sapere sempre chi si è diventati.

Una schiava non deve mai perdere di vista chi è e quali sono i suoi compiti.
Una schiava deve imparare è che nulla è mai troppo e che i desideri del proprio padrone vanno sempre assecondati, perché solo così lei potrà raggiungere il vero piacere.
Una schiava che si considerarsi tale deve fare una dichiarazione di totale sottomissione al suo padrone, recitando un giuramento di obbedienza e devozione dove dichiara di rinunciare a se stessa per appartenere ad un’altra persona.
Una schiava porta, sul proprio corpo, il segno di appartenenza al suo padrone.
Io sono una schiava e ho rinunciato a me stessa per lui, ho recitato il mio giuramento e porto, sul pube il suo segno di appartenenza .
Raggiungere questo stato di cose non è stato facile perché il mio padrone dopo avermi comunicato la sua intenzione di avermi come schiava ed avermi indicato i passi che avrei dovuto percorre per diventarlo si è preso i suoi tempi per capire se io, ero la schiava che lui desiderava.
Se volevo diventare la sua schiava dovevo soddisfarlo in alcune sue richieste, dovevo mettere un anello sul cappuccio del clitoride e dovevo scrivere il mio giuramento di devozione.
Ho sempre cercato di soddisfare le sue richieste e non sempre ci sono riuscita, non sempre sono stata una brava schiava come quando mi ha chiesto di fare un pompino ad uno sconosciuto ed io mi sono impaurita e sono fuggita via. Altre volte ci sono riuscita come quella volta che mi ha detto che desiderava vedermi scopata da due donne ed io l’ho fatto.
E’ stata una notte strana dove mi sono sentita la sua schiava come non mai. Di tutta la serata ricordo forte il senso di appartenenza a lui. Mi aveva detto che avrei dovuto dire a quelle donne queste parole: ‘SONO UNA SCHIAVA E SONO QUI PER PRECISO DESIDERIO DEL MIO PADRONE IL QUALE MI HA DETTO CHE POTRETE FARE DI ME QUELLO CHE VORRETE’ e questa frase doveva essere accompagnata da un gesto: ho poggiato il mio guinzaglio sul tavolo.
Dopo un primo momento di smarrimento le due ragazze hanno cominciato a giocare con il mio padrone ed una mi ha slacciato il top facendomi finire la cena a seno nudo.
A fine cena sono stata portata in camera e dove, messa in un angolo in fondo alla stanza, ho guardato loro che facevano sesso poi mia hanno ordinato di unirmi a loro e lì mi hanno fatto godere ed a mia volta ho fatto godere, leccandole e facendomi leccare. Loro mi hanno usata fino a che ne avevano voglia poi mi hanno fatta rivestire.
Non era la prima volta che stavo con una donna, il mio padrone aveva già voluto provare questo piacere e mi aveva fatto già leccare una figa nel bagno di un locale.
Questa è solo una delle tante cose che ho fatto per il suo piacere”.
Scrivere il mio giuramento di devozione, invece, è stato più facile del dovuto’ certo l’ho rivisto, corretto ma, nella mia testa sapevo esattamente cosa scrivere perché era chiara e libera la mia volontà di diventare ‘ROBA SUA’ come mi dice sempre.
Così come più facile del previsto è stato, il 29 ottobre scorso, mettere un anellino nel mio pube che mi ricorda, in ogni momento della giornata, chi sono e di chi sono e questo pensiero, anzi questa consapevolezza non mi abbandona mai, perché anche quando vengo scopata da un altro uomo, perché quando una lingua si poggia sul mio clitoride, facendo tintinnare l’anello, so di essere la sua schiava.
Nuovi Giochi.

Il mio ruolo di schiava continua ad evolversi ed io continuo a spostare un metro più in là i miei limiti ed ogni gioco nuovo rappresenta un nuovo piccolo pezzetto della mia vita ma, questi giochi ed il mio padrone, in questo momento mi servono come l’aria per respirare.
Sono tanti i giochi che mi ha fatto fare, tante le situazioni che mi ha fatto vivere ed io non rimpiango nulla, di alcune forse ho solo ancora tanta voglia, voglia di stare con lui fisicamente, voglia di assecondarlo, voglia di guardarlo mentre, con non curanza, mi dice cosa vuole da me, come quella volta che in ristorante mi ha chiesto, senza mai guardarmi negli occhi, di mettermi le dita nella figa e poi di succhiare il dito o quella volta che in luogo pubblico mi ha detto di spostare la maglietta e di fargli vedere il capezzolo.
Una sera lui mi ha mandata al cinema da sola, dovevo indossare le calze autoreggenti nere come piacciono a lui, gli stivali, un’impermeabile e null’altro sotto.
In quel periodo ero ancora vergine ma, nell’intimo mi sentivo solo una donna con la voglia di una troia così, senza neanche provare a fargli cambiare idea sono andata a casa e mi sono preparata per il suo piacere, sempre con molta calma e con molta cura, guardandomi allo specchio, indossando le calze con sensualità, truccandomi il viso come se lui fosse lì ad osservare ogni mio movimento.
Il suo ordine era chiaro dovevo andare in un cinema da sola, comprare un biglietto, entrare in sala e sedermi in un posto appartato ma, dovevo accertami di essere vista e lì avrei dovuto masturbarmi.
L’ho fatto! Sono entrata e con lo sguardo fisso, rivolto allo schermo ho aperto le gambe e ho fatto scorrere le dita, ero bagnata ed eccitata, non ricordo nulla del film ma, ricordo con chiarezza due ragazzi vicino a me e ricordo la loro presenza e quanto mi abbia eccitata l’idea che loro potessero vedermi.
Di quel gioco ho un rimpianto ed è quello di non sapere come poteva finire! Il suo ordine, infatti, prevedeva che io mi sarei masturbata in pubblico e che lui mi avrebbe chiamato al telefono ed io, quando lui ha chiamato ho realizzato di essere nuda in un cinema ed ho perso il controllo, volevo solo tornare a casa mia ed io, non saprò mai cosa aveva in mente per quella sera, perché il mio padrone non fa mai due volte lo stesso gioco.
Ho appena chiesto al mio padrone se ricordasse quale, nella suoi ricordi, è il gioco più eccitante che io ho eseguito per lui ma forse ha capito che la mia richiesta era solo una piccola vanità che una schiava non può permettersi di avere e la mia richiesta non è stata soddisfatta! Ed ancora una volta il suo essere così ‘ermetico’ con me non mi offende ma, anzi mi continua a darmi profondo piacere e consapevolezza di essere solo un suo oggetto ed è quello che voglio.
Lui mi ha fatta scopare da tanti uomini, o forse sono tanti solo per una donna che fino ad un anno fa non aveva mai fatto sesso.
Dopo la prima volta con lui ed un’altra volta con un tizio che non riesco nemmeno a ricordare, c’è stato un uomo che mi ha scopata più volte. Quando volevo vederlo dovevo prima chiedere il permesso al mio padrone e quando lui acconsentiva mi dava anche le istruzioni su cosa avrei dovuto farmi fare e cosa avrei dovuto fare a lui, non dovevo né potevo prendere iniziative e mai né ho prese’ mi ha scopata come una troia sulla scrivania del mio studio, mi ha fatto ingoiare il suo grosso cazzo, mi ha messo il vibratore nel culo mentre lui mi scopava la figa, mi ha leccata con gusto mi ha sputata e di quelle scopate il mio padrone conosce ogni singolo dettaglio.
Oggi mi ha parlato di una cosa, forse un nuovo gioco o forse no ma, lui potrebbe volere che io mi prostituisca per il suo piacere e questa sera devo andare in macchina e fare un giro dove stanno le puttane e raccontargli nei dettagli, in quale punto del viale io avrei voluto fermare la mia auto per attendere i clienti. Sapete qual è stata la mia risposta? SI PADRONE’.. questo ho risposto, mentre le mie mani sfioravano la mia figa bollente…..
La svolta

Ho cominciato questo capitolo la settimana scorsa e non sono mai riuscita a finirlo, perché avevo cominciato a scrivere in un momento in cui ero particolarmente triste e malinconica ma oggi il mio stato d’animo è differente e, come sempre, il merito è solo del mio padrone.
Quello che è riuscito a fare con me è stato impossessarsi completamente della mia mente scoprendo una parte di me stessa che, senza di lui, sarebbe rimasta sepolta in un angolo senza mai venir fuori.
Venerdì mi ha chiamata al cellulare, io ero in macchina che guidavo verso casa e lui mi ha ordinato di fermarmi: l’ho fatto naturalmente.
Non so come dire ma semplicemente sentire la sua voce mi scalda completamente e riesco a percepire il piacere che comincia a scorrere nel sangue.
Sento la sua voce ed inconsciamente apro le gambe e sento le labbra schiudersi e desidero solo strusciarmi, toccarmi, sfregare l’interno coscia per aumentare il piacere ma, è come se volessi sentire più forte la sua voce, far sparire tutto il resto, la luce, il paesaggio, i rumori circostanti, la mia voce stessa, il mio respiro e solo per sentire più forte la sua voce o il suo respiro.
E’ stato molto buono perché mi fatto alzare la gonna e mi ha fatto accarezzare, non porto gli slip da più di un anno e sollevare la gonna quando è lui ad ordinarmelo mi riempie le narici dell’odore del mio sesso: un profumo pungente e sensuale.
Lui ha guidato la mia masturbazione fino a farmi arrivare all’orgasmo nel preciso istante in cui lui ha deciso, facendomi arrivare quasi alla disperazione e facendomi piangere ma, facendomi provare un piacere che non riesco a provare quando vengo scopata da altri uomini.
Mi diceva di toccarmi, di scoparmi con un dito, poi con due ed io lo facevo, mi diceva di sgrillettarmi forte ed io lo facevo, mi chiedevao di aumentare il ritmo ed io lo facevo, sentivo l’orgasmo arrivare, il piacere all’apice mentre lui mi diceva che ero solo una schiava, che l’indomani sarei dovuta uscire con indosso una gonna corta e mentre guardavo le vetrine avrei dovuto pisciarmi addosso’ più mi diceva queste cose e più il piacere aumentava, continuava a parlare, continuava a dire cosa avrebbe fatto di me e le mie mani con cessavano di toccare e l’odore di sesso era talmente forte da farmi star male e quando ha provato pena per me mi ha concesso di venire.
Non m’importa di dove sono, non m’importa di cosa sto facendo ma, quando lui mi chiama, si ferma tutto il resto ed io trovo sempre il modo per fare quello che lui desidera.
Un pomeriggio mi ha mandata a prendere un the con biscotti, dovevo andarci con il mio inseparabile dildo e avrei dovuto usarlo in quel bar, avrei dovuto sedermi, ordinare il mio the, infilare il cazzo di gomma nella mia figa e scoparmi fino a venire: ed io l’ho fatto.
Mi sono seduta in un posto appartato ma, non troppo e con il cuore in gola ma con grande eccitazione ho tolto, con cautela, dalla mia borsa il dildo e l’ho infilato in mezzo alle gambe, ero già eccitata e quando ha sfiorato le labbra ho sentito un brivido caldo salire dalle mie gambe ed arrivare in testa.
Sono riuscita ad infilarlo per bene ed a muovere il bacino e mentre bevevo il the, in un bar affollato io mi scopavo e sentivo i miei umori scendere, mangiavo i biscotti e continuavo a sentire quel cazzo che mi riempiva. Lo facevo per il suo piacere e questo aumentava il mio godimento ed è questa consapevolezza che, ogni volta, mi fa raggiungere l’orgasmo.
Sono venuta mentre bevevo un thè e mangiavo dei biscotti in un bar del centro della mia città poi, ho messo la mano in mezzo alle cosce, ho tolto il dildo bagnato dei miei umori, l’ho rimesso in borsa, ho pagato la mia consumazione e sono tornata a lavoro.
Più tardi ho raccontato minuziosamente al mio padrone come mi ero comportata e riparlarne è stato riprovare quelle emozioni, la figa che pulsava capezzoli che si indurivano fiato che si accorciava ‘.. e lui che non poteva vedermi sapeva esattamente descrivere quello che io stavo provando”.

Le mie catene

Quando credo di aver raggiunto l’apice, quando credo che Lui non possa più sorprendermi, quando credo che, più di così non possa fare, il piacere di un nuovo gioco mi sconvolge la mente ed il corpo.
Con noncuranza e senza troppi preamboli la scorsa settimana mi ha comunicato che da qual momento in poi ogni mia azione avrebbe dovuto avere la sua autorizzazione e che non avrei potuto più mangiare, dormire, lavarmi o altro senza il suo benestare.
Mi ha comunicato anche che, ogni sera, tornata a casa avrei dovuto spogliarmi, indossare le mie scarpe più alte, mettere il collare al collo e fare tutto ciò per cui ho chiesto il permesso. Il mio comportamento a casa, dovrà essere composto e misurato ed ogni volta che sbaglierò dovrò punirmi’. Mi ha detto, inoltre, che avrei dovuto comprare una catena d’acciaio, lunga almeno 8 metri e avrei dovuto scegliere una zona della mia casa in cui legarmi.
Lui riesce a stregarmi, le sue parole mi entrano in testa e tanto in profondità che ho quasi paura del piacere che riesce a farmi provare. Le sue prove rappresentano una sfida con me stessa, ho bisogno di sapere di essere brava, ho bisogno di sapere che può essere fiero della sua schiava perché è in questo modo che lo amo e perché solo questo mi rende davvero felice!
La prima sera mi è parso di entrare a casa mia per la prima volta, mi è parso che, quella casa, io non la conoscessi affatto. Sono entrata con la consapevolezza del nuovo gioco, e come sempre faccio pensando a lui, mi sono spogliata davanti allo specchio, l’ho fatto piano cercando di scorgere ogni mio movimento e piccolo fremito, ho indossato le scarpe, ho messo il collare e l’immagine che ho vista riflessa nello specchio mi ha tremendamente eccitata.
Lui ride di me perché ogni volta che inventa qualcosa di nuovo per il suo piacere, io mi sorprendo delle reazioni del mio corpo, mi sorprendo di vedere e di provare così tanto piacere, mi sorprendo di vedere i capezzoli duri e l’areola tonda ed invitante, mi sorprendo a sentire ed a vedere la mia eccitazione guardandomi attraverso lo specchio, mentre le mie mani indugiano sul mio sesso.
Ieri mi ha sorpreso ancora comunicandomi che ogni volta che non starò eseguendo un compito o un’azione per la quale non mi ha esplicitamente autorizzata dovrò stare legata alla catena, carponi con vicino la mia ciotola dell’acqua e dovrò starci fino all’azione successiva da Lui autorizzata.
Ero sul letto quando me lo ha comunicato, ero già nuda, con il suo collare addosso e non ho dovuto leggere quell’ordine più di una volta per comprenderne il significato, ho solo aperto il cassetto ed ho preso la catena per legarmi.
L’ho scelta con cura quella catena: è leggera, è sottile ma, robusta ed ha un suono inquietante ma, eccitante.
L’ho guardata a lungo prima di legarmi e ho guardato il mio corpo nudo, ero eccitata all’idea di ‘vestirmi’ con quella catena e ho cominciato a farla passare per su tutto il mio corpo, in mezzo al mio sesso per sentire la freschezza dell’acciaio che si scalda al contato con i miei umori, facendola salire per la schiena, stringendola sui miei seni per poi fermarla sui fianchi.
Mi sono sentita come con indosso un abito meraviglioso, un abito pensato e realizzato su misura solo per me’ il regalo del mio Padrone”
Ero bella con quella catena, ero desiderabile così ‘vestita’ ed ero felice di sentire il peso delle catene mentre in ginocchio aspettavo di poter cenare, bevendo dalla ciotola e godendomi ogni centimetro di catena che avvolgeva il mio corpo

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