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Racconti di Dominazione

Le avventure di Dafne – atto 3°

By 22 Agosto 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Le avventure di Dafne ‘ atto 3’
Di Tom tom2075@hotmail.it

Anna si era offerta di portare Mel in giro per le città d’arte della Toscana. Avevano visitato Firenze, Siena e Pisa. Ora si trovavano a Lucca, luogo natale della devota guida e unica città del giro turistico ad aver preservate le proprie cinte murarie così com’erano un tempo. La visita era stata molto gradevole, avevano visitato le piazze, i campanili, ed i numerosi giardini fioriti.
Si erano poi fermate a mangiare un boccone su una striscia di prato, proprio sulla cima delle mura. Da là si poteva osservare il centro della città da un lato e la caotica circonvallazione dall’altro. Mel aveva appoggiata la propria roba su un muretto di pietra, mentre Anna aveva lasciato il suo tramezzino al tonno e maionese ancora avvolto nella carta sul prato alla base di esso. Prima di mangiare, Anna aveva detto ‘Qua la luce è fantastica, Mel. Perché non facciamo due foto?’
Mel l’aveva accontentata. Indossava dei pantaloncini corti ed una maglietta nera. Ai piedi calzava delle infradito nere e gialle.
‘Sì, va bene. Mi metto sul muretto’
Si sedette sulla pietra e si alzò in piedi.
Anna scattò alcune foto a figura intera ed un certo numero di primissimi piani delle graziose estremità di Mel.
‘Un’altra così”
‘Fammene qualcuna a piedi nudi, Anna”
‘Sì, Mel”
Andarono avanti così per un poco, poi Mel disse ‘Va bene, adesso basta. Mi è venuta fame’
‘Posso scattarti alcune foto dei piedi mentre pranzi?’
‘Uffa’sei proprio fissata, tu! E va bene, fai come vuoi’
Mel si sedette sul muretto, ma quando andò a posare i piedi sul prato, invece dell’erba la pianta del piede destro trovò inavvertitamente il tramezzino di Anna.
‘Oh!’ esclamò Mel ‘Ti ho schiacciato il pranzo’
Anna contemplò il proprio tramezzino ridotto allo spessore di una sottiletta.
‘Non fa niente’ disse un po’ avvilita ‘Piuttosto’la maionese ti ha sporcato tutto il piedino’
Mel sentiva in effetti una sgradevole sensazione di appiccicoso sulla pianta.
‘Me la toglieresti, Anna?’ chiese alla sua guida, sollevando il piede con un sorriso birichino e puntandogli l’estremità verso la faccia.
‘Certo, Mel. Con piacere’
Anna s’inginocchiò di fronte alla sua deliziosa padroncina e le tenne sollevata la caviglia in modo che Mel non durasse fatica. Poi, con la lingua, iniziò a togliere la maionese che le sporcava la pelle. Mel sorrise di fronte all’umile devozione della ragazza e guidò la sua opera di pulizia con piccoli movimenti del piede ed indicazioni a voce.
‘Lecca bene anche il tallone”
‘Lì, fra le dita”
‘Mi raccomando, tieni la lingua morbida. E’ più gradevole’deve essere una carezza’
Anna obbedì con solerzia. La sua abilità nel lucidare il piede di Mel fu tale che, una volta che ebbe terminato, la bionda padroncina pretese lo stesso servizio anche sull’altro piede. E mentre Anna eseguiva in silenzio, Mel prese il suo panino e pranzò tranquillamente.
‘Ecco, con i piedi più freschi si sta proprio meglio. Hai finito di leccare anche il secondo? Bravam allora riprendi dal primo’
‘Sì, Mel, con piacere’
‘Continua finché non avrò finito di mangiare’
‘Sì’
Ormai Mel non aveva fretta di terminare il suo panino. La cura che Anna metteva nel suo massaggio labiale la stava rilassando completamente. Quando però ebbe consumato il suo pasto giunse anche l’ora di riprendere il cammino.
‘Oh, ma tu non hai mangiato, Anna!’ esclamò Mel.
‘Sì, ma non fa niente, davvero”
‘No, qualcosa devi mangiare anche tu. Altrimenti ti verrà fame più tardi e ti borbotterà lo stomaco”
‘Sì, ma qui non c’è più nulla da mangiare’ disse Anna.
Mel guardò l’involto del tramezzino schiacciato sul prato.
‘Proprio non ce la fai a mangiare quello?’ chiese, sfiorando con l’unghia dell’alluce il tramezzino spappolato ‘Coraggio, fai uno sforzo”
Anna si chinò a raccogliere il tramezzino con le mani. Lo trovò molliccio e cadente. Mel le mise un piede sulla spalla ed un altro sopra la testa, dopodiché premette con un certo vigore.
‘Dai, manda giù!’ esclamò ‘Manda giù!’
Anna si fece forza ed ingoiò qualche boccone del tramezzino. Certo, non aveva una bella forma, dopo essere stato schiacciato a quella maniera, ma il sapore non era malvagio. Mel aiutò Anna premendole la testa sotto il piede ed incitandola a parole.
‘Fai alla svelta, Anna. Coraggio! Non è cattivo, no? In fondo è stato schiacciato dal mio piedino. Ti piace il mio piedino, giusto? E allora mangia il panino!’
Anna guardò il tramezzino con espressione perplessa. Quindi, incitata dal tono deciso di Mel e soprattutto dal piedino della sua Dea che le schiacciava la testa verso il basso, iniziò a mangiare a grandi bocconi. In effetti, proprio come aveva detto Mel, il tramezzino aveva perduto il suo bell’aspetto, ma ne aveva guadagnato in sapore. Anna mangiò tutto sotto lo sguardo divertito ed ironico di Mel.
‘Adesso’ disse la bionda padroncina ”non ti è venuta sete?’
‘Beh’un po’ sì”
‘Benissimo. Allora prendi la bottiglietta della tua acqua e versamela sui piedi, poi potrai bere direttamente dalle mie dita’
‘Ma”
‘Niente proteste, Anna!’ esclamò Mel, dando alla ragazza un calcetto sulla testa come rimprovero ‘Mi hai tolta la maionese dal piede, ma sento ancora un fastidioso senso di appiccicoso sulla pianta. Adesso mi lavi i piedi, così poi ti bevi l’acqua del risciacquo e ti disseti pure!’
‘Sì, Mel’ disse Anna, obbediente.
Raccolse la sua acqua dello zaino e mentre Mel beveva dalla sua bottiglia, comoda e tranquilla sul muretto in mezzo al prato, Anna iniziò a lavare i piedi della sua Dea. E mentre lavava un piede, Mel le teneva l’altro premuto sulla testa.
Per una buona visita ad una città d’arte, occorre avere una guida adatta’e molto disponibile!
Al trotto
La caratteristica più interessante di Anna, secondo Dafne, era che, nonostante un fisico piuttosto gracile e longilineo, la sua resistenza era molto elevata. La Dea se ne accorse qualche giorno dopo il loro incontro al parco. Un pomeriggio usò la servetta come poggiapiedi mentre guardava la TV. Ad un certo punto, facendo zapping, la televisione si sintonizzò su di un programma della DeFilippi e Dafne, come da copione, si addormentò di botto (capita, quando non si riesce a cambiare canale in tempo). Dormì fino a sera e, quando si svegliò, Anna era ancora ferma, immobile ed impegnata a sostenerle le gambe nella sua scomoda posizione a quattro zampe.
In un’altra occasione Dafne si stava truccando in bagno e non avendo intenzione di restarsene in piedi tutto il tempo, ordinò ad Anna di inginocchiarsi sul pavimento diventando un comodo sedile. La ragazza obbedì senza problemi e nonostante che la padrona avesse impiegato molto tempo nel truccarsi, quando quest’ultima si rialzò fu come se Anna non avesse faticato per nulla.
Quel giorno Dafne volle scoprire fin dove poteva spingersi la resistenza della ragazza. Aveva testata la sua tolleranza all’umiliazione, ora era la volta della tolleranza fisica. La portò nel parco, lungo lo stesso sentiero dove si erano conosciute.
‘Adesso vediamo di fare un po’ di moto, ti va?’ chiese Dafne, sorridendo.
‘Sì, certo. Ma allora perché sei venuta con gli stivali a tacco alto?’ chiese Anna.
In effetti Dafne calzava stivali per nulla adatti a fare esercizio fisico.
‘Con quelli non puoi correre bene!’ disse la sottomessa.
‘Lo so, Annuccia. Infatti sarai tu a correre per entrambe’
‘Come?!’
‘Hai mai sentito parlare dei fantini?’ chiese Dafne ‘Anche loro usano gli stivali. Purtroppo io non ho stivali col tacco basso adatti per fare la cavallerizza, ma tutto sommato, visto che i miei piedi non dovranno neppure toccare terra, ciò che indosso non ha grande importanza.
Anna non capiva bene.
‘Su, adesso chinati un po’ in avanti e fammi sedere sulla tua schiena’ disse Dafne ‘Tu sarai la mia cavallina’
Le mise una mano sopra la testa e la premette fino a portarla all’altezza della propria pancia.
‘Ecco, bene. Tieni la schiena quasi orizzontale’
Girò attorno ad Anna e usando una panchina per aiutarsi, si sedette sulla schiena della sottomessa. Anna vacillò, completamente sbilanciata dal peso aggiunto al proprio. Riprese il controllo e riuscì a sostenere Dafne. Le gambe della padrona cingevano i fianchi di Anna e la serva le reggeva le cosce con le mani.
‘Peccato non avere una sella con le staffe e tutto il resto’ disse Dafne ‘Dovrò cavalcarti ‘a pelo”.
Anna non rispose.
‘Che c’è? Sei troppo sotto sforzo per dire qualcosa?’
‘In effetti è molto faticoso, Dafne’
‘Proprio non ce la fai?’
‘N’no’
‘Suvvia, lo stai facendo per me, Anna. Per la tua Dafne’
‘Ce’cercherò di fare del mio meglio’
‘Allora avanti! Cammina, anzi’trotta!!’
Anna mosse un primo passo e tanto bastò per farla quasi cadere. Dafne le prese i capelli usandoli come redini e le tirò indietro la testa.
‘Vuoi forse che cada, stupida?’
‘Ma’sei pesante’
‘Non importa! Guai a te, se cado e mi faccio male!’
‘S’sì, va bene’
‘E ora muoviti, cavallina’
Di nuovo la serva cercò di muoversi con la padrona in groppa. Questa volta, complice anche la sfuriata di Dafne, prendere il ritmo fu meno difficoltoso di prima. Anna proseguì lungo il sentiero per un centinaio di metri, raggiunse la curva e voltò verso destra. Compì un ampio giro della fontana e tornò indietro attraverso lo stesso sentiero di prima.
Dafne la incitò per tutto il tempo con dei colpi di tacco nei fianchi o nelle gambe e stabilì la direzione da far prendere alla cavallina semplicemente tirandole la chioma verso destra o verso sinistra.
‘Ah, sei proprio brava’
‘G’grazie Dafne’
La padrona tirò fuori di tasca una zolletta di zucchero e la mise davanti al viso di Anna.
‘Ti meriti uno zuccherino. Prendilo’
La cavallina prese in bocca la zolletta proprio come fosse un vero animale e la ingoiò. Dafne si fece anche leccare le dita della mano.
Di nuovo le fece cambiare direzione e riprendere la camminata verso la zona delle fontane. In quel punto, purtroppo, si erano fermati a riposare due anziani. Erano un uomo ed una donna, probabilmente marito e moglie.
Dafne non aveva voglia di farsi vedere. Tirò verso di sé i capelli di Anna dicendo ‘E’ arrivata gente. Credo sia il caso di interrompere qui il nostro giochino di oggi’
Anna si fermò all’istante sotto la dolorosa stretta della padrona e chinò le ginocchia per far sì che la bella amazzone scendesse il più comodamente possibile dal suo dorso.
‘Sei stata brava. Proprio una resistenza ammirevole’ si complimentò Dafne ‘Dovremo farlo più spesso’
‘Sì, certo’
‘E ora’trasformazione! Da cavallo a cane. Giù a quattro zampe e leccami gli stivali. Laggiù c’è quella coppietta ma qui non ci vede nessuno’
‘Sì, Dafne’
‘Ed in fondo sei stata fortunata’ disse la padrona, mentre Anna, già inginocchiata, tirava a lucido i suoi stivali con la lingua ‘Avendo camminato solo tu le mie suole sono praticamente pulite. Non ti fermare, però. Lecca gli stivali della padrona’
‘Sì, Dafne’ disse Anna ‘E grazie’
Colazione a letto
Quella mattina Dafne si svegliò a causa di un gradevole solletico alla pianta dei piedi. Era estate e la ragazza dormiva con un solo, leggerissimo lenzuolo. Anna trascorreva qualche giorno a casa sua, dormendo, a seconda delle istruzioni impartitele da Dafne, sullo scendiletto di fianco al giaciglio della Dea o sul divano in salotto.
La notte precedente era stata la volta dello scendiletto: Anna si era svegliata alle 6:30, abbagliata dalle prime luci dell’alba. Dal bordo del letto aveva visto un bel piedino far capolino sopra la sua testa. Aveva avuto la tentazione di sollevarsi, baciarlo e leccarlo, ma aveva resistito, ben sapendo che la sua cara Dafne mal avrebbe sopportato di essere svegliata ad un’ora tanto mattiniera. Si erano fatte le 7:00 e poi le 7:30.
Anna non resisteva più: il desiderio di baciare quel piedino perfetto era andato troppo oltre la sua capacità di controllo. Puntellandosi sui gomiti la giovane avvicinò la faccia al piede di Dafne. Lo osservò per bene, le dita, il tallone ben modellato, il dorso dal profilo perfetto. Infine avvicinò un po’ di più le labbra ed andò a baciare quella meraviglia.
Dafne non sembrò svegliarsi ed Anna insistette. Passò da timidi bacetti appena accennati a baci a piene labbra sulla pianta, sul dorso e sotto le dita. Infine dischiuse le labbra ed iniziò a leccare i piedi di Dafne. Solo a quel punto la Dea si svegliò. Immaginando chi fosse a provocarle quel piacevole solletico lasciò che Anna continuasse per una decina di minuti quel trattamento. Nel frattempo muoveva le caviglie e le dita in modo da farsi leccare nei punti da lei voluti, traendo il massimo beneficio dalla umile opera di adorazione della sua ospite.
‘Ora basta’ disse Dafne ad un certo punto.
Anna, facendo finta di non sentire, proseguì imperterrita. Era sempre così, pensò Dafne con un senso di fastidio ed irritazione. Fin da quel giorno al parco quando le due si erano conosciute. Anna aveva sempre dimostrato una certa reticenza ad eseguire gli ordini di Dafne, quando si trattava di separarsi dalle estremità della Dea. Questa cosa non andava affatto bene, si disse la padrona di casa, provvedendo ad allontanare bruscamente la faccia dell’ospite con un veloce movimento del piede.
‘Quando ti dico di smetterla, vuol dire subito!’ esclamò Dafne.
‘Mi’mi spiace, Dafne. E’ che tu hai dei piedi così belli che”
‘Sì, va bene. Dagli un altro bacino e poi vai a preparare la colazione. Oggi c’è una sorpresa per te’
‘Sì, Dafne’
‘E mi raccomando, prepara una colazione abbondante ma non mangiare nulla’
Anna annuì, si chinò sul letto e baciò nuovamente le piante dei piedi di Dafne. Uscì dalla camera e si recò in cucina. Preparò una colazione abbondante, proprio come aveva richiesto la padrona di casa. Cappuccino con tanta schiuma, fette biscottate con la marmellata e biscotti. Dispose il tutto su di un vassoio e ritornò nella camera di Dafne.
‘Oh, alla buonora!’
‘Sì, scusa se ho impiegato tanto tempo, Dafne’
‘Domani per risparmiare minuti preziosi e non farmi annoiare, la colazione la preparerai prima e solo dopo verrai a svegliarmi come si deve. La sveglia va bene come me l’hai data stamattina, però vedi di insistere di più sulle dita e meno sulle piante. Mi fai il solletico e non è sempre gradevole’
‘Come vuoi, Dafne’
Anna dispose il vassoio sulle coperte e Dafne iniziò tranquillamente a mangiare. Nel frattempo l’ospite si inginocchiò nuovamente ai piedi del letto e riprese il suo lavoro di lingua sulle belle estremità di Dafne.
‘Ah, che sbadata!’ disse quest’ultima ‘Quasi dimenticavo!’
Raccolse il barattolo della marmellata e vi infilò dentro un dito.
‘Giustamente anche tu devi mangiare qualcosa, ti pare?’
E con il dito coperto di marmellata si chinò in avanti ed andò a spalmare il dolce nettare sul dorso del piede destro. Ripeté la medesima operazione sul dorso del piede sinistro, dove ebbe anche l’accortezza di impiastricciare persino lo spazio fra le dita.
‘Bene, non vorrei che ti venissero i crampi allo stomaco dalla fame’ disse Dafne ‘Inizia a leccare’
Anna quasi non credeva alle sue orecchie.
‘Posso davvero?’ chiese meravigliata.
Dafne rise.
‘Certamente!’ esclamò ‘Puoi continuare finché non avrò finito di fare colazione. E mi raccomando, quando avrò terminato le mie fette biscottate non voglio sentire quella fastidiosa sensazione di appiccicoso a causa della marmellata’
Fece una pausa sorseggiando il cappuccino.
‘Perciò vedi di leccare come si deve’
‘Certo, Dafne’ disse la ragazza prostrata ai piedi del letto ‘E grazie’
E mentre Anna iniziava ad eseguire il suo agognato compito, Dafne, con tutta tranquillità, continuò a consumare la sua colazione’

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