Skip to main content
Racconti di Dominazione

Like Hannibal Lecter

By 23 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Grazia, lavoro per una casa farmaceutica privata che riceve maggior profitti vendento a istituti psichiatrici o carceri medicinali “in via di sperimentazione”; offriamo ai detenuti dei medicinali con probabilit’ di danno ignota ma a costo molto ridotto per chi le compra.
In poche parole testiamo su detenuti e pazzi medicinali che non sono ancora definitivi e ci guadagnamo s’ qualche migliaio di euro.
Abbiamo deciso di testare dei medicinali nel carcere del XXX, anche se avrei preferito lavorare in un carcere femminile per evitare di condividere il mio lavoro con uomini ignoranti, arroganti e maschilisti.
Sono una ragazza che ha appena visto correre i suoi 25 anni nelle ultime giornate autunnali, capelli neri e l’espressione insicura nascosti dietro spessi occhiali.
Anche se non sono un mostro, preferisco mantenere il mio sex appeal celato durante le trasferte in carcere per evitare angoscianti commenti da parte dei secondini e dei pazienti.
Preoccupazione che la mia superiore, Lucrezia VanHegel la italo-austriaca, non ha mai pensato minimamente: perfetta statua greca dotata di parola, bellezza che ha raggiunto i trent’anni dalla pelle bianca e capelli biondo cenere. Bellezza da far girare la testa, e soprattutto intelligente. L’unica cosa che le &egrave rimasta di marmo &egrave la sensibilit’. Un genio nello scovare le sfaccettature che determinano le pieghe nell’animo del paziente quanto inesorabile ferro che pressa per appiattirle, qualora sia necessario, non curandosi di quanto possa far male e di quanto possa essere crudele.
Essendo figlia del mega direttore naturale fantozziano della casa farmaceutica ha trovato tappeti di raso nella sua ascesa al successo, ma avendo lasciato qualche scheletro dentro il suo armadio (e come scheletro intendo pazienti morti per aneurisma o ictus molto probabilmente stimolati dai nostri farmaci) la casa farmaceutica ha pensato ci fosse bisogno di una spalla. In parte per frenare il suo istinto di onnipotenza, in parte per essere l’ultima vittima sacrificale nel caso di uno scandalo a livelli molto alti.
Ragion per cui ha cercato accuratamente una figura comoda e sottomessa quale sono io, dove rimedio alle sue distrazioni senza mai alzare la testa, ben lontana dall’essere un suo problema.
Ecco la spiegazione alla mia presenza lungo il corridoio dell’ala ovest, mentre Lucrezia parla con un uomo in camice di alcuni pazienti
‘…Con questo Governo che cambia leggi sull’immigrazione senza confermarne una questo posto &egrave un andirivieni di tossici e disperati che cercano salvezza’ critica amaro il medico che ci accompagna verso la sezione che dobbiamo raggiungere. Si era presentato a Lucrezia quando io ero andata a prendere dei fogli che aveva lasciato in macchina e i due avevano convenuto che non ero abbastanza importante per essere presentata.
‘Si, s” commenta lei ascoltando la met’ di quello che il suo interlocutore le dice. Con una mano si tortura una ciocca di capelli biondo cenere che le &egrave scappata dallo chignon sulla nuca, all’improvviso vedo il suo capo ruotare e voltarsi indietro, verso di me e tendere una mano
‘Comunque… Ho visto che qui non tenete solamente scappati di casa’ interrompe le lamentele del medico, mentre le passo una cartella ‘Ho controllato un po’ di presenze all’interno dell’edificio… E ho visto che nella sezione 45a tenete gente…’
‘Come ha avuto quei fogli?’ il medico si ferma. Noi di conseguenza ci fermiamo, e vedo nel volto dell’uomo in camice un’espressione di tensione. Un uomo sui sessant’anni, abbandonato dai capelli e dalla giovinezza che guarda Lucrezia scandalizzato
‘Sono dati riservati. Non pu’ averli in alcun modo’ ha aggiunto, allungando la mano verso quella cartella che Lucrezia velocemente allontana, alzando il braccio facendola fermare dietro la sua testa
‘…Tra noi e i nostri pazienti odierni c’&egrave la sezione 45a. E io intendo visitarla’
‘Non se ne parla neanche, signorina VanHegel. Quel posto non &egrave zona dove due… Signorine come voi possono presiedere, soprattutto con la gonna’ riferendosi all’abbigliamento giacca e gonna fino alle ginocchia con tacco otto che la mia superiore porta. Lucrezia inarca un sopracciglio, prima di ripassarmi la cartella senza riguardo. Se la fece scivolare tra le dita prima ancora che io riuscissi a prendere quei dati importanti, facendoli schiantare a terra e far fuggire dei resoconti clinici, interviste, foto per il corridoio.
‘So che in questa sezione hanno “soggiornato” elementi come la Saponificatrice di Correggio e Donato Bilancia. E mi hanno detto che ci sono persone non ancora visitate dagli psicologi…’ Si avvicin’ di un passo verso il medico ‘Io voglio vederli. Si ricordi che la mia societ’ finanzia ricerche che portano quei pochi milioni di euro che mandano avanti questa baracca… Quindi ora mi porti alla sezione 45a’ autoritaria e domimatrice.

Il medico ha visto la cartella abbattersi al suolo facendo l’unico rumore lungo il corridoio spoglio, osservandomi inginocchiare velocemente per recuperare fogli e foto sparse. Resta in silenzio, quando Lucrezia s’avvicin’ avr’ sentito il suo profumo di potenza invadergli le narici come fumo… E come fumo stringergli la gola in una morsa se non si &egrave abituati, facendolo tossire tra l’emozionato e lo spaventato.
‘…Ho capito. Tuttavia… Dovrete stare vicino a me, e alcune celle non potrete vederle… Per via di grossi problemi. Alcuni detenuti sono altamente pericolosi, hanno gi’ aggredito i nostri dipendenti e vivono sotto sedativi quasi sedici ore al giorno’ inform’ mentre le fa cenno ora di seguirla. Io prendo l’ultima carta, e mi alzo per seguire preoccupata la mia superiore.
Mentre il medico fa aprire al secondino cinque lucchetti di una grande porta blindata osservo dal gabbiotto a fianco una serie di schermi elencati fino al 17. Ho intravisto delle porte dove ipotizzino siano le celle dei famosi criminali che la mia superiore freme dalla voglia di visitare.
Aperta la porta troviamo un corridoio bianchissimo illuminato da far quasi male agli occhi. Appena entrate dentro un poliziotto ci offre occhiali da sole per evitare di sentirci male. Dobbiamo percorrere così circa duecento metri prima di arrivare in fondo per varcare una porta e, con sorpresa, trovare in una stanza con luci soffuse un ascensore con un metal detector davanti, tutto controllato a vista da uomini armati di mitra. Ci togliamo li occhiali e lasciamo tutti i mostri effetti personali l’. Una volta entrati nell’ascensore scendiamo di non saprei definire quanti piani… Fino a quando le porte si aprono e in un’anticamera troviamo una serie di monitor dove si vedono le singole celle e i singoli detenuti, il tutto sempre gestito da poliziotti armati a gruppi di cinque.
‘Al momento abbiamo 5 detenuti speciali su 17, ma non abbiamo mai superato i 7 per motivi di sicurezza’ spiega il medico facendosi accorto e abbassando la voce. Lucrezia intanto si era avvicinata agli schermi e osservava entusiasta, prestando relativa attenzione alla nostra guida
‘..I numeri 3 e 9 li dovreste conoscere siccome sono dei vostri pazienti…’ dice il medico rivolto alla mia superiore, che annuisce e gli risponde socchiudendo gli occhi ‘Certo, quello nella cella 3 lo abbiamo in “cura” da sei anni. Grazie al nostro farmaco ora non aggredisce pi’ gli inservienti… Data la sua stazza iniziale era un vero problema tenerlo buono’
Mi avvicino al monitor per vedere meglio: c’é seduto sul letto un uomo che avr’ forse quarant’anni, ma non potei mai dare un’et’ precisa data la sua lunga barba e gli occhi scavati. Sembra che parli, ma non si riesce ovviamente a sentire nulla. La cosa che colpisce &egrave la sua magrezza che pare essere uscito da un campo di concentramento.
‘Deve aver perso almeno 20 Kg’ commenta la mia superiore voltandosi verso il medico e sorridendo ‘Ora lo abbiamo lobotomizzato e reso inoffensivo per chiunque. Potrebbe entrare anche la mia assistente e radergli la barba che non muoverebbe un dito’ e io rabbrividii davanti a questo commento inadeguato. Mi strinsi le spalle mentre questa fuoriuscita catturava l’attenzione dei presenti tra il sorpreso e lo scandalizzato
Un poliziotto scosse il capo, mentre il medico rispose scosso ‘Signorina VanHegel!…Il paziente 3 ha cavato letteralmente gli occhi a un inserviente… io non riuscirei a essere così… ‘
E lei lo ferm’.
‘Cos’ come?’ facendo le spallucce ‘Parliamo di criminali speciali. Di bestie. Non facciamo gli ipocriti: quando li abbiamo presi tutto il paese chiedeva la loro testa per i crimini che avevano commesso e si sono salvati solo grazie all’assenza della pena capitale in questo stato. Noi diamo un senso alla loro esistenza… e almeno adesso sono utili’ comment’ sorridendo; continuando a rendere pesante l’aria in quella anticamera. Poi qualcosa cattur’ la nostra attenzione: due guardie in piedi davanti a una cella.
Una di queste aveva alzato un braccio e un poliziotto dall’anticamera era entrato nel corridoio. Successivamente avvenne il cambio e la guardia entrò nell’anticamera perch&egrave necessitava del bagno.
‘Chi c’&egrave nella cella 13?’ chiese Lucrezia indicando l’unica cella dove fanno personalmente vedetta due uomini.
Cal’ il silenzio.
Il medico sbiancò, e dopo alcuni momenti di silenzio rispose con un sussurro:
‘Lo hanno portato qui quelli dell’FBI. é ricercato in pi’ di 28 stati nel mondo, non ho ben capito chi sia ma pare un trafficante dell’Africa. Non ci &egrave dato sapere cosa. Non ci &egrave dato sapere chi &egrave. Sappiamo solo che lo tengono nascosto qui fino a quando non troveranno un posto più segreto’.
Io e Lucrezia ci scambiammo uno sguardo perplesso: quale motivo porta un uomo a essere nascosto qui?
Ma ad un certo punto un’altro uomo che faceva la guardia nella cella 13 alz’ la mano. Il poliziotto uscito dal bagno and’ velocemente a sostituirlo ma si parlarono per diversi secondi, troppi pensai… e si vide chiaramente che ruotarono il capo verso la cella.
‘Cazzo’ disse solamente un poliziotto seduto davanti agli schermi mentre aleggiava un clima di tensione nell’anticamera ‘Che succede?’ chiese il dottore, e in pochi passi uno delle guardie della cella 13 entr’ nell’anticamera.
‘Chiedo scusa maresciallo…’ comincia, facendo tremare la voce per il guaio combinato ‘Il… Il numero 13 ha sentito… mentre noi dicevamo che stavano qu’ due donne… e’
Il superiore del poliziotto s’alz’ dalla sedia insultandolo, facendomi sussultare dallo spavento ‘Testa di cazzo!!!Che cazzo parlate l’ voi??Ve lo siete dimenticato il regolamento?????’
‘Si capo… Ha ragione ma… Chi lo immaginava che questo parlava italiano… Cioé…’ ha cominciato a farfugliare agitato il giovane, che guardando ben avr’ avuto la mia et’ pi’ o meno, e in tutto questo il medico si mise in mezzo e chiese al giovane poliziotto ‘Ha parlato??E che ha detto?? Cosa??’

‘Ha chiesto di vedere le donne signore…’ rispose seminando tensione nella camera, tensione che venne schiacciata dal mio capo, che con fare sicuro disse
‘Lo voglio vedere’.
Ci furono sì delle esclamazioni di follia da parte del medico e del maresciallo, tentativi di convincere Lucrezia ad aver concepito una pazzia. Io indietreggiai di qualche passo, anche perch&egrave il suo assenso equivaleva a un comando verso di me. Di seguirla. Fino alla morte mia se necessario.
Non seguii di preciso come si scannarono perch&egrave le mie forze erano concentrate a stare in piedi senza tremare troppo vistosamente, ma alla fine vidi Lucrezia muoveri verso la porta e farmi un secco cenno di seguirla ‘E ricordatevi che qui non siete voi i padroni di casa’ aveva detto con tono disprezzante verso i presenti, mentre si faceva aprire la porta e si voltava verso di me
‘Grazia muoviti. Sei la solita lumaca’

Quando Lucrezia VanHegel mi aveva fatto il colloquio avevo subito notato che persona spietata era.
‘E quindi tu saresti… Grazia, giusto?’
‘Si Signora VanHegel…posso sedermi?’ avevo chiesto con voce sottile e timida indicando la sedia davanti alla sua scrivania.

Lei mi guard’ con aria di sufficienza, rispondendomi con un sorriso
‘Ovviamente. No.’

Rimasi quarantasette minuti a farmi torturare da quella donna mentre mi chiedeva ogni cosa non attenente alla mia domanda di assunzione
‘Sei fidanzata?’
‘Hai mai fatto sesso?’
‘Che lavoro fa tuo padre? Più che altro hai una famiglia?No? Meglio’
‘Fammi un caffé. E svuota il cestino che &egrave pieno’
Tutto calcolato per vedere se ero quella che voleva. Piegata al suo gioco e senza alcuna personalit’ che potesse metterla in ombra quando non richiesto. Mi ha assunto per essere la sua docile ombra che sistemasse il suo ombrello bagnato in grembo per non far bagnare i tappetini della macchina e che fosse sempre disponibile a stare in ufficio, senza avere una famiglia dove tornare.
Per questo ora mi trovo qui, davanti alla cella numero 13 della sezione 45a del carcere XXX. Perché lei é un demonio che vende droga legale ai disperati e qui ne ha trovati a bizzeffe.
Tranne il paziente numero 13.
Un prigioniero dell’FBI ricercato in almeno 28 stati nel mondo ma dalle informazioni inesistenti. Un individuo che ha più segreti e misteri che anni di vita.
L’uomo non deve avere molti anni infatti, all’incirca quarant’anni ed &egrave un uomo dai capelli bianchi, lisci e tirati all’indietro. Ha un po’di barbetta trasandata e vestito con un pigiama a due pezzi bianco, abbottonato dall’inizio fino alla fine.
In piedi dall’altra parte della cella che ha una parete di vetro (immagino antiproiettili) osserva prima la mia superiore appagato visibilmnte dalla figura altamente femminile a cui mostra un sorriso dai denti bianchissimi.
Ma &egrave quando nota me che mostra un’espressione curiosa, seppur un attimo, poggia lo sguardo sul mio volto coperto dagli occhiali e timidezza, incrociando lo sguardo con me. E lì mi sono accorta dei suoi occhi grigi.
‘Benvenute’ ci ha salutato in italiano, mentre io rispondevo con un cenno del capo Lucrezia sorrise e salutò di rimando ‘Salve. Mi chiamo Lucrezia VanHegel, lavoro per una casa farmaceutica e questa é Grazia. Abbiamo saputo che era interessato ad avere un colloquio con noi, mi sbaglio?’
‘Aaah…. Si. Mi fa piacere vedere dopo… Quattro settimane due figure femminili, e che persone distinte…!. Dev’essere il mio giorno fortunato, mia Madonna, perché rasserenate di’ gran lunga questa giornata nei miei occhi’ favell’ quasi recitando una poesia romantica, e le lodi andarono immediatamente a segno nell’ego della italo-austriaca. Ella sorrise compiaciuta mentre si mordicchi’ leggermente il labbro inferiore, prima di portarsi le mani sui fianchi e chiedere ‘E che cos’altro potrei donarle oggi? Purtroppo le scelte sono limitatissime, perché se siete tenuto nascosto qui neanche la Vergine Maria potr’ ascoltarvi…’

‘E quale sciocco chiederebbe mai udienza alla Santa Vergine se davanti ha due Madonne?’ ripose riverente l’uomo accennando a un inchino. Questo fece ridacchiare divertita la mia superiore, anche se tutti i restanti compresa me vivevano attimi interminabili di pura tensione.
‘In verit’… Ho capito, se non mi sbaglio, che voi siete delle referenti di una casa che offre farmaci, sollievo…’ facendo un passo in avanti verso il vetro.

L’uomo guard’ Lucrezia con intenso desiderio, prima di continuare nella sua richiesta ‘Anche se il mio soggiorno a breve cambier’ per motivi che non vi spiegher’, &egrave un periodo che non dormo tanto bene. Ho bisogno anche solo di una tisana ma questi… Sempliciotti’ indicando con un cenno del capo i poliziotti che gli fanno da guardia ‘non mi permettono neanche un rimedio naturale. Forse credono che li possa uccidere con una semplice camomilla…’ e rise piano. Uma risata pacata, composta ma altamente inquietante. E di nuovo, per la seconda volta si volt’ verso di me come per assicurarsi che fossi veramente presente, e che non avesse visto male. Abbassai lo sguardo sperando di non essere interessante, e di non dover interloquire con lui.
Lucrezia sorrise e si volt’ verso di me. Detesta quando qualcuno le prende la scena, anche solo per un istante. Specialmente se sono io. Capii dal suo sguardo che me l’avrebbe fatta pagare e un brivido percorse la mia schiena.
‘Oh… Come la capisco… Se saranno tutti d’accordo, le far’ avere un medicinale che non ha bisogno neanche della prescrizione medica. Anche se non so per quale motivo lei &egrave qui, non mi pare il caso di doverle far vivere altro inferno’ disse la mia superiore, mentre fece cenno a un poliziotto di aprire la porta ‘Ora se mi vuole scusare abbiamo anche delle commissioni da fare Signor…’
‘Io non ho nome mia Signora. Ma mi chiamano Naamarie in alcuni paesi’
‘Bene, signor Naamarie. Le auguro una buona permanenza’ salut’ Lucrezia mentre si mosse per uscire di l’, e prima ch’io facessi altrettanto mi accorsi che egli mi stava guardando. E incrociammo per la terza volta lo sguardo. E i suoi occhi mi mostrarono un desiderio di molteplici cose… oscure.

Dovetti poi girare spalle e seguire anch’io la mia superiore.

Mentre andavamo verso l’uscita dall’area 45a sentivo Lucrezia parlare con il medico che ci aveva accompagnato per il carcere riguardo le possibili motivazioni che tenevano il sig. Naamarie dentro l’edificio. E variavano tra traffico di armi, droga e anche organi umani.
Ad un certo punto Lucrezia finse un mal di testa e decise che era giunto il momento di andarsene, anche se dovevamo visitare i nostri pazienti in un’altra area. Incurante di ci’ e indifferente alle proteste del medico si avvi’ verso l’uscita delle carceri facendomi cenno di tirar fuori il suo libretto degli assegni, dove scrisse una somma che fece zittire il medico una volta consegnato l’assegno.


Fuori c’era la sua limousine nera ad aspettarci. E lei senza salutare nessuno fece aprire la portiera dall’autista e entr’ dentro. Tocc’ a me salutare il medico e prendere appuntamento per la prossima visita ai pazienti, e velocemente perché la limousine stava gi’ per partire.
Entrata dentro vidi che Lucrezia si era seduta a gambe aperte, accendendosi una sigaretta ‘portaci a casa’ aveva detto all’autista. Poi si volt’ verso di me e mi guard’ con aria impaziente ‘muoviti’ mi disse solamente.
Mi inginocchiai davanti a lei e delicatamente cominciai a levarle le scarpe col tacco ‘Voglio avere più informazioni sul paziente 13. Non me ne frega un cazzo se c’&egrave di mezzo l’FBI o Dio, voglio sapere cosa ci fa lì’ mi ordina mentre le massaggio la pianta del piede destro con i pollici premendo sull’arcata plantare per darle sollievo. Ma con l’altro piede mi da una spinta sulla spalla, insultandomi con una parola tedesca ‘Non i piedi ora…’ mentre fa scivolare lentamente il bacino in avanti lungo il sedile in pelle. Poggiato il piede a terra avvicino il volto verso le sue gambe scoprendole dalla gonna che le tiro delicatamente s’ fino a mostrarle l’intimit’ completamente bagnata e senza mutande ‘Vedi di non rovinarmi gonna e autoreggenti o stavolta non farasi solo da mio bidet’ mi dice mentre mi agevola nel tirarle s’ la gonna fino in pancia mostrandole la vagina depilata con un triangolino di peli perfettamente curato che lentamente la mia bocca va a baciare. Per poi scendere in basso e cominciare a leccare le grandi labbra e insinuare la mia lingua alla ricerca del suo clito, che pieno di desiderio ordinava attenzioni.
Sento che comincia a mugolare mentre si accende la tv e si mette un porno, libera di fare quello che vuole per i vetri oscurati e l’ampiezza della limousine. Intanto faccio scorrere un dito dentro di lei sentendola calda e assetata di cazzi, sicuramente quell’uomo le ha messo una voglia assatanata. Intanto le prendo delicatamente il clito tra le labbra e comincio a succhiarlo piano, assecondando ogni succhiata al suo movimento del bacino e al mio dito che le scivola dentro.
‘Ah…. Mmmh….. Dai troia impegna…ti!!!’ sento che mi incita tra gli ansimi dei pornoattori in tv, e allora ricomincio a leccare e mordicchiare la sua vulva lasciandomi impiastricciare tutta la bocca e parte degli occhiali dai suoi umori che fuoriescono copiosi. Decido di accelerare il ritmo e di infilare due dita, prendo a masturbarla più velocemente mentre ritorno sul suo clito che riprendo a ciucciare con devozione. Non devo continuare per molto, perch&egrave esplode in un orgasmo che mi riempie gli occhiali e il volto, mentre la sento gemere di piacere mischiata alle grida del film porno. Aspetto che finisca di venire prima di riportare la mia bocca nei suoi pressi e pulirla dai suoi umori, mentre la lascio riprendere e accendersi un’altra sigaretta.

Bevo un altro sorso di caffé mentre decido di farmi una pausa.
Guardo l’ora e sono le 04:07 di mattino, &egrave dal pomeriggio del giorno prima che sono seduta sul mio studio dentro la sede della casa farmaceutica dove lavoro. Cercando disperatamente ogni informazione valida per il paziente della cella 13.
L’unica cosa che ho capito &egrave che il nome con cui si &egrave presentato &egrave il modo elfico tolkiniano per dire “divinit'” o qualcosa di simile.
Quindi il Sig. Naamarie ci sta prendendo semplicemente in giro. Ho cercato nel sito dell’ FBI i nomi e i volti dei ricercati pi’ pericolosi del mondo, ho cercato nei vari siti d’informazione alternativa se qualcuno menzionava uomini trafficanti di armi, droga, organi, petrolio o informazioni di alcun genere.
Sono stanca e vorrei dormire, ma la mia superiore, oltre ad avermi ammanettato uma caviglia a una gamba della scrivania, mi ha messo un vibratore che ogni mezzora si aziona e resta acceso per 5 minuti.
Ogni trenta minuti una scarica di piacere entra prepotentemente dentro di me e mi tortura facendomi contorcere e mugolare dalla voglia ma non posso toccarmi; mi ha semplicemente detto ‘Questo &egrave per tenerti sveglia, non per darti piacere’ e io devo obbedire.
Quindi lascio che il vibratore tenuto saldamente dentro da un paio di mutandoni scomodi che mi fascia fianchi e cosce si muovi maltrattando le mie pareti interne gi’ abbastanza sofferenti da quel piacere intermittente mai continuo.

Arrivate le 08:15 di mattina ho avuto modo di veder sorgere il sole tra i palazzi aziendali della citt’ pi’ all’avanguardia italiana, mentre la citt’ si svegliava e assieme ad essa anche i dipendenti delle varie aziende che come formiche vedo muoversi lungo le strade man mano sempre più trafficate.
Ecco che Lucrezia entra dentro l’ufficio riposata e pretenziosa ‘Hai trovato notizie?’ senza neanche salutarmi. Si ferma di fronte alla scrivania mentre aspetta risposta.
‘Signorina VanHegel… sono mortificata ma non ho trovato nulla. L’unica cosa &egrave stata sul suo nome: &egrave elfico tolkiniano e vuol dire “divinit'”‘ cerco di parlare con tono naturale senza biascicare parole. Ma la stanchezza mi rende spenta, disattenta e so che il risultato non piacer’ a Lucrezia.
Che infatti sbuffa mentre va a appendere il cappotto facendo rumore con i suoi tacchi che picchiettano sulla parete in granito nero lucidato a specchio ‘Che palle! Immaginavo che fosse qualcuno di “particolare” ma non mi basta!’ dice tornando verso di me, e sbattendo una mano sul tavolo di vetro dove mi stavo per accasciare in un colpo di sonno ‘Sveglia!! Non dormire ora. Hai altro da fare ancora’
Vorrei risponderle, ma sono passati i trenta minuti e il vibratore parte in funzione, lanciandomi l’ennesima scarica di piacere che mi tortura, svegliandomi parzialmente.
‘M-mi… disp…dispiace…’ ansimo, mentre le mie mani stringono i fogli che avevo in mano e mi piego in avanti, lungo la scrivania. Lucrezia si avvicina e con la destra mi preme la testa sul tavolo
‘Cosa fai?Ti piace?’ mentre avvicina le sue labbra color rosso sangue vicine al mio orecchio. Non mi accorgo che nell’altra mano ha il telecomando del vibratore, e che a termine dei 5 minuti fa in modo che continui.
‘Mi deludi Grazia’ mi sussurra mentre io muovo il bacino cercando di trovare quiete nella mia vagina violata da quel fallo meccanico che mi agita
‘P-per…Perdonami Lu…Lucrezia… ah… ah…’ ha aumentato l’intensit’ del vibratore mentre cerco di formulare scuse convincenti.

‘Sai che cosa mi da più fastidio?Non essere soddisfatta’ mi sussurra sfiorando le sue labbra contro l’orecchio e continuando a tenere la mano sul mio capo ‘E io DETESTO non essere soddisfatta. Lo capisci? Vero?’
Tono calmo. Ma tagliente. La stretta sui miei capelli tradisce il nervosismo nell’essere consapevole di non riuscire a soddisfare questo capriccio.

‘Quindi sai che farai? Ritorni in quel carcere e chiedi cartelle, fascicoli e tutto quello che riguarda questo Sig. Naamarie o “Dio”. Vendi l’anima o il tuo culetto se necessario’
‘Mmh….. ah…. ah…. va bene Lucrezia…’ a fatica riesco a formulare il mio assenso. E con questo spero di potermi meritare almeno l’orgasmo ma appena finisco di parlare sento con mia frustrazione la vibrazione del mio piacere scemere pian piano.

Il suo sorriso beffardo che mi bacia sull’orecchio, per poi rizzare la schiena e lasciare la presa dalla mia testa spettinata e sudata. Sospiro sconsolata per il mio orgasmo negato e mentre alzo la testa mi fa cadere sulla scrivania la chiave per la manetta che mi teneva forzatamente seduta.
‘Vai a fare una doccia, e lavati i denti. Non puoi venderti per un risultato in questo stato vomitevole’ ordina mentre si allontana per farsi un drink nel suo minibar.
Sospiro.
Penso a come riuscire nell’intento mentre mi domando come pu’ una donna così invaghirsi per un uomo del genere.

Non &egrave bastata la doccia per farmi rinsavire. Anche se mi ha parzialmente rinfrancato ha lasciato sul mio volto due occhiaie di stanchezza, celate prontamente da un trucco tattico e pi’ sobrio possibile.
Vinta dalla stanchezza ho dormito comunque durante il viaggio in limousine, riuscendo a strappare un appuntamento nel primo pomeriggio impiegando tutta la mia buona volont’ oltre che promesse di ulteriori finanzimenti per il carcere.

Giunta ai cancelli del carcere comincia a piovere debolmente, tempo di sistemarmi e prendere un ombrello ed arrivovo davanti all’ingresso.
Ad aspettarmi il medico che ci aveva permesso la visita il giorno prima; e anche se mi ha accolto con un sorriso la sua espressione non era per nulla felice di vedermi
‘Salve.Le chiedo scusa per l’improvviso appuntamento… Ci siamo gi’ visti ieri’ comincio tendendo la mano, stretta quasi subito dal medico
‘Si mi ricordo di lei… E immaginando il motivo per cui &egrave qui, le devo dare una pessima notizia’
Stavo per muovermi verso l’interno ma le sue parole mi lasciarono di sasso
‘Che cosa vuole dire?’
‘Lo hanno portato via stamattina’

Aspetto che il segnale acustico parta per lasciare il messaggio ‘Sono Grazia. Lo hanno prelevato stamattina quelli dell’FBI, si sono portati via tutto quello ha usato e che ha riguardato lui. Hanno eliminato anche ogni prova digitale dentro la cella. Dicono che ha lasciato il paese, ma non ci &egrave dato sapere per dove’ un attimo di silenzio ‘…mi dispiace’ e finisco il messaggio.
C’era da immaginarselo che era una persona irraggiungibile, e che quasi sicuramente sarebbe finita cos’. Mi ero preparata anche un pacchetto di farmaci che aveva chiesto per dormire, ma lo ricacciai dentro la borsa.
Lucrezia sar’ in volo per una conferenza in Danimarca, quindi non sentir’ il messaggio prima d’un paio d’ore. Intanto osservavo il cielo piovoso che bagnava il vetro oscurato della limousine.Chiusi gli occhi, addormentandomi di nuovo, e li riaprii che ero arrivata a casa.

Una volta varcata la soglia della mia dimora (una casa indipendente nel quartiere residenziale benestante) vado verso la cucina accendendomi le luci e scostando le tende dalla porta finestra un secondo per vedere la pioggia farsi incessante. Ricordai allora cosa avevo sognato.
Di avere un rapporto sessuale con quell’uomo.
Sorrisi senza motivo, mentre mi privo della giacca e dei pantaloni, rimanendo con la camicia e le mutande ingombranti. E mentre mi sbottono immagino le sue mani che fanno lo stesso con maestria, casomai indugiando su qualche bottone per provocarmi attesa e ansia…
E mi faccio scivolare la camicia a terra, mostrando un corpo normalissimo nella media, forse un po’ rotondo sui fianchi e cosce ma con una buona terza racchiusa in un reggiseno bianco.
Chiss’ se ama strappare i vestiti di dosso… Mentre mi calo le mutande ricordo il piacere molesto con cui Lucrezia mi ha torturato tutta la notte, facendomi sognare un orgasmo che mi ha negato alla fine, privandomi anche del vibratore che mi riempiva di goduria.
Mi tocco le grandi labbra, insinuando piano un dito in mezzo per pregustarmi il piacere della masturbazione. Vorrei che fosse un uomo a toccarmi cos’, prima piano, mentre rende la mia fighetta umida e vogliosa di piacere all’inverosimile dopo esser stata martoriata tutta la notte. E così vorrei che mi infili il suo membro gi’ duro e gonfio di voglia come lo é il mio clito, che stuzzico con il pollice mentre due dita mi entrano prepotentemente dentro facendomi sobbalzare dal piacere.
Non voglio smettere e me lo voglio immaginare dietro, montarmi come un animale e questo mi fa cadere in avanti sopra il tavolo della cucina. Me lo voglio immaginare l’ mentre mi sbatte senza riguardo sul tavolo piegandomi a novanta gradi, facendomi graffiare la superficie di legno a ogni colpo che mi manda in orbita. Le mie dita affondano nella mia vagina ormai allagata di umori e il mio piacere cresce finalmente senza controllo da parte di altri: me lo immagino che mi prende per i fianchi e che per ultimo mi dia della “schiava”… ‘MmmmmMmmh…. Siii….!!!’ e tremo.
So di esserlo, e me lo dico mentre poggio il mio corpo sul tavolo e mi lascio aggredire da un orgasmo finalmente arrivato ‘…sono una schiava…’ piano, una confessione a se stessa.
Vedo due abbagli dalla finestra, poi tuoni che segnano l’arrivo di un temporale.
Alzo il capo, e decido di andare a dormire direttamente.

Feci molti sogni agitati quella notte.
Era come se delle mani invisibili tenessero prigionieri i miei seni, stringendoli e torturandoli senza permettere di muovermi n&egrave tantomeno di respirare liberamente… E il mio intimo era sempre in fiamme, stimolato da quella morsa sui seni che alimentava un piacere che non permetteva alla mia mente di restare abbastanza desta per goderne… N&egrave permetteva di trascinarlo nel sonno, dove avrei potuto alimentare una qualche fantasia…
Quindi mi svegliai nervosa e per nulla riposata, osservando un’alba alle prime luci dalle finestre di camera mia.
Decisi di rifarmi una doccia e velocemente mi sistemai per andare a lavoro.

‘Non c’&egrave la Signorina Lucrezia?’
Rimango perplessa. Tra l’altro non mi ha neanche chiamato per rispondere al mio messaggio di segreteria. La segretaria all’ingresso dell’edificio scuote il capo

‘Sappiamo che &egrave atterrata e che ha partecipato al convegno. Poi null’altro’

Quando uscii dall’edificio erano tuti un po’ agitati. Era tutto il giorno che la cercavano ma il cellulare risultava irraggiungibile, vennero dopo le 15 degli uomini che mi chiesero quando l’avevo vista l’ultima volta (detective privati, la nostra casa farmaceutica ne ha una marea) ma nulla.
Lucrezia VanHegel era sparita.

Tornai casa verso le 19, controllando la cassetta delle poste vidi delle buste e le presi pensando a dove potesse essere Lucrezia. Una volta aperta con le chiavi la porta di casa andai diretta verso il tavolo della cucina dove poggiai borsa, chiavi e le lettere. Le sparpagliai sul tavolo e vidi che a parte una di bollette e una di pubblicit’ l’ultima era bianca. Non intestata.

Una volta tolta la giacca presi in mano la lettera bianca e la aprii. C’era un unico foglio bianco con in mezzo un codice HTTP per un sito. Chinai il capo di lato perplessa mentre mi dirigevo verso il computer fisso in soggiorno, mi sedetti davanti allo schermo e accesi il pc, impaziente, gi’ alcuni minuti dopo avevo cominciato a scrivere questo codice http sulla barra di google.
Una volta premuto invio mi apparve una richiesta di login, guardai il foglio per vedere se dovevo mettere un nick scritto sul cartaceo ma non trovai nulla. Allora scrissi un comune “Gra” e schiacciai invio.
Dopo alcuni minuti la pagina si fece nera e un conto alla rovescia partii. Intanto apparvero di lato a destra una lunga chat dove i vari nickname segnalavano il loro arrivo.

Poi il countdown termin’ e per poco non mi venne un colpo.

Una Webcam riprendeva Lucrezia legata con le braccia portate in alto, appese da una corda. E lei era Nuda. Completamente.
Il panico mi assale immediatamente quando vedo avvicinarsi un uomo nero completamente nudo mascherato con una maschera del presidente d’America.
Lei curva la schiena e dalle casse esce un gemito misto alla risata. Devono averla drogata. Mi porto le mani davanti alla bocca cominciando a tremare.
L’uomo nero mostra un pene abbastanza notevole, saranno 20 cm, e prendendolo in mano lo fa strusciare sulle cosce, in mezzo alle natiche e girandole lentamente intorno fino a puntarle sulla vagina. Poi le afferr’ le tette, prima facendole soppesare con le mani, poi le prese i capezzoli con il pollice e l’indice strofinandoli vigorosamente, causando un gridolino da parte di Lucrezia che scuote il suo capo completamente andata. Un leggero fil di bava le esce dalla bocca, mentre gli occhi semichiusi sono celati dai capelli biondo cenere spettinati e sciolti lungo le spalle.
Improvvisamente l’uomo le schiaffeggia un seno, facendola emettere un grido che mi fa saltare sulla schiena. L’aguzzino comincia ridere, riprendendo a schiaffeggiarla sulle tette a tempo mentre lei resta inerme.
Muovo lo sguardo verso la barra degli ingressi e vedo che sono collegati 65.368.355 persone. E un brivido corre spaventoso lungo la mia schiena: Lucrezia &egrave stata rapita e ora la violenteranno in chat!
L’agitazione mi prende mentre comincio a tremare. Nello schermo l’uomo ha afferrato l’interno coscia di Lucrezia e la sta masturbando infilandole tre dita, questo la fa leggermente rinsavire, credo, perché vedo che scuote il capo e comincia a gemere. Non si deve aspettare molto, per vedere gli umori che colano lungo le sue bianche gambe. Poi si ferma. Si posiziona dietro di lei e si china prendendola per le gambe, in modo che si veda lei sollevata da dietro con le gambe completamente aperte grazie alle braccia di lui posizionate sull’incavo delle ginocchia di lei. Il pene oscilla sotto la sua passera fradicia, prima di impalarla senza alcun riguardo. Il grido di Lucrezia mi trapana le orecchie, resto senza fiato come se avesse impalato me… E con sorpresa… Mi scopro umida nelle mutandine.

Sconcertata e incredula infilo un mano sotto la gonna, tirandola s’ e toccando il tessuto dall’esterno devo rendermi conto di essere eccitata.
Vedere come Lucrezia, prepotente e arrogante, viene impalata in modo cos’… Violento da quell’uomo nero mi sta eccitando. E lei non pare soffrirne molto, perché i suoi ansimi e i suoi gemiti vanno perfettamente a tempo con i colpi che quel palo di carne pianta dentro la sua delizia.
Continua a trapanarla per due minuti, finché non tira fuori il pene volontariamente e fa cenno col capo. Con orrore vedo che arriva un altro uomo nero con un fallo di proporzioni notevoli che si posiziona in avanti. Girano tutti e tre in modo che si vedano di profilo, e quello davanti comincia a leccarle e morderle i seni lasciandole segni ben visibili. Vedo che si dimena, che vorrebbe poggiare i piedi per terra ma l’uomo dietro la tiene ben salda. Ora la prendere in braccio all’altro per indietreggiare di mezzo passo. Senza che lei fosse pronta o che, di prepotenza punta il cazzo nella rosetta anale e la incula in un colpo solo.
Resto senza fiato, ma vedere il suo corpo bianco, perfetto, che meraviglia impalata da quei due uomini neri come la notte… Lei grida, sente dolore, ma i due non si fermano, decidono che devono prenderla in entrambe le cavit’ e cos’ fanno. Impalata avanti e dietro senza poter fare nulla. Alla merc&egrave di quei due tori in calore che la impalano a ritmo, facendole saltare le tette a ogni colpo. I capelli vengono stretti dall’uomo dietro che li tira verso di lui, in modo tale che inarchi la sua schiena per far aderire al meglio i due cazzi dentro di lei.
La visione mi spaventa, ma in un angolo del mio animo sento un piacere nascosto gioire a ogni colpo, godendo di quei colpi che riempiono la superiore che per anni ha abusato della mia bocca, della mia lingua.
Per’ c’é un limite, mi dico, anche se se lo merita devo chiamare qualcuno.

Faccio ruotare la sedia di 180′ per andare verso il tavolo della cucina e prendere il cellulare dentro la borsa.
Ma il cellulare &egrave gi’ sul tavolo.
Perch&egrave un uomo &egrave dietro al tavolo e sta con le mani chiuse tra loro a preghiera, sul suo ventre.
‘Buonasera’ mi dice il Sig. Naamarie sorridendo.

Sono in trappola.
Anche se diverse via di fuga hanno attraversato velocemente la mia mente una sola idea mi &egrave rimasta piantata come un chiodo sparato sulla pelle: non sarebbe bastato scappare e basta.
E il sig Naamarie lo sapeva perfettamente, di certo da come mi ha sorriso serenamente sapeva di avere la situazione in pugno. E non solo in casa mia.
‘Avevate intenzione di chiamare qualcuno?’ mi domanda, allungando una mano verso il cellulare sul tavolo e facendolo scorrere un poco verso di me. Mi alzo dalla mia sedia anche se non riesco a muovere un passo.
‘C-com… Per…’ confusa balbetto guardandomi intorno. E egli fa un passo in avanti, facendo lentamente il giro del tavolo.
‘Come avete potuto intuire io sono pericoloso. Anche se non &egrave per crimini come l’assassinio, ho raggiunto una certa importanza nel mio lavoro da essere difficilmente raggiungibile.’ si ferm’ e con il capo mi indic’ lo schermo che tramette la violenza ai danni della mia superiore. Sorrise mostrando i suoi perfetti denti bianchi, in estasi di fronte a quella oscena visione
‘Non &egrave una meravigliosa creatura? Una volta scagionato, l’ho subito cercata in Danimarca ma giunto in hotel…. ha cercato di schiavizzarmi ‘ scuote il capo chiudendo gli occhi, scrollando le spalle.
Io sbiancai mentre le gambe mi tremavano vistosamente. Cercavo energie in ogni fibra del mio corpo per trovare il coraggio di rimanere in piedi, mi accorsi anche che il mio respiro si era fatto flebile, facevo fatica a incamerare polmoni dall’agitazione.
‘L’avrei comunque fatta violentare. La vostra casa farmaceutica mi ha fatto fare una pessima figura in Kosovo gi’ ai tempi di quelle fiale. Poi ora in Iraq, avevo avvertito il padre che odio le disattenzioni ma ora capir’ meglio. Almeno con questo spettacolo ho guadagnato qualche milione di dollari. Un gesto simbolico di scuse’ mentre fece altri due passi verso di me.
E io cercai di spostarmi appiattendo la schiena sul muro, anche se ogni parola che proferiva era un mattone che si aggiungeva per farmi inghiottire nel mare del panico. La paura più vera mi faceva rimanere fermo come un topo inerme davanti alla serpe che reclama la sua preda.
‘P-per f…f-favore…’ sussurrai fissando quella figura che si port’ a pochissimo da me. Sentivo il suo respiro e il suo odore di dopobarba al muschio bianco. Allungò una mano per poggiarla sul muro a pochi passi dal mio capo prima di proferire
‘Mi piacciono le donne obbedienti. E…’ mentre l’altra mano va a sfiorarmi con le dita la pelle tremante sulle gote, cercando con calma il primo contatto con la sua preda
‘… Sentire la tua paura trasparire da ogni singolo poro della tua pelle mi porta a una piacevole… Sensazione’ smettendo di usare un tono distaccato con me, ora faccia a faccia con il demonio che indugia sulle mie labbra, le fissa come un gatto che gioca con un passerotto ferito, indeciso se giocarci o masticarlo ancora vivo.
‘Se sotto ti toccassi, ti troverei bagnata vero? Perch&egrave di questa paura, come me… Ne hai un piacere malsano, del tutto innaturale… Ma irrinunciabile…’
E la mano scende, facendo scorrere due dita lungo il mio collo, poi verso il petto dove scorre in mezzo ai miei due seni dove avr’ sentito il mio cuore esplodere dall’agitazione, e piano scendere sul grembo e fermarsi l’. Gli occhi si spostano sui miei per studiare la mia reazione sul volto, e pi’ la mano scende pi’ il mio volto ha ripreso un colore rossastro.
Abbasso lo sguardo per vedere la sua mano che sorpassa il tessuto della gonna per insinuarsi sotto.

Chiudo gli occhi e trattengo il respiro, come se servisse a fermare quel piacere che ora mi tradir’ sulle dita del sig. Naamarie, dove si depositer’ la mia vergogna bagnata una volta spostata la mutandina fradicia.
Un brivido incredibile mi percorre tutta la schiena attaccata sul muro facendola inarcare come riflesso incondizionato, mentre il suo respiro tradisce un leggero sbuffo divertito
‘Questo &egrave segno…. che devi venire con me…’
Apro gli occhi e incrocio il suo sguardo. Sono eccitata ma il terrore che mi accada lo stesso di Lucrezia fa sì che compio uno scatto lungo il muro in un disperato tentativo di fuga.
Ma lesto mi cinge per la vita e come una mossa a me ignota sembra lanciarmi facendomi cadere a terra. Nella caduta non mi faccio molto male, ma lui mi atterra sopra e si mette a cavalcioni su di me
‘per favore noooo!!!!’ comincio a gridare spaventata, mentre con le mani cerco inutilmente di spingerlo via da me. Per tutta risposta lui si posiziona con comodo sopra di me, facendo peso volontariamente per farmi togliere fiato. E ci riesce. Intanto allunga le mani sul mio collo e con delicatezza stringe, non mi sento soffocare ma vedo la vista annebbiarsi.

‘Sssssh’ sento solamente.
Ho paura.
Ma sono svenuta.
Nel dormiveglia immagino di dondolare in una dolce amaca, vorrei girarmi ma mi schiaccio le braccia e non riesco a accomodarmi come voglio.
Riprendo lentamente i sensi ma con l’aria ancora frastornata e confusa. Mi muovo e ho difficolt’ a stirarmi gli arti….
Poi mi rendo conto che non &egrave una questione di difficolt’.
Sono legata.
Il panico mi prende di soprassalto. Spalanco gli occhi che erano addormentati, muovendomi con le spalle per cercare di guardarmi intorno da sdraiata. Le mie mani sono ammanettate dietro la schiena così come i miei piedi in fondo alle caviglie.

Mi guardo intorno: dove mi trovo?
Sono su un letto da una piazza e mezza, la stanza ha un tetto relativamente basso e mediament piccola, inoltre non ha granché ornamenti a parte mobili incassati nella parete e quadri attaccati con viti. L’unica finestra si trova proprio sopra il letto, e s’intravede un cielo azzurrissimo.
Com’&egrave possibile che era brutto tempo? Mi metto in posizione seduta, ma la stanza si muove e devo cercare di stare in equilibrio.
Mi rendo conto che non sono in una camera ma in una cabina.
Di una nave.

Non sono imbavagliata né bendata. Comincia a tremarmi la mandibola facendo battere i denti dal terrore, mentre una lacrima comincia a scendermi sul viso, seguita da altre.
Cosa mi succeder’? Che cosa mi aspetta?
Vivo nell’angoscia ignota per pochi minuti, il tempo di sentire dei passi avvicinarsi verso la porta e farla aprire facendomi sobbalzare.

Con una camicia bianca a maniche corte, pantaloni lunghi beige e cappello stile panama di paglia chiara appare il sig. Naamarie.

E sorride.

‘Signorina Grazia…!’ mentre si chiude la porta alle sue spalle e si porta ai piedi del letto ‘Non rovinare il tuo meraviglioso viso con le lacrime, non sono queste che meritano di bagnare la tua pelle’ commenta il mio stato mentre mi rannicchio istintivamente. Lui vede il gesto e sorride beffardo
‘Per favore…’ mi scappa tremante dalle labbra ‘Dove sono?…’ domando terrorizzata. I miei occhi incrociano il suo sguardo, vedendo un malsano piacere nei suoi grigi occhi.
‘In una barca. Abbiamo lasciato il buon borgo milanese la notte. Per evitare che ti svegliassi in viaggio ti ho dato una massiccia dose di A10-B qualcosa…ma sai cos’&egrave. L’ho trovato dentro la tua borsa per me. Era quello che vi avevo chiesto in carcere vero? Che gentile. Ma a dosi massicce ti fa dormire fino a 12 ore filate.’ ora si siede sul bordo del letto, togliendosi il cappello e poggiandolo poco distante da lui.

‘Ora siamo nel Mediterraneo. E stiamo andando molto lontano…’ allunga la mano verso i miei piedi, ma li ritraggo verso di me implorandolo di graziarmi ‘Per favore… Voglio tornare a casa! Non voglio morire!’
Il sig. Naamarie inarca il sopracciglio e resta in silenzio. Smette anche di sorridere.
‘Io non ho intenzione di ucciderti’ risponde mentre si toglie le scarpe e a gattoni si muove lungo il letto per avvicinarsi verso di me. Ora si sdraia vicino a me e mentre tiene s’ il suo busto poggiando su un gomito allunga l’altro braccio per prendermi con la mano sotto il mento
‘Ma per quello che ho in mente se non mi obbedirai la morte potrebbe essere il tuo ultimo desiderio liberatorio’ pacato, fissandomi negli occhi ‘Abbiamo comunicato poco, ma sai che mi piacciono le donne sottomesse’ poi sorride, facendo scendere la mano verso il petto, coperto dalla camicetta del giorno prima.
Si sposta più vicino a me sussurrandomi calmo ‘stenditi e divarica le ginocchia’. Dopo un veloce scambio di sguardi decido che &egrave meglio per me se al momento obbedisco, quindi una volta sistemata a pancia in sù distendo le gambe lungo il letto e piano divarico le ginocchia anche se sono trattenute dalla gonna che indossavo quando mi ha rapito.

‘Brava la mia bambina’ sussurra lui mentre la mano scivola lentamente dentro la gonna, facendola risalire verso l’alto per scoprire cosa contiene.
Le mie mutandine sono visibilmente macchiate di umori della notte, con entrambe e mani prende l’elastico e lo fa scorrere fino alle caviglie. Questo gesto provoca un movimento del bacino come se colpito da una scossa e un sussulto mi esce dalle labbra. Ancora tremo di paura e mi guardo intorno con gli occhi che stracolmano di lacrime. In quel momento avvicina le sue labbra vicino al mio orecchio per sussurrarmi
‘Ti ricordi di Lucrezia VanHegel? Si, il tuo capo…In hotel mi ha detto che sei la sua “cagna da lecca”….’ un dito mi massaggia le grandi labbra lentamente, prima di profondare dentro esse e raggiungere il clito in alto. Non si sofferma su esso, scende lungo le piccole labbra fin all’inizio della fessurina. Io sobbalzo, muovo per un riflesso incondizionato il bacino e lui continua ‘Ma la vera cagna era lei… e io le ho dato gli stessi farmaci che mi ha venduto quel fallito di suo padre in Iraq. S’&egrave fatta impalare per ore dai suoi aguzzini… e non erano due. Ma venti… e sai come la aprono venti cazzi?’
Mi scappa a tradimento un gemito. Le sue dita hanno preso il clitoride e delicatamente lo torcono tirandolo piano verso l’alto, con la stessa calma con cui mi sta parlando ‘Vederla saltare su quei cazzi ti aveva eccitato, vero? Vorresti anche tu qualcosa che ti impali ma il tuo capo &egrave stata una stronza… lo so…’ mentre due dita scivolano dentro la mia cavit’ che scopro umida. Le fa roteare dentro con una lentezza torturante, il mio bacino comincia a muoversi pi’ a ritmo senza accorgermi di quello che sto facendo. Sono terrorizzata ma le sue dita esperte mi stanno masturbando senza che io possa rimanere estranea.
Volgo il capo dalla parte opposta vergognandomi del piacere che mi sta nascendo, lo sento ridacchiare.
Immagino i suoi occhi che fissano languidi il mio sesso fradicio di umori torturato da quelle dita che, ora compiacenti dello stato in cui &egrave ridotto il mio sesso, mi penetrano ritmicamente aumentando i miei gemiti che cerco di moderare senza troppi risultati
‘Mi piace sentire una donna gemere…’ mi sussurra mentre aumenta il ritmo delle dita ‘quindi non ti trattenere o mi infastidisco’ una minaccia poco velata, che mi fa rabbrividire un secondo prima di sentire le sue labbra dietro l’orecchio.
‘Mmh come ti vorrei aver visto mentre la leccavi a quella troia… ‘ mi sussurra osceno mentre le sue dita stanno per darmi un orgasmo furioso, i miei gemiti si fanno pi’ forti e il mio cuore batte all’impazzata finché esplode, selvaggio e incredibile, un orgasmo che parte dal bassoventre facendomi contrarre i muscoli delle gambe.
Un orgasmo guidato dal terrore che tuttavia mi ha portato un senso di perversione, da legata e inerme, che non mi sarei mai aspettata. Ansimo mentre mi volto piano verso di lui quando sento che toglie la mano dal mio sesso che si contrae ancora di piacere… E lo vedo gustarsi i miei umori che erano rimasti sulle sue dita, chiudendo gli occhi come se stesse gustando un vino. Poi li riapre verso di me sorridendo soddisfatto, andando a frugare una tasca dei pantaloni e estraendo le chiavi delle manette
‘Adesso concediti una doccia’ mentre mi libera e mi permette di portarmi le braccia in avanti ‘E ti ho lasciato un vestito. Ti voglio per’ senza biancheria, intesi?’ rimaniamo un secondo a fissarci, prima di vederlo scendere dal letto e riprendersi il cappello. Per poi uscire dalla porta.

Leave a Reply