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Racconti di Dominazione

L’incubo di Carla

By 24 Gennaio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Era il luglio dello scorso anno, ero in vacanza da sola in un paesino della Sicilia orientale, avevo preso per un mese di affitto in una villetta a meno di duecento metri dal mare, un luogo incantevole, semisconosciuto dove era possibile rilassarsi completamente dimenticando ogni problema.
La sera uscivo raramente e solo per andare a mangiare in un delizioso ristorante etnico sulla spiaggia, i titolari erano due ragazzi senegalesi Kareem e Sidi, piuttosto giovani, due giganti con la pelle nera come l’ebano e visi selvaggi, ma affascinanti.
Eravamo diventati amici, si scherzava e si chiacchierava fino a tardi, loro mi raccontavano della loro terra ed io della mia vita in città. Ovviamente capivo che a loro non sarebbe dispiaciuto qualcosa in più di una semplice amicizia, del resto sono una bella ragazza, piccolina, longilinea, corpo tonico da 24enne, pelle liscia come seta, un seno appena accennato, ma gradevole e corti capelli castani capelli a incorniciare un viso attraente. I loro sguardi erano inequivocabili, ma nonostante tutto non mi avevano mai mancato di rispetto.
Era una domenica sera quando, arrivata davanti al ristorante, lo trovai chiuso. Mi dispiaceva, volevo mangiare un boccone e poi andare in una discoteca che mi avevano detto si trovava una dozzina di chilometri fuori paese, mi ero anche vestita a modo con un miniabito aderentissimo di raso nero sotto al quale portavo solo un perizoma di seta blu scuro.
Stavo per andarmene quando mi sentii chiamare.
– Carla ‘ era Kareem che dalla soglia del locale mi chiamava.
Mi avvicinai.
– Siete chiusi? Volevo mangiare un boccone ‘
– Si, oggi chiusi, ma per te eccezione se vuoi, Sidi dentro prepara cous-cous, tu se vuole viene e noi ti diamo, ok? ‘ mi disse con la sua buffa parlata.
– Oh si grazie ‘ risposi contenta, lui mi sorrise, aprì la porta e mi fece entrare.
Era strano vedere il locale deserto e non illuminato, Kareem sorridendo mi fece cenno di andare verso la cucina, pochi passi ed entrammo, Sidi era al bancone e stava tagliando del pesce con un grosso coltello.
– Fratello guarda cosa ho trovato ‘ disse Kareem
– Bello’la puttana bianca ‘ rispose Sidi con un ghigno.
Rimasi come pietrificata, guardai Sidi e sibilai.
– Ma come ti permetti bastardo ‘
Il ceffone di Kareem mi colpì d’improvviso, violento, secco, bruciante. Barcollai e caddi a terra.
– Tu vuoi il cazzo nero vero puttana? ‘ mormorò Sidi avvicinandosi.
Scattai in piedi, urlai e feci per scappare.
Venni subito afferrata dai due, Kareem mi tappò la bocca con una mano e sussurrò con un tono di voce agghiacciante.
– Tu sta buona, non urla e prendi nostri cazzi. Capito troia? Se fa scema noi molto cattivi con te ‘ e per sottolineare le sue parole mi prese con l’altro mano un seno e me lo strizzò con violenza. Il mio urlo di dolore e terrore venne soffocato dalla sua mano, capii che non avevo scampo.
– Va bene puttana bianca? ‘
Annuii terrorizzata e lui mi liberò la bocca, mi attirò a sé, le sue labbra umide aderirono alle mie, la sua lingua mi entrò in bocca, era famelica, selvaggia, si muoveva rapida e feroce nella mia bocca, il sapore della sua saliva si mescolava alla mia, una sua mano mi premeva duramente sull’inguine, l’altra mi afferrava i glutei e li palpava.
– Ti piacerà cagna ‘ mi alitò in faccia Sidi che intanto mi tastava il culo a sua volta.
Mettendomi le mani sulle spalle Kareem mi obbligò ad inginocchiarmi, mi ritrovai con la faccia sulla sua patta, vidi le sue mani abbassare la cerniera e tirare fuori il cazzo.
Mi mancò il fiato, aveva un membro mostruoso, lungo, grosso, col glande rosso fuoco e la pelle ambrata, i testicoli erano pieni, tondi, enormi.
Mi prese per i capelli e mi tirò la faccia sul cazzo.
Era, enorme, duro come il ferro, sapeva di orina e umori, mi veniva da vomitare
– Lecca bestia, avanti prendi in bocca cazzo nero ‘ mi ordinò.
Cercando di vincere il ribrezzo aprii la bocca e cominciai a leccarlo timidamente sulla cappella.
Lui mi premette sulla nuca e mi spinse la faccia contro di lui, il suo uccello mostruoso mi entrò completamente in bocca, cercai di soffocare un conato di vomito, quel pezzo di carne nera mi arrivava in gola, la saliva mi colava dalle labbra, mi riempiva completamente, sentivo le palle sode come un uovo sbattermi sul mento. Facevo fatica a respirare, mi veniva da piangere, cercai di staccarmi e per un attimo ci riuscii, ma lui mi riprese subito, mi gettò a terra, come una furia mi strappò il vestito e il perizoma e mi venne sopra.
Con violenza mi allargò le gambe, mi infilò violentemente due dita nella figa, urlai, lui mi prese per i capelli e mi diede due sberle.
– Stai zitta puttana merdona, fatti scopare pelle bianca ‘
Piangendo chiusi gli occhi ed attesi. Mi infilò l’uccello nella figa con un colpo solo, non potei trattenere un grido di dolore, mi stava spaccando, era enorme, duro come un sasso. Mi mise le mani sotto il culo e cominciò a toccarmi dolorosamente le chiappe, sudava come una bestia e il suo sudore mi colava sul corpo mentre mi montava come una vacca, squassandomi con colpi violenti e rapidi ed insultandomi come la peggiore delle puttane.
– Stronza figa bianca, facevi la troia con noi e ora devi pagare puttana infedele. Tu non sapevi cazzo di nero così grosso? ‘
Ero devastata, imploravo che quel supplizio finisse e riuscii a respirare di sollievo quando lo vidi inarcarsi, con un movimento improvviso mi tolse l’uccello da dentro e me lo sbatt&egrave in faccia. La sua sborra calda, vischiosa, mi inondò il viso, chiusi gli occhi mentre con la cappella lui me la spandeva sulle guancie, poi mi sentii colpire da uno sputo, aprii gli occhi appena in tempo per vederlo sputarmi ancora in faccia e poi con la mano spalmarmi sborra e saliva su tutto il viso.
– Apri bocca troia ‘ mi ordinò.
Rassegnata ubbidii, lui mi appoggiò la cappella sulle labbra e, lentamente, cominciò a pisciare. Cercai di sottrarmi, col risultato di prendermi l’ennesima sberla, riaprii ubbidiente la bocca e lasciai che il bastardo mi scaricasse tutta la sua piscia in bocca.
Quando ebbe finito si alzò.
Ora toccava a Sidi, lo sapevo, ero pronta, sperando che dopo essere stata scopata da lui mi avrebbero lasciata andare.
Sidi mi prese per le braccia e mi alzò portandomi verso il tavolaccio, vidi che in mano teneva del nastro adesivo da pacchi.
Mi fece chinare sul tavolo, cominciai a capire e mi alzai di scatto.
Lui mi ributtò giù tenendomi premuta con forza.
Sentii le sue dita tra le chiappe.
– Bel culo’lo voglio! ‘ sbraitò.
– Nooooooo –
Non disse una sola parola, con gesti rapidissimi ed usando il nastro adesivo mi imbavagliò e mi legò le braccia dietro la schiena.
Cercavo di divincolarmi, ma era impossibile, sentii le sue mani allargarmi le chiappe e poi la sua cappella puntare sul buco del culo e spingere.
Urlai, ma il bavaglio impediva che le mie grida si sentissero.
– Te lo prendi nel culo puttana ‘ pronunciò con tono maligno e con un colpo solo, secco, violentissimo, mi infilò il cazzo nel culo.
Non avessi avuto il bavaglio il mio urlo sarebbe stato bestiale, il dolore era allucinante, mi aveva letteralmente aperto il culo, sfondata dietro come una bestia, sodomizzata, impalata. Avevo un uccello mostruoso fra le chiappe che mi inculava a sangue, mi sentivo sbattere come una vacca, aprire, sfondare, era terribile.
Lui ansimava inchiappettandomi con continui colpi così profondi che quando entrava sentivo le sue palle sbattermi sulle coscie.
Come impazzita dal dolore pazzesco che mi provocava la sodomizzazione mi rendevo a stento conto delle manate violente che mi afferravano e strizzavano le chiappe. Ero sua, totalmente, cagna mi chiamava e cagna ero, col mio sedere infilato dal suo mostruoso bastone. Vedevo nel riflesso di una anta metallica del frigorifero la scena. Io a novanta gradi, legata, imbavagliata e il suo membro scuro che scivolava avanti ed indietro nel candore delle mie natiche. Mi fissai a guardare quel cazzo mostruoso che sembrava inghiottito dalla rotondità del mio culetto e quelle sue dita che affondavano nella morbidezza delle mie chiappe.
Stavo per svenire dal dolore quando capii che stava per godere, cercai di rilassarmi e sentii dopo qualche istante la sua sborrata inondarmi l’ano. Continuò a muoversi per qualche secondo ancora, poi lo tirò fuori, mi fece voltare e mi strappò il bavaglio. Non feci in tempo a respirare che mi ritrovai il suo uccello in bocca, sapeva di sborra e di merda, ero esausta mentre anche lui mi pisciava in bocca.
Quando ebbe finito scivolai a terra distrutta, li guardai, mi stavano osservando sorridendo, fu Kareem a parlare.
– Allora troia, ora tocca a me con tuo culo vero? ‘

– Basta vi prego ‘ implorai piangendo.
Kareem ridendo mi prese per i capelli e mi tirò su portandomi verso il mascone di acciaio che usavano probabilmente per lavare le pentole.
– Entra troia ‘ mi disse liberandomi le mani.
Faticosamente entrai, ci stavo dentro seduta, mi accucciai mentre Sidi apriva l’acqua, era gelida.
– Lavati fai schifo ‘ mi disse Kareem gettandomi una spugnetta intrisa di sapone per i piatti e sputandomi nel contempo in faccia.
Singhiozzando presi a pulirmi in qualche modo, sentivo male dappertutto, ma bruciava anche l’umiliazione, i loro sguardi, le loro risate, i loro commenti.
Quando mi sentii più o meno a posto uscii.
Mi presero sottobraccio e mi portarono nel salone, ero fradicia e tremavo di freddo e di paura.
– Ora ti diamo la pappa puttanona ‘ sghignazzò Kareem, che, mi resi conto, teneva in mano una ventosa per sturare le condutture.
Mi condussero verso un tavolo d’angolo, sul fondo della sala, Kareem piazzò la ventosa su una sedia e la fissò, compresi fin troppo bene che cosa aveva in mente e le mie paure divennero realtà quando mi presero per le braccia e mi portarono verso la sedia. Cercai di resistere e divincolarmi, implorai la loro pietà, ma non ci fu nulla da fare, in pochi secondi mi ritrovai col buco del culetto poggiato sul manico in legno della ventosa.
– Vi prego, non fatemi questo, vi supplico ‘ implorai sentendo il buchino aprirsi dolorosamente.
– Aspetta, te aiutiamo ‘ disse Sidi tirandomi su. Lo vidi prendere una bottiglia d’olio e versarne tre dita in un piatto, con cura vi intinse le dita, poi mi fece piegare e cominciò a ungermi il buco e l’interno delle chiappe. Mi infilò anche le dita nel culo lubrificandomi l’interno, poi staccò la ventosa e ne intinse il manico nell’olio, la rimise a posto e guardandomi aggiunse.
– Ora infila nel culo, ora entra meglio sbrigati ‘
Deglutii, capivo che se non lo avessi fatto da sola lo avrebbero fatto loro e non sarebbe stato piacevole.
Mi allargai le chiappe e poggiai il buco sul manico della ventosa, lentamente cominciai ad abbassarmi. Era vero, grazie all’olio entrava meglio, ma faceva comunque malissimo, strinsi i denti e mi lasciai andare, piano, lentamente, feci in modo che il pezzo di legno mi penetrasse nel culo, ansimavo per il dolore, ma dovevo andare avanti, non osavo pensare cosa mi avrebbero fatto i due bastardi se mi fossi fermata. Capii di averlo tutto dentro quando sentii la parte di gomma a contatto con le chiappe, terminai di sedermi, impalata come una vacca e li guardai.
Mi avevamo messo davanti un piatto di riso ed una bottiglia d’acqua, Kareem prese una manciata di riso con la mano, mi aprì la bocca a forza e me la mise dentro.
Prima che potessi chiudere Sidi mi mise il cazzo in bocca e, ridacchiando, disse.
– Manca condimento ‘
Era orribile, dovevo deglutire mentre quell’uccello mostruoso mi riempiva la bocca. Avevo la bocca piena di saliva che mi traboccava e mi colava assieme a pezzi di cibo lungo il mento. Ogni tanto il bastardo mi stringeva il naso togliendomi il respiro, in quei momenti mi veniva da soffocare, tossivo fuori il riso misto a saliva, lui lo riprendeva con la mano e me lo reinfilava in bocca spingendolo giù con le dita e poi col cazzo.
A volte non contento ci sputava sopra, avevo la faccia piena di residui di cibo, saliva, muco che mi colava dal naso, lacrime, ero distrutta.
Finalmente quell’orribile tortura finì. Mi obbligarono a bere di seguito quattro bicchieroni d’acqua, mi fecero alzare, sempre con la ventosa infilata nel culo e mi misero una bacinella sotto, non potevo resistere e cominciai a scaricare la vescica. Sembrava non dovessi finire mai, quando anche le ultime gocce di pipì furono nella bacinella mi fecero inginocchiare, mi tolsero la ventosa da dietro e lentamente mi fecero colare la mia piscia sulla schiena e sul sedere.
Quando ebbero finito Sidi mi si mise davanti, era adesso completamente nudo, il suo uccello scuro era duro e rigido, si sputò una quantità assurda di saliva sulle mani e poi si bagnò il cazzo, poi me lo poggiò sulla bocca, faceva schifo con la cappella sporca, puzzolente di piscio e sputo.
– Fa bocchino troia bianca ‘ mi ordinò.
Aprii la bocca e cominciai a spompinarlo, non avevo scelta o alternativa. Leccare e succhiare quel durissimo pezzo di carne nera non sarebbe stato difficile se non fosse stato per il gusto vomitevole che lo permeava.
Intanto da dietro, come avevo già capito, Kareem si stava interessando al mio culo. Sentivo già la sua cappella sul buchino e le sue mani enormi artigliarmi la carne liscia e morbida delle chiappe.
– Prendi in culo vacca infedele chiappe bianche ‘ mugugnò il maledetto e così come era capitato col fratello me lo infilò dietro con un solo colpo violento e rabbioso.
Entrò di botto aprendomi il buco ormai sverginato, mi fece malissimo, non come la prima volta, ma fu comunque terribile e poi cominciò a pomparmi come un pazzo con movimenti feroci e rapidi.
Due cazzi enormi, uno in bocca e uno nel culo, le mani di Kareem che mi colpivano le chiappe, me le strizzavano, me le palpavano e quelle di Sidi che mi toccavano le tette con cattiveria, era un incubo.
Spompinavo uno mentre l’altro mi sfondava il culo senza pietà, quasi ormai non sentivo dolore, ero come in una bolla di sapone, l’uccello di Sidi in bocca che mi riempiva e le mandibole che mi dolevano e quello di Kareem che mi faceva avanti ed indietro nel culo.
Non so quanto durò, so che vennero praticamente assieme. Sidi mi inondò la bocca di sborra fetida e appiccicosa mentre il fratello mi veniva dentro il culo, mi gettai a terra, col respiro corto e non reagii quando si tratto di leccare i loro cazzi sporchi e sborrosi e di bere, ancora, la loro urina calda e acidula.

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