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Racconti di Dominazione

Massaggio Kalari

By 4 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Finalmente era arrivata davanti al centro benessere. Aveva percorso tutta la città in lungo e in largo per trovarlo, e ora era davanti alla porta, ma tentennava ad entrare. Molte delle sue amiche le avevano parlato di questo centro, di come fossero bravi i massaggiatori, di come le avessero riportate a nuova vita, nonostante le condizioni un po’ inusuali rispetto agli altri centri.

Giovanna era perplessa, non sapeva se era la cosa giusta: una giovane donna da sola in un centro benessere, massaggiata da chissà quali sconosciuti e per di più nuda…. si era questa la particolare richiesta che veniva fatta, “per via delle creme e dell’olio, per non farvi macchiare”, così dicevano. Certo c’erano gli asciugamani che salvaguardavano un po’ l’intimità durante i massaggi, ma sarebbe stata comunque nuda.

L’aveva sempre messa a disagio sentirsi guardata da altri uomini, anche se sapeva che avrebbe avuto un asciugamano addosso a proteggerla, lei sapeva di essere nuda al di sotto. Eppure erano settimane che quella spalla le faceva un male cane, e molti le avevano assicurato che lì erano bravissimi oltre che molto professionali, e conoscevano un mucchio di massaggi diversi che l’avrebbero rimessa a nuovo.

Alla fine si decise, e suonò al campanello. Le aprì un uomo alto, dal fisico asciutto e la pelle olivastra, probabilmente marocchino, disse di chiamarsi Said e che era il proprietario del centro, e che si sarebbe occupato lui del suo massaggio. Giovanna rimase inebetita di fronte alla bellezza di quell’uomo straniero, con delle braccia forti e muscolose e quelle mani grandi….era sempre stata attratta dalle mani, e quelle di Said la turbavano molto.

Said chiese a Giovanna qual’era il suo problema, e quando lei spiegò del dolore alla spalla e alla schiena, lui propose “Vedo che sei una ragazza moderna, ti proporrei un massaggio Kalari. Non viene richiesto spesso perché un po’ particolare e ci vuole un po’ di tempo; agisce su tutti i muscoli del corpo, e credo sia proprio quello che fa al caso tuo”. Aveva detto “tutti” con un accento strano, che l’aveva un po’ allarmata, ma Said aveva una voce calma e profonda, e un viso rassicurante, e alla fine accettò.

Venne accompagnata allo spogliatoio, e come già si aspettava, le venne detto di spogliarsi completamente, di legarsi i capelli in una coda, avvolgersi l’asciugamano intorno al corpo e dirigersi verso la sala del massaggio.

Quando entrò trovò un altro ragazzo, simile a Said nell’aspetto, ma con dei muscoli ancora più accentuati, e degli occhi verdi che sembrava le guardassero direttamente l’anima. “Possibile che sono tutti così belli in questo centro!” pensò con una certa eccitazione. Si presentò col nome di Kahil, dicendo che per quel tipo di massaggio era meglio lavorare in due, che l’effetto sarebbe stato migliore. Mentre finiva di spiegare questo entra Said col suo sorriso rassicurante, e le dice che deve fare prima qualche minuto di sauna per rilassare i muscoli, quindi l’accompagna verso la sauna, e con fare sicuro le chiede di girarsi di spalle e dargli l’asciugamano, così che lui possa strofinarle sulla spalla e la schiena una lozione. Giovanna è incerta, senza asciugamano sarà completamente nuda davanti all’uomo, anche se lui potrà vedere solo il suo sedere. Lui sembra precederla nei pensieri “tranquilla giovanna, ricorda che sei in un centro benessere che vanta un certo prestigio. Siamo tutti professionisti qui, e siamo abituati a lavorare su donne nude, e facciamo di tutte per metterle a loro agio”. Aveva detto tutto con un tono così calmo, ma con tale sicurezza, che lei non ce la fece a protestare, e così gli diede il suo asciugamano.

Attese girata di spalle, senza il coraggio di muoversi o guardare nulla, finchè lo sentì avvicinarsi ma senza toccarla. Stava col fiato sospeso in attesa di una qualsiasi cosa potesse accadere, quando lui prese da dietro le sue mani, che lei teneva incrociate davanti al ventre, e gliele distese dolcemente lungo il corpo e quasi con un sussurro le disse “rilassati, stendi le braccia, e non resistere”. Iniziò così a massaggiarle le spalle e la schiena con una lozione al mentolo, era fresca e il massaggio piacevole, ma le pizzicava la pelle. Finito quel massaggio veloce ma intenso, la lasciò nella sauna per qualche minuto. Giovanna si sentiva, ed era, completamente nuda ed esposta, non sapeva che fare, se sedersi o restare in piedi. Non poteva neppure coprirsi con nulla, dato che le avevano portato via l’asciugamano. Pochi minuti dopo da uno spiraglio della porta fece di nuovo capolino Said, che le disse di farsi una doccia veloce lì nell’angolo della sauna “mi raccomando, deve essere fredda!” e attese che lei finisse per porgerle l’asciugamano dallo spiraglio della porta.

Giovanna si sentiva già più rilassata e pian piano la sensazione di disagio si attenuò….finchè non arrivò nella stanza del massaggio dove l’aspettavano Said e Kahil vestiti solo di un costume da bagno, a petto nudo. Rimase un attimo di troppo a fissarli, Kahil se ne accorse, e le sorrise in modo enigmatico, con un lampo di malizia negli occhi. Lei arrossì violentemente e abbassò lo sguardo.

Said prese la parola e le chiese di stendersi a pancia in su sul lettino “Puoi coprirti il pube con l’asciugamano che trovi lì sul lettino. Quello grande lascialo sulla sedia. Rimarrai a seno scoperto, ma sei una donna moderna, non dovrebbe essere un problema per te, chissà quante volte prenderai il sole in topless!”

E invece il problema c’era!!!! Nessuno che non fosse uno dei suoi ragazzi le aveva mai visto il seno!!! Nemmeno i suoi genitori!!!! Ma non voleva fare la parte della bigotta, e fece buon viso a cattivo gioco…..in fin dei conti si trattava pur sempre di professionisti, no? E così si distese sul lettino, coprendosi il pube col minuscolo asciugamano, e mostrando il suo rigoglioso seno. Non si era accorta finora che la doccia fredda, e soprattutto la visione dei corpi dei due ragazzi avevano avuto un certo effetto su di lei, e i suoi capezzoli spiccavano dritti e duri dal suo seno, cosa che a Kahil non era sfuggita, e continuava a guardare il seno di Giovanna con un certo interesse, senza far nulla per nasconderlo. Lei se ne accorse e avvampò ancor più di prima, e per tutta risposta Kahil andò a posizionarsi proprio a fondo del lettino, e cominciò a massaggiarle con perizia un piede.

 “chissà perché è partito proprio da lì….e chissà se l’asciugamano lascia scoperto qualcosa, e ora lui si sta godendo lo spettacolo”  mentre questi pensieri si agitavano nella mente di Giovanna, facendola arrossire sempre più, vide che Kahil lanciava sguardi lascivi alternativamente ai suoi occhi e al suo pube, ed ebbe la certezza che quel minuscolo asciugamano serviva a ben poco. Cercò di spostare le gambe, chiudendole per impedire la vista, ma lui strinse con più forza il piede, bloccandoglielo, e lei non potè far altro che lasciarlo fare, per non far capire a Said quello che stava succedendo.

Nel frattempo anche Said si era messo all’opera occupandosi della parte superiore del suo corpo. Era partito dalle spalle e dal collo, massaggiandoli con cura e subito i suoi sapienti gesti dettero i risultati sperati da Giovanna: il dolore che l’assaliva da settimane ormai non si sentiva più. Incoraggiata da questi risultati si lasciò andare completamente alle mani dei due massaggiatori, e venne colta di sorpresa quando sentì la bocca di Said vicino al suo orecchio che sussurrava dolcemente “Ora massaggerò anche il tuo seno, resta rilassata e non preoccuparti”. Giovanna non sapendo come reagire annuì debolmente, lasciando campo libero a Said.

L’uomo iniziò a scendere dalle spalle alla clavicola, e poi più giù fino ai seni, sempre con movimenti energici e  circolari…..tutto sembrava davvero molto professionale, e Giovanna cercò di non pensare a nient’altro che a godersi il massaggio. Solo quando le mani di Said palparono con forza un seno, ebbe un sussulto ed aprì gli occhi di colpo, ma pensò di essersi sbagliata dato che ora tutto sembrava procedere come prima, e anche l’atteggiamento di Said non mostrava cambiamenti. Poi pian piano sentì quella  mano che si apriva, continuava si a massaggiare, ma a mano aperta, e faceva sempre in modo di far capitare i capezzoli ancora duri ed eretti nell’incavo tra due dita. E quando arrivava in fondo li stringeva tra le dita, provocando nella donna brividi di piacere.

Giovanna non sapeva proprio che fare “se fermo tutto mi perdo questo magnifico massaggio che è riuscito a farmi passare il dolore alla spalla in un attimo; ma se lascio fare e poi se ne approfittano?” ma fu solo un momento. La sua parte razionale le ricordò che era in un centro molto rinomato, con ottime referenze e la professionalità era scontata. E ancora una volta lasciò fare.

Kahil intanto continuava a massaggiare i piedi e le gambe, ed aveva approfittato delle “distrazioni” causate da Said per fare in modo che, quasi casualmente le gambe di Giovanna rimanessero più aperte per bearsi della visione della sua fighetta ben curata. Giovanna non si era resa conto di nulla, distratta così su due fronti. Sentì solo che l’intensità del massaggio alle cosce cresceva man mano che le mani risalivano lungo la gamba, e arrivati all’altezza dell’inguine era così energico il massaggio che quasi non fece caso al fatto che le mani di Kahil approfittassero dei brevi passaggi nell’interno coscia per sfiorarle la figa.

Giovanna si sentiva sempre più calda, soprattutto per la vergogna di essere praticamente nuda, protetta solo da un misero asciugamanino, in balia di due uomini, ma anche per l’eccitazione che questa situazione le causava. Pensava di capire perché questo tipo di massaggio non fosse molto richiesto, e forse si diceva che lei stessa non l’avrebbe scelto, se quando gliel’avevano proposto le avessero spiegato bene di che si trattava.

Ad ogni modo arrivò il momento di voltarsi. I due uomini si allontanarono un poco per darle un minimo di intimità mentre si alzava, e dopo che si fu coperta guardò con curiosità l’enorme cuneo che posizionavano sul lettino. Era un grande cuneo di gommapiuma, largo quanto il lettino stesso, con la parte inclinata rivolta verso le gambe….non capiva a che potesse servire e non capiva cosa avrebbe dovuto fare lei.

Le venne incontro Said, spiegandole che si trattava di un attrezzo normalmente usato nelle palestre, e che loro usavano in questo particolare tipo di massaggio per permettere alla schiena di assumere una posizione ottimale ai fini del rilassamento muscolare.

“Come spiegazione non fa una grinza!” pensò Giovanna “Certo però che la posizione che avrò sarà abbastanza sconcia. Vabbè, facciamo anche questa altrimenti sembrerò solo una ragazzetta di paese bigotta e pudica”. E così salì di nuovo sul lettino, poggiando le gambe, ben chiuse, sulla parte inclinata e sporgendo la pancia nel vuoto dall’altra parte del cuneo, e si coprì il sedere col solito misero asciugamano.

Appena si fu adagiata i due uomini si avvicinarono di nuovo per “sistemarla” meglio nella posizione ottimale: Kahil andò sul davanti e le fece incrociare le braccia al di sotto dei seni, tirandole leggermente, in modo che la schiena si arcuasse per bene, e le fece girare la testa da una parte. Said invece da dietro le disse di divaricare le gambe, così che i muscoli del sedere fossero più rilassati. E nel dire questo tolse con un colpo rapido l’asciugamano dal sedere di Giovanna. Lei rimase paralizzata, ora era a gambe spalancate, nuda, col sedere in aria, completamente esposta ai due uomini, ma venne ben presto distratta da Kahil che continuava a muoverle le braccia per sistemarle meglio.

Alla fine, poiché secondo Kahil, lei non riusciva a mantenere una corretta posizione, pensò di farle passare dei nastri intorno i polsi e bloccarli al di sotto del lettino. Giovanna si stava ribellando a questa costrizione, ma Kahil le fece prontamente vedere che tirando lievemente i nastri si sganciavano facilmente dal lettino e sarebbe tornata libera. Lei provò un paio di volte se quanto detto corrispondeva al vero, e alla fine accettò anche di avere i polsi legati e le braccia strettamente incrociate sotto al petto. Dopotutto non era una posizione molto scomoda…anzi sentiva che i muscoli erano più distesi….e anche stavolta li lasciò fare.

I ruoli si invertirono ora, Kahil massaggiava con forza e decisione la schiena di Giovanna nei punti che più le dolevano, dandole un gradevole sollievo; mentre Said si occupava delle gambe, risalendo ben presto sui glutei.

A differenza di prima, ora per massaggiarla usavano un olio molto profumato, che scivolava bene sul corpo di Giovanna. Avvicinatosi al suo sedere, che posizionato in questo modo osceno dava bella mostra di se, Said l’avvisò che l’avrebbe massaggiata proprio in quel punto, e che doveva mantenersi rilassata qualsiasi cosa succedesse, e iniziò il massaggio.

Partì dalle cosce, o meglio dall’interno coscia, sfiorando ad ogni passaggio la sua fighetta esposta quasi sfacciatamente. Giovanna protestava debolmente a quei contatti, e si muoveva di continuo, ma ogni volta che ciò accadeva Said si fermava con la mano sulla coscia proprio a contatto con la sua figa e le ripeteva quasi con una risatina “stai tranquilla rilassati, vedrai che dopo sarai soddisfatta”. Quindi più per evitare che quei contatti si protraessero più a lungo che per effettivo piacere, decise di stare buona e ferma. Said risalì verso i glutei, massaggiandoli prima delicatamente poi con più energia, alternando queste due intensità per un po’ di tempo. Si fermò a lungo in quel punto, mentre Kahil si concentrava sulla schiena, usando parecchio olio che colava poi sui glutei e sulla sua figa leggermente aperta, e pian piano che il tempo passava sempre più quei massaggi tendevano ad allargarle le natiche e le mani scendevano sempre più giù fino a sfiorare il suo fiorellino.

Giovanna non sapeva che fare, da una parte quelle attenzione la stavano eccitando enormemente oltre a trarre notevole piacere dai massaggi dei due marocchini, da un’altra aveva il timore di cacciarsi in una situazione pericolosa oltre che imbarazzante. Doveva fermare subito tutto, oppure come per i passaggi sulla figa, stando buona sarebbe finito tutto presto?

Mentre pensava ciò e cercava una soluzione Kahil spinse con insistenza sulla sua schiena schiacciandola sul lettino e bloccando così le sue braccia e Said in uno dei suoi passaggi fece affondare un dito nel culo di Giovanna.

“Ahhh” le scappò un urletto di sorpresa più che di dolore (in fin dei conti il suo culo non lo aveva mai concesso a nessuno) e cominciò ad inveire e dibattersi contro i due che la bloccavano.

Kahil rapidamente strinse i nastri al di sotto del lettino, in modo che le sue braccia fossero completamente bloccate, e si dedicò a bloccare le gambe di Giovanna che tentava di divincolarsi, mentre Said continuava a torturarle il culo col suo dito. Ad ogni suo scalciare, urlare, o inveire Said rispondeva sculacciandola con la mano libera, e affondando sempre più il suo dito in lei.

Appena fu bloccata sul lettino i due uomini videro che ormai non poteva più muoversi, la sollevarono di peso e ruotarono il cuneo al di sotto di lei: ora la parte inclinata si trovava sotto la pancia di Giovanna, e il culo spuntava meravigliosamente dall’altra parte, quasi offrendosi ai due uomini. Le gambe poi, bloccate in modo che fossero aperte al massimo, offrivano la magnifica vista della sua figa dischiusa.

Rimasero un attimo a guardarla estasiati mentre lei continuava ad inveire contro di loro e ad urlargli contro. Si ridestarono a sentire quelle offese, e decisero di metterla prima di tutto a tacere: iniziò Said che senza troppa gentilezza le infilò due dita nel culo, facendola urlare di dolore, e contemporaneamente schiaffeggiandola su entrambe le natiche intimandole di tacere.

Ci volle un po’ prima che Giovanna si calmasse, e il risultato fu un sedere notevolmente arrossato, ma in compenso sensibilissimo….

Kahil mentre il compagno la sculacciava, le massaggiava la figa con una strana delicatezza; non appena Giovanna si zittì e Said smise di tormentarle il culo, infilò entrambe le mani nella sua figa, lubrificata dal molto olio, e la allargò finchè potè, provocando altre grida nella povera Giovanna. Al risentire le urla Said tornò a schiaffeggiarle il sedere, che diventò di un colore rosso molto acceso, quasi viola, e appena lei capì che le conveniva cercare di fare meno rumore possibile, prese qualcosa da un tavolo che Giovanna non vide, e lo infilò profondamente nella sua figa.

 

 

Non capì subito cosa le avevano infilato nella sua figa, sentiva solo qualcosa di piccolo e non troppo lungo conficcato in lei abbastanza in profondità, ma non dava eccessivamente fastidio.

Appena terminato di introdurle l’oggetto tornarono ognuno ai propri compiti: Said riprese a martoriarle il culo, palpandolo e schiaffeggiandolo mentre infilava un dito sempre più in profondità nel suo di dietro; Kahil invece si dedicò con strani modi alla sua figa, la massaggiava a mano aperta, con energia, ma senza farle male. Giovanna un po’ soffriva per il trattamento riservato al suo sedere, ma un po’ la eccitava quello riservato alla sua figa. Iniziava a sentirla calda, sentiva che si allargava pian piano……le venne però un lampo “non mi è successo prima, neanche quando facevo l’amore  che mi si allargasse tanto” ma mentre cercava di capire quali sensazioni si muovessero in lei in quel momento, ecco che Kahil aveva approfittato della sua rilassatezza per assestarle un sonoro ceffone sulla figa. Giovanna sobbalzò per quanto le consentisse la sua posizione, e gemette, cercando però di fare meno rumore possibile per non far arrabbiare i due aguzzini.

Kahil continuava il suo lavoro: massaggiava con energia facendo dischiudere le labbra di Giovanna, poi tenendole ben aperte con l’altra mano, la schiaffeggiava con impeto direttamente sul clitoride e sulla figa esposti.

Questo Giovanna proprio non se l’aspettava, e cercava di divincolarsi, di muovere almeno le gambe per sottrarsi a quel nuovo trattamento, e proprio mentre cercava di muoversi sentì qualcosa che cresceva in lei, che si allargava nella sua figa man mano che Kahil la schiaffeggiava…..all’improvviso capì: le avevano inserito uno di quegli strani oggetti, un dildo che poteva essere telecomandato per allargarsi o restringersi!

Ebbe paura, non sapeva i due fino a che punto si volevano spingere, e cercava in tutti i modi di liberarsi, o quanto meno di ostacolare i loro movimenti.

Questo suo atteggiamento non fece altro che far eccitare ancora di più i due uomini che raddoppiarono l’energia che profondevano nei loro compiti, così ben presto Giovanna fu costretta a restare immobile, con il culo paurosamente rosso e chiazzato di viola, e la figa che si stava allargando per via del dildo, ma anche gonfiando e arrossando per gli schiaffi.

Continuarono così per qualche altro minuto, permettendo all’oggetto di raggiungere la sua massima dimensione: la figa era allargata a dismisura, la vagina completamente riempita dal dildo che aveva occupato ogni spazio disponibile e che arrivava fino in fondo poggiandosi contro la parete dell’utero.

I due si fermarono per osservare il magnifico e osceno risultato che avevano ottenuto, poi si staccarono da lei, dandole qualche secondo di respiro.

I due ridevano divertiti dalle reazioni di Giovanna, e con un sorrisetto dipinto sul volto Said accostò il suo membro eretto alla bocca di Giovanna “Succhialo, succhialo e inumidiscilo per bene….è per il tuo bene!” e rise sguaiatamente forzando il suo cazzo nella bocca della donna. Il cazzo di Said era lungo e grosso, più grande di quelli che aveva conosciuto finora, e le fu faticoso prenderlo in bocca, ma fece il possibile per soddisfare l’uomo, ed evitare altre punizioni.

Appena Said si ritenne soddisfatto del lavoro, si scostò e montò sul lettino davanti al culo di Giovanna che riprese ad agitarsi per la paura di cosa le sarebbe accaduto da lì a poco. Said diede ordine all’amico di azionare un’altra funzione del dildo: una specie di stantuffo che pompava direttamente contro la cervice, causandole fitte dolorose. Altre volte le era capitato che durante un rapporto il suo compagno arrivasse fin lì, ma in quel caso il lieve dolore si univa al piacere del rapporto…qui sentiva solo dolore.

Appena partì lo stantuffo con un unico gesto rapido Said le puntò il cazzo ben lubrificato dalla saliva direttamente sull’ano, e premette per sfondarle lo stretto passaggio. Giovanna urlò dal dolore e cercò di divincolarsi, ma Said la tenne saldamente per i fianchi affondando ancora qualche centimetro dentro di lei.

“Fai stare zitta questa troia” disse rivolto a Kahil, che prontamente le schiaffò in gola il suo cazzo diventato ormai come il marmo: aveva un cazzo più corto di quello di Said, ma decisamente più largo, e riuscì a tapparle completamente la bocca.

Said intanto si muoveva senza troppe premure nel culo di Giovanna, affondando con decisione per poi tornare indietro uscendo quasi del tutto per poi riaffondare in un sol colpo. Dopo qualche minuto che a Giovanna sembrò durare ore, prese a incularla molto più velocemente e rudemente di prima e scaricò un’enorme quantitativo di sborra nel suo culo devastato.

Si presero qualche secondo per riprendersi, godendosi quello spettacolo osceno di un culo rosso, aperto al massimo da cui colava sborra e un po’ di sangue, e una figa dilatata come quelle delle puttane più navigate.

Ma anche Kahil voleva la sua parte, e ormai la donna non aveva più la forza per reagire e  poteva far di lei quello che voleva. Spense lo stantuffo del dildo, e azionò il telecomando per farlo diminuire leggermente di dimensione, e glielo sfilò dalla figa. Iniziò poi a slegarle le gambe, tolse il cuneo che la teneva sollevata, e allentò i legacci ai polsi. Ma questi non li tolse del tutto, li riannodò subito in alto in cima al lettino in modo che le braccia fossero ben tese. Sollevò allora il corpo di lei come fosse una piuma e la fece girare a pancia in alto: i nastri che legavano le braccia si torsero, tendendole ancora di più e facendo risaltare i seni sodi della donna.

I capezzoli erano ancora turgidi, segno che quel rude trattamento l’aveva comunque turbata ed eccitata. Said allora prese a stuzzicarli, tirarli, rigirarli tra le dite, strappandole gemiti sommessi. Le presero le gambe e le divaricarono al massimo, bloccando le caviglie in alto, quasi all’altezza delle spalle. Era di nuovo in una posizione oscena, si vergognava da morire e si immaginava quale spettacolo doveva dare ai due con la figa e il culo aperti ed esposti a quel modo.

Said continuava a concentrarsi sui seni e sui capezzoli di Giovanna, mentre spingeva il cazzo nella sua bocca per farselo ripulire per bene. Benchè notevolmente rilassato dal recente orgasmo, continuava ad essere un cazzo di notevoli dimensioni per le abitudini di Giovanna, e questa faceva fatica a prenderlo tutto in bocca, ma proprio per evitare di far arrabbiare l’uomo che la stava usando, cercò di impegnarsi a fondo. Solo quando sentì il pene che riprendeva vigore capì, con una certa preoccupazione, che le sue attenzioni erano gradite.

Kahil nel mentre si era preparato ad appropriarsi della figa d Giovanna. Aveva ripreso a smanacciarla rudemente ungendole per bene la figa con dell’olio e assestandole qualche schiaffetto a mano aperta, giusto per aumentarne la sensibilità. Appena la vide tutta arrossata e fu soddisfatto del lavoro, saltò sul lettino e senza troppi complimenti puntò il suo cazzo enorme sulla stretta apertura e cominciò a spingere.

Giovanna sentiva la figa aprirsi come non mai, la stava riempiendo e spaccando tutta con quel grosso cazzo provocandole parecchio dolore, ma aveva la bocca impegnata e non poteva ribellarsi in nessun modo. Kahil procedeva senza sosta  e quando sentì un piccolo sussulto di Giovanna capì di essere arrivato in fondo; si fermò: “Non dirmi che siamo già arrivati alla fine? Manca ancora più della metà del mio cazzo…no, non va bene, devi farmi entrare tutto, e se non vuoi tu, ci penso io a farmi spazio” disse ridendo.

Con estrema lentezza iniziò a far uscire il suo lungo e grosso arnese dalla figa; Giovanna sentiva piano piano la figa svuotarsi. Quando dentro rimase solo la punta della cappella si appoggiò pesantemente con le mani sulle cosce di Giovanna, spalancandole se possibile ancora di più le gambe, e diede un poderoso colpo di reni, affondando quasi del tutto in lei e facendola urlare dal dolore. Iniziò in questo modo a uscire quasi del tutto per poi rientrare violentemente fino in fondo, ogni volta un pochino di più, ogni volta spingendo con forza contro la parete della cervice per farsi più spazio. Ogni colpo faceva sussultare e urlare Giovanna dal dolore, ma Said con grande soddisfazione provvedeva a tapparle la bocca affondandole profondamente il cazzo in gola ogni volta che lei stava per urlare.

Kahil continuò così per un pò, finchè non sentì che la punta del suo pene si faceva sempre più largo nella figa della povera ragazza e gli sembrava di sentire come se avesse allargato l’apertura in fondo alla sua vagina, e si fosse insinuato fin dentro al suo utero: sentiva la cappella piacevolmente stretta all’interno di quella apertura in fondo alla figa di Giovanna e, fermandosi qualche istante a godersi quella piacevole sensazione, gli venne un’idea. Per verificarla chiese all’amico di lasciare respirare la ragazza e le chiese: “Prendi la pillola? O qualche altro anticoncezionale?” La ragazza fece segno di no, e lì per lì non capì il senso di quella domanda, la stavano brutalmente violentando come e quanto volevano, cosa poteva importargli se era protetta o meno? Poi sentendo che al suo cenno il cazzo ancora piantato profondamente in lei ebbe un sussulto, comprese quali erano le intenzioni di Kahil e iniziò, quasi piangendo, a supplicarlo di non venirle dentro, che avrebbe fatto qualsiasi altra cosa, ma non voleva rimanere incinta.

Il suo sgomento aumentò quando vide che i marocchini ridevano delle sue suppliche, e capì che a nulla valeva provare ad insistere.

Kahil con calma ricominciò a pomparla, uscendo quasi del tutto, per poi riaffondare in lei, godendosi ogni centimetro di quella penetrazione e le diceva “E’ inutile che supplichi, farò quello che voglio di te. Voglio riempirti l’utero della mia sborra, e dopo lo farà anche Said, e chiunque altro noi vogliamo. E dato che voglio esser certo che la tua figa non perda neanche una goccia del nostro prezioso nettare, tu dovrai godere mentre io ti ingravido, e sta sicura che se non lo farai sarai severamente punita!”

Giovanna era disperata, non voleva certo rimanere incinta, ma in quella posizione non poteva ribellarsi in nessun modo. Inoltre non voleva neanche scontentarli per paura della punizione, ma si chiedeva come avrebbe potuto godere di un simile trattamento, con la consapevolezza che ogni contrazione del suo orgasmo avrebbe provveduto ad imprigionare tutto lo sperma del suo aguzzino nel suo utero, favorendo la gravidanza.

Kahil iniziò ad aumentare sempre più il ritmo e la potenza degli affondi, ogni volta ritornando con la cappela a incunearsi all’apertura del suo utero, e spingendo più possibile. Said aveva smesso di scoparle la bocca, per godersi le sue reazione, e continuava a torturarle i seni, tirando e strizzando con forza i capezzoli durissimi.

“Said, aiuta questa troia a godere…..so che da sola non lo farò mai e mi piacerebbe tanto punirla per benino, ma non voglio sprecare il mio seme” disse Khail con voce roca all’amico mentre si avvicinava il suo orgasmo.

Said allora allungò le mani sul clitoride di Giovanna, e iniziò a massaggiarlo, tirarlo, torcerlo, provocando in lei sensazioni alternate di piacere e dolore. Sentì che il clitoride rispondeva prontamente alle sue attenzioni, segno che la ragazza  non avrebbe resistito più di tanto a quella duplice tortura.

Non appena Kahil chiese all’amico di masturbarla, Giovanna capì di non avere scampo. Si era decisa a resistere, di rischiare la punizione, pur di non dargliela vinta ai suoi aguzzini. Ma ora che Said si stava occupando della parte più sensibile, capiva che non avrebbe retto molto: d’altra parte un grosso cazzo che le pompava in figa non era certo una cosa facilmente ignorabile, e benchè ogni volta che arrivava in fondo sentiva delle fitte molto dolorose, quel continuo passaggio sulle pareti della figa, e il sentirsi completamente riempita, cominciavano a fare il loro effetto.

Kahil sentì che la figa di Giovanna mandava ogni tanto delle piccole contrazioni, che si facevano via via più frequenti. Capì che la ragazza stava per cedere alle loro attenzioni e che a breve avrebbe goduto; come se fosse un toro prese a pomparla con una forza inaudita, e appena sentì arrivare il potente orgasmo della ragazza, si piantò profondamente in lei sentendo la cappella che si faceva largo nel suo utero, e godette scaricando una quantità infinita di sborra.

Giovanna stava tentando di resistere con tutte le sue forze, ma le sembrava che il suo corpo si rifiutasse di obbedirle: insieme alle fitte di dolore ogni spinta le provocava anche dei piacevoli spasmi, sempre più intensi e frequenti. Capì che l’uomo che la montava se ne era accorto, perché aveva aumentato il ritmo e la profondità dei colpi.  Sentiva l’orgasmo sempre più vicino, e piangeva dallo sforzo di resistere;  ma alla fine cedette, fu troppo anche per lei, e in mezzo alle lacrime ebbe l’orgasmo più intenso e magnifico di tutta la sua vita. Non aveva mai provato una cosa simile, scoppiò in lei con la potenza di una tempesta, partiva dalla figa per arrivarle dritto al cervello riempiendola di scosse intense di piacere. Sentiva la sua figa stritolare quell’enorme cazzo che la possedeva, e appena sentì lo sperma riversarsi dentro di lei, un’altra potente ondata di piacere la scosse in ogni parte del suo essere. Capì che l’intensità di quel piacere veniva non solo dall’atto in sé e per sé, ma anche dal dolore provato, le sensazioni date dall’essere usata, e dalla vergogna che provava nel rendersi conto che questo le piaceva, e la faceva godere da matti.

Ogni sua contrazione strizzava il cazzo di Kahil mungendolo e dandogli delle sensazioni magnifiche. Lui continuava pian piano un lento su e giù, assecondando le ondate di piacere e le contrazioni della figa di lei, e uscendo da lei solo quando ormai il suo pene aveva perso notevolmente in dimensioni.

La guardarono insieme: in una posizione che la esponeva oscenamente, una figa dilatata e devastata dalla recente penetrazione che ancora pulsava cercando di tornare ad una dimensione normale, la sua faccia devastata dal piacere e dal senso di vergogna provati…..era uno spettacolo troppo erotico.

Said aveva ancora il cazzo in tiro e quello spettacolo lo eccitava terribilmente, facendogli fremere e pulsare il pene. Prese a massaggiare la figa aperta di Giovanna, e non appena lei sussultò al contatto le assestò un forte schiaffo sulla figa esposta, dicendole in un sussurro “Stringi i muscoli di questa figa. La voglio sentire stretta” e la schiaffeggiò di nuovo. Giovanna tentò di assecondarlo, ma non aveva più forze, e il suo tentativo fu così blando che Said si arrabbiò molto “Ah, non vuoi proprio obbedire? Kahil ha avuto una bella figa stretta da sfondare…la voglio anche io. Ti schiaffeggerò sempre più forte, se non inizierai a stringerla per bene. …. STRINGI!” e già con un altro potente schiaffo proprio sul clitoride gonfio. Giovanna urlò per il dolore, e si affrettò a contrarre i muscoli che sentiva molto dilatati. Di nuovo uno schiaffo e di nuovo l’ordine, che lei si affrettò ad eseguire meglio che poteva. La fine di questa tortura sembrava ancora lunga, e Said si spazientiva rapidamente. Prese allora una specie di paletta piatta di legno, allargò per bene le labbra della figa di Giovanna, per esporre meglio le parti più sensibili e delicate e il clitoride, e non appena lei si affrettò a contrarre i muscoli per evitare il colpo, le assestò un forte colpo che fece urlare la ragazza, e rese la figa sempre più rossa.

“Kahil tappale la bocca, non voglio sentirla gridare. E tu cagna vedi di fare il tuo lavoro in fretta o sarà peggio per te”. Kahil non si fece pregare e senza troppe cerimonie infilò il cazzo afflosciato dentro la bocca di Giovanna che prese prontamente a leccarlo, sussultando ad ogni nuovo colpo che le infliggeva Said, impegnata a contrarre il più possibile i muscoli per soddisfare le sue richieste.

Per fortuna questa nuova tortura non durò molto a lungo. Non appena la figa riprese le sue dimensioni e Said fu soddisfatto del risultato, questi saltò sul lettino e la penetrò con forza, consapevole che quei modi rudi avrebbero provocato dolori a quelle zone così delicate e arrossate.

Entrò e si fece largo in lei con grande piacere, trovando un figa elastica e avvolgente. La penetrò con colpi decisi, non pensava a farla godere, voleva solo svuotarsi in lei e riempirla col suo seme. Ma nonostante il precedente schiaffeggiamento, Giovanna ancora risentiva del piacere appena provato. Quel nuovo cazzone che la sfondava, allargandola e penetrandola con forza la stava rapidamente portando ad un nuovo orgasmo; non aveva più la forza per opporvisi, e vi si abbandonò, godendo di nuovo di un piacere totale e intenso.

Said si sentì lusingato ed eccitato da quell’orgasmo che aveva provocato in lei, e raddoppiò gli sforzi arrivando anche lui rapidamente all’orgasmo. Si piantò profondamente in lei e venne inondandola di sperma.

Giovanna era sfinita, per gli abusi e per aver goduto come non mai nella sua vita. Non sapeva però che le sarebbe toccata un’ultima umiliazione.

Non appena Said si riprese un poco dall’orgasmo, insieme all’amico slegarono Giovanna, la fecero scendere dal lettino e la rimisero stesa sul cuneo col culo ben in alto: non c’era più bisogno di legarla, ormai non aveva più la forza per reagire.

Avevano goduto entrambi e con molta soddisfazione, e ora volevano solo scaricarsi la vescica, sfruttando quell’occasione per lasciare un “ricordino” alla ragazza. Con movimenti rapidi e veloci le allargarono le natiche e con un grosso dildo, più o meno della dimensione dei loro cazzi, la penetrarono nel culo, pompandola con forza e muovendolo per allargare il buco ormai elastico diventato elastico. Appena furono soddisfatti della larghezza ottenuta, a turno le infilarono i cazzi mosci nel culo e con un po’ di sforzo le pisciarono nel culo riempiendoglielo completamente. Inutile dire che Giovanna non aveva né la voglia né la forza per reagire e li lasciò fare rassegnata a quest’ennesima umiliazione.

Appena soddisfatte le loro voglie, ripreso il dildo espandibile e gli infilarono profondamente nel culo, iniziando poi ad allargarlo all’inverosimile per creare un tappo, in modo che non perdesse neanche una goccia del loro “ricordino”.

Giovanna rimase buona fino ad un certo punto; poi la dilatazione iniziò ad essere insopportabile e a causarle molto dolore. Provò a ribellarsi ma subito la bloccarono, ridendo dei suoi tentativi e continuando imperterriti ad allargarle lo sfintere.

Ormai il dildo aveva raggiunto le dimensioni di un piccolo pallone e il dolore per Giovanna fu talmente grande che svenne.

I due marocchini videro che la ragazza era svenuta, sgonfiarono leggermente il dildo, stando ben attenti a che però svolgesse ancora a pieno la funzione di tappo.

Rivestirono poi la ragazza, tenendosi l’intimo, e la trasportarono fuori, adagiandola poi nella sua macchina parcheggiata proprio davanti al centro, e lasciandola lì in una posa come se fosse addormentata.

Dopo un tempo indefinito Giovanna si svegliò, stranamente stanca, all’interno della macchina, parcheggiata proprio davanti il centro. Fuori era ancora giorno, pensò di essersi addormentata mentre aspettava l’ora del suo appuntamento, guardò l’ora ma si accorse che era quasi sera. Nel fare quei piccoli movimenti sentì qualcosa di enorme conficcato nel suo culo, e in un lampo si ricordò di tutto quanto era successo in quella giornata.

Vergogna, rabbia, disperazione passarono rapidamente dentro di lei. Mise in moto e si diresse verso casa pensando un po’ preoccupata a come avrebbe fatto a togliersi quel tappo enorme dal culo. Mentre pensava questo un pensiero rapidissimo le passò per la testa…e venne tentata dall’idea di prendere un altro appuntamento in quel centro benessere….

 

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